novembre 2014 - "N. Copernico" Prato

Transcript

novembre 2014 - "N. Copernico" Prato
S
NUMERO 43
NOVEMBRE 2014
Dammi al vento che mi porti via
«Cara mamma, oggi ho appreso che ora è il mio turno di affrontare la Qisas»
Addio alla duchessa d’Alba
Cayetana Fitz-James
Stuart, morta il 20 Novembre a causa di complicazioni provocate da
una polmonite (Segue a
pagina 6)
Ma che vi hanno
fatto di male?
In occasione della scorsa riunione dei rappresentanti di classe si è
visto qualcosa di insolito: il pubblico dell’aula
magna, ad un certo
punto, è risultato interessatissimo (Segue a pag.
10)
Oroscopo di Sintomi
Leone: Un giorno tutto
questo sarà tuo Simb..
ehm volevo dire Leone
(Segue a pag. 23)
Donde Estan? Il massacro di Iguala
Desaparecidos, ossia scomparsi: è uno di quei termini
forti che in tutta l’America latina e nel mondo rimanda ad un pezzo di storia fatto di torture e morte (Segue
a pag. 5)
Il Cope Informa
(Vedi pagina 9)
Le vignette
(Vedi pagina 19)
Problemi con la
memoria?
Molti pensano che le
loro scarse prestazioni
scolastiche dipendano
principalmente dalla
memoria (Segue a pag. 10)
La ricetta
(Vedi pagina 17)
CSI Prato: La scienza di risolvere il crimine Il fiume senza fine
Sabato 8 novembre la piazza del Comune di Prato si è Il 9 Novembre 2014, a
trasformata, per qualche ora, in una scena del crimine Berlino, palloni bianchi
si alzano in cielo, per(Segue a pag. 12)
correndo quella linea
che 25 anni prima aveva diviso non una città,
ma il mondo intero.
(Segue a pagina 13)
Angolo enigmistico
(Vedi pagina 20)
Libro del mese
Il libro di questo mese è “Il
cappotto”, uno dei
“racconti di Pietroburgo”
di Nikolaj Gogol, scrittore e
drammaturgo (Segue a pag.
15)
Tanto vile e tanto orrenda pare
Il poeta è rimasto profondamente turbato
dalla visione della sua
donna. (Segue a pagina 16)
EDITORIALE Sara Bichicchi……………………………………………………………………………………………………………………..
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ATTUALITA’
-Donde Estan? Il massacro di Iguala Sara Relli……………………………………………………………………………………………...
4
-Dammi al vento che mi porti via Silvia Mazzei……………………………………………………………………………………………..
5
-Addio alla duchessa d’Alba Valentina Saccomando ……………………………………………………………………………………...
6
-Noi Italiani conosciamo l’Italia e le sue storie? Due esempi di fedeltà così lontani ma così vicini Andrea Faggi
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VOCI DEL PASSATO
-Cronache di un fuorisede Angelo Mei…………………………………………………………………………………………………………….
COPERNICO
-Il Cope informa Edoardo Ibba………………………………………………………………………………………………………………………. 9
-Squadra di rugby Alessandro Nesi e Davide Vendemiati ………………………………………………………………………………..
-Ma che vi hanno fatto di male? Stefano Ciapini……………………………………………………………………………………………… 10
-Problemi con la memoria? Alcune possibili soluzioni Alessandro Tacconelli…………………………………………………... 11
PRATO
-CSI Prato: La scienza di risolvere il crimine Sara Bichicchi…………………………………………………………………………….. 12
RUBRICHE
-Il Fiume senza fine Tommaso Reggioli…………………………………………………………………………………………………………... 13
-Mangamania al Lucca Comics and Waits Giulio Raggi…………………………………………………………………………………….. 14
-Guardiani della galassia Marta Massenzi………………………………………………………………………………………………………..
-Il libro del mese Valentina Saccomando………………………………………………………………………………………………………… 15
-Viaggi Anonimo…………………………………………………………………………………………………………………………………………… 16
-Tanto vile e tanto orrenda pare Alessandro Tacconelli…………………………………………………………………………………...
-Torta di Tenerina Ursula Benfari………………………………………………………………………………………………………………….. 17
WONDERWALL
-Capitolo II Alessandra Santoni……………………………………………………………………………………………………………………..
18
LE VIGNETTE Stefano Ciapini……………………………………………………………………………………………………………………………….. 19
ANGOLO DELL’ENIGMISTICA………………………………………………………………………………………………………………………………... 20
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EDITORIALE
T
ra sonnellini sul banco e sporadici momenti di attenzione, siamo già arrivati a un punto piuttosto
critico dell’anno scolastico. Con i consigli di classe nell’aria, interrogazioni e verifiche si accumulano
e noi studenti a volte ci sentiamo un po’come piccole catene di montaggio, che, sovraccaricate di
materiale, “impazziscono” e sfornano prodotti bislacchi, nel nostro caso prove orali fantasiose, con
personaggi storici sradicati dalla loro patria ed epoca, formule di fisica semplificate in modo alternativo e dottrine di filosofi rielaborate con un pizzico di immaginazione, oppure test scritti più candidi del normale, davanti ai quali il fronte si divide: “Poco impegno” affermano i professori, “Troppa mole di lavoro” si lamentano
gli alunni.
Difficile stabilire chi abbia seriamente ragione, ma probabilmente la capacità dell’essere umano di destreggiarsi in più attività è sopravvalutata da ambo le parti, perché se i docenti non sempre considerano che i ragazzi hanno tante discipline da affrontare, gli studenti talvolta pretendono fin troppo da loro stessi, aspettandosi di riuscire a dividersi perfettamente tra allenamenti sportivi, scuola, amici, musica e altri hobby. È così
che si innesca uno strano meccanismo, un incespicare dietro a quelle materie che vanno più veloci di noi, ed
ecco che sopraggiunge lui, un insopportabile tarlo delle menti esauste: lo stress.
Pur non essendo una vera e propria malattia, è particolarmente fastidioso, perché rattrista l’animo e infiacchisce la mente, e non facilissimo da mettere in fuga. L’Oki può essere una soluzione quando l’emicrania e la
stanchezza si fanno sentire, ma ciò che servirebbe davvero è un po’di svago, dunque perché non cominciare
proprio da questo giornalino? Nelle ultime pagine troverete l’immancabile cruciverba, che (ammettetelo, non
siate bugiardi) è un buon amico durante le ore noiose, inoltre nel numero corrente sono stati aggiunti un gioco
di logica e, su richiesta di un lettore, un oroscopo, che speriamo possa strappare qualche sorriso. Le novità,
tuttavia, non sono finite qui e, a partire dal prossimo mese, avrà inizio un nuovo progetto, una sorta di gemellaggio con i licei Cicognini e Forteguerri (PT). L’iniziativa, che è già stata illustrata nelle assemblee, è nata per
caso, dalla curiosità di uno studente del Forteguerri, il quale ha lasciato un messaggio sulla pagina Facebook di
Sintomi (seguitela!!!) e, ignorando che fosse il nostro giornalino, ha chiesto di cosa si trattasse, così in chat
un’idea ha tirato l’altra. I presupposti per una collaborazione proficua e duratura ci sono, in fondo sono avvenute accidentalmente anche molte scoperte che hanno cambiato la vita quotidiana, ad esempio quella della
Coca Cola: una mattina di novembre del 1886, un uomo statunitense, per smaltire la sbornia della sera precedente, si recò in una farmacia e chiese un bicchiere di Coca Cola, al tempo distribuita come sciroppo per il mal
di testa, però il farmacista la mescolò erroneamente con dell’acqua frizzante, inventando la bevanda di successo che ha spopolato tra i giovani e che si dice abbia persino innescato il re-styling del costume di Babbo Natale.
Non è chiaro se ciò sia vero o se sia soltanto una credenza popolare, ma adesso discutere del colore della casacca di questo simpatico personaggio sarebbe, oltre che fuori luogo, un atto di masochismo, visto che ricorderebbe che ancora non pochi giorni ci dividono dalle ferie, perciò, prima di mettere la parola “fine” a questo editoriale e riprendere nel prossimo numero, quando il conto alla rovescia per le vacanze sarà giunto a numeri
ben più confortanti, vorrei concludere non raccomandandovi, come sarebbe scontato, di farci avere critiche e
suggerimenti, bensì ricordandovi perché dovreste farlo: Sintomi non vuole essere un anonimo giornale di politica o attualità, ma uno svago per gli studenti, e per portare un po’di allegria tra una verifica e l’altra occorrono
le idee di tutti.
Sara Bichicchi
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ATTUALITA’
Donde Estan? Il massacro di Iguala
D
esaparecidos, ossia scomparsi: è uno di quei termini forti che in tutta l’America latina e nel mondo rimanda ad un pezzo di storia fatto di torture e
morte. Evoca i rapimenti nell’Argentina della dittatura di Videla, quei rapimenti nel bel mezzo della notte
con un Ford Falcon verde senza targa; e poi i vuelos
de la muerte, durante i quali i desaparecidos venivano drogati, a volte sventrati e gettati nel Rio de la Plata o nell’Oceano dove gli squali avrebbero sentito l’odore del sangue e li avrebbero divorati; e ancora in
Cile, dove, durante la dittatura di Pinochet, lo Estadio
Nacional di Santiago fu adibito a luogo di torture per
donne, uomini e bambini. Ma i desaparecidos esistono in ogni dittatura militare, che sia in Paraguay o
nella Libia di Gheddafi.
Desaparecidos: così vengono chiamati ora, dopo quarant’anni da quelle stragi ormai passate alla storia, i
43 studenti scomparsi in Messico nello stato di Guerreros, lo scorso 27 settembre, in quello che è già stato
soprannominato il massacro di Iguala. In questa cittadina a 130 chilometri a sud-ovest di Città del Messico,
da un giorno all’altro, sono scomparsi 43 studenti;
come se da oggi a domani due intere classi della nostra scuola rimanessero vuote senza un perché.
Per quasi due mesi i parenti di questi 43 desaparecidos hanno fatto pressioni, hanno marciato e hanno
protestato per sapere qualcosa. Solo il 7 novembre
poi, con l’arresto di tre sicari del cartello dei narcos
Guerreros Unidos, è emersa la verità. Viene arrestato,
fra gli altri, anche Sindronio Casarrubias Salgado, il
leader dei Guerreros Unidos; è dalle sue rivelazioni
che il Messico – e il mondo intero – viene a sapere che
Maria Pineda, la moglie del primo cittadino di Iguala,
aveva stretti legami con i narcotrafficanti; che lo stesso sindaco avrebbe pagato di tasca propria i Guerreros per collaborare con la polizia e “dare una lezione”
agli studenti di Ayotzinapa e che i 43 desaparecidos
sono stati molto probabilmente trucidati e bruciati in
una discarica vicina. Il movente è talmente futile da
sfiorare l’incredibile: il 26 settembre si sarebbe dovuto tenere a Iguala un comizio, in cui avrebbe preso la
parola anche la moglie del sindaco Maria de los Angeles Pineda Villa. E per lo stesso giorno era stata organizzata una manifestazione in città dagli studenti della Scuola normale rurale di Ayotzinapa, istituto già
nel mirino, in passato, di gruppi paramilitari a causa
del suo attivismo politico.
Secondo le testimonianze dei narcos, dopo gli scontri
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a Iguala fra studenti e polizia e dopo che già sei persone erano state uccise e due ferite, i 43 manifestanti
sono stati stipati su camionette e portati verso il distretto di Pueblo Viejo, un’area molto povera non lontano da Iguala, che i residenti hanno soprannominato
“il cimitero segreto dei narcos”. Alcuni erano già morti per asfissia, gli altri sono stati uccisi proprio nella
discarica. Il procuratore generale federale Jesus Murillo Karam ha riferito che i sicari “hanno gettato i
corpi nella parte bassa della discarica, dove li hanno
bruciati. Hanno fatto turni di guardia per assicurarsi
che il fuoco bruciasse per ore, versandoci sopra combustibile, pneumatici e altri oggetti", mentre alcuni
dei ragazzi erano "ancora vivi quando è stato dato
loro fuoco". Il calore delle fiamme nella discarica era
talmente alto che i narcos hanno dovuto aspettare
ore prima di rimuovere le ceneri, chiuderle in buste
nere e gettarle nel vicino fiume San Juan. Queste camionette di morte, nelle quali almeno 15 ragazzi sono
stati lasciati morire per asfissia, ricordano i vagoni
carichi di morti evocati da José Arcadio Secondo nel
famoso romanzo di Gabriel Garcia Marquez
“Cent’anni di solitudine”; a morire, nel libro, sono
operai che manifestano per un aumento del salario, i
cui cadaveri vengono stipati in vagoni e portati
“verso il mare”; nella realtà del Messico attuale, a venir consegnati dalla polizia stessa nelle mani dei narcos sono ragazzi di 20 anni, che protestano contro la
discriminazione salariale subita dagli insegnanti del
loro istituto rurale rispetto ai colleghi di città.
Nel “cimitero segreto” di Pueblo Viejo, in mezzo al
verde delle colline, sono state ritrovate sei fosse comuni e sono stati rinvenuti i resti di tanti altri desaparecidos che non fanno notizia nella quotidianità
delle nostre notizie; ma, secondi i test del Dna, non vi
è traccia dei 43 ragazzi. Così la speranza che i ragazzi
non siano morti e che quanto detto dai narcos non sia
vero rimane. Mentre nuove “fosse degli orrori” affiorano e Iguala è sotto il controllo militare, il sindaco
della città è stato arrestato insieme alla moglie e i genitori e i parenti dei 43 desaparecidos continuano a
protestare, organizzando manifestazioni in tutto il
Paese.
E dopo anni e anni dalle madri di Plaza de Mayo di
Buenos Aires e dai loro fazzoletti bianchi, ci sono ancora cartelli con la scritta “Donde Estan?”
che
sfilano per le strade dell’America latina.
di Sara Relli
Dammi al vento che mi porti via
«C
ara mamma, oggi ho appreso che ora è il mio
turno di affrontare la Qisas (la legge del taglione in Iran, ndr). Mi ferisce che tu stessa non mi abbia
fatto sapere che ero arrivata all’ultima pagina del libro
della mia vita. Non credi avrei dovuto saperlo? Perché
non mi hai dato la possibilità di baciare la tua mano e
quella di papà? Il mondo mi ha concesso di vivere per
19 anni. Quella orribile notte io avrei dovuto essere uccisa. Il mio corpo sarebbe stato gettato in qualche angolo della città e dopo qualche giorno la polizia ti avrebbe
portato all’obitorio per identificare il mio corpo e là
avresti saputo che ero anche stata stuprata. L’assassino
non sarebbe mai stato trovato, dato che noi non siamo
ricchi e potenti come lui. Poi tu avresti continuato la tua
vita soffrendo e vergognandoti e qualche anno dopo
saresti morta per questa sofferenza e sarebbe andata
così. Ma con quel maledetto colpo la storia è cambiata. Il
mio corpo non è stato gettato da qualche parte ma nella
tomba della prigione di Evin e della sua sezione di isolamento. E ora nella prigione-tomba di Shahr-e Ray. Ma
arrenditi al destino e non lamentarti. Tu sai bene che la
morte non è la fine della vita. Tu mi hai insegnato che si
arriva in questo mondo per fare esperienza e imparare
la lezione e che a ognuno che nasce viene messa una
responsabilità sulle spalle. Ho imparato che a volte bisogna lottare […] Cara mamma, non piangere per queste
parole. Il primo giorno in cui alla stazione di polizia una
vecchia agente zitella mi ha schiaffeggiato per le mie
unghie, ho capito che la bellezza non è per quest’epoca.
La bellezza di un corpo, dei pensieri, dei desideri, degli
occhi, della bella scrittura e la bellezza di una voce. Cara
mamma, i miei ideali sono cambiati e non è colpa tua. Le
mie parole sono eterne e le affido a qualcuno così quando verrò impiccata da sola, senza di te, saranno date a
te. Ti lascio queste parole scritte come eredità. Comunque, prima della mia morte, vorrei qualcosa da te. Qualcosa che mi devi dare con tutte le tue forze. In realtà è
l’unica cosa che voglio da questo mondo, da questo Paese e anche da te. Lo so che hai bisogno di tempo per
questa cosa, ti prego non piangere e ascolta. Voglio che
tu vada in tribunale e dica a tutti la mia richiesta. Non
posso scrivere questa lettera dalla prigione perché il
capo non l’approverebbe mai, soffrirai ancora per me. È
una cosa per cui potrai anche implorare, anche se ti ho
sempre detto di non implorare per la mia salvezza. Mia
dolce madre, l’unica che mi è cara più della vita, non
voglio marcire sottoterra. Non voglio che i miei occhi o
il mio giovane cuore diventino polvere. Prega perché
venga disposto che non appena sarò stata impiccata il
mio cuore, i miei reni, i miei occhi, le mie ossa e qualunque cosa possa essere trapiantata venga data a qualcuno che ne ha bisogno, come un dono. Non voglio che il
mio destinatario conosca il mio nome, o che mi compri
un mazzo di fiori o che preghi per me. Dal profondo del
mio cuore ti dico che non voglio una tomba su cui tu
puoi piangere. Non voglio che tu ti vesta di nero, fai il
possibile per dimenticare questi giorni difficili. Dammi
al vento che mi porti via. Il mondo non ci ama, non ha
voluto che si compisse il mio destino. Mi arrendo a esso
e accetto la morte. Di fronte al tribunale di Dio accuserò
gli ispettori, accuserò i giudici della Corte Suprema che
mi hanno picchiato e minacciato. Accuserò Dr. Farvandi,
Qassem Shabani e tutti quelli che per colpa della loro
ignoranza o delle loro bugie mi hanno messo in questa
posizione e ucciso i miei diritti oscurando che a volte
quello che sembra verità non lo è. Cara mamma dal cuore tenero, nell’altro mondo saremo io e te gli accusatori
e gli altri gli accusati. Vedremo cosa vuole Dio. Vorrei
abbracciarti fino alla morte. Ti amo, Reyhaneh». La mobilitazione del mondo e gli appelli per fermare l’esecuzione non sono bastati. Reyhaneh Jabbari, condannata a
morte per l’uccisione di un uomo che voleva stuprarla, è
stata impiccata nel carcere di Teheran dove era rinchiusa. La giovane iraniana era stata arrestata nel 2007,
quando aveva 19 anni, per l’omicidio di un ex agente dei
servizi segreti iracheni. La ragazza ammise di aver accoltellato alle spalle l’uomo, ma per difendersi da un’aggressione sessuale. Dopo un processo viziato da irregolarità, secondo quanto denunciato da Amnesty International, la ragazza fu condannata a morte nel 2009 da un
tribunale penale di Teheran, sentenza confermata dalla
Corte Suprema, pochi mesi dopo. Nel frattempo era partita una campagna internazionale per salvare Reyhaneh.
Il 30 settembre la madre della giovane, Sholeh Pakravan
aveva anche lanciato un appello tramite Aki-Adnkronos
International chiedendo alle autorità italiane e vaticane
di attivarsi per salvare la vita della figlia. All'appello
avevano risposto il ministro degli Esteri Federica Mogherini e altre autorità politiche e religiose. Dopo aver
abbracciato la figlia in carcere per l'ultima volta, la madre aveva lanciato un nuovo disperato appello per salvarle vita: il perdono della famiglia della vittima avrebbe evitato la morte della ragazza, ma per farlo il figlio
dell'uomo ucciso aveva chiesto che Reyhaneh negasse
di aver subito un tentativo di stupro; lei si è sempre rifiutata di farlo. Secondo le fonti di Aki-Adnkronos International, è stato proprio il figlio di Sarbandi a togliere lo
sgabello sotto i piedi della ragazza al momento dell'impiccagione, avvenuta a mezzanotte. La madre ha indossato un foulard turchese, l'unico gesto che ha potuto
concedere alla figlia per rispettare le volontà di lei che
mai avrebbe voluta vederla in nero. "Prega perché venga disposto che, non appena sarò stata impiccata, il mio
cuore, i miei reni, i miei occhi, le mie ossa e qualunque
altra cosa che possa essere trapiantata venga presa dal
mio corpo e data a qualcuno che ne ha bisogno, come un
dono". Un solo ultimo desiderio prima di morire: donate
i miei organi. Non le hanno concesso nemmeno quello.
La storia di Reyhaneh è un tassello che si aggiunge al
domino di omicidi, violenze e atrocità commessi sulle
donne di tutto il mondo. Un domino che deve cadere:
basta una piccola spinta a far vacillare il primo tassello
e a distruggere l’intera composizione. Una spinta che
può essere un’idea, una nuova apertura mentale, la forza di non abbassare lo sguardo ed aprire gli occhi, una
voce per gridare, denunciare, combattere. “La violenza
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contro le donne è forse la violazione dei diritti umani
più vergognosa. Essa non conosce confini né geografia,
cultura o ricchezza. Fin tanto che continuerà, non potremo pretendere di aver compiuto dei reali progressi verso l’uguaglianza, lo sviluppo e la pace”. Queste parola
fanno parte della dichiarazione sull’eliminazione della
violenza contro le donne pronunciata da Kofi Annan,
segretario generale delle Nazioni Unite, nel 1993. Il 25
Novembre è la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, giornata istituita nel 1999 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite per dar voce e spazio
ad un dramma di portata mondiale, che si consuma
sempre più spesso all’interno della mura domestiche
(ma non solo), senza distinzione di ètà, ceto sociale e
paese di origine. La data è stata scelta a ricordo delle tre
sorelle Mirabal, violentate e uccise il 25 novembre 1960
nella Repubblica dominicana. La violenza contro le donne, manifestazione dello storico squilibrio nei rapporti
di potere tra sessi in ambito sociale, economico, religioso e politico, costituisce uno dei meccanismi principali
della sottomissione dell’universo femminile e dell’annullamento dei diritti conquistati in anni di combattimenti e guerre per la parità tra i sessi. Milioni di donne
nel mondo sono vittime di violazioni domestiche, mole-
state, schiavizzate in matrimoni forzati, comprate e
vendute nel mercato della prostituzione, violentate come trofei di guerra, mutilate con pratiche obsolete ed
abominevoli. Donne umiliate, maltrattate, lese nell’autostima o ostacolate nel raggiungimento dell’indipendenza economica, per poter decidere liberamente ed autonomamente della propria vita. Ed oggi, sempre più
spesso, a infliggere violenza sono padri, mariti, compagni, amici. La punizione più grande è, però, il silenzio. Il
25 novembre saremo qui, a scuola, magari pioverà, magari ci sarà il sole. L’augurio che faccio, a me stessa e a
voi tutti, è quello di pensare, oltre che al compito di matematica o all’interrogazione di latino, anche a tutte
quelle donne, nel mondo, vittime mute di una violenza
immotivata. Donne come Ghoncheh, 25 anni, condannata a un anno di carcere dal governo iraniano perché
“voleva vedere la partita di volley maschile”; o come
l’avvocato saudita Suad Al Shammary, arrestata per
aver scritto tweet “offensivi” verso la religione islamica.
Donne come Rayhaneh. Perché il vento non debba portar via nessun altro.
di Silvia Mazzei
Addio alla Duchessa D’Alba
"S
ono Cayetana. Cayetana de Alba. Ho un'altra
mezza dozzina di nomi e qualche altro titolo. Di
tutti i nomi che i miei genitori hanno scelto per me, otto
o nove, quello di Cayetana è quello che mi piace di più e
quello che ho sempre usato. Mi piace
anche Eugenia... Sui miei titoli, preferisco quello di XVIII Duchessa d'Alba.
Solo due donne lo abbiamo avuto in
600 anni. Le altre sono state duchesse
consorte. Colei che mi ha preceduto è
stata la XIII Duchessa d'Alba, una
donna che ammiro molto".
ne. Si sottopose ad alcuni interventi chirurgici che però
non hanno avuto buon esito, cancellando quasi definitivamente la bellezza giovanile.
Il suo primo matrimonio con Luis Martinez de Irujo, nel
1947, fece impallidire quello della regina d'Inghilterra, sposatasi nello stesso
anno, per lusso ed eleganza. Da buona
cattolica, ha avuto sei figli e solo l'ultima è stata una femmina, Eugenia. Dopo
la morte di Luis sposò Jesús Aguirre, un
ex gesuita 9 anni più giovane di lei e
vicinissimo ai socialisti. L’ultimo matriInizia così l'autobiografia della nobilmonio di 3 anni fa con Alfonso Diez, di
donna più titolata del mondo, Cayeta25 anni più giovane, ex impiegato stana Fitz-James Stuart, morta il 20 Notale e funzionario pubblico, lasciò sconvembre a causa di complicazioni procertati persino i fans più fedeli di Cayevocate da una polmonite; le esequie si
tana (a cercare di impedire le nozze,
sono tenute il giorno seguente nelsembra su richiesta dei figli, era interla Cattedrale di Siviglia.
venuto persino re Juan Carlos); al maNata a Madrid il 28 Marzo 1926 da
trimonio c'era tutta Siviglia e Cayetana
Don Jacobo Fitz-James Stuart, XVII duca d'Alba, e Doña dedicò alla sua città alcuni passi di flamenco davanti al
María del Rosario de Silva y Gurtubay, era discendente Palacio de las Dueñas.
di Giacomo II d’Inghilterra e una lontanissima parente Il patrimonio della duchessa è quantificato attorno
di Winston Churchill e di Diana, Principessa del Galles. ai 2,8 miliardi di euro: a ereditare le sue onorificenze
Una persona ironica, mondana, simpatica, anticonformi- sarà il primogenito, Carlos; ai suoi eredi lascia ben 600
sta, tanto da averle attribuito il nome di “duchessa ribel- milioni di dollari; mentre Alfonso Diez sarà il duca vele”, amava toreri, corride, il flamenco, la pittura e l'arte. dovo di Alba.
Possedeva più di 40 titoli nobiliari, più della regina Eli- "Confesso che ho vissuto, ho anche lasciato vivere gli
sabetta: infatti, era 5 volte duchessa, 18 marchesa, 20
altri, e penso continuare a vivere, anche sia solo per vecontessa e 14 Grande di Spagna. Ha fatto ricostruire il
dere questa faccia spaventata che fanno tutti quando li
Palacio de Liria di Madrid, bombardato e incendiato du- indico con il dito e dico: "Penso seppellirvi tutti quanti!"
rante la Guerra Civile, ha salvaguardato il patrimonio
Mi diverte questa espressione".
artistico e ha riunito i beni del Casato in una Fondaziodi Valentina Saccomando
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Noi Italiani conosciamo l’Italia e le sue storie?
Due esempi di fedeltà così lontani ma così vicini
noto a tutti che in Italia basti girare l’angolo di una me Ville Medicee e le maioliche dei Chini, troviamo una
È strada
per scoprire antichi monumenti nascosti e piccola statua che raffigura un cane con un’ iscrizione
opere d’arte che farebbero stupire esperti di storia e
d’arte di qualsiasi parte del mondo. Tuttavia il nostro
Bel Paese, a mio parere bellissimo, è come un gioiello
che non viene mai pulito e che rimane inesorabilmente
sommerso dalla polvere dalla
quale fanno capolino solamente
le cose più brillanti. E il bello è
che noi Italiani non ci preoccupiamo nemmeno di “pulirlo”. Mi
spiego meglio: se andiamo nel
centro della nostra bellissima
città, che magari conosciamo in
ogni minimo particolare, e ci troviamo davanti alla celeberrima
statua di Francesco di Marco Datini, non ne comprendiamo l’importanza storica e magari un
simpatico gruppo di giapponesi
riuscirebbe a parlare molto di questo nostro cittadino,
che deve renderci orgogliosi di appartenere a questa
realtà. Ma l’ esempio più importante che vi volevo illustrare è quello della storia del cane Hachiko e di quella
del cane Fido. Tutti, o almeno la maggior parte, conoscono la storia del primo cane, esempio di fedeltà, ma
voglio ricordarla a chi già la conosce e raccontarla a
quei pochi che ancora non la conoscono. Hachiko era un
cane di razza Akita che, quando aveva solo due mesi, fu
adottato da Hidesaburo Ueno, un professore dell’Università Imperiale di Tokyo, nel 1923. Egli doveva prendere il treno per raggiungere l’Università e il cane usava
aspettarlo alla stazione del suo paese di origine. Due
anni dopo Ueno morì per un ictus mentre si trovava all’
Università e Hachiko continuò per i dieci anni seguenti
a tornare alla stazione allo stesso orario ad aspettare il
suo padrone che non avrebbe mai più fatto ritorno. Hachiko morì l’8 marzo del 1935 e gli fu dedicata una statua nella stazione. Questa storia ebbe una risonanza nazionale: le persone andavano alla stazione solo per vederlo e la notizia della sua morte si diffuse su tutti i più
importanti giornali giapponesi.
Tuttavia molti non sanno che in Italia, anche vicino a
Prato, è successa una cosa molto simile. Nel Mugello, tra
i resti preistorici della Val di Sieve, i resti medievali del
castello di Montaccianico, le pievi medievali, le bellissi-
non troppo eloquente:”A FIDO, ESEMPIO DI FEDELTÀ”.
Così ho voluto cercare informazioni su quel monumento
e ho trovato una storia molto commovente, al pari di
quella giapponese. Fido fu trovato ferito in un fosso nel
1941 da un operaio di Luco del
Mugello, Carlo Soriani, che lo
prese con sé. Il cane si ristabilì e
dopo poco tempo cominciò ad
accompagnare il padrone alla
fermata della corriera per Borgo
San Lorenzo e ad attendere il
suo ritorno sempre nello stesso
luogo. Scoppiò la Seconda Guerra Mondiale: durante il conflitto
Borgo San Lorenzo fu duramente
bombardata e Carlo Soriani rimase ucciso proprio nel bombardamento del dicembre del 1943.
Fido tuttavia continuò ad aspettare il padrone per altri
quattordici anni cercando con lo sguardo, sempre più
vecchio, l’amato padrone tra le persone che scendevano
dalla corriera. A Fido fu conferita una medaglia d’oro
nel 1957 e poi, nel medesimo anno, gli fu dedicata quella statua in Piazza Dante a Borgo San Lorenzo di cui ho
parlato prima. Questo grandissimo esempio di fedeltà
assoluta fu celebrato dai quotidiani dell’epoca, come La
Nazione e La Domenica del Corriere, e l’Istituto Luce
inserì la storia di Fido in alcuni cinegiornali. Tuttavia la
storia di Fido, dopo essere stata ricordata da queste importanti testate, cadde nell’oblio del tempo.
Oltre a questi due semplici esempi ce ne sono tantissimi
altri: come la faccia scolpita da Michelangelo sulla facciata di Palazzo Vecchio con le mani dietro la schiena,
oppure le api che secondo la leggenda non si possono
contare in Piazza della Santissima Annunziata sempre a
Firenze.
In conclusione noi Italiani tendiamo a non considerare
le storie del nostro Bel Paese ma non esitiamo a rimanere a bocca aperta per le stesse che appartengono alla
tradizione di altre nazioni.
di Andrea Faggi
VOCI DEL PASSATO
Cronache di un fuorisede
S
alve a tutti, cari lettori. Sono Angelo, 19 anni, neo
diplomato del liceo Copernico, Vicario uscente dello
g.c.K.T. , Parlamentare decaduto del PRS_T, studente
universitario della Scuola di Psicologia dell’Università
degli Studi di Padova.
Cambiare vita è doloroso, c’è poco da fare: vivere in
un’altra città non è esattamente come iniziare l’Università e basta. Implica, infatti, una rottura quasi totale con
tutto ciò che siamo sempre stati, nel bene come nel male: prendete la vostra famiglia, prendete gli amici, gli
affetti, le vostre sicurezze, i vostri posti, le vostre serate,
prendetele e chiudetele in una grande scatola. Cambiare
città significa ricominciare da capo, cavarsela da soli,
essere indipendenti. Tutti noi, almeno una volta nella
vita, abbiamo desiderato andare via e premere il pulsante “Reset”, no? Quello che però nessuno sa è che in7
dipendenza significa anche solitudine. Sì, significa dover
conoscere una città tutta nuova, camminare con le proprie gambe, senza nessuno che ci possa guidare e aiutare. Certo, anche a Padova è pieno di servizi vari per gli
studenti, dal tutorato al servizio di psicoterapia, ma
questi strumenti sono solo una piccola boa in un mare
sconosciuto.
Per quanto mi riguarda, finire il Copernico è stato veramente una gioia! Sebbene sia la mia scuola, e sempre lo
sarà, a posteriori mi rendo conto di quanto l’istruzione
italiana abbia compiuto degli errori madornali. Ma questo è un altro discorso…
Dicevamo di me, giusto? Allora, sebbene io sia solo all’inizio della mia nuova vita in quel di Padova, posso dire
che è veramente una bella città, l’Università è perlopiù
fantastica e a misura d’uomo( se non fosse per quel piccolo particolare del “ragazzi, studiate per studiare perché l’Italia non ha nessun apprezzamento per la nostra
professione, la reputa inutile e non troverete mai il lavoro dei vostri sogni”. Vabbè, quello si starà a vedere,
nessuno è indovino dopo tutto…), i padovani sono molto simpatici e, strano a dirsi, molto( anche troppo) socievoli. Queste prime settimane sono state una vera e
propria doccia fredda nella realtà: non si è più a Prato, a
farsi le foto mentre “si studia” per poi lamentarsi di un
brutto voto, non c’è più il countdown a Giugno, niente
più compiti da fare casa, interrogazioni. Insomma, il microcosmo che mi aveva accompagnato dai 6 anni fino ad
ora è inesorabilmente crollato. Bello, direte voi, che siete a leggere questo articolo mentre qualcuno è a spiegarvi la poetica leopardiana, però, la vita è un po’ più
paurosa, da questo punto di vista. Fino a qualche mese
fa, potevo sentire i miei coetanei, o poco più, parlarmi di
quanto sia difficile trovare lavoro, potevo leggere sui
giornali che dopo l’Università si finisce al McDonald,
potevo sentire qualcuno dirmi “ho scelto Economia
perché almeno non finisco sotto i ponti”, per poi criticarlo “perché devi scegliere qualcosa che vuoi veramente fare! La tua strada, poi, la troverai!”. Adesso, tutte
questo lo sento mio: un conto è dover preparare la Maturità ed essere quindi un estraneo al mondo, un altro è
avere la consapevolezza che, finita la triennale, finita la
magistrale, in questo mondo ci sono anche io, come tutti
voi, d’altronde. E non so, veramente, cosa ci capiterà. La
verità è che finché siamo a scuola ci sentiamo protetti
da qualcosa che ci guida e ci indirizza verso un obiettivo: finito quello, è il Big Bang. Ci sei te, un diploma e una
vita da scrivere. Il problema è che noi siamo la generazione “speciale”: per citare Fight Club, siamo cresciuti
sapendo di essere tutti speciali, con una personalità
scoppiettante, pieni di potenzialità , con il mondo in mano, destinati a cambiare il mondo. Beh, forse è così veramente, però penso che dovremmo conservare un po’
più di umiltà: siamo tutti uguali, tutti sopra la stessa
barca, chi più, chi meno. E qualunque cosa la vita ci riserverà, cari ragazzi, preparatevi a vedere infranti i vostri sogni, preparatevi a studiare come dei matti per
anni per poi finire a lavorare in autogrill, preparatevi a
vedere la vostra bella e sudata laurea appesa al muro:
preparatevi alla precarietà, al sacrificio, al risparmio.
Brutto da dire, ma questo è il mondo.
A tutti coloro che leggendo queste mie ultime righe si
sentono demoralizzati, vi consiglio di continuare a leggere… il mio discorso può apparire triste, nichilista, de8
presso, senza speranza, siete sicuri? Preferite la vostra
vita apparente, preferite scegliere Psicologia con la certezza che, terminati gli studi, aprirete il vostro studio e
farete le vostre terapie? Preferite avere già la pappa
pronta? Oppure preferite trovarvi in un mondo che è il
caos, in questa entropia bella e buona? Io scelgo la seconda. Sì, perché ho scelto Psicologia in quanto la mente
è ciò che più mi affascina, partendo dall’incredibile presupposto che è soltanto il modo in cui lavora il nostro
cervello a condizionare pesantemente la nostra quotidianità. E ho preferito fare la scelta difficile, per poi parlare dopo qualche giorno con persone piene di speranze
come me, che si sono ritrovare a fare tutt’altro. Avevano
tutte le carte in regola, anche loro, forse anche più di
me, che sono pieno di paure, così incostante e lunatico.
Ciò che voglio dirvi è che dovete sempre e solo seguire
ciò che sentite più vostro: andate oltre il classico schema “faccio l’università, trovo lavoro, divento ricco, ora
sono a posto, posso godermi la vita”. Faccio l’università
perché amo ciò che sto studiando: studio per imparare,
perché nella vita tutto fa.
Ci troviamo immersi in un’epoca di puro nichilismo, dove tutti i valori più belli e puri sono stati distrutti, dove
per “essere fighi”, per “divertirsi”, devi distruggerti, devi
esagerare, devi vivere veloce: sarò di parte, è vero, ma
tutto questo è malato, è disumanizzante. Ed è per questo che vi invito a ridimensionarvi, a essere felici e grati
di essere vivi, anche se non sarete mai dei broker e non
potrete mai partecipare a qualche festino e pippare cocaina da banconote da 500€. Questo mondo di apparenza, di lusso sfrenato, di felicità estrema, io lo lascio a chi
si droga di televisione, di modelli stereotipati, di vite
costruite, di certezze irraggiungibili. Ciò che sto imparando, a convivere con altre sette persone, con una ragazza bulgara laureata all’Accademia d’Arte, con un pugliese che studia geologia e fa il pizzaiolo, con una brasiliana che fa uno stage per le Nazioni Unite, con un siciliano che si sente così sicuro del suo futuro studiando
Economia ed avendo fatto tutto a modino, con un portoghese laureato che fa un corso di cucina, con un crucco
che vuole riportare il mondo alla vecchia Italia dove tutti erano amici e con un’altra pugliese disillusa che ha
fatto le mie stesse scelte e ora lavora all’Ikea, ciò che sto
imparando è che la vita è bella. Qualsiasi cosa ci riservi,
qualsiasi male, qualsiasi dolore, non aspettatevi niente.
Studiate per il piacere di farlo, impegnatevi perché è
bello sudare e faticare, scegliere ciò che vi piace, perché
la vostra vita è bella anche senza un conto in banca di
cinque cifre, anche senza ristoranti di lusso, anche senza le vacanze a Formentera.
Mi diverto di più, mi sento più vivo e più felice, motivato
e galvanizzato qua, con una bottiglia di vino del supermercato e una famiglia acquisita, piuttosto che in un
qualsiasi locale a “sbocciare a colpi di greygoose”, a farmi foto per mostrare “al mondo” quanto sia bella la mia
vita.
Eh già, la dura verità è che siamo talmente pieni di
aspettative sul nostro “brillante futuro” da pretendere
che il mondo ci renda ricchi, famosi, belli e alla moda.
Ma chi se ne frega.
Chiudete gli occhi e, per una volta, fate ciò che veramente vi sentite di fare. Siamo sempre, sempre, ovunque
influenzati dagli altri, in questo presente così veloce e
tecnologico. In questo mondo, diventa sempre più diffi-
cile ascoltare noi stessi. Io ho scelto un futuro difficile,
arduo e probabilmente senza speranza, ma almeno sto
vivendo. E lo farò anche fra 5 anni, quando, con una laurea in mano, mi ritroverò a aiutare qualche sconosciuto
che sta divorziando dietro al bancone di un bar, o mentre gli spiego quanto è perfetto il nuovo iPhone, o mentre gli riparo la lavatrice.
O, perché no, magari è seduto su un bella poltrona e io
ho gli occhiali e una libreria piena di libri antichi, una
bella segretaria e uno studio in centro tutto mio.
In poche parole. Fate ciò che vi rende felici. Non rompete le scatole alla gente. Ognuno ha i suoi problemi, probabilmente sono più grandi dei tuoi. Ridimensionatevi,
che il mondo va avanti anche senza di voi. Se vi sentite
perfetti, sbagliate. Non avete niente in più degli altri. Il
mondo andrà avanti anche senza di voi. Ciò non toglie
che potete lottare per renderlo più bello. Lottate. Sudate. Studiate. Urlate. Inciampate. Sbagliate. Ubriacatevi.
Vivete. Fate l’amore.
Che la vita, dopo tutto, è bella. E noi che abbiamo tutto
abbiamo il dovere di aiutare chi non ha avuto la nostra
stessa fortuna.
Vi consiglio l’ascolto de “Lo Stato Sociale”. “Basta cre-
derci. Sei tu a dare un senso a queste due parole.”
Se volete scrivermi mandate una mail a [email protected]
Angelo Mei
COPERNICO
Il Cope Informa
S
intomi vi presenta per la prima volta quella che speriamo diventerà una sorta di rubrica; qui si riporteranno gli avvenimenti, i temi e le proposte affrontate ai
''piani alti'' del Copernico: Riunioni dei rappresentanti
d'istituto, comitato e riunioni occasionali
gomento principale in una delle prossime.
-Si ricorda inoltre l'esistenza del Librorum Mercatura e
degli Amici del Copernico, organizzazioni che hanno il
fine di aumentare il fondo monetario della scuola (si
approfondirà durante l'assemblea), e del torneo di scacchi organizzato da Benedetto Mucci che si terrà durante
6 Novembre (riunione rappresentanti di classe)
l'agorà e del corso di preparazione iniziato il 12-11Sono stati affrontati i temi:
2014.
-Mancanza di informazione a livello scolastico (ed infat- -Infine sono stati eletti i rappresentanti del biennio,
ti Sintomi ha provveduto)
Marta Logli, e del triennio Matteo Fiaschi.
inoltre sono state proposte soluzione come un gruppo
su FaceBook, un dialogo più libero fra studenti e rap10 Novembre (riunione del comitato di istituto)
presentanti ed infine una scatola delle proposte, dove
-E' stato eletto Marco Marchese come presidente del
ognuno potrà dare suggerimenti anche in anonimato.
comitato.
-Il personale ATAF che non garantisce un' igiene perfetta anche per carenza di personale, quindi anche gli stu- 20 Novembre
denti dovranno impegnarsi in prima persona per poter E' stato deciso il programma delle assemblee che si terottenere una scuola pulita e ordinata.
ranno martedì 25 e mercoledì 26
-FdS (Federazione degli Studenti che verrà presentata
-Martedì si terranno 3^ sessioni di forum, ogni classe
durante le prossime assemblee) ha inoltre avanzato
potrà partecipare ad un solo forum (le assegnazioni dei
l'idea di una scuola più aperta, utilizzabile anche nel
forum per classe sono state già organizzate dalla segrepomeriggio come punto di ritrovo per studiare, un po'
teria), l'ultimo forum si concluderà alle 14 e vi assistecome la Lazzerini che sapete bene essere sempre pieranno solo le prime che escono alle 14 secondo orario
na...
normale.
Per discutere su tale argomento dovrebbe esser passato -Mercoledì ci saranno 2^ sessioni di forum e il secondo
in questi giorni in ogni classe un questionario per racco- forum si concluderà alle 13.
gliere opinioni.
Ricordiamo a tutti di tornare in classe per l'appello ed il
-Sono stati trattati i possibili temi delle prossime ascontrappello.
semblee mensili : c'è stata un grande dibattito sull'omoEdoardo Ibba
fobia, assunto che verrà probabilmente preso come ar-
Squadra di Rugby
V
ieni a prendere le botte!
La scuola vuole formare una squadra di rugby così
da avvicinare i ragazzi a questo nobile ed eccitante
sport; in più i ragazzi potranno avere la possibilità di
partecipare, come squadra, ai tornei scolastici di rugby
(Saltando giorni di scuola)
Se avete voglia di divertirvi e ammaccarvi venite a giocare!
E non ci importa il sesso, l’etnia, il credo, l’estetica, l’orientamento politico, le preferenze sessuali; se sei minorenne o maggiorenne, intelligente o stupido: tanto le
prendi lo stesso!
Per informazioni recatevi dalla prof. Bruni,
di Alessandro Nesti (quello buono) 5DS, Davide Vendemiati
(quello cattivo) 5DS
Tra offese, schiaffi e imprecazioni la vostra media scolastica salirà lo stesso; garanzia della prof. Bruni.
9
I
Ma che vi hanno fatto di male?
n occasione della scorsa riunione dei rappresentanti
di classe si è visto qualcosa di insolito: il pubblico
dell’aula magna, ad un certo punto, è risultato interessatissimo a ciò che dal tavolo dei rappresentanti veniva
detto, e il chiacchiericcio dalle gradinate per una buona
volta era dovuto alla discussione dell’argomento in questione e non al farsi i fatti propri. Magia? Sortilegio? Oppure esiste davvero un fantomatico tema che tocchi le
menti e i cuori delle persone a tal punto? In cinque anni
di Copernico non avevo mai assistito ad una platea così
partecipe, forse solo tornando ai vecchi fasti di Pieraccioni….
Cos’è dunque questo argomento? I GAY (ironicamente
ve lo metto in grassetto e maiuscolo, chissà che questa
parola non provochi anche in voi l’effetto che ha causato sui rappresentanti in riunone), o meglio, l’OMOFOBIA.
Si riportava il fatto che è in corso d’opera una legge che
si propone di combattere l’omofobia, a considerarla reato. Subito il polverone si è alzato in aula magna, causando scompiglio. Possibile che si discuta sulla giustizia o
meno di condannare l’omofobia? Ho avuto modo di riflettere su un tema così scottante, e sono giunto a rendermi conto che tutti parlano di omosessualità senza
sapere veramente di che si tratta, cosa che in parecchi
casi porta con un filo diretto alla discriminazione degli
omosessuali: è dovuto a quello che definirei l’essere
“tuttologi” proprio delle persone, che straparlano senza
sapere! Per cominciare, in tanti dicono: “quelli sono malati!” come scusa buona per potersene approfittare e
discriminarli. Ma dove sta la verità? Ho fatto così una
piccola ricerca per fare chiarezza, partendo dal presupposto che non esista fonte più autorevole dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per poterci capire qualcosa.
L’O.M.S. stabilì ufficialmente, a seguito di ricerche approfondite, che non esistono basi scientificamente valide per considerare il diverso orientamento sessuale una
malattia: era il 17 maggio 1990 e si stava di fatto abbattendo un tabù. Già qualche anno prima, nel 1975, l’American Psychiatric Association sosteneva che non vi fosse
ragione per annoverare l’omosessualità fra le patologie
psichiatriche.
Il fatto che il popolo sia ignaro di certi aspetti tuttavia
non è un elemento giustificante, anzi, è un’aggravante!
Se penso che l’omosessualità sia una malattia, a maggior
ragione devo esserne rispettoso: nessuno si sognerebbe
oggigiorno di andare ad offendere persone down, salvo
essere veramente tanto stupidi e senza cervello
(oppure bambini che non capiscono bene di urtare la
sensibilità di un altro individuo), eppure emarginare,
canzonare e prendere in giro i gay sembra a parecchia
gente lecito. Perché? Perché “non si può dire che non
siano malati”, e quindi li prende in giro. A me pare una
contraddizione.
C’è chi definisce l’omosessualità una moda, ma chi sa di
storia conosce come vari orientamenti sessuali esistano
dalla notte dei tempi (osservare l’antica Grecia), dunque non trovo nemmeno in ciò una scusa buona per di10
scriminare.
C’è chi dice che sia un atteggiamento contro natura: con
semplici ricerche in rete si può venire a conoscenza del
fatto che proprio in natura, nel mondo animale, il comportamento omosessuale sia verificato in circa 1500
specie… forse in queste innumerevoli specie animali,
che di certo non hanno la nostra stessa razionalità e la
nostra stessa capacità di scegliere, c’è qualcosa di innaturale? Possiamo additar loro un comportamento eticamente scorretto? In fin dei conti nessuno può dirlo con
assoluta certezza, ma sicuramente nemmeno questa
risulta essere una scusa valida per emarginare e trattar
male queste persone.
Possiamo sostenere che molto di questo atteggiamento
sia scaturito dalle Sacre Scritture? Neanche per idea, a
meno che non le si leggano con i paraocchi. Molti scritti
presenti nella Bibbia non sono altro che allegorie, messaggi utili all’uomo per vivere bene, e lo sa lo stesso Papa Francesco che recentemente ha dichiarato: “Se una
persona omosessuale è di buona volontà ed è in cerca di
Dio, io non sono nessuno per giudicarla” (poi si potrebbe discutere riguardo altri aspetti, ma la discriminazione verso gli omosessuali è una cosa che la chiesa stessa
non tollera assolutamente!).
Non ho voluto addentrarmi in altri, disparati, argomenti, come ad esempio il matrimonio fra individui dello
stesso sesso: tutto ciò sarebbe del tutto fuori dalla mia
portata, visto anche che la difficoltà solo per parlare dei
motivi per cui secondo me l’omofobia andrebbe debellata (cercando di rifarmi ad argomenti solidi) è stata
molta.
Forse sarei dovuto partire da un presupposto però:
penso che non esista scusa buona per discriminare l’altro, che non esista ragione assennata che giustifichi
eventuale discriminazione.
L’omosessualità da cosa è causata? Può essere una
“scelta” dell’inconscio? Domande frequenti e scottanti,
magari di questo si potrebbe parlare in un’eventuale
assemblea in presenza di dottori (meglio se luminari!)
che affrontino il tema con competenza! Però anche riguardo a questo vorrei lasciare un breve estratto veramente interessante, tratto da ScienceDaily, portale di
indubbia importanza che scrive così riguardo recenti
studi condotti dall’Istituto Nazionale di sintesi Matematica e Biologica americano:
-Date: December 11, 2012
-Source: National Institute for Mathematical and Biolog-
ical Synthesis (NIMBioS)
-Summary: Epigenetics -- how gene expression is regu-
lated by temporary switches, called epi-marks -- appears to be a critical and overlooked factor contributing
to the long-standing puzzle of why homosexuality occurs. According to the study, sex-specific epi-marks,
which normally do not pass between generations and
are thus "erased," can lead to homosexuality when they
escape erasure and are transmitted from father to
daughter or mother to son.
Se la parola ferisca più o meno della spada non l’ho mai
realizzato fino in fondo, ma sicuramente una parola ferisce tantissimo, urtare la sensibilità delle persone significa ferirle nel profondo, mortificarle.
Guardare a quanti omosessuali nel mondo si uccidono
perché incompresi e mortificati sicuramente ci muoverebbe a “limare” le parti taglienti della nostra lingua.
di Stefano Ciapini
Trovare un insegnante – Istruzioni per l'uso
S
arà certamente capitato ad ognuno di noi studenti di
avere un impellente bisogno di dover parlare con un
qualunque professore, in un dato giorno. Per le più svariate motivazioni, quali richieste d'attivi, suppliche di
poter scampare ad un'interrogazione, delucidazioni sul
compito del giorno seguente, poter riavere il tuo libro
che questi si è accidentalmente dimenticato di restituirti, e simili.
Ma rintracciare il professore diviene spesso un'ardua
missione. Di seguito elenchiamo ciò che dovremo affrontare cimentandoci in questa sfida.
1 PASSO: dirigersi ad una qualunque postazione di un
qualunque custode di un qualunque piano.
Sfogliare l'orario stampato e snocciolare mentalmente
l'afabeto per rintracciare più velocemente l'insegnante
desiderato (è risaputo che i nomi sono inseriti in ordine
alfabetico).
2 PASSO: scoprire che l'insegnante ha solo un'ora in
quel giorno, ovvero la prima.
3 PASSO: prendere coscienza del fatto che siete alla terza ora.
4 PASSO: maledire il mondo, perchè il professore potrebbe già essere andato a casa. Non vi date comunque
per vinti e decidete di cercarlo ovunque. E con ovunque,
si intendono i quattro piani della scuola, le sessantatrè
classi, l'introvabile sala professori, le palestre, il bar ed
il giardino.
5 PASSO: setacciate i corridoi. Vi imbatterete in molti
insegnanti, ma nessuno di essi corrisponderà al vostro
ricercato.
6 PASSO: dopo aver battuto palmo palmo i corridoi dirigetevi al bar e sperate che il vostro sia uno di quegli insegnanti che hanno bisogno di una serie progressiva di
colazioni per non crollare. Sono le dieci e mezzo. Cominciate a rendervi conto che dovreste trovarvi in classe.
Ma continuate.
7 PASSO: probabilmente il bar sarà deserto, e così tutti
gli ambienti scolastici sopracitati.
8 PASSO: con un macigno al posto del cuore rassegnatevi al fatto che il vostro insegnante è già andato via. Tornate in classe...è molto probabile che il prof sia in classe
vostra, col cappotto addosso e la borsa, che ha preso
spontaneamente la decisione di informarvi sulla stessa
cosa per la quale volevate interpellarlo voi. In questo
caso, tornate al vostro banco e dormite.
di Isabella Giusti
Problemi con la memoria? Alcune possibili soluzioni
«N
on ho memoria, non riesco a ricordare nulla»,
frase tanto comune tra gli studenti quanto falsa.
Molti pensano che le loro scarse prestazioni scolastiche
dipendano principalmente dalla memoria; ad esempio
molti, pur dicendo di aver studiato, affermano di non
essere in grado di ricordare buona parte se non tutto quello che
hanno faticosamente incamerato
nel cervello. Beh, prima di tutto
bisogna dire che possiamo parlare
di rendere efficace la memoria
solo se ci sono alla base del nostro
lavoro un buon metodo di studio,
un impegno adeguato e le giuste
condizioni per poterlo fare. Detto
ciò, analizziamo il funzionamento
della memoria e alcune tecniche
di potenziamento
(mnemotecniche).
La memoria, questo è intuibile,
non è altro che la facoltà del nostro cervello di immagazzinare
informazioni, ricevute attraverso i
nostri sensi, nel nostro cervello. Ciò è possibile grazie ai
collegamenti che si stabiliscono tra le cellule nervose (i
neuroni) e il passaggio delle informazioni mediante impulsi elettrici (sinapsi). Quando noi cerchiamo di ricor-
dare qualcosa la nostra rete di neuroni ricerca queste
informazioni: è chiaro dunque che più neuroni sono collegamenti ad un’informazione e meglio potremo ricordarla. Come controllare questo incredibile fenomeno
che avviene quotidianamente? Non possiamo controllare ogni singolo collegamento che
viene stabilito ma possiamo pilotare l’operazione in modo che il
cervello tenda a ricordare quello
che noi vogliamo ricordi per utilità, necessità o altro. C’è una relazione fissa tra la capacità di ricordare, le nostre emozioni e il tempo a disposizione; potremo ricordare meglio qualcosa se:
1) E’ collegato a qualche nostra
emozione (divertimento, paura,
forte interesse per quello che si
sta facendo e simili). L’importanza
di ciò che vogliamo ricordare non
è molto influente. Se ci ha colpito
di più un paragrafo che parla della
costruzione delle case romane
rispetto al capitolo delle guerre puniche, indubbiamente ricorderemo meglio il primo (anche se il secondo è
più importante). Possiamo dunque metterci in una predisposizione di interesse e insistere sulle parti più diffi11
cili proprio perché più importanti.
2) La frequenza con cui questo ricordo viene richiamato
alla mente è alta. A parità di emozioni ricorderemo meglio l’informazione che ci viene presentata più volte; ad
esempio, tra due persone che ci stanno simpatiche allo
stesso modo ricorderemo meglio il nome che viene citato più spesso.
3) Il fattore tempo è breve. C’è differenza tra ripassare
un capitolo dopo una settimana che l’abbiamo studiato
e dopo un mese per un compito, no? Indubbiamente se
sono uguali i punti 1 e 2 ricorderemo meglio qualcosa
che è stata imparata in un tempo minore.
Come possiamo rapportare tutto questo alla nostra comune vita studentesca? Beh, incrementando i tre punti;
quando studiamo qualcosa, cerchiamo di renderla viva
dentro di noi, in modo che non rimanga una semplice
informazione che ci lascia indifferenti. Alcune soluzioni
potrebbero essere costruire un episodio divertente in
riferimento a qualcosa di noioso. Se non riusciamo a
ricordare una definizione complicata immaginiamocela
in chiave comica e se riusciremo a riderci sopra e a poterla ridire correttamente vuol dire che siamo riusciti a
immagazzinare il tutto nella nostra mente. I passaggi
successivi sono cercare di ripetere l’episodio inventato
quante più volte possibili e nel minor tempo a disposi-
zione. In particolare la mente è più ricettiva se ripetiamo il concetto dopo 24 ore e dopo 3 giorni. Se in tutti e
due i momenti ricordiamo senza troppi sforzi vuol dire
che la nostra informazione è nella nostra memoria media o permanente, a seconda che vi rimanga per tanto
tempo o addirittura per tutta la vita! Piccoli accorgimenti per favorire la memorizzazione: non serve a nulla
rileggere un paragrafo sperando di ricordarlo; infatti il
ricordo non solo non si stabilizzerà nella nostra mente
ma creerà una rete di informazione precarie pronte a
sfaldarsi dopo nemmeno 10 minuti. E’ meglio ripetere
una informazione o imprimersi nella mente una mappa
concettuale e cercare di ricrearla visivamente. La concentrazione e la tensione sono fattori determinanti. E’
scientificamente dimostrato che chi studia all’aria aperta ha il 20% delle capacità di apprendimento e di memorizzazione in più. Questo è dato dalla necessità del
cervello di ossigeno per eseguire le sinapsi. Un’aria viziata non aiuta mai, anzi, è controproducente. Se riusciamo a creare un’atmosfera piacevole studieremo più
facilmente (musica bassa, pigiama, tazza di tè…)
Tutto questo, come detto all’inizio, non funziona se prima non si passano quelle ore di studio che tanto malediciamo.
di Alessandro Tacconelli
PRATO
CSI Prato: La scienza di risolvere il crimine
S
abato 8 novembre la piazza del Comune di Prato si è
trasformata, per qualche ora, in una scena del crimine, o meglio nel set di una serie poliziesca, perché in
realtà non c’era nessun morto, o almeno non in carne e
ossa. Si trattava, infatti, dell’evento “CSI Live”, ovvero
un’esercitazione all’aperto degli studenti del corso di
Scienze Forensi dell’Università di New Haven, ateneo
americano che dal 2012 ha una sede nella nostra città.
Quattro manichini, utilizzati
come cadaveri, sono stati disposti in modo da riprodurre
altrettante situazioni delittuose, con tanto di nastro giallo e
cartellini numerati per identificare le prove, e gli allievi, divisi
in gruppi, hanno lavorato per
ricostruire le cause e le circostanze dei decessi. Per riuscire
nel loro intento, si sono cimentati in una procedura che ricalcava i punti salienti della metodologia americana (raccolta e
catalogazione degli indizi, ricerca di impronte o tracce biologiche, analisi della
traiettoria del sangue), per attenersi alla quale hanno
successivamente ricevuto da Peter Massey, criminologo
statunitense con esperienza ventennale e, per il semestre in corso, insegnante alla New Haven di Prato, i risultati di un ipotetico esame di laboratorio degli elementi rinvenuti. Massey, inoltre, ha diretto e supervisionato le operazioni, dopodiché ha provveduto a valutare
i suoi studenti, per i quali il “CSI Live” è stato una vera e
propria lezione, un’esperienza che, come ha spiegato
Kevin Murphy, direttore dell’università, doveva servire
12
a metterli di fronte alla realtà, alle molteplici distrazioni
che comporta agire sul campo anziché in un’aula, e a
mostrare alla città che ospita il campus cosa accade nelle classi di via Muzzi, dove si è stabilita la delegazione
americana. Sempre per coinvolgere i pratesi, è stata resa gratuita e aperta al pubblico la conferenza tenuta da
Massey al Palazzo Buonamici, una settimana dopo l’esercitazione, incentrata sul tema della scienza forense.
Questa disciplina racchiude
una moltitudine di specializzazioni e branche, dalla medicina alla chimica, passando
per la genetica e numerosi
altri campi, e nel secolo scorso è stata protagonista di un
notevole progresso, soprattutto quando il DNA ha iniziato a essere usato come elemento accusatorio.
Isolato da capelli, tracce di
saliva o sangue, oppure da
frammenti di pelle, il DNA è in
gran parte uguale per tutti gli
uomini, solo una piccolissima percentuale è differente
da individuo a individuo e da essa vengono estratti sedici numeri che identificano il soggetto. La sequenza
estrapolata è confrontata con quella di altri campioni
attraverso una meticolosa comparazione dal risultato
pressoché inconfutabile, che permette di passare da un
procedimento contro ignoti a una causa con un imputato, come è successo nel caso dell’omicidio di Yara Gambirasio. Le procedure di analisi del DNA avvengono, come ogni accertamento, in laboratorio, ed esso, visto il
grande affidamento che la Scientifica fa sulle perizie che
escono da lì, può essere considerato il cuore delle indagini.
L’avanzare delle tecniche forensi, con strumenti all’avanguardia in grado di rilevare persino indizi microscopici, sembra allontanare gli affascinanti ragionamenti
con cui Sherlock Holmes risolveva i delitti, ma in verità
l’essenza del metodo dell’investigatore inglese sopravvive, perché in un crimine le prove sono legate tra loro
da un filo non sempre facilmente intuibile, oppure talvolta le dinamiche della morte e le ultime ore del defunto sono nebulose, e allora è necessario indagare, scavare a fondo nella vita della vittima, captare i dettagli che,
magari apparentemente insignificanti, possono essere
utili e riunire il tutto in una spiegazione plausibile degli
avvenimenti.
Tale sistema razionale e metodico non può essere svolto da nessuna apparecchiatura, che, per quanto sofisticata, è destinata a essere solo un’appendice della mente
e non la mente stessa, perché non esiste una macchina
con più risorse del cervello umano e per trovare il bandolo di una matassa l’arma più efficace resta il fiuto di
un buon detective.
Sara Bichicchi
RUBRICHE
Il Fiume senza fine
I
minata da singole canzoni, viene proposto un album che
potrebbe essere considerato come un unico brano; è
Il 9 Novembre 2014, a Berlino, palloni bianchi si alzaimpossibile tirare fuori una canzone da esso e tentare di
no in cielo, percorrendo quella linea che 25 anni prima
capirla nella sua interezza, mancherebbe qualcosa. L’alaveva diviso non una città, ma il mondo intero.
bum segue un filo, racconta una storia, piena di particoLa sorte (o forse qualcun altro) ha voluto che proprio
lari, una storia in cui dobbiamo immergerci dall’inizio
nei giorni in cui veniva celebraper poterne gustare l’essenza.
ta la fine del muro, tornassero
Quella che racconta è una stoalla luce coloro che ne avevano
ria speciale. E’ quella di Ridecantato l’assurdità.
chard Wright, tastierista e fonIl 10 Novembre 2014, viene
datore dei Pink Floyd. E’ un
rilasciato “The Endless River”,
elogio alla sua carriera, un reultimo progetto dei Pink Floyd,
galo degno della sua leggenda.
in occasione dei venti anni pasScomparso nel 2008, racchiude
sati dalla pubblicazione di “The
infatti le sue ultime composiDivision Bell”, album che fino a
zioni, le sue ultime avventure
questo momento chiudeva la
con Guilmore, che decide di
produzione musicale del grupfare dell’album un lavoro strupo.
mentale, soltanto uno dei 21
brani è cantato, perché la maI Pink Floyd tornano come se
gia che i tre creano attraverso i
vent’anni non fossero mai pasloro strumenti è più interessati. Il loro è un genere inconsante di qualunque testo.
fondibile, non esiste un termine
l 9 Novembre 1989 cadeva il muro di Berlino.
di paragone per la loro musica, non la si può definire
per “somiglianze”. L’equilibrio tra musica e testo che li
ha sempre caratterizzati, musica che riesce a figurare
perfettamente emozioni, sentimenti, immagini, musica
nata per danzare con quelle parole, fanno sì che nessuno possa eguagliare il loro genio.
Quell’unica canzone accompagnata dalla voce, che ricorda i brani immortali del gruppo per tono e sonorità, dà
vita ad emozioni profonde grazie alla potenza delle tastiere di Richard. E alla fine, con la musica ormai ridotta
ad un’eco lontano, una voce sussurra nel microfono,
quasi impercettibile, “Go to Heaven, Wright”. Così, The
Endless River è un sigillo, l’ultimo potente botto prima
“The Endless River” era l’ultimo verso di High Hopes,
canzone che chiudeva The Division Bell. Ecco che allora del silenzio, degli applausi, quello che conclude un granquesta è la rappresentazione di un ponte, che ci consen- de spettacolo. E’ il canto del cigno di Richard Wright.
te di attraversare venti anni con un solo passo, anni che E’ il fiume infinito, quello che ha plasmato il mondo delimprovvisamente diventano minuscoli al cospetto di
la musica, e che continua a scorrere cosciente che nesuna musica senza tempo.
suno potrà mai a fermarlo.
The Endless River è un dipinto anacronistico, è una scena ambientata nel periodo sbagliato, ma tanto geniale
da aderirvi perfettamente, creando qualcosa fuori
dall’ordinario. Nell’era in cui l’industria musicale è do-
di Tommaso Reggioli
13
Mangamania al Lucca Comics and Waits
E
satto, non c’è alcun errore: Lucca comics and Waits.
Questo è il nome che il web italiano (ed internazionale) ha dato alla rinomata fiera di “Lucca comics and
games” dopo la sua chiusura: A causa dell’enorme affluenza (c.a. 400.000 persone durante la terza giornata)
la fiera ha avuto grossi impedimenti, tra i quali le code
infinite, gli interminabili tempi d’attesa (appunto,
“waits”) e le strade strapiene, creando un’invivibilità
generale della fiera. L’edizione di quest’anno, chiamata
Revolution puntava, appunto, ad una rivoluzione della
fiera, col tentativo di renderla un vero e proprio evento
per tutta la popolazione italiana ed europea; Il problema del sovraffollamento è da ritrovare nella pubblicità
fatta alla fiera: quella di quest’anno infatti era massiccia
ma purtroppo sproporzionata rispetto all’organizzazione dei vari stand (i tendoni espositivi), il risultato è stato infatti quello di stand troppo piccoli e troppe persone. Povero Lucca C&G, la colpa però non è solo sua, infatti ha un complice: Trenitalia. La rinomata
(negativamente) società ferroviaria, pur sapendo il
grande afflusso di clientela a causa della pluridecennale
manifestazione della città di Lucca, non ha fatto niente
per agevolare il trasporto dei clienti, anzi, ha avuto molti disagi, tra i quali ritardi non indifferenti e la cancellazione di alcune corse, impossibilitando il ritorno a casa
di molte persone.
Il web ha espresso un grande dissenso, sia per la fiera
che per Trenitalia, suggerendo di ampliare l’area della
fiera (i campi fuori dalle mura sono
spaziosi ma inutilizzati) od addirittura spostarla da Lucca ad un altro luogo.
Per fortuna c’è anche qualche pregio: l’affluenza di quest’anno (240.000 paganti, 400.000 in tutto solo la terza
giornata) ha fatto raggiungere a Lucca comics il prestigioso titolo di “miglior fiera fumettistica internazionale”
superando il San Diego Comicon.
Ma parliamo del programma: come sempre il Lucca comics ha un nutrito numero di ospiti, ma quest’anno ce
ne sono stati tantissimi: Degni di nota sono gli artisti
emergenti Joan Cornellà e l’italiano Sio (conosciuto per
il suo canale youtube, “Scottecs”), i famosi Toshio
Maeda (La Blue Girl) Masakazu Katsura (Zetman)
Bryan Lee O'Malley (Scott Pilgrim) e l’italiano Zerocalcare; infine c’è l’ospite che non ti aspetti: Roberto Giacobbo.
In conclusione, sebbene la mal organizzazione, Lucca
C&G 2014 è stata una bellissima manifestazione, nella
quale è stato messo in mostra tutta l’attenzione e l’amore che il popolo italiano riserva ai fumetti e ai videogiochi, dove migliaia di persone si sono divertite, hanno
riso e si sono meravigliate passeggiando per le mura di
Lucca, circondate da cosplayers (persone travestite dai
loro eroi dei fumetti), autori di opere famose e tante
(sebben mal organizzate) attrazioni.
di Giulio Raggi.
Guardiani della galassia
G
uardiani della galassia (USA – 2014) 121 min.
L'Accusatore (Lee Pace) che vuole l'Orb per sé. Peter
- Regia: James Gunn
scappa con il bottino ma il capo della banda che lo ha
- Interpreti: Chris Pratt,
cresciuto,Yondu, mette una taglia sulZoë Saldaña, Lee Pace, David Bautila sua testa e Ronan manda l'assassista, Bradley Cooper (voce)
na Gamora (Zoë Saldaña) sulle sue
- Genere: Fantascienza, Comico
tracce.
Adattamento irriverente e pieno di
Il collezionista che aveva ingaggiato
avventura dei fumetti omonimi, fa
Peter si tira indietro e il ladro viene
ridere un momento e restare con il
attaccato da Gamora e da due cacciafiato sospeso quello dopo. Il sequel
tori di taglie, Rocket Raccoon
è previsto per il 2017 e farà parte
(Bradley Cooper) e Groot. In seguito
della terza fase dei film Marvel.
all'assalto i quattro, tutti con prece"Guardiani della galassia" è il secondenti, vengono arrestati e portati in
do incasso mondiale dell'anno dieuna prigione di massima sicurezza
tro a "Transformers 4 – L'era dell'edove incontreranno Drax il Distruttostinzione" e il miglior esordio del
re (David Bautista), a cui Ronan ha
2014 alle anteprime, con 94,3 milioucciso la famiglia. I cinque ideeranno
ni di dollari di incasso nel primo
un piano per fuggire dalla prigone,
week end.
vendere l'Orb e salvare l'universo da
Peter (Chris Pratt) è stato rapito da
ciò che è nascosto nell'oggetto.
una banda di alieni fuorilegge quando era piccolo, dopo che la madre è
di Marta Massenzi
morta di cancro, ed è stato cresciuto
da loro.
La sua vita prende una piega inaspettata quando intraprende una missione per rubare l'Orb, una sfera misteriosa nascosta in un pianeta disabitato. Entrato in possesso dell'oggetto, viene ostacolato dai soldati di Ronan
14
Il libro del mese
I
l libro di questo mese è “Il cappotto”, uno dei
“racconti di Pietroburgo” di Nikolaj Gogol, scrittore e
drammaturgo nato in Ucraina, amico di Aleksandr
Puškin, e considerato uno dei più grandi autori della
letteratura russa.
Il protagonista di questo racconto è Akakij Akakievič, un
funzionario povero che lavora come copista e viene costantemente deriso dai suoi colleghi. Sembra che fin da
piccolo sia stato destinato a una vita grigia e monotona;
infatti, sua madre non riuscendo a
trovargli un nome adatto, decise
di assegnargli lo stesso del padre,
e ne venne fuori questo curioso e
bizzarro appellativo.
“Il bambino venne battezzato, e
durante il battesimo egli si mise a
piangere e fece una smorfia, come
se avesse il presentimento di diventare un giorno consigliere titolare”. Gli piace molto il suo lavoro,
perche adora scrivere, infatti si
porta parte del lavoro a casa e nel
tempo libero crea delle copie per
sé di passi che gli piacciono o che
riguardano personaggi importanti.
La storia inizia una mattina nella
città di Pietroburgo quando, sentendo più freddo del solito, si accorge di avere il cappotto logoro e
rovinato in più punti, e la mantella
è troppo corta per ripararlo dal
gelo perché lui di solito la accorcia
per ricavarne delle toppe. Decide
così di farlo aggiustare dal sarto
Petrovic, ma quest’ultimo gli dice
che è impossibile, deve per forza
comprarsene uno nuovo. Akakij è disperato, non ha i
soldi per permetterselo, ma alla fine, dopo un aumento
del suo salario e mesi di vita accorta, arriva alla cifra
necessaria per pagare il nuovo cappotto. Non appena
comincia a indossarlo acquista pian piano la fiducia e
l’attenzione dei suoi colleghi, e una sera lo invitano a
prendere un tè con loro; quella sera però, mentre torna
a casa, viene aggredito da un ladro che gli ruba il cappotto. Akakij distrutto dalla perdita dell’oggetto, chiede
giustizia alle autorità e a un personaggio importante,
ma nessuno vuole aiutarlo; senza un buon cappotto,
girando per le vie della città si ammala e poco dopo
muore. Si dice tuttavia che il suo fantasma terrorizzi le
persone che incontra per la strada e che rubi i loro cappotti.
Gogol in questo racconto vuole rappresentare la burocrazia asfissiante del periodo zarista, per sottolineare la
sua inefficienza, e i vari strati della società corrotta. L’elemento romantico s’intreccia a quello realistico, dando
a questo un significato maggiore, tanto da poter essere
considerato “sociale”. La ricomparsa di Akakij sulla terra segna il limite tra il romanticismo della vicenda, che è
un capovolgimento nell’irrealtà della realtà, e dà un
contributo al realismo perché analizza la meschinità
quotidiana. A quanto pare l’autore
ha preso spunto da un aneddoto
per scrivere questo racconto: un
impiegato per soddisfare la sua
passione di cacciatore riesce a
comprarsi un fucile, lo perde subito, si ammala per il dolore e non si
rimette finché i colleghi non gliene regalano un altro. Nel
“Cappotto” però non si tratta di
soddisfare un capriccio, ma di una
necessità, quindi la situazione
cambia. Si tratta infatti di un uomo che vive per il suo lavoro, che
“anche se guardava qualcosa, ve-
deva sempre le sue righe pulite,
scritte con calligrafia regolare”,
“mai una volta nella vita aveva
rivolto l’attenzione a ciò che si
faceva e che accadeva ogni giorno
per strada”, una persona che pratica una vita che noi definiremmo
davvero miserabile e nonostante
ciò “sapeva essere contento della
sua sorte”. Una condizione notevolmente diversa dalla nostra, al
giorno d’oggi pochi riescono a godere di tale felicità, magari solo
coloro che si accontentano di ciò che hanno. Tutto quello che si ottiene con il sacrificio ha un importanza maggiore per la persona, e quando questo le viene sottratto
porta a una sorta di disperazione psicologica, soprattutto se si tratta di una necessità. Nella società di oggi questo non succede, perché possiamo avere tutto senza dover fare grandi rinunce, e quindi non sempre abbiamo
un forte legame con le cose che possediamo.
Possiamo dunque dire che da questo racconto, nonostante sia stato scritto nell’800 e tratti della società di
quel tempo, possiamo trarre spunti e motivi di discussione.
di Valentina Saccomando
15
Viaggi
T
empo di studio, di compiti, di giornate lunghe, tetre
e monotone per i poveri copernicani. Cosa c'è di
meglio se non fare un tuffo al futuro, precisamente tra
un mese quando la magia del natale investirà tutti? Per
chi se lo potesse permettere, perché non fare un viaggio
in Spagna? Baleari e Costa Brava, Costa Dorada e Costa
Blanca sono già sufficienti per evocare momenti in
spiaggia a sorseggiare cerveza y sangria, locali sul mare,
discoteche e movida. E poi Madrid che ti dice subito che
fino a ieri era la capitale di un impero capace di esportare il castigliano in mezzo mondo. Per non parlare della
bella e orgogliosissima catalana Barcellona con le sue
spiagge, architetture e colline. E l'Andalusia che sfiora
l'Africa con la punta delle dita, che sta alla fine del mondo e sa che il mondo non finisce lì. La Spagna è senz'altro uno di quei paesi difficili da trovare monotoni. Lo si
intuisce già guardando la cartina, ma ogni eventuale
dubbio residuo scompare non appena si mette piede
nella penisola iberica.
PRO:
le spiagge numerose, belle, ma soprattutto libere;
la movida;
la facilità di relazionarsi con gli spagnoli grazie alla tipica estroversione e all'innato senso di ospitalità;
il cibo.
CONTRO:
l'abuso di tori in magliette, portachiavi, poster;
la rete ferroviaria delle regioni meridionali;
gli inverni e le estati in certe zone;
la pretesa che hanno gli spagnoli di essere maestri in
tutti gli sport.
Anonimo
Tanto vile e tanto orrenda pare
I
l poeta è rimasto profondamente turbato dalla visione della sua donna. Il suo passare è visto come
un’apparizione diabolica, portatrice di perdizione e disgrazie tanto che nessuno può e vuole reggere il suo
confronto con quest’essere che tutto ha fuorché femminile. Per evitare che altri incorrano nella sua sventura e
possano, in una maniera del tutto perversa, innamorarsi
di lei, Dante compone questo sonetto per mostrare la
verità della sua donna e mettere in guardia chiunque.
Questa orridissima donna, di cui ragionato è ne le precedenti parole, venne in tanta disapprovazione de le
genti, che quando passava per via, le persone correano
per fuggir da lei; onde mirabile paura me ne giungea. E
quando ella fosse presso d’alcuno, tanto sdegno giungea
nel cuore di quello, che non ardia di abbassare li occhi,
né di rispondere a lo suo insulto; e di questo molti, sì
come esperti, mi si potrebbero testimoniare a chi non lo
credesse. Ella sgraziata e vestita in malo modo s’andava,
nulla gioia mostrando di ciò ch’ella vedea e udia. Diceano molti, che passata era: «Questa non è femmina, anzi è
uno de li orrendi demoni de lo inferno». E altri diceano:
«Questa è una disgrazia; benedetto sia lo Segnore, che sì
abilmente ce ne scampi!». Io dico ch’ella si mostrava sì
volgare e sì piena di tutti li vizi, che quelli che la miravano comprendeano in loro un vero voltastomaco, tanto
che ridicere non lo voleano; né alcuno era lo quale potesse correggere lei, che nel principio nol convenisse
disperare. Queste e più spiacevoli cose da lei procedeano disgraziatamente: onde io non pensando a ciò, volendo ripigliare lo stilo de la sua infamia propuosi di dicere
16
parole, ne le quali io dessi ad intendere de le sue interminabili e deplorevoli azioni; acciò che non pur coloro
che la poteano sensibilmente vedere, ma li altri sappiano di lei quello che le parole ne possono fare intendere.
Allora dissi questo sonetto, lo quale comincia: Tanto
vile.
Tanto vile e tanto orrenda pare
la donna mia quand’ella altrui insulta,
ch’ogne omo di fronte a lei sussulta,
e li occhi no la smetton di sdegnare
Ella si va, sentendosi infamare,
malamente di volgarità vestuta;
e par che sia malvagità venuta
da l’interno in bocca ad offesa esplicare.
Mostrasi si spiacevole a chi la mira,
che dà per li occhi uno sdegno al cuore,
e viver meglio può chi non la vede
E par che de la sua labbia si mova
un insulto sprezzante venuto dal cuore,
che va dicendo all’anima: Scappa.
di Alessandro Tacconelli
C
Torta Tenerina
iao a tutti, cari cuochi!!!Per questo mese ho
deciso di proporvi un dolce facile da preparare, che sarà però sicuramente accompagnato da un
clamoroso successo. Si tratta della torta tenerina,
specialità ferrarese a base di fondente che, dato il
basso contenuto di farina, rimane quasi liquida
all’interno, ma, appena sfornata, appare sormontata da una croccante crosticina. Sempre gradita da
tutta la famiglia, è il dolce perfetto per un pomeriggio piovoso in quanto si sposa perfettamente con
una tazza di tè bollente, sostituendo i tradizionali
pasticcini … I fanatici del cioccolato rimarranno
estasiati dalla sua delicatezza!
INGREDIENTI:
200 g di cioccolato fondente
150 g di zucchero
60 g di farina
3 uova medie
3 cucchiai di latte
100 g di burro
un pizzico di sale
zucchero a velo q.b.
PROCEDIMENTO: spezzettate il cioccolato fondente e fatelo sciogliere a bagnomaria, facendo attenzione che non si formino grumi. Dopo aver tagliato
il burro a cubetti aggiungetelo due cubetti alla volta al cioccolato fuso; quando avrete terminato di
discioglierlo, lasciate intiepidire il tutto togliendo il
pentolino dal fuoco. Sgusciate poi le uova e montate i tuorli con metà dello zucchero, possibilmente
usando uno sbattitore. Appena avrete ottenuto un
composto chiaro e spumoso, unitevi il cioccolato ed
il burro. Aggiungete in un secondo momento anche
il latte tiepido e la farina, sempre curandovi che
l’impasto risulti omogeneo. A parte, montate gli
albumi con il pizzico di sale e lo zucchero che vi rimane; sbattete fino a che non si formi una crema
bianca e compatta, e dopo unite gli albumi montati
a neve con lo zucchero al composto a base di fondente, mescolando dal basso verso l’alto. Versate il
tutto in una tortiera del diametro di 25 cm foderata
di carta forno e cuocete in forno preriscaldato a
180 gradi per 25 minuti. Trascorso questo tempo,
lasciate raffreddare il dolce tenendo lo sportello
del forno socchiuso. Infine, dopo aver tolto la vostra torta dallo stampo, spolveratela di zucchero a
velo.
NB: per non alterare la bontà del dolce si consiglia
di conservarlo sotto una campana di vetro per non
più di 4 giorni (potrete accertarvi che sarà dura
farlo arrivare anche al secondo!!! ).
Alla prossima ricetta!!!
di Ursula Benfari
17
WONDERWALL
Capitolo II
pomeriggio Emily aveva gli allenamenti. Quasi
Q uel
tutti i pomeriggi aveva gli allenamenti di pallavolo.
Passavano in fretta grazie alle sue compagne di squadra. Erano tutte grandi amiche e andavano molto d'accordo. Non c'era competitività ma voglia di vincere e
sostenersi a vicenda. Emily però si sentiva sempre
esclusa da quel gruppo. Non si sentiva alla loro altezza.
Loro erano belle, alte e con un bel fisico. Pure lei lo era
ma aveva bisogno di qualcuno pronto a darle affetto che
glielo dicesse.
"Ehi Emily" disse Lisa. Lisa era una sua compagna di
squadra con cui andava più d'accordo.
"Cosa?" disse Emily allacciandosi le scarpe per giocare.
"Dopo noi andiamo a casa mia. Ci sarà anche qualche
nostro amico. Ti va di venire??" disse Lisa sorridendole.
"Non lo so... " disse Emily rivolgendo lo sguardo a terra.
"Dai!!! Devi venire!! Non può mancare la mia migliore
amica" disse Lisa continuando a sorriderle.
"Va bene, vengo" rispose ridendo Emily.
Fecero l'allenamento e dopo si cambiarono.
Mentre Emily si stava cambiando, Lisa lasciò il telefono
su una delle panche. Vide illuminarsi lo schermo.
*chiamata da Jason Edwards*
Un brivido le percorse la schiena. Le passarono per la
mente tutti i pensieri possibili. "Sarà lui? Il ragazzo che
mi ha salvata da Austin?" pensò.
Lisa arrivò e mentre si cambiava, Emily le disse "Ti ha
chiamato un ragazzo prima".
"Chi?" chiese curiosa.
"Jason Edwards" rispose Emily. Un nuovo brivido le ripercorse la schiena.
"Ah Jason!!" disse Lisa allacciandosi le scarpe.
"Credo di conoscerlo... "
"Come?! Raccontami" disse Lisa guardandola.
"Ieri mentre tornavo a casa da scuola Austin cercò di
aggredirmi..." Emily interruppe il racconto per lasciare
spazio alle lacrime che iniziarono a scendere incontrollate sul suo volto. Poi riprese a raccontare
"All'improvviso arrivò un ragazzo che gli diede un pugno."
"Mi aveva raccontato che aveva aiutato una ragazza"
disse Lisa. Un piccolo sorriso sorse sul volto di Emily
illuminandolo. "Ora andiamo dai" disse Lisa. Fecero segno anche alle altre di andare e si diressero verso casa.
La casa di Lisa si trovava davanti a quella di Emily. All’
interno, era divisa in due piani. Si entrava e c'era un piccolo corridoio che dava accesso al soggiorno. Un grande
arco collegava il soggiorno alla cucina. Al piano di sopra,
invece, vi erano le camere da letto e i bagni. Poggiarono
le borse nel corridoio e accesero la tv. Misero il primo
film che trovarono e si sedettero sul divano esauste.
Dopo una ventina di minuti, il campanello suonò. Lisa
corse ad aprire. Era Jason con altri suoi amici.
Emily sentì che erano arrivati e un’emozione indescrivibile le percorse tutto il corpo. I battiti cardiaci accelerarono al suono della voce di Jason. "Stai bene Emily?"
chiese la sua amica Jade. "Sisi Jade!" rispose Emily arrossendo per l'imbarazzo.
"Dai ragazzi, entrate!"disse Lisa.
18
Emily sentì il rumore dei passi aumentare sempre di più
quando si avvicinarono. Tutte le ragazze si alzarono
quando i ragazzi entrarono e così fece Emily. Appena
Jason entrò, i battiti di Emily che già prima erano accelerati, accelerarono ancora di più. I loro sguardi s’incontrarono e sulle labbra di Jason spuntò un sorriso quasi
involontario. Le si avvicinò proprio mentre stava andando a sedersi, si fermò e le sussurrò all'orecchio "Il
destino ci ha fatto incontrare di nuovo". Alle sue parole,
Emily si lasciò sfuggire un sorriso. Anche se cercava di
essere fredda, con Jason non ci riusciva.
Lisa mise un dvd e Jade lo fece partire.
Durante il film, le bibite e i pop corn finirono. "C'è qualche volontario per andare a prenderne altri?" chiese
uno dei ragazzi affamato. "Jason vai a prendere da mangiare e Emily vai a prendere da bere" disse Lisa sorridendo maliziosamente. Si alzarono e andarono in cucina. Jason mise nel microonde i pop corn e Emily iniziò a
preparare le bevande. Un silenzio catartico avvolse la
cucina. Nessuno dei due aveva il coraggio di parlare.
Jason fece un sospiro, prese coraggio e disse "Da quanto
tempo conosci Lisa?"
Emily arrossì alle parole di Jason. Si fece coraggio pure
lei e disse "Da quando avevamo 6 anni. Facciamo pallavolo insieme e viene in classe con me. Te?"
Si voltò verso Emily che si trovava non molto distante
da lui e disse "Io dalla prima superiore. L'ho conosciuta
perché me la presentò un mio amico quando stavano
insieme. Quindi anche te vai alla West Bridge?" Emily
alzò lo sguardo dai bicchieri e lo rivolse verso di Jason.
"Sì... Anche tu?"
Sperava che le due lettere che sarebbero uscite dalla
bocca di Jason sarebbero state SI. "No, io vado alla Black
Eagle... La West Bridge è troppo impegnativa per me"
disse Jason ridendo. Emily sorrise alle parole di Jason e
guardò il suo volto sorridere. I suoi occhi oceano si restrinsero per lasciare spazio ad un dolce sorriso. Finirono di preparare il tutto e ritornarono in salone.
Dopo poco, Emily guardò l'orologio; erano le 23. Si alzò
e iniziò a prepararsi per uscire. Improvvisamente Jason
si alzò e disse "L'accompagno a casa."
"Abito qui davanti" disse Emily sorridendo. Jason arrossì e cercò di trovare una scusa, anche la più plausibile,
per poter passare dell'altro tempo con lei.
"Ma la sera le ragazze devono stare attente..." disse Jason rivolgendo lo sguardo a terra. Sapeva bene che non
era una scusa plausibile. "Va bene, vieni" disse Emily.
Uscirono di casa e attraversarono la strada. Si misero a
sedere su gli scalini del portico di casa. Parlarono e risero per più di un'ora, fino a quando gli amici di Jason
uscirono dalla casa di Lisa e lo chiamarono. "Scusami
ma devo andare! Ci vediamo Emily" disse Jason. Si alzò,
si avvicinò a Emily e gli diede un bacio sulla guancia.
"Ciao Emily" ripeté Jason sorridendo. "Ciao Jason" disse
Emily ricambiando il sorriso. Ancora però non sapeva
cosa le avrebbe riservato il destino.
Alessandra Santoni
LA VIGNETTA
di Stefano Ciapini
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Cruciverba
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Orizzontali
1. Il filosofo che ride; 7. La protagonista
di Divergent; 9. Infrarosso (sigla) 10.
Dante si rivolge spesso a chi lo ha gentile; 11. Una base azotata; 14. La Hilton
ricca ereditiera; 17. Una delle impostazioni della calcolatrice scientifica; 18.
Libera Accademia di belle Arti; 19. Con
una vocale in più diventa l’agenzia di
stampa italiana; 20. Pronome neutro
francese; 21. Strutture funebri degli
antichi Grechi; 22. Intelligenti, brillanti;
23. Camion, autotreno; 25. Le cavità
nasali; 27. Nel corpo dell’esodo; 28. Il
prodotto di “intrecci” genetici (sigla);
30. Banda criminale; 31. La lettera greca
dal simbolo minuscolo “v”; 32. La maggiore preoccupazione del goloso; 34. …
Aviv (città); 35. Il primo modello di Nintendo; 36. Il metallo più pregiato; 37.
Fazzoletto di terra coltivata; 39. Le case
degli eschimesi; 42. L’organo di cui è
presidente Mario Draghi; 43. L’allenatore della Germania campione del mondo;
44. La città dei Comics; 46. European
Satellite Navigation Competition; 48.
L’abito dei monaci; 50. La primogenita
de I Malavoglia; 51. La tassa sulla casa
che ha fatto tanto discutere; 52. La più
luminosa delle Pleiadi; 55. A Venezia c’è
quella D’Oro; 56. National Medical Association; 57. Nel gergo delle fan fiction,
una storia con coppie che appartengono
alla trama originale; 58. Un fallo del
tennis; 59. Lo è Matilda nei film con
Maggie Smith; 62. Prefisso verbale con
valore di ripetizione; 63. Non cotto; 65.
In cima all’Appia; 66. Eroe il cui vero
nome è Diego de la Vega; 67. Il gentiluomo britannico; 68. La notte peggiore per
i licantropi; 74. Quelle delle navi sono
bianche; 72. Firenze; 73. Insieme ordinato di record omogenei tipicamente registrati su un conveniente dispositivo di
memoria in un formato noto; 74. In cima
a Iolo; 76. Marchio petrolifero italiano;
78. Il luogo in cui vive Dorothy; 80. La
leggendaria isola sprofondata nel mare;
85. Il nome dato al più antico scheletro di ominide ritrovato; 86. La lingua da cui è nato il moderno francese; 87. Il nome della figlia maggiore di Sofia ne I Cesaroni… al contrario. 88. Sintassi per la specificazione dei path in Windows; 89. Sfortuna, iettatura; 90. La prima parola del Placito capuano.
Verticali
1. L’acqua può avere un effetto di questo tipo; 2. La tennista che gioca il doppio con Roberta Vinci; 3. Il soffitto… a Londra; 4. Lo “scoglio”
che ha fatto affondare il Titanic; 5. Ai confini del testo; 6. Oristano; 7. La varietà di rosa originaria della Cina; 8. Aiuti, sostegni economici;
12. In latino regge solo l’accusativo; 13. La collega di Calcaterra in Squadra Antimafia (nome); 14. Pericolosa, rischiosa; 15. Lo dice un tedesco arrabbiato per cacciare via qualcuno; 16. Non rasato; 22. Un problema diffuso tra gli adolescenti; 24. Un furto… spagnolo; 26. Il contrario del dittongo; 29. “Lingua di fata” in Cuore d’inchiostro; 33. Quella di Achille fu funesta per gli Achei; 35. 550 in numeri romani; 37. Occidentale; 38. La scritta che compare quando si inizia una registrazione; 40. Le consonanti del soprannome di Ginevra in Merlin; 41. Nascosto, misterioso; 42. Gli animali che tirano l’aratro; 43. Il capo dei “Rossi” nella rivoluzione russa; 44. Località balneare in provincia di Agrigento; 45. Sereni, piacevoli e tranquilli; 47. Veleno dall’odore di mandorla; 48. Il rione blu della pallagrossa; 49. Arcaismo di “anima”; 53.
La serie tv con Mischa Barton e Adam Brody; 54. Ambiente delle chiese paleocristiane dove sostavano i non battezzati; 59. Edoardo per gli
amici; 61. Si scaricano dal Play Store; 63. Il trattamento delle pelli; 64. Resource Renewal Institute; 66. In genere precede l’infinito tedesco;
69. “… it be”, dei Beatles; 70. Il Teletubbie verde; 71. E’corteggiata da Amleto; 72. Molle, debole; 75. Organizzazione non lucrativa di utilità
sociale; 77. Il personaggio che interpretava Cory Monteith in Glee; 78. Il fidanzato di Barbie; 79. Il villaggio di Naruto nascosto nel deserto;
81. L’onomatopea dei colpi di chi bussa a una porta; 82. Con una “h” in più diventa l’atrio; 83. “Etichette” che contengono le parole chiave di
un post; 84. Direzione Investigativa Antimafia.
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Giochi di logica
Luca, Marco, Antonio e Carlo sono quattro amici. I
loro colori preferiti sono il blu, il rosso, il giallo e il
verde. I loro sport preferiti sono il nuoto, il calcio, il
tennis e la pallavolo. Sta a te scoprire quali sono il
colore e lo sport preferito di ciascuno. Buon divertimento!
Informazioni:
P
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1. Il colore preferito di Marco è il verde;
2. Carlo pratica pallavolo, ma il suo colore preferito
non è il blu;
3. Il colore preferito dal tennista è il rosso;
4. Luca non pratica calcio;
5. Il colore preferito di Antonio non è il rosso.
G
i
a
l
l
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Nomi
Luca
Marco
Luca
Marco
Antonio
Colori preferiti
Sport preferiti
Antonio
Carlo
Carlo
Verde
Blu
Rosso
di Andrea Faggi
Giallo
L’oroscopo di Sintomi
Ariete: Siete felici per il buon voto a Fisica, ma non vi illudete, tutto tornerà alla normalità. La tua canzone:
Cambierà - Neffa
Toro: L’eccesso di Energy drink vi fa credere imbattibili,
ma tranquilli, questa sensazione sparirà al prossimo
compito di matematica. La tua canzone: Invincible – Tinie Tempah ft. Kelly Rowland
Gemelli: Tutto va a rotoli, ma non temete: Mal comune
mezzo gaudio! La tua canzone: Il gatto e la volpe –
Edoardo Bennato
Cancro: Luna in trigono con Mercurio, Giove, Saturno e
anche un po’ con Plutone che è in sintonia con Marte
che però è in conflitto con Venere (perché ricordiamoci
che gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere)
dicono “Ti va un po’ di schweepes solo io e te?” La tua
canzone: Disturbia - Rihanna
Leone: Un giorno tutto questo sarà tuo Simb.. ehm volevo
dire Leone. La tua canzone: Il cerchio della vita
Vergine: Non cantate sotto la doccia. Siete stonati. Luna
in Capricorno non vi dice nulla, perché la luna non parla. La tua canzone: Like A Virgin – Madonna (Ma non la
cantare).
Bilancia: L’inverno è un periodo pesante per voi, e il corpo ne risente, mettetevi a dieta! La tua canzone: A me
me piac a nutell – Piccolo Lucio
Scorpione: Attenti alle zone aride e calde, è lì che vivone i
suricati. Non C’è molto Feeling con il Leone, che è diventato amico dello stesso suricato. La tua canzone: Hakuna Matata
Sagittario: La vostra sapienza, acquisita dagli insegnamenti del vostro simile Chirone mista alla bravura con
l’arco di Katniss Everdeen vi faranno vincere gli Hunger
Games La tua canzone: This girl is on fire – Alcia Keys
Capricorno: Attenti alle corna! In questo periodo siete
spompati, più che un Capricorno siete un capretto! Attenti ai ristoranti. La tua canzone: Who’s that chick? –
David Guetta
Acquario: Grande sintonia coi Pesci. Approfittate delle
acque calme per purificarvi. La tua canzone:
Pesci: Mentre il paese affonda voi rimanete a galla! Grande momento per gli affari, meno per la salute, chiudete
gli occhi ogni tanto. La tua canzone: In fondo al mar
Se avete idee o suggerimenti per l’Oroscopo del prossimo mese contattatemi!
di Fabrizio Taricone.
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Ringraziamo tutti coloro che hanno partecipato a questo numero scrivendo,
leggendo e spillando. Grazie per il vostro contributo, senza il quale Sintomi
non esisterebbe
Referente: Prof. Claudio Puccetti
Direzione:
Alessandro Tacconelli 3AS
E’ disponibile anche una versione
digitale sul sito scolastico.
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Sara Bichicchi 3AS
Valentina Saccomando 4DS
Redazione:
Alessandra Santoni 4CL
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Andrea Faggi 4FS
Angelo Mei ex studente del Copernico
Fabrizio Taricone 5AS
Giulio Raggi 4GS
Edoardo Ibba 4DS
Marta Massenzi 4AS
Isabella Giusti 3DS
Sara Relli 5AL
Silvia Mazzei 5DS
Stefano Ciapini 5IS
Tommaso Reggioli 5GS
Ursula Benfari 4CL
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Inquadra questo codice con la tua
fotocamera!