L`evoluzione dei mercati finanziari dai nostri nonni ad oggi

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L`evoluzione dei mercati finanziari dai nostri nonni ad oggi
Il materasso che si
credeva una cassaforte
L’evoluzione dei mercati finanziari
dai nostri nonni ad oggi
Invesco Mindset
Conoscere, comprendere, creare valore
Capitolo 1 Tre generazioni di mercato a confronto I Invesco Mindset
1
Invesco Mindset è una collezione di strumenti
e supporti pensati per condividere informazioni,
esperienze, approfondimenti all’interno della nostra
comunità finanziaria. Invesco Mindset è improntato alla
creazione di un modello culturale condiviso capace di
creare valore nel tempo per i consulenti e i clienti.
Analisi sulle dinamiche dei mercati, approfondimenti
tematici sui principali market mover, aggiornamenti
periodici e puntuali: tutti gli elementi fondamentali
che caratterizzano la vision Invesco, a vostra
disposizione.
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in tutto il mondo, di cui oltre 750 tra gestori ed analisti, Invesco è
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Invesco è una “public company” quotata sulla borsa di New York (IVZ)
e grazie alla sua capitalizzazione è parte dell’indice S&P 500.
Con circa il 20% delle azioni detenuto dai dipendenti, Invesco è
un’azienda indipendente e senza alcun vincolo con gruppi bancari o
assicurativi, aspetto che le consente di operare in totale assenza di
conflitti di interesse.
Invesco è presente a Milano con un Team di 30 professionisti dedicati
alla Clientela Istituzionale, ai Gestori di Fondi, alle Reti di Distribuzione
e ai consulenti indipendenti.
* dati al 31.12.2015.
CAPITOLO 1
Tre generazioni di mercato
a confronto
p. 04
CAPITOLO 2
Rendimento?
Meglio cercarlo senza fretta
p. 10
CAPITOLO 3
Risposte semplici a esigenze
complesse: il ruolo chiave
della consulenza
p. 16
Capitolo 1 Tre generazioni di mercato a confronto I Invesco
Indice I Mindset
Invesco Mindset
3
Tre generazioni di mercato
a confronto
I Baby Boomer potevano
contare su un Paese in
forte crescita, capace
di offrire la sicurezza
del reddito fisso e un
sistema pensionistico
affidabile.
Calendario alla mano, da quando il mercato borsistico ha
conosciuto i Baby Boomer, fino all’arrivo dei Millennial passando per la cosiddetta Generazione X - sono trascorsi
solo 40 anni. Dal punto di vista dei mercati finanziari,
tuttavia, sembrano essere ere geologiche.
Il mercato italiano dal 1960 al 2014
Obbligazioni
5000
4500
4000
3500
3000
2500
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1500
1000
500
0
Azioni
PIL
Inflazione
25
20
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5
1980
1990
2000
Baby Boomer
Generazione X
Millenial
0
Fonte: Morningstar Direct, indici DMS (Dimson, Marsh, Staunton) per il mercato
obbligazionario, azionario e l’inflazione. Dati World Bank per il Prodotto interno
lordo (GDP). I grafici azionari e obbligazionari rappresentano la crescita di 100 euro
dal 1960 al 2014, investiti sugli indici DMS (asse di sinistra). Il grafico dell’inflazione
è la serie storica degli indici DMS (asse di destra).
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Invesco Mindset I L‘evoluzione dei mercati finanziari dai nostri nonni a oggi
Gli anni 80: un mondo sicuro per i Baby Boomer?
I nati dopo la Seconda Guerra (i Baby Boomer) hanno
vissuto una fase di grande serenità a livello socioeconomico, facendo affidamento sulla sicurezza del reddito
fisso, su di un ottimo rapporto rischio/rendimento delle
azioni e sulla garanzia della pensione.
L’Italia del dopoguerra era un Paese in crescita e pieno di
prospettive, con alcune eccellenze aziendali che trainavano
lo sviluppo del benessere. Gli anni 80, infatti, sono stati
caratterizzati da un elevato ricorso al mercato da parte dei
principali gruppi quotati (ad esempio in Italia, Pirelli, Fiat,
galassia De Benedetti e Montedison) che sulla spinta dei
consistenti rialzi azionari cercavano in Borsa i capitali
necessari per finanziare grandi acquisizioni nazionali e
internazionali.
Gli anni 80 hanno visto una
grande euforia sui mercati,
dovuta alle grandi aziende
italiane che in Borsa cercavano
capitali freschi per finanziare
strategie di espansione
nazionali ed internazionali.
Il mercato ha così ha conosciuto periodi molto positivi
soprattutto a partire dalla metà del decennio, quando il
rendimento medio annuo reale delle azioni si attestava
intorno al 14%: nel 1986, in particolare, l’euforia era
incontrollabile.
A Milano l’indice generale era salito di oltre il 200% e molte
nuove società chiedevano di quotarsi, aumentando la
numerosità del listino da 160 a oltre 200 compagnie.
Questa grande spinta da parte delle aziende portò un
mercato fino ad allora poco regolamentato a scontrarsi con
il tema normativo, la cui evoluzione da un lato consentiva
per la prima volta l’ingresso ai piccoli risparmiatori, dall’altro
però ha contribuito a smorzare gradualmente gli entusiasmi
finanziari.
Già dal 1987, infatti, il mercato fa i conti con una forte
correzione dei corsi azionari - dovuta anche alla repentina
ascesa della Borsa registrata fino ad allora - seguita poi da
un periodo di stasi alternato da ulteriori flessioni, che ha
visto solo nel 1997 il rendimento dei titoli tornare ai livelli
del 1986.
La rivoluzione normativa
di fine decennio permise ai
piccoli risparmiatori di investire
in Borsa, ma contribuì anche
a smorzare un’euforia che
sembrava incontrollabile.
I Baby Boomer, quindi, sono la prima generazione che si
affaccia nel mondo degli investimenti in un contesto però
di crescita per l’intero Paese e di sicurezza personale. Non
Capitolo 1 Tre generazioni di mercato a confronto I Invesco Mindset
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per caso, infatti, il risparmiatore tipo degli anni Ottanta
possedeva generalmente una casa di proprietà, investiva
principalmente in Titoli di Stato Italiani e poteva contare su
una pensione pubblica, basata sul metodo retributivo, capace
di garantirgli una vita serena in età avanzata.
Gli anni 90: la Generazione X e i nuovi rischi
La Generazione X si trova
ad operare sui mercati in un
contesto caratterizzato da fasi
di boom alternate a grandi
crisi, prima tra tutte la sfiducia
crescente nei titoli governativi.
Nonostante il salto di qualità nella regolamentazione del
mercato mobiliare, gli anni ‘80 e i primi anni ‘90 vengono
considerati gli anni delle alchimie finanziarie e di quelle
che Salvatore Bragantini, protagonista della vita finanziaria
italiana e noto fustigatore dei cattivi costumi di Borsa, ha
definito “horror story” del “capitalismo all’italiana”. Erano
anni in cui gli interessi dei piccoli azionisti venivano messi in
secondo piano rispetto a quelli dei soci forti.
Ecco il contesto che ha visto operare in Borsa i nati dopo
il 1964 (la Generazione X): anni caratterizzati da fasi di
boom alternate a grandi crisi, da un’accentuazione dei rischi
e da un’erosione nella fiducia nei trattamenti pensionistici
pubblici.
Gli anni ’90, soprattutto la seconda metà, verranno ricordati
da molti investitori come quelli delle grandi incertezze e dei
nuovi rischi finanziari.
I crescenti squilibri tra
deficit pubblico e bilancia
commerciale verso l’estero
iniziano a porre dubbi sulla
sostenibilità dei debiti statali,
ponendo così le condizioni
per i default degli anni
seguenti, primo tra tutti quello
argentino.
L’economia globale inizia a scricchiolare sotto il peso dei
crescenti squilibri degli stati sia nel debito pubblico sia nei
rapporti con l’estero, creando le condizioni per minare la
fiducia nella sostenibilità del debito complessivo e diverse
pressioni sui tassi di cambio, sui tassi di interesse e sul
livello dei prezzi.
In questo periodo gli investitori sono costretti a fare i conti
con diverse crisi: Messico nel 1994-1995, Sud est asiatico
nel 1997, Russia nel 1997-1998, Brasile nel 1998-1999.
Con il nuovo millennio, irrompe sui mercati il caso
Argentina. Molti, anche in Italia, si leccano ancora oggi
le ferite: il 95% circa dei titoli argentini circolanti nella
penisola era detenuto da investitori privati e l’85% di questi
era costituito da obbligazioni governative.
La percezione di affidabilità di un emittente sovrano e gli
alti rendimenti offerti possono spiegare l’ampia diffusione
dei “tango bond” presso la clientela retail italiana.
Ma il rendimento elevato rifletteva anche la rischiosità
dell’investimento.
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Invesco Mindset I L‘evoluzione dei mercati finanziari dai nostri nonni a oggi
Ossigeno per gli investitori arriva fra il 1998 e il 2000,
quando si è registrato un nuovo periodo positivo per il
mercato azionario alimentato dalla fase espansiva del ciclo
economico ma, soprattutto, dalla cosiddetta febbre delle
dot.com che ha creato una bolla delle quotazioni dei titoli
tecnologici legati all’informatica e all’utilizzo di Internet.
Al tonfo dei titoli di stato si
contrappone un nuovo boom
azionario grazie alla “febbre
delle dot.com”, che spinge
gli investitori a ritornare ad
investire in Borsa.
Nel triennio, infatti, il rendimento reale delle azioni è
stato pari a quasi il 30% e ha contribuito ad aumentare
l’attrattività degli investimenti azionari.
Ma in questo scenario, come si è mossa la Generazione X?
Facendo i primi conti con il concetto di rischio. L’investitore
degli anni 90 alleggerisce la propria quota in titoli del
governo a causa della sfiducia nei titoli di Stato, predilige
investimenti in fondi comuni per bilanciare una pensione
pubblica che non offre più le garanzie di un tempo e cerca
il rendimento nel mercato azionario.
La Generazione X è la prima
a fare i conti con il concetto di
rischio e comincia a prediligere
la sicurezza rispetto al
rendimento.
Gli anni 2000: Millennial in cerca di una guida
Che qualcosa sui mercati stesse ancora mutando lo si è
capito agli inizi del 2001, quando la bolla delle dot.com
scoppia e contagia al ribasso anche le azioni di altri settori
più tradizionali.
Come se non bastasse, nello stesso anno l’attentato
alle Torri Gemelle scatena forti tensioni e turbolenze in
tutto il mondo, e quindi anche sui mercati finanziari: nel
complesso, il biennio 2001 – 2002 ha visto crollare il valore
reale delle azioni di quasi il 70%.
I Millennial devono fare i conti
con uno scenario che vede
scarseggiare le possibilità di
rendimento ed è in continua
evoluzione, purtroppo non
sempre positiva.
I nati dopo il 1980, definiti Millennial, si trovano così alle prese
con un mondo finanziario dove i rendimenti scarseggiano e
dove, rispetto al passato, occorre fare affidamento su nuove
e diverse strategie per cercare di assicurarsi un tenore di vita
accettabile una volta finito di lavorare.
La nascita dell’euro, nel 2002, ha contribuito a riequilibrare,
almeno in parte, lo scenario finanziario globale favorendo
l’integrazione del mercato dei capitali europeo.
Uno dei principali riflessi di questo fenomeno è stata la
forte crescita del mercato obbligazionario corporate, perché
una moneta unica per tutti i paesi ha reso più semplice
acquistare debito di aziende estere.
Nel biennio 2001/2002 il
valore reale delle azioni è
crollato di quasi il 70%.
Capitolo 1 Tre generazioni di mercato a confronto I Invesco Mindset
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L’arrivo dell’euro ha aiutato lo
scenario finanziario globale,
ma anche posto le basi per
nuovi scandali legati alle
obbligazioni corporate come
Cirio e Parmalat.
Tuttavia, questa scelta ha avuto anche conseguenze
dolorose per alcuni investitori: si affaccia sui mercati una
stagione di grandi scandali societari, frutto di frodi realizzate
con la compiacenza delle società di revisione e degli organi
di controllo interni.
Negli Usa hanno fatto scalpore i casi Enron e Worldcom,
mentre in Italia sono tristemente famosi i default Cirio e
Parmalat. Queste aziende, approfittando dello sviluppo del
mercato corporate obbligazionario, collocavano ingenti
prestiti obbligazionari presso investitori istituzionali
internazionali i quali, a loro volta, vendevano agli
investitori retail.
Nel triennio 2003 / 2006
le politiche espansive delle
banche centrali e l’espansione
del credito a livello locale
hanno favorito un nuovo rialzo
dei mercati e un forte sviluppo
dei settori del private equity,
degli hedge fund e delle
operazioni di acquisizione e
fusione.
Dal 2003 alla fine del 2006 ha preso avvio una nuova fase
positiva del mercato azionario che è stata il riflesso non
solo di condizioni macroeconomiche favorevoli, ma anche
di politiche monetarie fortemente espansive che hanno
portato a un robusto aumento del credito e degli attivi del
settore bancario in tutte le principali economie avanzate,
oltre che uno sviluppo intenso dei settori del private
equity, degli hedge fund e delle operazioni di acquisizione
e fusione.
Ma la ricerca di rendimenti elevati, come in passato, ha
un prezzo. Il contesto di tassi reali molto bassi o negativi,
insufficienti a generare rendimenti significativi, ha
alimentato la domanda di titoli strutturati e determinato una
fortissima crescita, soprattutto negli Usa, di operazioni di
cartolarizzazione di mutui e altri attivi bancari.
Nel 2007 la continua ricerca
di alti rendimenti in uno
scenario dominato da tassi
bassi presenta il conto
partendo dai mutui subprime
fino ad arrivare al fallimento
di diverse merchant bank e ad
alla più severa recessione dal
dopoguerra.
E, agli inizi del 2007 questo prezzo viene pagato: i problemi
nel settore cartolarizzazioni emergono con i subprime negli
USA e terminano con il fallimento delle maggiori merchant
bank americane (in primis Lehman Brothers) e lo scoppio di
una crisi finanziaria che ha causato la più severa recessione
economica dal dopoguerra.
Il resto della storia è noto, con nazionalizzazioni e salvataggi
bancari negli Usa e in molti paesi europei che hanno portato
a una espansione del debito pubblico e una prolungata crisi.
In questo quadro i Millennial non sembrano sapere
esattamente come muoversi e cercano una guida che li
porti ad avere una nuova consapevolezza del valore del
risparmio per i loro progetti futuri.
Ma, pur dovendo confrontarsi con lo scenario più complesso
degli ultimi 40 anni, gli investimenti dei Millenial sembrano
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Invesco Mindset I L‘evoluzione dei mercati finanziari dai nostri nonni a oggi
in linea con quelli delle generazioni passate, cercando di
evitare il più possibile il rischio e avendo come obiettivo la
conservazione e valorizzazione del capitale.
Da un’indagine compiuta da Assogestioni emerge che
il 38,7% degli under 35 opta principalmente per i fondi
obbligazionari, mentre per i flessibili circa un terzo di loro
(34,8% degli under-26, 31,7% tra i 26-35enni): numeri in
linea con il resto del mercato. I Millennial si distinguono
dalla media del mercato quando si parla di fondi di
liquidità e strumenti azionari: il 6% dei 26-35enni sceglie
la liquidità, contro una media del 4,7%. Quando si parla di
patrimonio investito in prodotti equity, invece, mostrano un
atteggiamento più prudente dedicando a questa soluzione
solo l’8% del proprio investimento (al di sotto della media).
I Millennial non sembrano
sapere esattamente come
muoversi in questo contesto e
sono alla ricerca di una guida
che li supporti.
In termini di ripartizione della ricchezza, il Millennial ha
abbondante liquidità nei depositi bancari e almeno una
polizza vita. Ha ritrovato l’interesse per i fondi comuni dopo
gli anni bui della crisi finanziaria e ha ridotto sensibilmente
la quota di debito pubblico in portafoglio.
I Millennial investono cercando
di evitare il rischio, preferendo
fondi comuni ed emissioni
bancarie, ritenute più sicure
anche alla luce del fatto che
spesso usano gli
istituti come veri salvadanai
dove lasciare abbondante
liquidità.
Le azioni rimangono una piccola parte del suo portafoglio,
mentre le emissioni bancarie hanno avuto un boom negli
anni 2010-2012 per poi ridimensionare la loro quota
nell’ultimo periodo.
La nuova tendenza è l’investimento socialmente
responsabile, mentre è sempre scarsa l’attenzione verso
i prodotti previdenziali.
Bibliografia
La ricchezza delle famiglie italiane n. 69, 2015, Banca d’Italia
Il mercato italiano del risparmio gestito, novembre 2015, Assogestioni
“I sottoscrittori di fondi comuni italiani”, Quaderno n. 3/2015, Assogestioni
Capitolo 1 Tre generazioni di mercato a confronto I Invesco Mindset
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Rendimento?
Meglio cercarlo senza fretta
BoT, buoni postali,
qualche fondo per i più
evoluti e la sicurezza
della pensione pubblica.
è questo l’immaginario
portafoglio dei Baby
Boomers: perché cercare
altro quando i cosiddetti
“pasti gratuiti”, ossia
le attività prive di
rischio, nutrivano in
abbondanza?
Sono i tempi in cui il BoT a sei mesi (Buono ordinario del
Tesoro) rendeva oltre il 10% e il rating dell’agenzia Standard
& Poor’s sull’Italia era pari ad AA, ampiamente all’interno
dell’universo dei titoli di debito di buona qualità.
Difficile crederci per i nipoti dei Baby Boomers, che hanno
conosciuto un’Italia a un passo dalla bancarotta, un BoT
che rende un magro 0,06% e un giudizio sul Belpaese pari
a BBB, un gradino sopra il livello spazzatura. Con i tassi
europei vicini allo zero, tenere i soldi sotto il materasso o
in investimenti di breve termine non permette neppure di
coprire la seppur bassa inflazione (+0,1% nel 2015, fonte
Istat).
In altre parole, la liquidità oggi è un rischio più che
un’opportunità. Il pericolo più grande è mancare il proprio
obiettivo finanziario, perché per chi ha un orizzonte di
lungo periodo tenere molti soldi in strumenti a bassa
volatilità (e quindi ottenere rendimenti minimi) aumenta il
rischio di non risparmiare a sufficienza per la pensione o
per altre esigenze come l’acquisto di una casa.
Negli ultimi cinque anni, infatti, i fondi monetari in euro
disponibili in Italia hanno reso mediamente lo 0,3% annuo
(al 30 dicembre 2015) contro un’inflazione media annua
pari all’1,6%. L’investimento in liquidità, quindi, non ha
protetto il potere di acquisto della moneta.
Tra shock e boom dei listini
La Generazione X è la
prima a fare i conti con uno
scenario più movimentato,
caratterizzato da boom e
shock dei listini ma anche
capace di trasformare le fasi
di volatilità in opportunità.
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Dimentichiamo i sonni tranquilli dei nostri nonni ed
entriamo insieme alla Generazione X nell’arena dei mercati
finanziari, uno scenario che naviga tra i boom e gli shock
dei listini azionari, con meno certezze del passato e con la
consapevolezza che i rischi esistono, ma le fasi di volatilità
possono diventare opportunità.
Come?
Per comprenderlo basta citare alcuni esempi su come si sono
comportate le diverse attività finanziarie dal 2000 a oggi:
15 anni fa il miglior investimento erano le materie prime,
nel 2014 sono state il peggiore in assoluto.
Invesco Mindset I L‘evoluzione dei mercati finanziari dai nostri nonni a oggi
All’inizio del nuovo millennio pochi sarebbero stati disposti a
comprare un fondo azionario emergente, eppure in sette dei
successivi 15 anni, questa asset class si è confermata come
la più redditizia.
Ancora, chi nel 2008 avesse scelto i titoli di stato
governativi, avrebbe evitato il crollo delle Borse
internazionali seguito alla crisi dei mutui subprime
americani, ma avrebbe perso il rimbalzo dell’azionario nei
due anni successivi.
Cosa possiamo imparare da questi esempi?
La prima lezione è che inseguire il rendimento non è una
buona strategia, la seconda è che non si possono tenere
tutte le uova nello stesso paniere.
Questi principi sono ormai entrati a far parte del bagaglio
di cultura finanziaria della maggior parte degli investitori
contemporanei.
Le nuove parole chiave degli investimenti
Per i Millennial che solo oggi si affacciano sul mondo degli
investimenti, il quadro appare ancora più complesso, perché
sono cresciuti in un periodo di recessione e forti shock
finanziari.
Il crack di Lehman Brothers nel 2008 e la crisi del debito
sovrano in Europa nel 2011 hanno fatto emergere i limiti di
una diversificazione degli asset tradizionali in portafoglio in
base alla loro tipologia.
Per i Millennial oggi il quadro
è ancora più complesso,
perché recessione e forti
shock finanziari hanno creato
uno scenario decorrelato che
chiede un nuovo approccio
all’investimento.
In presenza di tali crolli, infatti, i rendimenti di azioni e
obbligazioni tendono a seguire un trend comune.
Come dimostrano le tabelle seguenti dei coefficienti di
correlazioni tra le principali categorie Morningstar azionarie
e obbligazionarie, nel 2011 gran parte delle asset class
hanno avuto alti livelli di correlazione (tasselli in blu) a
differenza di quanto accade nel 2014.
Capitolo 2 Rendimento? Meglio cercarlo senza fretta I Invesco Mindset
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Legenda asset class:
1- Corporate Bond Euro
2- Diversified Bond Euro
3- EUR Government Bond
4- High Yeld Bond Euro
5- Inflation-Linked Bond Euro
6- Flexible Bond Euro
7- Diversified Bond USD
8- Global Emerging Markets Bond
2011: un mondo correlato
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9- Europe Large-Cap Blend Bond
10- Eurozone Large-Cap Bond
11- Japan Large-Cap Equity
12- US Large-Cap Blend Equity
13- Asia-Pacific ex-Japan Equity
14- Latin America Equity
15- Emerging Europe Equity
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2014: le asset class ballano da sole
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Valori di correlazione
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-0,5 / -1
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Ma se ieri la diversificazione era fatta sostanzialmente tra
due sole asset class (le azioni e le obbligazioni), oggi in un
mondo di shock e boom è necessario allargare il proprio
orizzonte.
Per costruire un portafoglio efficiente in questo scenario
sono due i concetti fondamentali: decorrelazione
(ossia scelta di titoli il meno possibile legati tra loro) e
ampliamento dell’universo di riferimento.
In più deve essere considerata anche la variabile
temporale, dato che le dinamiche del mercato cambiano e
un’allocazione ottimale in un dato momento potrebbe non
esserlo più successivamente.
Portafogli di nuova generazione
Il vocabolario finanziario di un Millennial si è così
arricchito di nuovi termini che suo nonno potrebbe non
capire, come spread, high yield, Etf, ecc. Ma una di
queste in particolare rappresenta più di tutte il cambio
strategico dell’investitore: rischio.
È proprio il concetto di rischio
ad essere cambiato: se prima
i cigni neri erano rari, adesso
gli investitori hanno capito
che possono essere molto più
frequenti rispetto al passato.
Prima di Lehman Brothers, i cosiddetti black swan (cigni
neri), ossia quegli eventi imprevedibili che provocano forti
shock di mercato, erano rari. Dopo il crack della banca
d’affari è invece apparso chiaro che i black swan sono
molto più frequenti di quanto si pensasse in passato.
Cambia così l’approccio verso il rischio: se in passato
era da evitare, oggi è diventato un fattore da gestire
attivamente. Ma, prima di parlare delle strategie più
indicate per farlo, occorre fare un’importante distinzione
tra volatilità e rischio.
Warren Buffett, uno degli investitori più famosi sulle
piazze internazionali, ad esempio ritiene che il rischio
debba essere misurato solo attraverso la probabilità che
un investimento, durante l’orizzonte temporale previsto,
possa causare al suo proprietario una diminuzione di
potere d’acquisto. In base a questa visione, i valori di un
asset sono liberi di fluttuare e non essere pericolosi fino
a che sono in grado di mantenere o aumentare il potere
d’acquisto dell’investitore.
Capitolo 2 Rendimento? Meglio cercarlo senza fretta I Invesco Mindset
13
Un nuovo approccio al
rischio deve essere pianificato
combinando strategie e
prodotti diversi, capaci di
svincolare l’andamento del
fondo da quello del mercato.
L’attenzione si sposta così dalle asset class ai fattori
di rischio che, tradotto in processi di investimento,
significa migliorare i profili di rischio e rendimento del
portafoglio con l’obiettivo di svincolare l’andamento
del fondo da quello del mercato: un risultato oggi
perseguibile, per esempio, attraverso strategie passive
indicizzate a benchmark non a capitalizzazione, oppure
con l’affiancamento ad orizzonti d’investimento di lungo
periodo di approcci più flessibili sul breve, anche con l’uso
di derivati.
L’immagine che meglio descrive la nuova, doppia anima
del portafoglio moderno è quella dello yin e dello yang:
così come il simbolo rappresenta l’interdipendenza di
una relazione tra due elementi capaci di formare un
tutto, allo stesso modo descrive bene i nuovi rapporti tra
investimenti convenzionali ed alternativi e del rischio/
rendimento all’interno del portafoglio.
Il vocabolario finanziario dei
Millennial si è così arricchito di
nuovi termini sconosciuti alle
precedenti generazioni come
spread, high yield, Etf, ecc..
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Senza investimenti alternativi, infatti, la nozione di
investimento “convenzionale” non esisterebbe, e
viceversa. Ugualmente, senza rischio non si può ottenere
rendimento e la ricerca di performance si accompagna
sempre all’assunzione di un rischio. Questi elementi sono
diventati parti imprescindibili di un buon portafoglio e
delle sue performance. Spostarsi da una tipologia all’altra,
inseguendo solo i rendimenti, è un modo sbagliato di
gestire l’investimento.
Invesco Mindset I L‘evoluzione dei mercati finanziari dai nostri nonni a oggi
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Risposte semplici a esigenze
complesse: il ruolo chiave
della consulenza
Le banche e le reti di
consulenti finanziari
sono interessate da due
profondi cambiamenti,
il primo è generazionale,
il secondo tecnologico.
Entrambi, tuttavia,
impongono una
trasformazione del
modo di lavorare e
relazionarsi con il cliente.
Oggi, per rispondere alle esigenze dei Millennial che si
affacciano sul mondo degli investimenti, gli intermediari
spingono l’acceleratore sull’online e il mobile-banking.
Una delle sfide più grandi è quella di creare con loro
un’esperienza positiva che possa instaurare un rapporto di
fiducia di lungo periodo in un contesto che, al contrario,
favorisce gli spostamenti. Negli ultimi anni, infatti, sono
aumentati i punti di contatto tra le banche e i clienti e alle
pubblicità tradizionali, grazie a Internet e ai social media, si
sono affiancati nuovi linguaggi, messaggi e canali.
La nuova generazione e le dimensioni della multicanalità
Il Millennial oggi è un
cliente attivo, propenso alla
consulenza ma consapevole
delle possibilità offerte dalla
multicanalità.
I Millennial sono autonomi e tendono a fare da sé, sia nella
vita privata sia negli affari: sono aperti alla consulenza
per gli investimenti, ma la richiesta è di un alto livello
di servizio e contatto e un accesso in tempo reale alle
informazioni. Tutte esigenze che trovano risposte grazie
alla multicanalità.
Ma quali sono le caratteristiche principali di una reale
piattaforma multicanale?
1. IMMEDIATEZZA DELL’INFORMAZIONE
I clienti devono poter in qualsiasi momento avere a disposizione la situazione del
conto corrente e patrimoniale aggiornata, anche attraverso i siti (facili da usare) o le
App per gli smartphone e i tablet.
2. COERENZA DELL’INFORMAZIONE
La fotografia patrimoniale data all’investitore deve essere identica in tutti i canali, sia
che a fornirla sia il consulente finanziario, lo sportello della banca, il web o la App.
3. SERVIZIO PERSONALIZZATO
Il cliente ottiene il massimo nel rapporto con il consulente finanziario, ma sistemi
di alert relativi ai movimenti di conto corrente o alla posizione patrimoniale sono
ugualmente importanti.
4. WEB COLLABORATION
Il cliente ha a sua disposizione più canali per dialogare con il proprio consulente in
modalità real time, grazie all’utilizzo di video chat, social media e altri strumenti digitali.
5. COMPLETEZZA DELL’INFORMAZIONE
Il cliente deve ricevere tutte le informazioni che lo supportino nel prendere decisioni
ed effettuare le relative operazioni.
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Invesco Mindset I L‘evoluzione dei mercati finanziari dai nostri nonni a oggi
I nuovi canali digitali non cannibalizzano i vecchi, anzi, al
contrario, possono liberare risorse per i servizi a maggior
valore come la consulenza. Nonostante lo sviluppo
tecnologico, tuttavia, il rapporto personale tra consulente
e cliente continua ad avere un’importanza fondamentale,
perché in esso risiede il valore aggiunto che può fare la
differenza tra un intermediario e un altro.
Il valore aggiunto del consulente
Bravura del gestore e caratteristiche personali
dell’investitore finale spiegano solo in parte le scelte
finanziarie.
Sono diversi gli studi di finanza comportamentale che
dimostrano come la figura del consulente finanziario dica
molto di più sul tipo di portafoglio scelto dal risparmiatore
che la semplice composizione di quest’ultimo.
L’ampiezza dell’offerta di
investimento di oggi rende
fondamentale il ruolo della
consulenza perché più scelta
esiste, più è facile essere
disorientati e perdere di vista i
propri obiettivi d’investimento.
Una delle ragioni principali è la vastità e complessità
dell’offerta, che oggi è possibile stimare in circa
4.000 - 4.500 fondi diversi.
Se l’ampiezza è un bene perché aumenta le opportunità di
scelta, essa può anche disorientare, rendendo complesso e
faticoso ogni processo decisionale.
Da qui l’importanza di avere dei filtri o dei principi-guida che
permettano di fare una selezione, siano essi virtuali oppure
“umani”, ossia frutto dell’interazione tra il consulente e il
cliente. Per un risparmiatore, un buon risultato non dipende
solo dalla scelta di buoni fondi, ma anche dai consigli e dal
supporto ricevuto dal consulente per le scelte di portafoglio.
In finanza, “alfa” indica l’excess return che una scelta
specifica di investimento ha prodotto (quali azioni comprare,
quali obbligazioni, quali fondi) e “beta” spiega i fattori di
rischio.
La variabile “gamma” è tutto il resto che aiuta a
quantificare tutto quello che si può fare per supportare
qualcuno a raggiungere il proprio obiettivo finanziario.
In una sola parola, la consulenza.
Con “gamma” si introduce
in finanza la variabile
rappresentata dalla
consulenza, oggi allo stesso
piano dei fattori di rischio
(beta) e del ritorno in eccesso
(alfa).
Capitolo 3 Risposte semplici a esigenze complesse: il ruolo chiave della consulenza I Invesco Mindset
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Dalla vendita alla consulenza
Accanto ai cambiamenti tecnologici e generazionali,
dunque, c’è una terza evoluzione, più silenziosa, ma non
meno profonda.
A differenza del passato, il compito del consulente passa
dalla “selezione del migliore fondo” a “motivare alla miglior
condotta nella gestione delle proprie finanze”.
La scelta del prodotto più adatto alle esigenze del cliente
è solo uno degli aspetti della consulenza, ma non è
l’unico necessario per raggiungere gli obiettivi finanziari.
Un investitore con cattive abitudini, come per esempio
inseguire i trend di Borsa, otterrà risultati deludenti anche
selezionando il top della gamma. Il consulente, dunque,
deve adottare un approccio più olistico.
Il nuovo ruolo della consulenza
è supportare gli investitori,
modificandone anche i
comportamenti finanziari in
base agli obiettivi che si sono
prefissati per il futuro.
Il concetto di “gamma” è proprio questo: andare oltre
l’asset allocation e la selezione dei titoli per modificare il
comportamento degli investitori in modo che raggiungano
effettivamente i loro obiettivi finanziari, supportandoli
attivamente nel rendere efficiente il portafoglio dal punto
di vista finanziario, ad adottare un approccio strategico
e non tattico, a gestire il patrimonio tenendo conto della
capacità di rischio (non solo della propensione), a stabilire
un percorso previdenziale che permetta di mantenere un
adeguato livello di benessere anche in tarda età.
Previdenza ed eredità
Oggi, uno dei segmenti più sfidanti per i consulenti
finanziari è quello previdenziale. Infatti, i tradizionali
modelli di risparmio e consumo nella fase di vita postlavorativa non funzionano più e diversi studi condotti a
livello internazionale mostrano che i pensionati continuano
a risparmiare anche in età avanzata, soprattutto quelli che
devono contare più sulle forme complementari e sul proprio
patrimonio rispetto all’assegno pubblico.
I due ambiti più sfidanti
per i consulenti sono senza
dubbio quello previdenziale e
quello successorio, ossia due
tematiche complesse dove la
consulenza diventa un vero
fattore di successo.
Lo schema tradizionale che prevede l’accumulo durante
gli anni lavorativi e il successivo de-cumulo non risponde
più alla realtà contemporanea. Diversi fattori, tra cui
l’innalzamento dell’età media, la necessità di cure mediche e
l’incertezza sui mercati, fanno sì che i pensionati continuino
ad investire, in particolare nei primi anni post-lavorativi.
Inoltre, non tutti i portafogli possono essere usati per
generare reddito: se un pensionato ha un patrimonio
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esiguo, sarà più propenso a tenerlo per le spese di prima
necessità, mentre con maggiori disponibilità è possibile
pensare a utilizzarne una parte per l’investimento e la
generazione di reddito futuro.
Oltre a quello previdenziale, l’altro ambito che sfida i
consulenti finanziari è quello successorio, che comprende
aspetti di ottimizzazione fiscale (in un contesto normativo
in continua evoluzione), di pianificazione successoria e di
gestione delle eredità da parte dei beneficiari.
Quest’ultimo elemento è tanto importante quanto i
precedenti per far sì che quanto si riceve non sia dissipato,
ma che duri nel tempo e serva a raggiungere i propri
obiettivi finanziari.
Nell’immaginario comune, le pratiche successorie
riguardano avvocati e notai, mentre si presta poca
attenzione alla gestione finanziaria, che è ugualmente
importante e richiede il supporto di un professionista degli
investimenti capace di interfacciarsi con tutta la famiglia.
Un aspetto particolarmente delicato è la successione
imprenditoriale, che nella concezione tradizionale delle aziende
familiari è considerato un fattore destabilizzante e, allo stesso
tempo, un passaggio automatico “di padre in figlio”. Nella
complessità del mondo di oggi, tuttavia, questo evento va
gestito in modo da non compromettere la sopravvivenza
dell’impresa e deve essere misurato in base alle performance
della società a seguito della transizione, piuttosto che su
aspetti personali del predecessore e del successore.
In conclusione, in un mondo della consulenza finanziaria
attraversato da profondi cambiamenti, il concetto di
“gamma” può rappresentare il nuovo modo di relazionarsi
con il cliente, con l’obiettivo primario di aiutarlo a
raggiungere i suoi obiettivi finanziari.
Il consulente stesso deve
capire che i clienti di oggi non
sono e non saranno mai come
quelli di ieri.
è il valore aggiunto che la tecnologia da sola non può dare,
ma è anche l’essenza di un nuovo rapporto, più olistico,
che comprende le tematiche previdenziali e successorie
e tiene conto dei fenomeni demografici, primi fra tutti
l’invecchiamento della popolazione, l’allungamento della vita
media e le trasformazioni negli stili di vita per cui, a parità
di età, non esiste più un portafoglio per “tutte le stagioni”.
Il 40enne o 65enne di oggi non è quello di vent’anni fa e
non sarà lo stesso negli anni futuri.
Bibliografia
La ricchezza delle famiglie italiane n. 69, 2015, Banca d’Italia
Il mercato italiano del risparmio gestito, novembre 2015, Assogestioni
“I sottoscrittori di fondi comuni italiani”, Quaderno n. 3/2015, Assogestioni
Capitolo 3 Risposte semplici a esigenze complesse: il ruolo chiave della consulenza I Invesco Mindset
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