IL DIRITTO ALL`ABITARE A CINISELLO BALSAMO

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IL DIRITTO ALL`ABITARE A CINISELLO BALSAMO
IL DIRITTO ALL'ABITARE A CINISELLO BALSAMO
- febbraio 2016 ALCUNI DATI SU CINISELLO BALSAMO
Cinisello Balsamo è il 4° comune in Lombardia per numero di domande di alloggio
popolare e uno dei primi 50 su 1546 della Regione che vive il problema
dell'emergenza abitativa. Ad oggi nelle graduatorie si contano 1000 domande di
alloggio e circa 20 assegnazioni l'anno. Sul territorio cinisellese si contano un totale
di 34.568 UNITA' ABITATIVE (pubbliche, private, cooperative), di cui 5.568 SFITTE: Il
16 %. Il Movimento Casa ha costruito una mappa per visualizzare meglio i luoghi
della città dove si trovano gli alloggi non occupati. In alcuni casi si tratta quasi di
interi palazzi dove il numero degli appartamenti vuoti sale a 50 o 60 alloggi.
Di questo patrimonio 1,1% è di proprietà comunale (circa 390 alloggi) e 1,9% di
proprietà ALER (circa 690 alloggi) per un totale di 1.080 alloggi E.R.P, il 3,3%.
E di questo patrimonio, recenti notizie dicono che il Comune abbia deciso di alienare
(svendere) alcuni appartamenti, qualche decina... forse per riaquistarne altri da
mettere in uso, forse solamente per fare cassa. Con altri stabili, già in passato, è
avvenuto lo stesso. Dal 2011 ad oggi è aumentato il numero degli SFRATTI
convalidati ed eseguiti, 60 nel 2014. E' invece diminuito il numero di rinvii prima
dell'esecuzione dello SFRATTO. Attualmente sono circa 60-65 le famiglie con
un'ingiunzione di sfratto pendente. Siamo consapevoli che a Cinisello B. non sono
principalmente le case pubbliche ad essere sfitte e abbandonate, ma siamo
consapevoli anche che la percentuale di edilizia pubblica non è affatto rispondente ai
bisogni e alle condizioni economiche dei cittadini che vivono in questa città; così
come sul piano nazionale la percentuale italiana di E.R.P. non è paragonabile ai livelli
di altri paesi europei, il 3,5% in Italia e più del 20% in Francia, Germania, Olanda, etc.
Siamo consapevoli che negli ultimi decenni a Cinisello B., le varie Amministrazioni
Comunali, hanno affidato il compito di rispondere ai bisogni abitativi della
cittadinanza ad altri soggetti: le Cooperative. Le cooperative edificatrici nascono a
Cinisello B. Più di 100 anni fa. Fondate sul mutuo soccorso rispondevano ai bisogni di
operai e contadini. Attualmente unificate in un'unica grande cooperativa di abitanti:
UNIABITA, una delle più grandi d’Italia, che da decenni determina l'assetto
urbanistico della città. Negli ultimi anni però è diventata una vera e propria impresa
privata con logiche, meccanismi e costi poco diversi da quelli del libero mercato. Da
tempo ormai i suoi destinatari non sono più le classi più povere del tessuto sociale
del territorio, ma non riescono ad esserlo nemmeno le classi medie impoverite e
precarie e il loro stesso sistema cooperativistico, attuale non è più sostenibile in
questo mutato contesto. L'attuale patrimonio di UNIABITA è costituito da 2.800
appartamenti, in euro 300 milioni. Oggi Uniabita ha decine di case invendute e
decine di appartamenti sfitti, il 4,7% di morosità incolpevole (percentuale
raddoppiata in un anno) ed è un soggetto privato che sfratta. È passata dal bilancio
in attivo di +173.000 € del 2013 ad un bilancio passivo di - 5.000.000 € nel 2014.
UNA STRUTTURA D'EMERGENZA IN CITTA'
Attualmente in città l'unica struttura d'emergenza destinata alle persone in grave
difficoltà economica e a seguito dello sfratto è quella di via Brodolini. Inaugurata nel
2003 e gestita dal Comune per questo scopo. Negli ultimi anni è stata però appaltata
a gestione privata alla cooperativa La Cordata con un diverso fine. Allo stesso tempo
però viene utilizzata come materasso per le famiglie che hanno ricevuto uno sfratto.
Ma anche in questi casi non propone affatto prezzi popolari (insostenibili per
famiglie che hanno subito lo sfratto e gravose pure per le casse comunali quando, in
alcuni casi, per qualche mese, partecipano pagando il 50% delle spese d'affitto per
una camera).
Gli stabili inutilizzati presenti in città non sono solo alloggi ad uso abitativo, ci sono
molte strutture in disuso che potrebbero prestarsi ad un uso di questo tipo, alcune
anche di proprietà pubblica. Una su tutte è la ex-scuola di via L.Da Vinci, occupata
simbolicamente a dicembre 2014 da alcune famiglie insieme al Movimento Casa.
Una delle accuse principali che ci furono rivolte dall'Amministrazione riguardava
l'interruzione di Servizio Pubblico, dato che una minima parte della struttura era
utilizzata per incontri protetti per minori affidati ai Servizi Sociali. Per mesi siamo
tornati sul posto per verificare il reale utilizzo di quella struttura pubblica e oggi,
dopo oltre un anno, l'abbiamo trovata chiusa, transennata e indubbiamente
totalmente inutilizzata.
C’è però, da 8 mesi a questa parte una struttura che sta rispondendo all’esigenza di
diverse famiglie di avere un tetto sopra la propria testa a seguito di sfratti e
pignoramenti. Si tratta dello Spazio 20092, liberato dal Movimento Casa di Cinisello
Balsamo nel maggio 2015 per fungere anche da struttura d’accoglienza,d’emergenza.
Occupato illegalmente, certo, non esente dal rischio di sgombero, però un esempio
di auto recupero dal basso di uno stabile vuoto ed inutilizzato da lungo tempo, come
ce ne sono tanti in città. Ed anche un esperimento di nuove forme di coinvolgimento,
partecipazione, socialità. Il Movimento Casa, una parte dell'Unione Inquilini e il
Collettivo 20092 hanno dato vita ad un patto abitativo di convivenza tra le famiglie
ospiti della struttura; stanno avviando nuove attività e laboratori aperti e partecipati
dai giovani e dagli adulti che frequentano lo Spazio; stanno immaginando le
prossime iniziative pubbliche con cui uscire in città, entrare nei quartieri e costruire
nuovi legami di solidarietà e pratiche di mutuo soccorso; promuovono aggregazione
ed iniziative culturali ed artistiche settimanalmente.
ALCUNE SOLUZIONI SAREBBERO POSSIBILI
Ormai da qualche anno ci occupiamo del tema dell’abitare insieme a chi lo vive sulla
propria pelle. Sappiamo benissimo che la cosiddetta “emergenza casa” non può
essere risolta in un attimo come se ci fosse una bacchetta magica, soprattutto da
parte di un singolo Comune. Sappiamo anche che l’attuale situazione è il frutto di
scelte politiche di lungo corso che partono da lontano, a livello internazionale,
nazionale, regionale e solo infine locale. Finché la percentuale di edilizia residenziale
pubblica resterà così bassa e in condizioni pessime perché senza manutenzione, i
prezzi degli affitti privati saranno giocoforza elevati e irraggiungibili per una vasta
fetta sociale. Finché la gestione degli alloggi popolari sarà delegata a soggetti come
Aler che fanno pagare agli inquilini le proprie malefatte, gli errori di gestione e le
speculazioni fallite, come dimostrano negli ultimi anni inchieste ed arresti. Finché le
leggi di disciplina sull’abitare saranno sul modello della nuova proposta di Legge
Regionale, in corso di approvazione in questo periodo, ci sarà sempre
un’”emergenza” da risolvere. Quest'ultima proposta di legge è un esempio, ma in
generale il discorso può essere ampliato su tutta la disciplina in materia di Servizi
Pubblici (casa, scuola, sanità...) di questi anni. È un vero e proprio modello di
gestione che prevede la svendita di una grossa percentuale di edilizia popolare,
l'investimento in controllo e repressione e non in manutenzione; l’ingresso massiccio
di privati, cooperative così come agenzie immobiliari nella gestione di una ex “cosa
pubblica”, la deviazione di fondi verso le nuove forme di edilizia “sociale”, come
l’Housing Sociale ed il canone concordato, rivolte ad un ceto medio e non certo a chi
vive il dramma degli sfratti.
Ci pare poi che in questi anni si stia cercando di mettere una pezza sul problema, in
mancanza di un piano di recupero e manutenzione di alloggi popolari, lavorando sul
supporto agli affitti, secondo una logica che privilegia più la rendita dei proprietari
piuttosto che garantire il diritto universale ad avere una casa. Vengono elargiti (o
proposti) una serie di fondi, di Servizi che dirigono l’emergenza verso la soluzione del
canone concordato o verso il sostegno a chi non riesce a pagare l’affitto. In questo
caso, se tutto va bene, si riesce a rimandare di qualche mese i vari inconvenienti ma
non a risolvere strutturalmente una situazione che, inevitabilmente, si ripresenterà...
e intanto si bruciano soldi pubblici.
Crediamo però che siano possibili interventi più determinati in grado di rispondere
ad alcuni bisogni più immediati e in prospettiva possono rappresentare un modello
virtuoso. Ci rendiamo conto che attualmente il dogma del Mercato neoliberista
renda impossibile immaginare delle misure come la requisizione degli immobili vuoti
che in passato, invece, erano attuati eccome, basti vedere il caso di Firenze sotto
l’amministrazione La Pira. Per questo crediamo che la lotta per l’abitare non possa
che coincidere con la lotta per un mondo diverso e possibile, al di fuori dei paradigmi
e dei mantra correnti, alternativo al modo di produzione capitalista.
 Innanzitutto lo strumento della lista della morosità incolpevole per tutti
coloro che hanno perso il proprio lavoro e per questo si ritrovano
impossibilitati a pagare. È un piccolo materasso, ma utile per fare rifiatare
tante famiglie.
 Inevitabilmente a fronte di una situazione che vede quotidianamente decine
di sfratti, crediamo che sia giunto il momento di concedere una moratoria
degli sfratti, in attesa di una risposta importante.
 Tutta questa percentuale di sfitto in città, con centinaia di appartamenti vuoti
è una vera e propria provocazione di fronte alle centinaia di persone che
lottano per potersi permettere un tetto sotto cui vivere. Sono necessari degli
interventi che disincentivino lo sfitto con tutti i mezzi necessari. Fare
incontrare domanda e offerta è poi un’idea valida esclusivamente nell’ottica
che sia uno strumento per garantire il diritto all’abitare, prima che la rendita
dei proprietari.
 Esistono diversi esempi di pratiche che fanno riferimento all’autorecupero ed
al recupero degli edifici abbandonati, anche quando questi nascevano per altri
usi. Possono essere una risposta, ma è necessario avere la determinazione di
fare mosse coraggiose. Esperienze di questo tipo spesso nascono
dall’autorganizzazione degli abitanti dei quartieri, in questo caso i tanti
sgomberi dimostrano l’ottusità di amministrazioni sorde al bisogno.
 Fermare la svendita delle case popolari in atto e in crescita in questi anni è un
atto di buon senso che non andrebbe neanche spiegato, in un paese in cui
l’edilizia pubblica è al 3,5% a fronte di percentuali superiori al 20% negli altri
paesi europei.
 Di fronte all’angoscia che si vive in seguito all’esecuzione dello sfratto, è
impensabile non avere delle risposte immediate, una specie di materasso
provvisorio o delegare la questione ai prezzi esorbitanti di una struttura
privata. È necessario perciò individuare ed adibire una struttura d’emergenza
che accompagni il percorso nella ricerca di soluzioni permanenti.
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F.B. Movimento Casa Cinisello