Ultimo tango al Quirinale Frontalieri a piedi Il Paschi va... a monte
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Ultimo tango al Quirinale Frontalieri a piedi Il Paschi va... a monte
Anno V - Numero 291 - Sabato 10 dicembre 2016 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Roma Esteri Storia Morta per inseguire gli scippatori Corea del Sud senza presidente Grande Guerra, eventi in tutta Italia Sarra a pag. 5 Moriconi a pag. 9 Di Giorgi a pag. 8 TRA GENNAIO E FEBBRAIO NASCERÀ IL NUOVO MOVIMENTO, DESTRA UNITA PER LA SOVRANITÀ ITALIANA. OTTIMI I DATI SUL TESSERAMENTO di Roberto Buonasorte iciamolo con chiarezza, se anche Donald Trump prima di diventare inaspettatamente presidente degli Stati Uniti d’America si è sottoposto alle primarie, è maturo il tempo di farle svolgere anche da noi. Si obietterà che negli States sono regolamentate per legge, certo, ma nessuno ci impedisce di svolgerle pur non essendo obbligatorie. D’altra parte proprio Trump, se non vi fosse stato questo strumento, difficilmente i salotti o l’establishment lo avrebbero indicato quale candidato per la Casa Bianca. Esattamente come accadrebbe da noi: avrebbero la strada sbarrata sia Matteo Salvini che Giorgia Meloni, per fare giusto due esempi. Il centrodestra, anziché litigare su quale legge elettorale approvare, convochi subito le primarie - da celebrarsi entro gennaio -, vari le regole, inviti chiunque si trova da questa parte del campo a presentarsi con un proprio programma e chiami, tutti insieme a raccolta, milioni di italiani ad esprimersi. Chiunque risulterà vincente verrà appoggiato con lealtà dagli altri. In queste ore al Quirinale stanno sfilando le delegazioni di partiti e partitini, ognuno pensa di avere la ricetta giusta; in realtà Mattarella, da vecchio democristiano qual è, sta pensando di allungare il brodo sperando che passi la nottata e si metta su un governicchio che tiri a campare, il tutto per compiacere le cancellerie e tranquillizzare Bruxelles che ovviamente è terrorizzata dal fatto che anche a Roma, dopo Washington e probabilmente Parigi, possa arrivare lo tsunami. Noi, per quanto ci riguarda, stiamo concludendo il tesseramento a La Destra in vista del congresso costituente che probabilmente terremo già nei primi giorni di febbraio. I dati sono incoraggianti. Nel nord del Paese il dato più entu- PRIMARIE SUBITO D Comunque andrà a finire ci sarà un Renzi più debole siasmante riguarda il Veneto con tutte le province in netto aumento di iscritti, con le eccellenze che riguardano Rovigo e Treviso, ma bene anche Verona e Padova. Stazionaria la situazione in Liguria con un leggero incremento a La Spezia, bene il Piemonte con l’exploit di Alessandria, andamento stabile in Lombardia con l’aumento registrato a Monza e Milano e la massiccia adesione in Friuli. In Emilia Romagna aumentano le adesioni rispetto all’anno precedente a Parma, CONSULTAZIONI: GENTILONI IN POLE POSITION Ultimo tango al Quirinale Vignola a pag. 2 Rimini e Forlì mentre in Toscana bene le province di Arezzo, Siena e Grosseto. Stabili le Marche mentre raddoppiano le adesioni a Perugia così come nelle province di Latina e Frosinone nel Lazio. Ottimo come sempre il dato della provincia di Roma, come buono risulta quello di Pescara e l’Aquila in Abruzzo. Grandi soddisfazioni arrivano dalla Puglia con le province di Bari e Foggia in testa, subito sotto Brindisi e bene anche Taranto, lieve calo di iscritti si registra invece a Lecce. Aumentano le iscrizioni in Molise e Basilicata, mentre si registra una flessione in Calabria. Buono il dato della Campania anche se disomogeneo con Napoli e Caserta che aumentano, stabile Salerno e una retrocessione nel beneventano. Buono, come sempre il dato della Sicilia, stabile quello della Sardegna con l’eccezione di Nuoro in lieve flessione. Insomma un gran lavoro da fare tutti insieme nelle prossime settimane, con gli amici di Azione nazionale e le tante persone e realtà VENTIMIGLIA: CAOS MIGRANTI PENALIZZA CHI LAVORA territoriali che in questi mesi ci hanno contattato. Avanti dunque con coraggio ed entusiasmo consapevoli che ci attende un domani forse migliore: il bullo fiorentino tra un po’ sarà solo un triste ricordo anche perché, comunque andrà a finire, sia che egli verrà reincaricato, sia che sarà lui stesso a indicare il suo successore pro tempore, avremo un Renzi più debole, dunque un’Italia più forte, e per questo non ci sarà che da festeggiare. STOP ALLA DEROGA, L’EUROPA “VEDE” IL BLUFF Frontalieri a piedi Il Paschi va... a monte Fruch a pag. 3 Zappa a pag. 4 2 8 Sabato 10 dicembre 2016 ATTUALITA’ LA CRISI POLITICA Il “compromesso” è Gentiloni Forza Italia dice no al sostegno ad un governo Pd. Si va verso l’incarico al ministro degli Esteri senza cambi di maggioranza, per andare al voto a fine primavera. Oggi ultimo giro di colloqui di Robert Vignola A veva detto di tenerlo in freddo per gli affari correnti. Ma le correnti che spirano sono di tempesta: eppure quelli del governo Renzi si sono incontrati ugualmente, a ranghi ridotti. Chissà che non si sia intravista addirittura, per ragioni di forza maggiore, la vera natura del governo (di scopo, di responsabilità nazionale o di chissà cos’altro: decidete voi) che verrà: mentre il Quirinale ospitava i colloqui con i tanti gruppuscoli parlamentari, il gioco vero si svolgeva a Palazzo Chigi. Dove il ministro degli esteri uscente Paolo Gentiloni si è recato per ben due volte nel corso della giornata, la seconda incontrando anche Pier Carlo Padoan, che si trova tra le mani la bollentissima patata di Mps, oltre al ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina. La prima invece Gentiloni ha avuto un incontro proprio con Matteo Renzi, a confermare che magari non ci sarà alcun reincarico per colui che ora è diventato “solo” segretario del Pd, ma la successione di stampo quasi dinastico con quello che è stato il titolare della Farnesina è la strada al momento più percorribile. D’altronde, da parte di Forza Italia nel corso della giornata erano arrivate da più parti dichiarazioni di chiusura nei confronti dell’ipotesi di un sostegno azzurro ad un esecutivo dalle intese più ampie della maggioranza che ha tenuto fino al 3 dicembre. “In Parlamento una maggioranza c'è già, ed è quella che ha sostenuto Renzi in questi anni”, ribadiva appunto Renato Schifani. “A quest'ultima adesso la responsabilità di sostenere un go- verno di breve durata, per consentire a tutte le forze politiche di trovare una ampia intesa su una nuova legge elettorale, omogenea nei due rami del parlamento, e ciò all'indomani del pronunciamento della Corte Costituzionale sul l'italicum”. In ciò fissando anche i tempi, quelli che a questo punto porterebbe le lancette del ritorno alle urne più avanti, diciamo a giugno. Il barricadiero Renato Brunetta faceva il resto, chiarendo che non c’è più il margine per riconoscere all’ex premier diritto di cittadinanza nella stanza dei bottoni: “Si formi un altro governo guidato dal Pd. Noi resteremo all'opposizione e certo che se ci sarà un governo che accetterà le nostre pro- poste per la gente - contro povertà e immigrazione clandestina, per un'Europa più solidale, risolvere finalmente il problema delle banche, il problema Monte dei Paschi di Siena che è ancora aperto - noi saremo pronti a fornire le nostre proposte dall'opposizione”. Ma “mai e poi mai un appoggio da parte nostra a qualsiasi governo di marca Pd”. Mentre altero Matteoli anticipa già il tema del colloquio domani al Quirinale tra il Capo dello Stato e la delegazione azzurra, guidata dal suo leader. “Berlusconi va da Mattarella sabato alle 16, insieme ai presidenti dei gruppi Romani e Brunetta. Al presidente dirà 'facciamo la legge e poi si va a votare'. L'ho visto nei giorni scorsi ad Arcore e questo e' quello che andrà a dire”. E allora oggi sotto con l’ultimo giro di consultazioni: in mattinata con Si-Sel, attesi nel pomeriggio Forza Italia con il leader Silvio Berlusconi e M5S, a chiudere il Pd per il quale saranno al Colle Luigi Zanda, Ettore Rosato, Lorenzo Guerini e Matteo Orfini. Con Gentiloni ad aspettare, altrove, una telefonata… LE CONSULTAZIONI La lista della spesa al Quirinale Legge elettorale e forma della maggioranza: le posizioni dei gruppi. Netta la Lega: il popolo non vuole Renzi-bis, al voto il prima possibile l giro di consultazioni di ieri ha dato al presidente Mattarella un quadro abbastanza eterogeneo delle indicazioni su come uscire dall’impasse post referendaria. La delegazione più importante della giornata è stata quella della Lega, salita al Colle in serata. “Il popolo vuole votare e non gradisce Renzi presidente del Consiglio. Si deve andare al voto il prima possibile”, ha detto Giancarlo Giorgetti dopo l’incontro, sottolineando che “questa è la posizione che emerge dal referendum”. Per poi ribadire un concetto espresso da Matteo Salvini fin dai primi minuti dopo la chiusura delle urne, domenica sera: “Non ci interessa la legge elettorale. Basta che si voti il prima possibile. Ci sono leggi già usate che in un sol giorno I possono essere reinserite nell'ordinamento”. Nel pomeriggio era stata la volta di Fratelli d’Italia. “Fare una legge elettorale in pochissimi giorni, entro la fine dell'anno. Quindi scioglimento a gennaio e voto entro marzo” è la road map del partito, secondo le dichiarazioni rese al termine del colloquio da Giorgia Meloni, accompagnata al Quirinale da Ignazio La Russa e Fabio Rampelli. Per il resto, però, esiste un vasto quadro che non ha fretta di mandare il popolo italiano alle urne. Il nodo è sempre quello della legge elettorale, per la quale Campanella (Si-Sel) ha auspicato “un’ampia maggioranza” in Parlamento. Ne discende anche la sostanza e l’orizzonte temporale che dovrà avere il nuovo governo che comunque Mattarella vor- Giancarlo Girogetti (Lega) rebbe varare in tempi rapidi. Favorevoli a sostenere un esecutivo ampio si sono detti i rappresentanti di una serie di gruppi numericamente non consistenti: dall’Italia dei Valori (che guarda anche al rimettere in sesto i conti) al “calderone” del Gruppo Misto (“Il Governo non ha aggettivi, è un governo e basta. È un governo da fare, e da subito, partendo dalla maggioranza che c'era e aprendo a altre forze. Non possiamo più perdere tempo”, dice il capogruppo alla Camera Pino Pisicchio), passando per Suedtiroler Volks Partei (con Daniel Alfreider a sottolineare che “occorre un governo che vari una nuova legge elettorale anche senza il verdetto della Consulta”). Insomma, le sensibilità sono diverse: Flavio Tosi di Fare non disdegna un Renzi-bis, per Franco Dellai del Centro Democratico “serve una transizione responsabile” senza smanie di voto anticipato, in questo esprimendo un pensiero non dissimile da quello di Pippo Civati, di Pos- sibile (“Siamo pronti a andare a votare, ma lo si faccia in condizioni di rispettare la volontà cittadini”). C’è anche chi guarda già al dopo elezioni, come Rocco Buttiglione dell’Udc: “Serve una legge proporzionale, la prossima SINDACATI SUL PIEDE DI GUERRA Corpo forestale: riparte la battaglia nutile dire che, a occhio e croce, la maggioranza degli italiani ha festeggiato per la caduta di Renzi. Tra le “vedove” del governo senz’altro non figurano i sindacati del Corpo Forestale dello Stato, vittima di un taglio netto, che ora si spera di scongiurare proprio alla luce degli effetti del semaforo rosso al referendum sulle riforme. "Ventidue giorni per non morire: dopo la caduta del governo Renzi fermiamo la soppressione del Corpo Forestale",è l'appello, dal tono fin troppo chiaro, lanciato ieri dalle sigle di categoria del Cfs. Con l’occasione è stata annunciata per i prossimi giorni una conferenza stampa con successivo presidio e assemblea in piazza, a Roma. "Le donne e gli uomini del Corpo forestale dello Stato non fanno 'ponte' e anche oggi restano I mobilitati per impedire che tra 22 giorni siano cancellati e soppressi", si legge in un nota congiunta di Sapaf, Ugl-Cfs, Snf, Fns-Cisl e Dirfor. "La crisi politica figlia del No al referendum costituzionale, che i forestali hanno appoggiato, rilancia la nostra battaglia - affermano i sindacati - e il nostro percorso di mobilitazione". Dunque, "martedì 13 dicembre, presso la Sala Conferenze di Montecitorio, dalle ore 10 alle 11 terremo una conferenza stampa - è detto nel comunicato - nel corso della quale illustreremo la 'road map' per fermare, in 3 settimane, questa scellerata riforma. Il giorno 15 dicembre, sotto Palazzo Vidoni, sede del Ministero della pubblica amministrazione, terremo un presidio e una assemblea di piazza dalle ore 9.30 alle ore 14.30. Noi non molliamo". legislatura deve essere quella della grande coalizione tra la sinistra democratica e i partiti che fanno riferimento al Ppe in Italia: su questo lancio un appello a Silvio Berlusconi”. Sarebbero senz’altro della partita di un governo a larga maggioranza i Socialisti di Nencini, Vaccaro di Idea e il Gal di Ferrara, secondo cui però “non aspettare le conclusioni della Corte sarebbe una violazione del principio di lealtà”. Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Capo Redattore Igor Traboni Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Sabato 10 dicembre 2016 ATTUALITA’ ENNESIMO EFFETTO COLLATERALE DEL CORTO CIRCUITO DELL’ACCOGLIENZA NEL PONENTE LIGURE Un bus chiamato desiderio I controlli al confine per bloccare i migranti penalizzano i frontalieri italiani. Iachino (Progetto Ventimiglia): “Trasporto su gomma unica soluzione, lavoratori disponibili ad accollarsi le spese” di Barbara Fruch R ischiano di perdere il posto di lavoro. Motivo? Il trasporto. Una situazione al limite del paradossale quella che coinvolge migliaia di italiani residenti nel Ponente ligure, nei dintorni di Ventimiglia. Loro hanno deciso di continuare a vivere nella loro nazione, l’Italia. Ma ad offrirgli un’occupazione è l’estero. In particolare il principato di Monaco. Ed ecco che sono costretti giornalmente a sobbarcarsi il tragitto dalla loro casa al posto di lavoro. Un viaggio che per molti è diventato un problema. L’orario, quello dei treni, spesso non gli permette di arrivare puntuali. Ai classici ‘ritardi’ si aggiunge il problema migranti: con i controlli alle frontiere, proprio per evitare che gli stranieri cerchino di intrufolarsi illegalmente nel paese d’oltralpe. Una soluzione ci sarebbe. Un servizio di trasposto su gomma che è stato già proposto, come spiega Carlo Maria Iachino, presidente e consigliere comunale di ‘Progetto Ventimiglia’. “Il bus serve a fronteggiare gli orari di alcuni lavoratori, vi è ad esempio chi prende servizio la mattina presto oppure chi stacca la sera tardi, orari che non sono compatibili con quelli dei treni. Sono costretti ad usare le macchine, ma non tutti hanno questa possibilità”. Ed ecco che, agli italiani che già hanno perso il lavoro, se ne potrebbero aggiungere gli altri. “I monegaschi già preferiscono assumere i francesi, oltre agli stessi concittadini, se a ciò si aggiungono anche le difficoltà oggettive dei nostri conterranei, la situazione diventa ancor più grave”. E poi ricorda: “Negli anni sono già stati persi parecchi posti di lavoro, sono diverse le fabbriche d’oltre confine che hanno chiuso i battenti lasciando a casa gli operai”. Le occupazioni insomma vanno salvaguardare ad ogni costo. Anche se le spese, ricorda il consigliere, verrebbero in gran parte sostenute proprio dai lavoratori. “I frontalieri sono disposti a pagare gran parte dei costi. Con un aiuto della regione si potrebbero inserire le corse, ne basterebbero alcune la mattina e alcune la sera”. Orari, puntualizza Iachino, che andrebbero poi studiati in base alle esigenze. “È ovvio che non si può pensare ad un trasposto per due o tre persone. Ma qui si sta parlando di migliaia di persone che si spostano giornalmente. Per un autobus da 50/60 posti i frontalieri sono pronti a sostenere tre quarti di spesa, pur di veder salvaguardata la loro occupazione, e pur di non sobbarcarsi un trasposto in auto, a cui poi si deve aggiungere pure il posteggio a pagamento”. Una questione che, comunque, non è nuova. In passato infatti, continua il consigliere, “se ne è occupato anche l'assessore regionale ai Trasporti Gianni Berrino”. In un comunicato pubblicato a luglio scorso infatti lo stesso Berrino, condividendo la proposta avanzata dall’amministrazione comunale di Ventimiglia, aveva sostenuto che tale servizio poteva essere “economicamente sostenibile oltre che molto utile per i nostri lavoratori” ed aveva provveduto a “inoltrare formale richiesta autorizzativa di attivazione al ministero dei Trasporti che auspichiamo possa risponderci nel più breve tempo possibile”. Tutto bene? Non proprio, almeno al momento. Quella richiesta si è arenata nei meandri della burocrazia. Ma ora pare ci sia uno spiraglio di luce. “Da voci pare che la situazione si stia sbloccando” spiega Iachino. Una situazione, ci tiene a precisare, che non coinvolge solo Ventimiglia. “Ci sono tantissimi frontalieri anche in atre zone di confine, come Como, Udine o Bolzano, solo per fare alcuni esempi”. Cittadini che decidono di continuare a vivere in Italia, anche se ciò a volte gli crea non pochi problemi. “Si tratta di persone che lavorano all’estero ma continuano a spendere in Italia – sottolinea – Qualcuno ha scelto di trasferirsi in Francia, perché gli conviene, paga meno tasse. Sono tanti gli esempi di uomini e donne, anche giovani, che hanno deciso di andarsene”. Ma il problema, rimarca, ora è anche un altro. “Chi decide di rimanere rischia il posto. E perdere il lavoro di questi tempi è drammatico, soprattutto a Ventimiglia, realtà già duramente colpita dalla crisi economica. Sono tante le attività che hanno chiuso”. A ciò, conclude il consigliere, si aggiunge anche il problema della sicurezza. “La popolazione è sofferente: rapine e furti sono frequenti”, segnala, ricordando il problema migranti che “non si accontentano di essere Carlo Maria Iachino mantenuti, non potendo andare altrove. Tentano ogni giorno di passere la frontiere ma, individuati, vengono rispediti in Italia”. In questo quadro, il Paese non è capace neppure di dare una mano ai frontalieri. Basterebbe una risposta. Che però tarda ad arrivare. L’INVITO AI COMUNI Documenti agli extracomunitari? Il Veneto dice ‘no’ Il sindaco di Oderzo: “Insufficiente basarsi sulle generalità dichiarate, non sappiamo chi sono e a gran parte di loro non sarà riconosciuto lo status di rifugiato”. E Zaia invita gli altri primi cittadini a seguire l’esempio ran parte dei migranti non hanno diritto all’asilo politico. Ma ciò si saprà solo tra diversi mesi. Intanto però, non sapendo chi sono e da dove vengono, perché dovrebbero ottenere la carta d’identità? A sollevare la questione è il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia, invitando a seguire la strada indicata dal sindaco di Oderzo (Treviso), Maria Scardellato,che ha deciso di non rilasciare il documento ai sedicenti profughi. “Questi signori sono richiedenti asilo - spiega il Governatore - Tra un anno, un anno e mezzo, avremo una risposta se sono profughi oppure no e la stati- G stica ci dice che per due su tre non ci sarà il riconoscimento dell’asilo e che sarà impossibile rimandarli a casa. Allora io mi chiedo per quale motivo dobbiamo dare una carta d’identità in mano a una persona che comunque si rischia che non sia un profugo. I profughi veri precisa - hanno le porte aperte, quelli che sono scappati dalla morte e dalla fame, non quelli che arrivano con lo smartphone in perfetta forma fisica”. Il Governatore quindi ricorda l’iniziativa della Scardellato che, contrariamente alla legge vigente, ha negato il rilascio della carta d’identità a chi si presenta in Comune Luca Zaia e Maria Scardellato a Oderzo per richiedere il documento con un permesso di soggiorno temporaneo. “Spero che l’esempio del primo cittadino venga colto da tutti – spiega Zaia – Non dare la carta d’identità è un'ottima forma di contrapposizione, dura ma legale, alla gestione di questo fenomeno”. Ovviamente sul caso è immediatamente intervenuto Il Viminale. “Scardellato nel momento in cui non concede il documento infrange la legge, perché disattende un suo dovere rispetto al diritto di un altro cittadino, che sia italiano o extracomunitario – commenta il prefetto Mario Morcone, capo del Dipartimento Immigrazione del Viminale - Le leggi vanno rispettate da tutti, primi cittadini e funzionari”. Secondo un decreto legislativo del 2015, che recepisce le direttive comunitarie in combinato al Testo unico per l’immigrazione, la carta d’identità può essere richiesta se lo straniero è ospitato per tre mesi consecutivi in un centro di accoglienza (dove otterrà la residenza), sulla base dei dati anagrafici e proprio del permesso di soggiorno temporaneo rilasciato dalla questura. Anche se, come ricorda in un articolo il Corriere del Veneto, si tratta di un documento che ha durata limitata: se lo status viene negato il soggetto non ha più titolo al documento. Un riconoscimento comunque che, ricorda il primo cittadino di Oderzo, diventa un pericolo per la sicurezza dei cittadini. “Secondo me è un’assurdità, è insufficiente basarsi solamente sulle generalità dichiarate dalla persona, sulla fotografia e sul rilievo delle impronte digitali – spiega il sindaco a Reteveneta – perché non sappiamo la storia precedente di chi arriva qui. È assurdo oltre al mantenimento riconoscere anche i servizi sociali a favore di persone che nella maggior parte dei casi non otterranno lo status di rifugiato. Quindi solo in seguito si riconoscerà che non avevano diritto di attingere a delle risorse, che però gli sono state già concesse, togliendole a chi aveva diritto”. Maria Scardellato quindi chiede certezze, le stesse certezze che pretende anche in merito all’ex caserma Zanusso dove sono ospitati quasi 400 migranti (ne do- vevano essere accolti ‘solo’ 144), alcuni dei quali dormono in tende che dovevano essere temporanee. “Eppure sono passati due mesi e sono ancora lì”, spiega Scardellato che vorrebbe capire il numero degli stranieri alloggiati e in quali condizioni, richiedendo tra l’altro come mai il Comune non possa usare parte della palazzina (che dovrebbe essere svincolata dal centro accoglienza). “Ho chiesto di fare un sopralluogo – conclude – perché una soluzione B.F. tecnica può essere trovata”. L’EMERGENZA Il meteo peggiora, ma gli arrivi continuano li sbarchi di migranti in Italia continuano ad aumentare in modo esponenziale. Secondo Frontex, l’Agenzia Ue per il controllo delle frontiere, sono stati 13.740 gli stranieri arrivati nel nostro paese a novembre, “la maggior parte dei quali cittadini di Nigeria e Guinea”. Una cifra, ricorda l’agenzia, pari alla “metà” degli G arrivi di ottobre “ma il numero è quattro volte maggiore rispetto allo stesso mese del 2015”. Dietro gli arrivi le organizzazioni criminali che, nonostante le condizioni meteo non favorevoli, incentivano le partenze. “Anche quando il meteo è peggiorato vicino alla costa libica – spiega Frontex – i trafficanti di esseri umani hanno continuato a co- stringere grandi gruppi di migranti a mettersi in mare su imbarcazioni non adatte, mettendoli in grave pericolo”. Analizzando il totale dei migranti che ha intrapreso la rotta del Mediterraneo nei primi 11 mesi dell’anno il numero sale quindi a 173mila, “circa un quinto in più dello stesso periodo del 2015”. 4 Sabato 10 dicembre 2016 ATTUALITA’ FRANCOFORTE HA RESPINTO LA RICHIESTA DI PROROGA SULL’AUMENTO DI CAPITALE Mps, la Bce chiude le porte: il Tesoro le apre Vertice al ministero dell’Economia tra Padoan, Morelli e Falciai. Si va verso un nuovo aiuto pubblico Il niet dell’Eurotower per fare pressioni affinché lo Stato intervenga per salvare Siena di Marco Zappa M onte dei Paschi, colpo di scena. La Banca centrale europea ha respinto la richiesta dell’istituto di credito senese volta ad ottenere una proroga (dalla scadenza del 31 dicembre) di 20 giorni - dopo il risultato del referendum e le dimissioni di Renzi - sui tempi dell’aumento di capitale da 5 miliardi. Una mossa decisamente inaspettata, che sarebbe dettata dalla volontà dell’Eurotower di fare pressione sul Tesoro affinché intervenga per salvare Rocca Salimbeni. Un fulmine a ciel sereno che ha letteralmente spiazzato i vertici del gruppo toscano. Costretti a precipitarsi ieri mattina (attraverso l’amministratore delegato Morelli e il presidente Falciai) a una riunione fiume svoltasi al ministero dell’Economia alla presenza di Padoan e degli advisor Jp Morgan e Mediobanca. Fonti del Mef hanno precisato che l’incontro è servito per fare “il punto sulla situazione” e non per parlare di un eventuale decreto da emanare per lanciare il paracadute a Mps. Pretattica. Perché per banca rossa è ormai im- minente l’ennesimo salvataggio di Stato per mettere in sicurezza l’istituto tanto caro alla sinistra. Con il responso negativo di Francoforte i tempi adesso sono davvero stretti. La ricapitalizzazione in via autonoma dovrebbe infatti avvenire entro la fine dell’anno. Ma senza gli investitori, fondo sovrano di Doha in testa, che dopo l’esisto del referendum si sarebbero sfilati anche a causa dell’instabilità politica, la strada obbligata sembra essere quella di un intervento pubblico. TRECENTO MILIONI DI EURO ALL’ANNO PER SALDARE LE MULTE Secondo le indiscrezioni raccolte da autorevoli fonti finanziarie il decreto potrebbe essere varato entro lunedì e dovrebbe riguardare, oltre al Monte dei Paschi, l’intero settore bancario. L’ipotesi più probabile è quella di un rafforzamento patri- moniale cautelativo (possibilità prevista dalla direttiva sul bail-in in caso di istituti in difficoltà e bocciati agli stress-test) tramite “burden sharing”. E quindi attraverso una condivisione degli oneri, a carico di azionisti e obbligazionisti subordinati, che verrebbero azzerati. Uno scenario che riporta la mente al 22 novembre 2015 quando per salvare Etruria, Marche, Carichieti e Carife, ad oltre 130mila risparmiatori vennero sottratti indebitamente i risparmi di una vita. Ma c’è chi parla pure di una riforma totalmente rivista sulle Popolari, formulata ex novo dopo la bocciatura del Consiglio di Stato per sospetta incostituzionalità sul diritto di recesso ai soci contrari. Siena viaggia verso l’ennesimo intervento pubblico. Con la ricapitalizzazione che potrebbe addirittura superare i 5 miliardi per via delle numerose sofferenze bancarie che il gruppo è costretto ad affrontare. A cui dovranno partecipare, con ogni probabilità, anche i titolari delle obbligazioni subordinate emesse da Mps. Un incubo che torna a materializzarsi perché la banca della sinistra non può morire. Né ora né mai. CEDUTI A PIMCO CREDITI IMMOBILIARI PER 1,3 MILIARDI Ancora cessioni per UniCredit Infrazioni europee, all’Italia il triste primato A Risorse sottratte alle casse pubbliche che limitano I sacrifici per centrare autonomamente la maxi-ricapitalizzazione continuano ulteriormente la spesa per gli investimenti T recento milioni di euro buttati ogni anno per saldare le multe europee. Un gruzzolo importante di soldi che il nostro Paese potrebbe risparmiare se solo rispettasse le regole. E invece no. Siamo ancora uno degli Stati membri con il maggior numero di procedure aperte. Tra i primissimi posti di una poco speciale classifica. Cornuti e mazziati. Perché la sudditanza italiana alla Troika viene “ripagata” con sanzioni a non finire. Questo il ringraziamento per un innegabile atteggiamento servile verso l’Europa dimostrato in tutti questi anni dai governanti di Palazzo Chigi, che hanno risposto più agli interessi stranieri che a quelli nazionali. E questo è il premio ricevuto. Una quantità incredibile di risorse sottratte alle casse pubbliche (per rimpinguare quelle europee) che limita ulteriormente la spesa per gli investimenti. A luglio 2016 erano 82 i casi in totale che riguardavano il Belpaese: 60 per violazione del diritto dell’Ue e i restanti 22 per mancato recepimento di direttive. E il dato, in questi cinque mesi, è cresciuto ulte- riormente. Certo, se confrontato a quello di qualche anno fa la situazione è sicuramente migliorata. Ma non basta. Visto e considerato pure che dal 1952 ad oggi, l’Italia è la nazione che è finita più spesso davanti alla Corte di giustizia europea con quasi 700 ricorsi per inadempimenti. Nessuno, neanche a dirlo, è riuscito a fare peggio di noi. E la cosa più sconcertante è che ci ritroviamo obbligati a pagare multe costosissime per via di mancate risposte ai reclami inviatici. Questione dunque di pigrizia, approssimazione, arroganza, incuranza. Per limitare al minimo le infrazioni, la rappresentanza italiana a Bruxelles ha messo a punto un “vademecum”. Indirizzato alle amministrazioni per evitare ulteriori contenziosi e chiudere il prima possibile quelli aperti. Trentadue pagine per spiegare dettagliatamente come evitare altre beffe. Con la speranza che questa “guida” possa mettere fine a uno spreco di denaro inspiegabile. Specialmente per un Paese in crisi, alla prese con povertà M.Z. e disoccupazione. ncora cessioni per UniCredit al fine di riuscire a centrare autonomamente la super ricapitalizzazione da (quasi) 20 miliardi di euro. Dopo il sacrificio del 32,8% del pacchetto azionario di Pekao (passata per 2,4 miliardi ai polacchi di Pzu e Pfr), è arrivata la vendita a Pimco di un portafoglio di crediti immobiliari (operazione già annunciata nel 2015 ed entrata ora nella fase operativa) che porterà nelle casse 1,3 miliardi. L’intesa prevede che gli investitori rilevino la gestione del pacchetto, attraverso la controllata Aurora Recovery Capital (Arec), allo scopo di aumentare l’efficienza nell’amministrazione di titoli immobiliari a medio e lungo termine. Entro metà dicembre la prima tranche sarà trasferita al veicolo per la cartolarizzazione. E non è tutto. Perché Amundi avrebbe infatti intenzione di cedere azioni vicine ai 2 miliardi per sostenere l’acquisto di Pioneer. Con l’azienda francese che sarebbe prossima a un aumento di capitale volto proprio a condurre in porto l’operazione. Ma l’eventuale rafforzamento patrimoniale potrebbe portare a una riduzione dell’attuale quota del 75,4% di Crédit Agricole (che non vorrebbe partecipare all’operazione) nel capitale del gestore transalpino. Continuano ad aumentare le operazioni a favore del rilancio per l’istituto di credito di Piazza Gae Aulenti, che culla il sogno di tornare alla ribalta attraverso una ricapitalizzazione senza precedenti. E soprattutto, senza aiuti: di Stato. 5 Sabato 10 dicembre 2016 DA ROMA E DAL LAZIO RITROVATO IL CADAVERE DELLA RAGAZZA CINESE, IMMORTALATA DALLE TELECAMERE DI UN’AZIENDA. MA LE IMMAGINI NON SONO CHIARE Inseguiva i ladri, muore sulla ferrovia Si spengono a Roma i sogni di Zhang Yao, arrivata per frequentare un corso all’Accademia delle Belle Arti di Giuseppe Sarra n sogno... Roma. La Capitale era un’opportunità per Zhang Yao e, una volta raggiunta, mai avrebbe potuto immaginare di morire. La 20enne cinese, arrivata per frequentare un corso all’Accademia delle Belle Arti di via Ripetta, s’è spenta per cause ancora da accertare. Ci sarebbe una certezza: la ragazza sarebbe stata derubata della sua borsa, dove conteneva, secondo quanto rivelato dagli amici, poco più di mille euro. “Aiuto. Sto inseguendo tre uomini che mi hanno strappato la borsa, uno è di colore, gli altri due sono un po’ più chiari”, queste sarebbero le sue ultime parole al telefono prima che cadesse la linea all’amica con cui condivideva l’appartamento in zona Don Bosco. Il suo cellurare è squillato a vuoto fino alle 18 di lunedì. Poi risulta staccato. Si riaggancerà solamente il giorno dopo in zona piazza Vittorio. L’ultima immagine delle telecamere di sorveglianza dell’ufficio Immigrazione ha ripreso la ragazza mentre lasciava la sede di via Patini. Quasi sicuramente la ragazza avrebbe subito un’aggressione durante il tragitto di ritorno. Come è noto, a pochi passi da lì sorge uno dei campi rom più pericolosi della Capitale: quello di via Salviati, ma la zona è ben circondata da baraccopoli e da edifici abbandonati dove vivono sbandati, drogati, immigrati e clochard. I cosiddetti invisibili di una città di cui spesso non si conosce nemmeno le identità. Il cadavere è stato scoperto in via Sansoni a Tor Sapienza. Il corpo era in un cespuglio lungo la linea ferroviaria che costeggia il campo U Zhang Yao, scippata nei pressi dell’ufficio Immigrazione, vicino al campo rom di via Salviati; a destra il fotogramma dove si vede la ragazza ferma davanti al treno nomadi via Salviati. Intanto una telecamera posta su un capannone industriale nella zona di via Salviati avrebbe ripreso la sua morte: nel filmato, oltre alla ragazza, si intravedono anche “tre ombre in movimento”. Una prova che confermerebbe la versione della vittma che chiese aiuto alla sua amica, la quale poi diede l’allarme alla polizia. Ma la qualità delle immagini è scarsa e quindi non mancano le difficotà per individuare i tre delinquenti. Secondo i primi accertamenti degli investigatori, la ragazza avrebbe seguito gli aggressori fino alla massicciata che costeggia la ferrovia. Durante la sua corsa, però, sarebbe stata travolta da un treno in transito. Anche da un primo esame del ca- davere, infatti, risultano compatibili le ferite con un impatto violento. Ma se qualcuno l’avesse spinta contro il treno in corsa? Gli inquirenti non escludono nessuna ipotesi. “Nella serata di giovedì - ha spiegato la questura di Roma - il personale di una ditta con sede nei pressi della stazione ferroviaria Tor Sapienza, dopo aver visto un servizio televisivo sulla scomparsa della ragazza cinese, si è ricordato di aver sentito, nel giorno in questione, delle voci provenire dai binari, come di persone che si stessero rincorrendo”. E le immagini delle telecamere dell’azienda, ha aggiunto la questura di Roma,“hanno confermato la presenza di una ragazza deceduta vicino ai binari, in una zona difficilmente accessibile. Sono stati pertanto av- visati i Carabinieri della Stazione di Tor Sapienza che, avendo ricollegato l’episodio alle ricerche della giovane scomparsa in atto da parte della Polizia di Stato, hanno avvisato la Squadra Mobile. Sul posto è stato rinvenuto il corpo, tra i rovi, in un luogo difficilmente raggiungibile e visibile dall’esterno”. Sulla misteriosa morte è stato aperto un fascicolo dalla procura di Roma, coordinato dal pm Pierfilippo Laviani, nel quale si ipotizzano i reati di sequestro di persona e di rapina. Non riescono a fermare le lacrime i genitori di Zhang Yao.“Siamo distrutti dal dolore”, avrebbero detto a chi ha avuto modo di parlare con loro per qualche istante. Sono stati proprio i genitori a effettuare ieri mattina il riconoscimento del corpo della figlia, IL DIETROFRONT Berdini aggiusta il tiro L’assessore si autoconferma fino al 2021 e dà la colpa ai media Ma sullo Stadio della Roma non c’è sintesi con la Raggi al possibile divorzio al matrimonio eterno. L’assessore all’Urbanistica e ai Lavori pubblici, Paolo Berdini, sembra smorzare i toni degli ultimi giorni per lo scontroconfronto interno alla maggioranza comunale sul nuovo Stadio della Roma e torna a giurare amore al sindaco di Roma, Virginia Raggi, e ai 5 Stelle. “Resterò a fare l’assessore per tutti e 5 gli anni, lo dico per tranquillizzare tutti i giornalisti presenti”, ha scandito Berdini partecipando ieri alla presentazione del libro “Rome. Nome plurale di città”, di Bordeaux edizioni. “Dalla Giunta fino all’ultimo dei consiglieri, questi 29 ragazzi che conosco ormai tutti come piccoli fratelli, sono persone sensibili che hanno a cuore questioni come il diritto al- D l’abitare. Forse sono inesperti, ma guardate che fine ci hanno fatto fare quelli che erano esperti”, ha aggiunto Berdini. Quindi l’impasse amministrativa, i malumori tra i pentastellati e i siluri sganciati dai parlamentari grillini contro l’amministrazione Raggi? Mistero. Ovviamente Berdini ha alzato il tiro sui media: “C’è una pressione infernale, un killeraggio che dà fastidio alle persone per bene come noi”. Eppure la posizione dell’assessore sembrava da giorni in bilico, e proprio l’altro ieri lo stesso Berdini in un’intervista ha annunciato una sorta di ultimatum: “O lo stadio della Roma si fa senza torri o lascio”, ritenendo un paradosso il “no alle Olimpiadi del mattone”, mentre lui era favorevole purché straziato dopo essere stato investito da un treno. Vicinanza ai familiari e a tutta la comunità cinese è stata espressa dal sindaco di Roma, Virginia Raggi, in un tweet: “La sicurezza va garantita a chiunque viva nella nostra città”. Ma sui social network si è scatenata la rabbia della popolo della Rete. In molti hanno ricordato l’omicidio di Giovanna Reggiani, picchiata e poi morta dopo l’aggresione nei pressi della stazione di Tor di Quinto il 30 ottobre del 2007, per il quale Romulus Nicolae Mailat sta scontando l’ergastolo in Romania, ma anche le tantissime violenze sessuali subite da turiste e romane nella Capitale. Un’escalation di reati che fotografano l’insicurezza percepita nella Città Eterna. VITERBO: MESI DI FUOCO AL CARCERE MAMMAGIALLA il Villaggio olimpico non sorgesse a Tor Vergata - e il “sì al progetto Tor di Valle leggermente ritoccato”: “Non si tengono in piedi? Non c’è equilibrio”. Lo scontro sul nuovo Stadio della Roma si protrae da giorni. L’assessore vorrebbe cambiare la delibera sul pubblico interesse approvata da Marino mentre al resto della maggioranza capitolina e anche del direttorio nazionale dei 5 Stelle andrebbe bene pure qualche modifica. Ma a concentrare le attenzioni sul Campidoglio ci aveva pensato Roberta Lombardi, deputata romana grillina, criticando chiaramente la mancanza di programmazione della Raggi, la quale ha preferito un “no comment” al riguardo, supponendo addirittura che Mafia Capitale sarebbe ancora presente al Comune: “Viste certe dinamiche, direi proprio di sì”. Intanto ieri è toccato all’assessore alle Politiche Sociali, Laura Baldassare, smentire le possibili dimissioni di Berdini. L’aria è cambiata da un giorno G.S all’altro? La polizia penitenziaria pronta alla protesta i fa sempre più forte la tensione che da mesi serpeggia tra gli agenti della polizia penitenziaria in servizio presso il carcere di Mammagialla. Dopo mesi di segnalazioni circa il pessimo stato operativo del penitenziario, i dirigenti delle associazioni di categoria Sappe, Osapp, Uilpa, Uspp e Cgilfp hanno recentemente firmato un documento nel quale si annuncia un nuovo inasprimento dello stato di agitazione dei secondini. Alla base della protesta c’è il costante e crescente sovraffollamento nel quale versa il carcere, con ben 160 detenuti in esubero, che mina gravemente lo stato di sicurezza della struttura e dei suoi operatori, dotati di numeri e mezzi insufficienti al mantenimento dell’ordine. Pochi giorni fa un detenuto ha appiccato un incendio nella struttura, incitando gli altri S carcerali alla rivolta, mentre risale a domenica scorsa l’ultimo tentativo di rogo all’interno di una cella. Pillole di una quotidianità diventata ormai insostenibile. “Sappe, Osapp, Uilpa, Uspp e Cgilfp - si legge nel documento diffuso dalle associazioni - visto l’ennesimo episodio verificatori, domenica pomeriggio, che si aggiunge ai gravi eventi critici accaduti nell’ultimo periodo, per far fronte ad atti di protesta eclatanti e pericolosi, che si ripercuotono sul personale di polizia penitenziaria, intendono inasprire lo stato di agitazione per l’istituto di Viterbo, già esistente a livello regionale”. Come primo atto dimostrativo, il personale ha deciso di astenersi dalla mensa del penitenziario, mentre è stata annunciata per il 12 dicembre una manifestazione davanti ai cancelli dell’istituto penitenziario. Alessandro Bruni 6 Sabato 10 dicembre 2016 DA ROMA E DAL LAZIO LA COMUNITÀ CONTINUA A CHIEDERE SPAZI PER PREGARE Ostia, un’altra protesta dei musulmani Sul litorale i fedeli di Allah sono stati sfrattati dall’ex colonia Vittorio Emanuele. Non avrebbero un contratto regolare dal Comune, che ora rischia di rispondere di danno erariale di Giuseppe Sarra L a comunità islamica, dal canto suo, ha presentato un ricorso al Tar del Lazio per impugnare il verbale che ha poi portato al se- questro. L’Islam romano continua a manifestare per la chiusura delle moschee ritenute abusive dalle forze dell’ordine. Ieri una settantina di fedeli di Allah si sono inginocchiati rivolgendosi verso La Mecca in piazza dei Ravennati sul pontile di Ostia, disponendo un lungo tappeto ai piedi del cippo marmoreo che ricorda l’opera della bonifica. Una preghiera sotto il controllo di un imponente dispiegamento di uomini e mezzi delle forze di polizia, con diversi agenti in borghese e camionette dei carabinieri in assetto anti-sommossa. “Siamo qui per pregare e non per protestare - ha ribadito Youssef Al Moghazi, direttore dell’Istituto di Culto islamico di Ostia - ma vogliamo lanciare anche un messaggio: chiudere le moschee non ci farà smettere di pregare e noi musulmani questo lo possiamo fare ovunque nel mondo”. Un’iniziativa a cui hanno partecipato altre comunità islamiche romane, arrivate dai quartieri di Centocelle e Prenestino dove sono stati apposti i sigillli in diversi centri di culto. “C’è bisogno di maggiore attenzione per i nostri luoghi di culto”, ha spiegato Francesco Tieri, italiano convertito all’Islam e portavoce del coordinamento delle associazioni islamiche del Lazio, il quale ha incontrato gli assessori capitolini Berdini e Baldassare per “far rispettare quello che è un nostro diritto”. Dunque resta alta la tensione nella Città Eterna. Ad accendere i riflettori è stato Fabio Sabbatani Schiuma, capogruppo nel Municipio V di Noi con Salvini, che ha promosso una petizione popolare, sottoscritta anche Marion Le Pen (Front National), per chiedere all’Assemblea capitolina il ritiro della concessione del minisindaco pentastellato con la quale si assegna ai musulmani la palestra, frequentata da una società calcistica di ragazzi, di via Policastro 45. Sempre Schiuma ha denunciato sia l’acquisto di un ex mobilificio a Centocelle di quattro piani per quattro milioni di euro da parte della comunità musulmana che presunti lavori abusivi in alcuni garage del municipio che metterebbero “a rischio la stabilità dei palazzi”. Segnalazioni che hanno spinto le forze dell’ordine a mettere in campo una task force su tutto il territorio romano. Proseguono le indagini anche sulla concessione dei locali al centro culturale islamico ospitato negli spazi sotterranei dell’ex colonia Vittorio Emanuele. La moschea sarebbe priva di un contratto regolare da parte del Comune di Roma, che ora potrebbe essere chiamato a rispondere di danno erariale. La comunità islamica, dal canto suo, ha presentato un ricorso al Tar del Lazio per impugnare il verbale che ha poi portato al sequestro. Durante la preghiera di ieri, infatti, Youssef Al Moghazi ha spiegato che “stiamo cercando un altro posto da affittare o comprare”. “Abbiamo chiesto al Comune di poter usufruire dei locali nella ex Colonia Vittorio Emanuele ancora per un po’, per permetterci di trovare un’alternativa come luogo di culto e per le attività che svolgiamo: i corsi di lingua italiana e araba. Noi lavoriamo per favorire il dialogo e l’integrazione, così certo è difficile. Non siamo abusivi, i problemi di sicurezza riscontrati nella moschea potevano essere risolti - ha concluso -. Se era questione di estintori si poteva rimediare, invece ci hanno sfrattati”. DAL LITORALE Centri di cure primarie, sit-in contro Asl e Regione ontinua la querelle tra gli abitanti del litorale romano, l’Asl Rm3 e la Regione Lazio per la chiusura nottura, dal 19 dicembre, dalle 20 alle 8 dei nuclei di cure primarie di Fiumicino, Fregene e Casal Bernocchi a causa del trasferimento del personale infermieristico all’ospedale Grassi di Ostia. Saranno due le manifestazioni di protesta, rispettivamente a Fregene e Fiumicino, contro la chiusura dei centri di primo intervento organizzate dalle forze politiche di centrodestra e da associazioni cittadine. La prima, martedì 13 dicembre, alle 16, davanti l’ex pronto soccorso di Fregene, in viale della Pineta. Sabato 17, alle 10, invece davanti al Centro di cure primarie di via Coni Zugna a Fiumicino. Non solo, tra le iniziative C messa in campo anche una petizione lanciata dalle associazioni Vivere Fregene, Comitato Cittadino 2.15 e Confcommercio Fiumicino. Al fianco dei cittadini e contro la Regione Lazio guidata da Nicola Zingaretti (Pd) si è schierato anche l’ex vicepresidente della giunta di Piero Marrazzo e attuale sindaco di Fiumicino, Esterino Montino (nella foto). “Se la Asl non torna indietro e dovesse persistere nella decisione sconcertante e nel suo atteggiamento di chiusura dei presidi, senza nemmeno discuterne con chi, come il Sindaco, rappresenta comunque l’autorità sanitaria locale a tutela dei diritti dei cittadini residenti, mi vedrò costretto mio malgrado a rivolgermi alle autorita' competenti per segnalare una probabile violazione del dettato normativo richiamato in merito alla garanzia del livello essenziale di assistenza ‘Continuità assistenziale’”, ha denunciato il primo cittadino, che ha reso noto le prestazioni dei presidi sanitari di Fiumicino e Fregene che assicurano un servizio di continuità assistenziale per una popolazione residente di circa 80.000 persone, oltre ai turisti nei mesi estivi. Secondo i dati di Montino, le strutture ha seguito ben 1262 codici rossi e gialli dal gennaio al settembre 2016; più un notevolissimo numero di codici verdi: gennaio-settembre 12070. “Complessivamente - ha notato il sindaco dem - gli accessi nei due Ncp sono stati, da gennaio e settembre di quest’anno 19.769 pari a 2.196 al mese”. 7 Sabato 10 dicembre 2016 ESTERI NUOVE ACCUSE DELL’AGENZIA MONDIALE: COINVOLTI OLTRE MILLE SPORTIVI, COMPRESE ALCUNE MEDAGLIE OLIMPICHE Doping di Stato per gli atleti russi Tirati in ballo anche i servizi segreti - Balbettante la replica di Mosca: “Niente di nuovo” L’ADESIONE NON È ANCORA COSÌ SCONTATA Il Montenegro nella Nato dipende anche da Usa-Russia negoziati sull’adesione del Montenegro all’Alleanza Atlantica devono far fronte ad alcuni ostacoli di natura tempistica, provenienti dal Capitol Hill degli Stati Uniti. L’entrata del paese balcanico nella NATO è convintamente sostenuta dalla Casa Bianca e dal Pentagono, mentre il Senato – la cui legislatura volge al termine - non si è ancora espresso in merito. Il tempo scorre e, nonostante la questione possa essere rimessa all’ordine del giorno nel gennaio del 2017, gli esperti della sicurezza europea stanno sollecitando i senatori americani a concludere la trattativa entro giovedì prossimo, al fine di evitare una eventuale opposizione da parte del neo eletto presidente Donald Trump che si insedierà nell’Ufficio Ovale il 20 gennaio. Durante la campagna elettorale, infatti, il magnate ha manifestato l’intenzione di scongelare le relazioni con la Russia di Putin. Il tono quieto nei confronti del nemico russo ha destato diverse preoccupazioni tra i membri della NATO, intimoriti, in questo caso, dall’ipotesi che Trump possa esprimersi a sfavore dell’adesione del Montenegro. I di Marco Buonasorte S ono oltre mille gli atleti russi (esattamente1115 quelli finora identificati, anche se questo numero già molto alto potrebbe addirittura aumentare) che avrebbero beneficiato del doping di Stato, tra il 2011 e il 2015. È questo l’aspetto più sconvolgente della seconda parte del rapporto stilato da Richard McLaren, professore di diritto canadese incaricato dalla Wada (l’Agenzia mondiale antidoping creata per volontà del Comitato Olimpico Internazionale e che ha sede nella città canadese di Montreal) di esaminare le accuse sul doping già rivolte alla Russia. Un rapporto, come si ricorderà, che aveva già portato all’estromissione della Russia dall’atletica ai Giochi Olimpici di Rio de Janeiro e l’intera delegazione dai Giochi Paralimpici. Tra i 1115 atleti coinvolti nel doping di stato figurano rappresentanti di ben 30 discipline, “sia di sport invernali che estivi e anche gli atleti paralimpici”, si legge nel rapporto, calcio compreso. Secondo McLaren e le conclusioni del primo rapporto, già ai Giochi invernali di Sochi era stato applicato un “doping di Stato, un sistema “controllato, diretto e supervisionato” dal ministero dello Sport russo, guidato da Vitaly Mutko, “con l’aiuto attivo dei servizi segreti” di Mosca, per “un attacco senza precedenti all’integrità dello sport”. In questo secondo rapporto, invece, l’attenzione si sposta direttamente sugli atleti ritenuti coinvolti ( i cui nomi comunque non vengono fatti), compresi anche quattro medagliati di Sochi 2014 e cinque delle Olimpiadi di Londra, disputatesi nl 2012, con in mezzo i mondiali di atletica svoltisi nel 2013 e proprio a Mosca. Atleti che non hanno agito da soli ma all’interno di un programma descritto sempre più minuziosamente dal rapporto in questione, come “una copertura che si è trasformata in una strategia istituzionalizzata e disciplinata volta a conquistare delle medaglie”. La manipolazione sarebbe avvenuta con sale e caffè solubile, per cercare così di nascondere le positività ai vari controlli antidoping. Secondo gli accertamenti, era il direttore del laboratorio di Mosca Grigory Rodchenkov a scambiare le urine incriminate con altre pu- lite, prelevate in precedenza, mantenendone la consistenza nel tempo anche con l’uso di ingredienti da cucina. Ecco dunque che il rapporto evidenzia come almeno tre medagliati di Sochi 2014 avessero livelli “fisiologicamente impossibili” di sale venuti fuori dai campioni forniti per le analisi. Secondo l’esperto canadese, “Rodchenkov ha alterato i campioni A o diluendoli con l’acqua e aggiun- A tal proposito, i sostenitori della trattativa ritengono essenziale mantenere la pressione e portare a termine la procedura onde evitare scenari spiacevoli e mandare un segnale forte sia alla Russia che alle nazioni dell’Est. Stando alle dichiarazioni dell’ex capo della politica del Pentagono per la Russia e l’Europa dell’est, Evelyn Farkas, “un’azione del Senato sarebbe interpretata dai nostri alleati europei come un passo in avanti positivo. Probabilmente – ha aggiunto - non susciterà reazioni da parte della Russia, ma nel caso in cui il Senato non si pronunciasse, la Russia ne prenderebbe nota e potrebbe cogliere l’opportunità per cambiare la dinamica”. L’ex ambasciatore americano in Montenegro, Sue Brown, ha confermato la “politica di porte aperte” della NATO per poi usare toni duri nei confronti della Russia: “Il Montenegro ha deciso d’intraprendere questa strada, la Russia deve accettarla”. E mentre continua ad aleggiare un’aria gelida sul rapporto Russia-NATO, la politica espansionistica dell’alleanza sembra portare con sé un obiettivo inequivocabile: l’isolamento del C.P.P. nemico russo. gendo sale, o altri sedimenti o granelli di Nescafé quando doveva imitare l’apparenza dei campioni B, sporchi”. Mosca prova, come già nella precedente occasione, a smorzare i toni, attraverso il presidente della Commissione Sport della Duma Mikhail Degtiariov che ha commentato: "Per ora non c'è nulla di nuovo sul rapporto McLaren. Migliaia di sportivi non identificati, delle lettere, qualche testimone". DOPO LA PROMESSA DI TRUMP DI STRACCIARE GLI ACCORDI FIRMATI DA OBAMA SUL NUCLEARE ANDREW PUZDER MINISTRO DEL LAVORO L’Iran prova a riconvertirsi al petrolio Alla Casa Bianca arriva il “re dei fast food” L’ elezione di Donald Trump ha agitato le acque negli ambienti mediorientali. Il presidente dell’Iran Hassan Rohani – intimorito dalla promessa del magnate di stracciare l’accordo sul nucleare firmato da Obama un anno fa – sta tentando di firmare il maggior numero di contratti con aziende petrolifere occidentali (e non solo) prima dell’insediamento del neo eletto presidente alla Casa Bianca. “I nostri ufficiali stanno firmando dei contratti con grandi aziende petrolifere in modo da essere pronti quando Trump entrerà nella Casa Bianca”, ha detto Saeed Laylaz, un economista legato al governo di Rohani. L’accordo provvisorio con la Royal Dutch Shell per lo sviluppo di due dei più grandi giaci- menti di petrolio del paese è stato l’ultimo di una lunga serie. Nell’ultimo mese, infatti, Tehran ha negoziato accordi simili non solo con il gigante Schlumberger (la più grande società per servizi petroliferi al mondo) ed altre aziende della Norvegia, della Polonia, della Cina e della Tailandia, bensì anche con la Total (azienda francese), la quale è diventata la prima società di energia occidentale a negoziare un accordo per lo sviluppo e la produzione di gas naturale da una sezione di un giacimento di gas del Golfo Persico. Nel caso in cui questi accordi fossero resi ufficiali, l’Iran goderebbe di un incremento d’investimenti esteri notevole e rinsalderebbe i rapporti con i partner europei e asiatici. Il ripristino delle relazioni com- merciali ed energetiche con i partner mondiali permetterebbe all’Iran di avere una sorta di polizza assicurativa contro le eventuali misure punitive adottate dall’amministrazione di Trump e un Congresso a maggioranza repubblicana. La reintroduzione delle sanzioni – che hanno dimezzato l’esportazione petrolifera iraniana - è uno scenario temuto dall’Iran poiché riporterebbe l’intero paese all’isolamento economico e finanziario. Intenzionato a lottare contro l’Arabia Saudita ed altri produttori dell’OPEC, l’Iran necessita di un’immediata iniezione di capitali esteri e competenza tecnica per raggiungere i livelli di produzione del 2011 (4.3 milioni di barili al giorno) e ritornare sul podio dei principali paesi esportatori di petrolio al mondo. Tramite i recenti accordi, il presidente Rohani si è posto l’obiettivo ambizioso di raggiungere un livello di produzione pari a 4.8 milioni di barili al giorno entro il 2021, diventando così un diretto competitor dell’Arabia Saudita. Il tentativo dell’Iran di ritrovare le sue dimensioni nell’economia globale rischia di essere ostacolato da Trump. L’economista Laylaz ha però mandato un messaggio forte al nuovo governo americano: “Sembra che le grandi aziende petrolifere ed energetiche europee siano determinate nel dimostrare a Trump che continueranno comunque a fare accordi con l’Iran” a prescindere dalle misure che attuerà la nuova amministrazione. Claudio Pasquini Peruzzi e dei fast-food, contrario agli aumenti del salario minimo e non troppo favorevole al pagamento degli straordinari: è questo l’identikit di Andrew Puzder, amministratore delegato di Cke Restaurants, appena designato dal nuovo presidente americano Donald Trump ministro del Lavoro. Secondo il presidente eletto, che ha già selezionato per la sua compagine di governo altre figure, Puzder "ha un passato di lotta in favore dei lavoratori". Il futuro ministro ha sostenuto più volte che un aumento dei salari causerebbe la perdita di posti di lavoro. Netta anche la sua opposizione alle norme R volute dall'amministrazione di Barack Obama per estendere il pagamento degli straordinari a oltre quattro milioni di dipendenti. Sul fronte dei salari Puzder si è invece opposto alle richieste degli impiegati dei fast-food per una retribuzione minima di 15 dollari, circa il doppio di quella attuale. 8 Sabato 10 dicembre 2016 ESTERI COREA DEL SUD Il Parlamento di Seul dice sì all’impeachment di Park Il presidente è stato sospeso. La decisione definitiva spetta alla Corte costituzionale, attesa entro sei mesi di Cristina Di Giorgi TIBET Monaco buddista si immola per protesta contro Pechino I l parlamento di Seul detto sì alla messa in stato di accusa del presidente Park Geun hye. La votazione, trasmessa in diretta dalla televisione di Stato, ha dunque dato il via libera all’avvio del procedimento, con un risultato in termini di voti molto netto: sono stati infatti appena 56 i no, contro 234 sì. Tra loro dunque anche quelli di un certo numero di dissidenti di Saeuri, il partito della Park, che hanno permesso di superare facilmente il necessario quorum dei due terzi dei seggi (200 su 300) che compongono l’assemblea. Ai 172 voti dell’opposizione (Partito Democratico, People’s Party, Justice Party e vari deputati indipendenti), se ne sono aggiunti altri 62. Più di quanti, alla vigilia della seduta, si erano apertamente dichiarati a favore dell’imeachment. Nel frattempo, fuori dalla sede del Parlamento, si erano radunate migliaia di persone, che hanno ancora una volta manifestato per chiedere la destituzione di Park, accusata – ricorda tpi.it - di aver consentito all’amica e confidente Choi Soon-sil, attualmente agli arresti per diversi capi d’accusa (tra cui abuso di potere) di interferire, pur non avendo alcun incarico di governo, negli affari di Stato. Anche a fini personali. Il presidente, nonostante le pro- n monaco buddista tibetano si è immolato, dandosi fuoco per protesta contro il governo cinese. Lo riferisce Radio Free Asia, secondo cui l’episodio si è verificato giovedì sera intorno alle 7 ora locale nella strada principale della città di Machu (a maggioranza tibetana nella provincia di Gansu, localizzata nel nordovest della Cina). Stando a quanto si è appreso, il religioso è stato portato via dalla polizia giunta sul posto. Nessuna notizia è stata fornita sull’identità e sulle condizioni del monaco, che sono comunque sembrate fin da subito piuttosto gravi. Questo di Manchu, ricorda la stampa porta a 146 le azioni analoghe portate a termine negli ultimi anni (la protesta è iniziata nel 2009) da tibetani che vivono in Cina, 125 delle quali risultate poi mortali. Prima di compiere l’estremo gesto, hanno riferito U teste suscitate in seguito allo scandalo, aveva negato ogni coinvolgimento e non aveva voluto rassegnare le sue dimissioni, sostenendo che spettava al Parlamento decidere in merito. Ora l’Assemblea si è pronunciata e Park – che verrà sospesa ma per il momento non definitivamente rimossa dall’incarico – sarà sostituita nelle funzioni residenziali dal primo ministro Hwang Kyoahn. Il prossimo definitivo passo è la decisione dei nove giudici della Corte costituzionale, che verrà presa presumibilmente entro i prossimi sei mesi. Se Park dovesse essere rimossa – ricorda la stampa – sarebbe la prima volta nella storia della Corea del Sud. Nell’unico caso ana- logo infatti, quello del 2004 di Roh Moo-hyun (accusato di incompetenza e violazioni della legge elettorale), dopo appena due mesi la Corte costituzionale aveva deciso per il reintegro. Gli esperti hanno in proposito ricordato che affinché si arrivi alla destituzione di Park servirà il voto favorevole di almeno sei giudici, altrimenti il presidente sarà reintegrata, anche se la sua popolarità risulta comunque ridotta ai minimi termini. In caso di destituzione – a favore della quale si è dichiarato il 75% della popolazione – si apre la strada delle elezioni, che dovranno essere convocate entro 60 giorni. In pole position per la successione c’è Ban Ki Moon. Ol- tre all’ex segretario generale delle Nazioni unite, gli altri nomi che si fanno in questi giorni sono quello dell’avvocato e attivista per i diritti civili Moon Jae-in testimoni presenti alle diverse immolazioni, i monaci hanno sempre rivendicato l’indipendenza del Tibet o il ritorno del Dalai Lama, leader spirituale del Paese attualmente costretto all’esilio in India (dove si è rifugiato nel 1959). Va brevemente ricordato che per tentare di porre un freno alle auto-immolazioni, il governo di Pechino ha varato, pochi mesi fa, una legge che inasprisce le pene per chi pone in essere tali forme di contestazione e chi vi collabora, anche diffondendo all’estero notizie su quanto avviene in Tibet. (esponente del Partito democratico, rivale di Park nel 2012), quello del centrista Ah Cheol-soo e quello del sindaco di Seongnam Lee Jae-myung. TURCHIA La procura di Istanbul ordina 87 arresti Nel mirino i docenti dell’università pubblica, accusati di legami con l’imam Gulen a procura di Istanbul ha spiccato ieri 87 mandati di cattura in capo ad altrettanti accademici dell’università pubblica cittadina, accusati di avere legami con l’ex fedelissimo e oggi nemico numero uno del governo di Ankara, Fetullah Gulen. Secondo l’agenzia di stampa Anadolu, cinquanta ordini di cattura sono già stati eseguiti, in dodici province. Tra i ricercati sembra L ci sia anche un politico: si tratta di anche Abdurrahim Karsli, docente alla facoltà di giurisprudenza e fondatore del partito Merkez, da tempo indicato come vicino alla presunta rete “golpista” dell’imam Gulen (che Ankara ritiene la mente del tentato golpe). Proseguono dunque senza sosta le purghe che Erdogan e i suoi fedelissimi stanno mettendo in atto in tutto il Paese e in tutti i settori della società per eliminare ogni persona anche soltanto sospettata di coinvolgimento con i responsabili, ad ogni livello, del fallito colpo di stato del 15 luglio. Una vera e propria “campagna di repressione” insomma, che ha portato, fino ad ora, al fermo di decine di migliaia di persone fra cui semplici cittadini, militari, intellettuali, oppositori politici, imprenditori, ed anche giornalisti e docenti. Quanto in particolare agli accademici, Asianews ricorda che, oltre agli arresti di ieri, appena il mese scorso erano già finiti in manette 103 professori del politecnico di Yildiz, accusati anch’essi di simpatie guleniste. Da ricordare infine, in un quadro evidentemente sempre più drammatico, che il governo di Ankara ha ufficialmente confermato un cambiamento nel sistema di elezione dei vertici degli atenei: “per effetto di un controverso decreto emesso nell’ambito dello stato di emergenza a fine ottobre – ricorda Serena Tarabini su Radio popolare – il presidente turco Recep Tayyip Erdogan sarà in grado di nominare direttamente i rettori delle università pubbliche senza considerare le preferenze degli accademici”. Stella Spada fatti, da questo punto di vista, risulta piuttosto tesa: in seguito all'alto numero di deputati a favore dell'indipendenza da Pechino nel corso delle ultime elezioni per il rinnovo del locale parlamento, due esponenti del movimento Youngspiration in sede di giuramento avevano modificato la formula prescritta, facendo riferimento alla “nazione Hong Kong” (fatto questo evidentemente considerato dalla MB Cina una grave offesa). HONG KONG Leung Chun rinuncia alla candidatura Il premier dell'ex colonia ha annunciato che non correrà alle prossime elezioni per “motivi di famiglia” l premier di Hong Kong Leung Chun ying ha annunciato ieri che, per “motivi di famiglia” non meglio specificati, rinuncerà a ricandidarsi nelle elezioni di marzo 2017. La decisione del rappresentante di Pechino nell'ex colonia appare decisamente una sorpresa, tenuto I conto del fatto che appena tre settimane fa, nel corso del vertice Apec a Lima, Leung aveva incontrato il presidente cinese Xi Jinping, che lo aveva incoraggiato a proseguire nel suo compito. Stando a quanto riportato dalla stampa ufficiale, in quell'occasione il leader di Pechino si era dimo- strato attento alle vicende interne di Hong Kong, mettendo in risalto il fatto che il governo cinese era perfettamente a conoscenza del lavoro del suo rappresentante. Per quanto riguarda in particolare il caso dei due deputati indipendentisti sospesi e poi fatti decadere, “Xi – che, rileva tio.ch, non aveva fino a quel momento commentato – aveva chiesto a Leung di costruire un consenso più ampio possibile, focalizzandosi sullo sullo sviluppo economico, sulla tutela dell'unità della nazione e sul mantenimento della stabilità sociale e politica”. La situazione di Hong Kong in- 9 Sabato 10 dicembre 2016 STORIA GRANDE GUERRA Commemorazioni in tutta Italia Siena, Verona, Modena: mostre, spettacoli teatrali, iniziative per capire, approfondire, ricordare di Emma Moriconi L’ Italia intera commemora il centenario della Grande Guerra: mostre, spettacoli, convegni, celebrazioni continuano a caratterizzare questo importante anniversario della nostra storia. C'è la mostra “Fotografi in trincea. La Grande Guerra negli occhi dei soldati senesi”, allestita al Santa Maria della Scala a Siena. A completare l'evento, una performance artistica, musicale e cinematografica, ospitata nel complesso museale alle 18.30 di ieri, venerdì 9 dicembre. Si chiama “Fronti, echi della Grande Guerra”, performance per clarinetti, live electronics e film di e con Roberto Paci Dalò, compositore musicale, regista e artista visivo. Una rielaborazione delle immagini girate sul fronte, accompagnate da canti alpini ricomposti dallo stesso artista. Voci e immagini, strumenti acustici, ed ecco l'arte che racconta il conflitto. “Fronti” è una produzione Fondazione Premio Napoli in coproduzione con il gruppo “Giardini Pensili”, la piattaforma di arte contemporanea “Arthub” (Shanghai / Hong Kong) e “Home Movies – Archivio nazionale del film di famiglia”, in collaborazione con il Comune di Pesaro e l’associazione marchigiana “Amat”. All'evento è seguita la seconda visita guidata alla mostra “Fotografi in trincea”. Appuntamento anche a Verona, ieri sera alle 21, con "La Grande Guerra Meschina", in scena al Teatro Astra di San Giovanni Lupatoto. Uno spettacolo di Alessandro Anderloni, scritto e diretto da Alessandro Anderloni. Il tema è delicato, importantissimo, e da sempre suscita sentimenti contrastanti tra gli Italiani: parliamo delle fucilazioni sommarie della "giustizia militare” dell’esercito italiano. Un tema del quale ci siamo occupati spesso anche noi sul Giornale d'Italia, anche fornendo ai lettori punti di vista differenti. In realtà si tratta per molti aspetti ancora di un argomento che è spesso un tabù, nel quale vanno a mescolarsi responsabilità di ufficiali sulle quali si potrebbe aprire un dibattito approfondito e così sarà certamente ora che queste storie di sangue italiano, versato da italiani, hanno trovato posto sul palcoscenico veronese. È l'argomento, infatti, spinoso, che questo spettacolo si propone di affrontare. Ancora, a Modena ecco "Obiettivo sul fronte": una mostra che raccolta la Grande Guerra di Balelli al Palazzo Ducale. È stata inaugurata ieri presso la sede dell'Accademia Militare. Ingresso gratuito, visitabile fino al prossimo 31 gennaio. La mostra si propone di raccontare, tra l'altro, come la Grande Guerra fu l'occasione in cui nacque il fotogiornalismo: seicento reporter del Servizio Fotografico del Regio Esercito vennero inviati a prestare la loro opera con circa 290 macchine fotografiche: raggiunsero i campi di battaglia e documentarono così l’evolversi del conflitto. Duplice lo scopo della documentazione così ottenuta: militare e strategico da una parte, di propaganda dall'altra. Uno di questi fotografi fu il maceratese Carlo Balelli, che aveva al- l'epoca appena vent'anni. La Mostra, ideata e curata da Emanuela Balelli, Nicola di Monte, Ivano Palmucci e Giuseppe Trivellini, ci racconta così la quotidianità nelle trincee, la solidarietà tra i soldati, i luoghi, i caduti, i prigionieri austriaci. Sono state selezionate 240 foto su oltre ventimila conservati presso i Fondi della Biblioteca Comunale MozziBorgetti di Macerata, della Biblioteca Statale di Macerata e della famiglia Balelli. Promotori dell'esposizione sono l'Accademia Militare di Modena e Anmig Modena. Il catalogo della Mostra reca la prefazione del Comandante dell’Accademia Militare di Modena, Gene- MEMORIA E MUSICA La nebbia dell’Ortigara “Per la bellezza che crea e che diffonde nel mondo in difesa del passato e del nostro futuro” E’ stato uno degli scenari in cui, tra la fine del 1916 e l’estate del 1917, si è svolto il contrattacco italiano in risposta alla precedente Straexpedition austriaca: parliamo dell’Altipiano di Asiago, in particolare del massiccio dell’Ortigara. Che costituisce un’imponente bastionata dalle pendici pietrose e dalle “alte cime consacrate alla storia - si legge in un articolo di approfondimento del sito www.lagrneguerra.net – dal sangue di migliaia di combattenti” di entrambi i fronti. Alla loro memoria sono dedicati, in loco, due cippi commemorativi. Sull’Ortigara si è in particolare combattuta l’ultima fase della battaglia, quella decisiva, quella da cui dipendeva l’esito dell’intera offensiva e la riconquista di tutto quello che – in termini di territorio e forse anche soprattutto di spirito – si era perso in seguito alla “Spedizione punitiva” del maggio-giugno 1916. Consapevoli di questo, i soldati italiani – in particolare gli Alpini – diedero tutto quel che avevano e anche di più. A loro e all’eroica pagina di storia scritta nel sangue, è dedicata “Attraverso la nebbia”, una canzone che il cantautore milanese Skoll ha inserito nel suo ultimo cd di recente pubblicazione. Ve ne proponiamo qui di seguito il testo integrale, che merita di essere letto tutto d’un fiato senza alcun commento. Arriva l'alba ma la nebbia scende già abbiamo polmoni aperti ai tiri di gas nell'alba che pare la notte all'Ortigara (all'Ortigara) sotto pioggia martellante all'Ortigara (all'Ortigara) nascosto nelle caverne il nemico resta giù falcia rabbioso roccia roccia, noi ci lanciamo solo in sù in questa corsa che ci stravolge all'Ortigara (all'Ortigara) la nostra cima maledetta è l'Ortigara (l'Ortigara) Ora scrivo una storia nuova, artigli che strappano la notte. Ora l'Italia chiama ancora, vessilli che sbeffeggiano la morte. Uomini in piedi, siamo cuori che si gonfiano nella nebbia Uomini in piedi, siamo cuori che pompano nella nebbia Siamo cuori che si spaccano nella nebbia Siamo cuori che attraversano la nebbia Abbiamo fiato e grida per labirinti spinati e abbiamo sudore da opporre al fiato dei lanciafiamme nemici in questa corsa che ci stravolge all'Ortigara (all'Ortigara) la nostra cima maledetta è l'Ortigara (l'Ortigara) Ora scrivo una storia nuova, artigli che strappano la notte. Ora l'Italia chiama ancora, vessilli che sbeffeggiano la morte. Uomini in piedi, siamo cuori che si gonfiano nella nebbia Uomini in piedi, siamo cuori che pompano nella nebbia Siamo cuori che si spaccano nella nebbia Cristina Di Giorgi Siamo cuori che attraversano la nebbia rale di Divisione Salvatore Camporeale. L’Accademia Militare apre così nuovamente il Palazzo Ducale al pubblico nel periodo natalizio e fino a fine gennaio e rende visitabile anche la Sala della Grande Guerra del Museo Storico dell’Accademia Militare. All’interno delle sale mostra saranno ospitati apparecchi fotografici, originali dell’epoca, messi a disposizione dal Museo del Cinema “A.Marmi” di Vignola. All'iniziativa collaborano il Centro Studi Carlo Balelli per la Storia della Fotografia e l’Associazione Nazionale fra Mutilati e Invalidi di Guerra di Modena. 10 Sabato 10 dicembre 2016 SOCIETA’ DA UN’INDAGINE DELLA COLDIRETTI Tutti a caccia dell’alberello: vero o sintetico? Cambia la scelta delle famiglie italiane, molte riesumano quello finto in cantina e in poche comprano gli abeti di Chantal Capasso L e famiglie italiane sono messe a dura prova durante le feste di Natale: regali, pranzi, addobbi e, immancabile, la scelta dell’alberello da addobbare. Ma, quale preferire tra il sintetico e vero? Questo dubbio coinvolge ben 3,5 milioni di famiglie, tutte a caccia dell’albero di Natale, che come da tradizione deve essere imbellettato già dal giorno dell’Immacolata. Un’indagine della Coldiretti/Ixe ha fotografato la situazione, evidenziando che quasi 6 italiani su dieci (il 59 %) recuperano dalla cantina il vecchio albero sintetico, una minoranza dovrà sostituirlo mentre sono appena il 10% quelli che rinunciano del tutto all'albero. "Una tradizione consolidata dunque nelle case degli italiani anche sesottolinea la Coldiretti- con il cambiamento degli stili di vita si registrano nuove tendenze". Purtroppo sempre meno famiglie optano per l’acquisto dell’albero vero sia per questioni economiche che per la facilità di trasporto o del minor numero di metri quadrati disponibili per ogni casa. “Anche la dimensione dell’albero, - fa notare la Coldiretti - negli ultimi quindici anni la dimensione l''albero di Natale si è accorciato in media di quasi mezzo metro ed oggi la maggioranza degli abeti acquistati dagli italiani hanno una altezza inferiore al metro e mezzo ma in molti casi non superano neanche il metro". L'albero di Natale diventa più leggero, maneggevole e trasportabile "ma la scelta di alberi più piccoli indica anche una mag- giore attenzione degli italiani alla sopravvivenza della pianta oltre il periodo natalizio in quanto- continua la Coldiretti- è più facile da curare e da ricollocare in un luogo adeguato". Secondo i dati raccolti dall’associazione agricola, la spesa media degli italiani nell'acquisto dell'albero vero è di 32 euro circa anche se gli abeti più piccoli che non su- perano il metro e mezzo sono venduti quest'anno a prezzi stabili e variabili tra i 10 e i 60 euro a seconda della misura, della presenza delle radici ed eventualmente del vaso, mentre per le piante di taglia oltre i due metri il prezzo sale anche a 200 euro per varietà particolari. La vendita avviene nei vivai, nella grande distribuzione, presso i fiorai, nei garden, ma ottime occasioni si trovano anche in molti mercati degli agricoltori di Campagna Amica. L'albero naturale italiano concilia il rispetto della tradizione con quello dell'ambiente a differenza delle piante di bassa qualità importate dall'estero che raggiungono l'Italia dopo un lungo trasporto con mezzi inquinanti. In Italia gli alberi naturali - informa la Coldiretti - sono coltivati soprattutto nelle zone montane e collinari in terreni marginali altrimenti destinati all''abbandono e contribuiscono a migliorare l'assetto idrogeologico delle colline ed a combattere l''erosione e gli incendi. "Grazie agli alberi di Natale è quindi possibile mantenere la coltivazione in molte aree di montagna con il terreno lavorato, morbido e capace di assorbire la pioggia in profondità prima di respingerla verso valle evitando i pericoli delle frane, mentre la pulizia dai rovi e dalle sterpaglie diminuisce il pericolo d'incendi". "Niente a vedere con le piante di plastica che- denuncia la Coldiretti- arrivano molto spesso dalla Cina e non solo consumano petrolio e liberano gas ad effetto serra per la loro realizzazione e il trasporto, ma impiegano oltre 200 anni prima di degradarsi nell''ambiente". POLO NORD PORTATILE, PER INVIARE MESSAGGI E SOSTENERE GLI OSPEDALI PEDIATRICI Arriva l’App di Babbo Natale Sono 130 milioni gli auguri inviati e 300 mila dollari americani donati. Anche il Gruppo San Donato è nel progetto benefico U n'app per vivere il vero spirito del Natale, tra gioia, allegria e condivisione. Si chiama PNP – “https://www.portablenorthpole.com/it/" Polo Nord Portatile, l'app gratuita dell'azienda canadese UGroup Media, per inviare videomessaggi o chiamate di auguri personalizzati fatti direttamente da Babbo Natale. Dal 2008, anno della sua nascita, ad oggi, sono stati inviati quasi 130 milioni di auguri in tutto il mondo. In PNP viene riproposto un mondo magico, fatto di giochi e feste, dove Babbo Natale ed i suoi Elfi vivono felici, ricreando l'immaginario dei bambini. Le feste natalizie sono un periodo dell'anno meraviglioso, soprattutto per i più piccoli, per questo l'azienda ha lanciato il Programma Ospedali Pediatrici Polo Nord Portatile, con il quale si impegna a regalare questa magica atmosfera, anche ai bambini meno fortunati che trascorreranno il Natale in un reparto d'ospedale, con la speranza di trasmettere loro un po' di gioia e conforto. Da quest'anno entrano a far parte del progetto anche l'Ospedale San Raffaele, con la sua Unità di Pediatria e Neonatologia, e il Policlinico San Donato, con la sua Unità di Cardiochirurgia Pediatrica, entrambi parte del Gruppo Ospedaliero San Donato, che si uniscono agli oltre 40 ospedali pediatrici di tutto il mondo. Per ogni acquisto effettuato all'interno del sito, PNP si impegna a devolvere una parte in favore del Programma. Al momento, sono stati donati oltre 300 mila dollari americani. Un'app semplice e divertente, che in pochi click può davvero rendere felici i nostri cari e anche moltissimi bambini. Disponibile in 6 lingue: inglese, francese, spagnolo e dal 2016 italiano, tedesco e giapponese. PNP consente di creare in modo semplice e gratuito chiamate vocali e videomessaggi per bambini o adulti, personalizzandoli con nome e qualche dato del destinatario, e scegliendo tra vari scenari, ad esempio dalla casa di Babbo Natale, o all'ufficio postale, dove riceve le migliaia di letterine, oppure dalla casa di un elfo. La versione Premium dell'app offre la possibilità di scegliere tra un più ampio numero di scenari come, ad esempio, la chiamata in diretta dalla slitta o la possibilità di far complimentare il caro Babbo con il bambino per i suoi risultati scolastici, o, magari, riprenderlo invitandolo ad ubbidire di più ai suoi genitori o a comportarsi meglio. Quest'ultima opzione è risultata essere molto apprezzata dalle mamme e dai papà che hanno usufruito del servizio, per la sua valenza educativa. Del resto, quale bambino si sognerebbe mai di contraddire Babbo Natale! SPENDI E SPANDI I regali più gettonati: accessori moda, sportwear, oggetti hi-tech e tanto panettone asciati alle spalle la festa dell’Immacolata, preludio delle festività, inizia a corsa ai regali di Natale. Gli acquisti l’online superano i negozi fisici: il 46% di chi acquista i regali online afferma che l’e-commerce offre l’opportunità di anticipare e pianificare gli acquisti, di cogliere le offerte nel momento giusto e, soprattutto, ottimizzare i tempi. A novembre 2016, ad esempio il traffico su vente-privee attraverso dispositivi mobili ha raggiunto il 75%. Il budget di spesa degli italiani risulta essere in lieve crescita: per il 48,5% dei rispondenti è compreso tra i 100 e i 300 euro e per quasi il 31% è superiore ai 300 euro. Gli italiani hanno le idee chiare sulle tipologie di regalo: doni più ricercati e per- L sonalizzati per il partner e i familiari. Infatti, per il 50% la scelta ricade sugli accessori moda (ai primi posti maglioni, foulardes e sciarpe, intimo) e sportwear, per il 30% oggetti high-tech (smartphone e accessori per smartphone, oltre alle ultime tendenze in ambito smartwatch e activity tracking, ma anche elettrodomestici di design e per la cura della persona) e per il 35% prodotti beauty (profumi, creme viso e cosmetici). Per i regali “obbligati” ma comunque im- portanti si prediligono i prodotti food&wine (il panettone artigianale o la bottiglia di bollicine) per il 29,5% e gli oggetti più classici come agende, cornici portafoto e libri di cucina per il 41%.