Magazine dicembre - Gli Amici di Luca

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Magazine dicembre - Gli Amici di Luca
MAGAZINE
"Vale la pena:il coma un viaggio verso la luce" periodico di resistenza civile, per le professioni e la vita sociale
Pubblicazione dell’associazione di volontariato onlus “Gli amici di Luca” registrazione Tribunale di Bologna n.7176 del 27/11/2001
Tariffa Ass. Senza Fini di Lucro:"Poste italiane S.p.a - Spedizione in Abb. postale - D.L.353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n°46) art.1, comma 2, DCB Bologna"
Numero 18
dicembre 2006
BUON
COMPLEANNO!
a noi che avremo 10 anni nel 2007
D
Maria Vittoria nel giorno del Battesimo.
Tante famiglie (vedi anche pag. 21) scelgono “Gli amici di Luca “per ricordare i loro momenti più belli.
“Siamo orgogliosi di aver contribuito, in un giorno per noi così bello, ad aiutare chi ha più bisogno e di aver fatto
conoscere la vostra associazione ad altre persone a noi care. Un caro saluto a tutti voi che vi prodigate per il bene
degli altri ......”.
Luigi e Sara Cretti
LA GIORNATA
NAZIONALE DEI
RISVEGLI
il documento
conlusivo, le iniziative
di solidarietà,
la tournèe teatrale
DA PAG. 3 A PAG. 13
ieci anni insieme.
Dieci anni vissuti intensamente.
Dieci anni che ci hanno cambiato ed
hanno cambiato.
Dieci anni lunghi, brevi, passati in un soffio.
Dieci anni che dovevano essere pochi
mesi, quelli che sarebbero serviti
a lanciare un’idea.
Dieci anni, giorno dopo giorno, con la
passione, con la certezza di realizzarla.
Dieci anni che ci hanno coinvolto.
Dieci anni che non sono bastati a dire:
ora è finita.
Dieci anni che sono partiti da una fine,
che era un inizio, che ancora continua.
Dieci anni per ricordare Luca, per ricordare i tanti, quelli che non ci sono, quelli
che ci sono ancora. Dieci anni per
sostenere, accogliere, riaffermare
che ancora ci sei.
Dieci anni per dire grazie a tutti quelli
che ci hanno creduto.
A tutti quelli che hanno gioito. A tutti
quelli che sono rimasti.
Anche a quelli che sono passati eppure
non si sono fermati.
Dieci anni di iniziative, di creatività, di
strette di mano, di gesti simbolici, di visi
festanti, di occhi umidi, di sogni concreti,
di segni concreti.
Dieci anni per guardarsi intorno, per
capire di esserci, di essere vivi.
Dieci anni di messaggi attaccati ad un filo.
Dieci anni di parole, di silenzi, di calore.
Dieci anni, mattone dopo mattone,
per costruire un nuovo modo:
un modo di essere.
Dieci anni che serviranno per tutti gli
altri anni a tutti gli amici.
Gli amici di Luca
E IL DIRITTO
ALLA VITA?
LA PORSCHE PER LA
CASA DEI RISVEGLI
LUCA DE NIGRIS
il Presidente della
Repubblica risponde a
Gian Piero Steccato
a Padova un concerto
rinnova l’impegno di
solidarietà dell’azienda
automobilistica
PAG. 17
A PAGINA 18
L’ E V E N T O
2
befane 2007
COMUNE DI
BOLOGNA
Solidarietà per la Casa dei Risvegli Luca De Nigris
100 metodi per catturare la Befana
concorso per le scuole elementari con il patrocinio di M.I.U.R. Centro Servizi Amministrativi di Bologna,
in collaborazione con Alberto Perdisa editore. Premiazione il 6 gennaio al Teatro Testoni ore 16.00.
Aspettando la Befana
Venerdì 5 gennaio
Quartiere Porto
Ospedale Maggiore L. Nigrisoli 2
Ore 11,00 reparto pediatria e chirurgia
pediatrica 6 piano
La Baracca Svolazzante in
“Fagiolino medico per forza”
spettacolo di burattini.
Provincia di Bologna
Città di
San Lazzaro di Savena
Sala Arci Millenium
Via Riva Reno 77/A - ore 17.00
Ascom - Comitati delle vie Falegnami e
Riva Reno
La Baracca Svolazzante in
“Fagiolino medico per forza”
spettacolo di burattini.
Arriva la Befana
Sabato 6 e domenica 7 gennaio
Comune di Bologna
Quartiere Porto
MIUR
CSA di Bologna
Palestra scuole elementari Osteria
Grande (Bo)
TORNEO DELLA BEFANA
9° Memorial Maurizio Ragazzi
Tradizionale Torneo di calcio a cinque
promosso dalla Società A.C.Osteria
Grande per ricordare il caro amico Maurizio Ragazzi, per tutti “il Bronzo”. Il torneo a 12 squadre divise in 3 gironi da
quattro squadre ciascuna.
Il programma prevede la fase eliminatoria sabato 6 gennaio per l’intera giornata
e le fasi finali nella mattinata di domenica 7 gennaio.
L’ingresso è rigorosamente gratuito.
Sarà presente un servizio di ristoro
Sabato 6 gennaio
Quartiere S. Vitale
Befana sotto le Due Torri
con gli artigiani CNA
Piazza di porta Ravegnana apertura
straordinaria di ArtigianArte centro di
valorizzazione dell'artigianale artistico
CNA sotto la Torre Asinelli
- Ore 10.00 - La Befana accompagnata
dal violinista Paolo Buconi arriva sulla
carrozza d'epoca guidata da Giancarlo
Saveri
- Ore 10.30 - La Baracca Svolazzante in
“Fagiolino medico per forza”.
Spettacolo di burattini.
Interverrà Babich giocoliere, equilibrista.
Caldarroste offerte da Nicola Fusaro
famoso caldarrostaio di via Rizzoli che,
come ogni anno, contribuisce alla Casa
dei Risvegli Luca De Nigris
Quartiere Porto
Cinema Teatro Don Orione
V. Cimabue, 14
ore 10,30 - Il Gruppo Libero/Teatro
S. Martino presenta
“Gio e Gia e i regali della Befana”
regia di Mariapia Papandrea.
Spettacolo promosso dal Circolo e Oratorio Anspi “Don Orione” A.S.D., Circoli Dipendenti Comunali, Dipendenti
Universitari di Bologna, Bibiena Teatro
Comunale, Arca, Enel, Fitel. La solidarietà è una priorità FANEP, UILDM,
GLI AMICI DI LUCA
Quartiere Navile
sala Candilejas, via Bentini 20
- Ore 14.30 “Arriva la Befana” Appuntamento promosso dal circolo ricreativo
culturale Hera per i bambini soci.
Ippodromo Arcoveggio Bologna,
Ingressi: Via Corticella 103
Via Arcoveggio 37
-Ore 14.15 La Befana arriva a cavallo...anzi in sulky !
“Grande Festa HippoBimbo” durante il
pomeriggio di corse, con laboratori creativi, spettacoli, animazioni e la calza in
dono a tutti i bambini.
Premiazione dell'iniziativa
HippoFoto 2006.
Una corsa al trotto sarà dedicata alla
“Casa dei Risvegli Luca De Nigris”.
Gran finale
Quartiere Navile
Teatro Testoni
Via Matteotti, 16 - ore 16.00
Gli amici di Luca e l’associazione
Belleville presentano
100 METODI PER CATTURARE LA
BEFANA primo reality del nuovo anno
spettacolo con Carla Astolfi, Gian Piero
Volpi e l’aiuto dei bambini che hanno
partecipato al concorso.
Regia di Fabio Govoni
Ingresso unico: 7 euro.
Prevendita: tel. 051.4153800
Per informazioni 051.6494570
Incasso interamente devoluto alla
Casa dei Risvegli Luca De Nigris.
Spettacolo ripreso
da E'tv - Rete 7
La Befana il giorno dopo
Domenica 7 gennaio
Quartiere Savena
Casa dei Risvegli Luca De Nigris
Sala dei Durante ore 17.00
Spettacolo di burattini
Quartiere Reno
Centro Polivalente Villa Serena
Via della Barca 1
- Ore 15,30 - “E’ tornata la befana a
cavallo di una scopa, vola vola senza far
rumore nella notte nera nera ”
Laboratorio per bambini: con Rosanna
faremo un segnalibro divertente per per
leggere allegramente e per salutare la
Befana
- Ore 17.00 La Baracca Svolazzante in
“Fagiolino medico per forza”. Spettacolo di burattini.
In omaggio una calza ai bambini.
Ingresso gratuito Info: Tel. 051-6156789
[email protected] - www.vserena.it
dal 6 al 7 gennaio sotto i portici di via Dagnini
Befana di solidarietà per la “Casa dei Risvegli Luca De Nigris”
grazie a Bar Pasticceria La Mimosa, Bar Tabaccheria Guerra, Zanella Scarpe, Colli,
Grano Pastificio, Eco - Agency, , Arnica abbigliamento, Foto Ottica Tonino, Silvia intimo
CIRCOLO ARCA
ENEL
CIRCOLO E ORATORIO
ANSPI “DON ORIONE”
A.S.D.
sostiene la “Casa dei Risvegli Luca De Nigris” e il “Centro Studi per la Ricerca sul Coma”
Puoi contribuire anche tu con un versamento: CARISBO CC 3802 - FILIALE DUE TORRI - BOLOGNA
Piazza di Porta Ravegnana, 2/B - Cab. 02504-9 - Abi 6385-9
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3
il documento finale
Una nuova alleanza terapeutica
coma e stati vegetativi: ruolo delle associazioni e impegno delle famiglie
L
e associazioni, gli operatori sanitari e non, i
familiari, i volontari, i partecipanti al convegno
COMA E STATI VEGETATIVI UNA NUOVA
ALLEANZA TERAPEUTICA: RUOLO DELLE
ASSOCIAZIONI E IMPEGNO DELLE FAMIGLIE” nell’ambito dell’ottava “Giornata nazionale
dei risvegli per la ricerca sul coma – vale la pena”
promossa dall’associaizone “Gli amici di Luca”
sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica dopo una giornata seminariale ricca di spunti e
approfondimenti, pone all’attenzione del Ministero
della Salute alcune problematiche per un lavoro
comune da sviluppare e meglio delineare in futuro.
LE ASSOCIAZIONI
Le associazioni hanno dimostrato in questi anni di
essere in grado di svolgere un ruolo in tre funzioni:
- Saper intercettare da alcuni decenni una serie di
bisogni e comprenderli nella loro globalità e nelle
loro priorità, a partire da una esperienza vissuta e
saper essere propositivi.
- saper raccogliere intorno a questi bisogni risorse
di tipo economico
- saper sperimentare modelli di intervento innovativo con una buona collaborazione tra le famiglie e la
comunità tecnico scientifico, una alleanza con il personale medico, nel progettare, nel disegnare, nel
validare queste costruzioni di percorso, soluzioni
che dimostrano la forte capacità delle famiglie di
dialogare con i professionisti
L’ associazione francese UNAFCT presente al convegno raggruppa 50 associazioni in tutta la Francia
con una grande capacità di mostrare unione ed essere punto di riferimento e coordinamento delle associazioni nazionali, e un valido interlocutore per
molte commissioni nazionali e regionali che afforntano le problematiche della disabilità.
Desiderio comune delle associazioni e dei familiari
da esse rappresentate in questo convengo è la creazione di un gruppo di rappresentatività “AR associazione riunite” per il problema del trauma cranico
e delle gravi cerebrolesioni.
I BISOGNI
Ad ogni cittadino deve essere garantita l’assistenza
sanitaria, ma anche sociale. Continuano però a sussistere ampie zone di insufficiente informazione e di
abbandono del familiare e paziente nella fase post
acuta, specie dopo la dimissione dei presidi sanitari
riabilitativi.
C’è molto ma quello che c’è spesso non si conosce e
c’è poca informazione delle realtà di altre regioni
Una tutela assistenziale è maggiormente grarantita
in fase acuta e riabilitativa, ma purtroppo ancora a
macchia di leopardo, determinando un‘offerta
difforme tra le varie regioni.
Ma anche nelle strutture esistenti, l’offerta terapeutica non garantisce uniformi interventi, per cui bisogna sviluppare il concetto di molteplicità condivisa
di buone pratiche, allineate sul tutto il percorso assistenziale.
La nuova frontiera è oggi quella della fase degli esiti
e della domiciliarità. Risulta difficile il ritorno a
domicilio e la partecipazione alla vita sociale. Bisogna facilitare il reinserimento a domicilio che richiede assistenza sociale, psicologica ed economica.
Emerge il bisogno di un approccio che esplori soluzioni innovative nei modelli di assistenza. Lo stesso
procedimento si è visto nelle conferenze di consenso partite con l’approfondimento della “fase acuta”
di Modena (2000) per arrivare alla “fase degli esiti”
di Verona (2005).
Occorre comunque una rete nazionale di riferimento. Bisogna collegare alle aree di rianimazione un
sistema di informazione validato e riconoscibile sui
percorsi disponibili e soluzioni possibili sia nella fase
di riabilitazione che di gestione avanzata degli esiti.
Bisogna organizzare una logica di rete, buone pratiche che si devono consolidare e trasformare in un
sistema di intervento che garantisca diritti esigibili
su tutto il territorio nazionale.
L’assistenza a questi pazienti va concepita in termini di percorso e non di strutture a ciclo completo.
Occorre un protocollo per le dimissioni dalla riabilitazione del paziente con esiti di grave cerebrolesione che preveda sempre modalità di dimissione
concordata e negoziata fra la struttura dimettente, i
servizi di assistenza a valle nel percorso e la famiglia.
ALCUNE RIFLESSIONI E PROPOSTE
RESIDENZIALITA’
pensare servizi diurni e residenziali a minore protezione sanitaria, servizi per la maggioranza delle persone con esiti neuromotori cognitivi e comportamentali, con gravi disabilità
ripensare i modelli tradizionali: i modelli socioribalitativi, modelli appartamento per disabili , di lavoro
protetto, ecc…
coinvolgere la famiglia in ogni fase del percorso e
ruolo attivo dell’assistenza, rispettare il diritto ad
essere informati, partecipi, attori delle scelte, delle
modalità e durata di intervento..
Garantire residenzialità anche per chi non ha una
rete familiare, attraverso strutture con maggiori
caratteristiche comunitarie.
Garantire una rete diffusa di assistenza
Il problema della residenzialità a lungo termine per
gli stati vegetativi come le SUAP oggetto di un
approfondimento della commissione formata dal
Ministero nella scorsa legislatura approdata alla
conferenza Stato Regione, deve essere riconsiderata
e giungere ad una concreta applicazione.
La possibilità che una persona torni a domicilio
dipende dalla disponibilità dei familiari a partecipare al lavoro di cura.
Se è possibile trovare una soluzione che estenda e
migliori i benefici anche nei confronti di una famiglia che al suo interno gestisce una persona con
grave disabilità.
Le persone con cerebrolesioni meritano risposte di
sistema e prestazioni che rispondano a livelli essenziali di assistenza, rappresentando una delle componenti importanti della non autosufficienza sulla
quale è determinante, anche per quanto riguarda i
pazienti con esiti di coma e stato vegetativo, avere
voce in capitolo nel fondo nazionale che si costituirà
per alimentare e finanziare l’assistenza domiciliare
a lungo termine.
MIGLIORARE LA LEGGE 104
Nonostante lo sforzo fatto in passato attraverso la
legge 104 pensiamo che la normativa sui “permessi”
possa essere migliorata ulteriormente per permettere di conciliare un lavoro di cura con un impegno
lavorativo.
Il compito che ci siamo posti è stata l’analisi della
legislazione che riguarda i diritti dei disabili, in particolare la legge 104. Una serie di scambi con sindacati e istituzioni su questo argomento ci ha permesso di. definire alcune proposte di modifica al quadro
legislativo e far sì, prima di tutto, che queste proposte siano conosciute.
La legislazione non riesce a tenere il passo con le
esigenze delle persone con gravi disabilità, la legge
quadro 104 sta rapidamente invecchiando. Un vuoto
legislativo ancora più grave riguarda i lavoratori
precari. La legge è troppo complessa e mostra alcu-
ne lacune, ad esempio al lavoratore dipendente non
vengono concessi permessi se il figlio minorenne è
ricoverato in una struttura ospedaliera. Oppure:
sono previsti due anni di congedo retribuito per chi
deve assistere un figlio con handicap grave, ma non
è previsto nulla per chi assiste il coniuge. C’è bisogno di aggiornare la legge e di accompagnarla all’evoluzione del mondo del lavoro.
MAGGIORE RAPPRESENTATIVITA’ NEI
BANDI DELLA COMUNITA’ EUROPEA
Obiettivo del progetto è la realizzazione di un
network europeo all’interno del quale diffondere e
sviluppare nuovi modelli di assistenza per l’uscita
dal coma. Il programma più indicato risulta essere
“Public Health programme (2003-2008)”1 di cui si
prevede un bando nella prossima primavera 2007 (
maggio/giugno, probabilmente).
La Call prevede per ogni bando annuale una serie di
priorità, che sono stabilite sulla base delle indicazioni provenienti dai Ministeri della Sanità dei singoli
Paesi Membri.
Si tratta di segnalare da parte del Ministero Italiano
della Sanità alla DG Health & Consumer Protection per il prossimo bando, fra le priorità anche le
strategie ed azioni per il percorso di uscita dal coma
(Determinanti sanitarie).
Operativamente noi abbiamo bisogno di interfacciarci con i referenti ministeriali che sono in contatto con la DG a Bruxelles, per poter affinare il progetto ed orientare la costituzione della partnership
europea.
L’idea è stata presentate ed illustrata al Vicepresidente de Parlamento Europeo, On. Mauro Zani,
che, durante la visita preso la Casa dei Risvegli, ha
espresso interesse ed apprezzamento per la proposta progettuale .
COMUNICAZIONE E INFORMAZIONE
C’è una grande difficoltà nel comunicare questo
specifico problema per la sua intrinseca complessità.. Per questo è nato un “Osservatorio per la
comunicazione della salute” con l’Università di
Bologna per monitorare, per orientare, per informare non solo sull’emergenza coma.
Occorre pertanto la creazione urgente di un registro
nazionale che consenta di raccogliere dati finalizzati a sapere con maggiore precisione possibile:
-incidenza dei comi, eziologia che li ha determinati,
-tipologia dei pazienti colpiti (età,residenza,ecc.)
- evoluzione (quanti si svegliano, quanti decedono,
quanti rimangono in stato vegetativo)
- esiti e loro gravità
-quanti comatosi sono in reparti di cura e riabilitazione idonei e finalizzati e quanti no
- quanti rimangono accuditi in strutture di accoglienza per gravissimi esiti
- quanti con gravi esiti rientrano a domicilio e usufruiscono dio meno di supporti di domiciliare.
- Quanti sono in grado di usufruire di programmi
per il reinserimento scolastico - lavorativo
Questi alcuni dei temi affrontati nell’arco del convegno.
I firmatari
Le associazioni:
Gli amici di Luca, Arco 92, Rinascita e Vita, Genesis.
Gli esperti: Loris Betti, Federica Bruni, Fulvio De
Nigris, Elena Di Girolamo,Elisa Grazia, Adelmo
Mattioli, Luigi Mazza, Anna Mazzucchi, Roberto
Piperno, Roberto Rago, Mauro Sarti,Pietro Scarnera, Maria Vaccari, Maria Elena Villa, e tutti i partecipanti al dibattito
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L’ impegno dell’AVIS
con Gli amici di Luca la comune volontà di mantenere viva la fiaccola della solidarietà
di
Gianfranco Marabini
Presidente AVIS Provinciale Bologna
L
a giornata dei risvegli, giunta alla
ottava edizione è un’occasione
di grande interesse almeno per due
aspetti, quello medico scientifico e
quello più generale che riguarda la
coscienza di tutti noi.
Il primo aspetto è sicuramente
importante poiché, i convegni scientifici sono un’occasione rilevante di
confronto e di verifica dei vari percorsi scientifici compiuti per rispondere o meglio cercare di rispondere
alla gravi problematiche che pone il
coma.
Tale aspetto purtroppo ha tempi non
certi e sicuramente non immediati,
come invece immediati sono i problemi.
L’aspetto certamente più immediato
è quello della sensibilizzazione sui
temi dell’assistenza alle persone in
coma, assistenza che per essere la più
efficace possibile ha bisogno indubbiamente di personale sanitario preparato e sensibile, ma abbisogna
altresì del supporto non solo dei
familiari, ma anche di associazioni e
di volontari che adeguatamente preparati possono dare un contributo
significativo e un valore sociale
aggiuntivo notevole.
L’Avis è un’Associazione di volontari che opera su tutto il territorio
nazionale dal 1927, che conta oltre
un milione di donatori attivi, i quali,
con circa 1.800.000 donazioni all’anno riescono a coprire gran parte del
fabbisogno di sangue del nostro
Paese.
A prima vista può sembrare che non
vi siano relazioni tra i donatori di
sangue o meglio le Associazioni che
li rappresentano e gli Amici di Luca.
Se ci soffermiamo un momento se
per un rallentiamo il passo e riflettiamo sul significato più intrinseco delle
due associazioni, potremo verificare
che i punti di partenza sono sicuramente comuni, come comune è la
volontà di mantenere viva la fiaccola
della solidarietà e dell’altruismo.
Il mondo di oggi corre sempre più
velocemente, la tecnologia ha sì alleviato molta della fatica che l’uomo
sopportava per produrre beni e servizi, ma spesso oggi l’uomo si trova
solo, il gruppo che serviva a fare la
forza si è disciolto e con esso molti di
quei valori che erano una parte fondamentale del gruppo, la solidarietà
prima di tutto e la consapevolezza
dell’interdipendenza.
Il volontariato oggi più di ieri ha una
grande responsabilità, quella di contribuire a riscoprire o meglio a rinvigorire i valori dell’uomo, senza
distinzione di razza, di religione, di
sesso, ha la responsabilità di abbatte-
re i muri dell’indifferenza e della
insensibilità.
L’Avis di Bologna è articolata su
tutto il territorio provinciale con 59
sedi e conta su circa 39.000 donatori
attivi che forniscono oltre 50.000
unità di sangue all’anno, nonostante
ciò, Bologna non è autosufficiente e
abbisogna della solidarietà dei donatori di altre province, al fine di garantire il sangue nel luogo e al momento
giusto.
Tale carenza non è dovuta ad una
minore solidarietà dei cittadini bolognesi rispetto alle altre province
della nostra regione, ma alla necessità di mantenere una qualità ed una
eccellenza sanitaria che ha pochi
eguali nel nostro paese, per cui molti
cittadini provenienti da altre regioni
ricorrono alle strutture sanitarie
bolognesi.
Vi è quindi da parte nostra un lavoro
ed un impegno continuo di sensibilizzazione a quei valori che indicavo
poc’anzi al fine di poter continuare a
garantire questa eccellenza della
quale siamo fieri e per la quale ci
sentiamo di essere in parte protagonisti.
Nel campo della raccolta del sangue
la scienza ha fatto progressi enormi,
se si pensa che solo 20 – 30 anni fa
non era il sangue a circolare ma le
persone, i donatori, che si recavano
in ospedale, si stendeva in un letto a
fianco del malato e la trasfusione si
faceva da braccio a braccio.
Bologna, una città molto sensibile ai
problemi della dignità umana, agli
inizi degli anni 50 inviava diversi
donatori, una volta alla settimana,
agli ospedali di Milano per sopperire
alle carenze di una grande città come
Milano, l’Avis coordinava la raccolta
dei donatori, provenienti anche dai
comuni limitrofi e organizzava il
viaggio a Milano.
I vecchi donatori raccontano che
mano a mano che il sangue entrava
nelle vene del malato, si poteva vedere rifiorire la vita del sofferente.
Non abbiamo nostalgia dei quei
tempi anche se sono un pezzo importante della nostra storia e più in
generale della sanità, certamente è
venuto a mancare quel contatto
umano che rende più felice e consapevole il gesto di donare parte di se
stessi.
Non abbiamo nostalgia, anche perché è grazie alle nuove tecnologie di
raccolta che oggi è possibile arrivare
a salvare vite umane là dove fino a
pochi anni fa era impensabile.
Bologna e più in generale l’Emilia
Romagna non hanno mai avuto problemi nel trovare il sangue necessario, anzi oggi come allora, siamo in
grado di garantire il sangue anche ad
altre regioni, questo fa sì che ormai è
divenuto un comune sentire che il
sangue comunque da noi c’è, pochi si
pongono il problema che per eseguire interventi importanti, i trapianti,
nella medicina d’urgenza sia necessario il sangue anche in quantità elevate.
Ciò è un fatto negativo perché in
parte ha assopito la consapevolezza
della necessità di donare.
Dire che il sangue è vita può sembrare un luogo comune, purtroppo chi
per motivi contingenti o di urgenza o
coloro che periodicamente abbisognano di trasfusioni sanno quanto di
poco comune ci sia in questa frase.
Due esempi:
Un traumatizzato grave che giunge
al pronto soccorso, può avere qualche speranza in più se vi è subito la
disponibilità di sangue necessaria.
L’impegno di tanti professionisti e la
speranza dei famigliari può essere
frustrata se la frigo emoteca è carente.
Molti malati terminali oggi hanno
un’aspettativa di vita maggiore grazie a trasfusioni periodiche che gli
possono garantire anche una condotta di vita dignitosa.
Molti altri esempi potrebbero essere
illustrati per evidenziare che il sangue è sempre più necessario, ma è
anche necessario che sia sicuro.
La sicurezza si favorisce attraverso il
controllo sistematico e meticoloso
del sangue, ma anche attraverso il
controllo del donatore che deve
essere periodico e noi aggiungiamo
associato, e volontario, perché l’Associazione può garantire una raccolta più mirata e una maggiore disponibilità, sempre in ogni momento, la
volontarietà non stimola la mercificazione ed esalta l’atto solidaristico.
La periodicità stimola anche il donatore a mantenere uno stile di vita
consono al gesto che periodicamente
è chiamato a compiere.
Con la nuova legge approvata allo
scadere della scorsa legislatura quasi
all’unanimità, sono stati fatti notevoli progressi in questa direzione, tuttavia in diverse regioni del nostro
Paese esiste ancora la prassi del
donatore occasionale e della chiamata al bisogno.
Voi capite che non è possibile prevedere il bisogno o chiamare amici e
parenti all’arrivo di un traumatizzato, purtroppo non tutti i cittadini italiani hanno le stesse opportunità di
speranza di vita.
Per concludere, penso che le opportunità di collaborazione tra l’Avis e
gli Amici di Luca, possono essere
diverse e tutte tese a favorire come
dicevo all’inizio ad accrescere la sensibilizzazione alla solidarietà a pratiche di inclusione, piuttosto che a
quelle di esclusione perché diversi o
svantaggiati.
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Vale la pena: un grande successo
il torneo under 16 promosso dall’A.C. San Lazzaro Pallavolo
La gioia delle atlete delle sei squadre che hanno dato vita alla quinta edizione
del torneo “Vale la pena”.
Un momento della premiazione alla presenza del sindaco di San Lazzaro
Marco Macciantelli e Fulvio De Nigris
immagini tratte da
Una camminata per la vita
promossa dal Centro Sportivo Italiano e la polisportiva zinella
La camminata, svolta il 6 ottobre e
rivolta ai bambini delle scuole elementari, ancora una volta ha coinvolto le scuole Pezzana di San Lazzarto
di Savena che hanno partecipato e
collaborato attivamente all‚iniziativa
promossa con il CSi Comitato di
Bologna e la Polisportiva Zinella con
il patrocinio del MIUR Csa di Bologna.
L’iniziativa si è sviluppata con la partenza da parco della Resistenza, giochi ,animazioni e l’arrivo alla Casa
dei Risvegli Luca De Nigris dove i
ragazzi hanno incontro famiglie,
pazienti, operatori e volontari, fatto
merenda e lanciato i palloncini con i
messaggi per la “Giornata dei risvegli”.
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Storia di Daniela
in Piemonte mobilitazione a Bra e Alba
D
aniela Gazzano, 40 anni, è nata
ad Alberga (SV), è residente a
Bra (CN).
Dal 4 luglio 2006 è ricoverata presso la
Casa dei Risvegli – Amici di Luca a
Bologna dopo essere transitata attraverso un’altra struttura che non ha
soddisfatto le aspettative dei familiari.
Daniela entra in coma per emorragia
cerebrale il 27 agosto 2005, cinque ore
dopo la nascita della figlia Camilla (il
primogenito Leonardo ha 11 anni);
operata presso l’Ospedale di Cuneo,
dopo un mese trascorso nel reparto di
Terapia Intensiva nasce il primo
dilemma per i familiari:
“la ricerca di un centro riabilitativo di
qualità”.
La disinformazione e le poche strutture fanno normalmente convergere la
scelta sul centro di riabilitazione più
vicino a casa che non necessariamente
è quello adatto al paziente lasciando il
dubbio alla famiglia se in Italia c’è di
meglio; e così si comincia anche a guardare all’estero.
Nel mese di ottobre 2005 Daniela esce
dal coma ma erroneamente viene diagnosticata la sindrome di locked in. Si
tratta invece di tetraplegia, è incapace
di comunicare se non attraverso gli
Gruppo di amici di Luca nel gazebo di Bra
occhi con l’utilizzo di un codice binario.
Nella Casa dei Risvegli Daniela
migliora ed oggi ha ottenuto dei piccoli ma importanti risultati. Si lavora
con lei con speranza e professionalità
e il familiare è un “additivo” per i
medici e gli operatori.
- Perché deve essere il familiare a girovagare per l’Italia ed all’estero a cercare e verificare se una struttura
-VALE-?
- Perché è così difficile trovare nelle
strutture operatori specializzati per il
trattamento di queste patologie?
- Perché non si investe in nuove figure
professionali capaci di riportare a
una vita “normale” questi pazienti?
- Perché alcune strutture accettano di
prendersi carico di questi pazienti se
non hanno mezzi, persone specializzate e professionalità per farlo?
- Perché il medico di base non ha nel
cassetto IL numero telefonico di “
emergenza coma”?
- Perché bisogna espatriare o andare
lontano da casa per essere curati?
- Perché un paziente tetraplegico è
costretto a spostarsi in una struttura
per la riabilitazione (semprechè ne
esista una vicina con personale competente)?
- Perché non si è valutata la migliore
qualità di vita che si può dare a casa
al paziente ed il minor costo attraverso l’ospedalizzazione domiciliare?
- Perchè una volta a casa il paziente,
con il passare del tempo, viene dimenticato e il carico economico e organizzativo è tutto a carico della famiglia?
- Perché questi pazienti sono considerati persone inutili e che non producono nulla?
Durante questo percorso tante persone ci hanno detto che non si può cambiare un sistema, altri ci hanno spinto
a fare qualche cosa per dare una mano
a chi purtroppo vivrà questa esperienza in futuro.
Per questo motivo è nato il desiderio
di vedere in Piemonte una o più strutture come la Casa dei Risvegli di
Bologna.
progetto pilota per la domiciliazione
ospedaliera per giovani celebrolesi
per AUSL 18 di Alba-Bra. Da qui la
partenza per raggiungere un traguardo importante: creare a Bra un tavolo
di lavoro tra medici di Bologna e
medici dell’AUSL locale per analizzare la creazione di un reparto di eccellenza, come la Casa dei Risvegli di
Bologna, presso il nuovo Ospedale
Alba-Bra in progetto.
La chiusura della giornata di lavoro
prevede una serata al Teatro Politeama di Bra con l’attore Bergonzoni e la
compagnia teatrale della Casa dei
Risvegli di Bologna.
Sono stati allestiti due gazebo, a Bra e
ad Alba, sono stati sensibilizzati i
media, giornali e TV locali, per raccontare e sensibilizzare l’opinione
pubblica e le Istituzioni.
Familiari ed amici fanno il tifo per
Daniela e attendono il rientro a casa
previsto per Natale.
Fra qualche anno i figli Leonardo e
Camilla saranno i primi a leggere il
libro che la mamma vuole scrivere e i
cui contenuti sono già stati pazientemente trascritti giorno dopo giorno
durante questi 15 mesi lontano da
casa.
Naturalmente la somma sarà interamente devoluta alla Casa dei Risvegli
di Bologna
A novembre finalmente la notizia che
tutti speravano: il caso di Daniela sarà
Luigi Ferrario
marito di Daniela
Leonardo, figlio di Luigi e Daniela
I volontari a Caltagirone
La Croce Rossa Italiana patrocina e sostiene da sempre la Giornta Nazionale dei Risvegli. La sezione di Caltagirone è particolarmente attiva assieme ai volontari dell’Avis e del CSI
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7
Storia di Attilio
maggiore coordinamento nell’assistenza domiciliare e nell’aiuto alle famiglie
C
arissimi amici,
In occasione della VIII° Giornata nazionale dei risvegli per la ricerca sul coma
“vale la pena” e vista l’importanza dell’argomento trattato, Vi invio questa lettera da cui trapela il mio desiderio, purtroppo non realizzabile, di essere fisicamente presente.
Un grazie a tutti Voi che siete attivi di
fronte a queste gravi situazioni umane.
Quanto descrivo in questa lettera nasce
da un giusto senso di equità.
Attilio, mio fratello, è un disabile grave
che necessita di assistenza 24 ore su 24.
In questi dodici anni, da quando ha visto
cambiare la sua vita in seguito ad un
incidente stradale, abbiamo assistito ad
una presa di coscienza in positivo delle
persone che gli stanno accanto ed anche
ad un maggior coinvolgimento da parte
delle istituzioni. A tutti porgiamo un ringraziamento e ci auspichiamo una presenza sempre più attenta e consapevole
verso i casi di handicap grave.
Quando mio fratello è stato domiciliato
le istituzioni non si sono adoperate per
un servizio di assistenza domiciliare
secondo noi adeguato e la famiglia ha
dovuto mettere impegno e costi per assicurargli un’assistenza giusta, libera e
amorevole tanto che la sottoscritta ha
lasciato il lavoro ed imparato ad essere
un poco infermiera e un poco assistente,
psicologa, terapista. E sempre la famiglia ha cercato di fronte alle necessità le
cure mediche adeguate e persone amiche che non finirò mai di ringraziare
perché con tanta disponibilità fanno trascorrere qualche ora di spensieratezza a
mio fratello.
Si può chiedere ad un familiare di essere presente 24 ore su 24 in quanto unica
persona in grado di capire il disabile e
di aiutarlo un poco?
E se questa persona deve o volesse
assentarsi anche solo per poche ore o
pochi giorni?
In questi casi si
fa ricorso alla
fortuna, ad un
amico o alla
signora straniera
del
momento che,
per
quanto
dotata di buona
volontà, è sempre inadeguata
e non è difficile capirne il
perché (nessuna competenza, una cultura
diversa, una
lingua diversa
ecc).
Se poi il familiare dovesse
assentarsi per
molto tempo o
mancare, allora
tappa obbligata
è l’ingresso in
lunghe degenze o,se più fortunato,in
comunità
o
centri residenziali dove per
chi è costretto
ad essere totalmente dipendente è molto
triste.
Il servizio sanitario, collaborando con
l’assistente di base, l’infermiere domiciliare e il medico di base dovrebbe essere in grado di tenere sotto controllo non
solo la salute, ma la persona nella sua
interezza in modo da poter dare risposte
sia alle emergenze sia alle necessità
quotidiane.
Nella situazione attuale invece è l’ammalato con handicap costretto ad adeguarsi lui ai giorni e agli orari dei diver-
si operatori
sanitari,
e
come è possibile se le sue
esigenze non
solo gestionali
quanto spesso
fisiologiche
sono in orari o
giorni diversi?
Semplice: il
familiare
viene in aiuto
e ben presto si
sostituisce
anche all’infermiere che
non seguendo
l’ammalato
con una certa
assiduità finisce col non
conoscere più
le sue reali
esigenze.
Vorrei poi sottolineare
anche l’aspetto più specificatamente
medico,
in
quanto è vero
che la maggior
parte
delle
volte ciò di cui
si necessità è
un’assistenza
ad ampio spettro di personale e figure infermieristiche
e sociali, ma non si può tralasciare l’importanza di una figura medica.
E’ auspicabile che il medico, anche se di
base e quindi magari non altamente qualificato per pazienti di questo tipo, abbia
però gli strumenti per organizzare una
rete di servizi assistenziali e di followup, a domicilio se possibile, che prevedano la presa in carico dei vari aspetti
della complessa situazione clinica di
questo tipo di pazienti, e che sia in grado
di essere il punto di riferimento, di raccordo e di dialogo tra i vari specialisti
(neurologi, fisiatri, ecc), che tra l’altro
dovrebbe assicurarsi fossero sempre gli
stessi nel corso delle varie visite perché
altrimenti non sono in grado di fornire
un’assistenza continuativa utile.
Quanto poi al servizio di assistenza di
base, opera in giorni e orari prestabiliti e
quindi obbliga ad alzarsi tutte le mattine
alla stessa ora anche se si avrebbe bisogno a volte di dormire, alla sera poi il
servizio non è attivo così pure come
durante i giorni di festa, e allora la famiglia ricorre all’aiuto della straniera di
turno,ecc.
Ma se il familiare dovesse assentarsi chi
lo sostituirebbe? Ci vorrebbe un assistente in grado di conoscere le esigenze
dell’ammalato, anche quelle serali e notturne.
Il servizio sanitario, e le cooperative del
quale lo stesso si avvale non devono
pensare in primis alle loro esigenze
organizzative, ma alle necessità del
disabile grave!!
Servono più operatori non tanto altamente qualificati quanto preparati ad
operare con situazioni di handicap
grave, in grado di aiutare il disabile a
sfruttare al meglio le sue capacità e che
siano duraturi nel tempo perché stando
con il disabile imparano da lui e dalla
famiglia quali sono le sue necessità. Servono più operatori affinché si possa
garantire una assistenza anche di 24 ore
per permettere al familiare costretto ad
assentarsi di essere sereno.
Un’assistenza domiciliare tenente conto
di tutti questi aspetti darebbe all’ammalato la possibilità di essere assistito nel
suo ambito familiare salvaguardando la
sua persona, la sua privacy, le sue esigenze anche fisiologiche, i suoi affetti.
Un grazie ancora,
Santa Bigagli Giacchini
sorella di Attilio
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8
L’esperienza di Medea: valorizzare le persone
Le attività teatrali al Centro residenziale S. Maria della Pace
di
Claudia Panteni*
Coordinatrice di servizi Centro residenziale
Villa S. Maria della Pace di Medea (Gorizia)
P
er dovere di chiarezza sarà bene
che spiego per chi non è della provincia di Gorizia il titolo del mio
intervento: “L’esperienza di Medea:
valorizzazione delle persone”. A chi
mastica di teatro sentir parlare di
Medea non viene proprio in mente la
valorizzazione delle persone ma piuttosto l’uccisione dei propri figli. Siamo
proprio dei provinciali, abbiamo pensato che tutti conoscessero quel minuscolo paesino della provincia di Gorizia che si chiama Medea e dove ha
sede il Centro residenziale per disabili psichici adulti dove io lavoro da più
di 23 anni.
Niente paura quindi non sono qui a
parlare di come si possa valorizzare le
persone attraverso l’infanticidio e
soprattutto non voglio parlare di tragedie.
Come detto lavoro da moltissimi anni
in questo Centro residenziale che
ospita attualmente quarantacinque
utenti con disabilità psichica, per 17
anni ho fatto l’educatrice e da 6 coordino i nostri servizi.
Potrò continuare a fare, forse ancora a
lungo, la coordinatrice, ma mi sento
sempre un’educatrice, sarà perché
possiedo solo ed unicamente un diploma delle magistrali, sarà perché quel
ruolo mi piaceva molto ma non riesco
ancora a togliermi di dosso questa
veste.
Ed è da questo punto di vista, dalla
parte dell’educatore che guardo
anche la nostra esperienza teatrale.
All’interno del nostro Centro da molti
anni un gruppo di educatori entusiasti
ed appassionati sia di teatro che del
proprio lavoro con le persone con
disabilità hanno creato una compagnia teatrale che si chiama “Azzurro”
che ha realizzato degli spettacoli dove
i nostri ospiti si sono cimentati sul palcoscenico mirando soprattutto al
mantenimento delle abilità e al raggiungimento di migliori livelli di autonomia.
I primi passi di questa compagnia
sono stati quasi in sordina, non ho
problemi a dirlo: l’educatore responsabile ha avuto molta tenacia a conti-
nuare perché i primi tempi il suo operato non è stato granché valorizzato.
Sicuramente non sono state investite
risorse in questo suo progetto, ma ha
tenuto duro e ha saputo crescere.
Due cose sono rimaste fortunatamente immutate nel tempo, il suo entusiasmo e l’entusiasmo degli attori: l’entusiasmo credo sia contagioso.
I primi tempi quindi, e parlo dei primi
anni novanta, il nostro fare teatro
aveva più che altro i connotati di attività educativa del Centro rivolta ad
alcuni propri ospiti. La rappresentazione finale, non dico sembrasse la
recita di fine anno scolastico, ma non
usciva molto dagli ambiti del Centro
stesso.
Grazie a Dio arrivano le svolte.
Grazie a Dio chi ha voglia di fare
prima o poi viene premiato.
E grazie soprattutto all’incontro con
la Compagnia degli ”Attori per caso”,
alla collaborazione con il C.I.S.I.
(Consorzio Isontino Servizi Integrati), che ha permesso a dei nostri educatori e utenti di partecipare alle loro
rappresentazioni, che il nucleo iniziale
della nostra Compagnia si è irrobustito, è ripartito con più vigore.
L’appuntamento annuale con questa
Rassegna Provinciale e soprattutto
l’opportunità della formazione per gli
operatori assieme naturalmente ad un
investimento da parte della nuova
Direzione del Centro ha permesso
che la Compagnia “Azzurro” diventasse qualcosa di più importante, di
più bello.
L’esperienza con il CISI è stata una
spinta propulsiva per noi così come la
partecipazione a questa Rassegna e
giudico molto positivamente che un
ente pubblico abbia aperto le porte a
noi realtà privata, che abbia fatto da
traino e abbia disseminato sul nostro
territorio questa vivace cultura del
teatro sociale.
Ora noi continuiamo a collaborare
con gli “Attori per caso” partecipando
allo spettacolo con un nostro operatore e quattro ospiti. E’ una grande
opportunità soprattutto per i ragazzi
che di solito sono prive del sostegno
familiare e che anche con questa attività vivono momenti di socializzazione davvero importanti.
Nel frattempo come dicevo la nostra
Compagnia è maturata e soprattutto
Un momento delle prove dello spettacolo “un re immaginato”
(ispirato alla Tempesta di Shakespeare) rappresentato nel 2005
ha delineato con precisione quali sono
gli obiettivi e i principi che vuole perseguire e difendere:
Primo: nessuno è protagonista, men
che meno il regista, e nessun normodotato si sogni di meritarsi un applauso, siamo qui per lavorare, siamo strumenti al servizio, anche se tutti alla
fine ci divertiamo.
La partecipazione attiva della persona
disabile viene prima di tutto anche a
scapito della qualità finale del prodotto. I ragazzi è bene che partecipino
alla costruzione delle scene, alla realizzazione dei costumi; se non sono in
grado di farlo meglio semplificare il
tutto, meglio anche non usarli i costumi.
E’ chiaro quindi che attorno alla realizzazione di uno spettacolo nascono
vari laboratori: quello di espressione
corporea, che si occupa di musica, di
movimento, quello di espressione artistica, quello di carta pesta che realizza
le scene; e possono nascerne ancora
altri: la carta riciclata per gli inviti, il
laboratorio di cucina perché dopo
ogni buon spettacolo ci vuole un buon
rinfresco.
Altro principio da fendere:
le prove si facciano fuori dal Centro
residenziale anche se abbiamo gli
spazi; così ogni settimana andiamo ad
invadere con i nostri 25 attori l’auditorium di un paese vicino, obiettivo:
ricordare a tutti che ci siamo, che lavoriamo sodo e che naturalmente ci
divertiamo.
Obiettivo finale: coinvolgere volontari del luogo ed essere parte integrante
della comunità cosa che già avviene
per le attività sportive che svolgiamo.
E poi ancora devono essere valorizzate le abilità e si riducano al minimo
indispensabile gli interventi degli operatori sul palcoscenico.
Ah si!, gli educatori, dicevo che il mio
punto di vista è quello dell’educatore
e c’è una particolarità nell’organizzazione del lavoro del nostro Centro,
particolarità che può essere discutibile ma che noi non abbiamo il coraggio
di cambiare perché ci va bene così.
Pur avendo tutti la qualifica di educatori tutti fanno anche gli assistenti e
per capirci anche il responsabile del
progetto teatro inizia la sua giornata
di lavoro facendo docce e barbe, e
devo confessare che nel fare la coor-
La compagnia teatrale “Azzurro”
dinatrice mi manca proprio quella
vicinanza fisica, quel prendermi cura
in modo diretto della persona che
stando in ufficio vedo poco, tocco
poco, annuso poco.
Sto in ufficio e mi sporco le mani con
i problemi di tutti i giorni: il personale, le ferie, le malattie, le lamentele, i
turni, il direttore che non mi capisce,
le famiglie;
le famiglie ferite che mi sanguinano
addosso;
la voglia di fare e la stanchezza del
quotidiano;
mi sporco le mani stando in ufficio
con un sacco di problemi che mi tengono lontana dai miei ragazzi;
non ci sono guanti che tengano, era
meglio fare le docce: non mi sono mai
sporcata.
Piegata da tanta stanchezza perché è
passata mezzanotte, non ho finito di
scrivere e lavoro ogni giorno almeno
dieci ore arrivo al nocciolo della questione:
ho bisogno del teatro,
i miei operatori hanno bisogno del
teatro;
perché è inutile fingere.
Il nostro mondo è pesante ma dentro
di noi non si è mai spento il desiderio
della leggerezza, la voglia di emozioni
lievi che ci facciano stare bene, che ci
accarezzino il cuore.
L’ironia ci ha salvato un milione di
volte;
fare progetti ci mantiene ottimisti;
ma la magia vera è che ci emozioniamo ancora davanti ad una persona
Down di sessant’anni che non dice
una parola eppure non si sa perché ci
è simpaticissima.
E per me dura incallita educatrice
vecchissima di servizio è un’esperienza sempre esaltante, una flebo di energia vedere il sipario che si apre su questa nostra piccola ma preziosa umanità.
Una promessa:
siamo di Medea: ma non rappresenteremo mai una tragedia.
* intervento al convegno promosso dalla Provincia di
Gorizia: “Valore e Prospettive del Teatro sociale nel
sperimento delle diversità e come strumento di innovazione nei servizi alla persona”
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“La partenza degli arrivi”
uno spettacolo bellissimo, pieno di vitalità
di
Cristina Valenti
docente di Storia del Nuovo Teatro
corso di laurea D.A.M.S
Università di Bologna
L
a partenza degli arrivi. Un titolo
che è un concentrato di metafore.
In scena, insieme ad attori volontari e
operatori, sono otto ragazzi “con esiti
di coma”, come si dice delle persone
che hanno vissuto l’esperienza del
coma. Esiti, ossia punti di arrivo.
Arrivi da cui bisogna partire. «Non è
importante da dove si viene – recita a
un certo punto la voce di un attore nel
buio. – Non ditemi quello che sarò, ma
quello che sono». Partire per un lungo
percorso verso il presente, forse. Pensando al «prima», quando era «tutto
normale». Ma il teatro rovescia la
prospettiva: dal teatro sono loro che ci
guardano, parlandoci del nostro sguardo su di loro, della nostra inadeguatezza a comprendere la loro condizione di
faticoso risveglio. E ci spiegano che la
normalità non è una condizione da raggiungere ma che «deve raggiungerli».
Molte esperienze di teatro del disagio
e delle disabilità ci hanno portato a
rivedere le nostre idee di teatro, di
recitazione, di attore. La scena per i
non-attori diversamente abili non è
forma, non è involucro protettivo di
una condizione da celare, ma è luogo
di disvelamento, racconto di sé attraverso un’azione concretamente (e faticosamente) vissuta. È il teatro che raggiunge i non-attori. Non sono loro a
raggiungere il teatro, ossia a colmare
la distanza fra una condizione di
inadeguatezza e una competenza tecnica da acquisire. Il teatro che prende
vita dalla vita delle persone riscopre
un proprio dato di realtà in gesti e
accadimenti scenici non artificiali. E
nei diversi ritmi, pulsioni, accenti, linguaggi di un’umanità normalmente
straniera. «È come vivere in una terra
straniera – dice un altro attore. – Le
persone ti parlano, ma tu non capisci
cosa dicono».
Il sottotitolo dello spettacolo “spiega”: «nulla di ciò che sembra è…».
Come dire: «nulla è ciò che sembra».
Allora, tanto vale cancellare l’apparenza. Dopo essersi presentati per
quel che sono, coi loro volti, posture,
attitudini, tutti disposti sulla linea di
proscenio, in divisa da camerieri e perfettamente idonei al «servizio», gli
attori indossano una cuffia bianca
sotto la quale celeranno i loro volti
fino alla fine. Maschere che nascondono l’espressione, come i veli di seta
voluti da Decroux per cancellare i dati
esteriori e restituire la fatica di sculture corporee modellate dalla volontà.
Tutti simili e tutti diversi. Una condizione che è quella dell’attore:
“uomo simile all’uomo” (secondo la
definizione di Meldolesi), che nella
cerimonia laica del teatro rappresenta
la condizione dell’uomo per similitudini e metafore.
L’intero spettacolo è una lunga poesia.
Una lunga metafora della vita: di come
la vita scorre, si progetta, si pone al
sevizio di un obiettivo, è un obiettivo
in se stessa. E di come può essere interrotta, distruggendo i propri risultati.
Ma forse trovandone altri e accedendo
a un livello altro di comprensione.
Quando crediamo di aver capito la
struttura implacabile dello spettacolo,
scopriamo che anche quella non è ciò
che sembra.
Rigorosa e precisa, la cornice dello
spettacolo racchiude una serie di
quadri che si accendono fra un buio e
l’altro, rivelando tableaux vivants illuminati da tagli di luci che svelano figure pittoriche immobili o azioni corali
che si susseguono su cadenze musicali.
Alla costruzione della cornice contribuiscono tutti gli attori, che sviluppano in più movimenti la parte “sinfonica” dell’opera. Il testo del film di
Ermanno Olmi, Lunga vita alla signora, fornisce gli elementi del contenitore narrativo: i protagonisti dell’azione, ossia i prescelti al «servizio»,
individuati fra «i migliori del corso»
dovranno svolgere il compito loro
assegnato rispettando le «buone
norme per un comportamento corretto». Il compito è l’apparecchiatura di
una lunga tavola e il servizio da svolgere è quello di ineccepibili camerieri,
esperti nel procedere con sveltezza e
naturalezza, evitando di mostrare
stanchezza, non provocando acciottolio di piatti, esimendosi dal parlare e
dal tenere contegni fuori luogo. Come
strumenti di un’orchestra, gli attori sfilano da un lato all’altro del palcoscenico, con camminate erette e
inginocchiate, a quattro gambe e laterali, chine e all’indietro, saltellanti e
zoppicanti, fluide e incerte. Tutti diversi eppure indistinguibili sotto le cuffie
bianche, ognuno concentrato su di sé e
tutti sullo stesso scopo. I singoli quadri
aprono squarci su ciò che non appare.
Vite isolate e deficitarie alla ricerca di
relazioni, che rivendicano il diritto ai
sentimenti e al sesso («un senso così
importante» eppure non considerato:
«che spinge l’un sesso verso l’altro…
per raggiungere il fine che la natura si
è riproposta»), con coreografie di
autoabbracci, o abbracci avvitati e
impossibili, accoppiamenti immobili e
separazioni forzate, le mani alla ricerca di volti invisibili, come dialoghi
muti fra ciechi. Immagini rubate al
fluire di vite che hanno subito rotture,
interruzioni, offese. I testi, curati da
Fulvio De Nigris e introdotti dalle
voci registrate degli attori usciti dal
coma, raccontano di mondi ovattati,
terre straniere, voci incomprensibili,
vite da palombari, isole dentro isole…
e spiegano ciò che non è come appare:
Siamo come due ragazzi che si
baciano su un autobus. Invisibili, indifferenti agli altri che non sanno dove
guardare. «Ma perché ci guardate? –
chiede la voce dell’attore invisibile –
Noi neanche ci siamo».
Di ribaltamenti di prospettiva è pieno
lo spettacolo, ogni quadro contiene, a
ben vedere, il rovescio della raffigurazione che presenta… A partire dalla
prima: un trittico di immagini sanitarie che sono anche immagini pittoriche, deposizioni profane che segnano iconograficamente l’ingresso in
una materia narrativa che si svilupperà per l’intero spettacolo sul crinale
fra sonno e risveglio.
Dai recitativi alle parti concertate: il
tavolo è perfettamente apparecchiato,
il servizio è compiuto, le differenti
mansioni eseguite in forma corale. Ma
la cornice si spezza. Viene meno il
progetto che conteneva le azioni di
tutti e di ciascuno, rivelando una
realtà altra. I piatti si rompono, l’apparecchiatura è distrutta e il rumore
dei cocci risuona come il deflagrare di
un incidente. Oppure
come
l’erompere del risveglio, che getta il
disordine nell’ordine sanitario, della
vita che si libera dai sussurri incomprensibili e dai suoni ovattati con
l’eloquenza di una nuova frattura.
Il trittico iniziale ritorna nell’immagine finale. La partenza è raggiunta dall’arrivo. I camerieri sono allineati
dietro il tavolo, uomini e donne alternati. Dodici in tutto, più un uomo al
centro, che viene spogliato e adagiato
al centro del tavolo. L’attore è laicamente l’uomo simile all’uomo nella
cerimonia del teatro. E il disabile è
l’attore che si fa carico della rappresentazione dell’uomo e del suo destino e l’offre in sacrificio. Ma neanche
questo è come appare. Il gioco si proietta sul rito, il comico sul tragico, al
tavolo del sacrificio dell’uomo si
sovrappone l’immagine filmica di un
altro tavolo, imbandito di spaghetti,
sul quale si avventano Totò e compari
in Miseria e nobiltà.
Uno spettacolo bellissimo, che non è
un risultato casuale. La compagnia
“Gli amici di Luca” ha portato avanti
un periodo di formazione di circa un
anno, a partire dal laboratorio stabile
condotto da Alessandra Cortesi e Stefano Masotti, ha lavorato con artisti di
diverse discipline, ha fatto incontri
importanti e ha ritrovato Enzo Toma
(cofirmatario della regia insieme a
Cortesi e Masotti) a tre anni dal primo
spettacolo realizzato insieme. Una
continuità di lavoro che invita a sperare che la ricchezza di questa esperienza non vada dispersa. Pur nel rammarico di un’attenzione ancora troppo
limitata da parte del mondo teatrale,
che tanti elementi di vitalità potrebbe
trarne.
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10
Il commento degli spettatori
durante la tournèe, negli scritti sul quaderno ed in tante mail…
BOLOGNA
Teatro “Duse” , 7 Ottobre 2006
Il decalogo del buon cameriere, che
apparecchia e sparecchia, invisibile
all'occhio distratto dei commensali, invisibile ai loro movimenti, ai loro sentimenti, ai turbamenti.
Figure senza volto, ma con desideri pulsanti dirompenti urlanti ...
....che non escono, non possono, bloccati dalla forma, dalla perfezione, dalla
sacralità del rito
Figure che si dicono, si pensano, invisibili - come quando ci si bacia tra innamorati in mezzo alla strada e ci si crede
invisibili perché è il desiderio che protegge dallo sguardo indiscreto e curioso
e forse anche invidioso - da invisibili, si
apparecchia senza far rumore, senza
suoni, senza parole da invisibili, si aspetta, ma nessuno dei dodici mangerà, o
forse uno verrà mangiato, che non è così
invisibile lui
Tutto perfetto, tutto.... tranne l'imperfezione....
mi è mancata, con lo sporco, lo sbrago,
le sbavature, l'urlo, e l'altro tono, tutto
torna troppo perfetto, e allora quali le
domande, le aperture, lo stupore e dove
il calore, le emozioni
Caro amico,
ti riporto quì ciò che avevo scritto dopo
lo spettacolo e che non sentivo ancora di
spedirti.
Aggiungo che siete bravi, ma proprio
tanto, sia in scena sia dietro le quinte, a
dirigere e a gestire tutto questo, l'arte, le
relazioni, l'arte delle relazioni.
Leggi le mie note come quelle di una
spettatrice che ha sentito dal vivo la pancia bruciare e gli occhi riempirsi di
lacrime e luce nell'incontrarvi in azione,
e che invece , lì in poltrona, in seconda
fila (i posti in prima fila -grazie mille
per la cura - li abbiamo ceduti ai genitori di iuri che stavano
filmando...che piacere rivederli!!) sentiva freddo...
Ho addebitato il freddo alla perfezione
...peformativa...so che voi siete capaci
della sublime imperfezione del bello.
Laura C.
Ieri sono venuta a vedere il vostro spettacolo al Duse, ho visto anche Teri... non
sono riuscita a venirvi a salutare ma
voglio ringraziarvi moltissimo per le
emozioni e le suggestioni ricevute. Sperando di vederci in altre iniziative, invio
carissimi saluti a tutti. A presto Sara D.F
CORDENONS (PORDENONE)
Ciao, Sono venuta a vedervi Sabato al
Teatro Duse. volevo ringraziarvi tanto
per il vostro lavoro. Non sono venuta
dietro il palco dopo, c'era tanta gente e
io stavo covando un raffreddore che
Domenica si è scoppiato.
Complimenti!Spero di sentirvi presto.Un
abbraccio Teri W.
Forte, ma molto molto commovente. Un
bacio ad Alessandro, Ada
GORIZIA
Teatro “Aldo Moro”, 20 Ottobre 2006
dervi e anche con i miei ragazzi del centro diurno disabili “ S. Martino di Treviso”. Un caloroso abbraccio a tutti voi!
La nostra fragilità è la nostra grandezza
E’ uno spettacolo raffinatissimo, che
nobilita gli esseri umani.
C’è una frase che mi ha colpito e che
sento vera per tutti:” Guardateci per
quello che siamo, non per come ci vorreste”. P.
Bravi, bravissimi, Grandi!!! Mi avete
dato una grande emozione e una grande
gioia! Un grosso abbraccio da una
ragazza che in parte ha fatto il vostro
percorso! Marzia
Semplicemente bravi e grazie! Quello
che mi è arrivato al cuore durante tutto
lo spettacolo è l’amore. Amore per la
vita e per tutte le manifestazioni che può
avere. Grazie! Tamara
Con voi mi sento di appartenere all’umanità. Grazie! E.
Teatro “Kulturni”, 19 Ottobre 2006
Quasi impossibile descrivere, scrivere…
siete così veri da rendere tutto troppo
debole. Grazie!
Una forte emozione da non riuscire a
parlare. Grazie! Susanna
Il teatro emozione, anche dopo una
lunga vita passata nel sociale, è sempre
una sorpresa, una bellezza, una verità.
Grazie di cuore per avermi fatto conoscere un mondo che non sapevo esistesse! Avanti tutta! Valter
Grazie per le emozioni che ci avete e mi
avete regalato. Spero che per tutti voi ci
sia tanta gratificazione per quello che
portate avanti. Grazie ancora. Eleonora
Un grande abbraccio…le mie parole non
basterebbero per esprimere tutto quello
che ho dentro la mia testa…nel mio
cuore…il teatro è sempre magia e tanto
altro. Un bacio E.
La vera vita siete voi!!!
Voi ci fate assaporare le gioie della vita
Voi ci insegnate come vivere la vita
Grazie a voi abbiamo imparato a vivere
e far vivere Ale nel modo dove siamo
arrivati una mattina del 15 Agosto 2005
Lory e Giancarlo
Grazie a chi ha saputo andare OLTRE.
Qualche giorno fa qualcuno mi chiese di
completare la frase “Attore è…” io
credo che sia un po’ anche questo.
Con la speranza di rivedervi ancora, un
abbraccio grande grande. Una di voi
…c’è un tempo per sperare
un tempo per ascoltare
un tempo per attendere
un tempo per… vivere
Grazie! Marco
Il dolore di una madre sofferente mi ha
straziato, la serenità e la volontà di voi
tutti mi ha rincuorato e dato molta speranza. Grazie della testimonianza Vera.
B.
Un grazie di cuore per questa serata
emozionante, unica, non trovo le parole
per descriverla, siete grandi! Manuela
Penso che questo sia da ripetere, cercando di coinvolgere i giovani, perché solo
vedendo posso capire quanto l’importante sia la vita. Gianni V.
Le parole per descrivere le emozioni che
mi avete suscitato possono sembrare
banali o comunque non riuscirebbero a
descrivere la “bomba” che avete calato
in testa a tutti gli spettatori che si sono
trovati di fronte a tutti i fantasmi della
vita.
Complimenti è poco. Vorrei ancora rive-
Elena si riposa
Non ci sentiamo mai soddisfatti. Ricerchiamo sempre il di più, quando un semplice raggio di luce è già tutto. Continuate a stupirci, a farci sentire piccoli,
perché siete grandi.
PS: Elena è super! Daniela e Simone
Al rientro da questa ricca serata sento la
voglia forse davvero bisogno di comunicare.
Quell’ora trascorsa insieme mi ha regalato una strana sensazione, che provo
raramente, in occasioni speciali: mi ha
scaldato in cuore mentre il mio corpo
tremava…di solito la si chiama, credo,
grande emozione, ma a me è piaciuto
raccontarla così, come fisicamente mi si
è presentata. Ciò che avevo di fronte, o
meglio, ciò in cui mi sono sentita coinvolta, non era un “semplice” diletto del-
G I O R N ATA N A Z I O N A L E D E I R I S V E G L I
11
Cristian durante le prove
Cristian durante lo spettacolo
Nicola, Davide, Paolo, Cristian, Lorena, Davide, Simona, Beatrice, Luigi, Marco, Sara, Yuri, Giovanna
l’intelletto, neppure una provocazione
nuda e cruda (che a mio parere lascia il
tempo che trova), no, è stato magico, una
danza intorno a un fuoco, per utilizzare
una metafora tempo abusata, beh, ecco:
un vero banchetto. Le note violente fanno
parte di una verità che troppo spesso non
si riesce a non mutilare, tipo retrobottega di una villa: fa parte della casa ma va
chiuso ben bene e lasciato marcire…E
invece no, le cianfrusaglie nascoste la
non manca mai»…
lei ha conosciuto il vero significato di
questa parola (“stentar”). Lucia R.
BOLZANO
Teatro “Lucio Battisti”
28 Ottobre 2006
Bellissima rappresentazione, mi ha colpito molto la raccolta dei cocci rotti!
Bisogna tenersi ciò che abbiamo perché
purtroppo non è tutto recuperabile.
Complimenti! Enzo II° O.S.A. a presto
Auguri!
Siete grandi per quello che fate, credeteci sempre la vita è sempre bellissima, va
vissuta in pieno.
Ci avete insegnato tanto in un’ora. Grazie.
Un’intensa espressione di Luigi
sotto non solo sono parte della villa, ma
le danno pure un tocco nuovo, se rispolverate e sistemate nei posti “giusti”…
uscendo dalla metafora mi è piaciuta
molto questa schiettezza, consapevole
del “fatto” che accettare la sfida della
Vita con tutti i limiti intrinsechi alla
nostra natura umana sia il primo passo
–direi quasi obbligato- per assaporarla
più che si può, questa comica esistenza
terrena. Forse apparentemente non c’entra molto ma la mia nonna mi dice sempre: «divertiti più che puoi che stentar
“Mi sono sentita molto vicina a voi”
avete rappresentato l’esistenza di ogni
persona che combatte le proprie paure e
il suo “coma”. Grazie e complimenti per
il lavoro.
GRAZIE per avermi fatto vivere delle
emozioni nuove. Spero di riuscire a vedere meglio la realtà che mi circonda.
Ciao associazione "Gli Amici di Luca"!!!
Sono una giovane studentessa che sabato sera ha assistito al vostro spettacolo
"La partenza degli arrivi" alla Sc. Prov.
le di BZ. Devo dirvi che sono rimasta
piuttosto sorpresa nel vedere come sia
difficile "la condizione del risveglio dal
coma".
Ho visto delle scene veramente toccanti
che hanno turbato la mia sensibilità ma
mi hanno aperto gli occhi mostrandomi
gli aspetti più duri dell'esistenza di una
persona.
E' stato per me uno spettacolo molto
interessante e coinvolgente e ammiro
tutte quelle persone che si sono cimentate nella preparazione di questo spettacolo e voglio dire un forte GRAZIE a coloro che, a seguito di un trauma così doloroso, hanno voluto comunicare e "sfogare" tutto il loro dolore per sensibilizzare
la popolazione riguardo a un tema così
forte...
Voi siete la testimonianza di come le persone dovrebbero ammirare la vita in
tutte le sue sfaccettature, gioiose e dolorose.
Un grosso saluto e un forte abbraccio
Rossella P.
CONCORDIA (MODENA)
La trovo una rappresentazione “forte”
che mi fa domandare ancora una volta:”
Cos’è la normalità? Cos’è essere normale?”
Non si trovano molto spesso i cocci di
una vita andata a pezzi…l’importante è
cercarli sempre senza vergogna!!! Complimenti
“Teatro comunale” Il 29 Ottobre 2006
Con il sostegno di
Ci sono stati dei momenti in cui mi sono
commossa fino ad avere gli occhi lucidi
e dei momenti in cui ho sorriso, passando da una vera emozione all’altra che
voi dimostrate si possa esprimere con il
cuore e la magia del teatro.
E’ difficile parlare dopo uno spettacolo
di tale intensità, di tale durezza e di tale
verità. Grazie per essere stati qui con
noi. Grazie per esistere. Un abbraccio a
tutti voi. Virna
Siete riusciti a far cogliere l’essenza
della vita. Complimenti. Annalisa
Grazie per averci dato modo di riflettere
sulla vita, di superare il nostro ottuso
punto di vista.
Lavoro in un “contesto di cura”. Ma
quanto è difficile “prendersi cura di”…
Quante cose si danno per scontate,
quando tutto non lo è!
Servono persone che diano “scosse”.
Serve una nuova consapevolezza. Serve
un “risveglio”… e voi di certo date il
vostro contributo.
Grazie col cuore in mano e …”IN
BOCCA AL LUPO”!!! Chiara
Per un attimo ho percepito la paura del
vuoto, del nulla, ma poi ho visto la luce
che nasce dall’amore dalla speranza che
tutto non è peso, ma tutto è divenire. In
bocca al lupo! Ciao M.
Ho bisogno di pensare e forse interpreterò lo spettacolo in un modo mio, molto
personale… Però credo molto nel lavoro
che state facendo.
pagine a cura di Cristina Franchini
Davide, Yuri, Alessandra, Oretta e Silvia
G I O R N ATA N A Z I O N A L E D E I R I S V E G L I
12
Il messaggio è forte e deve spingere le
persone a riflettere. Grazie per me è
stato il primo spettacolo di questo genere…grazie ancora. Buon Lavoro.
Isabella
Immagini. Immagini che lasciano senza
parole.
Immagini che non hanno bisogno di
parole.
Immagini che parlano. Parlano di emozioni. I miei occhi. I miei pensieri. Il battito del mio cuore e dei vostri cuori.
Grazie. Barbara
Schegge impazzite, schegge infinite,
schegge invisibili che si rinsaldano sotto
i riflettori di una qualsiasi luce, la
nostra. Francesco
Voi avete vissuto un’esperienza per
pochi, il risveglio mentale non vi permette di essere più se stessi come si era
prima, ma nuovi e diversi. Arricchiti di
nuova vita e con occhi diversi si vede il
senso e le cose importanti della vita. Un
abbraccio sincero a tutti!!!
Carissimo Fulvio,
Ho ancora nel cuore e nello stomaco lo
spettacolo di ieri sera, che desidero
decanti ancora un po' prima di poterti
esprimere un parere compiuto. Così è
stato anche per i colleghi da me interpellati, con l'elemento comune di soddisfazione per aver potuto vedere (e ospitare)
uno spettacolo veramente sui generis.
Ringrazia ancora Stefano, Alessandra,
Marco e tutta la compagnia per la
performance di ieri sera (e i 3 per l'incontro riuscitissimo con le scuole di giovedì 26), e soprattutto per il lavoro quotidiano di vita e di testimonianza della
tenacia e della speranza che
insieme portate avanti.
Sono personalmente molto contento di
quanto è accaduto e dei legami che si
creano in queste situazioni. Spero che
anche per te e per gli Amici di Luca sia
stato così. Francesco M.
A Pordenone con Giancarlo Pivetta, nostro prezioso organizzatore e promotore
I cucchiaini di Enzo Toma …
Il commento degli attori
Che stanchezza, ma che soddisfazione!
Della tournèe la cosa che mi viene subito alla mente è la stanchezza, compensata, però, dalla (a mio
avviso) buona riuscita delle varie esibizioni che, dagli applausi finali, penso siano state apprezzate anche
dal pubblico.
Mi dicono che alcuni posti meriterebbero un viaggio a parte, però, ero talmente stanca che non credo
di non aver apprezzato fino in fondo gli spettacoli naturali che ho avuto occasione di poter ammirare
anche se solo di sfuggita.
A dirla tutta fino in fondo, però, ho provato molta soddisfazione nel suo complesso che, poi, è quello
che conta.
Un particolare ringraziamento a tutte le persone che hanno lavorato ed organizzato per la sua riuscita.
Simona Corallini
Nulla di ciò che sembra è…
Amche quest'anno abbiamo effettuato la Tournèe, con il gruppo tatrale degli "Amici di Luca", che devo dire è
andata benissimo, non solo quanto riguarda il pubblico presente agli spettacoli, quanto per le emozioni (sicuramente tantissime) trasmesse e ricevute durante gli spettacoli!!
Emozioni talmente intense e forti che difficilmente sono descrivibili con delle parole anche se ricercate e studiate!!
...posso fare un banale esempio, quando siamo stati presso una scolaresca, gli alunni sono rimasti quasi incantati a bocca aperta, nell'ascoltare ciò che raccontava un nastro con l'esperienza del nostro gruppo gruppo teatrale, come se niente fosse o nulla volesse dimostrare, ma così la nostra realtà è!!
..."nulla di ciò che sembra è!" .....alla fine questa frase risulta essere più crudamente reale di ciò che abbiamo
tentato di trasmettere!!!
Marco Macciantelli
G I O R N ATA N A Z I O N A L E D E I R I S V E G L I
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Diario di bordo
di un progetto artistico e dei suoi effetti collaterali
di
Alessandra Cortesi
operatore teatrale
Casa dei Risvegli Luca De Nigris
Arriva un sms: “Gli amici del gruppo teatrale possono trovarsi domenica alle 17
da me…”.
E' Marco che organizza una pizza a casa
sua per rivedersi. Io sono Alessandra, una
dei 3 registi dell’ultimo spettacolo e conduttrice, assieme a Stefano, del laboratorio teatrale della compagnia de “Gli
amici di Luca”. Sono nella mia cucina e
sorrido, la compagnia è in pausa, l’ultima
volta che ci siamo visti era 2 settimane fa
e abbiamo fatto il punto della situazione:
c’è bisogno di una piccola vacanza.
La nostra avventura è iniziata a gennaio
del 2006 con una lunga fase di progettazione in continua metamorfosi. Ricordo
le ore passate intorno a un computer a
concepire idee e ogni idea è stata madre
di tante altre ipotesi. Per quasi due mesi
abbiamo raccolto materiale scritto, visivo, sonoro, improvvisato…un oggetto,
una parola, un dipinto che avesse per
tema il risveglio. Poi ci siamo chiesti
“come” mettere insieme tutto questo
materiale e per risposta ci siamo fatti una
nuova domanda: invece di chiederci
“come ” ci siamo chiesti “con chi?”. Già
allora era evidente che era insito nella
natura del progetto cercare domande non
per trovare risposte, ma per mettersi in
una condizione di esplorazione. Mi vengono in mente le parole di Enzo ( il regista con il quale abbiamo iniziato a lavorare 3 anni fa e continuiamo a collaborare): “...siamo più abituati a riconoscere
che a conoscere....”. In questo viaggio
verso l’ottava Giornata dei Risvegli era
importante non dare nulla per scontato,
ma ricominciare da capo, ricominciare a
conoscere. Metterci, noi per primi, in una
condizione di “risveglio” in cui ogni
azione, parola o persona, diventa nuova,
fresca. In questa atmosfera, estremamente attenta ai piccoli segnali, è nato il progetto di multiproduzione e cooperazione
di abilità. Dalla grande nebulosa iniziale
di concetti il pensiero si è fatto incontro.
Incontri con artisti sensibili dalle competenze molto diverse tra loro, persone che
hanno accettato di venire a conoscerci e
condividere un piccolo tratto di questo
percorso. Subito la mente mi porta a
Rena Mirecka e all’allenamento al rituale
che cominciava dal vestirsi in modo adeguato all'attività e ricordo le prime resistenze di Davide a togliersi l’orologio.
L'incontro con lei è stato l’inizio più giusto per entrare in un clima di ascolto e di
crescita che si è esteso a Lorella Rapisarda, Tery Weikel, Tonino Casula. Anche
Alessandro Bergonzoni è entrato a far
parte del cammino lasciandoci una
locandina dipinta da lui e il titolo dello
spettacolo. Poi è tornato Enzo e Fulvio ha
accettato, quasi per scherzo, di scrivere i
testi. Quando li abbiamo letti ci siamo
accorti che era l'autore perfetto per questo lavoro. Man mano che il 7 ottobre si
faceva vicino il cammino è diventato una
corsa. Subito dopo il debutto al Duse ho
fatto quello che faccio sempre dopo un
debutto importante, mi prendo 5 minuti
solo per me e mi fumo una sigaretta pensando a come sono arrivata a quel
momento e, se posso, ascolto i rumori
che rimangono dopo lo spettacolo. Mi
sono trovata sulle scale antincendio del
Duse grazie ai tecnici del teatro che mi
hanno dato una sigaretta, un giubbotto e
mi hanno aperto una finestra. Era il primo
momento in cui riuscivo a fermarmi. Da
lì, sentivo la voce di Alessandro che parlava al gruppo sostenendolo come sempre …ero felice che lo spettacolo fosse
andato bene, peccato che in quella corsa
non ero riuscita ad emozionarmi e sentivo il respiro affannato, anche se soddisfatto, dei ragazzi della compagnia. Eravamo andati in scena e ormai il più era
fatto, si partiva per la tournèe. Oggi, a
distanza di un mese, se guardo le foto
della tournèe, mi sembrano quelle di una
gita: molti momenti conviviali attorno al
tavolo, tante facce sorridenti nei viaggi
d'andata, tanti volti assopiti nei viaggi di
ritorno. Mancano le foto legate alle
prove, all’allestimento e allo spettacolo.
Anche le sensazioni legate a questa esperienza sono come flash che si alternano
tra la richiesta di una profonda professionalità e il bisogno di divertimento, tra il
rigore della disciplina e l’abbandonarsi
alle emozioni. Un equilibrio instabile non
sempre raggiunto. Per come sono fatta mi
piace ricordare i momenti che rendono
particolare questa compagnia.
Siamo in autobus da un’ora verso
il festival di Gorizia e l’emozione si fa
sentire …c’è chi non si sentiva bene già
la sera prima, chi ha un po’ di febbriciattola, ma nessuno vuole rinunciare a partire… 4 tappe in autogrill, qualche medicina, qualche rimedio della nonna…
Siamo a Pordenone grazie alla famiglia
Pivetta che, dopo essere stata ospite 9
mesi alla Casa dei Risvegli, ha sentito il
desiderio di regalarci questa opportunità.
Da dietro il sipario percepisco il silenzio
pieno di attenzione che ci aspetta, il gruppo si stringe attorno ad Alessandro e Tati
oggi ospiti speciali della scena iniziale...
Siamo a Bolzano, 24 persone in libera
uscita, ci muoviamo lentamente, indisciplinatamente. Cristian non si vede da
qualche minuto, la mamma dice che è in
chiesa, ma noi dobbiamo raggiungere il
ristorante. Vado a prenderlo e, usciti dalla
chiesa, mi riporta con grande serietà la
parabola che ha appena sentito…ha trovato un’altra cosa da raccontare, questa
sera durante la scena del parto, nell’orecchio di Juri . Simona ha voglia di parlare
di quello che la agita, poi arriva Lorena
con un giornale in cui c’è un articolo che
parla di noi. Ci muoviamo in gruppo tutti
intorno a chi legge…
Ultimo spettacolo, siamo a Concordia.
Davide è seduto sulla sedia di scena da 10
minuti, l’orologio lo ha tolto appena è
entrato in teatro, si sta preparando seriamente, io mi sto allungando i muscoli
parlando con Giovanna, lui mi richiama
all’ordine: -“Vieni a concentrarti con
me”. Ci diciamo in bocca al lupo e siamo
pronti, ma da domani RIPOSO!!!
Si dice riposo, si dice pausa, ma è solo
una pausa fisica. Con la testa siamo già
tutti a quando ci rincontreremo, già ci si
accorda per telefono sul prossimo appuntamento il 30 gennaio al teatro Dehon di
Bologna con il primo dei quatto spettacoli “Sonno Muto”, e poi il 19 febbraio il
secondo “Qualcosa è Cambiato”, e poi il
terzo il 6 marzo “Esiti”, e poi il 27 aprile
l’ultimo “La Partenza degli Arrivi”. E poi
partiremo di nuovo per la seconda parte
della tournèe, e poi…e poi…chi lo sa?
14
PREMIO LUCA DE NIGRIS
Quando la scuola produce films
tutti i vincitori della nona edizione
Grande partecipazione di ragazzi al Cinema Lumiere per il “Premio luca De Nigris”.
Giunto alla nona edizione nell’ambito di Officinema, promosso dall’associazione Gli
amici di luca e dal laboratorio didattico della Cineteca “Ora di Cinema”, il concorso
si è rivolto ai prodotti audiovisivi realizzati nelle scuole primarie, medie inferiori e
superiori della Regione Emilia Romagna. E’ stata un’occasione unica per valutare il
grado di fantasia e creatività dei ragazzi degli istituti scolastici dove il cinema ha
assunto in questi ultimi anni la caratteristica di vero e proprio insegnamento. Lo sa
bene il laboratorio didattico della Cineteca di Bologna impegnato da sempre nell’opera di alfabetizzazione e sensibilizzazione sulla cultura cinematografica.
“Per questo – dice Monica Vaccari del laboratorio didattico della Cineteca – il Premio Luca De Nigris è una iniziativa per noi imprescindibile, importante, ed i premi
che riusciamo a dare grazie all’associazione Gli amici di Luca un incentivo per essere reinvestiti dalle scuole e sostenere ulteriori percorsi didattici in questo senso”.
“Gli amici di Luca – afferma Fulvio De Nigris, padre di Luca presente alle premia-
zioni - nel loro occuparsi di coma e stato vegetativo in tutto suo percorso e attraverso la Casa dei Risvegli Luca De Nigris all’ospedale Bellaria Azienda Usl di Bologna, prestano grande attenzione al mondo della scuola. Il patrocinio permanente che
il MIUR Csa di Bologna ha dato alle nostre iniziative ci permette di portare avanti un
intenso lavoro con le scuole, fatto di incontri, visite guidate e che ha il suo momento
clou proprio nel premio Luca de Nigris istituito dalla Cineteca”.
La giuria del premio nei primi anni formata solo da studenti del Minghetti istituto che
Luca, grande appassionato di cinema e fumetti frequentava con profitto, si è allargata ai ragazzi di altre scuole interpretando il desiderio dell’associazione di ricordare
sostenendo con il proprio contributo (1500 euro per i primi tre premiati) il lavoro di
tanti giovani. Oltre 25 le opere selezionate dal laboratorio didattico della Cineteca di
Bologna tra le numerose pervenute da tutta la regione.
I PREMIATI
SCUOLE PRIMARIE
1) IL RE DELL'OCCHIO
Istituto Comprensivo n° 8 di Bologna
Scuola Mario Longhena
2) NOI STRANIERI
Istituto Comprensivo n° 13 di Bologna - Scuola
Cesare Pavese
3) PER TE
Istituto Comprensivo n° 13 di Bologna
Scuola Cesare Pavese
I PREMIATI
SCUOLE SECONDARIE DI PRIMO GRADO
1) GLOBA... CHE ?
Istituto Comprensivo di Crespellano (BO)
2) STRADE SPEZZATE
Istituto Comprensivo Giacomo Matteotti di
Alfonsine (RA) Scuola Alfredo Oriani
3) THE VANDALIST
Istituto Comprensivo Dozza Imolese e Castel Guelfo
Andrea Costa
I PREMIATI
SCUOLE SECONDARIE DI SECONDO GRADO
1) BLUE BIKE AND WHITE SNOW
Liceo linguistico Europeo ad indirizzo
Artistico S. Umiltà di Faenza (RA)
2) LETTERA A...
ITIS Nullo Baldini di Ravenna
3) NON TI MUOVERE
Istituto di Istruzione Superiore Manfredi Tanari di Bologna
Le foto di questa pagina sono di Walter Finestrelli
PREMIO LUCA DE NIGRIS
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TESTIMONIANZE
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Fin qui tutto bene
vorrei esprimermi con i linguaggi dell’arte
N
el tracciare un primo approssimativo bilancio della
mia difficile esperienza di post-coma, devo riconoscere che mi sono capitate diverse circostanze positive, a
cominciare dall’incontro con un medico riabilitatore di
“cuore” che effettuó il primo intervento su di me in quella
maledetta notte del 5 giugno 2005.
Ho incontrato un’equipe di medici e fisioterapisti efficienti e all’altezza del compito, ho potuto avviare un percorso
riabilitativo in un ambiente accogliente e “familiare” come
”La Casa dei Risvegli-Luca De Nigris”, dove mi sono sentito davvero a casa.
Lì ho potuto godere della presenza ”preziosa” della mia
famiglia,compresi zii, cugini, ecc, e dei miei numerosissimi amici. Grazie! Credo che queste due componenti abbiano giocato un ruolo importante nella mia “riabilitazione
alla vita”.
I miei genitori mi raccontano episodi di particolare intensità emotiva di cui sono stati protagonisti i miei amici, non
interagivo ancora bene con l’ambiente esterno e loro, già,
mi leggevano articoli di giornale, intavolavano con me
discorsi, o meglio monologhi, impegnativi di tipo sociale
e politico, mi proponevano spezzoni della mia vita attraverso foto, immagini/video, musiche, affetti, ecc.
Mi hanno trattato da subito alla pari! Non mi hanno lasciato solo per mesi mesi e mesi. Sono venuti da varie città
d’Italia e d’Europa, anche dall’America. Mi hanno inviato
messaggi forti! Mio cugino Amedeo “ha consumato” l’asfalto dell’autostrada del Sole con i suoi continui viaggi.
Bisognava impegnarsi: ma ne valeva la pena!
Oggi continuo il mio percorso di recupero nel centro di
riabilitazione di Corticella, dove ho conosciuto un personale straordinario, attento e competente. Acquisisco sem-
pre di più la chiara consapevolezza di me e della società
che mi circonda, la sensazione, però, non è sempre bella.
Sento che si sveglia “quell’animale ruggente” che è dentro
di me e che mi porta ad essere critico e dissidente rispetto
a questa società massificante e vuota. Se riabilitarmi significa fare tutte quelle cose monotone e omologate che fanno
molte delle persone che conosco, le quali si affannano a
vivere secondo stili di vita preconfezionati, rispondo no
grazie, non è il mio caso.
La mia aspirazione per il futuro sarebbe quella di poter
vivere in una società dove la persona può ancora valere
qualcosa, o almeno quella di ritornare a vivere secondo il
mio stile di vita e a continuare a esprimere il mio punto di
vista a modo mio, con i linguaggi che meglio conosco: i
linguaggi dell’arte.
Felice Minicozzi
Tornare alla normalità
vorrei trovare lavoro, per non stare sempre in casa
I
o sono Elena, ho 23 anni, sono una ragazza che è stata ospite alla “Casa dei Risvegli Luca De Nigris” ed è da più di un anno
che sono tornata a casa.
I primi giorni a casa mi sono sentita strana
in questa particolare situazione, perché mi
sentivo e vedevo diversa da prima, però
grazie all’aiuto della mia famiglia, del mio
nipotino Salvatore, di una mia cara amica e
di una persona molto importante conosciuta alla “Casa dei Risvegli” ho cominciato a
tornare alla normalità.
Mi sono sentita cambiata anche grazie alla
fisioterapia e alla logopedia, piano piano ho
visto che stavo migliorando e che dovevo
tenere duro, anche quando era difficile.
Durante questo periodo, ho vissuto anche
dei momenti molto brutti, tra cui la morte
di mio padre, ma oggi posso dire di stare
meglio perché sono sicura che tutti i giorni
lui continua a starmi vicino ed è contento di
me, dei progressi che faccio, infatti ogni
giorno mi alleno facendo esercizi per la
mano, scrivo su un quaderno, sul computer,
continuo con la ginnastica alla gamba e
quando posso esco.
Adesso spero di trovare lavoro, prima di tutto
per non stare sempre in casa e poi per conoscere nuove persone, nuovi amici.
Ringrazio Dio di essere viva e auguro alle
persone che adesso sono alla Casa dei Risvegli di farsi forza e di affrontare i problemi
con lo stesso coraggio che ho trovato io.
Grazie a tutti quelli che lavorano alla Casa
dei Risvegli, continuate così!
Elena Velasi
Vivere alla Casa dei Risvegli
alcune riflessioni, alcuni suggerimenti
S
ono stato invitato dall’amico Fulvio De Nigris a
mettere per iscritto quelli che sono: i miei pensieri,
le mie opinioni e l’inaspettata metamorfosi che ho
dovuto subire e che sto ancora subendo mano a mano
che la situazione della mia signora Rosa, evolve in
meglio o, a periodi drammatici, quando regredisce..
Sono trascorsi oltre dieci mesi, vissuti in apnea, qualcuno dei quali trascorsi alla Casa dei Risvegli Luca De
Nigris da dove qualche volta riemergevo a respirare
un po’ di ossigeno, necessario per continuare.
Questo ossigeno, l’ho sentito soffiare dolcemente. Da
ogni parola, da ogni sguardo, che incrociavo volutamente ricercando ovunque ad ogni impercettibile
movimento l’ossigeno che io riuscivo a trovare, in
tutte le smorfie, nei benedetti sorrisi, che finalmente
sono riusciti ad apparire, nel volto della Rosa. Si
espandevano, velocemente in tutti quei sguardi, che
venivano a conoscenza che era nato un sorriso, che col
tempo è diventata risata. Provocata da qualche frase
carina, detta da noi parenti, e famigliari. Poi è diventata una risata fino a perdere il respiro e diventare tosse,
che per me era un segno di reazione alla volontà di
ridere.
Sto passeggiando nel giardino della struttura quando
vedo una persona indirizzarsi verso di me. Persona
vestita in maniera casual, con andamento distinto e
cordiale nel dialogo. Mi domandò, dopo esserci presentati, come stessi vivendo questa inusuale esperienza. Risposi semplicemente; “con i piedi per terra, ben
piantati, cosciente dell’obiettività che serve in queste
situazioni”. Obiettività, che per me era diventata una
parola d’ordine. Mi imponevo a non uscire da quel
quadrato (cosa che consiglierei a chiunque si trovi
davanti a questa nuova vita, fatta da tanta esperienza).
Fulvio mi rispose in maniera loquace: “me ne sono
accorto: vedo in te una persona molto attenta, ben
cosciente della situazione che stai vivendo”. Io gli
risposi che non c’era per me altra soluzione, che essere equilibrati anche nel farsi aiutare psicologicamente
nella struttura adatta al bisogno. Mi rispose che era
una giusta scelta.
Ci siamo rivisti, in luogo tante altre volte. Si è chiacchierato qualche volta, dandosi pareri, consigli ed opinioni. Ed di opinioni che mi invita a relazionare in
questo scritto.
Fulvio mia ha chiesto questo, perché ha visto in me in
così breve tempo una figura trasformata. Soprattutto
nella ritrovata calma, che stavo acquisendo e nei sorrisi, che qualche volta apparivano sul mio volto. Era
apparente che avesse notato qualcosa di cambiato in
positivo.
Ora dopo vari mesi (forse in maniera spregiudicata,
perché ancora oggi non ho ben presente quale sarà il
nostro futuro) voglio esprimere delle sensazioni che
ho vissuto, certo di essere imparziale per ogni giudizio
che io formulerò.
Questo centro ha la fortuna di vivere, un momento di
esperienza come monitoraggio delle funzionalità e dei
risultati che potrà dare come struttura di supporto riabilitativo per pazienti in stato vegetativo ( e in fase di
risveglio).
In questo centro, mi sono creato, un parere, secondo la
mia precaria conoscenza della materia comunque vissuta in questo ambito. Ho potuto notare che il team ha
una buona organizzazione preventiva, ha un ottimo
organico che riguarda: i dottori, gli specialisti, la struttura infermieristica gli O.S la rieducazione motoria,
l’educatrice e l’assistente sociale. Credo di ricordarli
tutti. Devo annotare che quando mi si è presentato il
bisogno della psicologa mi è stato detto che attualmente la struttura ne è sprovvista perché la dottoressa è andata in pensione.
Credo che su questo aspetto bisogna riflettere. Chiunque va in pensione e queste figure vanno giustamente
rimpiazzate da uguali figure professionali (anche il
neurochirurgo prima o poi andrà in pensione).
L’aspetto psicologicoè importante anche per gli operatori infermieristici e gli O.S (operatori sociosanitari)
che, se non sono oppressi dalla mancanza di organico,
sono persone splendide e professionali. Mentre quando questo si verifica, perché i moduli sono completi da
pazienti, sono meno disponibili ad ascoltarci con
pazienza e magari offrire sorrisi.
Sorrisi e parole che per noi parenti dei pazienti e per i
pazienti stessi sono molto importanti con scambi di
vedute e pareri, anche da parte dei famigliari. Questo
centro è stato fondato su un palese accordo di partecipazione tra sanitari e famigliari. E questo è un segnale tangibile di cooperazione. Il famigliare, da tutto se
stesso perché questo possa e debba funzionare. Allora
perché non esaminare i veri bisogni di questa utilissima struttura perché funzioni al meglio? Noi possiamo
dare di più, se c'è la voglia di progredire per raggiungere risultati anche più importanti. Sennò se questa
voglia dovesse rallentare, potrebbero arrivare segni di
pigrizia e arresa che potrebbero sicuramente influire
nel risultato prospettato, alla nascita di questa meravigliosa idea.
Dunque ci vuole un costante motivo di cooperazione
e coordinazione tra i settori anche con l’ospedale
Maggiore nelle fasi degli esami e accertamenti, come è
avvenuto nel caso di mia moglie, come esempio di
coordinazione e volontà di progredire per questa
nuova strada.
Antonio Benedetto
(anche a nome di Rosa Patti)
TESTIMONIANZE
17
E il diritto alla vita?
Giorgio Napolitano risponde con umana partecipazione alla lettera di Gian Piero
di
Gian Piero Steccato
S
ono stato ricoverato in vari ospedali
per circa 8 anni e ho conosciuto tante
persone gravemente ammalate; raramente però ho sentito una persona chiedere espressamente di essere lasciata
andare, per lo più è successo quando le
persone malate erano molto anziane e
molto sole: rimanevo impressionato dal
loro dolore fisico e morale, ma non mi
sono mai stupito di fronte alla loro
volontà di morire. Credo che anch’io, se
fossi stato solo, avrei chiesto la morte.
Ho scritto anche questo al Presidente
Napolitano, non perché voglio schierarmi con chi propone una legge che permetta l’eutanasia (che legge si potrebbe
mai fare in verità?), ma perché ho desiderato rimarcare in quale situazione di
caos, di scarsa assistenza e di quasi
abbandono dalle istituzioni si possa trovare chi si ammala gravemente, magari
da un giorno all’altro.
In merito all’eutanasia , penso sia assurdo politicizzare il caso Welby, non solo
perché è ignobile farlo ma perché si crea
solo un’attenzione morbosa, quindi poco
costruttiva, su quello che è il dramma di
un singolo che a suo nome chiede di non
essere più curato; inoltre trovo ipocrita e
inopportuno creare crociate a favore o
contro una scelta del tutto personale e a
una pratica che, ne sono certo, viene già
attuata in Italia e in non pochi casi.
Penso che Welby abbia tutto il diritto di
decidere per sè e di chiedere di porre
fine a quello che avverte come un accanimento terapeutico, che contempla
peraltro medicinali, meccanismi e manovre che anch’io “subisco” quotidianamente; io però non chiedo di morire, non
provo repulsione per tutto ciò che mi
viene fornito dalla medicina perché le
manovre più spiacevoli e invasive sul
mio corpo vengono eseguite con attenzione, pazienza e rispetto da chi mi vuole
bene e perché sono queste che mi concedono di rimanere al mondo e di mantenere il mio ruolo nella mia famiglia e
nella società. Posso però avvicinarmi
all’angoscia che prova Welby se penso
alla precarietà della situazione in cui
vivo: cosa succederebbe se mia moglie
non ce la facesse più? Come faremmo se
i nostri amici non potessero più aiutarci?
Perché l’assistenza che ci viene fornita è
sempre insufficiente ed inadeguata?
E soprattutto: perché non è uguale per
tutti gli italiani il diritto ad essere assistito?
Spero che questo sia il momento giusto
per far un passo avanti nella garanzia dei
diritti degli esseri umani, quello alla
morte e quello alla vita; è forse ambizioso credere che un giorno potremmo
avere quello che ci spetta senza dover
lottare con forze che spesso non abbiamo?
Capitan Uncino
L’ E V E N T O
18
La Porsche per la Casa dei Risvegli
a Padova, per il secondo anno, a sostegno de “Gli amici di Luca”
M
artedì 19 dicembre - ore
21.15 - all'Auditorium Pollini di Padova si terrà il "concerto di
Natale" offerto da Porsche Italia.
Suonerà l'Orchestra a plettro
"Gino Neri" di Ferrara, una formazione singolare di 45 elementi
che ha ottenuto successi in tutto il
mondo, e che è l'unica in Italia con
la caratteristica di avere solo strumenti a corde.
Per il secondo anno consecutivo
Porsche Italia abbina questa iniziativa, a ingresso libero, con un
momento di sensibilizzazione a
favore della Casa dei Risvegli
Luca De Nigris.
In apertura di serata Alessandro
Bergonzoni testimonial dell’associazione “Gli amici di Luca” e
della Casa dei Risvegli Luca De
Nigris darà un breve saluto.
Richiedete le
nostre guide
per le famiglie
edite da Alberto
Perdisa
Info: 051.6494570
www.amicidiluca.it
[email protected]
Orchestra a Plettro
GINO NERI
Direttore: Stefano Squarzina
Concerto a Padova - 19 Dicembre 2006
Programma
Prima parte
Seconda parte
François- Adrien Boïeldieu
IL CALIFFO DI BAGDAD - Ouverture dall’opera
Gioacchino Rossini
TANCREDI - Sinfonia dall’opera
Edvard Grieg
OLAV TRYGVASON
Preghiera e Danza nel Tempio. Op. 50
Johann Strauss jr.
IL PIPISTRELLO - Quadriglia op. 363
Primo Silvestri
NOTTE SERENA - Contemplazione, op. 22
Gaetano Donizetti
DON PASQUALE - Sinfonia dall’opera
Pellegrino Neri
PENSO A TE - Valzer da Concerto
Ino Savini
AL LEVAR DEL SOLE
SUL GOLFO DI NAPOLI
TESTI
19
Risvegli di parole
a cura di Bruno Brunini
I Poeti a Bologna
Terza Edizione del Censimento della Poesia
E’
in libreria l’antologia “Cinque anni dopo il Duemila”, edita da Giraldi , a cura di Carla Castelli e del curatore di
questa pagina, realizzata a conclusione del Terzo Censimento della Poesia a Bologna.
In questo volume, che raccoglie i versi di 251 autori della nostra città, s’intrecciano voci diverse, differenti tematiche,
svariati stili, che formano un pentagramma assai composito, in cui è possibile incontrare giovani esordienti insieme a
poeti come Roberto Roversi, Giorgio Celli, Gregorio Scalise, Stefano Benni, Claudio Lolli e tanti altri.
Nel precedente numero del Magazine sono stati presentati in anteprima alcuni testi.
La rassegna prosegue su questa pagina con un’altra serie di autori.
Al mio amore
di Songul Abdullah
Salàm, che un saluto di pace ti protegga
Salàm, un saluto dal mio sguardo che ti vede in ogni
luogo
Salàm, un saluto dal mio udito che ti sente in ogni
voce
Salàm, un saluto dal mio cuore che per te sospira
Salàm, un saluto dal fiore che anela al tuo profumo
Salàm, un saluto dal sole che accendi con la tua luce
Salàm, un saluto dalla luna che dall’alto vede il tuo
splendore
Salàm, un saluto dalla mia terra in fiamme ardenti
che il mio amore, la poesia, le mie parole tengono
vive
Salàm , un saluto dalla tua amante che nella lunga
attesa
la vista ha perduto e la salute
e ti cerca come balsamo per gli occhi
e nutrimento per l’anima sua.
Silenzi
di Maria Luigia Di Stefano
Silenzi della vita
Numerosi, infiniti
Non rumori.
Il silenzio sommesso
Del rimorso
Scava nell'anima
Il suo nido di dolore.
Il silenzio
Dell'incomprensione
Tagliente
Svetta di sconfitta
Silenzio dimenticato
Del piacere,
felicità raggiunta
non parlata
trafugata d'emozione,
sabbia e dune
emerse nel deserto.
Silenzio della passione
Invadente
Corrosiva ruggine
Silenzio dell'attesa
Per chi torna,
per chi va
silenzio di deriva
silenzio di saluto
impossibile alchimia di parole.
Silenzio in un mare
Di silenzio.
Nei tuoi occhi
Di Fabio Carini
Quando ti guardo
nei tuoi occhi
vedo l'intenso mare blu.
Uno sguardo e poi...
fuggire via da questa realtà.
Ahi quanto è duro il destino!
Una lacrima accompagna una ruga di malinconia .
Sogni, speranze, idoli della gioventù.
Ho guardato ancora nei tuoi occhi ,
mi sono rituffato nel mare blu
e ho visto barche
con pennoni spezzati,
ho visto cieli azzurri
senza voli di uccelli.
Abdel
di Alain Leverrier
Ti ricordi Abdel
com'era bella la pace?
Non pioveva quasi mai.
Ti ricordi Abdel,
si viveva con i fiori,
con gli uccelli,
non avevamo paura,
avevamo pane e un sacco di compagni.
Ti ricordi
camminavamo nel sole
verso non importa dove
a qualunque ora.
Ci rotolavamo nella polvere.
Tu ti ricordi Abdel
com'era graziosa la mia sorellina
eri innamorato di lei
avevi ancora le tue gambe
la seguivi dappertutto
e lei rideva
rideva...
tu la baciavi sul collo.
Io vi vedevo bene tutti e due
avevo ancora i miei occhi.
Dimmi , Abdel,
credi che ritornerà la pace?
...Sì... un giorno o l'altro,
ma non le tue gambe
ma non i miei occhi
né la luce...
né mio padre
né mia madre
né il tuo fratellone
né la mia sorellina...
... Abdel?
Senza titolo
(Da “D’in nci’un là” in “Quaderni del Battello
Ebbro”)
di Azzurra D’Agostino
Al piovv
e tott l’è d’un colour particuleer
mia smort, pitòst me a’ diree
ch’lè un po’ stuff
comm al nout dn’armonica
cumpagna a quand’iera zinina
c’andeva a baleer con i mi nòni
e lor che balevan e mé
c’al saveva c’ai era qualcosa
an so mia cosa
c’al fineva, propri lé.
Piove
e tutto è di un colore strano
non smorto piuttosto direi
che è come stanco
come le note d’armonica
come quando ero piccina
che andavo a ballare coi nonni
e loro che ballavano ed io
che sapevo che c’era qualcosa
non so che cosa
che finiva, proprio lì.
Corteooo
di Mirco Alboresi
Il lustrascarpe
lucida il massacro
su nero asfalto di vendetta
coscienza
invisibile presenza
vetri rotti rinnegati
ti accolgono
la paura
nel ventre dei proclami
carne guasta
la mia faccia a bistecca
coltiva l’impulso
la ribellione e la rabbia
non giace impoverita la speranza
ma come rinata
si alza più forte e grida
ora alimento il rifiuto
l’idea non si farà
carta straccia
ma profumo di rivolta.
C’è tutto un mondo
di Stefano Cremonini
“C’è tutto un mondo intorno”
diceva una bella canzone:
sono volti, storie, nostalgici sogni,
e gioie dolcemente vagheggiate,
e dolori e paure incolpevoli,
e un sorriso inatteso e gradito.
Ma è anche buio, calcolo, maschera,
indifferenza voluta o non voluta,
cinismo cieco, ipocrita baldanza,
buchi neri di folle gravità.
C’è tutto un mondo intorno,
che spesso segue misteriose logiche,
decise da non si sa bene chi:
ma è il tuo gesto, la cosciente tua parola,
che costruisce una parte del mondo
nel viaggio senza sconti della vita.
Da qualche parte
di Sergio Rotino
si poggiano grati a pensare la magnificenza del grano
catturata a sera per un attimo che resta unico e solo
protetto nell’urna della scatola cranica
stringendo fra le mani la sicurezza telematica
di cui c’è bisogno per sopravvivere a qualcosa
come a qualcuno
allora con leggere pressioni muovono le dita
meravigliosi
alla ricerca di un inesausto comunicare
di un incombusto parlare col silicio il litio gli altri
derivati
fronteggiando il muro verde dove giacciono le forme
dei significati
così l’occhio non guarda ma ragiona per loro
capisce lo stretto cunicolo di cielo
sa bene cos’è male
quella crepa sempre più chiara dei figli dal genitore
S O L I D A R I E TA’
20
La città della luce accende la
Casa dei Risvegli Luca De Nigris
un sentito ringraziamento ad Ascom nostro grande sostenitore
L
a Città della Luce , promossa da ASCOM
BOLOGNA, con il patrocinio della Camera di
Commercio , per il Santo Natale e il nuovo Anno
2007, è stata inaugurata il 24 novembre scorso dal
Presidente di ASCOM BOLOGNA Bruno Filetti e
dal Direttore Generale Giancarlo Tonelli insieme
alle Autorità cittadine.
Come è ormai un’attesa tradizione il Presidente
Bruno Filetti- ASCOM BOLOGNA, insieme agli
imprenditori commerciali che hanno collaborato
all’iniziativa, ha fatto il proprio sentito augurio
alla città.
La Città della Luce è diventata in questi anni un
evento importante per vivere in un clima il più
possibile sereno la gioia cristiana del Natale, esaltando il contatto tra la città e il cittadino, tra il
commercio e il consumatore.
In un istante la “luce” è scesa dalla Torre degli
Asinelli e dalla Garisenda, lungo via Rizzoli, via
Ugo Bassi , via Marconi, via Oberdan, Corte Isola-
ni e in tante altre vie del centro come della periferia, fino a raggiungere l’Ospedale Bellaria e illuminare la Casa dei Risvegli Luca de Nigris.
Per il secondo anno consecutivo si è così creato
quel contatto tra l’innovativo centro di riabilitazione e la città attraverso un momento festante di
arredo e partecipazione. Grazie alla ditta Pirani
che ha predisposto l’allestimento ed agli uffici
tecnici dell’Azienda Usl di Bologna per la preziosa ed indispensabile collaborazione.
Un Presepe d’arte
E’
Leonardo Bozzetti, scultore da
tre generazione, l’autore della
natività presente quest’anno nell’atrio della “Casa dei risvegli Luca De
Nigris”. E’ un presepe con personaggi in terracotta la cui struttura (diorama) è stata costruita da Renato
Carboni mentre tutti i personaggi
(la natività. i pastori con le pecore e
gli angioletti ) sono opera di questo
autore che con tanto amore continua, anche se in pensione, a dedicarsi alla scultura con immutata
passione.
Leonardo Bozzetti offre in esposizione quest’opera in ricordo del
cugino, l’indimenticato dj Pappa
Roberto Bozzeti, per lungo tempo in
coma e già ricoverato alla Casa dei
Risvegli Luca De Nigris.
S PA Z I O D I L U C A
21
Matilde
esprime il suo
ringraziamento
a tutti
“Gli amici di Luca”
per aver condiviso
con lei il giorno del
proprio battesimo.
Con i migliori saluti.
Mario Russi
Grazie Annamaria!
Coro Gaudium
le sue tovaglie arredano allegramente
concerto di Natale alla Casa dei Risvegli
ono arrivate le
tovaglie della ditta
Annamaria alla Casa
dei Risvegli Luca De
Nigris.
Grazie alla sensibilità
dell’Amministratore
delegato
Giovanni
Caneva, amico di
Luca, le tovaglie ed
altri materiali completano l’arredo della
struttura nei singoli
Giovanni Caneva con i dipendenti della Annamria srl
fondata da Anna Maria Scolz
moduli abitativi.
Annamaria una ditta
di San Michele in Tagliamento (Ve) è un gruppo che opera nel settore della biancheria per la casa, l’oggettistica, l’arredamento e l’abbigliamento e produce cinque collezioni all’anno vendute ad una selezionata clientela di oltre 600 punti vendita in Italia e all’estero. Proprietari dei marchi delle loro collezioni, il gruppo
Annamaria srl conta un archivio storico di loro produzione con oltre 200 disegni.
La qualità, la ricerca ed il servizio caratterizzano l’impegno di questa azienda che
ha seguito il percorso del nostro progetto sostenendolo con passione e partecipazione in tutte le sue fasi.
Giovedì 21 dicembre alle
ore 17.00 nella sala del
Durante della Casa dei
Risvegli Luca De Nigris si
esibirà il coro Gaudium di
Gaggio Montano diretto da
Daniele Venturi uno tra i
migliori direttori della
Regione Emilia-Romagna.
Diplomato in musica corale e direzione di coro con
Pier Paolo Scattolin presso
il Conservatorio G.B. MarIl Coro Gaudim di Gaggio Montano
tini di Bologna (2000),
nello stesso istituto studia composizione con Cesare Augusto Grandi e Cristina
Landuzzi, diplomandosi in seguito presso il conservatorio G. Frescobaldi di Ferrara (2004).
Un repertorio natalizio e popolare per i familiari, i pazienti, gli operatori ed i
volontari della struttura ma anche aperto a quanti vorranno venire a vivere il clima
familiare ed il valore di un centro aperto alla città.
S
E’ per noi un grande piacere averli ospiti!!!!
C
laudio Bocchi è un nostro collega che alcuni mesi fa ha avuto un grave incidente recandosi in cantiere. Attualmente è ricoverato presso la “Casa dei Risvegli Luca De
Nigris”, realtà unica nel suo genere per coloro che devono intraprendere il faticoso cammino di reiserimento nella vita dopo il coma.
Vogliamo aiutare lui e la struttura che affianca le famiglie in un percorso di recupero lungo, doloroso, difficilissimo.
La «Casa dei Risvegli
Luca De Nigris»
è una realtà grazie
anche al tuo contributo
Buone Feste
Il nostro ringraziamento va esteso a
tutti coloro che ci hanno sostenuto ed
alle Aziende che hanno devoluto il corrispettivo delle strenne a sostegno dei
progetti relativi alla Casa dei Risvegli
Luca De Nigris
MI RICORDO DI TE
22
MAGAZINE
Gian Paolo Foresti amico di Luca
in tante occasioni ci ha aiutato col suo lavoro
Direttore responsabile
Fulvio De Nigris
Comitato dei garanti
Giana Andreatta
Alessandro Bergonzoni
Francesco Campione
Andrea Canevaro
Roberto Iovine
Pasquale Montagna
Maurizio Matteuzzi
Roberto Piperno
Maria Vaccari
Comitato editoriale
Lucia Bernardoni
Loris Betti
Giovanna Corrado
Maria Regazzi
Patrizia Scipione
Loredana Simoncini
Patrizio Tressoldi
Laura Trevisani
Segretaria di redazione
Elena Bogliardi
C
i ha lasciato il 14 Ottobre scorso,
Gian Paolo Foresti, imprenditore nel
settore audioviso bolognese. Fondò il
Baule dei Suoni negli anni ’70 e condusse
il suo studio attraverso alterne vicende
fino ad oggi. Ora riposa nel posto 586 del
campo 1942 del cimitero della Certosa.
Lascia i genitori e il fratello, lascia tutti
noi che volevamo un gran bene a quest’uomo buono, sempre pronto a rincorrere i suoi sogni in mille progetti differenti,
sempre indaffarato in questioni burocratiche a lui aliene, sempre pronto ad aiutare gli altri a proprie spese, non solo materiali. Quella terribile sera è andato via
silenziosamente, improvvisamente. Nulla
dava ad intendere la tragedia imminente
su quell’uomo di soli 58 anni, che si teneva in salute. Era una persona di poche
parole e grande cuore, cerchiamo di ricordarlo mentre si allontana a prendere l’autobus dopo una giornata di lavoro, ascoltando musica.
Ricardo Piana
Coordinamento redazionale
Eduardo Cigno
La sua vita fu costantemente e nobilmente dedicata
al lavoro e alla famiglia che tanto amava.
A Marco
Redazione
Via Saffi 10 - 40131 Bologna
Tel. 051 6494570
Fax 051 6494865
E-mail: [email protected]
www.amicidiluca.it
Con Te se n’è andato un pezzo del mio cuore.
Nessuno potrà mai prendere il Tuo posto
nella mia vita e nella mia anima...
Il Tuo sorriso lo ricorderemo sempre.
La tua Gigia Chiara, le famiglie e i tuoi amici.
Si ringrazia Eliobiemme
Centro copigrafico
PER SEMPRE.
Impaginazione
OGB - Bologna
Ciao nonna Emma
Periodico associato
Unione Stampa Periodica Italiana
Stampa
GALEATI INDUSTRIE GRAFICHE S.P.A.
sostieni la “Casa dei Risvegli
Luca De Nigris” e il
“Centro Studi per la Ricerca sul Coma”
CARISBO CC 3802
FILIALE DUE TORRI - BOLOGNA
Piazza di Porta Ravegnana, 2/B
Cab. 02504-9
Abi 6385-9
cc postale 26346536
Luciano era forte
D
a Domodossola Alida Volfi d'Este in una lunga e commovente lettera ci comunica la
scomparsa dell'amato marito:
“.....ho ritenuto opportuno comunicarvelo, considerata la vostra disponibiltà, umanità e cortesia
che mi avete dimostrato durante i colloqui telefonici ed inviandomi il giornale. A voi che tanto vi
prodigate per alleviare le sofferenze dei pazienti in coma e delle loro famiglie, un sentito ringraziamento”.
MI RICORDO DI TE
23
Grazie Antonella
da Cattolica una iniziativa di solidarietà per ricordare Simona e Luca
A
ttilio, l’amico di Cattolica, colui che ormai da anni è testimone in prima persona della difficile condizione di grave traumatizzato cranico che vive in seno alla
meravigliosa famiglia di sua sorella, con il cognato e due splendide nipoti. Io l’ho conosciuto alcuni anni fa, quando ormai il terribile incidente stradale aveva
quasi cancellato l’uomo esuberante e attivo che aveva partecipato attivamente alla vita sociale e culturale della cittadina della riviera romagnola fino ai primi anni
’90.
Tuttavia ho cominciato presto a riconoscere in lui, anche attraverso la paziente intermediazione della sorella Santa, il carattere volitivo e forte, e la viva intelligenza.
Attilio, attraverso la sua quasi totale immobilità e il suo silenzio apparente, dice molto, con lui si può dialogare, rispettando i suoi modi e i suoi tempi di comunicazione e ciò che ti dice è chiaro, dentro di lui le idee ci sono, basta tirargliele fuori! A fare questo la sorella è straordinaria, un vera mediatrice della comunicazione.
Quest’estate, durante una mia visita a Cattolica, lui e sua sorella mi hanno preparato una sorpresa: mi hanno fatto incontrare la loro amica Antonella, a cui avevo
già parlato per telefono, ma che non conoscevo direttamente. Antonella quest’anno ha fatto stampare un libro che contiene tante belle poesie scritte da lei ricordando i suoi due figli, Simona e Luca, prematuramente scomparsi insieme in un tragico incidente stradale; il ricavato dalla vendita di questo libro l’ha destinato alla
raccolta fondi per la Casa dei Risvegli Luca De Nigris.
L’incontro è stato bellissimo, lei mi è apparsa coraggiosa e tenace in questo proposito di tenere acceso il ricordo dei suoi adorati ragazzi attraverso le parole, nate
nel suo cuore di mamma lacerata dal dolore e trascritte su carta per lasciare una traccia di ciò che lei sola può sentire, ma che noi tutti possiamo tentare di capire. In
più ha dato vita a questo legame con il nostro progetto, anch’esso nato da una storia di perdita e di dolore. In quest’idea scaturita nella mente di Antonella c’è sicuramente lo zampino di Attilio e Santa, che ci conoscono e ci vogliono bene.
Grazie di cuore, a loro; grazie soprattutto perché anche in questo caso il silenzio del dolore di una mamma che ha perso i suoi figli (come l’apparente silenzio di
Attilio) è stato spezzato per dar voce ad una parole di vita e di speranza.
Un ringraziamento sincero anche a tutti quelli che hanno collaborato alla stampa e alla diffusione del libro e a coloro che hanno contribuito ad organizzare l’evento
spettacolare di domenica 10 dicembre al teatro Snaporaz, durante il quale è stata presentata l’iniziativa e si è promossa un’azione di sensibilizzazione sul problema
dei gravi traumatizzati cranici a Cattolica. Questo primo appuntamento sarà seguito da un secondo che si terrà il 7 marzo 2007 con la messa in scena dello spettacolo “Esiti” da parte degli attori della compagnia de “ Gli amici di Luca”.
Tutto questo si muove attorno ad Attilio e ad altre persone che come lui vogliono spezzare la cortina di silenzio del dopo-coma. Saremo con loro.
Maria Vaccari
Con voi
Lo sappiamo
siamo lontani,
ma siamo più vicini
te,
di quanto voi credia
perché dal cielo
piangete,
ndo
vi guardiamo qua
late;
quando dì noi par
ci pensate,
voi quando ancora
perché siamo con
vostre giornate,
le
sate
pas
ndo
qua
ora di sorridere.
quando tentate anc
dato tanto!
Grazie per averci
intanto
In cambio vi diamo
are a vivere.
la forza di continu
Nessuno lo sapeva
Il libro “Angeli” di Dirna Nicolini,
poesie dedicate a Simona e Luca Cenci.
Ricordo d'amore
Se i dispiaceri più grandi
e gli struggenti ricordi,
se la malinconia e la nostalgia,
la tristezza e l'amarezza,
il rimpianto e il nostro pianto
potessero farvi essere ancora a noi accanto,
sareste qui;
ma non torna indietro il tempo
e se tutto questo
è il nostro grande immenso dolore
che non può servire a farvi ritornare,
ci consola forse solo un po’ il pensiero
di avervi amato tanto tanto davvero,
e di tenervi stretti stretti
dentro il nostro cuore,
in un infinito, struggente, dolcissimo
ricordo d'amore.
Sei sempre qui, chiusa nel
mio cuore
e ancora ti penso.
(Difficile trovare le paro
le
per dirti que che provo.
Tì cerco nella mente
e lì ti trovo,
col tuo sorriso raggiante
e negli occhi i tuoi vent'ann
i in volo...
...in volo verso un futuro
che non c'era,
verso una vita vera
che non hai vissuto.
*E quello che è più trist
e,
è che nessuno lo sapeva.
Avremmo sennò potuto rico
prirti d'oro
per [a tua dolcezza,
per farti Brillare più di
ogni altra stella in cielo
,
per darti la certezza
di quanto bene ti volevam
o,
per dirti mille volte anco
ra
quanto ti amavamo.
TI avremmo chiusa a chia
ve
per non farti andare via.
Ti avremmo stretta stretta
al cuore,
per dirtelo ancora
tutto il bene che, dopo,
non avremmo più potuto.