il sole 24 ore - Teatro Novelli
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il sole 24 ore - Teatro Novelli
01.10.2010 Le Marche terra di poeti, di siepi infinite e di colline, di imprenditori geniali, nati artigiani, ma anche di pianisti: dopo l'intimista Giovanni Allevi da Ascoli, un'altra scoperta, l'ultima, un diamante grezzo è quello di Raphael Gualazzi da Urbino e del suo gaudente pianismo. Poco meno di 30 anni, grandi basette, un fisico che ricorda la buona tavola e un talento inaspettato, virtuoso, nato in provincia, ma dal sapore internazionale. Quello che con un orribile neologismo si potrebbe riassumere nella parola glocal, con lui ci sta tutto. Gualazzi è una bella scoperta. Lo abbiamo ascoltato l'altra sera al Blue Note di Milano. In realtà la sua voce è già popolare, anche se nessuno ne è consapevole: è suo il jingle della pubblicità Eni che vi insegue alla radio da mane a sera - «Don't stop» - reprise da una hit dei frichettoni Fleewtood Mac, nel periodo post ubriacatura hippy, seconda metà anni Settanta. Si è accorta di lui la signora Caterina Caselli fiuta-talenti (Elisa, Bocelli, Malika Ayane…) che con la sua Sugar ha appena fatto firmare un contratto a questo ragazzone dalle dita grandi e veloci. Il battesimo di fuoco di Gualazzi c'è stato l'estate scorsa nel giro dei festival jazz europei, salutato sempre entusiasticamente dalla critica, eppoi all'ultimo happening veneziano dell'Heineken festival, musica jazz raffinata, atmosfere rhythm and blues, tra il rock e Vasco. Prossimo passo: Parigi, dove Raphael lancerà in grande stile, dal vivo, cosa che gli viene decisamente bene, il suo primo disco. Un disco fatto di cover e di brani suoi, dalla sorprendente maturità. La serata al Blue Note, tra rumori di bicchieri, pubblico ruminante e atmosfera club anni 30, si è aperta con lui da solo a volare sul piano, un insolito rag time, con legati e i trilli e le mani sù e giù lungo la starniera, seguita da un altro solo «Smashing thirds» («I hope you will enjoy») di Thomas Fitzgerald del 1929 o giù di lì, one step in perfetto stile anni '20, telefoni bianchi, bicchieri che suonano, camerieri che corrono da un tavolo all'altro, tempo in levare e sincopati. 27 anni. Gualazzi gioca a correre su è giù, piegato sulla tastiera, segue con il fisico la sua musica. Ritmi sincopati, a tempi di one step o quattro quarti, piano e forti a tratti fragorosi altri quasi sottovoce. Una musica comunque allegra, solare, piena di energia (forse è per questo che Eni lo ha scelto). Strano che un giovane sotto i 30 anni suoni questa musica e non pop, con una maturità davvero insolita. Ma chi l'ha detto che l'Italia è un paese per vecchi? No, non è un paese per vecchi. Il set a questo punto si arricchisce dei due soci che formano il trio base: Manuele Montanari al contrabasso e l'ottimo Christian "Chicco" Marini alla batteria. Cambia aria. Dalla musica dell'America prima della grande crisi e del proibizionismo si passa ad atmosfere northern soul, fine anni '50. Con alcuni classici, standard rivisti e riarrangiati dal Raphael da Urbino, inframmentati con sue composizioni. Anche se è difficile capire, francamente, quali sono i classici e quali le sue songs. Non c'è discontinuità. Nell'ordine passano «This masquerade», «Sweet Sue just you», «I'm gonna move to the outskirts of Town», «A rainy night in Georgia» e la sua buffa «Carola». Entra il chitarrista Giuseppe Conti, cappellino piantato e tempo di swing in 4/4 fisso e subito dopo la sezione di fiati (sax baritono, contralto e tromba). Si va avanti con la già citata «Don't stop», «Lady ‘O» sua composizione dal suono internazionale, «Confessin' the blues» e altre fino a «Georgia on my mind» di Ray Charles, versione super veloce di Raphael da Urbino. Dal suo piano e dal suo gruppo muovono atmosfere diverse, dallo swing fino a certo rhythm and blues, a blues puro con spruzzate di calypso, tanto soul finanche al cha cha cha. Il giovane urbinate a tratti ricorda Paolo Conte (ma suona meglio il piano) e anche quando gioca con la voce nel bis in chiusura di «Summertime» il suo canto somiglia a quello cavernicolo di Tom Waits. Prima di un «Caravan» di Duke Ellington versione giocosa super speed. La passione per i tempi in levare che torna. Bella serata. Bonne chance à Paris