la normativa sul ricambio dell`aria nelle sale fumatori

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la normativa sul ricambio dell`aria nelle sale fumatori
LA NORMATIVA
SUL RICAMBIO
DELL’ARIA NELLE
SALE FUMATORI
Aermec S.p.A.
I locali e la legge antifumo
La normativa sul ricambio dell’aria nei locali fumatori
Disposizioni normative ed esempio di applicazione
Introduzione
La legge n°3 del 16 gennaio 2003, meglio conosciuta come “legge Sirchia”, tra le altre cose,
stabilisce e regolamenta i requisiti tecnici minimi dei locali riservati ai fumatori e dei relativi
impianti di ventilazione e ricambio d’aria. Gli impianti destinati a questo compito devono quindi
essere in grado di:
a) migliorare il comfort ambientale;
b) evitare che il fumo possa migrare nei locali limitrofi;
c) limitare la concentrazione ambientale delle sostanze inquinanti.
E’ proprio quest’ultimo il parametro che maggiormente deve essere tenuto sotto controllo per
garantire la salute degli occupanti.
Disposizioni normative
I punti fondamentali di tale legge possono essere così riassunti:
1. I locali riservati ai fumatori devono essere contrassegnati come tali e realizzati in modo da
risultare adeguatamente separati da altri ambienti limitrofi, dove e' vietato fumare. A tal fine i locali
per fumatori devono rispettare i seguenti requisiti strutturali:
a) essere delimitati da pareti a tutta altezza su quattro lati;
b) essere dotati di ingresso con porta a chiusura automatica, abitualmente in posizione di
chiusura;
c) essere forniti di adeguata segnaletica;
d) non rappresentare un locale obbligato di passaggio per i non fumatori.
2. I locali per fumatori, inoltre, devono essere dotati di idonei mezzi meccanici di ventilazione
forzata, in modo da garantire una portata d'aria filtrata di ricambio supplementare esterna o immessa
per trasferimento da altri ambienti limitrofi dove e' vietato fumare. La portata d’aria supplementare
da aggiungere alla portata di ventilazione richiesta dalla stessa area in assenza di fumatori è pari a
30 litri/secondo per ogni persona che può essere ospitata nei locali; in conformità della normativa
vigente, sulla base di un indice di affollamento pari allo 0,7 persone/mq. All'ingresso dei locali e'
indicato il numero massimo di persone ammissibili, in base alla portata dell'impianto.
3. Gli stessi locali devono, poi, essere mantenuti in depressione non inferiore a 5 Pa (Pascal)
rispetto alle zone circostanti.
4. La superficie destinata ai fumatori negli esercizi di ristorazione, ai sensi dell'art. 51 della legge 16
gennaio 2003, n.3, deve comunque essere inferiore alla meta' della superficie complessiva di
somministrazione dell'esercizio.
5. L'aria proveniente dai locali per fumatori non è riciclabile, ma deve essere espulsa all'esterno
attraverso idonei impianti e funzionali aperture, secondo quanto previsto dalla vigente normativa
in tema di emissioni in atmosfera esterna, nonchè dai regolamenti comunali di igiene ed edilizi.
6. Nei locali in cui e' vietato fumare sono collocati appositi cartelli, adeguatamente visibili, che
evidenziano tale divieto. Ai fini della omogeneita' sul territorio nazionale, tecnicamente
opportuna, tali cartelli devono recare la scritta «VIETATO FUMARE», integrata dalle indicazioni
della relativa prescrizione di legge, delle sanzioni applicabili ai contravventori e dei soggetti cui
spetta vigilare sull'osservanza del divieto e cui compete accertare le infrazioni.
7. Nelle strutture con piu' locali, oltre al modello di cartello riportato al punto 6, da situare nei
luoghi di accesso o comunque di particolare evidenza, sono adottabili cartelli con la sola scritta
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I locali e la legge antifumo
«VIETATO FUMARE». Altri cartelli ad accensione automatica in caso di guasto dell’impianto
devono recare scritto: «VIETATO FUMARE PER GUASTO ALL'IMPIANTO DI
VENTILAZIONE»,
determinando
la
contestuale
esclusione
della
scritta
indicativa dell'area riservata.
Queste norme, seppur semplici, non sono di facile applicazione, tant’è che ancora ben pochi locali
risultano attrezzati per ospitare i fumatori.
Esempio di calcolo
Si veda, a titolo d’esempio, cosa comporta l’applicazione delle norme ad un normale locale che si
voglia attrezzare.
Innanzitutto si riepilogano i punti essenziali della norma ai fini della scelta delle macchine
necessarie alla realizzazione dell’impianto:
1. 30 l/s di aria supplementare per ogni persona (se il numero di occupanti della zona fumatori
è noto altrimenti si ipotizzano 0,7 persone/m2);
2. zona fumatori isolata e in depressione di 5 Pa rispetto alle aree circostanti;
3. zona fumatori di superficie inferiore alla metà della estensione totale dell’esercizio;
4. aria di espulsione non riciclabile;
5. macchinari conformi alle norme di sicurezza e risparmio energetico.
Il locale scelto come esempio (figura 1) è un tipico bar che richiede, come da norma prEN 13779,
39,6 m3/h di aria di ricambio per persona a garanzia di un corretto mantenimento delle condizioni
igieniche. A questi vanno aggiunti, per quanto suddetto, 30 l/s di aria suppletiva, pari a 108 m3/h,
per ogni occupante; il totale dell’aria di rinnovo corrispondente a circa 148 m3/h per persona.
Supponendo quindi una sala fumatori di 7x6 m e 3,2 m di altezza con un afflusso di 18 persone
(dedotte dal numero dei posti a sedere) per il rispetto della norma, all’ambiente da trattare
necessitano 2664 m3/h d’aria.
Figura 1: Pianta sala fumatori.
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Altro punto importante della legge antifumo è la necessità di mantenere i locali trattati in leggera
depressione rispetto a quelli adiacenti, in maniera tale da confinarne il fumo ed evitare che questo si
infiltri nei locali attigui arrecando fastidi agli occupanti. Per fare ciò è necessario convogliare una
maggiore portata d’aria in estrazione piuttosto che in immissione. Con la differenza di pressione
aumenta, però, anche il trafilamento di aria all’interno del locale attraverso le fessure delle porte e
delle finestre. La portata di aria di trafilamento attraverso le porte chiuse può essere valutata con la
seguente formula empirica:
Q1 = 3600 ⋅ C F ⋅ S F ⋅
2 ⋅ g ⋅ ∆p
ρ
[m3/(h⋅m)]
Q1 = portata d’aria per metro di perimetro di porta [m3/(h⋅m)];
CF = coefficiente di flusso pari a 0,675;
SF = superficie delle fessure per metro lineare di perimetro di porta [m2/m];
g = accelerazione di gravità pari a 9,81 m/s2;
∆p = pressione differenziale in mm di c.a.;
ρ = densità dell’aria.
Le perdite per trafilamento attraverso i muri, pur essendo basse, costituiscono una parte non
irrilevante; esse sono stimabili con una formula analoga alla precedente:
Q2 = 3600 ⋅ C F ⋅ S M ⋅
2 ⋅ g ⋅ ∆p
ρ
[m3/(h⋅m)]
dove:
Q2 = portata d’aria per metro quadro di parete [m3/(h⋅m2)];
CF = coefficiente di flusso pari a 0,675;
SM = superficie delle microfessure per metro quadro di parete [m2/m2];
g = accelerazione di gravità pari a 9,81 m/s2;
∆p = pressione differenziale in mm di c.a.;
ρ = densità dell’aria.
Per ottenere quindi i 5 Pa (0,5 mm c.a.) richiesti dalla normativa supponendo che luce sulle porte
corrisponda, in via del tutto conservativa, a 3 mm si ottiene un fattore SF = 0,003 e quindi essendo il
locale dotato di una unica porta 180 x 210 cm, una portata di 16,25 m3/h. Allo stesso modo si
calcola la portata di ventilazione offerta dalle due finestre da 100 x 120 cm, pari a circa 15 m3/h e
da quella più grande da 300 x 250 cm, pari a 20,84 m3/h. A questi si deve aggiungere il contributo
di trafilamento attraverso i muri, corrispondente, nel nostro caso, a 11.25 m3/h, considerando che
per un normale muro in commercio il valore di un fattore SM si aggira intorno a 10-5. La sala
fumatori in questione lascerà entrare circa 66 m3/h corrispondenti a 0,5 Vol/h.
Quest’ultimo valore seppur molto preciso risulta piccolo rispetto alle rientrate d’aria dovute alle
aperture della porta di passaggio da parte degli avventori del locale. La quantità di aria che può
rientrare da un ambiente a pressione più elevata è molto difficile da calcolare, non solo per il
calcolo dell’effettiva quantità d’aria che passa con la luce della porta tutta aperta, ma soprattutto per
il numero di volte e per quanto tempo tale porta possa essere aperta. A fronte di questo rientro
d’aria, che risulta molto elevato, si può adottare una doppia porta che, oltre a limitare le rientrate ne
rende più agevole l’apertura (si ricorda infatti che la forza da applicare è almeno pari a F=∆p·A
=5·1,8·2,1=18,9 N). Pertanto dai dati in letteratura si ritiene di considerare poco meno di 1 Vol/h
d’aria di differenza tra estrazione ed immissione per ogni Pascal di depressione. Per 5 Pa saranno
necessari circa 4 Vol/h pari a 540 m3/h.
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Il ventilatore di immissione, quindi dovrà realizzare una portata di circa 2700 m3/h mentre quello di
estrazione dovrà realizzare circa 3200 m3/h.
Pertanto il ventilatore d’estrazione della sala fumatori dovrà essere in grado di trattare 3200 m3/h
più quelli necessari a coprire le rientrate attraverso le luci su porte e finestre e dai muri.
Visto le ingenti portate di aria esterna da introdurre si comprende l’esigenza di effettuare un
recupero di calore, soprattutto nel funzionamento invernale, quando le temperature esterne non
consentono l’introduzione diretta dell’aria di rinnovo.
A tal proposito il DPR 412 attuativo della legge 10/91 prende una posizione ben precisa,
prescrivendo cioè l’adozione di apparecchiature per il recupero di calore, disperso per il rinnovo
dell’aria, ogni qual volta la portata totale dell’aria di ricambio ed il numero di ore annue di
funzionamento siano superiori a determinati valori limite, variabili a seconda del numero di gradi
giorno della zona di competenza (come mostrato nella tabella 1).
Tabella 1
CURVE LIMITE PER L'UTILIZZO DEL
RECUPERATORE
Funzionamento annuo [h]
4500
4000
3500
zone E ed F
3000
zona D
2500
2000
1500
1000
500
0
0
10000
20000
30000
40000
50000
60000
70000
Portata di ventilazione [mc/h]
Il riferimento alle zone denominate con le lettere D, E ed F è tipico delle zone climatiche del nord
Italia e il loro significato, come si evince dalla tabella seguente, deriva dal numero di gradi giorno
stimati per quella determinata località.
Tabella 2
zona A
zona B
zona C
zona D
zona E
zona F
Gradi giorno
<600
601 - 900
901 - 1400
1401 - 2100
2101 - 3000
>3000
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A questo punto ci si trova di fronte a diverse possibilità, di seguito elencate
• Introdurre aria pretrattata tramite recuperatore a piastre e successivamente portarla in
condizioni di immissione in ambiente sfruttando una batteria calda/fredda a seconda delle
dispersioni o delle rientrate di calore. Ovviamente la necessità di acqua calda e fredda può
richiedere l’installazione di un refrigeratore, quasi sempre accoppiato ad una caldaia a gas
oppure l’adeguamento di un eventuale impianto ad acqua preesistente.
• In alternativa si potrebbe pensare di abbinare ad una produzione di aria primaria tramite un
recuperatore un impianto secondario dedicato all’abbattimento delle dispersioni e delle
rientrate termiche. Ciò consente un controllo più rigoroso delle condizioni climatiche interne
ai locali, ed è pertanto condizione auspicabile allorquando si voglia rendere migliore il
comfort degli occupanti.
Naturalmente le diverse tipologie devono sempre affiancarsi alle esigenze climatiche di ogni
singolo locale e alla presenza di altri impianti ad acqua od ad aria. Spesso, però le soluzione su
proposte comportano svantaggi non indifferenti.
A meno che non ci si stia occupando di locali di nuova concezione, spesso si parla di adeguamento
degli impianti. Gli spazi tecnici non sempre possono essere ampliati per consentire il
posizionamento di nuove macchine e non sempre la committenza è disposta ad investimenti elevati
per avere controlli rigorosi delle condizioni climatiche interne. Con questa situazione bene si sposa
l’uso di un’unica unità capace di recuperare e trattare l’aria simultaneamente, evitando magari
l’installazione di una unità motocondensante all’esterno.
Accettando piccoli limiti sulla regolazione interna, tale soluzione consente di abbattere al massimo i
costi di impianto e di limitare il più possibile la richiesta di spazi tecnici appropriati. Inoltre la
presenza di un circuito frigorifero in pompa di calore può sopperire, o al limite coadiuvare, la
richiesta di carichi termici in inverno o le rientrate di calore in estate. In figura 2 viene
schematicamente rappresentato il recuperatore Aermec con circuito frigorifero URCF.
La macchina raggruppa, in un’unità monoblocco, oltre alle sezioni di ventilazione, filtrazione,
recupero di calore, un circuito frigorifero in pompa di calore. Tale pompa di calore trae un enorme
vantaggio in termini di rendimento, essendo posta all’interno del recuperatore, si pensi infatti alle
zone del nord Italia in cui le condizioni climatiche invernali sono tali da non favorire un elevato
rendimento delle pompe di calore, a causa del continuo intervento del ciclo di sbrinamento. La
macchina invece scavalca questo problema utilizzando, come sorgente fredda per l’evaporatore,
l’aria estratta dal locale e preraffreddata dal recupero (quindi a temperatura molto più elevata,
intorno ai 10°C). Tutto questo consente quindi di avere una macchina completa, dal funzionamento
autonomo in ogni stagione e in grado di coniugare il necessario rinnovo dell’aria per i locali con un
efficiente recupero di calore.
Figura 2: Condizionatore autonomo con recuperatore di calore per installazione a controsoffitto
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