Vox Kantis

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Vox Kantis
Mensile,
I uscita
18 ottobre 2011
C’era
una
volta
un
Barzellettiere
Abitava in un Paese in cui si rideva
molto e forse quella
fu la sua fortuna. Un
giorno fu indagato
per aver detto una
barzelletta troppo
sconcia e fuori luogo
durante un’assemblea nazionale, al
cospetto del capo del
governo. Allora, poiché aveva suscitato,
per la prima volta,
non il riso ma solo
disapprovazioni, gli
amici gli dissero che
era giunto il momento di finirla con
le barzellette. Non ci
fu niente da fare, il
barzellettiere non si
rassegnava, amava
troppo le barzellette.
Tutti gli dissero di
nascondersi e non
farsi più vedere, di
non essere più un
barzellettiere: “O te
ne vai, o diventerai una barzelletta
tu!”Detto fatto: il
barzellettiere, apprezzando la battuta
di spirito, la prese
fin troppo sul serio,
come era solito fare.
continua pagina 8
Assemblea 6 ottobre 2011
L’assemblea che si è svolta il 6 ottobre ha richiamato in teatro un’ottantina di persone, presenti molti
ragazzi del primo anno. Inizialmente si è parlato
della manifestazione studentesca del 7 ottobre,
delle sue ragioni e del suo svolgimento. In seguito si è passati alla presentazione delle liste per la
candidatura a Rappresentanti d’Istituto e per la
Consulta Provinciale degli studenti. Hanno preso
la parola i candidati alla Consulta che hanno spiegato quale fosse il loro incarico. La consulta è un
organismo di rappresentanza degli studenti della
scuola secondaria di secondo grado. Il suo compito principale è quello di dare a tutti i rappresentanti delle scuole un’occasione di pieno confronto
che avviene tramite la realizzazione di progetti,
proposte a livello provinciale, convegni nazionali,
regionali o provinciali. Di seguito i candidati:
Lorenzo Cipriani
Simone Sallustri
Noemi Cavallari
Chiara Monterisi
Iacopo Rossini
Michol Baronio
Lorena Urucu
continua a pagina 3
Un film di fantascienza?
No, leggete come funziona
la finanziaria!
Sappiamo che il ministro dell’economia Tremonti, per i
problemi economici in cui si trova il nostro Paese (il cui
Premier ha detto innumerevoli volte che siamo usciti dalla
crisi), ha dovuto stipulare una nuova finanziaria: ma sappiamo in cosa consiste? E perché molti se ne lamentano?
continua a pagina 10
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Manifestazione
15 ottobre 2011:
gli indignati
Milioni sono stati i manifestanti presenti nelle piazze del
mondo lo scorso 15 ottobre,
uniti tutti per cause comuni.
Più di 71 paesi che hanno
aderito agli eventi della
giornata.
“Gli esseri umani prima dei
profitti, non siamo merce
nelle mani dei politici e dei
banchieri, chi pretende di
governarci non ci rappresenta, l’alternativa c’è ed è nelle
nostre mani, democrazia
reale ora!” ( si legge in rete).
continua a pagina 9
Legge bavaglio
Ultimamente
siamo
fortemente scossi ed
indignati, per il ddl
proposto dall’ex Ministro di Grazia e Giustizia Clemente Mastella,
che grazie a quel gran
bel vizio di cambiar
casacca è riuscito per
l’ennesima volta a creare danni. Disegno di
legge passato alle cronache come “legge bavaglio” di cui fa parte
il famoso “comma ammazza blog”, ovvero il
Comma29 del ddl, di
cui però vi esplicherò i
termini in seguito.
continua a pagina 6
Mensile,
I uscita
18 ottobre 2011
Assemblea del 6 ottobre 2011
Editoriale
Ed eccoci finalmente al primo numero di Vox Kantis, il nuovo giornalino scolastico mensile. Questa
prima uscita non è esattamente ben
nutrita, me ne scuso fin da subito,
sebbene in realtà questo difetto sia
dovuto non a me ma alla scarsa
partecipazione degli alunni alla redazione: poca pubblicità? Provvederemo! Auspichiamo, nel frattempo, una risposta più partecipativa
da parte del popolo studentesco.
In questo numero abbiamo sacrificato la mole del giornalino per
concentrarci su un evento di vitale
importanza per l’Istituto: l’elezione
dei rappresentanti. Abbiamo infatti intervistato tutti i candidati alla
rappresentanza d’Istituto di modo
che anche chi non fosse stato presente all’assemblea studentesca del
6 ottobre abbia un quadro completo delle diverse liste da votare:
così facendo era necessario che il
giornalino uscisse prima del giorno
delle elezioni.
Ovviamente non ci siamo fermati solo a questo: abbiamo articoli
interessanti e curati di cronaca
esterna, ovvero documentativi di
quanto accade al di fuori del microcosmo scolastico, compreso
un articolo di satira politica, che
cercheremo di mantenere costante nelle future pubblicazioni; non
manca neanche un articolo di curiosità, né uno di sport, ma soprattutto non mancano i celebri racconti che tanto hanno reso grande
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il precedente giornalino scolastico,
Vremja. Nelle prossime uscite, inoltre,
vedrete nascere nuove rubriche, interamente ideate da alcuni redattori creativi, o anche recensioni di libri, album
musicali e film famosi.
Il compito di Vox Kantis, infatti, è in
primis quello di informare gli studenti, riguardo ciò che li riguarda nel
contesto scolastico, come ad esempio
l’elezione dei rappresentati, ma anche
riguardo ciò che li riguarda al di fuori
del contesto scolastico, perché nessuno,
volente o nolente, consapevole o inconsapevole, è staccato dal contesto sociale
in cui vive, anzi, probabilmente più ne
è inconsapevole e più lo assimila facilmente.
Vox Kantis è la voce degli studenti per
gli studenti, sono i kantiani che informano i kantiani, sono i mattoni di
questa scuola che vogliono sempre reimpastarsi fra di loro per essere sempre più solidi: è il simbolo di ciò che
vorremmo avvenisse anche al di fuori,
dove il contesto si allarga tanto da non
farci più sentire un popolo, finendo per
renderci passivi, per aspettare, dunque
che l’informazione arrivi dall’altro o,
peggio, dall’alto. No, qui siamo noi a
dire la nostra; non si pone limite alla
voce degli studenti, è per questo che
non ha senso criticare senza dire la
propria, non hanno senso le lamentele
spoglie anche di una mera ricerca di
una controproposta.
La direttrice, Gabriella Santos Gonzalez
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Intervista ai candidati
L’assemblea che si è svolta il 6 ottobre ha richiamato in teatro un’ottantina di persone, presenti molti
ragazzi del primo anno. Inizialmente si è parlato
della manifestazione studentesca del 7 ottobre, delle
sue ragioni e del suo svolgimento. In seguito si è
passati alla presentazione delle liste per la candidatura a Rappresentanti d’Istituto e per la Consulta
Provinciale degli studenti. Hanno preso la parola i
candidati alla Consulta che hanno spiegato quale
fosse il loro incarico. La consulta è un organismo di
rappresentanza degli studenti della scuola secondaria di secondo grado. Il suo compito principale
è quello di dare a tutti i rappresentanti delle scuole
un’occasione di pieno confronto che avviene tramite
la realizzazione di progetti, proposte a livello provinciale, convegni nazionali, regionali o provinciali.
Di seguito la presentazione delle liste:
ancora essere utili a questa scuola: conosciamo
l’ambiente, il Preside, il Presidente del consiglio
d’Istituto, i professori e la parte più burocratica
della scuola.”
Lorenzo:”ci candidiamo insieme perchè l’anno
scorso abbiamo condiviso un buon percorso e
trovarci d’accordo nel momento in cui lavoriamo.”
Lorenzo Cipriani
Simone Sallustri
intervista Lorenzo-Simone: ”Nessun Limite eccetto
il cielo”
Perchè vi ricandidate? E perchè insieme?
Lorenzo:”io personalmente mi ricandido perchè
penso che il lavoro che abbiamo fatto l’anno scorso
sia stato buono ma non eccellente e perchè penso
che l’esperienza acquisita può essere utile non solo
per noi ma anche per l’intero isituto.
Simone:”Sono d’accordo con Lorenzo, possiamo
Quante probabilità avete, secondo voi, di vincere?
Lorenzo:”Rispetto all’anno scorso è matematicamente più facile, ma d’altra parte non è facile
perchè gli altri rappresentanti stanno facendo una
buona campagna elettorale e sono tutte persone
in vista nella scuola.”
Simone:”Mi trovo d’accordo con Lorenzo. Mentre
però l’anno scorso non conoscevo tutti i candidati, quest’anno so che la scuola comunque vada
andrà in buone mani.”
Qualche progetto per la scuola?
Lorenzo:”Oltre i vari progetti tipo notte bianca
la nostra attenzione si dirige più su una scuola
pubblica e sulla riconquista di tutti quei diritti che
ci sono stati tolti.”
Perchè suggerisci di votare voi e non un’altro candidato?
Simone:”Come ho già detto, direi di votare noi
perchè secondo me siamo la lista che ne sa di
più delle cose interne alla scuola. Conoscere lo
Statuto delle studentesse e degli studenti, il regolamento interno alla scuola...pensiamo di saperlo
fare bene.”
Lorenzo:”Non facciamo esclusivamente politica
astratta, vogliamo impegnarci nel concreto.”
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Noemi Cavallari
Chiara Monterisi
Iacopo Rossini
intervista a Noemi-Chiara
Come, quando e perché avete deciso di candidarvi? E
perché insieme?
Abbiamo deciso di candidarci appena è iniziata scuola
perché ci siamo rese conto che quest’anno è importante la nostra partecipazione alla vita scolastica, a cui ci
siamo sempre impegnate ed interessate, ma quest’anno
vorremo farlo in maniera più approfondita. Ci candidiamo insieme perché le nostre idee coincidono abbastanza e, pur nella diversità, siamo abbastanza unite.
Che progetti avete in mente, per il Kant, se venite elette?
Prima di tutto la partecipazione, vorremmo arrivare
ad un numero di studenti molto alto alle assemblee,
che sono il primo passaggio per cui si possa fare politica, perché le decisioni vanno prese insieme e tutti
gli studenti ne devono essere almeno a conoscenza.
“Libertà è partecipazione”Quante probabilità avete, secondo voi, di essere eletti?
Abbiamo buone possibilità di essere elette entrambe
perché abbiamo fatto una bella presentazione all’assemblea con una buona risposta da parte degli studenti.
Perché si dovrebbe votare voi e non gli altri candidati?
Noi abbiamo delle idee molto ferme, siamo convinte di
quello che facciamo e metteremo passione in ciò che
faremo per la scuola. Ci impegneremo e collaboreremo con tutti per creare una buona coesione nel nostro
istituto.
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Michol Baronio
Intervista ai candidati Iacopo e Micol.“La storia
siamo noi”.
Come, quando e perché avete deciso di candidarvi?
E perché insieme?
Iacopo: Quest’estate mi ha contattato Jacopo Risi,
il rappresentante d’Istituto di due anni fa nonché
mio amico, che mi ha parlato dell’importanza di
questo ruolo, facendo nascere in me un senso di
responsabilità verso la scuola e verso gli studenti. Mi ha detto di credere in me, mi ha dato una
fiducia che subito mi ha trasmesso la voglia di
assumermi questo importante impegno. E visto
che Jacopo Risi è un amico che io e Micol abbiamo
in comune, ci ha presentati l’uno all’altra, spingendoci a candidarci insieme.
Micol: In realtà avevo già da tempo preso in considerazione l’idea di candidarmi, perché da tempo
era nata in me la voglia di essere utile al mio Istituto, di mettermi in gioco per dare un significativo
contributo alla scuola. Poi c’è stato il contributo di
Jacopo Risi, di cui ha già parlato Iacopo.
Che progetti avete in mente per il Kant, se venite
eletti?
Micol: Diciamo che il nostro programma si divide
in due parti, una socio-civica ed una mondana.
Per la parte socio-civica intendiamo: esortare tutti
gli studenti a partecipare alle assemblee studentesche e alle manifestazioni per la difesa dell’istruzione pubblica, come prima cosa; poi vogliamo
promuovere e cercare migliori occasioni di finanziamenti per il progetto Cameroon, organizzando
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molti eventi come una mostra fotografica,
un’intera giornata “Cameroon” con tanto
di dibattiti informativi sul progetto, o la
già conosciuta gara culinaria.
Iacopo: Inoltre abbiamo in mente di proporre l’istallazione dei pannelli fotovoltaici a scuola ed incentivare la raccolta
differenziata (ad esempio ripristinando
gli appositi cestini del piano seminterrato,
che ora non ci sono più). Poi, per la parte
mondana, abbiamo in progetto una gara
di fine anno scolastico, che si svolgerebbe
con la stessa modalità di quella dell’anno
precedente, ed un 25 aprile organizzato
come giornata di ricordo e di festa.
Quante probabilità avete, secondo voi, di
essere eletti?
Iacopo e Micol: Domanda cattivella...
Ovviamente chiunque si candidi spera di
essere eletto! Oltre a questo, però, pensiamo anche di offrire un programma efficace che possa soddisfare gli studenti.
Lorena Urucu
intervista a Lorena
Come, quando e perché hai deciso di candidarti?
Già l’anno scorso volevo candidarmi, ma l’ho
fatto all’inizio di questo anno scolastico perché
ho pensato che era il momento adatto perché
voglio interessarmi in modo più attiva alla
scuola e che gli studenti siano uniti nella scuola, senza creare fazioni.
Che progetti hai in mente, per il Kant, se verrai
eletta?
Innanzitutto dei corsi per i ragazzi del primo
anno per illustrare le tematiche studentesche,
più libertà per noi studenti perché dobbiamo
Perché si dovrebbe votare voi e non gli altri sentire nostra la scuola e un miglior rapporto
candidati?
sia con i docenti che con gli altri studenti.
Iacopo e Micol: Offriamo un’alternativa
al solito percorso dei rappresentanti di
Quante probabilità hai, secondo te, di essere
Istituto che si sono susseguiti finora qui al eletta?
Kant. Spesso, infatti, abbiamo visto elette Non lo so perché tutti i candidati rappresenpersone più attive all’esterno che all’inter- tanti sono molto conosciuti.
no della scuola. Abbiamo visto studenti
Perché si dovrebbe votare te e non gli altri canche facevano parte del coordinamento
didati?
studenti VI e VII municipio o dell’UnioPerché cercherò di essere oggettiva e di rispetne degli studenti; Iacopo, invece, è molto
tare ciascuno purchè ci siano richieste e propoattivo all’interno del contesto scolastico,
prende parte a molte delle attività pomeri- ste ben motivate da ideali.
diane dell’Istituto, perciò pensa di sapere
articolo di:
come funziona la scuola. Noi sempliceGabriella Santos Gonzalez, Marco Fulgaro,
mente vogliamo offrire un’alternativa,
Matteo Catania e foto di Camilla Ferraro
dando più spazio al microcosmo kantiano, ecco tutto.
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Bavaglino, Tappaorecchie e Paraocchi
Mastella disegna un paravento ai paraculi
Ultimamente siamo fortemente scossi ed
indignati, per il ddl proposto dall’ex Ministro
di Grazia e Giustizia Clemente Mastella, che
grazie a quel gran bel vizio di cambiar casacca
è riuscito per l’ennesima volta a creare danni.
Disegno di legge passato alle cronache come
“legge bavaglio” di cui fa parte il famoso
“comma ammazza blog”, ovvero il Comma29
del ddl, di cui però vi esplicherò i termini in
seguito. Infatti vorrei soffermarmi prima su
tutti gli altri vari punti della legge, che fanno
sì che essa incarni pienamente ed esaurientemente niente poco di meno che la Censura.
Essa mira a coprire lo sporco comodo di chi
vuole continuare a praticarlo alle spalle della
giustizia evitando facilmente gli eventuali
scandali nazionali che potrebbero seguire:
due piccioni con una fava, insomma!
se sei incensurato e infrangi la legge, non
hai modo di essere scoperto tramite intercettazioni. E ancora, se ora il pm ha tutto il
tempo delle indagini preliminari per tenere
sotto controllo telefonico un indagato, con il
nuovo disegno di legge si ha un tetto massimo di 75 giorni per ottenere le prove tramite intercettazione, più 40 su richiesta di
proroga se ben motivata, più altri 20 ancora
prorogabili.
Ci si mette in mezzo poco tempo e tanta
burocrazia.
Anche l’intercettazione ambientale, ovvero
quella dello spionaggio attraverso i microfoni-cimice, subisce un grosso danno, infatti
esse possono restare a registrare le conversazioni di un indagato solamente per tre
giorni, anch’essi prorogabili in soli altri tre.
E, ciliegina sulla torta, il cavalier e la sua
corte hanno trovato il modo di uscire incolumi dalle ultime battaglie giudiziarie. Infatti se le nuove norme venissero approvate,
tutte le prove procurate grazie alle intercettazioni telefoniche ed ambientali autorizzate
correttamente precedentemente alla legge,
non avranno alcun valore nei processi già in
corso.
Oltretutto se attualmente un pm può parlare
in televisione di un indagine di cui è dirigente, con il disegno di legge Mastella, non
potrà più farlo e se accadesse potrà essere
sostituito alla dirigenza delle indagini che
sta conducendo.
Hanno messo le manette a Lady Madama.
Cominciamo con i punti della legge che colpiscono le intercettazioni telefoniche, ultimamente molto gettonate come prove giudiziarie
per le indagini che riguardano i crimini di
Stato, Chiesa, Mafia e Imprenditoria varia.
Esse infatti, con il ddl, diventano uno strumento restrittivo e poco utile per i magistrati.
Oggi grazie alla sola autorizzazione di un
magistrato, si può mettere sotto controllo un
utenza telefonica per far sì che ciò sia utile
alle indagini su un sospetto di reato; ma col
nuovo decreto l’intercettazione può soltanto
che confermare la colpevolezza di un sospetto
su cui pendono già gravi indizi o alcuni reati
appurati in precedenza: mafia, terrorismo,
sequestro di persona, stalking e reati puniti
con più di 5 anni di reclusione. In altre parole
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Ma il vero e proprio mostro della censura lo ritroviamo nella seconda parte del ddl, ovvero nei
punti che vanno a colpire la libertà di espressione e di esercitazione del giornalismo.
Attualmente se il giornalista pubblica delle intercettazioni, su cui pende il segreto istruttorio,
rischia un mese di carcere evitabile pagando €
281 di multa, senza che venga colpito l’editore del giornalista in questione. Con le norme
future il giornalista non potrà più pubblicare
atti delle inchieste in versione integrale fino al
termine dell’udienza preliminare. Le intercettazioni, invece, non potranno essere pubblicate né
integrali, né in forma di riassunto fino al processo; in caso contrario il cronista rischierebbe
un mese di carcere evitabile, ‘sta volta, con una
multa di € 10.000. Inoltre gli atti delle indagini
non potranno più essere pubblicati in virgolettato, ma soltanto come riassunto. La multa
per l’editore invece penderà tra i € 300.000 e i €
450.000, in caso di non rispetto della norma.
indaga o intercetta un sacerdote infatti sarà
prima necessario avvisare il vescovo a cui il
sacerdote afferisce, se ad essere intercettato sarà
invece un vescovo, bisognerà comunicarlo alla
Segreteria Vaticana.
Della serie: “stai buono ‘sti giorni che sei controllato, tanto poi potrai tornare a fare ciò che
vuoi”.
Per dessert arriviamo finalmente al punto della
legge per cui essa è realmente conosciuta e
discussa in questi giorni: il Comma29 del ddl,
soprannominato mediaticamente “Comma
ammazza blog”, per il quale Wikipedia Italia, rischia di subire la chiusura. Il comma introduce
il “diritto di rettifica” anche per blog e siti non
iscritti come testate giornalistiche. La rettifica
dovrà essere effettuata da eventuali blogger
entro 48 ore dalla denuncia di chi ritiene che
siano state divulgate informazioni infamatorie
o compromettenti che lo riguardano anche se
vere; se la rettifica non avverrà entro il tempo stabilito si incorrà in un’ammenda fino a €
12.000. Questo è ciò che colpisce Wikipedia,
Il portale infatti permette a chiunque voglia di
inserire informazioni che vanno a completare
questa fantastica enciclopedia gratuita on-line
su cose, persone, fatti, aziende e qualsiasi altro
ente di ogni genere. Questo tipo di divulgazione
dell’informazione non potrà perciò mai andare
d’accordo con il “diritto di rettifica”, che è la vera
e propria minaccia per Wikipedia Italia.
Per quanto riguarda ancora le leggi “ad personam” il menù offre un tratto specifico del ddl,
soprannominato apposta “emendamento D’Addario”. Infatti adesso è lecito registrare conversazioni all’insaputa degli interlocutori, proprio
come ha fatto la Escort Patrizia D’Addario con
Berlusconi a Palazzo Grazioli o come accade
nelle indagini di programmi come Striscia La
Notizia o Le Iene. Con questo emendamento
invece le registrazioni potranno essere effettuate
solo da giornalisti professionisti o da agenti dei
servizi segreti dello Stato.
Il giornalista può farlo, ma se poi manda in
pubblicazione viene arrestato; le autorità non
possono farlo direttamente; i servizi segreti possono farlo, perché potrebbero comunque.
Con l’approvazione del decreto legge, se nel
2012 la fine del mondo non è attestata scientificamente, la fine della democrazia e l’annullamento della libera espressione di pensiero in
Italia, invece sì.
Una vera e propria fortezza è stata costruita
attorno al nostro buono e caritatevole clero, se si
7
di Alessandro Viscomi
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C’era una volta un barzellettiere
Dopo qualche giorno aveva già licenziato tutti:
troppo seri per i suoi gusti. Rimasto così senza
più nessun collaboratore, nel palazzo del governo, cominciò a pensare come fare per governare
da solo un Paese intero, con la sola forza delle
barzellette. “Mi toccherà moltiplicarmi!”, disse
fra sé e sé: mai niente di più facile. Comprò
vestiti su vestiti e si travestì da 100 personaggi
diversi, cui diede 100 nomi diversi e cui assegnò
100 diversi ministeri: gli bastava una foto di se
stesso travestito in un certo modo per metterla
dietro al nome del ministero e quello bastava ai
cittadini, divertiti: c’era il “Ministro della pasta
al sugo”, che discuteva su come condire la pasta
ed il “Ministro delle lavatrici rotte”, che prima
rompeva mille lavatrici e poi si vantava di averne aggiunstate un centinaio; e, per carità, c’erano anche ministeri più seri, ma il barzellettiere
sapeva come rendere divertenti anche quelli: nel
Ministero della pubblica istruzione, ad esempio,
fece la parte di un tale senza alcuna istruzione
che si adoperava per il bene dei privati, oppure
nel Ministero del lavoro fece la parte di un tale
che era sempre stato disoccupato e licenziava
tutti per invidia.
Insomma era tutto molto divertente ed i cittadini, infatti, si sganasciavano dalle risate, poiché
sapevano che era tutta una barzelletta. E nel
frattempo pagavano più tasse perché dovevano
pagare lo stipendio ai 100 ministri del barzellettiere, o meglio, a quelle che sapevano benissimo
essere le 100 foto del barzellettiere stesso.
Fu così che il Paese in cui si rideva molto andò
allo scatafascio molto divertentemente e fu ricordato per sempre come la barzelletta più triste
del mondo.
di Gabriella Santos Gonzalez
Abitava in un
Paese in cui si
rideva molto e
forse quella fu
la sua fortuna.
Un giorno fu
indagato per
aver detto una
barzelletta
troppo sconcia
e fuori luogo
durante un’assemblea nazionale, al cospetto del capo del governo. Allora,
poiché aveva suscitato, per la prima volta, non
il riso ma solo disapprovazioni, gli amici gli
dissero che era giunto il momento di finirla con
le barzellette. Non ci fu niente da fare, il barzellettiere non si rassegnava, amava troppo le
barzellette. Tutti gli dissero di nascondersi e non
farsi più vedere, di non essere più un barzellettiere: “O te ne vai, o diventerai una barzelletta
tu!”. Detto fatto: il barzellettiere, apprezzando la
battuta di spirito, la prese fin troppo sul serio,
come era solito fare. “Diventerò io l’assemblea
nazionale, diventerò io il capo del governo,
diventerò io la barzelletta” disse, avendo capito
che per restare impunito l’alternativa al nascondersi per la vergogna è il mettersi in mostra per divertimento, soprattutto in un Paese
come quello. Allora si candidò. Ed i cittadini
del Paese in cui si rideva molto, quando videro
la sua faccia sorridente sulla scheda di voto si
misero a ridere. E lo votarono, senza aspettarsi
che sarebbe stato eletto. Quando venne eletto,
si misero a ridere: era proprio una barzelletta
l’elezione di un barzellettiere come capo del
governo! Ed il barzellettiere si mise al lavoro.
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15 Ottobre: l’altenativa è nelle nostre mani
Milioni sono stati i manifestanti presenti nelle piazze del mondo lo scorso 15 ottobre, uniti tutti per cause
comuni. Più di 71 paesi che hanno
aderito agli eventi della giornata:
Albania, Australia, Austria, Belgio,
Bulgaria, Canada, Repubblica Ceca,
Romania, Francia, Estonia, Lituania,
Egitto, Finlandia, Germania, Guatemala, Hawaii, India, Indonesia, Israele, Giappone,Marocco, Russia, Regno Unito, Stati Uniti, Turchia ecc.
Sono idee contro le politiche del governo, della Banca centrale europea
(Bce), e del Fondo monetario internazionale (Fmi), contro i finanziamenti delle banche, le multinazionali
i poteri che presentano come dogmi
intoccabili: il pagamento del debito,
il pareggio del bilancio pubblico, gli
interessi dei mercati finanziari, le
privatizzazioni, la precarizzazione
del lavoro e della vita che guidano gli
Indignati di tutto il pianeta.
“Gli esseri umani prima dei profitti,
non siamo merce nelle mani dei politici e dei banchieri, chi pretende di
governarci non ci rappresenta, l’alternativa c’è ed è nelle nostre mani,
democrazia reale ora!” ( si legge in
rete).
La manifestazione è stata organizzata dal “Coordinamento 15 ottobre”,
che raccoglie 50 adesioni fra associazioni politiche (Fiom, Cobas), movimenti studenteschi (Unicommon,
Link, Ateneinrivolta), associazioni
(Arci, Popolo Viola, Legambiente),
centri sociali.
A Roma il corteo è partito alle 14
da piazza della Repubblica e, dopo
aver attraversato via Cavour, Largo
Corrado Ricci, via dei Fori Imperiali, piazza del Colosseo, via Labicana, via Manzoni, via Emanuele
Filibberto, ha raggiunto piazza San
Giovanni.
Un corteo pacifico perché “non
ci riconosciamo in chi scende in
piazza con il volto coperto, lancia bottiglie, incendia cassonetti e
sfonda i cordoni della polizia.” Per
dimostrare che la radicalità non si
misura sulla diponibiltà allo scontro in piazza. Ma che la radicalità
delle proprie ragioni e del proprio desiderio di trasformaione si
misura sulla cpacità di produrre
proposte innovative rispetto alle
ordine delle cose. Ma nonostante
ciò la manifestazione è caduta nelle
mani dei pochi a discapito di molti.
I Blackblock hanno colpito con la
loro violenza. Macchine distrutte,
feriti tra forze dellìordine e indignatos, Il cavaliere ed altri personaggi di spicco hanno definito i BB
dei criminali ma si sono dimostrati
favorevolie rispettosi di coloro che
hanno espresso il loro dissenso in
maniera pacifica. Il sindaco Alemanno si è detto al fianco dei cittadini e ha ribadito la necessità di un
cambiamento.
di Urucu Lorena
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Finanzia-rie che tagliano e non finanziano,
privati al soldo pubblico.
Un film di fantascienza?
No, legete come funziona la finanziaria
Sappiamo che il ministro dell’economia Tremonti, per i problemi economici in cui si trova il nostro Paese (il
cui Premier ha detto innumerevoli
volte che siamo usciti dalla crisi), ha
dovuto stipulare una nuova finanziaria: ma sappiamo in cosa consiste? E
perché molti se ne lamentano?
In un momento critico, in cui di
ciò che succede in ambito politicofinanziario sentiamo dire tutto ed
il contrario di tutto, ho pensato che
sarebbe meglio se si facesse un po’ di
chiarezza sull’argomento.
tare la pace attraverso l’intervento
di armi (armi vere, eh), mi pare
un’offerta più che generosa quella
della modica cifra di 750 milioni,
quando per il diritto allo studio di
cittadini italiani si investe solo un
quinto di questa cifra, non credete?
Verrebbe da dire che l’Italia sia
proprio un Paese di benefattori,
che preferiscono spendere e spandere per garantire la pace al Paese
prossimo invece di cercare di conservare i diritti fondamentali di
ogni proprio cittadino, diritti attraverso i quali un cittadino riesce
anche a rendersi conto di questa
manovra economica, magari.
Sì, verrebbe da dire ciò, se non si
leggesse, andando avanti nel testo
della finanziaria, che esso prevede
un accantonamento delle risorse
per il progetto “de Tax” per interventi sanitari nei Paesi poveri: ops,
Tremonti se lo sarà lasciato sfuggire, altrimenti non si spiega perché
ci tenga così tanto ad aiutare i ribelli in Libia, a costo di far sfigurare Berlusconi che baciava la mano
di Gheddafi fino a poco tempo fa,
per dirne una!
E non è finita: il dato incredibile è
quello circa le risorse del 5 per mille, che da 400 milioni scendono
La finanziaria 2011 consta di spese
che ammontano a 4.183 milioni di
euro.
Ben 750 di questi milioni sono per
nient’altro che le missioni internazionali cosiddette di “pace”; 400 milioni
al fondo università (esatto, quelle che
stanno cadendo a pezzi); 150 milioni
al diritto allo studio (diritto oserei
dire primario, in un Paese democratico del terzo millennio); 250 milioni
alle scuole ed università private (sì sì,
proprio quelle che guadagnano già di
per sé).
Ammesso e non concesso che le cosiddette missioni di pace abbiano uno
strano potere per cui riescano a por-
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vertiginosamente ai magri 100 milioni. E, come sappiamo, il 5 per mille
è a sostegno del volontariato e della
ricerca scientifica, compresa quella in
ambito sanitario: immagino che gioia
che avranno i ribelli di essere soccorsi
da incompetenti in ambito sanitario;
forse perché, non diminuendo affatto
l’8 per mille riusciremo a pregare per
tutti loro.
A proposito di ricerca scientifica, torniamo ai dati sull’istruzione: com’è
possibile che in tempo di crisi un governo statale, che dovrebbe quindi
lavorare per far quadrare i conti in ambito pubblico, si prenda addirittura il
lusso di finanziare l’istruzione privata,
quando quella pubblica ha subito tagli
improponibili ed innegabili?
Mi(ni)stero della fede. (E verrebbe
quasi da proporglielo come nome,
considerate le volte in cui ci hanno
detto, con fare materno, “Fidatevi, che
questa riforma dell’istruzione vi servirà: vedrete!”).
Eppure non basta: ogni ministero dovrà ridurre le spese per rientrare nei 7
miliardi; e per i ministri birichini che
disobbediranno per un’inspiegabile
voglia di non distruggere questo Stato,
nuovi tagli lineari sul ministero. Povera Gelmini, lei non c’entra nulla!
In tutto ciò, come ci ha ricordato Travaglio nella puntata di Che tempo che
fa del 25/09/11, ci sarebbero fondi in
cui risparmiare: il Tav, contro cui si
continuano a scagliare insistenti proteste (che un governo efficiente sarebbe
tentato di ascoltare se non altro per
non attirarsi antipatie), ci costerà dai
14 ai 18 miliardi di euro; il famigerato
Ponte sullo stretto (di cui sento par-
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lare da quando ero in fasce, peraltro
più con ilarità che con fiducia) ci è già
costato 400 milioni (senza grandi risultati) e ci costerà ancora 8,5 miliardi
una volta completato; gli enti religiosi
non pagano l’ICI; i nostri politici sono
i più numerosi ed i più pagati d’Europa; le spese dei partiti sotto il nome di
rimborsi elettorali ci costano 200 milioni; oltre ai super chiacchierati voli
di Stato e le auto blu, tutti benefici dei
nostri politici.
E soprattutto: perché mai le frequenze
televisive siano state concesse gratis,
con il passaggio digitale, mentre quelle
telefoniche sono fruttate cifre esorbitanti? Come possiamo pretendere che
la televisione sia pubblica se il governo concede favori del genere? Di che
ci scandalizziamo quando vogliono
boicottare Santoro e Travaglio (che tra
l’altro fruttano alla Rai un’audience mai
vista prima) perché narrano le vicende
“di palazzo”, se a concedergli le frequenze è stato lo stesso “palazzo”, che
non è fesso al punto di non farsi ricambiare il favore?
E in tutto ciò, l’evasione fiscale non si
combatte, anzi, il governo trova misure
per rendere quasi impossibile commetterla; e in tutto ciò la mafia fattura indisturbata sempre di più; ma il male vero
è che, con la lenta frode del pubblico
diritto allo studio e l’assoggettamento dell’informazione tramite questo
scambio di favori, in ambito televisivo,
e tramite la legge bavaglio, in ambito
informatico, sarà sempre più difficile
aprire gli occhi su questo scempio.
di Gabriella Santos Gonzalez
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18 ottobre 2011
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Curiosità
Curiosità
Dati agghiaccianti da una ricerca messa
a tacere dal business
Reggiseno stretto: causa di cancro al seno?
Degli scienziati dicono di sì: comprime i dotti linfatici
Per la sezione curiosità (che si specializzerà
spesso in ambito scentifico) abbiamo scelto un
articolo interessante trovato in rete, che, per
quanto non possiamo garantirne l’attendibilità,
ci è sembrato opportuno inserire per informare e sensibilizzare soprattutto il sesso femminile sull’argomento “cancro al seno”.
“Il reggiseno causa il cancro al seno. E’ lampante”, afferma il ricercatore medico Syd
Singer. I coniugi Singer si sono dedicati all’investigazione sul cancro al seno nel 1991. Il
giorno in cui la moglie, Soma scoprì un nodulo al proprio seno, il team di ricerca del marito
stava esaminando gli effetti della medicina
occidentale sui Figiani. Sotto la doccia, Syd
aveva notato che le spalle ed i seni di Soma
erano segnati da scanalature rosso scuro. A
Syd ricordò la domanda posta alla moglie da
una figiana perplessa a proposito del suo reggiseno: “Non si sente stretta?” “Devi farci l’abitudine”, aveva risposto Soma. Forse il reggiseno
comprimeva il tessuto del seno, si chiese Syd,
impedendo il drenaggio linfatico e provocando
degenerazione?
Soma decise di smettere di indossare il suo
reggiseno.
Ma quando Syd cercò nella letteratura medica
non trovò nessuna causa nota per il cancro
al seno, condizione che nelle donne appare
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raramente prima dei 35 anni, più frequentemente dopo i 40. I tassi di mortalità più
elevati sono in Nord America ed Europa
settentrionale, con il resto del mondo che
si sta adeguando velocemente. ça World
Healt Organization (Organizzazione
Mondiale della Sanità) invoca le tossine
chimiche quale causa primaria di cancro.
Ma i veleni che si accumulano nei tessuti
del seno sono normalmente spazzati dal
chiaro fluido linfatico versi i grandi gruppi
di linfonodi posti nelle ascelle e nella parte
alta del torace. I Singer scoprirono che
“essendo i dotti linfatici molto sottili, essi
sono estremamente sensibili alla pressione
e si possono comprimere con facilità”. Una
minima pressione cronica (=”costante”, ndr)
sui seni può provocare la chiusura delle
valvole e dei dotti linfatici: “Poco ossigeno e
meno nutrienti sono trasportati alle cellule, mentre i prodotti di rifiuto non sono
spazzati via”, notarono i Singer. Dopo 15 o
20 anni di drenaggio linfatico (duramente,
ndr) ostacolato dal reggiseno, può apparire
il cancro.
Considerando altri Paesi, Soma e Syd
rimasero colpiti dalla bassa incidenza di
cancro al seno nelle nazioni più povere,
pur inondate dai pesticidi ivi scaricati dalle
altre nazione. Non trovarono contadine che
indossassero reggiseni push-up. Scoprirono
no il doppio di incidenza di cancro al seno di
quelle che non l’avevano scelto per questo. Ma
la statistica più sorprendente riguardava le
donne che indossavano il reggiseno anche per
dormire e che avevano sviluppato il cancro.
Così come una donna su sette costretta in un
reggiseno per più di 12 ore al giorno. Le donne senza reggiseno hanno solo una probabilità su 168 di subire una diagnosi di cancro al
seno, dicono i Singer. La stessa di un uomo
senza reggiseno.
“Non dormite col reggiseno!” implora Syd
Singer. “Le donne che intendono evitare
il cancro al seno dovrebbero indossare un
reggiseno per il periodo di tempo più limitato possibile –di sicuro per meno di 12 ore
al giorno”. Syd inoltre spiega che quasi l’80%
di chi indossa il reggiseno e soffre di noduli, cisti e indolenzimento vede quei sintomi
svanire, “entro un mese dopo essersi liberate
del reggiseno.”
Non tutte sono pronte a liberarsi dal proprio
capestro. Come una donna ha rivelato al
team, “Le tette mi arriverebbero all’ombelico
senza un reggiseno”. Ma il chirurgo Christine
Haycock del College of Medicine del New Jersey dice che sono le caratteristiche genetiche
-non i legamenti o la dimensione del seno- la
ragione per cui alcuni seni cedono alla gravità. Un petto che saltella aiuta a tener pulito il
sistema linfatico. Ben consci che i loro risultati erano “esplosivi”, i Singer hanno inviato
i risultati della loro ricerca ai capi delle più
prestigiose organizzazioni ed istituti anti-cancro americani. Nessuna risposta. Alla pari del
business del cancro, il giro d’affari dei reggiseni è enorme. Moltiplicate il numero delle
donne che, in tutto il mondo, compra qualche
reggiseno da 25$ ogni anno ed otterrete una
cifra vicina ai 6 miliardi di dollari annui.
Syd Singer afferma che la censura dell’esta
invece che tra i Maori della Nuova Zelanda,
integrati nella cultura bianca, vi è la stessa
incidenza di cancro al seno.
Nel loro libro “Dressed to kill: the link
between breast cancer and bras (“Vestite
da morire: la relazione tra cancro al seno e
reggiseno), i due ricercatori hanno anche
osservato che proprio prima che una donna
inizi il suo ciclo gli estrogeni si innalzano,
provocando un rigonfiamento del seno. Se la
donna continua ad indossare un reggiseno
della stessa misura, i vasi linfatici salvavita
saranno compressi in maniera ancor maggiore. Hanno forse scoperto qual è il vero
collegamento tra cancro al seno ed estrogeni?
Le donne senza figli non sviluppano mai del
tutto il proprio sistema linfatico pulisci-seno.
E nemmeno le donne che non abbiano mai
allattato. Le donne che lavorano, che indossano il reggiseno quotidianamente e rimandano la gravidanza potrebbero essere quelle
più a rischio, avvertono i Singer. Ancora
peggio, il divenire donna per una giovane è
spesso “marcato” dal suo primo reggiseno.
Che il reggiseno sia “l’anello mancante” che
spiega la crescente epidemia di cancro al
seno?
A cominciare dal maggio del 1991, Soma e
Syd Singer hanno condotto uno studio di
30 mesi, Bra and Breast Cancer (Reggiseno
e Cancro al Seno), intervistando circa 4’000
donne di cinque grandi città degli Stati Uniti. Erano tutte di tipo caucasico per lo più di
“reddito medio” in età compresa tra i 30 e
79 anni. Metà di loro erano state diagnosticate di cancro al seno. Quasi tutte le donne
intervistate erano scontente della dimensione o forma del proprio seno. Le donne che
avevano scelto un reggiseno per l’aspetto,
ignorando indolenzimenti e gonfiori, aveva-
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Curiosità
blishment sulla relazione tra cancro al seno e
reggiseno sta uccidendo le donne. Indicando
la condizione maggiormente condivisa dalle
pazienti di cancro al seno, egli enfatizza che
si tratta di un sistema linfatico strizzato dal
reggiseno. Andando sempre senza reggiseno,
Soma iniziò ad indossare vestiti che non enfatizzassero i seni. Cominciò anche a massaggiare i seni con regolarità (per riattivare la depurazione dei dotti linfatici, ndr) e ad andare in
bicicletta, a prendere integratori vitaminici ed
erboristici (per reintegrare i nutrienti perduti in anni di costrizione da reggiseno, ndr) e
a bere solo acqua pura (per non appesantire
ancora i dotti linfatici di sostanze da smaltire).
Due mesi dopo il suo nodulo era scomparso.
Un grintoso Syd Singer dice che, al primo
spaventevole segnale di un nodulo, “le donne
dovrebbero togliersi il reggiseno prima di togliersi i seni”. Cosa aspettate, se potete liberare
il vostro sistema linfatico adesso?
RICORDATE: Una combinazione spettacolarmente controindicata è indossare un reggiseno
(soprattutto stretto, ndr) e usare un telefono
cellulare. SE DOVETE USARE UN REGGISENO, reggiseni push-up e quelli da sport sono
da evitare. Scegliete reggiseni di cotone, non
stretti. Assicuratevi di poter passare con due
dita sotto le spalline e ai fianchi delle coppe.
Quanto più sono alte le coppe, tanto più severa
la compressione dei maggiori linfonodi. Non
indossate mai assolutamente questo disastroso
dispositivo per dormire. A casa toglietevelo.
Massaggiate i vostri seni ogni volta che vi togliete il reggiseno (notate come sono duri per
la costrizione dei dotti linfatici, ndr). Riportate
in salute il vostro sistema linfatico, o almeno
respirate a fondo liberamente.
di Gabriella Santos Gonzalez
Rubrica
LOCKOUT NBA
Di scioperi se ne sono visti tanti, ma questo
rappresenta una novità per le motivazioni e per
le dimensioni che sta assumendo.
Siamo ormai arrivati al lockout NBA, ovvero al
blocco delle attività agonistiche del campionato
di pallacanestro più pregiato e più famoso al
mondo per un mancato accordo tra le società
e i giocatori riguardo la divisione delle entrate economiche della lega. Negli ultimi anni i
proprietari delle squadre hanno avuto gravi
perdite economiche (all’incirca 370 milioni di
dollari) e vorrebbero ridimensionare il “salary
cap”, il tetto salariale per cui fino ad oggi il 57%
dei ricavi della lega NBA è destinato allo stipendio degli atleti. I giocatori non accettano questa
proposta e ben ventidue squadre su trenta non
sono in grado di gestire i contratti degli atleti, e
così l’accordo sembra molto lontano.
Le perdite economiche sono enormi e aumentano con il passare dei giorni, (la cancellazione
delle prime cento partite ha provocato una
perdita di 83 milioni di dollari circa solo per i
biglietti non venduti) ma il rischio più grande
riguarda la disaffezione dei tifosi, che il lockout
potrebbe causare. Tutto ciò ha provocato un
vero e proprio esodo dei giocatori dall’NBA
all’Europa, nonostante i limiti riguardanti gli
ingaggi, le assicurazioni e le complicazioni legali. Ci sono stati piacevoli ritorni, come il fuoriclasse italiano Danilo Gallinari che è tornato a
vestire la casacca milanese o Tony Parker, che è
tornato a giocare nella sua Francia, al Villeurbanne, club di cui è anche direttore generale,
ma altri atleti non riescono a trovare un accordo con le squadre. Il caso più noto è quello di
Kobe Bryant, uno degli sportivi più famosi (e
più pagati) al mondo per il quale la Virtus Bologna ha lanciato diverse offerte mettendo sul
tavolo cifre esagerate: da un guadagno al
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Racconti
Rubrica
minuto intorno ai 26€ per l’americano fino a 2
milioni di € per giocare una sola partita. Il presidente bolognese ha anche scritto una lettera
a Barack Obama, che probabilmente avrà altro
a cui pensare in questi giorni (la lettera inizia
così: “We have a dream: Kobe”).
Sicuramente questo lockout ha fatto scalpore, i
giocatori possono avere rishieste legittime, ma
non fa ridere che, di fronte alla crisi mondiale,
persone che guadagnano milioni scioperino per
una diminuzione di stipendio?
di Marco Fulgaro
Racconti
I tre porcellini rock
C’erano una volta tre maiali, più spesso detti, per
essere politically correct, porcellini. I tre fratelli
avevano il non indifferente problema di risultare
alquanto succulenti, per questo decisero
di costruirsi una casa con tanto di antifurti, telecamere ed impianto anti-lupi contro gli eventuali
intrusi. Ma Ugo, Mario e Luigi (così si chiamavano i porcellini) non riuscivano a mettersi d’accordo sul budget dell’investimento: uno voleva
chiedere un prestito, l’altro accendere un mutuo,
il terzo andare in affitto, e persero un bel po’ di
tempo cercando di trovare un compromesso che
non scontentasse nessuno, ma fu tutto inutile.
Così i tre si divisero, e ognuno andò per la sua
strada.
Ugo Porcello, che aveva la sindrome del boy
scout, comprò un pezzo di terreno e l’occorrente
in compensato per costruire un monolocale, così
ne venne fuori una casupola in stile ‘capanno degli attrezzi altoatesino’ con tanto di gerani e tendine a fiori. E visto che finì prestissimo il lavoro,
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si mise a fare le parole crociate in veranda.
Mario Porcello, invece, trovò la super offerta di
un villino con piscina a prezzo stracciato. Non
potendo credere alle sue orecchie, decise di
vederlo di persona, e trovò che era situato alle
pendici del Vesuvio, era abusivo e nelle mani
della camorra. Ma visto che avere una piscina
era sempre stato il suo sogno, se lo comprò lo
stesso, e finì ancora prima di Ugo, concedendosi così la sua prima rilassante nuotata.
Luigi, invece, ebbe il suo bel da fare, girando
per le agenzie immobiliari senza trovare nulla.
Con la crisi i prezzi erano andati alle stelle anche in periferia, così il porcellino si accontentò
di un terzo piano a Torre Angela ed iniziò il
trasloco.
Fu così che un lupo magrissimo fuggito dallo
zoo capitò per errore a passare di fronte alla
casetta di Ugo. Non gli parve vero di vedere
una porchetta impegnata nei cruciverba, così
le saltò addosso, ma il maialino gli sfuggì e si
chiuse in casa, sbarrando la porta. Il lupo, che
non aveva fiato da sprecare in inutili soffi, prese
direttamente un martello dalla cassetta degli
attrezzi di Ugo e sfondò la finestra. Poi tutta la
casa venne giù, ma quella fu una conseguenza
non voluta.
Il porcellino si mise a correre come un pazzo,
prese il taxi fino a Napoli e si precipitò a casa
del fratello Mario, che era impegnato nella sua
piscina. Alla notizia che un lupo feroce stava
inseguendo Ugo, Mario avrebbe volentieri
risposto: “E che c’entro io?”, ma dal momento
che oramai il fratello aveva indirizzato la bestia
verso casa sua, Mario decise di ospitarlo, ed
entrambi si barricarono dentro.
Ma per entrare il lupo, che con gli anni s’era
fatto furbo, non ebbe bisogno di soffiare né di
rompere le finestre: passò al comando di polizia e segnalò la casa abusiva, così i due porcelli
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Racconti
Biancaneve rock
Racconti
ni dovettero fuggire a gambe levate verso Roma
per evitare la denuncia.
Il povero Luigi, intanto, aveva appena caricato
sull’ascensore l’ultimo scatolone quando si vide
piombare i due fratelli, spaventati e scarmigliati, seguiti dall’ululato affamato del lupo. L’animale si presentò alla porta trafelato, studiando
una maniera per entrare.
“Porcellini buon… ehm, belli… fatemi entrare!” cantilenò, sbaciucchiando lo spioncino.
“Ci hai scambiati per galline? Non siamo stupidi, sappiamo che vuoi mangiarci!” esclamò
Mario.
“Ma cosa dite? Io sono vegetariano, pacifista,
contro la globalizzazione… Come potrei mangiarvi?” mentì lui, melenso.
“Così!” rispose Ugo, addentando una bomba
alla crema dall’altra parte della porta.
Né l’umore né l’appetito del lupo migliorarono:
“Stupidi maiali, non vi hanno detto qual è il
vostro scopo nella catena alimentare? Dovete
diventare salsicce, prosciutti, spiedini, bistecche, guanciali! A questo servite!”
“Come sei superato, lupo!” rise Luigi, “All’antica a dir poco! Non sai che ora non si usano
più queste cose? Tieni!”, e da sotto la porta gli
passò un buono per il ristorante cinese ‘Rosso
di sera’.
Il lupo era così affamato che decise di farci una
capatina prima di riprendere l’assedio. Prenotò
un tavolo e ordinò involtini primavera, pollo
alle mandorle, ravioli al vapore e riso cantonese. Fu la pace dei sensi. A fine serata pregò il
proprietario di offrirgli un posto di lavoro, così
divenne il lavapiatti con l’accesso a tutti gli spaghetti fritti che avesse desiderato. E i porcellini
poterono vivere felici e contenti, con il mutuo
da pagare a rate.
Biancaneve aveva un grosso problema.
Dopo la morte di sua madre il caro paparino si era risposato con una regina bellissima
(aveva due o tre volte vinto il concorso di
Miss Regno, in gioventù), ma che oramai
viaggiava verso una certa età e aveva al suo
attivo un numero non indifferente di plastiche facciali. La regina, con i suoi zigomi
tirati e le labbra gonfie, era un filino gelosa
di Biancaneve, tanto più che al mercato
aveva comprato dei cetrioli per gli impacchi
facciali, e aveva scoperto che uno di quelli
era fatato e parlava, così lo interrogava in
continuazione: “Cetriolo, Cetriolo delle
mie brame, chi è la più bella del reame?”. Il
giorno che il Cetriolo, sconsolato, rispose:
“Biancaneve, stupida racchia rifatta!”, la regina, che amava le misure drastiche, decise
di farla fuori.
Così la matrigna (che possiamo a tutti gli
effetti definire tale) ordinò al guardiacaccia
di condurre Biancaneve nel bosco e lì di ucciderla, portando indietro come prova il suo
cuore. Biancaneve, che di telenovele ne aveva viste, appena le fu proposta la gita iniziò
a sospettare l’inghippo, e quando scorse il
guardiacaccia estrarre un coltello vide la sua
vita scorrerle davanti come in una diapositiva. Ma aveva torto: “Non voglio ucciderti,
stai calma!”, disse il guardiacaccia, e si mise
a far funghi. Venne fuori che era un figlio
dei fiori, così lasciò andare Bianca e fuggì in
Canada con una roulotte.
La povera ragazza non poteva certo tornare
al castello, così si mise a vagare, e nel fitto
della foresta, dopo gran peregrinare, pensò
che la fortuna l’avesse finalmente baciata
di Francesca Cicetti
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Racconti
quando scorse una graziosa casina, molto ma
molto più piccola di quella in cui lei abitava.
E visto che era sporca e affamata, decise di entrare e di accomodarsi anche se non era stata
invitata.
Inutile dire che in quella casa così piccola con
la sua mole Biancaneve combinò un mezzo
disastro: rovesciò tavoli e sedie e ruppe il
servizio buono di piatti, dopodiché si mise a
dormire su sette bizzarri lettini che si trovavano in una stanzetta assolata. Fu svegliata
parecchie ore dopo dalle estrose maledizioni
che le giunsero alle orecchie, e quando aprì gli
occhi vide sette buffi ometti (in tutta probabilità i proprietari dei letti) che facevano gestacci nella sua direzione.
“Chi sei? Chi ti ha invitato?” disse uno di loro.
Biancaneve cercò di balbettare una scusa, ma
nessuno la stette a sentire. “Visto che ce l’abbiamo, teniamola!” disse un secondo nano (sì,
erano nani), “Farà le pulizie e cucinerà! Ho
sempre desiderato una colf!”. Il terzo fu d’accordo: “Starà accanto alla cenere del camino
e alla pentola del sugo. Unendo le due parole
vien fuori Cenerentola!”. Biancaneve azzardò una replica: “Quella veramente è un’altra
favola…”
Ma i nani non sentirono ragioni: la vollero
come ragazza alla pari in casa loro, senza stipendio finché non avesse ripagato tutto quello
che aveva rotto. I sette omini, che rispondevano ai nomi di Angolo, Oracolo, Apostolo, Mestolo, Truciolo, Binocolo e Sandalo,
mangiavano come un esercito e sporcavano
anche di più, per questo la vita di Biancaneve
divenne un vero e proprio incubo.
Intanto la regina interrogò di nuovo il Cetriolo su chi fosse la più bella del reame, e
quello rispose: “Babbea, il guardiacaccia era
un hippy, non ha ucciso Biancaneve, quindi è
ancora lei la più bella, senza contare il fatto che
tu hai le rughe!”, e la regina se la prese un po’,
tanto che decise di avvelenare un cesto di mele
e farlo recapitare alla figliastra.
Quando Bianca si trovò il bel cesto davanti alla
porta dei nani, decise di portarlo in casa e di
fare una buona torta di mele per tutti. Così passò il pomeriggio ad impastare e ne venne fuori
una prelibatezza, che aveva l’unico inconveniente di essere avvelenata (nonché ipercalorica).
Dopo cena Angolo, Oracolo, Apostolo, Mestolo,
Truciolo, Binocolo e Sandalo mangiarono la
torta e caddero in un sonno profondo. Biancaneve si salvò solo perché era a dieta, e fuggì
anche lei in Canada a cercare il guardiacaccia,
che era un gran bell’uomo, scampando di nuovo
alla matrigna, che pure, con il suo trasferimento, ridivenne la più bella del reame.
E quando passò il Principe Azzurro, settimane
dopo, trovò una gran brutta sorpresa: al posto della boccuccia di Biancaneve, sette nani
schiavisti da sbaciucchiare. Fu così che Azzurro
decise di cambiare mestiere e divenne addestratore di delfini, ma questa è un’altra storia.
di Francesca Cicetti
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