Vox Kantis
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Vox Kantis
Mensile, I uscita 18 ottobre 2011 C’era una volta un Barzellettiere Abitava in un Paese in cui si rideva molto e forse quella fu la sua fortuna. Un giorno fu indagato per aver detto una barzelletta troppo sconcia e fuori luogo durante un’assemblea nazionale, al cospetto del capo del governo. Allora, poiché aveva suscitato, per la prima volta, non il riso ma solo disapprovazioni, gli amici gli dissero che era giunto il momento di finirla con le barzellette. Non ci fu niente da fare, il barzellettiere non si rassegnava, amava troppo le barzellette. Tutti gli dissero di nascondersi e non farsi più vedere, di non essere più un barzellettiere: “O te ne vai, o diventerai una barzelletta tu!”Detto fatto: il barzellettiere, apprezzando la battuta di spirito, la prese fin troppo sul serio, come era solito fare. continua pagina 8 Assemblea 6 ottobre 2011 L’assemblea che si è svolta il 6 ottobre ha richiamato in teatro un’ottantina di persone, presenti molti ragazzi del primo anno. Inizialmente si è parlato della manifestazione studentesca del 7 ottobre, delle sue ragioni e del suo svolgimento. In seguito si è passati alla presentazione delle liste per la candidatura a Rappresentanti d’Istituto e per la Consulta Provinciale degli studenti. Hanno preso la parola i candidati alla Consulta che hanno spiegato quale fosse il loro incarico. La consulta è un organismo di rappresentanza degli studenti della scuola secondaria di secondo grado. Il suo compito principale è quello di dare a tutti i rappresentanti delle scuole un’occasione di pieno confronto che avviene tramite la realizzazione di progetti, proposte a livello provinciale, convegni nazionali, regionali o provinciali. Di seguito i candidati: Lorenzo Cipriani Simone Sallustri Noemi Cavallari Chiara Monterisi Iacopo Rossini Michol Baronio Lorena Urucu continua a pagina 3 Un film di fantascienza? No, leggete come funziona la finanziaria! Sappiamo che il ministro dell’economia Tremonti, per i problemi economici in cui si trova il nostro Paese (il cui Premier ha detto innumerevoli volte che siamo usciti dalla crisi), ha dovuto stipulare una nuova finanziaria: ma sappiamo in cosa consiste? E perché molti se ne lamentano? continua a pagina 10 1 Manifestazione 15 ottobre 2011: gli indignati Milioni sono stati i manifestanti presenti nelle piazze del mondo lo scorso 15 ottobre, uniti tutti per cause comuni. Più di 71 paesi che hanno aderito agli eventi della giornata. “Gli esseri umani prima dei profitti, non siamo merce nelle mani dei politici e dei banchieri, chi pretende di governarci non ci rappresenta, l’alternativa c’è ed è nelle nostre mani, democrazia reale ora!” ( si legge in rete). continua a pagina 9 Legge bavaglio Ultimamente siamo fortemente scossi ed indignati, per il ddl proposto dall’ex Ministro di Grazia e Giustizia Clemente Mastella, che grazie a quel gran bel vizio di cambiar casacca è riuscito per l’ennesima volta a creare danni. Disegno di legge passato alle cronache come “legge bavaglio” di cui fa parte il famoso “comma ammazza blog”, ovvero il Comma29 del ddl, di cui però vi esplicherò i termini in seguito. continua a pagina 6 Mensile, I uscita 18 ottobre 2011 Assemblea del 6 ottobre 2011 Editoriale Ed eccoci finalmente al primo numero di Vox Kantis, il nuovo giornalino scolastico mensile. Questa prima uscita non è esattamente ben nutrita, me ne scuso fin da subito, sebbene in realtà questo difetto sia dovuto non a me ma alla scarsa partecipazione degli alunni alla redazione: poca pubblicità? Provvederemo! Auspichiamo, nel frattempo, una risposta più partecipativa da parte del popolo studentesco. In questo numero abbiamo sacrificato la mole del giornalino per concentrarci su un evento di vitale importanza per l’Istituto: l’elezione dei rappresentanti. Abbiamo infatti intervistato tutti i candidati alla rappresentanza d’Istituto di modo che anche chi non fosse stato presente all’assemblea studentesca del 6 ottobre abbia un quadro completo delle diverse liste da votare: così facendo era necessario che il giornalino uscisse prima del giorno delle elezioni. Ovviamente non ci siamo fermati solo a questo: abbiamo articoli interessanti e curati di cronaca esterna, ovvero documentativi di quanto accade al di fuori del microcosmo scolastico, compreso un articolo di satira politica, che cercheremo di mantenere costante nelle future pubblicazioni; non manca neanche un articolo di curiosità, né uno di sport, ma soprattutto non mancano i celebri racconti che tanto hanno reso grande Mensile, I uscita 18 ottobre 2011 il precedente giornalino scolastico, Vremja. Nelle prossime uscite, inoltre, vedrete nascere nuove rubriche, interamente ideate da alcuni redattori creativi, o anche recensioni di libri, album musicali e film famosi. Il compito di Vox Kantis, infatti, è in primis quello di informare gli studenti, riguardo ciò che li riguarda nel contesto scolastico, come ad esempio l’elezione dei rappresentati, ma anche riguardo ciò che li riguarda al di fuori del contesto scolastico, perché nessuno, volente o nolente, consapevole o inconsapevole, è staccato dal contesto sociale in cui vive, anzi, probabilmente più ne è inconsapevole e più lo assimila facilmente. Vox Kantis è la voce degli studenti per gli studenti, sono i kantiani che informano i kantiani, sono i mattoni di questa scuola che vogliono sempre reimpastarsi fra di loro per essere sempre più solidi: è il simbolo di ciò che vorremmo avvenisse anche al di fuori, dove il contesto si allarga tanto da non farci più sentire un popolo, finendo per renderci passivi, per aspettare, dunque che l’informazione arrivi dall’altro o, peggio, dall’alto. No, qui siamo noi a dire la nostra; non si pone limite alla voce degli studenti, è per questo che non ha senso criticare senza dire la propria, non hanno senso le lamentele spoglie anche di una mera ricerca di una controproposta. La direttrice, Gabriella Santos Gonzalez 2 Intervista ai candidati L’assemblea che si è svolta il 6 ottobre ha richiamato in teatro un’ottantina di persone, presenti molti ragazzi del primo anno. Inizialmente si è parlato della manifestazione studentesca del 7 ottobre, delle sue ragioni e del suo svolgimento. In seguito si è passati alla presentazione delle liste per la candidatura a Rappresentanti d’Istituto e per la Consulta Provinciale degli studenti. Hanno preso la parola i candidati alla Consulta che hanno spiegato quale fosse il loro incarico. La consulta è un organismo di rappresentanza degli studenti della scuola secondaria di secondo grado. Il suo compito principale è quello di dare a tutti i rappresentanti delle scuole un’occasione di pieno confronto che avviene tramite la realizzazione di progetti, proposte a livello provinciale, convegni nazionali, regionali o provinciali. Di seguito la presentazione delle liste: ancora essere utili a questa scuola: conosciamo l’ambiente, il Preside, il Presidente del consiglio d’Istituto, i professori e la parte più burocratica della scuola.” Lorenzo:”ci candidiamo insieme perchè l’anno scorso abbiamo condiviso un buon percorso e trovarci d’accordo nel momento in cui lavoriamo.” Lorenzo Cipriani Simone Sallustri intervista Lorenzo-Simone: ”Nessun Limite eccetto il cielo” Perchè vi ricandidate? E perchè insieme? Lorenzo:”io personalmente mi ricandido perchè penso che il lavoro che abbiamo fatto l’anno scorso sia stato buono ma non eccellente e perchè penso che l’esperienza acquisita può essere utile non solo per noi ma anche per l’intero isituto. Simone:”Sono d’accordo con Lorenzo, possiamo Quante probabilità avete, secondo voi, di vincere? Lorenzo:”Rispetto all’anno scorso è matematicamente più facile, ma d’altra parte non è facile perchè gli altri rappresentanti stanno facendo una buona campagna elettorale e sono tutte persone in vista nella scuola.” Simone:”Mi trovo d’accordo con Lorenzo. Mentre però l’anno scorso non conoscevo tutti i candidati, quest’anno so che la scuola comunque vada andrà in buone mani.” Qualche progetto per la scuola? Lorenzo:”Oltre i vari progetti tipo notte bianca la nostra attenzione si dirige più su una scuola pubblica e sulla riconquista di tutti quei diritti che ci sono stati tolti.” Perchè suggerisci di votare voi e non un’altro candidato? Simone:”Come ho già detto, direi di votare noi perchè secondo me siamo la lista che ne sa di più delle cose interne alla scuola. Conoscere lo Statuto delle studentesse e degli studenti, il regolamento interno alla scuola...pensiamo di saperlo fare bene.” Lorenzo:”Non facciamo esclusivamente politica astratta, vogliamo impegnarci nel concreto.” 3 Mensile, I uscita 18 ottobre 2011 Noemi Cavallari Chiara Monterisi Iacopo Rossini intervista a Noemi-Chiara Come, quando e perché avete deciso di candidarvi? E perché insieme? Abbiamo deciso di candidarci appena è iniziata scuola perché ci siamo rese conto che quest’anno è importante la nostra partecipazione alla vita scolastica, a cui ci siamo sempre impegnate ed interessate, ma quest’anno vorremo farlo in maniera più approfondita. Ci candidiamo insieme perché le nostre idee coincidono abbastanza e, pur nella diversità, siamo abbastanza unite. Che progetti avete in mente, per il Kant, se venite elette? Prima di tutto la partecipazione, vorremmo arrivare ad un numero di studenti molto alto alle assemblee, che sono il primo passaggio per cui si possa fare politica, perché le decisioni vanno prese insieme e tutti gli studenti ne devono essere almeno a conoscenza. “Libertà è partecipazione”Quante probabilità avete, secondo voi, di essere eletti? Abbiamo buone possibilità di essere elette entrambe perché abbiamo fatto una bella presentazione all’assemblea con una buona risposta da parte degli studenti. Perché si dovrebbe votare voi e non gli altri candidati? Noi abbiamo delle idee molto ferme, siamo convinte di quello che facciamo e metteremo passione in ciò che faremo per la scuola. Ci impegneremo e collaboreremo con tutti per creare una buona coesione nel nostro istituto. 4 Michol Baronio Intervista ai candidati Iacopo e Micol.“La storia siamo noi”. Come, quando e perché avete deciso di candidarvi? E perché insieme? Iacopo: Quest’estate mi ha contattato Jacopo Risi, il rappresentante d’Istituto di due anni fa nonché mio amico, che mi ha parlato dell’importanza di questo ruolo, facendo nascere in me un senso di responsabilità verso la scuola e verso gli studenti. Mi ha detto di credere in me, mi ha dato una fiducia che subito mi ha trasmesso la voglia di assumermi questo importante impegno. E visto che Jacopo Risi è un amico che io e Micol abbiamo in comune, ci ha presentati l’uno all’altra, spingendoci a candidarci insieme. Micol: In realtà avevo già da tempo preso in considerazione l’idea di candidarmi, perché da tempo era nata in me la voglia di essere utile al mio Istituto, di mettermi in gioco per dare un significativo contributo alla scuola. Poi c’è stato il contributo di Jacopo Risi, di cui ha già parlato Iacopo. Che progetti avete in mente per il Kant, se venite eletti? Micol: Diciamo che il nostro programma si divide in due parti, una socio-civica ed una mondana. Per la parte socio-civica intendiamo: esortare tutti gli studenti a partecipare alle assemblee studentesche e alle manifestazioni per la difesa dell’istruzione pubblica, come prima cosa; poi vogliamo promuovere e cercare migliori occasioni di finanziamenti per il progetto Cameroon, organizzando Mensile, I uscita 18 ottobre 2011 molti eventi come una mostra fotografica, un’intera giornata “Cameroon” con tanto di dibattiti informativi sul progetto, o la già conosciuta gara culinaria. Iacopo: Inoltre abbiamo in mente di proporre l’istallazione dei pannelli fotovoltaici a scuola ed incentivare la raccolta differenziata (ad esempio ripristinando gli appositi cestini del piano seminterrato, che ora non ci sono più). Poi, per la parte mondana, abbiamo in progetto una gara di fine anno scolastico, che si svolgerebbe con la stessa modalità di quella dell’anno precedente, ed un 25 aprile organizzato come giornata di ricordo e di festa. Quante probabilità avete, secondo voi, di essere eletti? Iacopo e Micol: Domanda cattivella... Ovviamente chiunque si candidi spera di essere eletto! Oltre a questo, però, pensiamo anche di offrire un programma efficace che possa soddisfare gli studenti. Lorena Urucu intervista a Lorena Come, quando e perché hai deciso di candidarti? Già l’anno scorso volevo candidarmi, ma l’ho fatto all’inizio di questo anno scolastico perché ho pensato che era il momento adatto perché voglio interessarmi in modo più attiva alla scuola e che gli studenti siano uniti nella scuola, senza creare fazioni. Che progetti hai in mente, per il Kant, se verrai eletta? Innanzitutto dei corsi per i ragazzi del primo anno per illustrare le tematiche studentesche, più libertà per noi studenti perché dobbiamo Perché si dovrebbe votare voi e non gli altri sentire nostra la scuola e un miglior rapporto candidati? sia con i docenti che con gli altri studenti. Iacopo e Micol: Offriamo un’alternativa al solito percorso dei rappresentanti di Quante probabilità hai, secondo te, di essere Istituto che si sono susseguiti finora qui al eletta? Kant. Spesso, infatti, abbiamo visto elette Non lo so perché tutti i candidati rappresenpersone più attive all’esterno che all’inter- tanti sono molto conosciuti. no della scuola. Abbiamo visto studenti Perché si dovrebbe votare te e non gli altri canche facevano parte del coordinamento didati? studenti VI e VII municipio o dell’UnioPerché cercherò di essere oggettiva e di rispetne degli studenti; Iacopo, invece, è molto tare ciascuno purchè ci siano richieste e propoattivo all’interno del contesto scolastico, prende parte a molte delle attività pomeri- ste ben motivate da ideali. diane dell’Istituto, perciò pensa di sapere articolo di: come funziona la scuola. Noi sempliceGabriella Santos Gonzalez, Marco Fulgaro, mente vogliamo offrire un’alternativa, Matteo Catania e foto di Camilla Ferraro dando più spazio al microcosmo kantiano, ecco tutto. 5 Mensile, I uscita 18 ottobre 2011 Bavaglino, Tappaorecchie e Paraocchi Mastella disegna un paravento ai paraculi Ultimamente siamo fortemente scossi ed indignati, per il ddl proposto dall’ex Ministro di Grazia e Giustizia Clemente Mastella, che grazie a quel gran bel vizio di cambiar casacca è riuscito per l’ennesima volta a creare danni. Disegno di legge passato alle cronache come “legge bavaglio” di cui fa parte il famoso “comma ammazza blog”, ovvero il Comma29 del ddl, di cui però vi esplicherò i termini in seguito. Infatti vorrei soffermarmi prima su tutti gli altri vari punti della legge, che fanno sì che essa incarni pienamente ed esaurientemente niente poco di meno che la Censura. Essa mira a coprire lo sporco comodo di chi vuole continuare a praticarlo alle spalle della giustizia evitando facilmente gli eventuali scandali nazionali che potrebbero seguire: due piccioni con una fava, insomma! se sei incensurato e infrangi la legge, non hai modo di essere scoperto tramite intercettazioni. E ancora, se ora il pm ha tutto il tempo delle indagini preliminari per tenere sotto controllo telefonico un indagato, con il nuovo disegno di legge si ha un tetto massimo di 75 giorni per ottenere le prove tramite intercettazione, più 40 su richiesta di proroga se ben motivata, più altri 20 ancora prorogabili. Ci si mette in mezzo poco tempo e tanta burocrazia. Anche l’intercettazione ambientale, ovvero quella dello spionaggio attraverso i microfoni-cimice, subisce un grosso danno, infatti esse possono restare a registrare le conversazioni di un indagato solamente per tre giorni, anch’essi prorogabili in soli altri tre. E, ciliegina sulla torta, il cavalier e la sua corte hanno trovato il modo di uscire incolumi dalle ultime battaglie giudiziarie. Infatti se le nuove norme venissero approvate, tutte le prove procurate grazie alle intercettazioni telefoniche ed ambientali autorizzate correttamente precedentemente alla legge, non avranno alcun valore nei processi già in corso. Oltretutto se attualmente un pm può parlare in televisione di un indagine di cui è dirigente, con il disegno di legge Mastella, non potrà più farlo e se accadesse potrà essere sostituito alla dirigenza delle indagini che sta conducendo. Hanno messo le manette a Lady Madama. Cominciamo con i punti della legge che colpiscono le intercettazioni telefoniche, ultimamente molto gettonate come prove giudiziarie per le indagini che riguardano i crimini di Stato, Chiesa, Mafia e Imprenditoria varia. Esse infatti, con il ddl, diventano uno strumento restrittivo e poco utile per i magistrati. Oggi grazie alla sola autorizzazione di un magistrato, si può mettere sotto controllo un utenza telefonica per far sì che ciò sia utile alle indagini su un sospetto di reato; ma col nuovo decreto l’intercettazione può soltanto che confermare la colpevolezza di un sospetto su cui pendono già gravi indizi o alcuni reati appurati in precedenza: mafia, terrorismo, sequestro di persona, stalking e reati puniti con più di 5 anni di reclusione. In altre parole 6 Mensile, I uscita 18 ottobre 2011 Ma il vero e proprio mostro della censura lo ritroviamo nella seconda parte del ddl, ovvero nei punti che vanno a colpire la libertà di espressione e di esercitazione del giornalismo. Attualmente se il giornalista pubblica delle intercettazioni, su cui pende il segreto istruttorio, rischia un mese di carcere evitabile pagando € 281 di multa, senza che venga colpito l’editore del giornalista in questione. Con le norme future il giornalista non potrà più pubblicare atti delle inchieste in versione integrale fino al termine dell’udienza preliminare. Le intercettazioni, invece, non potranno essere pubblicate né integrali, né in forma di riassunto fino al processo; in caso contrario il cronista rischierebbe un mese di carcere evitabile, ‘sta volta, con una multa di € 10.000. Inoltre gli atti delle indagini non potranno più essere pubblicati in virgolettato, ma soltanto come riassunto. La multa per l’editore invece penderà tra i € 300.000 e i € 450.000, in caso di non rispetto della norma. indaga o intercetta un sacerdote infatti sarà prima necessario avvisare il vescovo a cui il sacerdote afferisce, se ad essere intercettato sarà invece un vescovo, bisognerà comunicarlo alla Segreteria Vaticana. Della serie: “stai buono ‘sti giorni che sei controllato, tanto poi potrai tornare a fare ciò che vuoi”. Per dessert arriviamo finalmente al punto della legge per cui essa è realmente conosciuta e discussa in questi giorni: il Comma29 del ddl, soprannominato mediaticamente “Comma ammazza blog”, per il quale Wikipedia Italia, rischia di subire la chiusura. Il comma introduce il “diritto di rettifica” anche per blog e siti non iscritti come testate giornalistiche. La rettifica dovrà essere effettuata da eventuali blogger entro 48 ore dalla denuncia di chi ritiene che siano state divulgate informazioni infamatorie o compromettenti che lo riguardano anche se vere; se la rettifica non avverrà entro il tempo stabilito si incorrà in un’ammenda fino a € 12.000. Questo è ciò che colpisce Wikipedia, Il portale infatti permette a chiunque voglia di inserire informazioni che vanno a completare questa fantastica enciclopedia gratuita on-line su cose, persone, fatti, aziende e qualsiasi altro ente di ogni genere. Questo tipo di divulgazione dell’informazione non potrà perciò mai andare d’accordo con il “diritto di rettifica”, che è la vera e propria minaccia per Wikipedia Italia. Per quanto riguarda ancora le leggi “ad personam” il menù offre un tratto specifico del ddl, soprannominato apposta “emendamento D’Addario”. Infatti adesso è lecito registrare conversazioni all’insaputa degli interlocutori, proprio come ha fatto la Escort Patrizia D’Addario con Berlusconi a Palazzo Grazioli o come accade nelle indagini di programmi come Striscia La Notizia o Le Iene. Con questo emendamento invece le registrazioni potranno essere effettuate solo da giornalisti professionisti o da agenti dei servizi segreti dello Stato. Il giornalista può farlo, ma se poi manda in pubblicazione viene arrestato; le autorità non possono farlo direttamente; i servizi segreti possono farlo, perché potrebbero comunque. Con l’approvazione del decreto legge, se nel 2012 la fine del mondo non è attestata scientificamente, la fine della democrazia e l’annullamento della libera espressione di pensiero in Italia, invece sì. Una vera e propria fortezza è stata costruita attorno al nostro buono e caritatevole clero, se si 7 di Alessandro Viscomi Mensile, I uscita 18 ottobre 2011 C’era una volta un barzellettiere Dopo qualche giorno aveva già licenziato tutti: troppo seri per i suoi gusti. Rimasto così senza più nessun collaboratore, nel palazzo del governo, cominciò a pensare come fare per governare da solo un Paese intero, con la sola forza delle barzellette. “Mi toccherà moltiplicarmi!”, disse fra sé e sé: mai niente di più facile. Comprò vestiti su vestiti e si travestì da 100 personaggi diversi, cui diede 100 nomi diversi e cui assegnò 100 diversi ministeri: gli bastava una foto di se stesso travestito in un certo modo per metterla dietro al nome del ministero e quello bastava ai cittadini, divertiti: c’era il “Ministro della pasta al sugo”, che discuteva su come condire la pasta ed il “Ministro delle lavatrici rotte”, che prima rompeva mille lavatrici e poi si vantava di averne aggiunstate un centinaio; e, per carità, c’erano anche ministeri più seri, ma il barzellettiere sapeva come rendere divertenti anche quelli: nel Ministero della pubblica istruzione, ad esempio, fece la parte di un tale senza alcuna istruzione che si adoperava per il bene dei privati, oppure nel Ministero del lavoro fece la parte di un tale che era sempre stato disoccupato e licenziava tutti per invidia. Insomma era tutto molto divertente ed i cittadini, infatti, si sganasciavano dalle risate, poiché sapevano che era tutta una barzelletta. E nel frattempo pagavano più tasse perché dovevano pagare lo stipendio ai 100 ministri del barzellettiere, o meglio, a quelle che sapevano benissimo essere le 100 foto del barzellettiere stesso. Fu così che il Paese in cui si rideva molto andò allo scatafascio molto divertentemente e fu ricordato per sempre come la barzelletta più triste del mondo. di Gabriella Santos Gonzalez Abitava in un Paese in cui si rideva molto e forse quella fu la sua fortuna. Un giorno fu indagato per aver detto una barzelletta troppo sconcia e fuori luogo durante un’assemblea nazionale, al cospetto del capo del governo. Allora, poiché aveva suscitato, per la prima volta, non il riso ma solo disapprovazioni, gli amici gli dissero che era giunto il momento di finirla con le barzellette. Non ci fu niente da fare, il barzellettiere non si rassegnava, amava troppo le barzellette. Tutti gli dissero di nascondersi e non farsi più vedere, di non essere più un barzellettiere: “O te ne vai, o diventerai una barzelletta tu!”. Detto fatto: il barzellettiere, apprezzando la battuta di spirito, la prese fin troppo sul serio, come era solito fare. “Diventerò io l’assemblea nazionale, diventerò io il capo del governo, diventerò io la barzelletta” disse, avendo capito che per restare impunito l’alternativa al nascondersi per la vergogna è il mettersi in mostra per divertimento, soprattutto in un Paese come quello. Allora si candidò. Ed i cittadini del Paese in cui si rideva molto, quando videro la sua faccia sorridente sulla scheda di voto si misero a ridere. E lo votarono, senza aspettarsi che sarebbe stato eletto. Quando venne eletto, si misero a ridere: era proprio una barzelletta l’elezione di un barzellettiere come capo del governo! Ed il barzellettiere si mise al lavoro. 8 Mensile, I uscita 18 ottobre 2011 15 Ottobre: l’altenativa è nelle nostre mani Milioni sono stati i manifestanti presenti nelle piazze del mondo lo scorso 15 ottobre, uniti tutti per cause comuni. Più di 71 paesi che hanno aderito agli eventi della giornata: Albania, Australia, Austria, Belgio, Bulgaria, Canada, Repubblica Ceca, Romania, Francia, Estonia, Lituania, Egitto, Finlandia, Germania, Guatemala, Hawaii, India, Indonesia, Israele, Giappone,Marocco, Russia, Regno Unito, Stati Uniti, Turchia ecc. Sono idee contro le politiche del governo, della Banca centrale europea (Bce), e del Fondo monetario internazionale (Fmi), contro i finanziamenti delle banche, le multinazionali i poteri che presentano come dogmi intoccabili: il pagamento del debito, il pareggio del bilancio pubblico, gli interessi dei mercati finanziari, le privatizzazioni, la precarizzazione del lavoro e della vita che guidano gli Indignati di tutto il pianeta. “Gli esseri umani prima dei profitti, non siamo merce nelle mani dei politici e dei banchieri, chi pretende di governarci non ci rappresenta, l’alternativa c’è ed è nelle nostre mani, democrazia reale ora!” ( si legge in rete). La manifestazione è stata organizzata dal “Coordinamento 15 ottobre”, che raccoglie 50 adesioni fra associazioni politiche (Fiom, Cobas), movimenti studenteschi (Unicommon, Link, Ateneinrivolta), associazioni (Arci, Popolo Viola, Legambiente), centri sociali. A Roma il corteo è partito alle 14 da piazza della Repubblica e, dopo aver attraversato via Cavour, Largo Corrado Ricci, via dei Fori Imperiali, piazza del Colosseo, via Labicana, via Manzoni, via Emanuele Filibberto, ha raggiunto piazza San Giovanni. Un corteo pacifico perché “non ci riconosciamo in chi scende in piazza con il volto coperto, lancia bottiglie, incendia cassonetti e sfonda i cordoni della polizia.” Per dimostrare che la radicalità non si misura sulla diponibiltà allo scontro in piazza. Ma che la radicalità delle proprie ragioni e del proprio desiderio di trasformaione si misura sulla cpacità di produrre proposte innovative rispetto alle ordine delle cose. Ma nonostante ciò la manifestazione è caduta nelle mani dei pochi a discapito di molti. I Blackblock hanno colpito con la loro violenza. Macchine distrutte, feriti tra forze dellìordine e indignatos, Il cavaliere ed altri personaggi di spicco hanno definito i BB dei criminali ma si sono dimostrati favorevolie rispettosi di coloro che hanno espresso il loro dissenso in maniera pacifica. Il sindaco Alemanno si è detto al fianco dei cittadini e ha ribadito la necessità di un cambiamento. di Urucu Lorena 9 Mensile, I uscita 18 ottobre 2011 Finanzia-rie che tagliano e non finanziano, privati al soldo pubblico. Un film di fantascienza? No, legete come funziona la finanziaria Sappiamo che il ministro dell’economia Tremonti, per i problemi economici in cui si trova il nostro Paese (il cui Premier ha detto innumerevoli volte che siamo usciti dalla crisi), ha dovuto stipulare una nuova finanziaria: ma sappiamo in cosa consiste? E perché molti se ne lamentano? In un momento critico, in cui di ciò che succede in ambito politicofinanziario sentiamo dire tutto ed il contrario di tutto, ho pensato che sarebbe meglio se si facesse un po’ di chiarezza sull’argomento. tare la pace attraverso l’intervento di armi (armi vere, eh), mi pare un’offerta più che generosa quella della modica cifra di 750 milioni, quando per il diritto allo studio di cittadini italiani si investe solo un quinto di questa cifra, non credete? Verrebbe da dire che l’Italia sia proprio un Paese di benefattori, che preferiscono spendere e spandere per garantire la pace al Paese prossimo invece di cercare di conservare i diritti fondamentali di ogni proprio cittadino, diritti attraverso i quali un cittadino riesce anche a rendersi conto di questa manovra economica, magari. Sì, verrebbe da dire ciò, se non si leggesse, andando avanti nel testo della finanziaria, che esso prevede un accantonamento delle risorse per il progetto “de Tax” per interventi sanitari nei Paesi poveri: ops, Tremonti se lo sarà lasciato sfuggire, altrimenti non si spiega perché ci tenga così tanto ad aiutare i ribelli in Libia, a costo di far sfigurare Berlusconi che baciava la mano di Gheddafi fino a poco tempo fa, per dirne una! E non è finita: il dato incredibile è quello circa le risorse del 5 per mille, che da 400 milioni scendono La finanziaria 2011 consta di spese che ammontano a 4.183 milioni di euro. Ben 750 di questi milioni sono per nient’altro che le missioni internazionali cosiddette di “pace”; 400 milioni al fondo università (esatto, quelle che stanno cadendo a pezzi); 150 milioni al diritto allo studio (diritto oserei dire primario, in un Paese democratico del terzo millennio); 250 milioni alle scuole ed università private (sì sì, proprio quelle che guadagnano già di per sé). Ammesso e non concesso che le cosiddette missioni di pace abbiano uno strano potere per cui riescano a por- 10 Mensile, I uscita 18 ottobre 2011 vertiginosamente ai magri 100 milioni. E, come sappiamo, il 5 per mille è a sostegno del volontariato e della ricerca scientifica, compresa quella in ambito sanitario: immagino che gioia che avranno i ribelli di essere soccorsi da incompetenti in ambito sanitario; forse perché, non diminuendo affatto l’8 per mille riusciremo a pregare per tutti loro. A proposito di ricerca scientifica, torniamo ai dati sull’istruzione: com’è possibile che in tempo di crisi un governo statale, che dovrebbe quindi lavorare per far quadrare i conti in ambito pubblico, si prenda addirittura il lusso di finanziare l’istruzione privata, quando quella pubblica ha subito tagli improponibili ed innegabili? Mi(ni)stero della fede. (E verrebbe quasi da proporglielo come nome, considerate le volte in cui ci hanno detto, con fare materno, “Fidatevi, che questa riforma dell’istruzione vi servirà: vedrete!”). Eppure non basta: ogni ministero dovrà ridurre le spese per rientrare nei 7 miliardi; e per i ministri birichini che disobbediranno per un’inspiegabile voglia di non distruggere questo Stato, nuovi tagli lineari sul ministero. Povera Gelmini, lei non c’entra nulla! In tutto ciò, come ci ha ricordato Travaglio nella puntata di Che tempo che fa del 25/09/11, ci sarebbero fondi in cui risparmiare: il Tav, contro cui si continuano a scagliare insistenti proteste (che un governo efficiente sarebbe tentato di ascoltare se non altro per non attirarsi antipatie), ci costerà dai 14 ai 18 miliardi di euro; il famigerato Ponte sullo stretto (di cui sento par- 11 lare da quando ero in fasce, peraltro più con ilarità che con fiducia) ci è già costato 400 milioni (senza grandi risultati) e ci costerà ancora 8,5 miliardi una volta completato; gli enti religiosi non pagano l’ICI; i nostri politici sono i più numerosi ed i più pagati d’Europa; le spese dei partiti sotto il nome di rimborsi elettorali ci costano 200 milioni; oltre ai super chiacchierati voli di Stato e le auto blu, tutti benefici dei nostri politici. E soprattutto: perché mai le frequenze televisive siano state concesse gratis, con il passaggio digitale, mentre quelle telefoniche sono fruttate cifre esorbitanti? Come possiamo pretendere che la televisione sia pubblica se il governo concede favori del genere? Di che ci scandalizziamo quando vogliono boicottare Santoro e Travaglio (che tra l’altro fruttano alla Rai un’audience mai vista prima) perché narrano le vicende “di palazzo”, se a concedergli le frequenze è stato lo stesso “palazzo”, che non è fesso al punto di non farsi ricambiare il favore? E in tutto ciò, l’evasione fiscale non si combatte, anzi, il governo trova misure per rendere quasi impossibile commetterla; e in tutto ciò la mafia fattura indisturbata sempre di più; ma il male vero è che, con la lenta frode del pubblico diritto allo studio e l’assoggettamento dell’informazione tramite questo scambio di favori, in ambito televisivo, e tramite la legge bavaglio, in ambito informatico, sarà sempre più difficile aprire gli occhi su questo scempio. di Gabriella Santos Gonzalez Mensile, I uscita 18 ottobre 2011 Mensile, I uscita 18 ottobre 2011 Curiosità Curiosità Dati agghiaccianti da una ricerca messa a tacere dal business Reggiseno stretto: causa di cancro al seno? Degli scienziati dicono di sì: comprime i dotti linfatici Per la sezione curiosità (che si specializzerà spesso in ambito scentifico) abbiamo scelto un articolo interessante trovato in rete, che, per quanto non possiamo garantirne l’attendibilità, ci è sembrato opportuno inserire per informare e sensibilizzare soprattutto il sesso femminile sull’argomento “cancro al seno”. “Il reggiseno causa il cancro al seno. E’ lampante”, afferma il ricercatore medico Syd Singer. I coniugi Singer si sono dedicati all’investigazione sul cancro al seno nel 1991. Il giorno in cui la moglie, Soma scoprì un nodulo al proprio seno, il team di ricerca del marito stava esaminando gli effetti della medicina occidentale sui Figiani. Sotto la doccia, Syd aveva notato che le spalle ed i seni di Soma erano segnati da scanalature rosso scuro. A Syd ricordò la domanda posta alla moglie da una figiana perplessa a proposito del suo reggiseno: “Non si sente stretta?” “Devi farci l’abitudine”, aveva risposto Soma. Forse il reggiseno comprimeva il tessuto del seno, si chiese Syd, impedendo il drenaggio linfatico e provocando degenerazione? Soma decise di smettere di indossare il suo reggiseno. Ma quando Syd cercò nella letteratura medica non trovò nessuna causa nota per il cancro al seno, condizione che nelle donne appare 12 raramente prima dei 35 anni, più frequentemente dopo i 40. I tassi di mortalità più elevati sono in Nord America ed Europa settentrionale, con il resto del mondo che si sta adeguando velocemente. ça World Healt Organization (Organizzazione Mondiale della Sanità) invoca le tossine chimiche quale causa primaria di cancro. Ma i veleni che si accumulano nei tessuti del seno sono normalmente spazzati dal chiaro fluido linfatico versi i grandi gruppi di linfonodi posti nelle ascelle e nella parte alta del torace. I Singer scoprirono che “essendo i dotti linfatici molto sottili, essi sono estremamente sensibili alla pressione e si possono comprimere con facilità”. Una minima pressione cronica (=”costante”, ndr) sui seni può provocare la chiusura delle valvole e dei dotti linfatici: “Poco ossigeno e meno nutrienti sono trasportati alle cellule, mentre i prodotti di rifiuto non sono spazzati via”, notarono i Singer. Dopo 15 o 20 anni di drenaggio linfatico (duramente, ndr) ostacolato dal reggiseno, può apparire il cancro. Considerando altri Paesi, Soma e Syd rimasero colpiti dalla bassa incidenza di cancro al seno nelle nazioni più povere, pur inondate dai pesticidi ivi scaricati dalle altre nazione. Non trovarono contadine che indossassero reggiseni push-up. Scoprirono no il doppio di incidenza di cancro al seno di quelle che non l’avevano scelto per questo. Ma la statistica più sorprendente riguardava le donne che indossavano il reggiseno anche per dormire e che avevano sviluppato il cancro. Così come una donna su sette costretta in un reggiseno per più di 12 ore al giorno. Le donne senza reggiseno hanno solo una probabilità su 168 di subire una diagnosi di cancro al seno, dicono i Singer. La stessa di un uomo senza reggiseno. “Non dormite col reggiseno!” implora Syd Singer. “Le donne che intendono evitare il cancro al seno dovrebbero indossare un reggiseno per il periodo di tempo più limitato possibile –di sicuro per meno di 12 ore al giorno”. Syd inoltre spiega che quasi l’80% di chi indossa il reggiseno e soffre di noduli, cisti e indolenzimento vede quei sintomi svanire, “entro un mese dopo essersi liberate del reggiseno.” Non tutte sono pronte a liberarsi dal proprio capestro. Come una donna ha rivelato al team, “Le tette mi arriverebbero all’ombelico senza un reggiseno”. Ma il chirurgo Christine Haycock del College of Medicine del New Jersey dice che sono le caratteristiche genetiche -non i legamenti o la dimensione del seno- la ragione per cui alcuni seni cedono alla gravità. Un petto che saltella aiuta a tener pulito il sistema linfatico. Ben consci che i loro risultati erano “esplosivi”, i Singer hanno inviato i risultati della loro ricerca ai capi delle più prestigiose organizzazioni ed istituti anti-cancro americani. Nessuna risposta. Alla pari del business del cancro, il giro d’affari dei reggiseni è enorme. Moltiplicate il numero delle donne che, in tutto il mondo, compra qualche reggiseno da 25$ ogni anno ed otterrete una cifra vicina ai 6 miliardi di dollari annui. Syd Singer afferma che la censura dell’esta invece che tra i Maori della Nuova Zelanda, integrati nella cultura bianca, vi è la stessa incidenza di cancro al seno. Nel loro libro “Dressed to kill: the link between breast cancer and bras (“Vestite da morire: la relazione tra cancro al seno e reggiseno), i due ricercatori hanno anche osservato che proprio prima che una donna inizi il suo ciclo gli estrogeni si innalzano, provocando un rigonfiamento del seno. Se la donna continua ad indossare un reggiseno della stessa misura, i vasi linfatici salvavita saranno compressi in maniera ancor maggiore. Hanno forse scoperto qual è il vero collegamento tra cancro al seno ed estrogeni? Le donne senza figli non sviluppano mai del tutto il proprio sistema linfatico pulisci-seno. E nemmeno le donne che non abbiano mai allattato. Le donne che lavorano, che indossano il reggiseno quotidianamente e rimandano la gravidanza potrebbero essere quelle più a rischio, avvertono i Singer. Ancora peggio, il divenire donna per una giovane è spesso “marcato” dal suo primo reggiseno. Che il reggiseno sia “l’anello mancante” che spiega la crescente epidemia di cancro al seno? A cominciare dal maggio del 1991, Soma e Syd Singer hanno condotto uno studio di 30 mesi, Bra and Breast Cancer (Reggiseno e Cancro al Seno), intervistando circa 4’000 donne di cinque grandi città degli Stati Uniti. Erano tutte di tipo caucasico per lo più di “reddito medio” in età compresa tra i 30 e 79 anni. Metà di loro erano state diagnosticate di cancro al seno. Quasi tutte le donne intervistate erano scontente della dimensione o forma del proprio seno. Le donne che avevano scelto un reggiseno per l’aspetto, ignorando indolenzimenti e gonfiori, aveva- 13 Mensile, I uscita 18 ottobre 2011 Curiosità blishment sulla relazione tra cancro al seno e reggiseno sta uccidendo le donne. Indicando la condizione maggiormente condivisa dalle pazienti di cancro al seno, egli enfatizza che si tratta di un sistema linfatico strizzato dal reggiseno. Andando sempre senza reggiseno, Soma iniziò ad indossare vestiti che non enfatizzassero i seni. Cominciò anche a massaggiare i seni con regolarità (per riattivare la depurazione dei dotti linfatici, ndr) e ad andare in bicicletta, a prendere integratori vitaminici ed erboristici (per reintegrare i nutrienti perduti in anni di costrizione da reggiseno, ndr) e a bere solo acqua pura (per non appesantire ancora i dotti linfatici di sostanze da smaltire). Due mesi dopo il suo nodulo era scomparso. Un grintoso Syd Singer dice che, al primo spaventevole segnale di un nodulo, “le donne dovrebbero togliersi il reggiseno prima di togliersi i seni”. Cosa aspettate, se potete liberare il vostro sistema linfatico adesso? RICORDATE: Una combinazione spettacolarmente controindicata è indossare un reggiseno (soprattutto stretto, ndr) e usare un telefono cellulare. SE DOVETE USARE UN REGGISENO, reggiseni push-up e quelli da sport sono da evitare. Scegliete reggiseni di cotone, non stretti. Assicuratevi di poter passare con due dita sotto le spalline e ai fianchi delle coppe. Quanto più sono alte le coppe, tanto più severa la compressione dei maggiori linfonodi. Non indossate mai assolutamente questo disastroso dispositivo per dormire. A casa toglietevelo. Massaggiate i vostri seni ogni volta che vi togliete il reggiseno (notate come sono duri per la costrizione dei dotti linfatici, ndr). Riportate in salute il vostro sistema linfatico, o almeno respirate a fondo liberamente. di Gabriella Santos Gonzalez Rubrica LOCKOUT NBA Di scioperi se ne sono visti tanti, ma questo rappresenta una novità per le motivazioni e per le dimensioni che sta assumendo. Siamo ormai arrivati al lockout NBA, ovvero al blocco delle attività agonistiche del campionato di pallacanestro più pregiato e più famoso al mondo per un mancato accordo tra le società e i giocatori riguardo la divisione delle entrate economiche della lega. Negli ultimi anni i proprietari delle squadre hanno avuto gravi perdite economiche (all’incirca 370 milioni di dollari) e vorrebbero ridimensionare il “salary cap”, il tetto salariale per cui fino ad oggi il 57% dei ricavi della lega NBA è destinato allo stipendio degli atleti. I giocatori non accettano questa proposta e ben ventidue squadre su trenta non sono in grado di gestire i contratti degli atleti, e così l’accordo sembra molto lontano. Le perdite economiche sono enormi e aumentano con il passare dei giorni, (la cancellazione delle prime cento partite ha provocato una perdita di 83 milioni di dollari circa solo per i biglietti non venduti) ma il rischio più grande riguarda la disaffezione dei tifosi, che il lockout potrebbe causare. Tutto ciò ha provocato un vero e proprio esodo dei giocatori dall’NBA all’Europa, nonostante i limiti riguardanti gli ingaggi, le assicurazioni e le complicazioni legali. Ci sono stati piacevoli ritorni, come il fuoriclasse italiano Danilo Gallinari che è tornato a vestire la casacca milanese o Tony Parker, che è tornato a giocare nella sua Francia, al Villeurbanne, club di cui è anche direttore generale, ma altri atleti non riescono a trovare un accordo con le squadre. Il caso più noto è quello di Kobe Bryant, uno degli sportivi più famosi (e più pagati) al mondo per il quale la Virtus Bologna ha lanciato diverse offerte mettendo sul tavolo cifre esagerate: da un guadagno al 14 Mensile, I uscita 18 ottobre 2011 Racconti Rubrica minuto intorno ai 26€ per l’americano fino a 2 milioni di € per giocare una sola partita. Il presidente bolognese ha anche scritto una lettera a Barack Obama, che probabilmente avrà altro a cui pensare in questi giorni (la lettera inizia così: “We have a dream: Kobe”). Sicuramente questo lockout ha fatto scalpore, i giocatori possono avere rishieste legittime, ma non fa ridere che, di fronte alla crisi mondiale, persone che guadagnano milioni scioperino per una diminuzione di stipendio? di Marco Fulgaro Racconti I tre porcellini rock C’erano una volta tre maiali, più spesso detti, per essere politically correct, porcellini. I tre fratelli avevano il non indifferente problema di risultare alquanto succulenti, per questo decisero di costruirsi una casa con tanto di antifurti, telecamere ed impianto anti-lupi contro gli eventuali intrusi. Ma Ugo, Mario e Luigi (così si chiamavano i porcellini) non riuscivano a mettersi d’accordo sul budget dell’investimento: uno voleva chiedere un prestito, l’altro accendere un mutuo, il terzo andare in affitto, e persero un bel po’ di tempo cercando di trovare un compromesso che non scontentasse nessuno, ma fu tutto inutile. Così i tre si divisero, e ognuno andò per la sua strada. Ugo Porcello, che aveva la sindrome del boy scout, comprò un pezzo di terreno e l’occorrente in compensato per costruire un monolocale, così ne venne fuori una casupola in stile ‘capanno degli attrezzi altoatesino’ con tanto di gerani e tendine a fiori. E visto che finì prestissimo il lavoro, 15 si mise a fare le parole crociate in veranda. Mario Porcello, invece, trovò la super offerta di un villino con piscina a prezzo stracciato. Non potendo credere alle sue orecchie, decise di vederlo di persona, e trovò che era situato alle pendici del Vesuvio, era abusivo e nelle mani della camorra. Ma visto che avere una piscina era sempre stato il suo sogno, se lo comprò lo stesso, e finì ancora prima di Ugo, concedendosi così la sua prima rilassante nuotata. Luigi, invece, ebbe il suo bel da fare, girando per le agenzie immobiliari senza trovare nulla. Con la crisi i prezzi erano andati alle stelle anche in periferia, così il porcellino si accontentò di un terzo piano a Torre Angela ed iniziò il trasloco. Fu così che un lupo magrissimo fuggito dallo zoo capitò per errore a passare di fronte alla casetta di Ugo. Non gli parve vero di vedere una porchetta impegnata nei cruciverba, così le saltò addosso, ma il maialino gli sfuggì e si chiuse in casa, sbarrando la porta. Il lupo, che non aveva fiato da sprecare in inutili soffi, prese direttamente un martello dalla cassetta degli attrezzi di Ugo e sfondò la finestra. Poi tutta la casa venne giù, ma quella fu una conseguenza non voluta. Il porcellino si mise a correre come un pazzo, prese il taxi fino a Napoli e si precipitò a casa del fratello Mario, che era impegnato nella sua piscina. Alla notizia che un lupo feroce stava inseguendo Ugo, Mario avrebbe volentieri risposto: “E che c’entro io?”, ma dal momento che oramai il fratello aveva indirizzato la bestia verso casa sua, Mario decise di ospitarlo, ed entrambi si barricarono dentro. Ma per entrare il lupo, che con gli anni s’era fatto furbo, non ebbe bisogno di soffiare né di rompere le finestre: passò al comando di polizia e segnalò la casa abusiva, così i due porcelli Mensile, I uscita 18 ottobre 2011 Racconti Biancaneve rock Racconti ni dovettero fuggire a gambe levate verso Roma per evitare la denuncia. Il povero Luigi, intanto, aveva appena caricato sull’ascensore l’ultimo scatolone quando si vide piombare i due fratelli, spaventati e scarmigliati, seguiti dall’ululato affamato del lupo. L’animale si presentò alla porta trafelato, studiando una maniera per entrare. “Porcellini buon… ehm, belli… fatemi entrare!” cantilenò, sbaciucchiando lo spioncino. “Ci hai scambiati per galline? Non siamo stupidi, sappiamo che vuoi mangiarci!” esclamò Mario. “Ma cosa dite? Io sono vegetariano, pacifista, contro la globalizzazione… Come potrei mangiarvi?” mentì lui, melenso. “Così!” rispose Ugo, addentando una bomba alla crema dall’altra parte della porta. Né l’umore né l’appetito del lupo migliorarono: “Stupidi maiali, non vi hanno detto qual è il vostro scopo nella catena alimentare? Dovete diventare salsicce, prosciutti, spiedini, bistecche, guanciali! A questo servite!” “Come sei superato, lupo!” rise Luigi, “All’antica a dir poco! Non sai che ora non si usano più queste cose? Tieni!”, e da sotto la porta gli passò un buono per il ristorante cinese ‘Rosso di sera’. Il lupo era così affamato che decise di farci una capatina prima di riprendere l’assedio. Prenotò un tavolo e ordinò involtini primavera, pollo alle mandorle, ravioli al vapore e riso cantonese. Fu la pace dei sensi. A fine serata pregò il proprietario di offrirgli un posto di lavoro, così divenne il lavapiatti con l’accesso a tutti gli spaghetti fritti che avesse desiderato. E i porcellini poterono vivere felici e contenti, con il mutuo da pagare a rate. Biancaneve aveva un grosso problema. Dopo la morte di sua madre il caro paparino si era risposato con una regina bellissima (aveva due o tre volte vinto il concorso di Miss Regno, in gioventù), ma che oramai viaggiava verso una certa età e aveva al suo attivo un numero non indifferente di plastiche facciali. La regina, con i suoi zigomi tirati e le labbra gonfie, era un filino gelosa di Biancaneve, tanto più che al mercato aveva comprato dei cetrioli per gli impacchi facciali, e aveva scoperto che uno di quelli era fatato e parlava, così lo interrogava in continuazione: “Cetriolo, Cetriolo delle mie brame, chi è la più bella del reame?”. Il giorno che il Cetriolo, sconsolato, rispose: “Biancaneve, stupida racchia rifatta!”, la regina, che amava le misure drastiche, decise di farla fuori. Così la matrigna (che possiamo a tutti gli effetti definire tale) ordinò al guardiacaccia di condurre Biancaneve nel bosco e lì di ucciderla, portando indietro come prova il suo cuore. Biancaneve, che di telenovele ne aveva viste, appena le fu proposta la gita iniziò a sospettare l’inghippo, e quando scorse il guardiacaccia estrarre un coltello vide la sua vita scorrerle davanti come in una diapositiva. Ma aveva torto: “Non voglio ucciderti, stai calma!”, disse il guardiacaccia, e si mise a far funghi. Venne fuori che era un figlio dei fiori, così lasciò andare Bianca e fuggì in Canada con una roulotte. La povera ragazza non poteva certo tornare al castello, così si mise a vagare, e nel fitto della foresta, dopo gran peregrinare, pensò che la fortuna l’avesse finalmente baciata di Francesca Cicetti 16 Mensile, I uscita 18 ottobre 2011 Racconti quando scorse una graziosa casina, molto ma molto più piccola di quella in cui lei abitava. E visto che era sporca e affamata, decise di entrare e di accomodarsi anche se non era stata invitata. Inutile dire che in quella casa così piccola con la sua mole Biancaneve combinò un mezzo disastro: rovesciò tavoli e sedie e ruppe il servizio buono di piatti, dopodiché si mise a dormire su sette bizzarri lettini che si trovavano in una stanzetta assolata. Fu svegliata parecchie ore dopo dalle estrose maledizioni che le giunsero alle orecchie, e quando aprì gli occhi vide sette buffi ometti (in tutta probabilità i proprietari dei letti) che facevano gestacci nella sua direzione. “Chi sei? Chi ti ha invitato?” disse uno di loro. Biancaneve cercò di balbettare una scusa, ma nessuno la stette a sentire. “Visto che ce l’abbiamo, teniamola!” disse un secondo nano (sì, erano nani), “Farà le pulizie e cucinerà! Ho sempre desiderato una colf!”. Il terzo fu d’accordo: “Starà accanto alla cenere del camino e alla pentola del sugo. Unendo le due parole vien fuori Cenerentola!”. Biancaneve azzardò una replica: “Quella veramente è un’altra favola…” Ma i nani non sentirono ragioni: la vollero come ragazza alla pari in casa loro, senza stipendio finché non avesse ripagato tutto quello che aveva rotto. I sette omini, che rispondevano ai nomi di Angolo, Oracolo, Apostolo, Mestolo, Truciolo, Binocolo e Sandalo, mangiavano come un esercito e sporcavano anche di più, per questo la vita di Biancaneve divenne un vero e proprio incubo. Intanto la regina interrogò di nuovo il Cetriolo su chi fosse la più bella del reame, e quello rispose: “Babbea, il guardiacaccia era un hippy, non ha ucciso Biancaneve, quindi è ancora lei la più bella, senza contare il fatto che tu hai le rughe!”, e la regina se la prese un po’, tanto che decise di avvelenare un cesto di mele e farlo recapitare alla figliastra. Quando Bianca si trovò il bel cesto davanti alla porta dei nani, decise di portarlo in casa e di fare una buona torta di mele per tutti. Così passò il pomeriggio ad impastare e ne venne fuori una prelibatezza, che aveva l’unico inconveniente di essere avvelenata (nonché ipercalorica). Dopo cena Angolo, Oracolo, Apostolo, Mestolo, Truciolo, Binocolo e Sandalo mangiarono la torta e caddero in un sonno profondo. Biancaneve si salvò solo perché era a dieta, e fuggì anche lei in Canada a cercare il guardiacaccia, che era un gran bell’uomo, scampando di nuovo alla matrigna, che pure, con il suo trasferimento, ridivenne la più bella del reame. E quando passò il Principe Azzurro, settimane dopo, trovò una gran brutta sorpresa: al posto della boccuccia di Biancaneve, sette nani schiavisti da sbaciucchiare. Fu così che Azzurro decise di cambiare mestiere e divenne addestratore di delfini, ma questa è un’altra storia. di Francesca Cicetti 17