Cross Video Days 2013 18-19 giugno 2013 Docks de Paris
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Cross Video Days 2013 18-19 giugno 2013 Docks de Paris
TITOLO Cross Video Days 2013 18-19 giugno 2013 Docks de Paris - DOCK HAUSSMANN 50, Av. du Président Wilson 93200 La Plaine Saint-Denis Paris MobilEvent SARL LUOGO E DATA ORGANIZZATORE 84 Avenue de la Republique 70511 Paris RELAZIONE Il primo mercato europeo per i professionisti di crossmedia e transmedia Durante i due giorni di dibattiti e networking tra gli addetti ai lavori intervenuti (più di 30 delegati, 13 start-ups e oltre 15 broadcasters convenuti per condividere know-how e visioni critiche via microfono e via Twitter) sono stati lanciati 40 progetti in due distinte sessioni, alla presenza di potenziali funders e co-producers da tutta Europa. Parallelamente alla conferenza, hanno avuto luogo 10 workshops sui temi: crowdfunding (Ulule), diritti d’autore connessi alla creazione multimediale (SCAM), digital marketing strategy (Brightcove), media brand and brand community (Streameo), next generation entertainment (3x3, Transmedia Storyteller Ltd), content validation (Youscreenlt), digital video and multiscreen strategy (Qbrick), esperimenti interattivi (Pictanovo), cross media environment (Socult). Inoltre, Fabrice Bonanno, Vice Presidente e Direttore generale Delegato Coyote, ha premiato il progetto vincitore della call lanciata da Coyote (partner di Cross Video Days) per progetti crossmediali di shows televisivi. Martedì 18 giugno Amandine Cassi, Head of International Research, ha introdotto la prima giornata di lavori con un keynote speech per Médiamétrie /Eurodata TV. Focus della sua presentazione è stato la plurima esperienza di visione della TV oggigiorno, attraverso la fruizione di contenuti in un ecosistema multi-schermo. La moltiplicazione degli schermi e la pratica del multitasking tramite smartphone e tablet, mentre si guarda la TV - offrono profittevoli opportunità di sviluppo per il mercato del broadcasting. A ciò si connette la dimensione dello sharing sui social networks, oltre alla rivoluzione che ha investito il comparto dell’informazione, per cui notizie live sono costantemente accessibili a chiunque. La popolazione americana è in testa al nuovo trend mostrando un progressivo aumento nel consumo di TV via Internet. Piattaforme digitali connesse alla Tv permettono inoltre di memorizzare nel cloud programmi riguardabili poi in qualsiasi momento. La Cassi ha poi elencato una serie di esempi di 2nd screen apps (applicazioni su secondo schermo) legate a popolari serie televisive (come “Jersey Shore”), lo sviluppo delle quali permette di inserirsi in un framework competitivo che garantisce efficienza sia in termini di contenuti (di qualità) che di forme d’accesso (diversificate). La dimensione della Social TV è 1 teatro di sperimentazioni e lanci di progetti pilota di serie televisive. Arricchire l’esperienza della visione su primo schermo (TV) tramite bonus contents resi disponibili su social network (Facebook e Twitter), live chat, applicazioni correlate al prodotto TV, l’interazione tra videogame e fiction (“Defiance” l’esempio di riferimento), si traduce nella creazione di un ecosistema che potenzia l’output e l’offerta al consumatore. Tra i format citati dalla Cassi, il documentario “Mankind - the story of all of us”, proposto come “esperienza totale” allo spettatore e finalizzato al leverage di altri programmi del gruppo (Nutopia). “Breakout Brasil” (Sony Picture TV) è invece un talent quest che permette di selezionare via web i futuri partecipanti al reality TV, con 250 gruppi musicali candidati e 4000 canzoni originali create durante il contest. Panel 1 – How to jump into the digital world? > Florence Gastaud, Delegato Generale, ARP > Lancelot Pecquet, Strategy consultant and professor and digital expert, Willstrategy > Hervé Rony, Direttore Generale, SCAM > Louis Van Proosdij, Founder & CEO, Fair Play Interactive > Laurent Cotillon, Editore, Le Film Français, Animateur La discussione ha preso le mosse dal Lescure report, il rapporto dal titolo "Contribution aux politiques culturelles à l'ère numérique" presentato lo scorso 13 maggio da Pierre Lescure al Presidente francese Hollande, a conclusione della missione affidatagli "Acte 2 de l'exception culturelle", con il compito di definire le guidelines di una politica culturale che permetta di conciliare i diritti del pubblico e degli autori e di assicurare lo sviluppo delle industrie culturali francesi nell'era di Internet, dominata attualmente dai 4 colossi statunitensi Google, Apple, Facebook e Amazon. Tutti i media culturali sono interessati dalla rivoluzione digitale che sta abbattendo le frontiere e dando accesso a un'offerta culturale sempre più ampia e meno cara. In primo luogo, il rapporto riafferma la nozione di "eccezione culturale", cioè che la cultura debba essere protetta per la sua dimensione etica, politica e sociale, che la rende uno dei fondamenti della dignità umana, e che non debba essere integralmente sottomessa alle regole del diritto comune e all'economia di mercato. Gli 80 suggerimenti per adattare il quadro legislativo regolamentare francese in materia all'era digitale sono stati sintetizzati in 3 capitoli riguardanti: A. l'accesso del pubblico alle opere e all'offerta culturale in linea; B. remunerazione dei creatori e finanziamento della creazione; C. protezione e adattamento dei diritti di proprietà intellettuale. I relatori hanno commentato il rapporto mettendone in luce possibili punti mancanti e interrogandosi sull’esistenza o meno di un gap tra cultura e industria digitale. L. Van Proosdij sostiene la necessità di permettere agli users di trovare i loro contenuti - quel che il fruitore vuole e nel momento in cui lo desidera - senza ricorrere a networks pirati. Pecquet considera il report non sufficientemente lungimirante, ma solo palliativo nel breve periodo. Bisogna fornire una strategia forte al di là degli strumenti legislativi, perché tangibile è il rischio di essere in ritardo sulla tecnologia. Ci si è poi confrontati sulla tematica della repressione del download illegale: l’esempio del music business insegna che potenziamento e diversificazione dell’offerta, nonché abbassamento del costo, non risolvono il problema alla radice. Il comportamento sociologico degli utenti differisce tra questioni legali e illegali. Secondo F. Gastaud sono necessari preliminarmente agreements nazionali, poi a livello europeo (la Commissione Europea monitora la tematica con la sua Digital Agenda). Non v’è dubbio che Internet sia il luogo dove trasmettere e trovare i contenuti video. Tuttavia, la realtà della rete rompe gli schemi, compresi quelli relativi al tipo di finanziamento. Di qui le posizioni conservative improntate a cautela e protezionismo, cui L. Van Proosdij ribatte nuovamente che sia fondamentale rendere disponibili – in qualsivoglia formula – i contenuti 2 agli users. Altro punto nodale della conversazione è stato il problema di rifondare la media chronology nel mercato dei servizi di Video On Demand: un tempo ci si chiedeva, infatti, se la TV non rischiasse di uccidere il cinema; oggi, se abbia senso lasciar attendere un tempo tale per cui il pubblico dimentichi il prodotto culturale (esposto com’è a una continua offerta). Geolocalizzazione dei sistemi distributivi nelle dead zones (prive di teatri e cinema) e necessità di un approccio “didattico” nei confronti del pubblico sono ulteriori aspetti messi in luce. Si è parlato altrettanto dell’importanza di acquistare contenuti a un prezzo ragionevole, per ottenere una filiera in cui il valore aggiunto sia equamente distribuito. Quest’ultima va rafforzata ed espansa dai producers, contando sul fatto che i nuovi mezzi rendono molto più facile connettere i contenuti ai fruitori che ne costituiscono la domanda. La Gastaud ha però ribattuto che le persone sono ancora curiose ed esprimono il desiderio di essere sorprese: il rischio di spingersi troppo in là col profiling degli users è dunque da tenere in considerazione. Sempre Florence G. ha fatto riferimento a un progetto implementato da ARP, consistente nel lancio esclusivamente on-line di una serie di film europei secondari, non blockbuster. In definitiva, ci si è tornati a chiedere se fosse auspicabile un accordo da Bruxelles. La risposta è stata, di nuovo, che bisogna agire sui rapporti contrattuali, in un senso più liberale, dunque, che non significhi deregolamentazione, bensì sviluppo della normativa e accelerazione. Ciò affinché si generi profitto al termine della catena e si garantisca la sopravvivenza degli operatori (compresi gli artisti con cui andrebbe condivisa una maggiore quota d’introiti). Panel 2 – All broadcasters on the web? > Gregory Dray, Head of Content Partnerships, News and Education, YouTube EMEA, Google > Alexandre Malsch, CEO, Melty > Marie Laure Sauty de Chalon, CEO, Au feminine > Bertrand Gié, Head of Digital Media, Le Figaro > Robert Raiola, Senior Marketing Director EMEA, Brightcove > Laurent Guerin, Expert Digital, Media and Social TV, Moderatore In questo panel ci si è chiesti come lavorare assieme - autori, produttori e distributori - a una strategia che permetta di raggiungere il più vasto pubblico. G. Dray ha parlato dei 50 canali (offerta di VOD a pagamento) inaugurati da YouTube, per cui esistono specifici modelli di business adatti ai diversi contenuti. La partnership coi canali rende possibile la monetizzazione dei contenuti disponibili in rete; in tal modo un anticipo rispetto agli introiti garantisce sostegno alla creazione. Ricorrere a piattaforme verticali è indispensabile al fine di suddividere in categorie (per singoli contenuti editoriali) la mole di materiale video archiviato. M. L. Sauty de Chalon ha racconta del canale co-fondato su Youtube da Au féminin: il magazine guadagna più su carta stampata, ma punta sulla diversificazione dell’offerta e all’ampliamento dei pubblici, proponendo contenuti trasgressivi e oggetto di tabù. B. Gié ha esposto la strategia web di Le Figaro: intercettare immagini già circolanti on-line e renderle disponibili nel posto giusto al momento giusto. Il contenuto del giornale oggi è in perenne evoluzione (non si cristallizza alle 22:00); pertanto, deve adattarsi ai requisiti del web, cioè velocità, facilità di accesso, ipertestualità e basarsi su brevità dei testi, potenziale impatto delle notizie, ricchezza d’immagini (che catturano l’attenzione dell’internauta). Emmanuel André, fondatore di Besançon TV, ha portato la sua esperienza originatasi nella e per la comunità: app gratuite per IPhone hanno fatto sì che il broadcaster guadagnasse popolarità tra la gente del posto. R. Raiola ha invece narrato della piattaforma di mixed broadcasting Brightcove, che consente al brand utente dei servizi di monitorare ciò che accade in ogni ambito della campagna di comunicazione. 3 Panel 3 – Transmedia trends > Vincent Leclercq, Direttore Generale, Pictanovo > Adipat Virdi, Transmediology > Jean Baptiste Dumont, Realizzatore > Robert Pratten, CEO, Transmedia Storyteller Ltd > Alok Nandi, Creative Director, Architempo, Moderator Il gruppo di relatori ha sostenuto che i cross media siano ancora in fase pionieristica (non solo a livello tecnologico, versante che serve a garantire l’interattività). Pareri discordanti si sono registrati sul ruolo che il denaro pubblico dovrebbe rivestire come acceleratore (per Dumont irrinunciabile). La difficoltà a reperire fondi privati deriverebbe dal fatto che si tratti di mercato ancora emergente. L’opposizione pubblico/privato sembra in fondo piuttosto semplicistica. Esperimenti di crowdfunding (reperire direttamente tra le masse i fondi) potrebbero essere un’alternativa alla formula pay on demand; d’altraparte, ogni progetto sembra irriducibile e pare richiedere un suo proprio modello di business. Tra gli aspetti ancora in fase di messa a punto, quello dell’attrazione dell’audience, la quale non solo va intercettata, ma anche guidata entro la dimensione trans-mediale. Gli spettatori vanno posti al centro dell’esperienza plurima di visione, magari pungolati da elementi già molto noti relativi a uno dei media o canali distributivi coinvolti (per esempio il telefilm). Se la strada è quella di un industrialized 2nd screen, è importante far sì che il fruitore non sia coinvolto in maniera solo passiva ma faccia esperienza di una augmented reality creata dalla convergenza tra storytelling e jointly creation. Per generare quest’audience è importante stimolare il desiderio di tali prodotti multidimensionali. Mercoledì 19 giugno Television: a four-way mirror è il titolo del keynote speech per Médiamétrie tenuto da JeanPierre Panzani, Marketing and Development Director. Lo studio “Global TV” condotto in Francia nel 2012 ha mostrato come la gerarchia di consumo video ponga ancora in testa la TV, seguita da PC, smartphone e tablet (per questi ultimi il target d’età dell’utente influisce visibilmente sull’uso). Se la TV assorbe ancora la maggior parte del consumo – e dunque il 2nd screen non detta ancora la fine del TV set – ci si domanda a quali utilizzi siano deputati gli schermi alternativi. Il PC è destinato al consumo video in streaming o in differita gratuito; lo smartphone a videogames, radio/musica e social network; si fa ricorso al tablet per streaming TV e radio/musica. Venendo al multitasking, si stima che un internauta su due utilizzi un 2nd screen mentre guarda la TV (double task). Ulteriori dati indicano come la fruizione dei diversi schermi sia al suo interno diversificata in base al tipo di visione: in diretta, in differita, catchup TV (accesso on demand a programmi già messi in onda). In conclusione, diversi schermi testimoniano un accresciuto desiderio di consumo TV. La Social TV consente di seguire conversazioni digitali (su Twitter riferendosi all’hashtag #) concernenti le trasmissioni video: il 18% degli internauti ha recentemente commentato programmi TV via smartphone o tablet; il 65% dopo la trasmissione. La risposta al quesito se gli altri schermi siano competitors della TV è che il contenuto detta l’audience, più che il device. Panel 4 – Digital platforms: New uses, new business models > Gabriel Mandelbaum, Co-fondatore, Spideo > Frédéric Sitterlé, CEO, myScreen > Adrien Larripa, VP Distribution, eBuzzing > Stéphanie Boissin, CEO, Wat. TV, Gruppo TF1 > Antoine Nazaret, Head of Content, Dailymotion 4 > Olivier Ezratty, Digital Media Strategy Consultant, Moderator F. Sitterlé ha sostenuto che la moltiplicazione degli schermi implichi un’evoluzione nella maniera di consumare ma non nel tipo di contenuti. Il picco di traffico si registra sulle trasmissioni con forti investimenti di marketing. Per G. Mendelbaum la sfida del broadcasting è fornire accesso ai contenuti. A. Larripa ha spostato il focus sull’advertisement e sulla necessità di equilibrio nella durata e intrusività del messaggio (evitare eccessivo noise); il nuovo format per il web deve concedere allo user di saltare la pubblicità. Maggiore controllo sulla revenue chain e sul prezzo della pubblicità (troppi players nella catena dell’advertisement, margini di profitto troppo ristretti) è auspicabile di pari passo con l’elevata qualità dei contenuti e una semplificazione dei metodi di pagamento. E’ forse questo un mondo in cui si è condannati a essere “big” per sopravvivere? La sfida dell’internazionalità non deve, ad ogni modo, mettere in ombra la componente locale degli stakeholders. Panel 5 – Short format programs, format for the future? > Aline Bonnet, Media Strategy Manager, Orangina-Schweppes > Sylvia Tassan Toffola, Deputy Chief Executive Officer Commercial, TF1 Publicité > Christophe Dalmasso, Founder, La Virgule TV > Adrien Labastire, Deputy Manager of New Web Digital Comedy Platform, Golden Moustache > Emmanuel Fraysse, Digital Business Consultant, Business is digital, Moderator Il contenuto video che risponda alla domanda di un internet user multitasker, connesso a diversi ecosistemi con approccio zapping, in un contesto di overconsumption e complementarietà tra TV e web, è necessariamente più breve e rapido. A. Labastire ha sottolineato il fatto che sopra i 3 minuti il contenuto debba essere molto attrattivo per catalizzare lo spettatore (soggetto a stimoli contemporanei da più schermi), pertanto lo script di un programma corto non può funzionare per durate maggiori. Lo sharing è la chiave di attrazione sul web; inoltre, indurre il pubblico a scovare dettagli seminascosti nello short content può costituire un’arma vincente. Secondo A. Bonnet non è il tempo ma la coincidenza di target di audience e genere di programma a creare un circolo virtuoso. Durante questo panel sono altresì emersi i concetti di brand community e responsive content (contenuti che si attaglino ai diversi devices). Panel 6 – Social TV and second screen: the new power of the audience > Fabien Bareti, Delegato Generale, ARP > Pascal-Hippolyte Besson, Strategy consultant and professor and digital expert, Willstrategy > Daniel Bô, PDG, Quali Quanti > Sebastien Lefebvre, CEO, Mesagraph > Baptiste Manin, Innovation and Marketing Director, eTF1 > Olivier Ezratty, Digital Media Strategy Consultant, Moderator L’ultima sessione di discussione è stata inaugurata da considerazioni psico-comportamentali sul diverso rapporto del corpo con lo spazio in base alle 4 taglie di schermo. Si passa quindi dalla TV, che implica un massimo sforzo di adattamento dell’utilizzatore allo schermo, allo smartphone, in cui è lo schermo piccolo ad “andare verso” l’utilizzatore (il quale ha piena coscienza, pertanto, dell’interazione). Attualmente la società (europea, soprattutto) è più matura relativamente al 2nd screen che alla Social TV. Due anni fa a Natale il mercato dello smartphone è stato per la prima volta più vasto di quello del PC. Il 2nd screen genera una gamification dei contenuti, intesa come strumento perché l’audience ritorni al prodotto. In 5 ambito social, Twitter è attualmente la piattaforma più sorprendente quanto a potenziale coinvolgimento della community impegnata nella discussione pre e post trasmissione del programma TV (sebbene vi sia una percentuale degli users che si approcciano al mezzo in maniera “passiva”, cioè non sono attivi nella condivisione). Film e serie sono, infatti, assieme a politica e sport, i trend topics più frequenti. Ovviamente, Facebook si configura quale major nel settore dei social network e gioca senza dubbio un ruolo rilevante come strumento di condivisione on-line di contenuti. LINK Streaming: http://www.crossvideodays.com/ Eseguito da: Danila D'Addazio UNIONCAMERE DEL VENETO Delegazione di Bruxelles Av. de Tervueren 67 - B-1040 Bruxelles Tel. +32 2 5510490 Fax +32 2 5510499 Mobile +32 485 064965 E-mail [email protected] 6