Apparati per la rete SDH
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Apparati per la rete SDH
A. Mariconda, R. C. Misul, F. Parente, R. Pietroiusti - Apparati per la rete SDH Apparati per la rete SDH A. Mariconda, R. C. Misul, F. Parente, R. Pietroiusti (*) L’articolo illustra le principali caratteristiche degli apparati SDH sia dal punto di vista della architettura funzionale, sia dal punto di vista delle possibili applicazioni di rete. La descrizione della architettura degli apparati viene effettuata utilizzando l’approccio seguito in ambito CCITT; vengono quindi descritti gli schemi a blocchi funzionali degli apparati “esplodendo” via via le funzioni composte nelle funzioni basilari componenti. Sono brevemente illustrate le metodologie utilizzate per la protezione di rete basate sulle apposite funzionalità previste negli apparati sincroni. Sono infine riportate alcune considerazioni sulle problematiche relative alla gestione degli apparati nelle reti SDH. 1. Introduzione Le operazioni fondamentali per il trasporto dei flussi informativi numerici nelle reti di telecomunicazione sono: la multiplazione, la permutazione e la trasmissione. Queste tre operazioni, nella rete plesiocrona esistente (PDH Plesiochronous Digital Hierarchy), sono generalmente svolte rispettivamente da tre diverse tipologie di apparato interconnettibili tra loro tramite interfacce standardizzate. Tali apparati sono completamente caratterizzati, per quanto concerne le modalità di impiego in rete, dalla specifica funzione svolta e dalle interfacce di interconnessione. Nel caso della rete sincrona (SDH) le operazioni fondamentali menzionate possono essere variamente integrate in un unico apparato. Ad esempio la standardizzazione delle interfacce di linea ottiche consente l’integrazione funzionale e meccanica dei terminali di linea negli altri apparati SDH, così pure la facilità di accesso diretto ai flussi tributari nelle trame dei diversi ordini gerarchici SDH porta all’integrazione delle funzioni di multiplazione e di permutazione. Il processo di standardizzazione degli apparati SDH rende quindi necessaria una caratterizzazione funzionale molto più dettagliata rispetto agli apparati della rete plesiocrona. D’altra parte il metodo di standardizzazione non deve implicare l’adozione di specifiche soluzioni realizzative (hardware e software); pertanto la descrizione degli apparati è basata sull’impiego di blocchi funzionali, ciascuno dei quali viene caratterizzato in termini di interfacce e di funzionalità svolte. Tali blocchi, eventualmente costituiti da insiemi di unità (*) ing. Alfonso Mariconda, ing. Roberto Clark Misul, ing. Fulvio Parente, ing. Romolo Pietroiusti - SIP DG - Roma. funzionali elementari, opportunamente combinati danno origine alle diverse tipologie di apparati. Il processo di composizione funzionale può essere assimilato ad un “meccano” i cui elementi modulari, costituiti dai vari blocchi funzionali SDH, opportunamente composti consentono diverse aggregazioni funzionali ed architetturali e quindi diverse tipologie di apparato. Questi ultimi a loro volta costituiscono gli elementi base per la realizzazione delle diverse topologie e strutture di rete SDH. Il processo di descrizione funzionale è trattato nel paragrafo 2. Nel paragrafo 3 sono riportati i tipi e le caratteristiche generali degli apparati, delle interfacce di interconnessione e delle linee trasmissive SDH; nel paragrafo 4 sono brevemente descritte le procedure per la protezione di rete basate sulle apposite funzionalità degli apparati sincroni. Nel paragrafo 5 sono presentati alcuni esempi d’impiego degli apparati per realizzare nuove architetture di rete; nel paragrafo 6 sono infine riassunte alcune considerazioni sugli aspetti di gestione degli stessi. 2. Modello funzionale di riferimento Il metodo di standardizzazione degli apparati SDH in ambito CCITT (raccomandazioni G.781M, G.782M e G.783M) è stato basato sulla definizione di modelli funzionali di riferimento che prescindono dalle possibili realizzazioni circuitali delle singole funzioni. Le principali funzioni fornite dalle reti SDH si rispecchiano sostanzialmente nella struttura di trama SDH, negli elementi costitutivi della stessa (Virtual Container, TU, AU,..) e negli usi previsti per la capacità di servizio (SOH - Section OverHead e POH - Path OverHead). Per la descrizione della trama SDH e delle funzionalità principali della rete SDH si fa riferimento ad [1]. Notiziario Tecnico SIP - n. 3 - Aprile 1993 49 A. Mariconda, R. C. Misul, F. Parente, R. Pietroiusti - Apparati per la rete SDH interfaccia Q GESTIONE interfaccia OHA OHA SEMF U ........... LOI LPC interfaccia F MCF interfaccia sincrona S LCS HOA HPC HCS TTF interfacce plesiocrone HOI TRATTAMENTO DELLA TRAMA SDH T2 T0 T1 SETS Figura 1 Aree funzionali di un generico apparato SDH I modelli funzionali di riferimento derivano da una scomposizione delle tecniche di trattamento dei segnali previste nella SDH in un insieme di funzioni elementari; ciascuna funzione elementare è rappresentata come elemento connesso ad altri elementi attraverso punti di riferimento. Gli elementi funzionali possono essere raggruppati per dare origine a funzioni più complicate (compound function) che nel seguito chiameremo blocchi funzionali e che possono essere a loro volta utilizzati per originare rappresentazioni funzionali delle diverse tipologie d’apparato. In un generico apparato sincrono è possibile identificare tre insiemi di blocchi o “aree funzionali” come mostrato schematicamente in fig. 1: La prima area, denominata “trattamento della trama SDH”, comprende i blocchi funzionali relativi alla generazione delle varie strutture numeriche fino alla formazione del modulo STM-N; quest’area svolge quindi le funzioni connesse con l’attuazione dello schema generale di multiplazione SDH [1]. La seconda area, denominata “sincronizzazione”, comprende i blocchi funzionali relativi alla generazione ed al controllo dei segnali di temporizzazione dell’apparato. La terza area infine, denominata “gestione”, comprende i blocchi relativi alla gestione ed all’accesso, trattamento ed elaborazione delle informazioni trasportate dagli overhead. In figura sono evidenziate le interfacce esterne tipiche degli apparati SDH; esse sono: - interfaccia Q, che consente la connessione con la rete di gestione SDH (SMN - SDH Management Network); - interfaccia F che consente la connessione degli apparati SDH con la stazione di gestione locale; - interfaccia di accesso alla capacità di servizio della trama SDH (OHA - OverHead Access) quali ad esempio il canale di servizio (byte E) ed il canale d’utente (byte F1); 50 Notiziario Tecnico SIP - n. 3 - Aprile 1993 S SINCRONIZZAZIONE SETPI Interfaccia di sincronizzazione S - interfaccia di sincronizzazione che permette agli apparati SDH di derivare la propria temporizzazione anche da una sorgente esterna; - interfacce tributari plesiocroni ai diversi livelli gerarchici; - interfacce di linea sincrone STM-N (N = 1, 4, 16). In figura 1 è illustrata altresì la composizione di ciascuna area funzionale in termini di blocchi funzionali. Lo scambio di informazioni tra i diversi blocchi funzionali avviene attraverso i punti di riferimento S, T ed U. L’area funzionale “trattamento della trama SDH” è costituita da sette blocchi di seguito descritti: - LOI (Lower Order Interface): effettua la terminazione e l’interfacciamento fisico dei flussi plesiocroni di livello più basso (1.5/2 e 34/45 Mbit/s) ed il loro inserimento (estrazione) nel (dal) flusso sincrono ed in particolare nei VC di ordine basilare (VC11, VC12, VC2, VC3); inoltre elabora i corrispondenti POH (Path OverHead) e gestisce l’allocazione flessibile dei VC di ordine basilare nei VC di ordine superiore (VC3, VC4)(1). - LPC (Lower order Path Connection): permette l’assegnazione flessibile, tramite una matrice di permutazione, di VC di ordine basilare all’interno di un VC di ordine superiore. - LCS (Lower order Connection Supervision): fornisce l’accesso al POH dei VC di ordine basilare per funzioni di controllo e riempie con contenuti fittizi i contenitori dei VC non utilizzati (unequipped). (1) E’ opportuno osservare che il VC-3 può essere sia di ordine basilare che di ordine superiore. Quando VC-1 o VC-2 sono multiplati in un VC-3, allora il VC-3 è considerato di ordine superiore. Quando invece un VC-3 è multiplato in un VC-4, allora il VC-3 è considerato di ordine basilare. A. Mariconda, R. C. Misul, F. Parente, R. Pietroiusti - Apparati per la rete SDH - HOA (Higher Order Assembler): inserisce i VC di ordine basilare nei VC di ordine superiore stabilendo congruentemente i puntatori dei TU relativi; inoltre estrae, elabora ed inserisce il POH relativo ai VC di ordine superiore. - HOI (Higher Order Interface): effettua la terminazione e l’interfacciamento fisico dei flussi plesiocroni di livello più elevato (140 Mbit/s), il loro inserimento (estrazione) nel (dal) flusso sincrono, in particolare nel VC4, ed elabora i corrispondenti POH. - HPC (Higher order Path Connection): permette l’assegnazione flessibile, tramite una matrice di permutazione, dei VC di ordine superiore (VC4) all’interno di un segnale STM-N. - HCS (Higher order Connection Supervisor): fornisce l’accesso ad alcuni byte del POH dei VC di ordine superiore per funzioni di controllo e riempie con contenuti fittizi i VC non utilizzati (unequipped). - TTF (Transport Terminal Function): forma l’unità AU a partire dal VC4 elaborandone il puntatore, esegue la multiplazione di più AU in un AUG per formare la trama STM-N, elabora l’overhead di sezione di multiplazione (MSOH) e/o di rigenerazione (RSOH) ed effettua la terminazione di linea e l’interfacciamento fisico dei flussi STM-N. Questo blocco include inoltre la forchetta necessaria per poter trasmettere il flusso STM-N su due linee e lo scambio automatico in ricezione da una linea all’altra in caso di guasto. L’area funzionale “gestione” è costituita da tre blocchi: - OHA (OverHead Access): consente l’accesso ai byte della SOH per i canali di servizio e per uso nazionale. Esso scambia informazioni con gli altri blocchi funzionali mediante i punti di riferimento U. - SEMF (Synchronous Equipment Management Function): elabora e converte i dati relativi alle prestazioni trasmissive (ad esempio BER), agli allarmi, alla configurazione/equipaggiamento degli apparati ed agli altri parametri gestionali, in messaggi opportuni da trasmettere o sui canali dati di servizio (DCC - Data Communication Channel) previsti nella SOH, e/o sulle interfacce F e Q. Esso scambia informazioni con gli altri blocchi funzionali mediante i punti di riferimento S. - MCF (Message Communications Function): questo blocco riceve, immagazzina, trasmette e smista messaggi fra il blocco SEMF, i canali dati di servizio (DCC) e le interfacce F e Q. Gli MCF di diversi apparati in rete costituiscono in effetti i nodi di una rete dati a pacchetto che utilizza per i collegamenti i DCC; i messaggi indirizzati allo specifico MCF sono terminati in esso ed inviati per la elaborazione al SEMF mentre gli altri messaggi sono instradati secondo procedure prestabilite agli altri MCF. L’area funzionale “sincronizzazione” è costituita da due blocchi funzionali: - SETPI (Synchronous Equipment Timing Physical Interface): costituisce l’interfaccia tra un segnale di sincronizzazione esterno all’apparato ed il circuito interno di sincronizzazione (SETS). Il blocco consente altresì di rendere disponibile un segnale di sincronizzazione utilizzabile da altri apparati. - SETS (Synchronous Equipment Timing Source): costituisce la vera sorgente di sincronizzazione dell’apparato. Come indicato in figura 1 esso può utilizzare i seguenti segnali di riferimento: il segnale presente sulla interfaccia di sincronizzazione, il segnale estratto dalla interfaccia di linea SDH mediante il blocco funzionale TTF (punto di riferimento T1) o il segnale estratto da un tributario plesiocrono mediante il blocco funzionale LOI (punto di riferimento T2); in assenza dei suddetti riferimenti, la sorgente di sincronizzazione è costituita da un oscillatore interno al blocco. La temporizzazione dell’apparato viene distribuita attraverso il punto di riferimento T0. Nella tabella riportata in appendice, per ogni blocco di figura 1, viene fornita la composizione in termini di elementi funzionali “basilari”; i blocchi HPC e LPC non sono ulteriormente esplosi perché già “basilari”. A seconda del tipo di apparato, i vari blocchi possono o meno essere presenti e, se presenti, possono eventualmente essere in numero variabile. A prescindere dalle aree funzionali di gestione e di sincronizzazione, allo scopo di chiarire ulteriormente il ruolo di ciascun blocco funzionale, si riporta un esempio di assemblamento di blocchi appartenenti alla area relativa al trattamento della trama SDH per un ipotetico apparato sincrono. Si considera in particolare lo schema a blocchi di un ripartitore in grado di permutare VC4 e VC12 e con porte d’accesso di tipo STM-1 (155 Mbit/s) o plesiocrone a 140 e 2 Mbit/s; lo schema può essere rappresentato come in figura 2. Con riferimento ad una determinata direzione di trasmissione, l’apparato dovrà quindi consentire di: - inserire un VC4 oppure un VC12 di uno qualsiasi dei flussi STM-1 in ingresso in uno qualsiasi dei flussi STM-1 in uscita; - trasferire un flusso a 140 Mbit/s contenuto in uno qualsiasi dei VC-4 di un STM-1 in ingresso in uno qualsiasi dei flussi a 140 Mbit/s in uscita; - inserire un flusso a 140 Mbit/s in ingresso in uno qualsiasi dei flussi di uscita STM-1 o a 140 Mbit/s; - inserire uno qualsiasi dei flussi a 2 Mbit/s in ingresso in uno qualsiasi dei flussi STM-1 in uscita; - trasferire un flusso a 2 Mbit/s contenuto in un VC12 di un qualsiasi flusso STM-1 in ingresso in uno qualsiasi dei flussi a 2 Mbit/s in uscita o in uno qualsiasi dei VC12 di un qualsiasi flusso STM-1 in uscita. Notiziario Tecnico SIP - n. 3 - Aprile 1993 51 A. Mariconda, R. C. Misul, F. Parente, R. Pietroiusti - Apparati per la rete SDH A STM1 TTF A' HPC VC4 HCS STM1 HCS B B' C C' HOI TTF HOI 140 Mb/s 140 Mb/s blocco TTF, monitorato dal blocco HCS e permutato dal blocco HPC verso il blocco HOA; qui viene disassemblato nei 63 VC12 trasportati ed il VC12 in oggetto viene permutato dal blocco LPC sulla porta a 2 Mbit/s di uscita selezionata. Nel verso opposto vengono effettuate tutte le operazioni inverse. 3. Tipi e caratteristiche generali degli apparati SDH LCS HOA LCS LPC VC12 LCS LCS HOA 2 Mb/s 2 Mb/s LOI LOI LOI LOI Possibilità di permutazione dei VC4 nella HPC A - A' A - B' A - C' B - A' B - B' B - C' Figura 2 Sempre possibile Solo se il VC4 in A porta un tributario a 140 Mbit/s Solo se il VC4 in A porta 63 tributari a 2 Mbit/s Sempre possibile Sempre possibile Impossibile Schema a blocchi funzionali di un ripartitore SDH Considerando i flussi entranti occorrerà anzitutto terminare le differenti sezioni trasmissive; in particolare i flussi STM-1 vengono trattati dal blocco funzione di terminazione trasmissiva (TTF) che, oltre a svolgere tutte le funzioni di terminazione, provvede alla estrazione del VC4 trasportato; su tale VC4, mediante il successivo blocco HCS, si opera un controllo della qualità trasmissiva e dell’identificativo del percorso del tributario impiegando gli appositi byte (B3, J1, G1, C2) nell’overhead di percorso (POH) del VC4 stesso. I flussi a 140 Mbit/s, invece, sono trattati dal blocco HOI che, oltre alle funzioni di terminazione di linea, effettua l’inserimento dei flussi nel contenitore C4 e genera il VC4 elaborando il corrispondente POH. I flussi a 2 Mbit/s sono trattati dal blocco LOI che effettua la terminazione di linea, inserisce i flussi nei contenitori C12 e genera i VC12 elaborando i relativi POH. La permutazione dei VC4 viene effettuata tramite il blocco HPC, mentre la permutazione dei VC12 viene effettuata nel blocco LPC. Per permutare i VC12 trasportati da un VC4 occorre anzitutto disassemblare il VC4 tramite il blocco HOA. Su tali VC12 può essere effettuato un controllo della qualità trasmissiva e dell’identificativo del percorso del tributario tramite il blocco LCS utilizzando l’apposito byte (V5) del relativo POH. A titolo di esempio si descrive la permutazione di un flusso a 2 Mbit/s trasportato da un STM-1 in ingresso su una delle porte a 2 Mbit/s in uscita (vedi fig. 2). Il VC4 che trasporta il VC12 interessato viene estratto dal 52 Notiziario Tecnico SIP - n. 3 - Aprile 1993 Le raccomandazioni CCITT G.707, G.708, G.709 che definiscono i concetti per i sistemi e le reti SDH consentono di configurare una grande varietà di aggregati di funzioni trasmissive e quindi una vasta gamma di possibili tipologie e strutture di apparati. La necessità di standardizzazione ha portato in CCITT alla definizione (raccomandazione G.782) di un limitato numero di tipologie di apparati che rappresentano i cardini per la realizzazione delle architetture della rete SDH. Come detto precedentemente le raccomandazioni CCITT non pongono vincoli sulle possibili realizzazioni circuitali nè sugli elementi dimensionali (numero di porte, tributari, ecc.) e di modularità degli apparati. Nel seguito di questo paragrafo si riporta la descrizione delle principali tipologie di apparati e delle relative caratteristiche fondamentali indicando qualche dettaglio sugli apparati più interessanti di prima generazione che saranno posti in esercizio in Italia nel prossimo futuro. I principali tipi di apparati SDH sono: - multiplatori terminali; - multiplatori di elevato ordine gerarchico; - multiplatori inseritori/estrattori (ADM - Add-Drop Multiplexer); - ripartitori numerici (DXC - Digital Cross-Connect); - rigeneratori di linea; - ponti radio e ripetitori. Prima di procedere alla descrizione dei singoli tipi di apparati è opportuno richiamare alcuni concetti sulle interfacce e sulle linee di interconnessione fra gli stessi. 3.1. Interfacce e linee di interconnessione I livelli gerarchici SDH finora definiti sono il STM1, il STM-4 ed il STM-16 corrispondenti rispettivamente a 155,520 Mbit/s, a 622,080 Mbit/s e a 2,48832 Gbit/s. Le interfacce di interconnessione degli apparati sono ottiche per i flussi STM-4 e STM-16 e possono essere sia ottiche che elettriche per il flusso STM-1. Le interfacce degli apparati SDH relative ai flussi della rete plesiocrona (PDH) sono identiche a quelle degli apparati PDH esistenti; esse come noto sono di tipo elettrico e sono descritte nella raccomandazione G.703 del CCITT. Occorre notare che anche le caratteristiche dell’interfaccia elettrica STM-1 sono state recentemente inserite in detta raccomandazione. A. Mariconda, R. C. Misul, F. Parente, R. Pietroiusti - Apparati per la rete SDH Come descritto nel paragrafo 2 è possibile prevedere una seconda interfaccia del flusso aggregato STM-N per la protezione dello stesso a livello trasmissivo con scambio automatico dei flussi aggregati in caso di guasto di una delle due linee di trasmissione. 3.3 Multiplatori di elevato ordine gerarchico In generale i multiplatori di elevato ordine gerarchico multiplano un certo numero di flussi SDH in un flusso SDH di ordine superiore come schematizzato in fig. 3b. Un esempio di multiplatore di questo tipo è quello che genera un flusso aggregato STM-16 da 16 tributari STM1. Occorre qui evidenziare, come descritto in [1], che l’operazione di multiplazione vera e propria è effettuata sui VC4 dei tributari mentre i byte di SOH dei tributari sono terminati ed elaborati ed i byte SOH del flusso aggregato sono generati ex novo. Altri esempi importanti sono il multiplatore che da quattro STM-1 genera un STM-4 ed il multiplatore che da quattro STM-4 genera un STM-16. Gli apparati di prima generazione di questo tipo consentono accessi anche di tipo plesiocrono essendo, in effetti, integrati con i multiplatori terminali precedentemente descritti. Una funzione di rete tipica dei multiplatori di elevato ordine gerarchico è quella di raccogliere flussi gerarchici omogenei di un centro di trasmissione ed immetterli in una dorsale trasmissiva di elevata capacità. (a) ......... Tributari plesiocroni 2, 34, 140 Mbit/s STM-N N = 1, 4, 16 (b) ......... Per quanto riguarda le interfacce di linea ottiche dei flussi gerarchici SDH, occorre notare che esse assumono, congiuntamente alla standardizzazione dei protocolli di gestione, un ruolo fondamentale per l’acquisizione della cosiddetta compatibilità trasversale sulla sezione trasmissiva ottica [1], per acquisire cioè la possibilità di interconnettere apparati di diversi costruttori a livello di linea ottica consentendo quindi l’integrazione dei terminali di linea negli apparati con notevole risparmio di spazi e costi. Le caratteristiche delle interfacce di linea ottiche sono standardizzate nella raccomandazione G.957 del CCITT. Le prestazioni, i criteri di dimensionamento e le applicazioni delle linee ottiche terminate negli apparati con le interfacce G.957 sono descritte nella raccomandazione G.958 ove sono riportate anche i tipi di fibre e le caratteristiche dei rigeneratori di linea. In particolare, sulla base della lunghezza del passo di rigenerazione e delle applicazioni, sono identificate tre tipi di linee ottiche: - linee per connessioni all’interno di centrali (intraoffice) per distanze fino a 2 Km; - linee corte per connessioni fra centrali (inter-office) per distanze fino a 15 Km; - linee lunghe per connessione fra centrali per distanze superiori (40 Km o più). Nel caso dei ponti radio si è ritenuto di non standardizzare interfacce a livello radio, rinunciando così alla compatibilità trasversale. Ciò è stato necessario perché un’interfaccia radio standard è molto più problematica da definire rispetto ad una interfaccia ottica vista la varietà delle gamme di frequenza e delle canalizzazioni radio adottate dai vari paesi e la miriade di parametri coinvolti (filtraggi, modulazioni, branching ecc.). Pertanto i terminali radio SDH, agli estremi di un collegamento radio, devono essere dello stesso costruttore e si interfacciano generalmente agli altri apparati SDH con le interfacce ottiche o elettriche discusse precedentemente. Altri aspetti concernenti le caratteristiche e l’impiego dei ponti radio SDH saranno discusse nel paragrafo 3.6. Tributari STM-N STM-M M>N 3.2 Multiplatori terminali (c) STM-N STM-N ......... In generale i multiplatori terminali SDH multiplano un certo numero di flussi tributari PDH in un flusso gerarchico STM-N come schematizzato in figura 3a. Un esempio di multiplatore terminale è quello che multipla 63 flussi tributari a 2 Mbit/s in un flusso STM-1; altri esempi di multiplatore di questo genere possono essere dedotti direttamente dallo schema generale di multiplazione SDH [1]. Opzionalmente, con l’impiego del blocco funzionale HPC (paragrafo 2), è possibile rendere flessibile l’inserimento dei vari tributari nei contenitori virtuali del flusso STM-N. Figura 3 Tipi di multiplatori SDH: (a) multiplatore terminale; (b) multiplatore di alto ordine gerarchico; (c) multiplatore inseritore/ estrattore (ADM) Notiziario Tecnico SIP - n. 3 - Aprile 1993 53 A. Mariconda, R. C. Misul, F. Parente, R. Pietroiusti - Apparati per la rete SDH 3.4 Multiplatori Inseritori Estrattori In generale i multiplatori Inseritori Estrattori (AddDrop Multiplexer, ADM) inseriscono ed estraggono un certo numero di flussi tributari PDH e/o SDH in/da un flusso aggregato SDH (figura 3c). Un esempio di ADM è quello per l’inserimento/estrazione di un certo numero (massimo 63) di flussi a 2Mbit/s in/da un flusso STM1 (ADM-1). Altri esempi importanti sono gli ADM con flussi aggregati STM-4 (ADM-4) o STM-16 (ADM-16) e flussi tributari STM-1 e/o plesiocroni. Gli ADM sono particolarmente indicati per la realizzazione di strutture di rete ad anello come sarà discusso nel paragrafo 4. Questi apparati sono fra quelli che traggono maggior vantaggio dalla tecnica di multiplazione SDH e dalla conseguente facilità di accesso ai flussi tributari costituenti un flusso aggregato, senza necessità di demultiplare per l’estrazione e rimultiplare per l’inserimento come sarebbe stato necessario con la tecnica di multiplazione plesiocrona. I multiplatori ADM-1 possono essere integrati con multiplatori con interfacce per servizi di fonia e dati per originare apparati di accesso alla rete SDH direttamente dagli attacchi di utente; un esempio di tali apparati è il multiplex MPX-1. I DXC che permutano solo VC4, di seguito identificati con la sigla DXC 4/4, possono essere rappresentati schematicamente come in figura 4a; essi possono essere dotati sia di interfacce STM-N, sia di interfacce a 140 Mbit/s per l’accesso diretto di flussi PDH. La principale applicazione dei DXC 4/4 è la protezione dei collegamenti trasmissivi. Essi possono attuare tale protezione operando, congiuntamente al centro di gestione, il reinstradamento di VC4 da connessioni affette da guasti a connessioni disponibili. Tale protezione si attua quindi a livello di rete nel senso che può interessare anche altri DXC non direttamente connessi a quello in considerazione. I DXC 4/4 possono operare altresì una protezione del tipo N+1 o N+M a livello di sezione trasmissiva alla stregua di un normale scambio multilinea. I DXC che permutano contenitori virtuali di qualsiasi ordine, di seguito identificati con la sigla DXC 4/3/1, possono essere rappresentati schematicamente come in figura 4b. Essi possono avere sia interfacce STM-N sia interfacce PDH di qualsiasi ordine, fino a 2 Mbit/s. Questo tipo di DXC combina funzioni di multiplazione e di permutazione di qualsiasi tipo di VC configurandosi in tal modo come uno dei più flessibili e complessi apparati SDH. Esso trova la applicazione più efficace come raccordo fra la rete di accesso e quella di trasporto costituendo nel frattempo un elemento chiave di interconnessione tra la rete SDH e quella PDH. 54 Notiziario Tecnico SIP - n. 3 - Aprile 1993 Figura 4 PERMUTAZIONE DI VC-3 ............. ....................... .................. STM-N e/o 140 Mbit/s 34/45 Mbit/s PERMUTAZIONE DI VC-12 ............. PERMUTAZIONE DI VC-4 34/45 Mbit/s 2 Mbit/s STM-N e/o 140 Mbit/s .................. STM-N e/o 140 Mbit/s PERMUTAZIONE DI VC-4 ............. STM-N e/o 140 Mbit/s ............. I ripartitori numerici (Digital Cross-Connect, DXC) costituiscono gli elementi chiave per la reale attuazione delle straordinarie caratteristiche di flessibilità, gestibilità e sicurezza delle reti SDH. Mentre i multiplatori terminali e gli ADM hanno il ruolo di raccolta e distribuzione dei flussi, i ripartitori operano come nodi cardine della rete trasmissiva per l’instradamento dei flussi stessi. Come nodi della rete ove confluiscono parecchie direttrici di trasmissione, essi possono avere una “visibilità” molto estesa della rete stessa, pertanto essi uniscono alla funzione tipica fondamentale di permutazione ed instradamento notevoli funzioni di supervisione e di gestione dei collegamenti che operano congruentemente con gli appositi centri operativi di gestione. La permutazione e l’instradamento vengono realizzati dai DXC sincroni attraverso una matrice di commutazione dei contenitori virtuali (VC) tra i moduli di trasporto (STM) relativi alle porte/interfacce dell’apparato. I principali tipi di DXC sono quelli che permutano solo contenitori virtuali di ordine elevato (in particolare i VC4) e quelli che permutano contenitori virtuali di qualsiasi ordine (VC4, VC3, VC12). ....................... 3.5 Ripartitori numerici (a) (b) 2 Mbit/s Tipi di ripartitori SDH: (a) ripartitore 4/4 (DXC 4/4); (b) ripartitore 4/3/1 (DXC 4/3/1) A. Mariconda, R. C. Misul, F. Parente, R. Pietroiusti - Apparati per la rete SDH Ai DXC 4/3/1 sono demandate altresì funzioni di segregazione e consolidamento dei flussi trasmissivi. La funzione di segregazione consiste nel separare i VC contenuti nei flussi di ingresso e nel farli confluire in flussi di uscita rispondenti a prestabiliti criteri di aggregazione; in questo modo si può ad esempio generare flussi omogenei di dati o fonia per facilitare il successivo instradamento verso le reti relative, oppure si può operare una cernita di connessioni dati con particolari requisiti di disponibilità e di qualità trasmissiva, ecc. Il consolidamento (consolidation) consiste nell’assemblare i VC portati da un certo numero di flussi trasmissivi parzialmente pieni in un minor numero di flussi maggiormente riempiti. Questa funzione è di particolare rilevanza per uno sfruttamento ottimale dei sistemi trasmissivi a lunga distanza. Infatti mentre per le reti di accesso può essere di interesse il trasporto di circuiti di diverse capacità con il minor numero possibile di tipi di flussi trasmissivi, eventualmente riempiti solo parzialmente, i costi dei collegamenti nella rete a lunga distanza richiedono fattori di riempimento decisamente superiori. Un esempio di consolidamento è l’affasciamento in un unico VC4 di diversi VC12 portati da un certo numero di VC4 equipaggiati solo parzialmente. 3.6 Ponti radio Nel contesto della rete SDH risulta molto importante la disponibilità di ponti radio capaci di trasmettere i flussi della nuova gerarchia di multiplazione; infatti tale disponibilità consente: - la massima flessibilità nell’uso dei mezzi trasmissivi (i sistemi radio sono equivalenti ai corrispondenti sistemi ottici); - l’interconnessione diretta delle linee ottiche e dei ponti radio; - la possibilità di realizzare collegamenti protetti su portanti differenziati; - la possibilità di estendere la rete SDH anche nelle zone ove non risulta conveniente l’uso di cavi ottici. Gli aspetti più importanti connessi allo sviluppo ed impiego dei ponti radio in reti SDH riguardano: - la completa compatibilità con i sistemi ottici sia in termini di equivalenza nel trasporto dei flussi gerarchici, sia come uniformità di trattamento dei canali e dei protocolli relativi ai sistemi di gestione della rete; - il mantenimento delle attuali canalizzazioni delle gamme di frequenza e delle infrastrutture radio impiegate per i ponti radio PDH. La trasmissione radio dei flussi SDH richiede, rispetto ai ponti radio PDH, l’adozione di metodi di modulazione più efficienti dal punto di vista Banda di frequenza 13 GHz 18 GHz Spaziature tra canali adiacenti 28 MHz 55 MHz Modulazione 128 TCM 16 QAM Canalizzazione alternata cocanale Tabella 1 Ponti radio SDH a 155 Mbit/s Banda di frequenza 13 GHz 15 GHz 18 GHz Spaziature tra canali adiacenti 28 MHz 14 MHz 27.5 MHz Modulazione 16 QAM o 16 QAM o 16 QAM o 32 QAM 32 QAM 32 QAM Canalizzazione cocanale Tabella 2 alternata cocanale Ponti radio SDH a 52 Mbit/s dell’occupazione spettrale e di contromisure più sofisticate contro gli effetti dei fenomeni di propagazione per acquisire livelli di qualità trasmissiva analoghi a quelli delle fibre ottiche. I ponti radio SDH previsti avranno capacità di 155 Mbit/s e di 52 Mbit/s con caratteristiche tecniche descritte rispettivamente in tab. 1 e tab. 2. Una particolare citazione va fatta per i ponti radio SDH a 52 Mbit/s; infatti, in numerose applicazioni, come per esempio in zone rurali e periferiche ed in parte dei collegamenti in rete di distribuzione, si presenta la necessità di trasportare flussi STM-1 riempiti solo parzialmente. In questi casi può essere opportuno trasportare solo la parte di flusso veramente utile; ciò consente una più efficiente utilizzazione dello spettro radio e/o una maggiore lunghezza di tratta. Il ponte radio SDH a 52 Mbit/s opera ad un terzo della frequenza di cifra STM-1 e consente di trasmettere un contenitore VC3 o la capacità equivalente ad un TUG3. La struttura di trama del segnale a 52 Mbit/s, standardizzata a livello CCITT, è analoga a quella del primo livello STS-1 della gerarchia americana SONET. Esempi di applicazione di ponti radio STM-1 nella rete SDH sono mostrati in fig. 5a, fig. 5b e fig. 5c, dove il sistema radio è usato rispettivamente per chiudere un anello ottico, come mezzo di riserva ad un sistema in fibra ottica (diversità di mezzo) e per realizzare collegamenti trasversali a dorsali ad alta capacità. Notiziario Tecnico SIP - n. 3 - Aprile 1993 55 A. Mariconda, R. C. Misul, F. Parente, R. Pietroiusti - Apparati per la rete SDH (a) ADM (b) F. O. STM-N ADM F.O. (c) F.O. ADM TR TR ADM ADM ADM oppure DXC 155 Mbit/s ADM ADM ADM oppure F. O. STM-N TR DXC 155 Mbit/s TR TR 155 Mbit/s TR Figura 5 Terminale Radio TR e ADM Applicazioni di ponti radio SDH: (a) uso del sistema radio per chiusura di anello in fibra ottica; (b) uso del sistema radio come riserva di un collegamento in fibra ottica; (c) uso del sistema radio come collegamento trasversale a dorsale in fibra ottica ad alta capacità 4. Protezione della sezione trasmissiva Una delle caratteristiche più interessanti degli apparati SDH è la facilità di attuazione di provvedimenti per la protezione dei flussi trasmissivi contro i guasti degli apparati stessi e/o dei portanti. Essi infatti sono dotati di sistemi di protezione e di reinstradamento automatici e consentono la realizzazione di topologie di rete particolarmente orientate alla salvaguardia della disponibilità dei collegamenti. La protezione dei flussi informativi può essere effettuata con svariate modalità; in modo schematico qui distingueremo la protezione della singola sezione trasmissiva e la protezione di percorsi trasmissivi che attraversano porzioni di rete più o meno estese e che quindi interessano diverse sezioni trasmissive. La protezione della sezione trasmissiva può essere fatta o con funzioni e mezzi propri della sezione stessa o applicando funzionalità di riconfigurazione e tecniche di reinstradamento operanti a livello di rete. Per quanto riguarda la protezione attuata a livello di rete, nel seguito ci si soffermerà solo sulle topologie di rete ad anello che rappresentano una delle novità più interessanti delle reti SDH. Nella figura 6b) per semplicità sono indicate solo le funzioni MSP del blocco TTF. Nel caso 1+1 il segnale STM-N nel terminale di trasmissione è inviato simultaneamente sia sul collegamento di esercizio sia su quello di riserva; nel terminale di ricezione la funzione MSP seleziona uno dei due segnali sulla base di parametri indicativi della disponibilità dei collegamenti stessi. (a) ESERCIZIO TTF-Trasmissione MSP MST RST SPI SPI RTS MST MST RST SPI SPI RTS MST (b) MSP-Ricezione 56 Notiziario Tecnico SIP - n. 3 - Aprile 1993 2 2 N 2 N Selettore N+1 Figura 6 1 ............ 1 ............ 1 ............ Questo tipo di protezione della sezione trasmissiva SDH si basa sull’impiego di scambi automatici e ridondanze di parti di apparati e di mezzi trasmissivi di riserva appartenenti alla sezione stessa. Essa è svolta dalla funzione MSP (Multiplex Section Protection) citata nel paragrafo 2. Tale funzione è inclusa nel blocco TTF e può essere di tipo 1+1 (un collegamento di esercizio ed uno di riserva), o di tipo N+1 (un collegamento di riserva su N di esercizio), come schematizzato rispettivamente nella figura 6a) e figura 6b) per una direzione di trasmissione. MSP RISERVA MSP-Trasmissione 4.1 Protezione propria della sezione trasmissiva TTF-Ricezione N RISERVA Selettore Schemi di principio di protezioni MSP: (a) tipo 1+1; (b) tipo N +1 A. Mariconda, R. C. Misul, F. Parente, R. Pietroiusti - Apparati per la rete SDH Nel caso N+1 la riserva è condivisa da N collegamenti di esercizio (N fino a 14)(2). Il coordinamento delle azioni svolte dal MSP in trasmissione ed in ricezione è fatto attraverso un apposito canale di segnalazione (byte K1 e K2) previsto nella capacità di servizio (MSOH) della trama sincrona. Lo scambio dei flussi STM-N operato dal MSP può essere bidirezionale, cioè fatto su entrambe le direzioni di trasmissione o unidirezionale, cioè fatto solo sulla direzione di trasmissione affetta da guasto. Lo scambio può essere altresì reversibile e irreversibile a seconda che il sistema ritorni automaticamente o no sulla sezione di esercizio non appena rimosse le condizioni di guasto. Lo scambio può essere anche attuato su comando ricevuto tramite la funzione di gestione dell’apparato. Un approccio alternativo per proteggere i flussi trasportati da una sezione trasmissiva è quello di operare sui contenitori virtuali VC4 trasportati, di proteggere cioè i percorsi (path) di ordine più elevato relativi alla sezione e non l’intero flusso STM-1. Anche in questo caso si può realizzare sia la protezione 1+1, sia la protezione N+1. Lo scambio dei VC4 dalle sezioni trasmissive di esercizio a quelle di riserva è effettuato sia in trasmissione sia in ricezione con matrici di permutazione, impegnando quindi le funzioni HPC citate nel paragrafo 2. A' B' C' (a) Rx A' B' C' E D F' Tx C' E C E' Tx Rx Tx Tx 4 F D' A' B' C' D E F' Rx Tx A' B' C D' E' F B' A' D' E' B C F' Rx B F' A B C 1 Tx Rx A B C E D F' A' B' C D' E' F Tx Rx Tx interruzione di sezione trasmissiva Rx Tx F' D Figura 7 Rx 2 5 A' B' C D E' F' (2) Tale limitazione deriva dal tipo di protocollo sul canale di segnalazione realizzato con i bytes K1 e K2. 3 E D' A' Tx Tx Rx 4.2 Protezione della sezione trasmissiva in topologie ad anello A D E Rx 2 Tx F A' B' C' A' B' C D' E' F Le reti con topologia ad anello si basano generalmente sull’impiego di ADM e possono essere realizzate utilizzando un numero variabile di fibre ottiche (o altri tipi di portante); le più interessanti sono quelle realizzate con due fibre. Con riferimento alla protezione automatica dei flussi trasmissivi ed in particolare alle tecniche di autoripristino, gli anelli a due fibre possono essere classificati essenzialmente in due tipi: unidirezionali (protezione dedicata) e bidirezionali (protezione condivisa). Gli anelli unidirezionali sono realizzati impiegando una delle due fibre come mezzo di esercizio e l’altra come mezzo di riserva. In condizioni normali di funzionamento il segnale STM-N è trasmesso da ciascun ADM sulla fibra di esercizio in un unico prestabilito senso di trasmissione. La figura 7a mostra un anello monodirezionale in cui sono evidenziati esempi di relazioni bidirezionali di traffico tra i vari nodi (nell’esempio il traffico dal nodo 1 al nodo 2 è indicato con A, dal nodo 2 al nodo 1 con A’ e così via). A' B' C D' E' F (b) Rx Tx Rx Rx F' D C E' Rx Rx Rx Tx A B C E D F' Tx A' B' C D E' F' C' E Tx 1 RISERVA 5 Rx A B C Tx A D E E D' A' A' B' C D' E' F Tx Rx 4 Rx Tx F D' F 3 Tx Rx B' A' D' E' B C F' B F' Protezione di una sezione trasmissiva in topologie ad anello di tipo unidirezionale: (a) condizione di funzionamento normale; (b) condizione di funzionamento in caso di interruzione di una sezione trasmissiva Il traffico sulla fibra di esercizio procede per tutti gli ADM nello stesso senso (senso orario); nell’altra fibra, in senso opposto al precedente, è inviato un segnale di prova ricevuto e ritrasmesso trasparentemente da ciascun ADM. Occorre notare che ciascun collegamento tra ADM contigui costituisce una sezione trasmissiva e quindi gli elementi che vengono ricevuti/trasmessi trasparentemente dagli ADM sono i VC, mentre il SOH viene terminato e generato da ciascun ADM. In caso di guasto su una sezione trasmissiva, rilevato dall’analisi delle informazioni trasportate dallo MSOH, entrambi gli ADM agli estremi della sezione guasta interrompono la continuità del flusso nella fibra di riserva e commutano il traffico (VC) della fibra di esercizio su quella di riserva ristabilendo di fatto la continuità Notiziario Tecnico SIP - n. 3 - Aprile 1993 57 A. Mariconda, R. C. Misul, F. Parente, R. Pietroiusti - Apparati per la rete SDH trasmissiva del flusso di esercizio come indicato schematicamente in figura 7b. In tale esempio, a seguito della riconfigurazione automatica dell’anello causata dal guasto sulla sezione tra i nodi 3 e 4, il traffico da 4 a 3 non subisce modifiche rispetto alla situazione di figura 7a, mentre il traffico da 3 ad 4 viene fatto transitare sulla fibra di riserva e trasmesso trasparentemente dai nodi 2, 1 e 5 fino a raggiungere il nodo 4 dalla direzione opposta a quella del funzionamento normale. Gli anelli bidirezionali sono realizzati impiegando entrambe le fibre sia come mezzo di esercizio che di riserva, utilizzando quindi per il traffico entrambi i sensi A' B' C' (a) Rx C' C' Tx E A B C Tx 1 Tx C Rx A' B' Rx Tx Tx Rx Rx 2 Rx E Rx Tx E' 4 F' D Rx F A' B' C' (b) Rx C' + D F' E Tx C + D' F E' C' E Tx C E' Rx B F' A B C 1 Tx Rx A B + D F' E A' B' + D' F E' Tx interruzione di sezione trasmissiva Tx Rx 4 Rx Tx F D' F La protezione dei percorsi trasmissivi in topologie di rete ad anello, generalmente operata sui contenitori virtuali basilari VC12 o VC3, si basa sul principio della protezione 1+1 realizzata tra i due ADM di terminazione del percorso interessato. In sostanza nell’ADM di trasmissione si invia il VC su entrambi i sensi di trasmissione dell’anello; l’ADM di destinazione riceve in condizioni normali i due percorsi da entrambi i versi dell’anello; in presenza di guasto esso seleziona quello fra i due percorsi che non è stato affetto dal guasto stesso. 5. Gli apparati nelle architetture di rete SDH 3 Rx A D E Tx E D' A' 2 Rx Tx E D' A' B D' E' Rx Tx F' D 58 B' Tx D' F E' Rx Figura 8 F D' F E' E + D' F E' E' + D F' E 3 Tx D' F E' Rx 5 Rx D' F E' D' Tx A D E B' D E D F' E Tx 4.3 Protezione dei percorsi trasmissivi in topologie ad anello A B 5 C E' di trasmissione. Per ciascun senso di trasmissione è però prevista una sufficiente capacità trasmissiva di riserva utilizzabile per trasportare il traffico di eventuali sezioni affette da guasto. Come si vede dall’esempio illustrato in figura 8, tra coppie di nodi contigui esistono collegamenti bidirezionali ottenuti impiegando una fibra per ciascuna direzione di trasmissione. In caso di guasto di una sezione trasmissiva, rilevato dalla analisi delle informazioni trasportate dallo MSOH, entrambi gli ADM agli estremi della sezione guasta trasmettono gli elementi trasmissivi (VC), precedentemente trasmessi sulla sezione che si è interrotta, in direzione opposta sommandoli a quelli già trasmessi in condizioni normali in tale direzione. Gli elementi trasmissivi reinstradati sono trasmessi trasparentemente dagli altri ADM dell’anello fino all’ADM estremo opposto della sezione guasta. B' D E + D' F E' Tx Rx B' B D' E' + D F' E B F' Protezione di una sezione trasmissiva in topologie ad anello di tipo bidirezionale: (a) condizione di funzionamento normale; (b) condizione di funzionamento in caso di interruzione di una sezione trasmissiva Notiziario Tecnico SIP - n. 3 - Aprile 1993 Gli apparati SDH descritti nei precedenti paragrafi consentono la realizzazione di architetture di rete con caratteristiche molto avanzate di gestione, flessibilità ed affidabilità. A tale riguardo un ruolo chiave è svolto dai multiplatori ADM e dai ripartitori DXC 4/3/1 e DXC 4/4. Come accennato precedentemente, gli ADM risultano particolarmente adatti per la realizzazione di topologie di rete ad anello dotate di efficaci meccanismi di autoripristino (self healing rings) per la protezione dei flussi trasmissivi da guasti. I ripartitori numerici invece risultano particolarmente indicati per essere utilizzati come nodi di reti magliate per lunga distanza e grande capacità (DXC 4/4) e come elementi di interconnessione tra la rete a lunga distanza e quella trasmissiva d’accesso (DXC 4/3/1). Sulla base di tali considerazioni, una tipica architettura per una rete nazionale SDH, che consenta di sfruttare al meglio le potenzialità offerte dai sistemi sincroni e che risulta ormai consolidata nei principi A. Mariconda, R. C. Misul, F. Parente, R. Pietroiusti - Apparati per la rete SDH 622 Mbit/s oppure 2.5 Gbit/s SGT DXC 4/4 DXC 4/4 DXC 4/4 DXC 4/4 LIVELLO 1 DXC 4/3/1 DXC 4/3/1 LIVELLO 2 SGT SGU ADM-4 ADM-4 RED 1/0 ADM-4 Anello a 622 Mbit/s ADM-4 ADM-4 ADM-4 ADM-4 Anello a 622 Mbit/s ADM-4 ADM-4 DXC 4/3/1 SL ADM-1 SGU ADM-1 ADM-4 ADM-1 Anello a 155 Mbit/s MPX-1 ADM-1 ADM-1 MPX-1 Anello a 155 Mbit/s MPX-1 Figura 9 MPX-1 DLC ADM-1 SAF Architettura di rete SDH anche a livello internazionale, può essere quella rappresentata in figura 9. Nella figura si distinguono due livelli di rete: un livello superiore (livello 1) costituito dalla rete a maglia per la lunga distanza ed un livello inferiore (livello 2) costituito da anelli di multiplatori add-drop. Al livello 1 sono utilizzati i ripartitori (DXC 4/4) per protezione di rete ed i multiplatori sia a 2,5 Gbit/s sia a 622 Mbit/s per la trasmissione sulle grandi dorsali a lunga distanza. Al livello 2 sono invece utilizzati i ripartitori DXC 4/ 3/1 per l’affasciamento e l’instradamento dei flussi a 2, 34/45 e 140/155 Mbit/s ed i multiplatori add-drop in configurazione ad anello; sono anche previsti anelli composti da MPX-1 per la raccolta di utenza. L’utilizzazione degli anelli di ADM e di MPX-1 consente l’estensione della protezione di rete anche nella rete di accesso e nella rete di distribuzione dove, con i sistemi trasmissivi tradizionali, la protezione di rete risulta difficile ed estremamente costosa. Il nodo tipico di interconnessione tra i due livelli di rete (nodo HUB) è costituito da un ADM (ring master), da un DXC 4/3/1 e da un DXC 4/4 colocati nella medesima centrale. In questo nodo, i flussi trasmissivi provenienti dall’anello di ADM vengono smistati dal DXC 4/3/1 o verso gli SGU o SGT locali (telefonia), o verso un RED 1/0 locale (dati), oppure vengono instradati verso il DXC 4/4 attraverso il quale si accede alla rete a lunga distanza. 6. Gestione degli apparati SDH Gli apparati della rete SDH sono gestiti da un apposito sistema di gestione SDH (SGSDH) che è parte integrante di un sistema complessivo di gestione della rete di telecomunicazione rispondente alle architetture di riferimento definite per lo sviluppo della TMN (Telecommunication Management Network). Le principali funzioni previste per il sistema di gestione SDH sono: la configurazione degli apparati, la gestione delle connessioni, la sorveglianza ed il riporto degli allarmi, l’attuazione di test ed il controllo dei parametri di qualità. Come precedentemente accennato, gli apparati SDH possono essere dotati di due interfacce di gestione, interfaccia F ed interfaccia Q, che consentono rispettivamente il controllo locale tramite un terminale portatile ed il controllo remoto tramite il SGSDH. Mentre l’interfaccia di gestione locale non è oggetto di standardizzazione, i protocolli ed i modelli che descrivono l’interfaccia Q sono attualmente oggetto di specifica internazionale, al fine di garantire la compatibilità nel trasporto e nell’interpretazione dei messaggi di gestione. Le risorse fisiche e logiche dell’apparato SDH, che devono essere visibili dal sistema di gestione, sono rappresentate all’interfaccia tra l’apparato ed il sistema di gestione (interfaccia Q) tramite un modello informativo descritto utilizzando un formalismo ad oggetti (Object Oriented). Notiziario Tecnico SIP - n. 3 - Aprile 1993 59 A. Mariconda, R. C. Misul, F. Parente, R. Pietroiusti - Apparati per la rete SDH All’interno dell’apparato è presente un processo applicativo (ruolo dell’Agent) che controlla direttamente gli oggetti gestiti e colloquia con l’applicativo presente nel sistema di gestione (ruolo del Manager) che invia richieste di gestione e riceve riscontri. L’interazione Manager-Agent è descritta in figura 10. Il software di apparato è generalmente strutturato su due livelli: uno per il controllo delle singole unità o cartoline ed uno di livello superiore per la gestione delle funzioni centralizzate dell’apparato e per il colloquio con il Sistema di Gestione. La comunicazione tra il sistema di gestione e gli apparati SDH avviene tramite i canali di gestione costituiti dall’interfaccia Q esterna e dai canali DCC (Data Communication Channels) presenti nell’overhead della trama SDH. La comunicazione avviene tramite un modello comunicativo standardizzato adatto al corretto trasporto dell’informazione di gestione. Nell’articolo è stato descritto l’approccio seguito in CCITT per la standardizzazione dei nuovi apparati basato sulla definizione di modelli a blocchi funzionali. Sono state presentate le principali tipologie di apparati SDH e le loro caratteristiche fondamentali. Enfasi è stata data alla possibilità di protezione dei flussi informativi e di realizzazione di topologie di rete con avanzate caratteristiche di flessibilità e di gestibilità particolarmente orientate alle diverse esigenze del gestore e degli utenti. L’impiego degli apparati SDH apre una nuova era di evoluzione della rete trasmissiva di telecomunicazioni che ha un impatto non trascurabile anche sulle principali attività dei gestori di telecomunicazioni quali ad esempio la pianificazione di rete, la progettazione, la realizzazione e l’esercizio. Bibliografia 7. Conclusioni [1] L’adozione della nuova gerarchia di multiplazione SDH comporta lo sviluppo di una generazione completamente nuova di apparati trasmissivi i quali, a differenza degli apparati PDH, integrano con diverse composizioni le funzioni di multiplazione, permutazione e trasmissione. Di conseguenza la differenziazione delle tipologie degli apparati SDH è notevolmente meno netta rispetto agli apparati della rete plesiocrona. Tale differenziazione tenderà a diventare sempre più labile in futuro con l’avvento di apparati modulari sia dal punto di vista hardware che software capaci di essere configurati ed equipaggiati a richiesta per rispondere alle diverse esigenze ed applicazioni di rete. Tuttavia progetti specializzati per specifiche applicazioni potranno essere sviluppati a fronte di evidenti vantaggi economici. [2] [3] [4] [5] [6] [7] [8] MANAGER Sistema di gestione [9] Rappresentazione logica delle risorse da gestire mediante oggetti Sistema gestito AGENT Risorse da gestire [10] Confine TMN [11] R R R R R Elemento di rete [12] [13] Figura 10 60 Interazione Manager-Agent per la gestione degli apparati SDH Notiziario Tecnico SIP - n. 3 - Aprile 1993 Mariconda, A.; Misul, R.; Parente, F.; Pietroiusti, R.: La nuova gerarchia di multiplazione sincrona (SDH). Notiziario Tecnico SIP, Anno 1, n. 1, Luglio 1992 Physical electrical characteristics of hierarchical digital interfaces. Raccomandazione CCITT G.703, Blue Book, Melbourne, 14-25 Nov. 1988. Synchronous Digital Hierarchy bit rates. Raccomandazione CCITT G.707. Network Node Interface for the Synchronous Digital Hierarchy. Raccomandazione CCITT G.708. Synchronous multiplexing structure. Raccomandazione CCITT G.709. Structure of Recomendations on multiplexing equipment for the Synchronous Digital Hierarchy (SDH). Raccomandazione CCITT G.781M. Types and general characteristics of Synchronous Digital Hierarchy (SDH) multiplexing equipment. Raccomandazione CCITT G.782M. Characteristics of Synchronous Digital Hierarchy (SDH) multiplexing equipment functional blocks. Raccomandazione CCITT G.783M. Synchronous Digital Hierarchy (SDH) management. Raccomandazione CCITT G.784. Optical Interfaces for Equipment and Systems relating to the Synchronous Digital Hierarchy. Raccomandazione CCITT G.957. Digital Line Systems based on the Synchronous Digital Hierarchy for use on optical Fiber Cables. Raccomandazione CCITT G.958. Architectures and functional aspects of radio-relay systems for SDH-based networks. Raccomandazione CCIR 750, Ver. luglio 1991. Transmission characteristics and performance requirements of radio-relay systems for SDH-based networks. Raccomandazione CCIR 751, Ver. luglio 1991. A. Mariconda, R. C. Misul, F. Parente, R. Pietroiusti - Apparati per la rete SDH Appendice Funzioni basilari dei blocchi nell' area funzionale “generazione della trama SDH”: LOI - L OWER ORDER I NTERFACE T LOI T LPA PPI Interfacce plesiocrone T S S U LPT S Il blocco PPI (PDH Physical Interface) svolge le funzioni di adattamento al mezzo fisico, di co/decodifica del segnale di linea e di estrazione della temporizzazione. Il blocco LPAm (Lower order Path Adaptation, m=1,2,3) svolge la funzione di adattamento di un segnale PDH alla rete sincrona. Esso cioé inserisce i tributari plesiocroni nei Container sincroni ed attua le opportune giustificazioni. Il blocco LPTm (Lower order Path Termination, m=1,2,3) svolge la funzione di terminazione di un percorso di ordine basilare; quindi genera o termina il VC di ordine basilare elaborandone il POH. HOI - H IGHER ORDER I NTERFACE HOI Interfacce plesiocrone T T PPI U LPA S S T U HPT S Il blocco PPI (PDH Physical Interface) svolge le funzioni di adattamento al mezzo fisico, di co/decodifica del segnale di linea e di estrazione della temporizzazione Il blocco LPAn (Lower order Path Adaptation, n=3,4) svolge la funzione di adattamento di un segnale PDH alla rete sincrona. Esso cioé inserisce i tributari plesiocroni nei Container sincroni ed attua le opportune giustificazioni. Il blocco HPT (Higher order Path Termination, n=3,4) svolge la funzione di terminazione di un percorso di ordine superiore; quindi genera o termina il VC di ordine superiore elaborandone il POH. LCS - LOWER ORDER CONNECTION S UPERVISION LCS S T LUG LPOM S T Il blocco LPOM (Lower order Path Overhead Monitor) accede in lettura ad alcuni byte del POH dei VC di ordine basilare per funzioni di controllo delle prestazioni trasmissive. Il blocco LUG (Lower order Unequipped Generator) riempie con contenuti fittizi i VC non utilizzati (unequipped). Notiziario Tecnico SIP - n. 3 - Aprile 1993 61 A. Mariconda, R. C. Misul, F. Parente, R. Pietroiusti - Apparati per la rete SDH HOA - HIGHER ORDER ASSEMBLER HOA T U T HPA S U HPT S Il blocco HPA (Higher order Path Adaptation) svolge la funzione di adattamento di un VC di ordine basilare in un VC di ordine superiore, elabora il puntatore a livello di TU (Tributary Unit) e assembla/disassembla i TUG 2 ed i TUG-3 mediante multiplazione/demultiplazione ad interallacciamento di ottetto dei TU componenti. Il blocco HPT (Higher order Path Termination) svolge la funzione di terminazione di un percorso di ordine superiore; quindi genera o termina il VC di ordine superiore elaborandone il POH. HCS - H IGHER ORDER C ONNECTION S UPERVISOR S HCS T HUG HPOM S T Il blocco HPOM (Higher order Path Overhead Monitor) accede in lettura ad alcuni byte del POH dei VC di ordine superiore per funzioni di controllo delle prestazioni trasmissive. Il blocco HUG (Higher order Unequipped Generator) riempie con contenuti fittizi i VC di ordine superiore non utilizzati (unequipped). TTF - TRANSPORT T ERMINAL FUNCTION TTF T MSA S T MSP S U T MST S U T RST S T Interfaccia sincrona SPI S Il blocco MSA (Multiplex Section Adaptation) esegue l'adattamento dei percorsi di ordine superiore nella unità amministrative (AU), assembla e disassembla i gruppi di unità amministrative (AUG), esegue la multiplazione e la demultiplazione ad interallacciamento di ottetto e genera, elabora ed interpreta il puntatore della AU. Il blocco MSP (Multiplex Section Protection) svolge le funzioni di protezione per il segnale STM-N contro interruzioni sulla sezione di trasmissione. Questo viene ottenuto eseguendo, in caso di guasto sulla linea normalmente utilizzata (esercizio), la commutazione sulla linea di riserva. Il blocco MST (Multiplex Section Termination) elabora l'overhead della sezione di multiplazione (MSOH). Il blocco RST (Regenerator Section Termination) svolge funzioni del tutto analoghe a quelle svolte dal blocco MST ma relative ad una sezione di rigenerazione; elabora quindi i soli byte di RSOH. Inoltre in tale blocco viene effettuato lo scrambling/descrambling sul segnale STM-N. Il blocco SPI (SDH Physical Interface) svolge le funzioni di adattamento al mezzo fisico e di estrazione della temporizzazione sul segnale sincrono. 62 Notiziario Tecnico SIP - n. 3 - Aprile 1993 A. Mariconda, R. C. Misul, F. Parente, R. Pietroiusti - Apparati per la rete SDH Abbreviazioni ed acronimi ADM APS AU AUOH AUG AU-PTR Add/Drop Multiplexer Automatic Protection Switching Administrative Unit Administrative Unit Overhead Administrative Unit Group Administrative Unit Pointer BER BIP B-ISDN Bit Error Ratio Bit Interleaved Parity Broadband integrated services digital network C Contenitore DCC DLC DXC Data Communications Channel Digital Loop Carrier Digital cross-connect ECC EOC ETSI Embedded Control Channel Embedded Operations Channel European Telecommunication Standards Institute HCS HOA HOI HOVC HPA HPC HPOM HPT HUG Higher order Connection Supervisor Higher Order Assembler Higher Order Interface Higher Order virtual container Higher order Path Adaptation Higher order Path Connection Higher order Path Overhead Monitor Higher order Path Termination Higher order Unequipped Generator LCS LOI LOVC LPA LPC LPOM LPT LUG Lower order Connection Supervision Lower Order Interface Lower-order virtual container Lower order Path Adaptation Lower order Path Connection Lower order Path Overhead Monitor Lower order Path Termination Lower order Unequipped Generator MCF MPX-1 MS MSA MSOH MSP MST Message Communications Function Multiplex d’utente livello 1 Multiplex Section Multiplex Section Adaptation Multiplex Section Overhead Multiplex Section Protection Multiplex Section Termination NDF NE NNI New Data Flag Network Element Network Node Interface OAM&P OH OHA Operations, Administration, Maintenance and Provisioning Overhead Overhead Access PCM PDH PI POH PPI PRC Pulse Code Modulation Plesiochronous Digital Hierarchy Physical Interface Path Overhead PDH Phisical Interface Primary Reference Clock QAM Quadrature Amplitude Modulation RED RPI RPS RRR RRRP Ripartitore Elettronico Digitale Radio Physical Interface Radio Protection Switching Radio Relay Repeater Radio Relay Reference Point for sub STM1 radio relay Radio Relay Terminal Regenerator Section Regenerator Section Overhead Regenerator Section Termination RRT RS RSOH RST SA SAF SDH SDH-DRR SEMF SETG SETPI SETS SGSDH SGT SGU SL SM SMN SOH SONET SPI STM STM-N TCM TMN Section Adaptation Sistema d’Accesso Flessibile Synchronous Digital Hierarchy SDH-Digital Radio Relay Synchronous Equipment Management Function Synchronous Equipment Timing Generator Synchronous Equipment Timing Physical Interface Synchronous Equipment Timing Source Sistema di Gestione SDH Stadio di Gruppo di Transito Stadio di Gruppo Urbano Sistema di Linea Synchronous Multiplexer SDH Management Network Section Overhead Synchronous Optical NETwork SDH Physical Interface Synchronous Transport Module Synchronous transport module (level) N TR TTF TU TUG Time Compression Multiplexing Telecommunications Management Network Terminale Radio Transport Terminal Function Tributary Unit Tributary Unit Group VC Virtual Container Notiziario Tecnico SIP - n. 3 - Aprile 1993 63