Non possiamo continuare

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Non possiamo continuare
LA SICILIA
42.
DOMENIC A 13 MAGGIO 2007
Gela
L’OPERAZIONE
«BIANCONE»
SULLA STRADA STATALE 117 BIS
IL RETROSCENA
Le intercettazioni decisive
per scoprire i presunti
responsabili dei
tagliaggiamenti al titolare
di una pizzeria che
per 15 anni è stato vessato
da Cosa Nostra e Stidda
PERITORE: «C’È UN ERRORE DI PERSONA»
d.v.) Nega di essere stato uno degli autori di un’estorsione e
sostiene che dietro la sua vicenda giudiziaria c’è un
errore di persona, giustificato dal fatto che il giovane
avrebbe un "sosia" in città. Maurizio Peritore, uno dei 13
incriminati con l’inchiesta antiestorsione "Biancone"
condotta due giorni fa, ha protestato la sua innocenza
davanti al Gip Giovanbattista Tona che lo ha interrogato
nel carcere di Caltanissetta. Peritore è accusato di avere
imposto il "pizzo" all’esercente in concomitanza con le
festività natalizie del 2006. Estorsione che - secondo
l’accusa - Peritore avrebbe condotto di concerto con
Carmelo Raniolo, anche questi incriminato col blitz di
due giorni fa. Al Gip ha però raccontato di non
conoscere né la vittima né Raniolo. Nel protestare la sua
estraneità ai fatti, Peritore ha parlato di un eventuale
errore di persona alla luce del fatto che - ha spiegato al
Gip - somiglia tanto ad un altro gelese. "Una
somiglianza - ha sottolineato l’indagato - che in qualche
occasione ha tratto in inganno anche mia madre". Alla
luce di ciò il giovane ha collegato il fatto di essere stato
guardato con timore dalla vittima quando, un paio di
settimane fa, andò a consumare una pizza nel suo
locale. Il difensore di Peitore, avv. Salvo Macrì,
nell’annunciare ricorso al Riesame si è riservato di
individuare il "sosia" del suo assistito per un eventuale
confronto. Ed estraneo ai fatti si è detto pure Emanuele
Bassora, mentre il fratello di questi, Rocco Bassora e
Salvatore Cannizzo si sono avvalsi della facoltà di non
rispondere. Anche per gli ultimi tre indagati, l’avv.
Macrì preannuncia ricorso al Riesame.
«Non possiamo continuare...»
Auto finisce fuori strada
fratture per una ragazza
Ancora un incidente spettacolare lungo la strada
statale 117 bis Gela-Catania ieri intorno alle 16. Una
ragazza Daniela M. di 20 anni stava viaggiando in
direzione Catania quando ha perso il controllo della
propria vettura andando a finire in un appezzamento
di terreno. La ventenne stava percorrendo la statale
con la propria utilitaria quando, forse a causa di una
ruota forata, ha perso il controllo del veicolo. La
macchina ha invaso la corsia opposta in cui, quasi per
fortuna, non stava passando nessun veicolo.
L’utilitaria della giovane è andata completamente
distrutta. Sul posto del sinistro ci si sono recati i vigili
del fuoco, i sanitari del "118" e gli agenti della Polizia
stradale. Daniela M. ha riportato la frattura
dell’avambraccio e del piede sinistro, contusioni ed
escoriazioni varie. A sarvarle la vita è stato l’airbag
del veicolo. La ventenne si trova ora ricoverata nel
reparto di ortopedia con una prognosi di 30 giorni.
INDAGATO PER «DISCOVERY»
Lo sfogo del commerciante con la moglie ha incastrato alcuni degli estortori Riceve gli amici in casa
e ritorna in carcere
Incastrati dagli sfoghi della vittima
che, alla moglie, confidava al telefono
o al lavoro i suoi stati d’animo, la sua
esasperazione ed il proposito di trovare una soluzione vista l’impossibilità a
continuare a versare denaro al racket.
Discorsi che non sono sfuggiti alla
polizia che, a febbraio, dietro autorizzazione della Procura distrettuale di
Caltanissetta, all’insaputa dell’esercente aveva installato una cimice nel locale "spremuto" per 15 anni da Stidda e
Cosa Nostra. Ma anche le utenze telefoniche della vittima erano "spiate".
Le intercettazioni ambientali e telefoniche, hanno permesso di sollevare il
coperchio su quei lunghi anni di vessazione patiti dall’operatore economico
il quale, in un momento di scoramento, aveva anche pensato di abbandonare tutto ed andare via da Gela.
Le conversazioni registrate durante
la fase investigativa dell’inchiesta
"Biancone" sono emblematiche dello
stato di esasperazione della vittima.
In una di queste, intercettata a fine
febbraio nel suo esercizio commerciale, emerge l’insofferenza della vittima
al discorso della moglie che gli ricorda
che di lì a poco "sarebbero venuti a riscuotere il pizzo". "...perchè mi ricordi
queste cose - sottolinea l’uomo - divento più nervoso...questa camurrìa...
questo bordello si deve finire... non se
ne può più...una volta viene quello...
un’altra volta viene l’altro... qua io mi
sto stancando... non se ne può più...di...
questo Cannizzo... non è che possiamo
continuare questa vita qua... così, come... come deve finire!... scusami, viene quello e si presenta con il nome di
Madonia... viene quello con il nome
dei... dei... stiddari... già che si lavora
poco... mantenere pure a loro! Neanche se chiudiamo... tutte cose... e ce
ne andiamo... ce ne andiamo a passeggiare...perchè non se ne può più di
questa situazione qua... ci deve essere
una soluzione ci deve essere...dico...
cioè quando si presentano questi e ti
vengono a rumpa a testa... sai mi chiamo... vengono quelli, si presenta un
altro... si può continuare in questo modo... non si può continuare! ...alcuni li
conosco...alcuni invece no...sempre
cambiano...".
Ed alla moglie che gli chiede cosa intende fare, le risponde: "non appena
viene quello... quello alto... questo Raniolo... poi glielo dico io... niente ora...
poi vediamo... cerchiamo la soluzione...". In un’altra conversazione intercorsa tra i due coniugi, la vittima ricorda alla consorte di avere cominciato a
pagare il "pizzo" tra il 1990 ed il 1992,
periodo in cui gli si presentò Vincenzo
Gueli, chiedendogli denaro e minacciandolo di ritorsioni.
Parlano delle richieste estorsive subite ad opera di diverse persone e del-
Il tabellone
con gli incriminati
nella operazione
antiestorsione
«Biancone»
condotta
dalla
Squadra Mobile
di Caltanissetta
e dal
Commissariato
di Gela
la possibilità di abbandonare Gela ed
andare a lavorare altrove. "...come si
devono pagare queste cose qua? Questo mese proprio incredibile - sottolinea la vittima - poi è un mese che vengono, vengono quelli anche e devi pagare... questo è il periodo...tra due settimane... in questo periodo per le feste
di Pasqua...di Natale...Capodanno...tu
non lo sai?... se ti raccontassi tutte le
cose quelle che sono successe... quando hanno iniziato nel ’90-92... si presenta questo Vincenzo Gueli dovete
pagare che mi mandano gli amici... ma
chi dovrebbe pagare? Se non c’è neanche, neanche qualche cosa per noi...
addirittura siamo arrivati a chiudere
quasi la saracinesca per dirgli qua
prendetevi le chiavi dico e lavorate
voi... e da lì è iniziato il calvario... il calvario perchè pensavo che doveva essere... che era una cosa ogni tanto... Quindici anni che va avanti questa storia...
ma non è che si può andare avanti così che uno lavora e deve pensare a queste cose... vengono tutti questi personaggi... Salvatore Di Maggio, Emanuele Terlati, Mirko... una volta uno, una
volta l’altro... poi si presentano tante
persone... questi non sanno dove andare e... gli fanno chiedere il pizzo... fanno il lavoro sporco per gli altri...".
Discorsi inequivocabili finiti nell’atto d’accusa dell’inchiesta "Biancone"
che ha coinvolto Giuseppe Ascia, Emanuele e Rocco Bassora, Mariano Bonvissuto, Salvatore Cannizzo, Salvatore
Di Maggio, Alessandro Gambuto, Vincenzo Gueli, Luca Luigi Incardona, Nicola Liparoti, Enrico Maganuco, Maurizio Peritore e Carmelo Raniolo.
D.V.
Finisce nuovamente in "gattabuia" per avere violato la
misura degli arresti domiciliari. A vedersi inasprire la
misura è stato Fortunato Mirko Migliore (nella foto),
uno dei 20 presunti affiliati al clan della Stidda
incriminato nel giugno dello scorso anno
con l’inchiesta dei carabinieri
denominata "Discovery". L’inasprimento
della misura è scattato dopo che
Migliore è stato sorpreso nella sua
abitazione in compagnia di amici. A
seguito dell’aggravamento della misura,
il giovane, assistito dal suo difensore di
Fiducia, avv. Boris Pastorello, è comparso
davanti al Gip di Caltanissetta Fabrizio Nicoletti. Al
termine dell’interrogatorio, l’avv. Pastorello ha chiesto
al Gip di riammettere ai domiciliari il suo assistito.
Sull’istanza il Gip si è riservato.
TRASPORTAVA PANE
Minore albanese nei guai
per guida senza patente
Si mette al volante di una Fiat "Uno" senza essere in
possesso della necessaria patente di guida e come se
non bastasse trasporta pane da distribuire porta a
porta in barba a qualsiasi norma igienica. A questa
attività era dedito un teen agers di origine albanese,
I.B., di 17 anni, denunciato per avere trasportato pane
in barba alle normative igieniche in materia di
preparazione e somministrazione di alimenti e per
guida senza patente. A "pizzicarlo" sono stati i
carabinieri. Il giovane transitava nella centralissima
via Pisa quando è stato sorpreso da una pattuglia di
militari che lo ha bloccato dopo avere notato che il
giovane trasportava pane all’interno del cofano della
"Uno". Nel corso del controllo è emerso inoltre che il
pane veniva custodito in recipienti sudici e che il
ragazzo non era in possesso della patente di guida. La
vettura ed il pane sono stati sottoposti a sequestro.
IN VIA SOFRONE
Usura: Valenti
ai domiciliari
incendio distrugge
Non pizzo, ma un credito Un
l’auto di un pensionato
Torna a casa, dopo due mesi di detenzione carceraria,
Saverio Valenti, il commerciante arrestato lo scorso 8
marzo dai carabinieri nell’ambito dell’operazione antiusura "Under pressure" che - come si ricorderà coinvolse anche il ragioniere di origine campana Giuseppe De Giulio. Valenti è tornato a casa due giorni fa,
ma non da uomo libero: il Gip, infatti, su istanza dei
suoi difensori, gli avv. Giacomo Ventura e Mariella
Giordano, gli ha concesso il beneficio degli arresti domiciliari. Una misura meno afflittiva di cui Valenti ha
beneficiato dopo essersi sottoposto ad interrogatorio,
chiarendo la sua posizione. Alla luce di ciò, i suoi legali hanno chiesto
di ammetterlo agli arresti domiciliari. Istanza accolta dal Gip secondo il quale le esigenze della custodia in carcere si sono affievolite.
Valenti è stato accusato di avere
stretto nel cappio dell’usura Roberto Satorini, titolare della discoteca-pizzeria "Tanguera". Un’attività
che - si ritenne - Valenti aveva portato avanti da dietro le quinte con la
complicità del De Giulio, quest’ultimo indicato come sua longa manus. Sarebbe stato quest’ultimo - SAVERIO VALENTI
secondo quanto emerse dalle indagini - a mantenere i contatti con Satorini al quale
avrebbe prospettato anche rappresaglie qualora non
avesse sborsato quanto dovuto. Dalle indagini, scattate a novembre a seguito delle denunce sporte da Satorini, è emerso che la vittima, a fronte di un debito di 250
mila euro contratto con i suoi presunti strozzini per i lavori di ampliamento ed ammodernamento del locale,
avrebbe dovuto sborsare 400 mila euro. Altri 400 mila euro li avrebbe dati a garanzia. Ma già in sede di interrogatorio di garanzia, Valenti respinse tenacemente gli addebiti e, nel protestare la sua innocenza, si disse vittima di una macchinazione. Ora è tornato a casa.
Rancore, ripicche e ruggini familiari dietro il guaio giudiziario che, mercoledì,
aveva fatto finire in carcere Crocifisso Di
Gennaro, di 25 anni, con una sfilza di
accuse che andavano dal tentativo di
estorsione ai danni della madre della
sua compagna di vita, al furto alla detenzione di hashish. Ora il Gip Veronica Vaccaro ha decretato la sua remissione in libertà dopo avere vagliato attentamente
la versione dei fatti resa dal giovane nel
corso dell’udienza di convalida. Alla presenza del suo difensore, l’avv. Salvo Macrì, Di Gennaro ha ammesso di avere ingiuriato la suocera, di averla minacciata
in un impeto di rabbia, ma di non averla
sottoposta ad estorsione. I soldi che Di
Gennaro reclamava, ovvero 500 euro,
erano parte della somma che la suocera
gli doveva per averle venduto un’autovettura, una vecchia Fiat "Punto" del Di
Gennaro.
Quell’auto, Di Gennaro l’aveva messa a
disposizione della suocera per consentirle di recarsi al lavoro. E quando il giovane si recò in Spagna per ragioni di lavoro, non fece una piega acchè la suocera
continuasse ad utilizzare l’auto intestata
ancora al vecchio proprietario. Durante
la sua permanenza in Spagna, inoltre
avrebbe autorizzato il passaggio di proprietà a nome della suocera. Nei primi
mesi di marzo, al suo rientro in città, si
presentò la necessità di acquistare un’altra vettura. Di Gennaro decise di vendere la vecchia "Punto" alla suocera in modo da racimolare qualche soldo per l’acquisto dell’altra vettura. Per la vendita
sarebbe stato pattuito il prezzo di 2 mila e 300 euro, ma a dire di Di Gennaro, la
D.V.
Di Gennaro libero. Cade l’accusa di estorsione alla madre della compagna
donna gli avrebbe consegnato solo mille e 400 euro. Ma visto che, durante la
sua permanenza in Spagna, la suocera
aveva provveduto a pagargli l’affitto, tolte queste spese Di Gennaro rivendicava
la restituzione di 500 euro.
Invano, il giovane avrebbe richiesto la
somma. Per convincerla, con la sua donna, si sarebbe recato a casa della suocera prelevando le posate con manico d’argento ricevute in dote dalla convivente,
ed un set di posate del cognato per la restituzione delle quali Di Gennaro chiese
alla donna 500 euro. Ma la suocera, che
pare già nutrisse rancore nei confronti
del giovane, denunciò tutto alla polizia
facendolo finire in carcere. Di Gennaro
ha chiarito tutto ed ieri è stato scarcerato.
D.V.
Un incendio di natura verosimilmente dolosa, ieri notte,
ha danneggiato fortemente l’autovettura di un
pensionato. Si tratta della vettura di proprietà di Benito
Famà, di 72 anni, una Volkswagen "Golf" che il
pensionato non utilizzava da un anno,
ma che teneva in sosta davanti la sua
abitazione sita al civico 33 di via Sofrone.
L’incendio è divampato nel cuore della
notte, alle 2, ed ha danneggiato la parte
anteriore del veicolo. I danni non sono
coperti da polizza assicurativa. Sul posto
sono intervenuti i vigili del fuoco del
locale distaccamento e gli agenti di una
volante del locale commissariato di polizia. Anche se
nelle immediate vicinanze della "Golf" non sono state
trovate le classiche tracce di attentato, gli inquirenti
nelle loro indagini non escludono la matrice dolosa.
PAURA PER UNA RAGAZZA
CROCIFISSO DI GENNARO
CADUTO A SCUOLA
Trauma cranico per un bimbo
Trauma facciale e cranico per un alunno della scuola elementare paritaria
"Suor Teresa Valsè". Un alunno della terza classe ieri intorno alle 10 ha
battuto violentemente il capo a terra. Il ragazzino si stava dirigendo
dall’insegnante per ritirare il regalo da consegnare oggi alla madre quando
sarebbe caduto accidentalmente a terra. Il bambino perdeva sangue dalla
bocca e le insegnanti, forse pensando che fosse una semplice ferita, lo
hanno tenuto per circa mezz’ora in classe. Appena hanno notato che il
ragazzino era quasi incosciente hanno chiamato la madre, la quale in
compagnia di un’insegnante si è recata subito in ospedale. Il bambino ha
riportato un traumi facciale e cranico. La prognosi stabilita dai medici è di
10 giorni circa. Il bambino comunque dopo le cure al "Vittorio Emanuele" ha
fatto ritorno a casa.
Finisce a terra col motorino
e rischia di essere travolta
Paura per una studentessa di 17 anni. Ieri mattina,
mentre era in sella al proprio motorino "Scarabeo
Aprilia", ha perso il controllo del ciclomotore.
L’incidente si è verificato intorno alle 10,30 in via
Venezia. La ragazza è caduta violentemente a terra
riportando contusioni ed escoriazioni alle braccia. La
diciassettenne ha avuto appena il tempo di rialzarsi
quando alle sue spalle ha visto un camion autocisterna
che distruggeva il suo motorino. Fortunatamente la
ragazza, dopo l’incidente autonomo, si è subito rialzata
evitando la tragedia. L’autista della cisterna non si era
accorto che la ragazza era caduta. La giovane vedendo
il motorino in un ammasso di rottami non ha resistito e,
dopo essere scoppiata in lacrime, ed è svenuta. A
soccorrerla sono stati alcuni cittadini che hanno visto la
scena. La ragazza non si è voluta recare in ospedale per
farsi medicare le ferite riportate.