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18 OTTOBRE · 2013 Anno IV - n. 2 Ottobre: mese della MISSIONE UNIVERSALE don Pantaleo Abbascià* D al decreto conciliare “Ad Gentes” (1965) fino alla lettera enciclica “Redemptoris Missio” di Giovanni Paolo Il (1990) si nota un susseguirsi di affermazioni circa la “natura missionaria” della Chiesa e la responsabilità di ogni battezzato in ordine alla missione. Due citazioni tra le tante: “L’evangelizzazione missionaria costituisce il primo servizio che la Chiesa può rendere a ciascun uomo e all’intera umanità nel mondo odierno” (R. M. 2) “I cristiani, avendo dei doni differenti, devono collaborare alla causa del Vangelo, ciascuno secondo le sue possibilità, i suoi mezzi, il suo carisma e il suo ministero” (A. G. 28a). La “missione” è quindi una dimensione costitutiva ed essenziale della Chiesa e della testimonianza del cristiano. Per questo, a partire dai primi anni ‘70, si è voluto che l’anima- OMMARIO Dal Messaggio di Papa Francesco per la Giornata Missionaria Mondiale 2013 zione missionaria delle diocesi e delle singole comunità si estendesse a tutto il mese di ottobre. L’ottobre missionario, che apre di fatto l’anno pastorale con una dimensione veramente “cattolica”e cioè universale, diventa così un mese di richiamo e di educazione missionaria. L’ormai consolidata scansione in cinque settimane ci richiama altrettanti aspetti fondamentali per la vita e la testimonianza della Chiesa missionaria e di ogni cristiano. PREGHIERA E CONTEMPLAZIONE SACRIFICIO E IMPEGNO VOCAZIONE E RESPONSABILITA’ CARITA’ E DONAZIONE RINGRAZIAMENTO E GIOIA Proposte per l’animazione dell’ottobre missionario nelle nostre parrocchie Animazione liturgica Animazione delle eucaristie domeni- Eventi dell’Ottobre Missionario Veglia missionaria La veglia missionaria è incentrata sul tema che di anno in anno viene scelto per l’ottobre missionario e si tiene il venerdì che precede la GMM. È un appuntamento di forte spiritualità per tutta la diocesi intorno ai propri missionari, ai quali il Vescovo rinnova il “mandato alle genti”. La Giornata Missionaria Mondiale Si celebra in tutto il mondo la penultima domenica di ottobre per aiutare tutte le missioni cattoliche nel mondo. Un dovere di tutti i cattolici e le loro comunità sono tenuti a rispettare la finalità della “Giornata della Missione universale”, alla quale nessun altro scopo può venire aggiunto. I fondi da essa provenienti infatti non possono venire stornati per altre richieste ed esigenze, sia pure di carattere missionario. * direttore dell’Ufficio diocesano per la cooperazione missionaria tra le Chiese “Vorrei incoraggiare tutti a farsi portatori della buona notizia di Cristo e sono grato in modo particolare ai missionari e alle missionarie, ai presbiteri fidei donum, ai religiosi e alle religiose, ai fedeli laici - sempre più numerosi - che, accogliendo la chiamata del Signore, lasciano la propria patria per servire il Vangelo in terre e culture diverse”. Ottobre Missionario pagg. 1-5 Linee Pastorali dell’Arcivescovo per l’anno 2013-2014 pag. 3 Caritas pagg. 6-7 Chiesa e Comunicazione pag. 8 Famiglia pag. 10 SOMM A R IO cali secondo i temi delle 5 settimane, seguendo il sussidio delle PP.OO. MM. Stampa missionaria Allestimento di un banco stampa per la diffusione delle riviste missionarie ed altri sussidi. Testimonianze Ascolto delle testimonianze dei missionari in occasione di celebrazioni o di incontri appositamente proposti in parrocchia. Papa Francesco Crescere nella fede con la Parola L’Archivio diocesano Cultura e memoria storica Il Servo di Dio don Antonio Spalatro Ecclesia in Gargano pag. 11 pag. 12 pag. 13 pag. 14 pagg. 1 5-19 «I l mese di ottobre è considerato, in tutti i paesi, come il mese della Missione Universale. La penultima domenica è chiamata Giornata Missionaria Mondiale e costituisce l’apice della festa della cattolicità e della solidarietà universale». Giovanni Paolo II 18 ottobre 2013 [Ottobre Missionario] 2 A r c i d i o c e s i d i M a n f r e d o n i a - V i e s t e - S a n G i o v a n n i R o t o n d o - P R O S P E T T O G E N E R A L E D E L L E O F F E R T E M I S S I O N A R I E 2 01 2 GIORNATA MISSIONARIA ADOZIONI MONDIALE VICARIA - MANFREDONIA S. Camillo de Lellis € 1.300,00 €2.200,00 S. Carlo Borromeo € 1.000,00 €150,00 S. Giuseppe € 1.105,00 S. Lorenzo Maiorano - Cattedrale € 2.250,00 €100,00 S. Maria Regina in Siponto € 700,00 S. Michele Arcangelo €1.515,00 S. Maria del Carmine € 1.000,00 Sacra Famiglia € 1.000,00 Spirito Santo € 500,00 SS. Redentore € 850,00 SS. Trinità € 300,00 Stella Maris € 530,00 € 950,00 S.Pio da Pietrelcina € 240,00 S. Maria del Grano (Borgo Mezzanone) € 100,00 SS.mo Salvatore (Fraz. Montagna) € 65,00 Rettoria di S. Andrea Rettoria di S.Matteo Rettoria di S. Benedetto Rettoria di S. Francesco d’Assisi € 200,00 € 300,00 Rettoria di S. Leonardo in Lama Volara € 270,00 Rettoria di S. Domenico € 250,00 Chiesa S.Maria delle Grazie Chiesa S Francesco da Paola € 200,00 Istituto Discepole di Gesù-Corpus Dom. € 380,00 Istituto S. Francesco (suore) ISOLE TREMITI S. Maria a mare € 200,00 MATTINATA S. Maria della Luce € 730,00 Suore Discepole di Gesù € 100,00 ZAPPONETA S. Michele Arcangelo € 700,00 € 280,00 VICARIA - VIESTE Gesù Buon Pastore € 1.100,00 € 550,00 S. Croce € 950,00 S. Giuseppe Operaio € 700,00 € 750,00 S. Maria Assunta in Concattedrale € 1.000,00 € 1.650,00 S. Maria delle Grazie € 1.373,07 € 3.705,00 S. Maria di Merino € 150,00 SS. Sacramento € 350,00 € 525,00 Rettoria S.Francesco e S.Pietro d’Alcantara € 400,00 Suore Ripatrici “S. Cuore”- Scuola”Fazzini” € 305,00 Chiesa “Gesù e Maria” -Suore Discepole € 100,00 PESCHICI S. Antonio da Padova € 500,00 S. Elia € 1.000,00 VICARIA - MONTE SANT’ANGELO Maria Immacolata € 4.300,00 € 1.600,00 S. Francesco d’Assisi € 1.250,00 S. Maria del Carmine € 4.000,00 € 3.100,00 S. Maria Maggiore € 2.900,00 € 500,00 Sacro Cuore € 8.500,00 € 2.600,00 S. Maria della Libera (Macchia) € 400,00 Basilica Santuario S.Michele Arcangelo € 1.928,00 Santuario-Abbazia S. Maria di Pulsano € 100,00 Rettoria di Confraternita S. Giuseppe € 500,00 Legato San Michele - N. N. € 357,86 INFANZIA TOTALE €300,00 €250,00 €200,00 € 150,00 € 200,00 € 3.800,00 € 1.150,00 € 1.105,00 € 2.600,00 € 700,00 € 1.515,00 € 1.200,00 € 1.000,00 € 500,00 € 1.000,00 € 500,00 € 1.480,00 € 240,00 € 100,00 € 65,00 € 500,00 € 270,00 € 250,00 € 200,00 € 380,00 € 200,00 € 730,00 € 100,00 € 230,00 € 1.210,00 € 150,00 € 300,00 € 300,00 € 200,00 € 1.800,00 € 1.250,00 € 1.450,00 € 2.950,00 € 5.278,07 € 150,00 € 875,00 € 400,00 € 305,00 € 100,00 € 300,00 € 500,00 € 1.300,00 € 400,00 € 350,00 € 2.500,00 € 557,00 € 6.300,00 € 1.250,00 € 7.100,00 € 3.750,00 € 13.600,00 € 400,00 € 2.485,00 € 100,00 € 500,00 € 357,86 GIORNATA MISSIONARIA ADOZIONI MONDIALE VICARIA - SAN GIOVANNI ROTONDO S. Francesco d’Assisi € 850,00 S. Giuseppe Artigiano € 1.100,00 € 900,00 S. Leonardo Abate € 850,00 S. Onofrio € 1.063,00 Trasfigurazione del Signore € 500,00 Santuario - S. Maria delle Grazie € 450,00 Rettoria di S. Orsola Casa Sollievo di Sofferenza € 1.400,00 VICARIA - CAGNANO VARANO S. Francesco d’Assisi € 350,00 S. Maria della Pietà € 360,00 Confraternita S. Cataldo € 50,00 CARPINO S. Cirillo d’Alessandria - S. Nicola di Mira € 415,00 € 3.080,00 ISCHITELLA S. Francesco d’Assisi € 700,00 S. Maria Maggiore € 150,00 SS. Annunziata di Varano € 400,00 RODI GARGANICO S. Maria della Libera € 400,00 S. Nicola di Mira € 70,00 Rettoria di S. Pietro e Paolo € 120,00 VICO DEL GARGANO SS. Apostoli Pietro e Paolo € 400,00 € 353,00 S. Marco evangelista - S. Maria Assunta € 600,00 S. Antonio da Padova (S. Menaio) € 60,00 Confraternita dei Carmelitani Scalzi € 40,00 RACCOLTO IN DIOCESI TOTALE € 57.976,93 € 23.293,00 TOTALE per le PP. OO. MM. € 57.976,93 € 23.293,00 Quota Diocesana spese del 7% € 4.058,39 Quota Ufficio Nazionale Chiese 1% € 579,77 SOMMA INVIATA a PP. OO. MM. € 53.338,78 € 23.293,00 L’ordine dei paesi rispetta le diverse vicarie della Diocesi RACCOLTO IN DIOCESI 2011 TOTALE € 58.836,09 € 31.515,00 TOTALE per le PP. OO. MM. € 58.836,09 Quota Diocesana spese del 7% € 4.118,53 Quota Ufficio Nazionale Chiese 1% € 588,36 SOMMA INVIATA a PP. OO. MM. € 54.129,20 INFANZIA TOTALE € 250,00 € 200,00 € 1.100,00 € 2.000,00 € 850,00 € 1.263,00 € 500,00 € 450,00 € 1.400,00 € 350,00 € 360,00 € 50,00 € 3.495,00 € 100,00 € 50,00 € 800,00 € 150,00 € 450,00 € 70,00 € 400,00 € 140,00 € 120,00 € 753,00 € 600,00 € 60,00 € 40,00 € 7.057,00 € 7.057,00 € 493,99 € 70,57 € 6.492,44 € 88.326,93 € 88.326,93 € 4.552,38 € 650,34 € 83.124,22 € 5.640,00 € 5.640,00 € 394,80 € 56,40 € 5.188,80 € 95.991,09 € 64.476,09 € 4.513,33 € 644,76 € 90.833,00 Perché un mese missionario? Dal Concilio Vaticano II (1962-1965) in poi si è venuta formando nella Chiesa una nuova e più forte coscienza missionaria. Essa ha generato un autentico bisogno di conoscere, studiare, meditare e vivere la vocazione battesimale-missionaria, non più in modo episodico, ma secondo criteri validi e universalmente condivisi. Si è fatta strada l’esigenza di un “tempo forte” dedicato alla missione universale della Chiesa per tutto il popolo di Dio. Ecco allora un mese scandito da un itinerario di cinque settimane di cui la Giornata Missionaria Mondiale, fissata per la penultima domenica di Ottobre, costituisce il punto culminante del “Mese Missionario. I contributi e le riflessioni a pubblicarsi nel prossimo numero di VOCI e VOLTI che uscirà venerdì 15 novembre 2013, per motivi tecnici, devono giungere per e-mail in Redazione entro e non oltre lunedì 4 novembre 2013. VOCI Periodico dell’Arcidiocesi di Manfredonia-ViesteSan Giovanni Rotondo Anno IV - n. 2 - 18 ottobre 2013 Iscritto presso il Tribunale di Foggia al n. 13/2010 del Registro Periodici - Cronologico 1868/10 del Registro Pubblico della Stampa Direttore responsabile Alberto C avallini Redazione Ufficio per le Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi Via s. Giovanni Bosco n. 41/b - Tel 0884.581899 71043 Manfredonia e-mail: [email protected] [email protected] Le foto pubblicate sono di Michele Martino e di Alberto Cavallini ed appartengono all’archivio fotografico dell’Ucs dell’Arcidiocesi Hanno collaborato a questo numero: don Domenico Facciorusso, don Antonio D’Amico, E VOLT I don Pantaleo Abbascià, don Michele Pio Cardone, don Luigi Carbone, don Gioacchino Strizzi, don Pasquale Vescera, don Ciro Mezzogori, Antonio Tomaiuoli, Raffaele Antonio De Feudis, Giovanni Chifari, Michelangelo Mansueto, Giuseppe Barracane, Luciano Riccardi, Antonia Palumbo, Ilenia Bellini, Alessandra La Salandra, Costantina Montecalvo. Il periodico VOCI e VOLTI è iscritto alla Stampa: Grafiche Grilli - Via Manfredonia Km 2,200 - 71121 Foggia Il giornale diocesano VOCI e VOLTI può essere letto in formato elettronico o scaricato dall’home page del sito della nostra Arcidiocesi: www.diocesimanfredoniaviestesangiovannirotondo.it oppure dall’home page approfondimenti del sito: www.abbaziadipulsano.it Questo numero è stato chiuso in redazione il 14 ottobre 2013 L’impegno nel mese missionario Le nostre parrocchie organizzano raccolte di fondi che per il tramite della nostra Arcidiocesi sono versate alle PPOOMM per gli aiuti programmati e permanenti nei vari continenti a tutte quelle che attualmente sono 1044 “giovani Chiese”. [Linee Pastorali] Dalle Linee Pastorali “Prendete il largo e gettate le reti” (cf Luca 5,1-11) per l’anno 2013/2014 sul ruolo dei laici nella Chiesa e nel mondo La parrocchia e la pastorale missionaria 2.1 Il nuovo volto della parrocchia er vivere da cristiani la nostra appartenenza al mondo è necessario innanzitutto comprendere il nuovo volto che la parrocchia deve assumere oggi per incarnare la fede, la speranza e la carità nella nuova situazione culturale, sociale e religiosa del nostro tempo. Voglio fare miei i sette punti di sintesi della Nota pastorale dei vescovi italiani dal titolo “Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia” (2004), invitando sacerdoti, religiosi e laici a fare altrettanto. Dopo aver elencato i sette punti evidenziati dal documento, esporrò dei criteri che potranno essere utilizzati per impostare una pastorale missionaria. Ecco i sette punti menzionati dal documento della CEI: Non si può più dare per scontato che tra noi e attorno a noi, in un crescente pluralismo culturale e religioso, sia conosciuto il Vangelo di Gesù: le parrocchie devono essere dimore che sanno accogliere e ascoltare paure e speranze della gente, domande e attese, anche inespresse, e che sanno offrire una coraggiosa testimonianza e un annuncio credibile della verità che è Cristo. L’iniziazione cristiana, che ha il suo insostituibile grembo nella parrocchia, deve ritrovare unità attorno all’Eucaristia; bisogna rinnovare l’iniziazione dei fanciulli coinvolgendo maggiormente le famiglie; per i giovani e gli adulti vanno proposti nuovi e praticabili itinerari per l’iniziazione o la ripresa della vita cristiana. La domenica, giorno del Signore, della Chiesa e dell’uomo, sta alla sorgente, al cuore e al vertice della vita parrocchiale: il valore che la domenica ha per l’uomo e lo slancio missionario che da essa si genera prendono forma solo in una celebrazione dell’Eucaristia curata secondo verità e bellezza. Una parrocchia missionaria è al servizio della fede delle persone, soprattutto degli adulti, da raggiungere nelle dimensioni degli affetti, del lavoro e del riposo; occorre in particolare riconoscere il ruolo germinale che per la società e per la comunità cristiana hanno le famiglie, sostenendole nella preparazione al matrimonio, nell’attesa dei figli, nella responsabilità educativa, nei momenti di sofferenza. Le parrocchie devono continuare ad assicurare la dimensione popolare della Chiesa, rinnovandone il legame con il P territorio nelle sue concrete e molteplici dimensioni sociali e culturali: c’è bisogno di parrocchie che siano case aperte a tutti, si prendano cura dei poveri, collaborino con altri soggetti sociali e con le istituzioni, promuovano cultura in questo tempo della comunicazione. Le parrocchie non possono agire da sole: ci vuole una “pastorale integrata” in cui, nell’unità della diocesi, abbandonando ogni pretesa di autosufficienza, le parrocchie si collegano tra loro, con forme diverse a seconda delle situazioni - dalle unità pastorali alle vicarie o zone -, valorizzando la vita consacrata e i nuovi movimenti. Una parrocchia missionaria ha bisogno di “nuovi” protagonisti: una comunità che si sente tutta responsabile del Vangelo, preti più pronti alla collaborazione nell’unico presbiterio e più attenti a promuovere carismi e ministeri, sostenendo la formazione dei laici, con le loro associazioni, anche per la pastorale d’ambiente, e creando spazi di reale partecipazione. Dalla lettura di questi sette punti possiamo enucleare almeno tre connotati che devono caratterizzare l’attuale pastorale. 2.2 Una pastorale integrata La “pastorale integrata” è resa necessaria dal fatto che è finito il tempo della parrocchia autosufficiente, che la vede “come un tessuto di relazioni stabili”. È necessario introdurre una logica integrativa, cioè un modo di pensare e di procedere capace di integrare le diversità. Per questo va promossa una pastorale capace di progettare anche a livello interparrocchiale, dove ogni parrocchia sia disposta ad entrare in rete con altre parrocchie per affrontare insieme situazioni del territorio che sono comuni. L’integrazione non deve avvenire solo tra parrocchie, ma anche tra parrocchie e altri soggetti che operano sul territorio. Pertanto la parrocchia da struttura che offre rifugio e sacramenti – una sorta di agenzia del sacro – deve diventare una realtà che evangelizza tutti i vissuti esistenziali individuali e comunitari. Se la parrocchia è “crocevia delle istanze educative, ecco che “solo una comunità accogliente e dialogante può trovare le vie per instaurare rapporti di amicizia e offrire risposte alla sete di Dio che è presente nel cuore di ogni uomo. Oggi si impone la ricerca di nuovi linguaggi, non autoreferenziali e arricchiti dalle acquisizioni di quanti operano nell’ambito della comunicazione, della cultura e dell’arte. Siamo chiamati ad educare ad una fede più motivata, tramite incontri e percorsi dove fare emergere tutta la dimensione educativa della fede: dai sacramenti alla liturgia, dalla morale cristiana (sociale, sessuale, della vita) alla vita spirituale. 2.3 Una pastorale dell’accompagnamento Non si tratta di abbandonare la pastorale ordinaria. Scrivono i Vescovi a riguardo: «alla parrocchia, dunque, spetta non soltanto offrire ospitalità a chi chiede i sacramenti […] ma dando testimonianza alla fede di fronte ai non credenti, offrendo spazi di confronto con il Vangelo […] All’immagine di una Chiesa che continua a generare i propri figli si affianca quella di una Chiesa che propone itinerari di iniziazione cristiana anche per gli stessi adulti». Questo significa che dobbiamo accompagnare le persone a diventare cristiane, costruendo con esse itinerari distesi nel tempo, aperti ad ogni possibile scelta, non condizionati dalla fretta di concludere con un sacramento. È in questa luce che dobbiamo impostare meglio il cammino della iniziazione cristiana. Infatti “un ripensamento si impone se si vuole che le nostre parrocchie mantengano la capacità di offrire a tutti la possibilità di accedere alla fede, di crescere in essa e di testimoniarla nelle normali condizioni di vita”. Su questa scia, è auspicabile che l’Ufficio catechistico diocesano promuova dei percorsi di formazione per catechisti incentrati sullo studio delle recenti tre Note della CEI sull’iniziazione cristiana. 2.4 Una pastorale intergenerazionale Alcune difficoltà nell’ambito della comunicazione della fede e dell’evangelizzazione sono riconducibili ad una sostanziale frattura oggi in atto tra le diverse generazioni. Per tale ragione la nostra pastorale deve avere un occhio di riguardo ai rapporti intergenerazionali. I Vescovi hanno sottolineato che “l’educazione è strutturalmente legata ai rapporti tra le generazioni, anzitutto all’interno della famiglia, quindi nelle relazioni sociali. Molte delle difficoltà sperimen- tate oggi nell’ambito educativo sono riconducibili al fatto che le diverse generazioni vivono spesso in mondi separati ed estranei. Il dialogo richiede invece una significativa presenza reciproca e la disponibilità di tempo. Dal gruppo di studio del Servizio diocesano per la Pastorale Giovanile e Vocazionale sono emerse alcune indicazioni che possono servire per impostare una pastorale intergenerazionale: curare i giovani maggiorenni per i quali è auspicabile un percorso di formazione interparrocchiale; accompagnare i giovani in un itinerario di alfabetizzazione affettiva; potrebbe essere utile affiancare agli educatori altri adulti, altrettanto autorevoli agli occhi dei ragazzi, che assicurino una presenza significativa nei momenti informali; l’Oratorio, il cui potenziale è ancora tutto da scoprire, potrebbe costituire una buona opportunità per agganciare molti ragazzi e adolescenti; i Laboratori artistici parrocchiali, l’esperienza del teatro o del musical può essere proficua nel cammino dei gruppi; molto feconda si è rivelata, a cura del Seminario minore, l’esperienza dei weekend vocazionali, dove il confronto con la Parola di Dio, con gli altri e con se stessi, che si realizza in un clima informale e familiare, animato da sacerdoti, religiosi e sposi, può essere un’ottima occasione di discernimento in vista di scelte importanti per la propria vita; giovani e volontariato. I giovani non amano molto le parole, ma i gesti concreti e le esperienze dirette di ciò che viene loro annunciato. Infatti, l’esperienza di servizio aiuta i giovani a maturare un nuovo rapporto con se stessi e con gli altri, come testimoniano le tante esperienze vissute dai gruppi parrocchiali e anche la risposta entusiasta di tanti studenti di scuola superiore alla proposta di Volontariato della Caritas diocesana in collaborazione con i docenti di religione. Alla luce di queste indicazioni, ritengo molto promettente la proposta fatta dal Servizio diocesano per la Pastorale Giovanile e Vocazionale per una “Missione giovani” da farsi ogni anno in una vicaria diversa. (continua) *arcivescovo 18 ottobre 2013 Michele CASTORO* 18 ottobre 2013 4 [Ottobre Missionario] Il racconto emozionante di un volontario manfredoniano in Africa “Posta la Via” in Congo, con un “Musimwa” e mucche Raffaele Antonio De Feudis* P adre John Bosco mi stava aspettando e mi aveva già visto sulla scalinata fra gli altri passeggeri, perché il suo viso era illuminato da quel particolare sorriso di gioia che è solito sfoggiare nelle occasioni speciali. Trascinando il bagaglio verso l’uscita, dalle vetrate dell’aeroporto potevo scorgere la città di Kigali, le sue verdi colline ed i suoi colori. Sentivo salire forte l’emozione “ero tornato in Rwanda” e p. John Bosco mi stava accogliendo come graditissimo ospite. Caricato il bagaglio in macchina, e dopo una breve sosta all’Economato Generale Diocesano, ci siamo diretti al Petit Seminaire St. Vincent di Ndera, una Località di Kigali famosa anche per la presenza dell’ospedale psichiatrico. Lungo la strada il padre mi raccontava delle cose accadute dopo la mia partenza nel mese di gennaio e che era molto contento perché il governo gli stava riparando la strada completamente disastrata dall’ultima stagione delle piogge. Avrei soggiornato in seminario tutto il tempo necessario per preparare la missione in Congo. Questa volta avevo ricevuto da don Andrea Vece, parroco della parrocchia Madonna di Fatima e presidente della COMIS Onlus di Salerno, l’ Organizzazione Missionaria Cattolica di sviluppo per il terzo mondo, l’incarico di selezionare ed accompagnare in Congo e precisamente a Kawumu, località economicamente molto depressa della regione del Kiwu, venti manze gravide di razza frisona, per dare inizio ad un nuovo allevamento bovino per la produzione di latte, come già avvenuto per lo Zambia. Infatti, nell’ultimo consiglio della Comis era stata presa in considerazione l’idea di impiantare su quelle lussureggianti e fertili colline di origine vulcanica del Congo un allevamento bovino da latte, che può sicuramente dare un input concreto di sviluppo e di formazione tecni- Per aiutare la cooperazione alla missione e allo sviluppo invia la tua offerta a COMIS onlus, Cooperazione Missionaria e Sviluppo Via Madonna di Fatima - 84129 Salerno Tel./Fax +39 089.753823 - e-mail : [email protected] sito: www.comis.org conto corrente postale: 70359302 IBAN: IT51Q0101015209100000001106 BANCA SAN PAOLO - AGENZIA 9 DI SALERNO ca, per i giovani della università di Bukawu e per quelli delle popolazioni locali, nonché creare una fonte di ricchezza primaria e fondamentale, derivante dalla possibilità immediata di consumo di latte specie dai bambini di quella povera regione. Raccolta la mandria con molte difficoltà ed espletate tutte le pratiche burocratiche di esportazione con il prezioso contributo di p. John Bosco, insieme a Musimwa un ragazzo congolese che nel frattempo mi aveva raggiunto a Kigali, ci siamo congedati dagli amici rwandesi e siamo partiti di notte alla volta di Rusizi, la località di frontiera con il Congo distante circa quattrocento chilometri. Con due camion presi in affitto abbiamo attraversato il Parco Naturale di Nyungwe, “fra le ultime residenze del gorilla di montagna”, per arrivare a Rusizi alle sei di mattina, in perfetto orario con l’apertura del passo di frontiera. Ad accoglierci a Kawumu la località in cui ha sede la fattoria, abbiamo trovato il capo villaggio ed una nutrita folla di locali che ci osannava e che era pronta ad aiutarci come fossimo degli eroi, vincitori di chissà quale battaglia. A sottolineare l’importanza che la popolazione attribuiva all’evento, tutti ma con un po’ di timore e tanta curiosità, hanno voluto stringere la mia mano di musungu (termine Swahili usato per l’uomo bianco), anche le donne ed i bambini e quelli più schivi venivano spinti dalle loro madri. Sembrava una festa straordinaria, nella quale io, Musimwa, e le mucche, eravamo gli ospiti d’onore. Ero commosso dalla semplicità e dal- la spontaneità con cui si ritrovava e si stringeva quella comunità. Avevo gli occhi lucidi e quelli che tra la folla incrociavano il mio sguardo ne restavano colpiti, probabilmente perché sorpresi dalla vulnerabilità manifestata dal Musungu. Alla fattoria, i lavori di preparazione per l’accoglienza della mandria erano stati tutti ultimati, anche con il contributo gratuito della popolazione locale. La captazione di una sorgente naturale ci ha consentito di portare l’acqua in Azienda, e lungo il percorso della condotta idrica, la COMIS ha voluto costruire un impianto docce e quattro fontanelle per favorire le donne e spesso i bambini, ad approvvigionarsi di acqua per il fabbisogno familiare. Quella del Congo fra tutte le missioni fondate in diversi paesi del terzo mondo dalla generosa comunità parrocchiale Madonna Di Fatima di Salerno, è la più grande e la più importante, anche per la presenza di moltissimi fedeli. E proprio per poter accogliere le folle incontenibili che giungono alla parrocchia di Mugogo, località non molto distante dalla fattoria, è iniziata la costruzione di una chiesa più capiente che sarà dedicata a s. Matteo Apostolo. Il contributo e la collaborazione attiva ed importante in questo progetto di sviluppo per le popolazioni bisognose fornito dell’ “Azienda Posta la Via” della “Casa Sollievo della Sofferenza”, dura già da sei anni. E se molto è stato fatto, molto di più c’e ancora da fare. * tecnico dell’Opera di s. Pio, volontario in Congo, Rwanda e Zambia 5 «Il nostro cuore “disseminato” lungo un Continente» “POSTA la Via” assieme alla “COMIS” sulle strade dell’Africa Raffaele Antonio De Feudis L a COMIS , Cooperazione Missionaria e Sviluppo Terzo Mondo, è una associazione missionaria per l’evangelizzazione e lo sviluppo del Terzo Mondo, fondata da don Andrea Vece a Salerno presso la parrocchia Madonna di Fatima nel 1989 ed è stata riconosciuta Onlus il 20 luglio 2005. La cooperazione alla missione viene realizzata mediante la fondazione di nuove parrocchie in accordo con il Vescovo del luogo. Attualmente la Comis sta realizzando la costruzione di otto parrocchie: quattro in Africa, tre in Asia e una in America Latina. Di queste otto chiese Parrocchiali, cinque sono già state inaugurate. La cooperazione allo sviluppo è realizzata attraverso la costruzione di nuove scuole; di centri sanitari specialistici; di aziende agricole zootecniche. E proprio nel settore della realizzazione e dello sviluppo di aziende agricole zootecniche che “Posta la Via” fattoria dell’opera di San Pio da Pietrelcina sta offrendo da anni il massimo della sua collaborazione, mettendo a disposizione il proprio personale qualificato come importante risorsa per il trapasso del- le nozioni specifiche. L’azienda agrozootecnica già avviata a Kitwe nella regione del Copperbelt in Zambia su una estensione di terreno di 350 ettari, sta sviluppando due diversi tipi di allevamento: un allevamento bovino già ben avviato che oggi conta una mandria di circa 320 capi di bestie di razza frisona, delle quali 120 in lattazione con una produzione media giornaliera di latte di circa 1500 litri; l’altro avviato da appena un mese, è un allevamento avicolo per la produzione di polli da carne di razza broilers. Il settore agricolo anch’esso in forte espansione oltre a coltivare foraggi per gli allevamenti, sta sviluppando la produzione di diverse varietà di ortaggi da destinare al mercato locale. Il latte prodotto viene in parte trasformato in formaggi di diverso tipo da due ragazzi ospitati gratuitamente per tre mesi di formazione presso l’Azienda Posta la Via, in parte venduto in forma diretta in azienda agli abitanti dei villaggi circostanti ed in parte a ri- venditori locali, creando un indotto commerciale molto grande che si avvale anche della commercializzazione degli ortaggi. La costruzione di un impianto di irrigazione che prende l’acqua dal fiume mwambashi, ha consentito la coltivazione dei terreni anche nella stagione secca che dura circa sei mesi. Con macchine ed attrezzature di avanguardia spedite dall’Italia con container, è stato possibile avviare qualsiasi tipo di coltivazione. Oggi l’azienda “COMIS Farm” di Kitwe, si avvale del lavoro di operai locali diventati nel frattempo dei veri tecnici responsabili e qualificati. Nei programmi di sviluppo futuri vi è senza dubbio e prime fra tutte, l’esigenza di acquistare un escavatore per bonificare 250 degli ettari del terreno della azienda, attualmente disseminati di giganteschi termitai che ne impediscono l’utilizzo per le coltivazioni. Da circa sei mesi, “Posta la Via” azienda dell’Opera di s. Pio, è impegnata anche nella regione del Kivu nella Repubblica Democratica del Congo, dove è stata avviata una seconda azienda agro-zootecnica di circa 120 ettari di terreno che con programmi di sviluppo leggermente diversi, dettati dalla natura della vegetazione, si propone le stesse finalità di quella già ben avviata in Zambia. 18 ottobre 2013 [Ottobre Missionario] 18 ottobre 2013 6 [Caritas] Intervista a don Domenico Facciorusso, direttore della Caritas diocesana Il volto missionario del volontariato cattolico Alberto Cavallini È martedì 24 settembre. Don Domenico Facciorusso, direttore della Caritas mi ha dato appuntamento in Manfredonia alle 10 presso la sede diocesana della Caritas da lui coordinata e diretta da moltissimi anni, proprio in un giorno per lui assai importante perché segnato dall’inizio ufficiale del suo ministero di nuovo parroco della storica parrocchia del Carmine di Monte Sant’Angelo. Io, com’è mio costume, arrivo in anticipo e la mia attesa dura poco. Nell’ambiente semplice ed austero della sede della Caritas diocesana, segnato dall’essenzialità degli arredi e delle cose, ma dove tutti sono protesi all’ascolto delle “voci” degli ultimi e a soddisfare per quanto possibile le loro più impensate richieste di aiuto espresse attraverso i loro “volti” più che con le parole pronunziate, inizia il nostro colloquio sulla missionarietà del volontariato cattolico espresso in tante iniziative intraprese nel territorio che hanno aperto i cuori di tanti, operatori e richiedenti aiuto e ascolto. Cominciamo così il nostro colloquio. VeV: Stiamo entrando nel mese missionario per eccellenza, qual è il senso delle opere compiute e svolte dalla Caritas diocesana? don Domenico: I cristiani che desiderano vivere responsabilmente la propria appartenenza al mondo sono chiamati oggi a ridefinire le strategie per una concreta “conversione pastorale” nell’ottica dell’impegno sociale. La strada resta quella dalla sana spiritualità accompagnata dalla solidarietà appassionata ed intelligente. È la via della formazione degli animatori Caritas e del volontariato cattolico, recentemente invitati dal vescovo Michele a “prendere il largo”, a rinnovare la forza dell’annunzio evangelico nell’ottica missionaria. In un certo senso le opere segno -mense, dispensari, centri di ascolto, dormitori, attività per minori, anziani ed immigrati – sono anche ambiti di testimonianza cristiana, luoghi in cui la fede prende forma in un gesto concreto. VeV: come possono parlare alla gente le opere di carità profuse nel territorio a favore degli ultimi? don Domenico: Attraverso i segni concreti si parla, si evangelizza, si educa. Un’opera di carità deve parlare di Dio, annunciare la speranza, indurre a porsi domande. In un certo senso si cerca di far emergere il “volto” di quella solidarietà che aiuta ed educa alla speranza in tempi difficili. Le recenti linee pastorali portano a considerare quel- le scelte di carità cariche di profezia, capaci cioè di responsabilizzare l’intera comunità civile e cristiana, orientate a promuovere la dignità della persona. Si tratta di “uscire dal tempio fatto di pietra per entrare nel tempio fatto di carne: la gente, il popolo di Dio”. D’altra parte l’appartenenza al mondo si esprime vivendo la “responsabilità verso la gente che abita il territorio”, accogliendo con amore le ferite nascoste delle persone, conferendo un volto a quella “folla” che, nel raccolto evangelico della pesca miracolosa, rappresenta “il mondo di oggi a cui si è mandati: folla senza identità, confusa, disorientata, senza radici e spaesata”. VeV: Possono le attività e le opere della Caritas entrare in conflitto con le Istituzioni civili preposte? don Domenico: In quest’ottica il fine della Caritas non può essere quello della delega del servizio di carità o il sostituire -deresponsabilizzando- le istituzioni, ma l’essere segno della carità di Cristo. Un segno che porti speranza attraverso quella “fantasia della carità” sostenuta da quasi quattrocento persone, tra animatori Caritas e volontari di associazioni cattoliche, attraverso la “banca del tempo”. Attualmente in diocesi ci sono circa duemila famiglie assistite mensilmente da trentacinque dispensari presenti in dodici città. Duemila pasti sono elargiti mensilmente e gratuitamente in tre mense presenti in due paesi. Otto parrocchie hanno attivato percorsi di sostegno scolastico a minori in difficoltà ed in otto città ci sono sportelli di ascolto. Questi sono alcune delle “opere sociali” diffuse nel territorio e che rivelano il volto di una arcidiocesi accogliente e solidale verso tutti. Ambiti in cui diverse comunità cristiane rivelano il desiderio di “diventare pescatori di uomini”, secondo l’auspicio del vescovo: “Ecco la conversione pastorale che chiedo a questa nostra Chiesa locale. Andare nei luoghi in cui l’uomo sembra aver smarrito ogni valore di sé e degli altri”. Una pastorale dei “luoghi lontani”, delle “periferie esistenziali”. “Ogni parrocchia individui i luoghi periferici del proprio territorio, ne faccia una vera e propria radiografia”. In altre parole, non solo “farsi prossimo” a chi bussa alla parrocchia, ma soprattutto mettersi in cerca delle persone in fragilità presenti nel quartiere, spesso i “veri” poveri gravati dalla vergogna e dall’imbarazzo per una sofferenza economica giunta all’improvviso a causa della perdita del lavoro. In un certo senso le Caritas devono essere come “sentinel- le”, capaci cioè di accorgersi e di far accorgere, di anticipare e di prevenire, di sostenere e di proporre vie di soluzione partecipate nel solco sicuro del Vangelo e della dottrina sociale della Chiesa. VeV: Da quanto dici, è evidente che le opere della Caritas sono l’espressione di una Chiesa missionaria attenta al territorio tormentato anch’esso da una crisi che sembra non finire più, o mi sbaglio? don Domenico: No, hai ben colto il senso dell’operato Caritas in tutto il territorio garganico. Il volto missionario del volontariato cattolico deve saper abitare le periferie, conoscere il proprio territorio, imparare non solo a saper “fare il bene bene”, ma anche a saperlo fare “insieme”. Si tratta di elaborare strategie educative atte a rendere davvero tutta la comunità vero soggetto di carità partecipata. Questo può avvenire: elaborando iniziative sempre più allargate, condivise dagli altri soggetti di carità presenti nel territorio; rendendo partecipe la stessa comunità mediante l’informazione delle risorse e povertà ivi presenti; elaborando alleanze/patti educativi per la promozione sociale del territorio. VeV: Dunque, la Caritas è sempre in dialogo con tutti? don Domenico: È il “volto” di una chiesa missionaria che nel sociale dialoga col territorio. Si diventa, dunque, “segno di speranza” nelle diverse periferie essenziali graffiate dalla crisi economica anche con opere-segno forti e condivisi. Si tratta di unire le forze non solo per sostenere la carità, ma, soprattutto, per rimandare alla carità di Cristo operante nella comunità. In un certo senso, come ricorda un teologo “la storia di Dio è l’umanità”. L’auspicio del vescovo, allora, non è solo nella radicale diffusione in diocesi della Caritas parrocchiale (attualmente ne sono 38), ma anche nella qualifica del suo operato attraverso l’opportuna formazione del volontari e la realizzazione di opere segno condivisi. VeV: Un operato, dunque, in linea con le recente Linee Pastorali dell’Arcivescovo Castoro? don Domenico: Sì. si legge nelle recenti linee pastorali che: “È finito il tempo della parrocchia autosufficiente… È necessario introdurre una logica integrativa…Per questo va promossa una pastorale capace di progettare anche a livello interparrocchiale, dove ogni parrocchia sia disposta ad entrare in rete con le altre parrocchie per affrontare insieme situazioni del territorio che sono comuni”. E l’integrazione oggi deve avvenire anche coinvolgendo altri soggetti che operano nel territorio. Ciò però non sminuisce l’efficace operato di ogni parrocchia, ma ne auspica la realizzazione di progetti condivisi, quali: l’emporio cittadino con centro di ascolto diffuso in ogni parrocchia; mensa, dormitorio, sportello per immigrati e dispensario vestiario, sostenuti da una “rete” realizzata in concertazione tra i vari attori sociali presenti nel territorio. È la logica “integrativa” che si innesca in una pastorale “moderna” ed intelligente, capace di elaborare segni di presenza partecipata ed in risposta all’analisi dei bisogni e risorse presenti in un territorio. VeV: E la realtà giovanile come interagisce con le opere e le attività della Caritas diocesana? Don Domenico: La Caritas deve con coraggio sapersi porre al mondo dei giovani, a coloro che si sono allontanati dalle parrocchie dopo la cresima. Il volontariato può essere la giusta occasione per dissipare pregiudizi, offrendo ai giovani la possibilità di conoscere il volto sociale della chiesa, impegnandosi a vivere i valori evangelici e della cittadinanza attiva. In tal senso non mancano lodevoli iniziative educative per i giovani realizzati in sinergia con associazioni di volontariato ed il mondo della scuola. VeV: E’ dunque assai importante anche la formazione? don Domenico: Essere “pescatori di uomini” richiede oggi operatori Caritas formati anche nella “capacità” di saper operare insieme, di saper accogliere la diversità come opportunità per un servizio appassionato ed intelligente intorno alle nuove e vecchie povertà da scovare nelle diverse periferie esistenziali. È il volto di una Chiesa locale che nel sociale è da tempo impegnata a qualificarsi come “punto vendita di speranza per tutto il territorio”. Mi rendo conto che il nostro colloquio potrebbe proseguire a lungo, ma so che non bisogna mai “maltrattare i limiti” secondo una recente e felice espressione di papa Francesco. Complessivamente io e don Domenico abbiamo dialogato molto a lungo e la nostra è stata una conversazione più che un’intervista: le domande hanno fatto da sfondo all’esposizione di un’intensa attività caritativa che la nostra Arcidiocesi compie attraverso la Caritas diretta da don Domenico il quale le ha sapute sinteticamente e magistralmente riassumere per tutti noi. 7 Il prossimo Convegno della Caritas Diocesana U na solitudine senza nome e senza volto. Un sentirsi senza appoggi, difese, consensi, lontani dagli altri. Una sottile e nascosta sofferenza mentale che attanaglia un numero esponenziale di persone segnate dall’ansia, paura, attacco di panico e lievi depressioni, tracce evidenti di un disagio esistenziale registrato nei servizi Caritas. È il dolore nascosto dalla vergogna nel trovarsi “tra gli ultimi della fila”, tra quelli che non contano e non hanno la forza di difendersi. Un “dolore disabitato” anche perché non trova riposte adeguate in termini di accoglienza e riscatto sociale della persona in povertà. REPORTER CARITAS (censimento della Caritas diocesana inerente anche l’operato delle associazioni di volontariato cattolico e delle Caritas parrocchiali - Periodo: settembre 2012-giugno 2013) i servizi 2.000 le famiglie assistite mensilmente dal programma dispensario Caritas presenti in dodici città dell’arcidiocesi 10.000 gli accessi mensili ai servizi Caritas del territorio 35 i dispensari alimenti distribuiti in diocesi e che assicurano il totale di 144 aperture al mese 21 i microcrediti elargiti a famiglie in crisi -di cui 3 ad impresemediante il progetto “prestito della speranza” 9 le strutture di sostegno scolastico a minori in difficoltà distribuiti in otto paesi della diocesi 100 i minori aiutati nei compiti da 40 insegnanti-volontari, 400 gli accessi a settimana 280 gli accessi mensili al dormitorio Caritas per immigrati di passaggio 7 i Centri di Ascolto presenti in 5 paesi della diocesi 800 Le persone accolte, ascoltate e sostenute in un percorso di riscatto sociale (il 34% in più rispetto allo scorso anno pastorale) 2000 i pasti mensili gratuitamente elargiti da tre mense legate al volontariato cattolico distribuite in 2 città Il mondo dei giovani 280 gli alunni dai sedici anni in su impegnati in tre città nel percorso educativo e solidale “m’illumino d’impegno con la Caritas” gli incontri formativi promossi per la realtà giovanile del territorio 15 la formazione 38 le Caritas presenti in dodici città dell’arcidiocesi 4 le associazioni di volontariato cattolico impegnate con servizi nel territorio 170 i volontari iscritti nel seminario formativo e scandito da incontri mensili su temi d’impegno sociale in tre vicarie della diocesi 290 gli animatori Caritas impegnanti nel territorio diocesano mediante la “banca del tempo” 19 gli incontri nelle vicarie per l’accompagnamento del volontariato locale. Significativo il convegno Caritas di ottobre, realizzato a San Giovanni Rotondo, e la giornata di spiritualità per il volontariato cattolico realizzata a giugno nella foresta umbra. l’informazione 34 puntate realizzate ogni settimana con TeleRadioPadrePio su tematiche solidali articoli della Caritas diocesana presenti sul mensile diocesano “Voci e Volti” e media locali. 19 La sofferenza mentale, dramma e Speranza Alessandra LA SALANDRA N ella società odierna, contrassegnata da una profonda crisi economica e valoriale, le persone che vivono una situazione di disagio psichico sono in costante aumento. Il senso di precarietà esistenziale corrode il benessere psicologico dell’individuo trascinandolo nella spirale della sofferenza che sempre più spesso si trasforma in disturbo. Il disagio psichico è definibile come uno stato di sofferenza connesso a difficoltà di varia natura (in particolare, negli affetti e nel lavoro) che si presentano nella vita senza che si instaurino sintomi specifici, ma tale da pregiudicare la serenità interiore e la resa sociale. In questo stato, il vissuto soggettivo è spesso caratterizzato da inquietudine, frustrazione, aggressività o tristezza. Quando il soggetto non trova risoluzione alla sofferenza, la quale raggiunge livelli di intensità molto elevati, ed insorgono specifici sintomi clinici, si parla di disturbo psichico o mentale. Il disagio e il disturbo psichico si collocano su di un continuum e spesso le manifestazioni che li caratterizzano risultano essere sfumate e graduali. Gli eventi normativi e paranormativi che caratterizzano la vita di un individuo provocano una crisi definita da Jaspers come “un punto di passaggio dove il tutto subisce un cambiamento subitaneo, dal quale l’individuo esce trasformato, sia dando origine a una nuova risoluzione, sia andando verso la decadenza”. Parafrasando Jaspers, la crisi comporta una metamorfosi dell’individuo che, attraverso la resilienza e le strategie di coping, ha la possibilità di evolvere ma, quando le risorse psicosociali sono insufficienti e/o quando lo stress risulta eccessivo, rischia di andare incontro ad una serie di manifestazioni che vanno dal disagio al disturbo psichico. Secondo dati recenti, circa il 13% della popolazione mondiale (oltre 900 milioni di persone) si trova in una condizione di disagio psichico. L’OMS stima che 450 milioni di persone soffrono di disturbi mentali, neurologici o del comportamento, e che la gran parte di questi disturbi non siano né diagnosticati né trattati. In Italia risultano essere 10 milioni le persone nella fascia d’età 18-65 anni che soffrono di disturbi di natura psicologica. La depressione è uno dei disturbi più comuni (colpisce 1 donna su 6 in Europa) e, secondo le stime dell’OMS, sarà, nel 2020, la malattia più diffusa nel mondo sviluppato e la seconda causa di morte e di disabilità, e nel 2030 diventerà la prima. Questi dati mettono in evidenza che moltissime persone vivono una situazione di disagio caratterizzata da manifestazioni cliniche che non sempre consentono di fare una diagnosi secondo gli attuali criteri internazionali di classificazione delle patologie, ma che comunque provocano uno stato di malessere che compromette ogni aspetto della loro esistenza. Le manifestazioni più frequenti sono quelle di tipo depressivo e ansioso (ansie, fobie, attacchi di panico, sintomi ossessivi e compulsivi). Inoltre, risultano essere sempre più frequenti disordini del comportamento alimentare e dipendenze da sostanze (droghe e alcol) e/o da attività (gioco d’azzardo). È essenziale per il mondo Caritas conoscere le diverse manifestazioni del disagio psichico. Infatti, questa si trova ogni giorno a confrontarsi con una realtà sociale in cui la vulnerabilità è imperante a causa della povertà di risorse psicosociali ed economiche. I 10.000 accessi mensili ai servizi della Caritas, distribuiti nel territorio diocesano, confermano l’importanza per chi vi opera di essere preparato ad accettare “quanti sono dimenticati, bisognosi di comprensione, di consolazione e di aiuto”. Agli operatori del servizio Caritas non è chiesto di curare ma di accogliere con consapevolezza e responsabilità questo disagio e inviarlo, qualora risulti necessario, divenendo facilitatori e attivando un lavoro di rete. Per fare ciò è indispensabile incrementare competenze relazionali e comunicazionali empatiche che valorizzino la capacità di entrare in relazione con la vulnerabilità dell’altro. *psicologa e relatrice al convegno della Caritas diocesana di novembre 18 ottobre 2013 [Caritas] 18 ottobre 2013 [Chiesa e Comunicazione] 8 Al centro del documento finale del Consiglio Permanente della cei l’impegno della Chiesa Italiana secondo le indicazioni del Papa Verso la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali Michelangelo Mansueto L o sfondo attorno a cui si è svolta la sessione autunnale del Consiglio episcopale permanente, riunito a Roma dal 23 al 25 settembre scorsi, sotto la presidenza del cardinale Angelo Bagnasco, è stato l’altare della Confessione. Con la memoria del cuore, infatti, i Vescovi hanno ripreso e fatte oriorie le indicazioni offerte da papa Francesco lo scorso maggio nell’incontro avuto sulla tomba dell’Apostolo con tutta la Conferenza Episcopale Italiana. In quella occasione il Papa ha rinnovato la propria fiducia nel Pastori e li ha incoraggiati a continuare il cammino intrapreso dalla Chiesa in Italia indicando con chiarezza ambiti di competenze e condizioni per assumerli con convinzione. “Non siamo, ha detto papa Francesco, espressione di una struttura o di una necessità organizzativa: anche con il servizio della nostra autorità siamo chiamati a essere segno della presenza e dell’azione del Signore Risorto, per edificare la comunità nella carità fraterna”. Quelle indicazioni, approfondite nelle udienze del Papa al cardinale Presidente, nei lavori di questi giorni del Consiglio Permanente, hanno avviato un percorso di discernimento a tutti i livelli. A far da filo conduttore domande precise: “Quale disponibilità ci chiede il santo Padre? Che forme si aspetta che assuma la nostra collegialità? Come possiamo favorire tra noi una maggiore partecipazione!” A partire dai contenuti offerti nella prolusione, non è mancato il confronto sul momento storico contrassegnato da un autentico cambiamento d’epoca. Insieme a una pastorale di prossimità e di cura, i Vescovi hanno evidenziato l’importanza di non far mancare una lettura teologica, capace di portare anche a revisione il linguaggio della fede. Nella preoccupazione per le condizioni di tante famiglie, i Vescovi hanno richiamato la politica a fare la sua parte evitando inutili litigiosità e impe- don Domenico Pompili A nche quest’anno, con la festa dei Santi Arcangeli, abbiamo conosciuto il tema della prossima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. “Comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro”, si intitolerà il Messaggio che, come sempre, il Papa consegnerà per la festa del patrono dei giornalisti, il prossimo 24 gennaio. Triplice, mi pare, il “marchio di fabbrica” di Papa Francesco sul tema del suo primo Messaggio: il servizio, l’autenticità, l’incontro. Avremo tutto il tempo per approfondire bene quello che il Santo Padre ci vuole suggerire. Mi pare, però, che le premesse di un deciso richiamo all’essenziale, anche stavolta, ci siano tutte. *direttore dell’Ufficio nazionale per le Comunicazioni Sociali Padre Pio Tv aiuta i giovani a “inve ntarsi” un lavoro gnandosi a non perdere il treno della ripresa. Verso la famiglia che genera ricchezza per l’intera società non si riscontra l’impegno né la mediazione di risposta alcuna. Preghiera e solidarietà sono state espresse per la Siria e per i cristiani perseguitati. I lavori del Consiglio permanente si sono concentrati sul Convegno ecclesiale nazionale di Firenze per il quale è stata presentata una lettera di Invito; sono state approvate due richieste di Commissioni episcopali per altrettante Note pastorali sull’Ordo Virginum e sulla scuola; sono stati raccolti suggerimenti per metodi e contenuti con cui dare continuità al cammino del Progetto culturale. Sullo sfondo degli Orientamenti pastorali del decennio in corso, una comunicazione ha riguardato una prima ricognizione delle “buone pratiche educative” diffuse nel Paese. Il Consiglio permanente ha infine approvato il messaggio per la prossima Giornata nazionale per la Vita nonché alcune modifiche statutarie di un’associazione di fedeli ed ha provveduto ad alcune nomine. “Start Up: perché quelli che vogl iono cambiare non aspettano… lo fanno!” Un incitamento, un consiglio, un mon ito ma anche il titolo del nuovo programma dell’emittente religiosa Padre Pio Tv (canale 145 del digitale terrestre e di Tivùsat e 852 di Sky), che partirà giovedì 3 ottob re alle 19.15. Nata e pensata per i giovani, la trasm issione sarà un contenitore di linee guida, direttive e consigli per emergere dalla situazione di stallo in cui oggi purtr oppo si trovano i giovani. Infatti a parlare saran no proprio quei “cervelli in fuga”, ma anche quelli realizzatisi nel nostro Paese, che grazie alle proprie capacità sono riusc iti a fare impresa, a creare qualcosa di solido e certo in questo “mare magnum” di incertezza e di disoccupazione per i giovani. “Start Up”, dunque, coniuga innovazio ne e tecnologia, che saranno i temi attorno ai quali si svilupperà il programma, il cui scopo sarà quello di fungere da “tools” per i nuovi mentor e entrepreneur che avra nno voglia di lanciarsi e diventare impr enditori. Tante le interviste, tante le storie da ascoltare e da emulare, come quella di Marco Marinucci, ingegnere ed ex direttore esecutivo di Google, che si è licen ziato per creare un incubatore di progetti vinc enti in Silicon Valley, da cui è nato il progetto Mind the bridge. Una spinta, dunque, ad innovare senz a aver paura di fallire: in fondo il mantra di Silicon Valley è "Fail until you mak e" (fallisci fino a quando non riesci). Il programma, condotto da Annamar ia Salvemini, si prefigge l’obiettivo di diventare un volano e un punto di partenza per tanti giovani che hanno perso ormai la speranza di trovare un lavoro. San Giovanni Rotondo, 2 ottobre 2013 Il direttore (Stefano Campanella) aderisce alla Campagna 2013P “Sostentamento del clero”, promossa dalla CEI . A P TV – P. S. M G , 4 71013 S +39 0882 413113 G R +39 0882 450231 E(FG) : @ Vi preghiamo di utilizzare la Busta promozionale “Insieme . W :ai Sacerdoti . .2013” distribuita insieme al giornale di Ottobre, secondo la generosità del vostro cuore. G razie SSOCIAZIONE TELEFONO ADRE IO FAX LE ARIA DELLE RAZIE AN MAIL INFO TELERADIOPADREPIO IT IOVANNI OTONDO EB WWW TELERADIOPADREPIO IT Il Direttore e la Redazione di VOCI e VOLTI I SACERDOTI SONO UN PUNTO DI RIFERIMENTO SICURO SU CUI PUOI SEMPRE CONTARE SOSTIENI IL LORO IMPEGNO CON LA TUA PARTECIPAZIONE ATTIVA 18 ottobre 2013 [Famiglia] 10 Settimana Sociale dei Cattolici Italiani Famiglia, futuro della società C hi ha seguito, come me, solo attraverso i media, la recente 47ª Settimana Sociale dei Cattolici italiani svoltasi a Torino ha ben appreso di essersi trovato di fronte a un’ esperienza importante che si è snodata intorno a tre perni fondamentali. La Chiesa italiana si è messa, per prima cosa, in ascolto delle problematiche concrete della famiglia, cellula fondamentale della nostra società e crocevia di generazioni, oltre che dell’universo femminile e di quello maschile. C’è stato così un confronto a tutto campo, che si è svolto in clima di vera “parresia” e senza timori. C’è stata, infine, una concreta proposta indirizzata alla società civile, scaturita da un’urgenza senza precedenti di passare finalmente dalle parole ai fatti. La speranza e le attese sono grandi: a chi ha le maggiori responsabilità nella costruzione del bene comune il compito di non deluderle! La famiglia favorisce e custodisce l’integrità della persona ed è un pilastro essenziale per costruire una società civile libera. I 1.300 partecipanti della 47a Settimana Sociale si sono confrontati su quanto oggi ostacola il benessere delle famiglie e hanno indicato piste per il futuro. L’appuntamento torinese è stato caratterizzato dal consolidamento della coniugazione tra Evangelo e ordine sociale. L’obiettivo delle Settimane sociali infatti è quello «di affron- Antonia Palumbo* tare e, se possibile, anticipare gli interrogativi e le sfide talvolta radicali poste dall’attuale evoluzione della società» (cf. Cei, nota pastorale su Ripristino e rinnovamento delle Settimane sociali dei cattolici italiani, 1988). Nella prospettiva di una ricerca continua del bene comune, la famiglia tocca i nodi antropologici essenziali per l’integrità della persona umana e costituisce un pilastro per costruire una società civile davvero libera, nella quale trovino spazio innanzitutto la libertà religiosa e quella educativa. Il tema famiglia-bene comune era già presente nell’Agenda proposta alla Settimana sociale di Reggio Calabria nel 2010: tra i punti all’ordine del giorno (intraprendere, educare, includere, slegare la mobilità sociale, completare la transizione istituzionale), la famiglia appariva trasversalmente come soggetto di futuro. Una conferma di questa visione trasversale è venuta dalla recente Settimana Sociale i cui partecipanti hanno discusso su missione educativa, alleanze educative (in particolare con la scuola), giovani nel mondo del lavoro, pressione fiscale, sistema di welfare, cammino con le famiglie immigrate, modalità per abitare la città, custodia del creato per una solidarietà intergenerazionale. Tracciando le fila dei lavori il sociologo Diotallevi, vicepresidente del Comitato scientifico e organiz- zatore delle Settimane sociali, ha affermato che «l’architettura della famiglia è parte ineliminabile dell’architettura della città» e ha sottolineato l’importanza dell’apostolato dei laici cristiani nella Chiesa e nella società. In questo modo è stata richiamata la prolusione del card. Bagnasco intitolata proprio L’architettura della famiglia: logica e ricadute sociali. Il presidente della Cei ha indicato la famiglia come antidoto alla stessa crisi, alternativa praticabile ad un’esasperazione dell’individuo. La sua riflessione ha essenzialmente messo a fuoco un elemento specifico del familiare nella relazione tra generi diversi e tra diverse generazioni: «La roccia della differenza è fondamentale per ritessere l’umano, che rischia diversamente di essere polverizzato in un indistinto egualitarismo che cancella la differenza sessuale e quella generazionale, eliminando così la possibilità di essere padre e madre, figlio e figlia». L’odierno capovolgimento dall’oggettivo al soggettivo, dalla natura alla cultura, non è limitato alla sessualità, ma tocca la stessa visione antropologica: la persona stessa è considerata come risultato mutevole della storia, anziché come criterioguida dello sviluppo personale e sociale. «La famiglia – ha ammonito Bagnasco – non può essere umiliata e modellata da rappresentazioni similari che, in modo felpato, costituiscono un “vulnus” pro- gressivo alla sua specifica identità e che non sono necessarie per tutelare diritti individuali in larga misura già garantiti dall’ordinamento». Insieme all’oscuramento della differenza di genere c’è però l’oscuramento della differenza tra le generazioni, con una «sorta di “segregazione generazionale”, per cui sembra che tra adulti e giovani sia diventato impossibile parlarsi e ancora prima ascoltarsi... A questo riguardo, è stato notato che il fatto di nascere da qualcuno appare – ancor più che la censura della morte – l’autentica rimozione della nostra epoca. In effetti, quello che manca è la percezione di pro-venire da altro e di non essere autosufficienti, auto-fondanti. Significativamente, nel processo di secolarizzazione, l’essere umano pretende di trasferire su se stesso gli attributi di Dio, dimenticando però il più importante: l’essere di Dio è esserci per gli altri, è generare, è Amore». Ebbene, proprio la famiglia rimane una preziosa custode delle differenze e della fecondità della loro relazione, della loro alleanza, l’architrave portante di ogni realistico futuro. Un futuro da vivere in spirito unitario durante il prossimo cammino segnato dalle tappe del convegno ecclesiale di Firenze nel 2015, del congresso eucaristico nazionale del 2016 e della 48ª Settimana sociale nel 2017. ta sul matrimonio tra un uomo ed una donna e aperta alla vita basa l’architettura sociale del nostro popolo». “La cosa più urgente – aggiunge Lodovica Carli, Presidente del Forum delle Associazioni Familiari della Puglia, è che le famiglie sviluppino la consapevolezza del loro essere risorsa per la società e, attraverso lo strumento delle associazioni familiari, diventino in- terlocutori delle istituzioni ma anche soggetti capaci di istituire, grazie alla rete interassociativa, proposte e concrete azioni di sostegno alle famiglie sul territorio. Il Forum si pone a servizio di questo processo anche attraverso le sue articolazioni provinciali e regionali”. *genitore e insegnante 47ma Settimana Sociale: I cattolici scommettono sulla famiglia Ilenia Bellini* «A l termine dei lavori della Settimana sociale di Torino» nota Francesco Belletti, presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari «viene consegnato ai cattolici italiani un grande compito: testimoniare la bellezza della famiglia e metterla al centro del futuro del Paese. Una famiglia architrave della società tutta e risorsa di bene comune per tutti. Non una questione dei cattolici ma un luogo insostituibile per costruire e custodire la dignità di ogni persona ma anche per educare cittadini responsabili della civitas. «Da Torino è uscita anche una agenda delle priorità ampia e circostanziata dalla quale emerge una forte consapevolezza che l’Italia non è un Paese a misura di famiglia e quindi non è nemmeno un Paese a misura di bambini, anziani, persone fragili. «Occorre quindi da subito affrontare la sfida della costruzione di infrastrutture sociali a misura di famiglia: un fisco equo nei confronti dei carichi familiari, capace di proteggere le famiglie con figli; una scuola fondata su una nuova alleanza e corresponsabilità con le famiglie, capace di valorizzare la loro libertà di scelta; un welfare non assistenziale ma promozionale fatto con le famiglie e non su le famiglie; città edificate sui tempi della famiglia; un lavoro, infine, armonizzato sui bisogni di padri e madri. «Insomma» conclude Belletti «le famiglie devono riscoprire la loro responsabilità sociale soprattutto attraverso reti di famiglie e di associazioni familiari. La società deve investire sul capitale che le famiglie rappresentano e rigenerano quotidianamente, è quanto ci chiede la nostra Costituzione che sulla famiglia naturale fonda- *Responsabile Ufficio Stampa del Forum delle Associazioni Familiari di Puglia MAGGIO 2013 1816ottobre [Crescere nella fede] 11 La solennità di tutti i santi don Luigi Carbone* F in dai primordi del Cristianesimo, i fedeli hanno sempre tenuto in gran considerazione le testimonianze rese dai santi martiri e soprattutto i loro corpi, attraverso la venerazione delle loro reliquie. Il culto dei martiri è comune sia in Oriente che in Occidente, ed è stato talmente incisivo da far sì che il 13 maggio dell’anno 604 papa Bonifacio IV consacrasse una chiesa a Roma in onore di Santa Maria Vergine e di tutti i martiri col titolo Santa Maria ad Martyres (il Pantheon). Ogni anno il Papa stesso vi celebrava la messa, durante la quale dall’alto del lucernario scendeva una pioggia di fiori e di petali di rose, segno del sangue versato dai martiri. Tale rito poi, trasferita la festa all’attuale 1 novembre, rimase per la Solennità di Pentecoste e assunse il significato della pioggia dello Spirito Santo effuso sulla Chiesa. La data del 1 novembre come accennato si fa risalire a qualche secolo più tardi: fu infatti decisione di papa Gregorio IV nell’anno 835. Perché questa data? Alcuni storici pensano al fatto che in questo periodo comincia il periodo invernale, altri pensano al fatto che si è voluta cristianizzare una festa pagana dedicata alle ombre dei defunti. Qualunque siano i motivi per noi cristiani resta l’occasione di celebrare un mistero, quello della santità, a cui siamo associati tutti indistintamente già ora in forza del battesimo ricevuto e della figliolanza divina. La festa di Tutti i Santi non è celebrazione di anime erranti o confuse che vagano la sera del 31 ottobre in cerca di pace e riposo, non è celebrazione di anime inquiete e mostruose che vogliono spaventare o minacciare l’umanità creata ad immagine e somiglianza di Dio! La nostra festa è celebrazione della santità di Gesù Cristo che si è incarnata pienamente in alcuni testimoni, che hanno messo a frutto nella loro vita il Vangelo! L’uomo non è un essere deforme e privo di anima, ma è immagine di Cristo, splendore della gloria del Padre! E da Lui riceve vita e conforto, non da demoni malefici che minacciano continuamente la vita di tutti! Nella sua sapienza la Chiesa ha messo vicino cronologicamente anche una festa dedicata a tutti i fedeli defunti, il 2 novembre appunto, che non sono santi elevati alla dignità degli altari, ma che sicuramente , avendo ricevuto i sacramenti e avendo santificato la loro vita chi in un modo chi nell’altro, hanno vissuto alla sequela di Gesù Cristo. Anche loro sono corpi santi, anche loro hanno santificato la loro vita seguendo il Vangelo! È molto significativa la preghiera del prefazio di que- sta Messa: “Oggi ci dai la gioia di contemplare la città del cielo, la santa Gerusalemme...verso la patria comune noi pellegrini sulla terra affrettiamo nella speranza il nostro cammino, lieti per la sorte di questi membri eletti della Chiesa che ci hai dato come amici e modelli di vita...”. Cosa è allora la santità se non imitare i nostri modelli che già hanno conformato pienamente la loro vita a Cristo? Pellegrini sulla terra, noi cristiani contempliamo da lontano la nostra dimora celeste, alla quale aspiriamo, e per la quale già altri hanno consumato la loro stessa vita per entrarvi. Cosa fare dunque? Affrettiamoci per seguire Cristo in compagnia dei nostri santi, amici e fedeli in quel cammino di vita che ci porterà verso la Luce gloriosa senza tramonto. *direttore dell’Ufficio Liturgico diocesano XXIX domenica del tempo ordinario – anno C Una domanda aperta: pregare per sconfiggere il male Giuseppe Barracane* M i “imbarco” per così dire nel commento della prima lettura di questa domenica che riporta un famoso episodio dell’Esodo. Siamo intorno al 1250 a.C., epoca della liberazione dalla schiavitù egiziana. Il popolo d’Israele è in cammino verso la terra promessa e deve attraversare i territori degli Amaleciti, una tribù nomade che viveva nelle regioni desolate del deserto del Sinai. Erano stanchi del viaggio e chiedevano solo un po’ di ristoro e gli Amaleciti, invece di aiutarli, li assalirono e uccisero i più deboli della retroguardia della carovana (cf Dt 25,17-19). Anche noi, come il popolo d’Israele, siamo stanchi del viaggio della vita e a volte dobbiamo combattere contro il male presente attorno a noi. Nel cammino verso la patria del cielo lottiamo spesso contro i pregiudizi, contro chi si ritiene depositario della volontà di Dio e non riesce a vedere se non ciò che gli capita sotto il naso, senza approfondire, senza discernere, senza avere uno sguardo prospettico. Ecco allora l’intervento di Mosè che manda Giosuè a combattere contro gli Amaleciti, mentre egli con Aronne e Cur va sul mon- te per invocare l’aiuto di Dio. «Scegli per noi alcuni uomini ed esci in battaglia contro Amalek» (v. 9). Le battaglie contro il male non si vincono da soli, ecco perché ogni tanto chiediamo agli altri di pregare per noi: gesto di grande umiltà che riconosce la nostra pochezza e conferma la validità della preghiera. Anche noi come Mosè, Aronne e Cur dobbiamo salire sulla montagna, e anche chi non è esperto sa che salire la montagna non è cosa da poco: costa impegno, sacrificio e rinunce. Bisogna “alzare le mani”, come fece Mosè, non per percuotere, ma per chiedere al Signore che cambi il nostro cuore e quello della gente, soprattutto di coloro che hanno il cuore indurito e di chi si sente depositario della verità. Ci sono delle battaglie nella nostra vita che avremmo preferito non combattere e noi “scendiamo in campo”, perché altri ci hanno provocato. Abbiamo imparato che non si fugge davanti alle avversità: si affronta il nemico, la tentazione, il male. Pertanto è necessario, come fece Mosè, tenere le mani alzate per invocare l’aiuto di Dio per noi e per i nostri fratelli. Siamo fiduciosi: il Signore accoglie il grido del povero e dell’oppresso e non farà mancare il suo aiuto, la sua protezione. Anche noi come Mosè sentiamo pesare le mani dalla stanchezza, ma non dobbiamo scoraggiarci, occorre essere perseveranti, restando uniti agli altri nella preghiera personale e eucaristica che ci spingono ad aprirci alle altrui necessità (perciò Aronne e Cur sostengono le mani di Mosè). Che bello quando ti chiedono: «Di’ una preghiera per me»! È un atto di fiducia nella forza della preghiera più che nelle nostre qualità, o nella nostra buona volontà. Attraverso la preghiera, poi, non ci sono confini, barriere, pregiudizi… In essa ci riscopriamo figli di uno stesso Padre e fratelli tra di noi. Ah, la forza della preghiera! Dicevo ad un ammalato: «Tu che sei a letto puoi fare molto con la tua preghiera. Puoi valicare le montagne e arrivare all’altro capo del mondo. La tua preghiera arriva sempre a destinazione, perché è lo Spirito Santo che prega in noi e assicura l’esito della preghiera». Abbiamo bisogno allora di tenere le mani alzate, segno della nostra grandezza e della nostra povertà. Non dobbiamo dimenticare un aspetto essenziale: «Essere assidui e concordi nella preghiera significa anche comunione interpersonale, stima reciproca, rispetto dell’altro, misericordia vicendevole nei giudizi» (don Tonino Bello). Solo così potremo vincere quel “male” che ci affligge e che deturpa il volto bello, bellissimo di questa nostra Chiesa particolare. *docente presso l’ISSR “Giovanni Paolo II” di Foggia 18 ottobre 2013 L’archivio [Cultura] diocesano Il volto nuovo I Antonio Tomaiuoli* l Concilio di Trento, pur non accennando esplicitamente agli archivi, di fatto dà inizio a tale istituzione, perché crea le condizioni per la produzione di nuova documentazione (ad es. l’obbligo per gli amministratori di luoghi pii di presentare il resoconto, o la documentazione relativa alle visite pastorali e alle cause discusse nel Tribunale dell’ordinario) che richiede di necessità la creazione di un Archivio vescovile. A ciò si aggiunga il fatto che, con l’esonero dei pubblici notai, si dà origine alla figura del notaio di Curia, cui spetta la conservazione della documentazione prodotta, in sede e non in studi privati. Le prime notizie relative all’archivio storico sezione di Manfredonia risalgono all’Editto per l’erezzione dell’Archivio Arcivescovale di Siponto (23 ottobre 1675) emanato dal futuro papa Benedetto XIII, card. Vincenzo Maria Orsini, che accenna all’esistenza di un luogo, la “Sagrestia della nostra Chiesa Metropolitana”, dove sono depositate, in modo “dimesso e confuso”, “scritture che dovrebbero spettare all’Archivio Arcivescovile”. Dunque prima del 1675 esistevano sia “scritture”, sia due Archivi, quello della Metropolitana (cioè l’archivio capitolare) e quello Arcivescovile: quest’ultimo diviene oggetto considerevole dell’impegno dell’Orsini e nucleo prezioso ed imprescindibile dell’attuale nostro Archivio. Nel corso del tempo, come altre volte si è scritto su questo periodico, la sensibilità di qualche vescovo (ad esempio mons. Gagliardi) o, per l’archivio del Capitolo, di qualche canonico, ha prodotto timidi tentativi di riordino documentario, che testimoniano, oggi, anche barbare spoliazioni perpetrate da mani spregiudicate. L’archivio storico diocesano sezione di Manfredonia è ospitati nei locali dell’ex convento delle suore Clarisse, attualmente sede del Seminario arcivescovile. Dell’archivio storico diocesano di Vieste “Gregorio XIII” le carte raccontano ben poco, anche perché, come per quello di Manfredonia ma in tempi diversi, questo complesso conobbe il saccheggio turco e fu testimone silenzioso della decimazione della popolazione viestana nell’anno 1554. Esso è conservato nei locali dell’Episcopio dove è sita anche la Biblioteca. Finalmente una operazione di riordino e di inventariazione dell’intero Archivio storico diocesano di Manfredonia e di Vieste è stata iniziata e portata a termine, nell’arco di un anno (settembre 2012- settembre 2013) dal dott. Sergio Palagiano, archivista professionista, il quale ha ridato il giusto volto alla raccolta dei documenti di queste due sedi vescovili. L’iniziativa è stata voluta, seguita, sostenuta da mons. Castoro e, per la sezione di Vieste, dal rev.do Capitolo della medesima città. L’archivio storico diocesano, così, risulta geograficamente costituito da due sezioni: l’Archivio storico di Manfredonia, che ospita anche l’archivio capitolare sipontino e l’archivio delle confraternite sipontine, e l’archivio storico di Vieste. L’intera documentazione, che complessi- vamente si estende per ca. m 130, è così riposta e strutturata: 1. Archivio storico diocesano sezione di Manfredonia, quale istituto di “concentrazione”, si presenta organizzato in questo modo: a. Archivio storico diocesano, con i seguenti fondi: Fondo Arcivescovi (15621990); Fondo Mensa Arcivescovile (15921970); Fondo Curia Arcivescovile (16761992); Fondo Clero (1800-1996); Fondo Seminario (1670-1970); Fondo Celestini Manfredonia e Monte S. Angelo (15241844); Fondo Clarisse di Manfredonia, Monte S. Angelo, San Giovanni Rotondo (1592-1923); Fondo Abbazia di Pulsano (1618-1978); Fondo Padri Predicatori in Manfredonia (1702-1772); Fondo Suore Benedettine in Manfredonia (17251923); Fondo Opera S. Leonardo (19201985); Fondo Card. Orsini (1675-2011). b. Archivio capitolare sipontino: Serie diplomatica (1625-1963); Serie Statuti e regolamenti (1842-1994); Serie Conclusioni Capitolari (1651-1945); Serie Sinodi diocesani (1678-1990); Serie Platee (16771799); 9 serie di Registri (1622-2002); Serie Amministrazione beneficio S. Pietro in Cuppis (1774-1983); Serie Atti giudiziari e produzioni (1628-1947); Serie Bollettari, note e conti (1874-1992); Serie Carteggio (1615-1996); Serie Manoscritti (XVIII-XIX sec.); n. 4 subfondi (1686-1992). c. Archivi confraternali: Confraternita del Carmine in Manfredonia (1795-1992); Arciconfraternita della Morte e dell’Ora- zione in Manfredonia (1766-1987); Confraternita del SS. Rosario in Manfredonia (1824-2001. 2. Archivio storico diocesano sezione di Vieste, con i seguenti fondi di notevole pregio: Fondo Curia vescovile (15782009; Fondo Mensa arcivescovile (18521962); Fondo Capitolo della Cattedrale (1506-1992); Fondo Arciconfraternita di S. Pietro d’Alcantara (1715-1992); Fondo dell’Immacolata Concezione o del Suffragio dei Morti o del Purgatorio (17341953); Fondo Confraternita del SS. Sacramento (1753-1959); Fondo Confraternita di S. Giorgio (1908-1963). Ovviamente ciascun fondo è, a sua volta, articolato in serie (e talora in sottoserie), cioè in partizioni interne al fondo, costituite secondo criteri di aggregazione per tipologia documentaria o per argomento. A breve l’Archivio storico diocesano nell’intero suo complesso si doterà di statuto e regolamento nuovi. La nostra Arcidiocesi, dunque, adesso può conoscere e fruire di un prezioso patrimonio documentario storico-religioso-istituzionale così come è stato nel tempo consegnato nelle “carte”: parte del nostro passato ci sarà più familiare. Aprire questa storia resta compito degli studiosi. *archivista e bibliotecario della Curia arcivescovile AMARCORD dell’8 settembre 1943, festa della Natività della beata Vergine Maria don Antonio D’AMICO È sera, una serata incantevole: la luna dall’alto illumina via Principe Umberto che brulica di gente. La temperatura è mite, invita a passeggiare. Io sono solo, mi aggiro tra le persone. Sento di tanto in tanto un mormorio. C’è aria di attesa, di novità, di speranza, di conferma di una notizia che, se vera, può cambiare lo status quo. Circola la voce che la guerra stia per finire. La 2ª guerra mondiale che da noi veniva avvertita in alcune famiglie dall’assenza di figli e mariti, chiamati a combattere, dal cibo che scarseggiava e soprattutto dai ripetuti suoni di allarme che invitavano a mettersi al riparo, perché incursioni aeree bombardavano la città di Foggia e potevano allargare lo spazio della loro azione venendo su Manfredonia. Io continuo ad aggirarmi spensierato mentre vedo la gente animarsi sempre di più nelle discussioni, cercando di avere informazioni più precise e rassicuranti sulla voce che circolava. L’unico mezzo di comunicazione erano i giornali e la radio e solo pochi potevano avvalersene. Ad un certo momento la notizia che l’Italia aveva firmato l’armistizio con gli anglo-americani, in un baleno, raggiunge tutti e subito tutti pensano che la guerra sia finita. La gioia è enorme. Esplode in gesti inconsueti quando la campana della chiesa madre con i suoi rintocchi festosi si diffonde nell’aria recando certezza dell’evento e riempiendo il cuore di speranza per un futuro mi- gliore. Oramai la serata è inoltrata. La gente a poco a poco torna a casa, lieta e speranzosa. La luna illumina ancora la strada che si fa deserta. Anche la Vergine di Siponto è contenta e dall’alto come la luna illumina, sorride ai suoi devoti figli. Anch’io torno a casa, con i miei quasi otto anni, portando nella memoria il vissuto di una serata settembrina indimenticabile. Una messa dedicata a s. Pio, composta da un giovane autore manfredoniano Antonio Tomaiuoli U Forse è la prima volta che Manfredonia dal suo seno vede nascere un prodotto artistico squisitamente religioso, la Missa Tridentina per coro a cinque voci miste e organo, il cui autore è un musicista compositore titolato, competente, dotato di gusto raffinato e di devota sensibilità. Parliamo del concittadino maestro Salvatore Calabrese, autore di interessanti composizioni per strumenti (organo, pianoforte, violino, violoncello), per voci soliste, per cori e per orchestra sinfonica; vincitore di premi nazionali, seguito da consensi di critica e di pubblico. La Missa Tridentina, come dal titolo, segue la struttura consolidata delle Missae tradizionali, quelle, per restare ad un recente passato, prodotte da Licinio Refice o Lorenzo Perosi o Domenico Bartolucci, e che mettono in musica il Kyrie, il Gloria, il Credo, il Sanctus e l’Agnus Dei. Se l’impianto resta tradizionale, la tessitura melodica e armonica della Missa Tridentina, gli effetti sonori, le ardi- tezze armoniche denotano caratteri di modernità che non sconfinano, però, nei linguaggi musicali estranei alla nostra sensibilità e cultura: ogni singola voce, compresa quella dell’organo, descrive una propria personale tensione, ma sempre come sviluppo corale del tema, annunciato dai tenori sin dal primo Kyrie e riproposto, ma nel Gloria e nel Credo, dai soprani. La dedica «A San Pio da Pietrelcina, “Mistico del dolore”» esprime il desiderio del cuore dell’autore, che è la profonda devozione verso il nostro Santo, la cui esistenza è stata penetrata dalla sofferenza spirituale e fisica. Ora, questo dimensione struggente colora di una vena melanconica l’assetto melodico ed armonico della composizione che, assai spesso, si piega ad assumere il modo minore. I pregi di questa opera sono molteplici e l’intenditore ne troverà altri e li apprezzerà. Noi, qui, ci poniamo qualche domanda: l’esecuzione delle Missa Tridentina, è funzionale alle nostre celebrazioni? Conduce il popolo fedele alla «partecipazione piena al canto», come richiede l’istruzione Musicam Sacram? D’altro canto la medesima istruzione afferma: «Si educhino inoltre i fedeli a saper innalzare la loro mente a Dio attraverso la partecipazione interiore, mentre ascoltano ciò che i ministri o la schola cantano». In tal caso il mi- nistero liturgico della ‘schola cantorum’ può assorbire il ruolo dell’intera assemblea dei fedeli? L’istruzione citata ammette che «non è da approvarsi l’uso di affidare per intero alla sola “schola cantorum” tutte le parti del “Proprio” e dell’ “Ordinario”, escludendo completamente il popolo dalla partecipazione nel canto». Di per sé «nella celebrazioni liturgiche ciascuno, ministro o semplice fedele, svolgendo il proprio ufficio, si limiti a compiere tutto e soltanto ciò che secondo la natura del rito e le norme liturgiche è di sua competenza». Ma nelle nostre assemblee liturgiche si rispettano i ruoli di ciascuno e di tutti? La Missa Tridentina, al cui autore auguriamo la fortuna che merita, può essere considerata, certamente non nelle intenzioni del compositore, una sana “provocazione” rivolta alle nostre celebrazioni: esse rivelino in modo inalterato la propria autentica natura liturgica e il rispetto della ricchezza dei ministeri. Contribuiranno, in tal modo, anche alla creazione di pertinenti forme musicali, nelle quali, perché no?, «squilli di tromba… arpa e cetra… timpani e danze… corde e flauti… cembali sonori e squillanti», assieme ad «ogni vivente» «diano lode al Signore» (Sal 150). S alvatore Calabrese è nato e vive a Manfredonia. Ha conseguito il diploma di Composizione presso il Conservatorio U. Giordano di Foggia ed è oggi un compositore versatile ed eclettico, padroneggiante diversi linguaggi musicali: tra i preferiti e i più affini alla sua indole ci sono quelli del tardo romanticismo e degli inizi del novecento. Appassionato di cinema si interessa anche di musica applicata (colonne sonore). Ha tenuto concerti in diverse città italiane riscuotendo ovunque successo e apprezzamento Al suo attivo conta già diversi lavori, eseguiti durante ricorrenze e manifestazioni importanti in ambito nazionale da valenti esecutori italiani e stranieri, riscuotendo ottimi consensi di critica e di pubblico. Tra le diverse opere composte da Salvatore Calabrese è da ricordare la Via Matris, oratorio sacro dedicato alla Madre di Dio, con cui il nostro maestro ha vinto il Concorso nazionale Mater Hominis – ed il premio Giovanni Paolo II tenutosi presso il Santuario dell’Addolorata di Castelpetroso, ove l’opera è stata anche eseguita. 18 ottobre 2013 [Cultura] [Il Servo di Dio don Antonio Spalatro] L’opera benefica del tribunale ecclesiastico nel processo cognizionale don Pasquale Vescera R iflettere sull’importanza del Tribunale ecclesiastico in un processo cognizionale contribuisce a dar vigore e consapevolezza ad una fatica spesso arida e incompresa nella sua immediatezza. A dare slancio e rinnovato impegno a questa istituzione viene in soccorso la Prolusione allo studium del Card. Angelo Amato tenuta il 13 gennaio 2013. Mi servirò largamente di questa esposizione nella convinzione che a formare il Tribunale ecclesiastico non è solo quello strettamente giuridico e cioè: il Giudice Presidente (Vescovo), il Giudice delegato, il Promotore di giustizia, il Notaio attuario, ma anche il Postulatore con tutti coloro che concorrono materialmente e spiritualmente alla funzionalità di questa istituzione e non ultimi i testimoni chiamati a deporre. Ritengo con questo che l’opera benefica del Tribunale cognizionale nel por tare il suo frutto è dovuto all’assistenza divina implorata da tutto il popolo cristiano. Ecco il motivo di un’attesa non passiva ma di una partecipazione convinta di tante anime che elevano alla Santa Trinità una preghiera incessante e fervorosa perché assista tutti coloro che concorrono a chiarire un cammino VIESTE 18 ottobre 2013 14 di santità. Il Cardinale, con papa Benedetto XVI, afferma che “i santi cambiano il mondo” perché ognuno con i propri doni da qualunque parte provengono proclamano la “stessa buona notizia del Vangelo, che è luce di vita e sale del mondo”. I santi sono coloro che hanno ascoltato e accolta la Parola di Dio ed immettono così “nella storia dell’umanità l’energia pulita dell’amore, del perdono, della fratellanza, della mitezza e della pace”. Essi in tal modo cambiano il mondo perché lo rendono più ospitale e cambiano anche la Chiesa “resa più evangelica e più credibile dalle loro testimonianze”. L’esperienza delle canonizzazioni dimostrano che i Beati e i Santi vengono accolti con fierezza e cordialmente onorati non solo dalla Chiesa ma anche dalla società civile che li considera “eroi del bene e modelli di una sana umanità”. L’onda lunga che si sprigiona da una canonizzazione contribuisce ad un vero e proprio rilancio evangelico nella Chiesa ma talvolta anche nella società. L’eroico impegno della promozione umana messa in evidenza dal lungo e faticoso camino del Tribunale ecclesiastico su di un servo di Dio contribuisce a dare fierezza e gioia ad una Chiesa particolare e nel caso del Servo di Dio don Antonio Spalatro alla Chiesa di Manfredonia - Vieste - S. Giovanni Rotondo per la sua identità di maestra di vita buona e saggia per aver contribuito a far risaltare “un modello convincente di donazione a Cristo e di proclamazione del Vangelo anche a costo della vita”. In tal modo non solo porta gioia ma soprattutto rilancia l’entusiasmo della fede nella diocesi da cui ha origine un servo di Dio. Una beatificazione apre orizzonti sconfinati e im- prevedibili in una Chiesa particolare. Essa è solo un inizio di un evento straordinario, una nuova Grazia, un ulteriore segno o Sacramento capace di segnare per decenni e generazioni la vita di un popolo. Il tal modo il Tribunale cognizionale è davvero una grazia per tutti perché permette di scoprire la vita e le virtù eroiche di un servo di Dio come Confessore dei poveri, catechista del popolo, apostolo zelante dell’Eucaristia, devoto esemplare di Maria SS. In modo particolare diventa pregevole per i presbiteri il ricordo della propria vocazione ad essere santi come il servo di Dio per vivere in pienezza “il ministero di santificazione” per i fratelli. Come si vede, afferma ancora il Cardinale, gli influssi benefici delle cause di beatificazione sono di grande portata spirituale e pastorale. I santi sono i veri tesori della Chiesa. Di qui deve nascere la consapevolezza in coloro che formano il Tribunale e in coloro che lo aiutano nella sua missione che il loro operare è come quella degli “orafi, che trattano materiali preziosi come oro, platino, diamanti, perle. Con pazienza e somma perizia questi artisti, spesso sconosciuti, li lavorano con estrema delicatezza, li ripuliscono dalle impurità e li restituiscono al loro vero splendore”. Ammonisce il Cardinale Prefetto della Congregazione dei Santi tutti i membri del Tribunale e per quanti contribuiscono al loro funzionamento: “avete tra le mani un capitale spirituale di inestimabile valore per il mondo e per la Chiesa … esistenze evangeliche preziose … autentici gioielli umani e spirituali, degni di adornare la corona di gloria di Cristo e la veste preziosa della Chiesa sua sposa”. “Voi trattate non cose sante, ma esistenze sante da studiare, ana- Una tomba per la vita da dove salgono preghiere per la glorificazione don Gioacchino Strizzi* I l 27 febbraio 2013 rimarrà negli annali della nostra Chiesa locale e della nostra Città un giorno storico, in cui, in modo solenne, presente l’Arcivescovo Castoro e tanti sacerdoti, con uno studiato cerimoniale, e con tanta generosa partecipazione di gente, i resti mortali di don Antonio Spalatro sono stati traslati in Cattedrale dal Cimitero di Vieste. D’allora vi è un crescente pellegrinaggio di fedeli, che s’inginocchiano alla cappella del SS. Rosario per pregare il Servo di Dio. Preghiere umili, invocazioni silenziose di rinnovati propositi di santità, come don Antonio lo è stato, richieste di grazie spirituali e di salute per i propri cari. Il flusso di oranti si è intensificato molto in questi ultimi mesi per le feste patronali e soprattutto in questo periodo estivo. Ho visto italiani di ogni regione , tedeschi, polacchi inginocchiati e recitare la preghiera dell’ immaginetta scritta dall’Arcivescovo D’Ambrosio; tanti chiedono informazioni sulla vita del Servo di Dio. Dobbiamo dire che è stata saggia la richiesta dei sacerdoti della Vicaria al nostro beneamato Pastore Michele di portare i resti mortali nella Cattedrale di Vieste, nel cui territorio, Via G. Palma (ex Via cimitero) è nato il 2 febbraio 1926 e nello stesso giorno è sta- to battezzato, ha ricevuto la cresima e dove il 15 agosto 1949 è stato ordinato sacerdote da Mons. Cesarano. Da parroco del SS. Sacramento veniva alla domenica in Cattedrale con i suoi ministranti per la S. Messa capitolare, animando a volte la liturgia e s’incontrava con i suoi cari confratelli, don Mario dell’Erba – don L. Ruggirei – don Luigi Fasanella ed altri. Nella stessa Cattedrale, tra il compianto di tutto il popolo, il 28 agosto 1954 ad appena 28 anni, dopo una grave malattia, serenamente offerta come vittima, veniva funerato. *parroco della con cattedrale e vicario episcopale territoriale di Vieste lizzare e valutare con rispetto e accuratezza alla luce della verità e anche della grazia dello Spirito Santo, carità divina Trinitaria,vero artefice della santità della Chiesa”. Con queste suggestioni anche per il Tribunale cognizionale della Chiesa di Manfredonia - Vieste - S. Giovanni Rotondo viene l’ora di “prendere il largo” nell’esame della nobile figura di don Antonio Spalatro, giovane sacerdote tutto dedito alla gloria di Dio e al bene delle anime. Per il nostro popolo non è un residuo di storia del passato ma un’esistenza viva che ispira ancora alla Chiesa di “ … evitare la paralisi del bene e mantenere l’ottimismo della fede, dell’amore alla vita e della speranza. La nave della Chiesa trova nei Santi le guide sicure, che, ancorate in cielo, l’aiutano a non naufragare nel mare della storia, ma a raggiungere la Gerusalemme del Cielo”. Un Tribunale che opera in maniera tale da condurre a buon fine una causa di santità contribuisce all’elevazione non solo religiosa ma anche umana e sociale della persona. “I Santi, conclude il Cardinale, sono il lievito spirituale dell’umanità”. Si è insediato il tribunale ecclesiastico cognizionale Lo scorso 2 ottobre è destinato a rimanere negli annali della nostra Chiesa di Manfredonia-Vieste-S.Giovanni Rotondo e della ridente città di Vieste come un momento storico, perché in modo solenne, l’Arcivescovo Michele Castoro attorniato da tanti sacerdoti e da tanta generosa partecipazione di fedeli, ha insediato nella concattedrale di Vieste il Tribunale ecclesiastico diocesano chiamato a scoprire la vita e le virtù eroiche del servo di Dio don Antonio Spalatro, giovane sacerdote viestano, confessore dei poveri, catechista del popolo, apostolo zelante dell’Eucaristia, devoto esemplare della Vergine Maria. E come l’evento similare, occorso alcuni decenni or sono, che vide l’ insediamento del tribunale diocesano costituito da mons. Vailati per il riconoscimento delle virtù eroiche di padre Pio da Pietrelcina, vissuto nel convento di S. Giovanni Rotondo, così questo attuale sarà ricordato nei cuori dei viestani e di tutti garganici. L’ardente desiderio di tanti fedeli e di tanti pellegrini e visitatori che si fermano in preghiera nella concattedrale di Vieste dinanzi alla tomba che contiene i resti mortali del servo di Dio don Antonio Spalatro oggi ottiene una prima importante base nel lungo cammino del riconoscimento canonico della santità di don Antonio Spalatro, un altro “angelo” del promontorio dell’Arcangelo . Alberto Cavallini 15 La festa PARROCCHIA “S. MARIA ASSUNTA”- Basilica Concattedrale VIESTE Il Centro di Spiritualità e Preghiera San Salvatore Monte Tabor dell’Arcidiocesi I di San Pio da Pietrelcina Giovanni Chifari don Gioacchino Strizzi* l Centro diocesano di Spiritualità e Preghiera San Salvatore, continua la sua attività di formazione, aperto a tutti, comunità parrocchiali, gruppo famiglie, educatori e giovani. Da quando, nel 1987, per felice e generosa intuizione di Sua ecc.za rev. ma Mons. Francesco De Nittis il terreno fu acquistato e poi di anno in anno reso abitabile con 23 monolocali, 2 saloni, terrazzi, 45 posti letto e vari luoghi di preghiera, esso costituisce un faro di luce spirituale situato tra le colline garganiche, da cui si vede il mare e l’infinito orizzonte. La nostra Arcidiocesi ha dunque, per gratuita donazione di Mons. De Nittis, “il suo monte Tabor” dove le parrocchie della diocesi possano ritrovarsi con i vari gruppi di preghiera, di formazione e di trasfigurazione spirituale. Tanti, e sono stati migliaia in questi 15 anni i partecipanti, e, molti i momenti significativi diocesani e cittadini: l’inaugurazione del Centro il 13 ottobre 1987 con la partecipazione del Vic. generale emerito mons. A. Starace, il sindaco Spina e tanto concorso di popolo . Mons. V. D’Addario di venerata memoria ha benedetto la croce di 11m che sovrasta e da senso al Centro stesso intitolato al SS. Salvatore. A Mons. D. D’Ambrosio ha tenuto ritiri spirituali, il Consiglio Presbiterale, sostando poi con i suoi presbiteri di Lecce per cinque giorni nel luglio 2012. Il nostro beneamato Arcivescovo Castoro ha benedetto l’ampio salone di 180 posti e puntualmente tiene il ritiro estivo per i villeggianti e viestani. È bello vedere specie durante il periodo estivo gruppi di giovani, diocesani ma anche di Bari, Andria, Caserta, Bergamo, San Severo trovare ristoro spirituale al Centro immerso nel verde degli ulivi e far esperienza viva di Chiesa programmando il nuovo anno pastorale. I terrazzi che lasciano intravedere il mare, la costa Adriatica e i monti del Gargano sono da mozzafiato; i luoghi come la grotta di Lourdes, di Betlemme, la Chiesa all’aperto, permettono di pregare sotto le stelle, nel silenzio, per rientrare in se stessi e cercare il volto di Dio. Tanti e in vari occasioni hanno espresso il ringraziamento alla Diocesi per questo luogo meraviglioso… davvero un bel biglietto da visita per la nostra Chiesa locale… ma è necessario valorizzare maggiormente tale “opera di Dio” a servizio di tanti. *parroco della Concattedrale di Vieste nno della Fede, Eucarestia e Misericordia divina. Sono questi i tre ambiti che hanno caratterizzato novena, veglia e festa di San Pio da Pietrelcina di quest’anno, offrendo un filtro dal quale comprendere e discernere la testimonianza dell’umile Santo. Nel cammino della Chiesa si è così focalizzata la dimensione eucaristica, progetto pastorale dei Padri Cappuccini ofm, nel segno offerto dal pontificato di Papa Francesco, la misericordia divina. Temi pregnanti e cruciali che sono stati sviluppati e approfonditi dai tanti Arcivescovi e dai due Cardinali che si sono alternati nella presidenza delle celebrazioni liturgiche in questi giorni e che sono confluiti nell’accorata invocazione per la pace, introdotta da Mons. Castoro nel saluto al Card. Tagle e ripresa da fr. Mauro Jhory, Ministro Generale ofm nell’omelia per il Beato Transito del suo noto confratello. Nell’immediata vigilia della festa liturgica, XXV Domenica per Annum, il Card. Louis Antonio Gokim Tagle, Arcivescovo di Manila, ha presentato la testimonianza di Padre Pio come quella del discepolo che segue e serve Dio (cf. Gv 12,26): «La sua testimonianza evangelica – suggerisce il cardinale – il suo servire Dio, ed essere in comunione con Cristo e con la sofferenza, i malati, i poveri, è possibile solo se un cuore serve il vero Dio». Uno spartiacque decisivo per quanti si professano cristiani chiamati a non servire due padroni ma a riscoprire il vero volto del Padre che «ogni insegnamento di Gesù rivela». Poveri, ultimi e sofferenti ritornano spesso nell’intervento del Cardinale, che sottolinea come essi siano stati anche al centro del ministero di Padre Pio. Essi lasciano emerge i tratti di un «Dio giusto, amante dei poveri» ma anche «un Dio geloso» che «da spazio nei nostri cuori agli altri, specialmente ai poveri». «Non così gli idoli – che aggiunge il Card. Tagle – chiudono il nostro cuore, specialmente ai poveri e al creato. Chi serve il vero Dio invece – conclude il Cardinale – ha un cuore grande che abbraccia tutti anche la croce del Signore. Dio o la ricchezza? Preghiamo perché la nostra sola ricchezza si trovi in Dio». Altro momento importante quello della Messa della notte, presieduta da fr. Mauro Johry. SAN GIOVANNI ROTONDO [Ecclesia in Gargano] Aperta nel segno della preghiera e dell’intenzione a favore delle vittime delle stragi terroristiche del Kenya e del Pakistan, invocando per intercessione di San Pio il dono della pace, ha visto approfondire un aspetto singolare per l’oggi: «Guardare Padre Pio per vedere Dio». Un vedere che presuppone la fede, e che diviene in Padre Pio chiamata a «volgere lo sguardo su Colui che è stato trafitto […] a sostare di fronte a quel volto sfigurato e sostenere lo sguardo del Crocifisso». «Il Dio che mostrava Padre Pio – conclude il Ministro Generale – era quel Dio di infinita misericordia venuto a salvare dal peccato». Sulla stessa linea il Card. Antonelli, che presiedendo la solenne celebrazione del 23 settembre al mattino, dedicata alla festa e memoria liturgica di San Pio da Pietrelcina, ha presentato il Santo come “un segno trasparente di Gesù crocifisso e risorto”. “Far vedere Cristo” è la missione dei Santi, è possibilità mediante la quale “Dio mostra la sua presenza, il suo volto, il suo amore”. “In San Pio – continua il Cardinale – la crocifissione è stata e continua ad essere meravigliosamente feconda nel tempo, attrazione di grandi folle, riconciliazione dei peccatori, numerosi Gruppi di Preghiera attivi in molte nazioni, Casa Sollievo della Sofferenza”. Una realtà concreta dunque che abbraccia la stessa missione della Chiesa e di ogni cristiano, chiamato ad essere “Vangelo vivente ce tutti possiamo leggere”. La celebrazione del pomeriggio della festa, preludio alla processione della statua del Santo per le vie del paese, è stata invece presieduta da Mons. Michele Castoro. L’Arcivescovo si è soffermato sulla testimonianza di vita cristiana di Padre Pio, descrivendola come «unica ed esigente» ma anche «vicina a noi» che siamo chiamati, aggiunge Mons. Castoro, a custodirla facendone una «sorgente fresca di vita». Dalla singolare vicenda della fede in Padre Pio e dalla sua esemplarità testimoniale il Vescovo può approfondire la sua valenza per l’oggi di fronte a quelle «radicali domande, che sorgono nell’intimo del cuore dell’uomo». La sfida riguarderà allora «una efficace trasmissione della fede» che richiama «la testimonianza della vita, l’esempio di una vita cristiana autentica e incisiva». 18 ottobre 2013 [Ecclesia in Gargano] 16 Monte sant’Angelo, 29 settembre 2013 Dall’OMELIA dell’ARCIVESCOVO per la FESTA di S. MICHELE ARCANGELO F Monte Sant’Angelo ratelli e Sorelle carissimi, vi saluto tutti nel nome del Signore Gesù e con l’affetto del suo cuore… questo Santuario è uno dei luoghi più celebri della cristianità. E’ su questo monte che Dio ha inviato l’arcangelo Michele per assicurarci la sua vicinanza e prossimità. Vicino a ciascuno di noi e presente nella storia dell’umanità. E per ognuno di noi San Michele ha un messaggio che Dio gli ha consegnato. Egli vuol fare di ogni cuore un luogo dove regni la bontà, la comprensione e la misericordia, così che anche sulla terra si rinsaldi la giustizia, l’amore e la pace. Chi sono gli Angeli? Cosa sappiamo di loro? La Sacra Scrittura e l’ininterrotta Tradizione della Chiesa lasciano scorgere due significativi aspetti dell’identità degli Angeli. Essi sono innanzitutto creature che “stanno davanti a Dio per servirlo”. E’ sintomatico che i nomi dei tre Arcangeli Michael, Gabriel e Raphael comprendano la particella ‘El’, che tradotta significa Dio: Dio è iscritto nei loro nomi, nella loro stessa identità. Questo introduce all’altra dimensione: essi sono messaggeri di Dio, portano Dio agli uomini, rendono Dio accessibile. Ecco allora l’identità e la missione degli Angeli: essi ci invitano a riscoprire che il nostro essere, come il loro, dice continuo riferimento a Dio; questa è la nostra comune identità e verità. Dio è iscritto nel loro nome ed è iscritto nella nostra vita!… Dell’Arcangelo Michele la Scrittura presenta due mandati. Egli difende la causa dell’unicità di Dio contro la presunzione del drago, lo abbiamo ascoltato nel brano dell’Apocalisse (Ap 11, 19-12, 17) proclamato nella Seconda Lettura; è il diabolico tentativo, in ogni epoca della storia, di far credere agli uomini che Dio debba scomparire, affinché l’uomo possa diventare grande. Ma chi allontana Dio, non rende grande l’uomo, ma, al contrario, lo priva della sua dignità. La fede in Dio invece difende l’uomo e gli svela la sua grandezza. L’altro grande compito di Michele è quello di essere protettore del Popolo di Dio (cfr Dn 12,1-3). Così ci è stato presentato nella Prima Lettura, tratta dal Libro di Daniele. La cristianità medievale ben comprese questo specifico compito di protezione ed elevò all’Arcangelo Michele splendide e ardimentose chiese; basti pensare al trittico di Abbazie: questa di S. Michele sul Gargano, la Sacra di San Michele in Piemonte e Mont Saint Michel in Francia… Miei Cari, noi abbiamo il singolare privilegio di celebrare la festa degli Arcangeli in questa suggestiva Grotta. Apparendo in sogno a Lorenzo Maiorano, vescovo di Siponto, l’Arcangelo gli disse: «Io sono l’Arcangelo Michele, e sono sempre alla presenza di Dio. La grotta è a me sacra ed Io l’ho scelta … Dove si apre la roccia, il peccato dell’uomo sarà perdonato. Ciò che è stato richiesto in preghiera sarà concesso. Perciò risalite la montagna e consacrate la grotta al culto cristiano». Da allora, numerosi gruppi di pellegrini sono qui venuti, devoti e penitenti. Semplici fedeli e Pontefici, Imperatori e Santi. Dei santi citerò solo i tre più significativi: San Francesco, Padre Pio e Papa Giovanni Paolo II… Anche Papa Francesco ha dimostrato devozione e affetto verso San Michele. Il 5 luglio scorso ha voluto benedire in Vaticano un nuovo monumento a San Michele, pronunciando queste parole: “Nei Giardini Vaticani ci sono diverse opere artistiche; questa, che oggi si aggiunge, assume però un posto di particolare rilievo, sia per la collocazione, sia per il significato che esprime. Infatti – sono sempre parole del Papa – questa non è solo un’opera celebrativa, ma un invito alla riflessione e alla preghiera, che si inserisce bene nell’Anno della fede. Michele – che significa: “Chi è come Dio?” – è il campione del primato di Dio… difende il Popolo di Dio dai suoi nemici e soprattutto dal nemico per eccellenza, il diavolo. E san Michele vince perché in Lui è Dio che agisce … Dio è più forte; è sua la vittoria e la sua salvezza è offerta ad ogni uomo”. Il Santo Padre ha poi concluso: “Nel cammino e nelle prove della vita non siamo soli, siamo accompagnati e sostenuti dagli Angeli di Dio, che offrono, per così dire, le loro ali per aiu- tarci a superare tanti pericoli, per poter volare alto rispetto a quelle realtà che possono appesantire la nostra vita o trascinarci in basso”. Sì, fratelli e sorelle, abbiamo bisogno di ali per dare un sussulto alla nostra vita. Non dobbiamo cedere al pessimismo dei tempi che attraversiamo. E questo salto verso l’alto può venire da un ricupero dei valori morali e spirituali. Una vita lontana da Dio è piena di incognite e di paure. Quando manca la luce della fede, tutto diventa confuso, è impossibile distinguere il bene dal male, è impossibile distinguere la strada che porta alla mèta da quella che ci fa camminare senza direzione (cf LF, 3)… Oggi, nei Santi Arcangeli il Cielo di Dio brilla luminoso e si dischiude nuovamente per noi. Ringraziamo il Signore per il dono di questi potenti Amici e invochiamoli quali celesti protettori, congiuntamente a Maria, Regina degli Angeli, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa! Amen e così sia. + Michele Castoro, arcivescovo FESTA DELL’ARCANGELO 2013 Alberto Cavallini U na moltitudine di migliaia e migliaia di pellegrini, certamente per la concomitanza della domenica, ha invaso con tanti automezzi e fatto andare in tilt la città di Monte Gargano che custodisce il millenario santuario dell’arcangelo Michele. La santa grotta-basilica, dedicata ab immemorabili all’Arcangelo, ha attirato ancora una volta una moltitudine di persone dai più diversi luoghi che a piedi o in pulmann o in mac- china, oltre ogni fatica ed ogni allegria, si è raccolta in preghiera, dopo una lunga e sterminante fila e almeno per un momento, dinanzi alla venerata e cinqucentesca effigie del Patrono della nostra terra garganica e dell’intera provincia di Foggia. Dopo la processione pomeridiana, ripartendo verso i più svariati luoghi di provenienza, questa moltitudine ha sentito il bisogno di riconsegnare ovunque, nei luoghi d’origine, proprio come nei secoli passati, questa santa, irripetibile e luminosa esperienza del Monte Gargano,e raccontare di quel personale incontro con l’Arcangelo. Così, il nostro santuario dell’Arcangelo è meta di un cammino, ma, e sento di sottolinearlo con evidenza e forza, è esso stesso un cammino. E nelle giornate in cui il cammino viene materialmente compiuto con automezzi o a piedi, si sale in alto, dalla pianura per giungere alla vetta del monte. Se esso, poi, è fatto a piedi, come han fatto i tre pellegri- naggi giunti dai diversi centri del nostro Gargano con un lungo percorso notturno fatto di preghiera e impegno fisico, esso viene inebriato dal vento che scorre lieve a mezza costa della montagna dell’Arcangelo, il nostro“maestralett” gentile, che rinfranca corpo e anima. Nella notte dell’Arcangelo, i pellegrini si sono fermati più volte, non sono stati presi dalla frenetica corsa dei nostri giorni, hanno fatto opportuna e sentita sosta che si è fatta pura preghiera e contemplazione, soggiogati dallo scenario naturale della vallata di “scannamugghjer” la “scala santa”, oppure di Monte Sacro e del piano s. Martino, cuore del nostro Parco Nazionale, o infine delle vallate dell’antica Via sacra Langobardorum, luoghi tutti che offrono superbi spettacoli della natura del promontorio circondato dal mare. Sì, il santuario di Montesant’Angelo è meta ambita di un cammino, ma è anche cammino voluto e desiderato. Molte sono le strade che conducono a Monte Sant’Angelo, ma è dentro di sé che ogni pellegrino trova il proprio cammino. Queste sono le percezioni raccolte e le idee che ho compreso ed adunato dai cuori di moltissimi devoti pellegrini dell’Arcangelo provenienti da ogni dove, anche dalla lontana Polonia, nel giorno della secolare festa di settembre. Ed ho compreso bene che a Montesant’Angelo custodente nelle sue viscere da 1500 anni il singolare ed unico santuario micaelico d’Europa, non si arriva, ma si torna. 17 RODI GARGANICO IL SERVIZIO MISSIONARIO DEGLI AMMALATI don Michele Pio Cardone* stro fratello, tanto più il sofferente e il bisognoso di cura devono essere al centro della nostra attenzione, perché nessuno di loro si senta dimenticato o emarginato. Le iniziative che saranno promosse nella Parrocchia in questo nuovo Anno Pastorale, saranno di stimolo per rendere sempre più efficace la cura verso i sofferenti. Un Grazie a don Luigi Nardella sempre presente e ad Antonietta responsabile infaticabile della casa presente in Rodi Garganico. Salottino culturale e linee pastorali Costantina Montecalvo P resso la Parrocchia s. Nicola di Mira per il 13° anno consecutivo, il parroco don Michele Pio Cardone inaugurerà domenica 27 Ottobre la nuova stagione dei salottini culturali che avranno come tema “PRENDETE IL LARGO E GETTATE LE RETI. IL VANGELO AGLI UOMINI E ALLE DONNE DI OGGI”. Nel 2011-2012 con le Linee pastorali “Sacerdoti dell’uomo, sacerdoti della strada” l’Arcivescovo si è soffermato sulla appartenenza a Cristo, nell’anno 2012-2013 con “Pietre vive per la costruzione del tempio” sull’appartenenza alla Chiesa, in questo nuovo anno (2013-2014) l’Arcivescovo ha focalizzato la sua attenzione sull’appartenenza al mondo. Il parroco intende presentare alla comunità parrocchiale le Linee Pastorali e riflettere su come presentare all’uomo di oggi il Vangelo. E se l’annuncio è un “servizio” reso dalla comunità cristiana a tutta l’umanità, le condizioni della società di oggi ci ob- bligano a rivedere i modi e i mezzi per portare all’uomo moderno il messaggio cristiano, uscendo necessariamente dalle nostre sacrestie. Soltanto nel Vangelo l’uomo può trovare la risposta ai suoi interrogativi e la forza per il suo impegno di solidarietà umana. Si tratta di presentarlo agli uomini del nostro tempo in modo comprensibile e persuasivo. Bisogna tradurlo senza tradirlo, viverlo e proporlo agli altri senza accomodamenti, annacquamenti e miscugli di vario genere. Merita che l’apostolo vi consacri tutto il suo tempo, tutte le sue energie e vi sacrifichi, se è necessario, la propria vita. Occorre ricercare con audacia e saggezza i modi più adatti e più efficaci per comunicarlo agli uomini del nostro tempo senza dimenticare che il primo mezzo di evangelizzazione è la testimonianza di vita autenticamente cristiana. L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri e se ascolta i maestri lo fa perché sono testimoni. C on la Pia Unione Amici di Lourdes e con il patrocinio del Comune di Rodi Garganico, abbiamo vissuto la Terza Giornata parrocchiale dell’Ammalato. Dopo il corteo degli ammalati per le vie della Parrocchia s. Nicola di Mira abbiamo celebrato la s. Messa in piazza Rovelli per tutti gli ammalati della città . Don Luigi Nardella ci ha offerto molti spunti di riflessione e ci ha invitati ad amare incondizionatamente gli ammalati nei quali la sofferenza di Cristo è presente e possiede una forza missionaria perché attraverso il malato, Cristo illumina la sua Chiesa. Ecco perché i malati sono così importanti nella nuova evangelizzazione. Durante l’Adorazione Eucaristica e la Benedizione tutti i presenti si sono commossi. Ho voluto celebrare questa Giornata dell’Ammalato subito dopo le vacanze estive per ricordare a tutti i parrocchiani la triste condizione dell’ammalato forse troppo spesso dimenticato nei mesi estivi. Se ogni uomo è no- Abbazia di Pulsano Giornata di ritiro dei medici cattolici della sezione di s. Giovanni Rotondo D omenica 6 ottobre i medici cattolici di Casa Sollievo della Sofferenza, guidati dal presidente dott Antonio Facciorusso e dall’assistente ecclesiastico don Giovanni D’Arienzo, hanno vissuto un’intensa gior- nata di riflessione e preghiera all’Abbazia di Pulsano. Dopo la meditazione tenuta nell’eremo s. Gregorio dal monaco Pietro Distante sulla Parola di Dio e la riflessione tenuta dell’arcivescovo Michele Castoro sull’essere autentici medici-cattolici, è seguita una partecipata celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo, conclusasi con la preghiera a Cristo, medico delle anime e dei corpi, recitata da tutti i numerosi medici presenti. *parroco Chiesa Madre San Nicola di Mira MEDICI CATTOLICI DI MANFREDONIA I Giuseppe Grasso* l 6 ottobre la sezione Amci di Manfredonia,guidata dall’ assistente ecclesiastico don Antonio d’Amico e dal presidente dott Giuseppe Grasso, si e’ recata a Sepino(CB) per una giornata di fraternita’ e spiritualita’. Al mattino si è visitata la citta’, molto ricca di storia e gemellata con Bolsena, e col santuario di s Cristina patrona della citta’ e dopo l’ agape fraterna molto interessante è stata la visita al sito archeologico di Altilia, antica citta’ sannita. Il 20 ottobre , in prossimità della festa di s Luca,si terrà l’ inaugurazione del nuovo anno sociale ( il 25° di fondazione): dopo la s. messa, concelebrata dall’ assistente ecclesiastico don Antonio d’ Amico e dal direttore diocesano della pastorale sanitaria padre Aldo Milazzo, si terrà un breve incontro programmatico in cui verranno messe a fuoco le tematiche da sviluppare nel prossimo anno : in particolare le problematiche del malato a domicilio e la lotta,in sinergia con le altre agenzie educative, contro il gioco, la droga, il tabagismo *presidente e consigliere nazionale 18 ottobre 2013 [Ecclesia in Gargano] 18 ottobre 2013 [Ecclesia in Gargano] “PROGETTO MAGISTRI”: raccontarsi per riqualificarsi Il Progetto Magistri, voluto e promosso dall’Ufficio Scuola Regionale della Puglia per l’Insegnamento della Religione Cattolica, che ha coinvolto una rappresentanza di insegnanti delle Diocesi delle quattro Metropolie, Foggia, Bari, Taranto-Brindisi, Lecce, è nella sostanza una sperimentazione per la formazione e riqualificazione degli Insegnanti di religione, coordinata dall’Università di Bari nella persona della dottoressa Loredana Perla e per riformulare l’identikit dei docenti a partire dall’esperienze tra i banchi di scuola e dalle impressioni, giudizi, considerazioni, domande, istanze raccolte tra gli alunni. La prima fase di questa sperimentazione prevedeva l’esercizio, da parte dell’insegnante, di leggere le immagini proposte e sottolineare le metafore che poi ho usato per descrivere un episodio nella mia vita d’aula, una esperienza nella quale mi sono accorto di funzionare in quel modo e cioè dell’insegnante come “accompagnatore”. Luciano Riccardi* “Essere un maestro di religione cattolica è accompagnare i ragazzi attraverso un percorso fatto di domande, interrogativi, risposte, scoperte, successi, sconfitte, il tutto teso verso la ricerca della Verità, del senso autentico della vita e di ciò che può rendere felice e realizzata la persona. Entrare nel mistero del proprio essere per cogliere l’identità vera e modellarla su pilastri autentici. Questo quanto accaduto in una classe seconda superiore dove prendendo per mano gli studenti li ho aiutati a smascherare modelli fasulli e a riconoscere quelli veri sui quali poggiare il cammino di crescita e formazione. In ognuna delle metafore indicate ho esercitato questa funzione di accompagnatore.” Poi siamo stati invitati a ricostruire un episodio della vita in aula dove ci siamo trovati in difficoltà e che vado a raccontarvi. “Ricordo una situazione difficile in cui mi sono trovato ad operare ed è stato quando ad un richiamo di un alunno a prestare interesse per quanto si stava approfondendo, la risposta di rimando è stata “non mi interessa Il Diaconato a 50 anni dal Concilio Vaticano II DIACONI, tempo della svolta S don Antonio D’AMICO* i è tenuto in Napoli il Convegno delle comunità del Diaconato in Italia, dove sono attivi ben 288 diaconi. L’Arcidiocesi di Napoli è stata tra le prime se non la prima assoluta nel ripristino di questo ministero in Italia. La nostra Diocesi era rappresentata dal sottoscritto e dai diaconi Paolo Pazienza e Vincenzo Urbano. Dalle relazioni e dai vari incontri è emerso che nella Chiesa il diacono è un perfetto sconosciuto. Sulla identità del diacono si è ribadita la dimensione sacramentale e l’appartenenza al ministero ordinato. Il diacono, prima che un ministro che “fa qualcosa” è sacramento di Cristo Servo e ministro di comunione. Si è messa in evidenza la necessaria dimensione relazionale delle vocazioni al diaconato. Pastoralmente sono le relazioni – specie con i presbiteri - il vero problema che a volte rende faticosa la realizzazione di un diaconato profetico. Anche nell’esercizio concreto del ministero, una delle questioni aperte rimane l’equilibrio tra i tre ambiti di impegno: la famiglia, il lavoro, il ministero pastorale. Ma questa realtà relazionale tocca anche la riflessione teologica in quanto non si può pensare al dia- cono permanente senza interrogarsi sui rapporti intrinseci al ministero ordinato nei suoi tre gradi e sul rapporto tra sacramento dell’ordine e matrimonio. Tra i delegati si è parlato di alcune esperienze che aprono nuovi orizzonti. Si è parlato di piccole comunità diaconali, cioè di 3 o 4 diaconi che servono su uno stesso territorio o ambito pastorale, confrontandosi e aiutandosi a vicenda nel servizio. Si è parlato pure di comunità ministeriali nel percorso della formazione iniziale, dove la condivisione dello studio e della vita fraterna, meglio se accompagnata da una coppia diaconale con esperienza e maturità alle spalle, aiuta anche il processo delicato del discernimento. Alla fine del Convegno si è tornati a casa con la realistica fiducia nelle possibilità che il diaconato si esprima nella Chiesa italiana con la forza profetica auspicata dal Concilio Vaticano II. L’augurio è che si cammini insieme –vescovi, presbiteri, diaconi, laici – per realizzare davvero una Chiesa tutta ministeriale. * delegato diocesano per il Diaconato permanente e i Ministeri Istituiti e non mi infastidire”. Per un attimo mi è preso lo sconcerto, la percezione di un fallimento. Lo scontro è stato duro ma il buon senso ha prevalso. All’indomani, dopo aver pensato a fondo sull’accaduto, ho creduto opportuno mettere da parte di fare lezione ma di imparare la lezione. A piccoli passi, quasi in punta di piedi mi sono fatto avanti e cogliendo l’attimo ho cercato di ricucire il rapporto con l’alunno dialogando su cose spicciole, anche banali, ma di una forte carica confidenziale che ha segnato l’inizio di una svolta nuova nel cammino insieme per un tratto di vita.” In ultima ci è stato chiesto di narrare un episodio di successo della nostra pratica professionale. “La mia pratica di eccellenza è stata quando ho esordito con la mia esperienza personale richiamando episodi della mia vita, vedi quando stanco della monotonia degli incontri serali in piazzetta, oramai diventati vuoti e ripetitivi di parole e gesti, decisi di accogliere l’invito di alcuni amici che mi parlavano di un gruppo di giova- ni, seguiti da un sacerdote, aperto al dialogo su problematiche giovanili e con un rimando alla vita buona del Vangelo. Allora sono andato a vedere e sono rimasto toccato dalle cose che si dicevano e dal clima che si respirava. A questo si sono aggiunti momenti di socializzazione e di comunione in seguito alle iniziative di solidarietà a favore dei più deboli. Eravamo ormai accomunati dagli stessi ideali, valori che il sacerdote era riuscito a filtrare nei nostri cuori, nei nostri sogni. Avevamo un sogno in comune “I have a dream” che metteva slancio ed entusiasmo al nostro essere e al nostro vivere. Bene, è stato un successo perché si è scatenato nei ragazzi un forte desiderio di riflettere seriamente sul proprio.” Prova anche tu a fare lo stesso per tracciare la tua identità di insegnante. La seconda fase nel prossimo articolo. *dell’ufficio diocesano Scuola per l’insegnamento della Religione Cattolica Convegno Ecumenico Regionale Pugliese “Il cammino ecumenico e il dialogo interreligioso in Puglia a cinquant’anni dal Concilio Ecumenico Vaticano II” 23-25 ottobre 2013 Santuario “Madre di Dio Incoronata”, Foggia Cattedrale “Beata Vergine Assunta in Cielo” di Foggia PROGRAMMA Mercoledì 23 ottobre 2013 - Cattedrale “Beata Vergine Assunta in Cielo” di Foggia 16:30 – Sala mons. fortunato maria farina – via campanile 3 Preghiera allo Spirito Santo e presentazione del Convegno . Presiede S.E.Rev.ma Mons. Giovan Battista Pichierri, Arcivescovo di Trani, Barletta e Nazareth, Presidente della Commissione Episcopale Pugliese per l’Ecumenismo ed il Dialogo Interreligioso. 17:15 - 1a Relazione: “L’unità della Chiesa per l’unità dell’umanità nei documenti del Concilio Vaticano II”. Relatore: S.E.Rev.ma Mons. Brian Farrell, Segretario del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Città del Vaticano. 18:30 – Cattedrale di foggia Solenne Celebrazione Eucaristica presieduta da S. E. Rev.ma Mons. Francesco Tamburrino, Arcivescovo di Foggia- Bovino. 21:15 – Auditorium c/o Santuario “Madre di Dio Incoronata” Film: “Uomini di Dio” Giovedì 24 ottobre 2013 - Santuario Incoronata - Foggia 8:30 - Sala A 2a Relazione: “La Pastorale Ecumenica post-conciliare nelle Chiese di Puglia.” Relatore: S.E.Rev.ma Mons. Giovan Battista Pichierri, Arcivescovo di Trani, Barletta e Nazareth, Presidente della Commissione Episcopale Pugliese per l’Ecumenismo ed il Dialogo Interreligioso. 10:15 - Sala A Tavola rotonda interreligiosa: “La recezione del messaggio interreligioso conciliare presso le altri fedi”. Moderatore: don Angelo Garofalo, docente della Facoltà Teologica Italia Meridionale, Napoli e della Facoltà Teologica Pugliese. 12.00 – Celebrazione Ecucaristica Presiede S.Ecc. Rev.ma Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo Metropolita di Bari-Bitonto 16:00 - Sala A Tavola rotonda ecumenica: “La recezione dei messaggi ecumenici conciliari presso le altre confessioni cristiane”. Moderatore : Mons. Stefano Caprio, direttore dell’Ufficio per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso della Curia Arcivescovile di Foggia e Bovino 18:15 - Santuario - Vespri in rito Copto 21:00 – Auditorium Corale Ecumenica “Anna Sinigaglia” del Gruppo Ecumenico di Bari (GEB) diretta dal M° Mariella Gernone Venerdì 25 ottobre 2013 - Santuario Incoronata Foggia 7:30 – Cappella San Luigi Orione Lodi e celebrazione eucaristica. Presiede S.E.Rev.ma Mons. Francesco Tamburrino, Arcivescovo Metropolita di Foggia- Bovino. 9:15 - Sala A 3a Relazione: “Le relazioni ecumeniche tra la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica” Relatore: don Andrea Palmieri, Sottosegretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. 10:15 - Sala A Tavola rotonda pastorale interortodossa: “L’accoglienza religiosa delle comunità ortodosse in Puglia”. Moderatore: don Andrea Palmieri, Sottosegretario al Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. 11:30 – Conclusione di S.E.Rev.ma Mons. Giovan Battista Pichierri. SACRE ORDINAZIONI Due giovani, due percorsi diversi, un unico amore: GESÙ CRISTO 19 Un nuovo diacono per il ministero NOVEMBRE Venerdì 1 11.00 S. Messa - Carpino 18.30 Ordinazione presbiterale di Fabio Panconesi Cattedrale di Manfredonia L a nostra Chiesa di Manfredonia-Vieste-S. Giovanni Rotondo si allieta per il dono di un nuovo diacono per il ministero e di un nuovo presbitero. Giovedì 31 ottobre nella parrocchia Gesù Buon Pastore in Vieste l’arcivescovo mons. Michele CASTORO imporrà le mani ed ordinerà diacono per il ministero Michele Abatantuono, 26 anni, originario di Vieste, e venerdì 1 novembre in Cattedrale a Manfredonia, conferirà l’ordine presbiterale al diacono don Fabio Panconesi, 41 anni, della Comunità dei Ricostruttori nella preghiera, insediata da due anni presso l’abbazia s. Leonardo di Siponto. Le celebrazioni delle sacre ordinazioni avranno luogo alle ore 18.30. Agli auguri di tutta la Comunità diocesana che si stringe con vivo affetto intorno a questi giovani e nuovi ministri, si uniscono quelli fervidi e fraterni della redazione di VOCI e VOLTI per un fecondo apostolato tra noi. Giovedì 31 17.30Ordinazione diaconale di Michele Abatantuono Parrocchia Buon Pastore - Vieste 12 settembre 2013 [Ecclesia in Gargano] M ichele Abat a nt uono, 26 anni,originario di Vieste è cresciuto dapprima nella parrocchia “S. Giuseppe Operaio”, sotto la guida di don Michele Ascoli, e poi nella parrocchia Gesù Buon Pastore, guidata da don Stefano Mazzone e ora da don Tonino Baldi. Ha frequentato l’“IPSSAR Enrico Mattei” di Vieste e ha studiato a Molfetta nel Pontificio Seminario Regionale Pugliese “Pio XI” dove, lo scorso febbraio, ha conseguito il baccellierato in Sacra Teologia. Ammesso tra i candidati agli ordini sacri del diaconato e del presbiterato il 25 giugno 2010 ed istituito Lettore nel dicembre 2011 ed Accolito il 14 febbraio scorso dall’arcivescovo Michele Castoro, sta prestando servizio pastorale presso la Parrocchia “Santa Maria Assunta e San Marco Evangelista” di Vico del Gargano. UN NUOVO don Ciro Mezzogori* PRESBITERO Il diacono Fabio Panconesi, nato nel 1972, fa parte della comunità dei Ricostruttori nella preghiera, insediata da ormai due anni presso l’Abbazia s. Leonardo di Siponto con la missione di far rinascere con il loro carisma questo antico centro di spiritualità, affinché possa essere nuovamente aperto e accogliente verso quanti sono alla ricerca di un percorso di crescita spirituale che possa condurre alla riscoperta di sé e di Dio. La storia della vocazione di don Fabio rappresenta bene il carisma dei Ricostruttori, che è quello di avvicinare le persone lontane o non credenti alla fede cristiana mediante la pratica della meditazione profonda, una forma di preghiera silenziosa e contemplativa conosciuta anche come preghiera del cuore. Fabio, da piccolo, frequenta la sua parrocchia natale della Pieve di S. Maria dell’Antella – suo paese di origine nelle vicinanze di Firenze – ma non arriva a ricevere la Confermazione, perché già da ragazzo, come non è raro oggi, si allontana dalla Chiesa e dalla pratica religiosa. Terminati gli studi di Ragioneria si impegna in molti lavori: cameriere, barista, metalmeccanico, lavandaio, potatore. Poi, nel 2004, incontra i Ricostruttori nella preghiera e inizia a praticare la meditazione profonda. Ci sarà una vera e propria conversione, infatti si riavvicina ai Sacramenti e alla pratica religiosa iniziando anche a sentire la vocazione al sacerdozio e alla consacrazione della propria vita al Signore. Entra così nella Comunità dei Ricostruttori ricevendo la formazione prima presso l’eremo di S. Anna, Diocesi di Acireale, e poi nella casa di Roma, dove consegue anche il Baccellierato in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana. Al termine degli studi viene inviato nella Diocesi di Prato, dove viene ordinato diacono e presta servizio nella parrocchia di Migliana. Da settembre 2012 fa parte della comunità dei Ricostruttori che si trova presso l’Abbazia S. Leonardo, nella nostra Arcidiocesi in cui continuerà a prestare servizio. *rettore di S. Leonardo in Lama Volara OTTOBRE Sabato 2 10.00 S. Messa nella commemorazione dei defunti Cimitero di Vieste 16.30 S. Messa nella commemorazione dei defunti Cimitero di Manfredonia Domenica 20 Incontro dei Gruppi di Preghiera della Sicilia - Siracusa Domenica 3 Convegno diocesano della CARITAS - Monte S. Angelo Lunedì 21 S. Messa nel raduno dei Gruppi di Preghiera della Diocesi di Bari Martedì 5 Commissione Episcopale per l’Ecumenismo - Roma Mercoledì 23 Pellegrinaggio dei giovani della diocesi e Udienza del Santa Padre Francesco - Roma Venerdì 25 9.30 Formazione Permanente del Clero – Seminario Diocesano, Manfredonia 18.30 S. Messa nel Convegno della Comunità ‘Magnificat’ - S. Giovanni R. Sabato 26 21.00 Fiaccolata Mariana - S. Giovanni R. Lunedì 28 16.00 S. Messa con l’Associazione ‘Figli amati’ Santuario S. M. delle Grazie, S. Giovanni R. Mercoledì 6 18.00 S. Messa - S. Leonardo, S. Giovanni R. Venerdì 8 18.00 S. Messa per Arcivescovi e Canonici defunti Cattedrale Sabato 9 Incontro dei Gruppi di Preghiera del Lazio - Roma Domenica 10 9.00 S. Messa - Monastero della Risurrezione, S. Giovanni R. Venerdì 15 9.30 Ritiro diocesano del Clero – relatore: don Paolo Gentili, direttore Ufficio nazionale Famiglia Seminario Diocesano, Manfredonia Cerimonia in Episcopio C on una semplice ma toccante cerimonia, nei giorni scorsi, gli Uffici di Curia hanno salutato mons. Andrea Starace che ha terminato il suo ultra-ventennale servizio di Vicario generale dell’Arcidiocesi, e nel contempo dinanzi all’Arcivescovo mons. Michele Castoro hanno prestato giuramento di fedeltà a Cristo e alla Chiesa sia il nuovo Vicario generale, don Stefano Mazzone, che i nuovi parroci, don Domenico Facciorusso, don Celestino Jervolino, don Gabriele Giordano, don Alessandro Gambuto, don Antonio Zoccano, p. Massimiliano Marsico ofm conv, insediatisi in varie parrocchie nello scorso settembre. L’AC nella missione della Chiesa Franco Miano, Presidente Nazionale dell’Azione Cattolica, sarà a Manfredonia Domenica 10 novembre ore 9,00 Parrocchia Sacra Famiglia L’Azione Cattolica vive tra piazze e campanili, opera in parrocchia ed è attenta alle esigenze del territorio. L’Azione Cattolica è un’associazione di laici, uomini e donne di ogni età, che vivono seguendo l’insegnamento di Cristo, vivendo una piena appartenenza ecclesiale e il cui impegno si alimenta nell’ascolto della Parola di Dio, nell’Eucaristia, nella preghiera personale e nella vita comunitaria Franco Miano Per aderire all’Azione Cattolica puoi rivolgerti al Centro Diocesano sito in via s. Giovanni Bosco, 41/b – Manfredonia – oppure contattare la Presidenza nazionale all’indirizzo promozione@azionecattolica. it Ti metteremo in contatto con i Responsabili della tua Diocesi.. Francesco Miano biografia F rancesco Miano vive a Pomigliano d’Arco (NA) con la moglie e i due figli. Laureato in filosofia presso l’Università “Federico II” di Napoli, insegna Antropologia filosofica e Bioetica presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”. Si occupa di filosofia contemporanea e, in particolare, di problematiche antropologiche, etiche e politiche. È membro della direzione della rivista “Dialoghi”, e dal 2004 responsabile del Centro Studi dell’Azione Cattolica Italiana, struttura di coordinamento delle realtà Aci impegnate più direttamente sul versante culturale. Dopo essere stato Vice Presidente nazionale per il Settore Adulti dal 28 maggio 2008 è Presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana. w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o