Scarica - Abbazia di Pulsano

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Scarica - Abbazia di Pulsano
18 OTTOBRE · 2013
Anno IV - n. 2
Ottobre:
mese della
MISSIONE
UNIVERSALE
don Pantaleo Abbascià*
D
al decreto conciliare “Ad
Gentes” (1965) fino alla
lettera enciclica “Redemptoris Missio” di Giovanni
Paolo Il (1990) si nota un susseguirsi di affermazioni circa la “natura
missionaria” della Chiesa e la responsabilità di ogni battezzato in
ordine alla missione. Due citazioni
tra le tante: “L’evangelizzazione missionaria costituisce il primo servizio che la Chiesa può rendere a ciascun uomo e all’intera umanità nel
mondo odierno” (R. M. 2) “I cristiani, avendo dei doni differenti, devono collaborare alla causa del Vangelo, ciascuno secondo le sue possibilità, i suoi mezzi, il suo carisma e il
suo ministero” (A. G. 28a). La “missione” è quindi una dimensione costitutiva ed essenziale della Chiesa e della testimonianza del cristiano. Per questo, a partire dai primi anni ‘70, si è voluto che l’anima-
OMMARIO
Dal Messaggio
di Papa
Francesco
per la Giornata
Missionaria
Mondiale 2013
zione missionaria delle diocesi e delle singole comunità si estendesse a
tutto il mese di ottobre. L’ottobre
missionario, che apre di fatto l’anno pastorale con una dimensione veramente “cattolica”e cioè universale,
diventa così un mese di richiamo e
di educazione missionaria. L’ormai
consolidata scansione in cinque settimane ci richiama altrettanti aspetti fondamentali per la vita e la testimonianza della Chiesa missionaria
e di ogni cristiano.
PREGHIERA E CONTEMPLAZIONE
SACRIFICIO E IMPEGNO
VOCAZIONE E RESPONSABILITA’
CARITA’ E DONAZIONE
RINGRAZIAMENTO E GIOIA
Proposte per l’animazione dell’ottobre missionario nelle nostre parrocchie
Animazione liturgica
Animazione delle eucaristie domeni-
Eventi dell’Ottobre Missionario
Veglia missionaria
La veglia missionaria è incentrata
sul tema che di anno in anno viene scelto per l’ottobre missionario
e si tiene il venerdì che precede la
GMM. È un appuntamento di forte
spiritualità per tutta la diocesi intorno ai propri missionari, ai quali il Vescovo rinnova il “mandato alle genti”. La Giornata Missionaria Mondiale
Si celebra in tutto il mondo la penultima domenica di ottobre per aiutare
tutte le missioni cattoliche nel mondo. Un dovere di tutti i cattolici e le
loro comunità sono tenuti a rispettare la finalità della “Giornata della
Missione universale”, alla quale nessun altro scopo può venire aggiunto. I fondi da essa provenienti infatti
non possono venire stornati per altre richieste ed esigenze, sia pure di
carattere missionario. 
* direttore dell’Ufficio diocesano
per la cooperazione missionaria
tra le Chiese
“Vorrei incoraggiare tutti a farsi portatori della buona notizia di Cristo e
sono grato in modo particolare ai missionari e alle missionarie, ai presbiteri fidei donum, ai religiosi e alle religiose, ai fedeli laici - sempre più numerosi - che, accogliendo la chiamata del Signore, lasciano la propria patria per servire il Vangelo in terre e
culture diverse”.
Ottobre Missionario
pagg. 1-5
Linee Pastorali dell’Arcivescovo per l’anno 2013-2014 pag. 3
Caritas
pagg. 6-7
Chiesa e Comunicazione pag.
8
Famiglia
pag. 10
SOMM A R IO
cali secondo i temi delle 5 settimane, seguendo il sussidio delle PP.OO.
MM. Stampa missionaria
Allestimento di un banco stampa
per la diffusione delle riviste missionarie ed altri sussidi.
Testimonianze
Ascolto delle testimonianze dei missionari in occasione di celebrazioni
o di incontri appositamente proposti
in parrocchia.
Papa Francesco Crescere nella fede con la Parola
L’Archivio diocesano
Cultura e memoria storica
Il Servo di Dio don Antonio Spalatro
Ecclesia in Gargano
pag. 11
pag. 12
pag. 13
pag. 14
pagg. 1
5-19
«I
l mese di ottobre è considerato, in tutti i paesi, come il
mese della Missione Universale. La penultima domenica è chiamata Giornata Missionaria Mondiale e costituisce l’apice della festa della cattolicità e della solidarietà universale».
Giovanni Paolo II
18 ottobre 2013
[Ottobre Missionario]
2
A r c i d i o c e s i d i M a n f r e d o n i a - V i e s t e - S a n G i o v a n n i R o t o n d o - P R O S P E T T O G E N E R A L E D E L L E O F F E R T E M I S S I O N A R I E 2 01 2
GIORNATA
MISSIONARIA
ADOZIONI
MONDIALE
VICARIA - MANFREDONIA
S. Camillo de Lellis
€ 1.300,00
€2.200,00
S. Carlo Borromeo
€ 1.000,00
€150,00
S. Giuseppe
€ 1.105,00
S. Lorenzo Maiorano - Cattedrale
€ 2.250,00
€100,00
S. Maria Regina in Siponto
€ 700,00
S. Michele Arcangelo
€1.515,00
S. Maria del Carmine
€ 1.000,00
Sacra Famiglia
€ 1.000,00
Spirito Santo
€ 500,00
SS. Redentore
€ 850,00
SS. Trinità
€ 300,00
Stella Maris
€ 530,00
€ 950,00
S.Pio da Pietrelcina
€ 240,00
S. Maria del Grano (Borgo Mezzanone)
€ 100,00
SS.mo Salvatore (Fraz. Montagna)
€ 65,00
Rettoria di S. Andrea
Rettoria di S.Matteo
Rettoria di S. Benedetto
Rettoria di S. Francesco d’Assisi
€ 200,00
€ 300,00
Rettoria di S. Leonardo in Lama Volara
€ 270,00
Rettoria di S. Domenico
€ 250,00
Chiesa S.Maria delle Grazie
Chiesa S Francesco da Paola
€ 200,00
Istituto Discepole di Gesù-Corpus Dom.
€ 380,00
Istituto S. Francesco (suore)
ISOLE TREMITI
S. Maria a mare
€ 200,00
MATTINATA
S. Maria della Luce
€ 730,00
Suore Discepole di Gesù
€ 100,00
ZAPPONETA
S. Michele Arcangelo
€ 700,00
€ 280,00
VICARIA - VIESTE
Gesù Buon Pastore
€ 1.100,00
€ 550,00
S. Croce
€ 950,00
S. Giuseppe Operaio
€ 700,00
€ 750,00
S. Maria Assunta in Concattedrale
€ 1.000,00
€ 1.650,00
S. Maria delle Grazie
€ 1.373,07
€ 3.705,00
S. Maria di Merino
€ 150,00
SS. Sacramento
€ 350,00
€ 525,00
Rettoria S.Francesco e S.Pietro d’Alcantara
€ 400,00
Suore Ripatrici “S. Cuore”- Scuola”Fazzini”
€ 305,00
Chiesa “Gesù e Maria” -Suore Discepole
€ 100,00
PESCHICI
S. Antonio da Padova
€ 500,00
S. Elia
€ 1.000,00
VICARIA - MONTE SANT’ANGELO
Maria Immacolata
€ 4.300,00
€ 1.600,00
S. Francesco d’Assisi
€ 1.250,00
S. Maria del Carmine
€ 4.000,00
€ 3.100,00
S. Maria Maggiore
€ 2.900,00
€ 500,00
Sacro Cuore
€ 8.500,00
€ 2.600,00
S. Maria della Libera (Macchia)
€ 400,00
Basilica Santuario S.Michele Arcangelo
€ 1.928,00
Santuario-Abbazia S. Maria di Pulsano
€ 100,00
Rettoria di
Confraternita S. Giuseppe
€ 500,00 Legato San Michele - N. N.
€ 357,86
INFANZIA
TOTALE
€300,00
€250,00
€200,00
€ 150,00
€ 200,00
€ 3.800,00
€ 1.150,00
€ 1.105,00
€ 2.600,00
€ 700,00
€ 1.515,00
€ 1.200,00
€ 1.000,00
€ 500,00
€ 1.000,00
€ 500,00
€ 1.480,00
€ 240,00
€ 100,00
€ 65,00
€ 500,00
€ 270,00
€ 250,00
€ 200,00
€ 380,00
€ 200,00
€ 730,00
€ 100,00
€ 230,00
€ 1.210,00
€ 150,00
€ 300,00
€ 300,00
€ 200,00
€ 1.800,00
€ 1.250,00
€ 1.450,00
€ 2.950,00
€ 5.278,07
€ 150,00
€ 875,00
€ 400,00
€ 305,00
€ 100,00
€ 300,00
€ 500,00
€ 1.300,00
€ 400,00
€ 350,00
€ 2.500,00
€ 557,00
€ 6.300,00
€ 1.250,00
€ 7.100,00
€ 3.750,00
€ 13.600,00
€ 400,00
€ 2.485,00
€ 100,00
€ 500,00
€ 357,86
GIORNATA
MISSIONARIA
ADOZIONI
MONDIALE
VICARIA - SAN GIOVANNI ROTONDO
S. Francesco d’Assisi
€ 850,00
S. Giuseppe Artigiano
€ 1.100,00
€ 900,00
S. Leonardo Abate
€ 850,00
S. Onofrio
€ 1.063,00
Trasfigurazione del Signore
€ 500,00
Santuario - S. Maria delle Grazie
€ 450,00 Rettoria di S. Orsola
Casa Sollievo di Sofferenza
€ 1.400,00 VICARIA - CAGNANO VARANO
S. Francesco d’Assisi
€ 350,00
S. Maria della Pietà
€ 360,00
Confraternita S. Cataldo
€ 50,00
CARPINO
S. Cirillo d’Alessandria - S. Nicola di Mira
€ 415,00
€ 3.080,00
ISCHITELLA
S. Francesco d’Assisi
€ 700,00
S. Maria Maggiore
€ 150,00
SS. Annunziata di Varano
€ 400,00
RODI GARGANICO
S. Maria della Libera
€ 400,00
S. Nicola di Mira
€ 70,00
Rettoria di S. Pietro e Paolo
€ 120,00
VICO DEL GARGANO
SS. Apostoli Pietro e Paolo
€ 400,00
€ 353,00
S. Marco evangelista - S. Maria Assunta
€ 600,00
S. Antonio da Padova (S. Menaio)
€ 60,00
Confraternita dei Carmelitani Scalzi
€ 40,00
RACCOLTO IN DIOCESI
TOTALE
€ 57.976,93
€ 23.293,00
TOTALE per le PP. OO. MM.
€ 57.976,93
€ 23.293,00
Quota Diocesana spese del 7%
€ 4.058,39
Quota Ufficio Nazionale Chiese 1%
€ 579,77
SOMMA INVIATA a PP. OO. MM.
€ 53.338,78
€ 23.293,00
L’ordine dei paesi rispetta le diverse vicarie della Diocesi
RACCOLTO IN DIOCESI 2011
TOTALE
€ 58.836,09
€ 31.515,00
TOTALE per le PP. OO. MM.
€ 58.836,09
Quota Diocesana spese del 7%
€ 4.118,53
Quota Ufficio Nazionale Chiese 1%
€ 588,36
SOMMA INVIATA a PP. OO. MM.
€ 54.129,20
INFANZIA
TOTALE
€ 250,00
€ 200,00
€ 1.100,00
€ 2.000,00
€ 850,00
€ 1.263,00
€ 500,00
€ 450,00
€ 1.400,00
€ 350,00
€ 360,00
€ 50,00
€ 3.495,00
€ 100,00
€ 50,00
€ 800,00
€ 150,00
€ 450,00
€ 70,00
€ 400,00
€ 140,00
€ 120,00
€ 753,00
€ 600,00
€ 60,00
€ 40,00
€ 7.057,00
€ 7.057,00
€ 493,99
€ 70,57
€ 6.492,44
€ 88.326,93
€ 88.326,93
€ 4.552,38
€ 650,34
€ 83.124,22
€ 5.640,00
€ 5.640,00
€ 394,80
€ 56,40
€ 5.188,80
€ 95.991,09
€ 64.476,09
€ 4.513,33
€ 644,76
€ 90.833,00
Perché un mese missionario?
Dal Concilio Vaticano II (1962-1965) in poi si è venuta formando nella
Chiesa una nuova e più forte coscienza missionaria. Essa ha generato
un autentico bisogno di conoscere, studiare, meditare e vivere la vocazione battesimale-missionaria, non più in modo episodico, ma secondo criteri validi e universalmente condivisi. Si è fatta strada l’esigenza di un “tempo forte” dedicato alla missione universale della Chiesa
per tutto il popolo di Dio. Ecco allora un mese scandito da un itinerario
di cinque settimane di cui la Giornata Missionaria Mondiale, fissata per la penultima domenica di Ottobre, costituisce il punto culminante del “Mese Missionario.
I contributi e le riflessioni a pubblicarsi nel prossimo numero di VOCI e
VOLTI che uscirà venerdì 15 novembre 2013, per motivi tecnici, devono
giungere per e-mail in Redazione entro e non oltre lunedì 4 novembre 2013.
VOCI
Periodico dell’Arcidiocesi di Manfredonia-ViesteSan Giovanni Rotondo
Anno IV - n. 2 - 18 ottobre 2013
Iscritto presso il Tribunale di Foggia al n. 13/2010
del Registro Periodici - Cronologico 1868/10
del Registro Pubblico della Stampa
Direttore responsabile
Alberto C avallini
Redazione
Ufficio per le Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi
Via s. Giovanni Bosco n. 41/b - Tel 0884.581899
71043 Manfredonia
e-mail: [email protected]
[email protected]
Le foto pubblicate sono di Michele Martino
e di Alberto Cavallini ed appartengono
all’archivio fotografico dell’Ucs dell’Arcidiocesi
Hanno collaborato a questo numero:
don Domenico Facciorusso, don Antonio D’Amico,
E
VOLT I
don Pantaleo Abbascià, don Michele Pio Cardone,
don Luigi Carbone, don Gioacchino Strizzi, don Pasquale Vescera,
don Ciro Mezzogori, Antonio Tomaiuoli,
Raffaele Antonio De Feudis, Giovanni Chifari,
Michelangelo Mansueto, Giuseppe Barracane, Luciano Riccardi,
Antonia Palumbo, Ilenia Bellini, Alessandra La Salandra,
Costantina Montecalvo.
Il periodico VOCI e VOLTI
è iscritto alla
Stampa:
Grafiche Grilli - Via Manfredonia Km 2,200 - 71121 Foggia
Il giornale diocesano VOCI e VOLTI può essere letto in formato
elettronico o scaricato dall’home page del sito della nostra Arcidiocesi: www.diocesimanfredoniaviestesangiovannirotondo.it
oppure dall’home page approfondimenti del sito:
www.abbaziadipulsano.it
Questo numero è stato chiuso in redazione il 14 ottobre 2013
L’impegno nel mese missionario
Le nostre parrocchie organizzano raccolte di fondi che per il tramite della nostra Arcidiocesi sono versate alle PPOOMM per gli aiuti programmati e permanenti nei vari continenti a tutte quelle che attualmente sono 1044 “giovani Chiese”.
[Linee Pastorali]
Dalle Linee Pastorali “Prendete il largo e gettate le reti” (cf Luca 5,1-11)
per l’anno 2013/2014 sul ruolo dei laici nella Chiesa e nel mondo
La parrocchia e la pastorale
missionaria
2.1 Il nuovo volto della parrocchia
er vivere da cristiani la nostra
appartenenza al mondo è necessario innanzitutto comprendere
il nuovo volto che la parrocchia
deve assumere oggi per incarnare la fede, la speranza e la carità nella nuova situazione culturale, sociale e religiosa del
nostro tempo.
Voglio fare miei i sette punti di sintesi
della Nota pastorale dei vescovi italiani
dal titolo “Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia” (2004),
invitando sacerdoti, religiosi e laici a fare altrettanto. Dopo aver elencato i sette
punti evidenziati dal documento, esporrò dei criteri che potranno essere utilizzati per impostare una pastorale missionaria.
Ecco i sette punti menzionati dal documento della CEI:
Non si può più dare per scontato che tra
noi e attorno a noi, in un crescente pluralismo culturale e religioso, sia conosciuto il Vangelo di Gesù: le parrocchie devono essere dimore che sanno accogliere
e ascoltare paure e speranze della gente, domande e attese, anche inespresse,
e che sanno offrire una coraggiosa testimonianza e un annuncio credibile della
verità che è Cristo.
L’iniziazione cristiana, che ha il suo insostituibile grembo nella parrocchia, deve ritrovare unità attorno all’Eucaristia;
bisogna rinnovare l’iniziazione dei fanciulli coinvolgendo maggiormente le famiglie; per i giovani e gli adulti vanno
proposti nuovi e praticabili itinerari per
l’iniziazione o la ripresa della vita cristiana.
La domenica, giorno del Signore, della
Chiesa e dell’uomo, sta alla sorgente, al
cuore e al vertice della vita parrocchiale: il valore che la domenica ha per l’uomo e lo slancio missionario che da essa
si genera prendono forma solo in una celebrazione dell’Eucaristia curata secondo
verità e bellezza.
Una parrocchia missionaria è al servizio
della fede delle persone, soprattutto degli adulti, da raggiungere nelle dimensioni degli affetti, del lavoro e del riposo;
occorre in particolare riconoscere il ruolo germinale che per la società e per la
comunità cristiana hanno le famiglie, sostenendole nella preparazione al matrimonio, nell’attesa dei figli, nella responsabilità educativa, nei momenti di sofferenza.
Le parrocchie devono continuare ad assicurare la dimensione popolare della
Chiesa, rinnovandone il legame con il
P
territorio nelle sue concrete e molteplici
dimensioni sociali e culturali: c’è bisogno di parrocchie che siano case aperte
a tutti, si prendano cura dei poveri, collaborino con altri soggetti sociali e con le
istituzioni, promuovano cultura in questo tempo della comunicazione.
Le parrocchie non possono agire da sole: ci vuole una “pastorale integrata” in
cui, nell’unità della diocesi, abbandonando ogni pretesa di autosufficienza, le parrocchie si collegano tra loro, con forme
diverse a seconda delle situazioni - dalle unità pastorali alle vicarie o zone -,
valorizzando la vita consacrata e i nuovi movimenti.
Una parrocchia missionaria
ha bisogno di “nuovi” protagonisti: una comunità che si sente tutta responsabile del Vangelo,
preti più pronti alla collaborazione nell’unico
presbiterio e più attenti a promuovere carismi e
ministeri, sostenendo la formazione dei laici, con le loro associazioni, anche per la pastorale d’ambiente, e creando spazi di reale partecipazione.
Dalla lettura di questi sette punti possiamo enucleare almeno tre connotati
che devono caratterizzare l’attuale pastorale.
2.2 Una pastorale integrata
La “pastorale integrata” è resa necessaria dal fatto che è finito il tempo della
parrocchia autosufficiente, che la vede
“come un tessuto di relazioni stabili”.
È necessario introdurre una logica integrativa, cioè un modo di pensare e di
procedere capace di integrare le diversità.
Per questo va promossa una pastorale capace di progettare anche a livello interparrocchiale, dove ogni parrocchia sia
disposta ad entrare in rete con altre parrocchie per affrontare insieme situazioni del territorio che sono comuni.
L’integrazione non deve avvenire solo tra
parrocchie, ma anche tra parrocchie e
altri soggetti che operano sul territorio.
Pertanto la parrocchia da struttura che
offre rifugio e sacramenti – una sorta di
agenzia del sacro – deve diventare una
realtà che evangelizza tutti i vissuti esistenziali individuali e comunitari.
Se la parrocchia è “crocevia delle istanze educative, ecco che “solo una comunità accogliente e dialogante può trovare le
vie per instaurare rapporti di amicizia e
offrire risposte alla sete di Dio che è presente nel cuore di ogni uomo. Oggi si impone la ricerca di nuovi linguaggi, non
autoreferenziali e arricchiti dalle acquisizioni di quanti operano nell’ambito della
comunicazione, della cultura e dell’arte.
Siamo chiamati ad educare ad una fede
più motivata, tramite incontri e percorsi
dove fare emergere tutta la dimensione
educativa della fede: dai sacramenti alla
liturgia, dalla morale cristiana (sociale,
sessuale, della vita) alla vita spirituale.
2.3 Una pastorale dell’accompagnamento
Non si tratta di abbandonare la pastorale ordinaria. Scrivono i Vescovi a riguardo: «alla parrocchia, dunque, spetta non soltanto offrire ospitalità a chi chiede
i sacramenti […] ma dando testimonianza alla fede di fronte ai non credenti, offrendo spazi di confronto con il Vangelo […]
All’immagine di una Chiesa
che continua a generare i propri figli si affianca quella di una
Chiesa che propone itinerari di iniziazione cristiana anche per gli stessi adulti».
Questo significa che dobbiamo accompagnare le persone a diventare cristiane, costruendo con esse itinerari distesi
nel tempo, aperti ad ogni possibile scelta, non condizionati dalla fretta di concludere con un sacramento.
È in questa luce che dobbiamo impostare meglio il cammino della iniziazione
cristiana. Infatti “un ripensamento si impone se si vuole che le nostre parrocchie
mantengano la capacità di offrire a tutti
la possibilità di accedere alla fede, di crescere in essa e di testimoniarla nelle normali condizioni di vita”. Su questa scia, è
auspicabile che l’Ufficio catechistico diocesano promuova dei percorsi di formazione per catechisti incentrati sullo studio delle recenti tre Note della CEI sull’iniziazione cristiana.
2.4 Una pastorale intergenerazionale
Alcune difficoltà nell’ambito della comunicazione della fede e dell’evangelizzazione sono riconducibili ad una sostanziale frattura oggi in atto tra le diverse
generazioni. Per tale ragione la nostra
pastorale deve avere un occhio di riguardo ai rapporti intergenerazionali.
I Vescovi hanno sottolineato che “l’educazione è strutturalmente legata ai rapporti tra le generazioni, anzitutto all’interno della famiglia, quindi nelle relazioni sociali. Molte delle difficoltà sperimen-
tate oggi nell’ambito educativo sono riconducibili al fatto che le diverse generazioni
vivono spesso in mondi separati ed estranei. Il dialogo richiede invece una significativa presenza reciproca e la disponibilità di tempo.
Dal gruppo di studio del Servizio diocesano per la Pastorale Giovanile e Vocazionale sono emerse alcune indicazioni
che possono servire per impostare una
pastorale intergenerazionale:
curare i giovani maggiorenni per i quali è auspicabile un percorso di formazione interparrocchiale;
accompagnare i giovani in un itinerario
di alfabetizzazione affettiva;
potrebbe essere utile affiancare agli educatori altri adulti, altrettanto autorevoli agli occhi dei ragazzi, che assicurino
una presenza significativa nei momenti informali;
l’Oratorio, il cui potenziale è ancora tutto da scoprire, potrebbe costituire una
buona opportunità per agganciare molti ragazzi e adolescenti;
i Laboratori artistici parrocchiali, l’esperienza del teatro o del musical può essere
proficua nel cammino dei gruppi;
molto feconda si è rivelata, a cura del Seminario minore, l’esperienza dei weekend vocazionali, dove il confronto con la
Parola di Dio, con gli altri e con se stessi, che si realizza in un clima informale
e familiare, animato da sacerdoti, religiosi e sposi, può essere un’ottima occasione di discernimento in vista di scelte
importanti per la propria vita;
giovani e volontariato. I giovani non amano molto le parole, ma i gesti concreti e
le esperienze dirette di ciò che viene loro
annunciato. Infatti, l’esperienza di servizio aiuta i giovani a maturare un nuovo
rapporto con se stessi e con gli altri, come testimoniano le tante esperienze vissute dai gruppi parrocchiali e anche la
risposta entusiasta di tanti studenti di
scuola superiore alla proposta di Volontariato della Caritas diocesana in collaborazione con i docenti di religione.
Alla luce di queste indicazioni, ritengo
molto promettente la proposta fatta dal
Servizio diocesano per la Pastorale Giovanile e Vocazionale per una “Missione
giovani” da farsi ogni anno in una vicaria diversa. 
(continua)
*arcivescovo
18 ottobre 2013
Michele CASTORO*
18 ottobre 2013
4
[Ottobre Missionario]
Il racconto emozionante di un volontario manfredoniano in Africa
“Posta la Via” in Congo,
con un “Musimwa” e mucche
Raffaele Antonio De Feudis*
P
adre John Bosco mi stava
aspettando e mi aveva già
visto sulla scalinata fra gli
altri passeggeri, perché il
suo viso era illuminato da quel particolare sorriso di gioia che è solito
sfoggiare nelle occasioni speciali.
Trascinando il bagaglio verso l’uscita, dalle vetrate dell’aeroporto potevo scorgere la
città di Kigali, le sue verdi colline ed
i suoi colori.
Sentivo salire
forte l’emozione “ero tornato in Rwanda”
e p. John Bosco
mi stava accogliendo come graditissimo ospite.
Caricato il bagaglio in macchina, e
dopo una breve sosta all’Economato
Generale Diocesano, ci siamo diretti al Petit Seminaire St. Vincent di
Ndera, una Località di Kigali famosa anche per la presenza dell’ospedale psichiatrico.
Lungo la strada il padre mi raccontava delle cose accadute dopo la mia
partenza nel mese di gennaio e che
era molto contento perché il governo
gli stava riparando la strada completamente disastrata dall’ultima stagione delle piogge. Avrei soggiornato in seminario tutto il tempo necessario per preparare la missione
in Congo. Questa volta avevo ricevuto da don Andrea Vece, parroco
della parrocchia Madonna di Fatima e presidente della COMIS Onlus
di Salerno, l’ Organizzazione Missionaria Cattolica di sviluppo per il terzo mondo, l’incarico di selezionare
ed accompagnare in Congo e precisamente a Kawumu, località economicamente molto depressa della regione del Kiwu, venti manze gravide di razza frisona, per dare inizio
ad un nuovo allevamento bovino per
la produzione di latte, come già avvenuto per lo Zambia.
Infatti, nell’ultimo consiglio della
Comis era stata presa in considerazione l’idea di impiantare su quelle lussureggianti e fertili colline di
origine vulcanica del Congo un allevamento bovino da latte, che può
sicuramente dare un input concreto di sviluppo e di formazione tecni-
Per aiutare la cooperazione alla missione e allo sviluppo
invia la tua offerta a
COMIS onlus, Cooperazione Missionaria e Sviluppo
Via Madonna di Fatima - 84129 Salerno
Tel./Fax +39 089.753823 - e-mail : [email protected]
sito:
www.comis.org
conto corrente postale: 70359302
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BANCA SAN PAOLO - AGENZIA 9 DI SALERNO
ca, per i giovani della università di
Bukawu e per quelli delle popolazioni locali, nonché creare una fonte di ricchezza primaria e fondamentale, derivante dalla possibilità immediata di consumo di latte specie
dai bambini di quella povera regione. Raccolta la mandria con molte
difficoltà ed espletate tutte le pratiche burocratiche di esportazione con
il prezioso contributo di p. John Bosco, insieme a Musimwa un ragazzo
congolese che nel frattempo mi aveva raggiunto a Kigali, ci siamo congedati dagli amici rwandesi e siamo
partiti di notte alla volta di Rusizi,
la località di frontiera con il Congo
distante circa quattrocento chilometri. Con due camion presi in affitto
abbiamo attraversato il Parco Naturale di Nyungwe, “fra le ultime residenze del gorilla di montagna”, per
arrivare a Rusizi alle sei di mattina,
in perfetto orario con l’apertura del
passo di frontiera. Ad accoglierci a
Kawumu la località in cui ha sede
la fattoria, abbiamo trovato il capo
villaggio ed una nutrita folla di locali che ci osannava e che era pronta
ad aiutarci come fossimo degli eroi,
vincitori di chissà quale battaglia.
A sottolineare l’importanza che la
popolazione attribuiva all’evento,
tutti ma con un po’ di timore e tanta curiosità, hanno voluto stringere
la mia mano di musungu (termine
Swahili usato per l’uomo bianco),
anche le donne ed i bambini e quelli
più schivi venivano spinti dalle loro
madri. Sembrava una festa straordinaria, nella quale io, Musimwa, e le
mucche, eravamo gli ospiti d’onore.
Ero commosso dalla semplicità e dal-
la spontaneità con cui si ritrovava e
si stringeva quella comunità. Avevo
gli occhi lucidi e quelli che tra la folla incrociavano il mio sguardo ne restavano colpiti, probabilmente perché sorpresi dalla vulnerabilità manifestata dal Musungu.
Alla fattoria, i lavori di preparazione per l’accoglienza della mandria
erano stati tutti ultimati, anche con
il contributo gratuito della popolazione locale. La captazione di una
sorgente naturale ci ha consentito di portare l’acqua in Azienda, e
lungo il percorso della condotta idrica, la COMIS ha voluto costruire un
impianto docce e quattro fontanelle
per favorire le donne e spesso i bambini, ad approvvigionarsi di acqua
per il fabbisogno familiare. Quella
del Congo fra tutte le missioni fondate in diversi paesi del terzo mondo dalla generosa comunità parrocchiale Madonna Di Fatima di Salerno, è la più grande e la più importante, anche per la presenza di moltissimi fedeli. E proprio per poter accogliere le folle incontenibili che giungono alla parrocchia di Mugogo, località non molto distante dalla fattoria, è iniziata la costruzione di una
chiesa più capiente che sarà dedicata a s. Matteo Apostolo.
Il contributo e la collaborazione attiva ed importante in questo progetto
di sviluppo per le popolazioni bisognose fornito dell’ “Azienda Posta
la Via” della “Casa Sollievo della
Sofferenza”, dura già da sei anni. E
se molto è stato fatto, molto di più c’e
ancora da fare. 
* tecnico dell’Opera di s. Pio, volontario
in Congo, Rwanda e Zambia
5
«Il nostro cuore “disseminato” lungo un Continente»
“POSTA la Via”
assieme alla “COMIS” sulle strade dell’Africa
Raffaele Antonio De Feudis
L
a COMIS , Cooperazione Missionaria e Sviluppo Terzo
Mondo, è una associazione
missionaria per l’evangelizzazione e lo sviluppo del Terzo Mondo, fondata da don Andrea Vece a
Salerno presso la parrocchia Madonna di Fatima nel 1989 ed è stata riconosciuta Onlus il 20 luglio 2005.
La cooperazione alla missione viene realizzata mediante la fondazione
di nuove parrocchie in accordo con
il Vescovo del luogo. Attualmente la
Comis sta realizzando la costruzione
di otto parrocchie: quattro in Africa, tre in Asia e una in America Latina. Di queste otto chiese Parrocchiali, cinque sono già state inaugurate.
La cooperazione allo sviluppo è realizzata attraverso la costruzione di
nuove scuole; di centri sanitari specialistici; di aziende agricole zootecniche.
E proprio nel settore della realizzazione e dello sviluppo di aziende
agricole zootecniche che “Posta la
Via” fattoria dell’opera di San Pio
da Pietrelcina sta offrendo da anni il massimo della sua collaborazione, mettendo a disposizione il proprio personale qualificato come importante risorsa per il trapasso del-
le nozioni specifiche. L’azienda agrozootecnica già avviata a Kitwe nella
regione del Copperbelt in Zambia
su una estensione di terreno di 350
ettari, sta sviluppando due diversi
tipi di allevamento: un allevamento
bovino già ben avviato che oggi conta una mandria di circa 320 capi di
bestie di razza frisona, delle quali
120 in lattazione con una produzione media giornaliera di latte di circa 1500 litri; l’altro avviato da appena un mese, è un allevamento avicolo per la produzione di polli da carne
di razza broilers. Il settore agricolo
anch’esso in forte espansione oltre a
coltivare foraggi per gli allevamenti,
sta sviluppando la produzione di diverse varietà di ortaggi da destinare al mercato locale. Il latte prodotto viene in parte trasformato in formaggi di diverso tipo da due ragazzi ospitati gratuitamente per tre mesi di formazione presso l’Azienda Posta la Via, in parte venduto in forma
diretta in azienda agli abitanti dei
villaggi circostanti ed in parte a ri-
venditori locali, creando un indotto
commerciale molto grande che si avvale anche della commercializzazione degli ortaggi.
La costruzione di un impianto di irrigazione che prende l’acqua dal fiume mwambashi, ha consentito la
coltivazione dei terreni anche nella
stagione secca che dura circa sei mesi. Con macchine ed attrezzature di
avanguardia spedite dall’Italia con
container, è stato possibile avviare
qualsiasi tipo di coltivazione. Oggi
l’azienda “COMIS Farm” di Kitwe, si
avvale del lavoro di operai locali diventati nel frattempo dei veri tecnici responsabili e qualificati. Nei programmi di sviluppo futuri vi è senza dubbio e prime fra tutte, l’esigenza di acquistare un escavatore per
bonificare 250 degli ettari del terreno della azienda, attualmente disseminati di giganteschi termitai che
ne impediscono l’utilizzo per le coltivazioni.
Da circa sei mesi, “Posta la Via”
azienda dell’Opera di s. Pio, è impegnata anche nella regione del Kivu nella Repubblica Democratica
del Congo, dove è stata avviata una
seconda azienda agro-zootecnica di
circa 120 ettari di terreno che con
programmi di sviluppo leggermente diversi, dettati dalla natura della vegetazione, si propone le stesse
finalità di quella già ben avviata in
Zambia. 
18 ottobre 2013
[Ottobre Missionario]
18 ottobre 2013
6
[Caritas]
Intervista a don Domenico Facciorusso,
direttore della Caritas diocesana
Il volto missionario
del volontariato cattolico
Alberto Cavallini
È
martedì 24 settembre. Don Domenico Facciorusso, direttore
della Caritas mi ha dato appuntamento in Manfredonia
alle 10 presso la sede diocesana della
Caritas da lui coordinata e diretta da
moltissimi anni, proprio in un giorno
per lui assai importante perché segnato
dall’inizio ufficiale del suo ministero di
nuovo parroco della storica parrocchia
del Carmine di Monte Sant’Angelo. Io,
com’è mio costume, arrivo in anticipo
e la mia attesa dura poco. Nell’ambiente semplice ed austero della sede della Caritas diocesana, segnato dall’essenzialità degli arredi e delle cose, ma
dove tutti sono protesi all’ascolto delle
“voci” degli ultimi e a soddisfare per
quanto possibile le loro più impensate
richieste di aiuto espresse attraverso
i loro “volti” più che con le parole pronunziate, inizia il nostro colloquio sulla missionarietà del volontariato cattolico espresso in tante iniziative intraprese nel territorio che hanno aperto i
cuori di tanti, operatori e richiedenti
aiuto e ascolto. Cominciamo così il nostro colloquio.
VeV: Stiamo entrando nel mese missionario per eccellenza, qual è il senso delle opere compiute e svolte dalla
Caritas diocesana?
don Domenico: I cristiani che desiderano vivere responsabilmente la propria appartenenza al mondo sono chiamati oggi a ridefinire le strategie per
una concreta “conversione pastorale”
nell’ottica dell’impegno sociale. La strada resta quella dalla sana spiritualità
accompagnata dalla solidarietà appassionata ed intelligente. È la via della formazione degli animatori Caritas e del
volontariato cattolico, recentemente invitati dal vescovo Michele a “prendere il largo”, a rinnovare la forza dell’annunzio evangelico nell’ottica missionaria. In un certo senso le opere segno
-mense, dispensari, centri di ascolto,
dormitori, attività per minori, anziani
ed immigrati – sono anche ambiti di testimonianza cristiana, luoghi in cui la
fede prende forma in un gesto concreto.
VeV: come possono parlare alla gente le opere di carità profuse nel territorio a favore degli ultimi?
don Domenico: Attraverso i segni concreti si parla, si evangelizza, si educa.
Un’opera di carità deve parlare di Dio,
annunciare la speranza, indurre a porsi domande. In un certo senso si cerca
di far emergere il “volto” di quella solidarietà che aiuta ed educa alla speranza in tempi difficili. Le recenti linee
pastorali portano a considerare quel-
le scelte di carità cariche di profezia,
capaci cioè di responsabilizzare l’intera comunità civile e cristiana, orientate a promuovere la dignità della persona. Si tratta di “uscire dal tempio fatto di pietra per entrare nel tempio fatto di carne: la gente, il popolo di Dio”.
D’altra parte l’appartenenza al mondo
si esprime vivendo la “responsabilità
verso la gente che abita il territorio”,
accogliendo con amore le ferite nascoste delle persone, conferendo un volto a
quella “folla” che, nel raccolto evangelico della pesca miracolosa, rappresenta “il mondo di oggi a cui si è mandati:
folla senza identità, confusa, disorientata, senza radici e spaesata”.
VeV: Possono le attività e le opere della Caritas entrare in conflitto con le
Istituzioni civili preposte?
don Domenico: In quest’ottica il fine
della Caritas non può essere quello della delega del servizio di carità o il sostituire -deresponsabilizzando- le istituzioni, ma l’essere segno della carità di
Cristo. Un segno che porti speranza attraverso quella “fantasia della carità”
sostenuta da quasi quattrocento persone, tra animatori Caritas e volontari di associazioni cattoliche, attraverso la “banca del tempo”. Attualmente in diocesi ci sono circa duemila famiglie assistite mensilmente da trentacinque dispensari presenti in dodici
città. Duemila pasti sono elargiti mensilmente e gratuitamente in tre mense presenti in due paesi. Otto parrocchie hanno attivato percorsi di sostegno scolastico a minori in difficoltà ed
in otto città ci sono sportelli di ascolto. Questi sono alcune delle “opere sociali” diffuse nel territorio e che rivelano il volto di una arcidiocesi accogliente e solidale verso tutti. Ambiti in cui
diverse comunità cristiane rivelano il
desiderio di “diventare pescatori di uomini”, secondo l’auspicio del vescovo:
“Ecco la conversione pastorale che chiedo a questa nostra Chiesa locale. Andare nei luoghi in cui l’uomo sembra
aver smarrito ogni valore di sé e degli
altri”. Una pastorale dei “luoghi lontani”, delle “periferie esistenziali”. “Ogni
parrocchia individui i luoghi periferici
del proprio territorio, ne faccia una vera e propria radiografia”. In altre parole, non solo “farsi prossimo” a chi bussa alla parrocchia, ma soprattutto mettersi in cerca delle persone in fragilità
presenti nel quartiere, spesso i “veri”
poveri gravati dalla vergogna e dall’imbarazzo per una sofferenza economica giunta all’improvviso a causa della
perdita del lavoro. In un certo senso le
Caritas devono essere come “sentinel-
le”, capaci cioè di accorgersi e di far accorgere, di anticipare e di prevenire, di
sostenere e di proporre vie di soluzione
partecipate nel solco sicuro del Vangelo e della dottrina sociale della Chiesa.
VeV: Da quanto dici, è evidente che le
opere della Caritas sono l’espressione di una Chiesa missionaria attenta
al territorio tormentato anch’esso da
una crisi che sembra non finire più,
o mi sbaglio?
don Domenico: No, hai ben colto il senso dell’operato Caritas in tutto il territorio garganico. Il volto missionario del
volontariato cattolico deve saper abitare le periferie, conoscere il proprio territorio, imparare non solo a saper “fare il bene bene”, ma anche a saperlo fare “insieme”. Si tratta di elaborare strategie educative atte a rendere davvero
tutta la comunità vero soggetto di carità partecipata. Questo può avvenire:
elaborando iniziative sempre più allargate, condivise dagli altri soggetti di
carità presenti nel territorio; rendendo
partecipe la stessa comunità mediante
l’informazione delle risorse e povertà
ivi presenti; elaborando alleanze/patti educativi per la promozione sociale
del territorio.
VeV: Dunque, la Caritas è sempre in
dialogo con tutti?
don Domenico: È il “volto” di una chiesa missionaria che nel sociale dialoga
col territorio. Si diventa, dunque, “segno di speranza” nelle diverse periferie
essenziali graffiate dalla crisi economica anche con opere-segno forti e condivisi. Si tratta di unire le forze non solo
per sostenere la carità, ma, soprattutto, per rimandare alla carità di Cristo
operante nella comunità. In un certo
senso, come ricorda un teologo “la storia di Dio è l’umanità”. L’auspicio del vescovo, allora, non è solo nella radicale
diffusione in diocesi della Caritas parrocchiale (attualmente ne sono 38), ma
anche nella qualifica del suo operato
attraverso l’opportuna formazione del
volontari e la realizzazione di opere segno condivisi.
VeV: Un operato, dunque, in linea con
le recente Linee Pastorali dell’Arcivescovo Castoro?
don Domenico: Sì. si legge nelle recenti
linee pastorali che: “È finito il tempo
della parrocchia autosufficiente… È necessario introdurre una logica integrativa…Per questo va promossa una pastorale capace di progettare anche a livello interparrocchiale, dove ogni parrocchia sia disposta ad entrare in rete
con le altre parrocchie per affrontare
insieme situazioni del territorio che sono comuni”. E l’integrazione oggi deve
avvenire anche coinvolgendo altri soggetti che operano nel territorio. Ciò però non sminuisce l’efficace operato di
ogni parrocchia, ma ne auspica la realizzazione di progetti condivisi, quali:
l’emporio cittadino con centro di ascolto diffuso in ogni parrocchia; mensa,
dormitorio, sportello per immigrati e
dispensario vestiario, sostenuti da una
“rete” realizzata in concertazione tra i
vari attori sociali presenti nel territorio. È la logica “integrativa” che si innesca in una pastorale “moderna” ed
intelligente, capace di elaborare segni
di presenza partecipata ed in risposta
all’analisi dei bisogni e risorse presenti in un territorio.
VeV: E la realtà giovanile come interagisce con le opere e le attività della
Caritas diocesana?
Don Domenico: La Caritas deve con coraggio sapersi porre al mondo dei giovani, a coloro che si sono allontanati
dalle parrocchie dopo la cresima. Il volontariato può essere la giusta occasione per dissipare pregiudizi, offrendo ai
giovani la possibilità di conoscere il volto sociale della chiesa, impegnandosi a
vivere i valori evangelici e della cittadinanza attiva. In tal senso non mancano lodevoli iniziative educative per
i giovani realizzati in sinergia con associazioni di volontariato ed il mondo
della scuola.
VeV: E’ dunque assai importante anche la formazione?
don Domenico: Essere “pescatori di uomini” richiede oggi operatori Caritas
formati anche nella “capacità” di saper
operare insieme, di saper accogliere la
diversità come opportunità per un servizio appassionato ed intelligente intorno alle nuove e vecchie povertà da scovare nelle diverse periferie esistenziali. È il volto di una Chiesa locale che nel
sociale è da tempo impegnata a qualificarsi come “punto vendita di speranza per tutto il territorio”. Mi rendo conto che il nostro colloquio potrebbe proseguire a lungo, ma so che non bisogna mai “maltrattare i limiti” secondo una recente e felice espressione di
papa Francesco. Complessivamente io e
don Domenico abbiamo dialogato molto
a lungo e la nostra è stata una conversazione più che un’intervista: le domande
hanno fatto da sfondo all’esposizione
di un’intensa attività caritativa che la
nostra Arcidiocesi compie attraverso la
Caritas diretta da don Domenico il quale le ha sapute sinteticamente e magistralmente riassumere per tutti noi. 
7
Il prossimo Convegno
della Caritas Diocesana
U
na solitudine senza nome e senza volto. Un sentirsi senza
appoggi, difese, consensi, lontani dagli altri. Una
sottile e nascosta sofferenza
mentale che attanaglia un numero esponenziale di persone
segnate dall’ansia, paura, attacco di panico e lievi depressioni, tracce evidenti di un disagio esistenziale registrato nei
servizi Caritas. È il dolore nascosto dalla vergogna nel trovarsi “tra gli ultimi della fila”, tra quelli che non contano e non hanno la forza di difendersi. Un “dolore disabitato” anche perché non trova riposte adeguate in termini di accoglienza e riscatto sociale della persona in povertà. 
REPORTER CARITAS
(censimento della Caritas diocesana inerente anche l’operato delle associazioni di volontariato cattolico e delle Caritas parrocchiali - Periodo: settembre 2012-giugno 2013)
i servizi
2.000 le famiglie assistite mensilmente dal programma dispensario
Caritas presenti in dodici città dell’arcidiocesi
10.000 gli accessi mensili ai servizi Caritas del territorio
35 i dispensari alimenti distribuiti in diocesi e che assicurano il totale
di 144 aperture al mese
21 i microcrediti elargiti a famiglie in crisi -di cui 3 ad impresemediante il progetto “prestito della speranza”
9 le strutture di sostegno scolastico a minori in difficoltà distribuiti in
otto paesi della diocesi
100 i minori aiutati nei compiti da 40 insegnanti-volontari, 400 gli
accessi a settimana
280 gli accessi mensili al dormitorio Caritas per immigrati di
passaggio
7 i Centri di Ascolto presenti in 5 paesi della diocesi
800 Le persone accolte, ascoltate e sostenute in un percorso di riscatto
sociale (il 34% in più rispetto allo scorso anno pastorale)
2000 i pasti mensili gratuitamente elargiti da tre mense legate al
volontariato cattolico distribuite in 2 città
Il mondo dei giovani
280 gli alunni dai sedici anni in su impegnati in tre città nel percorso
educativo e solidale “m’illumino d’impegno con la Caritas”
gli incontri formativi promossi per la realtà giovanile del territorio
15
la formazione
38 le Caritas presenti in dodici città dell’arcidiocesi
4 le associazioni di volontariato cattolico impegnate con servizi nel territorio
170 i volontari iscritti nel seminario formativo e scandito da incontri
mensili su temi d’impegno sociale in tre vicarie della diocesi
290 gli animatori Caritas impegnanti nel territorio diocesano
mediante la “banca del tempo”
19 gli incontri nelle vicarie per l’accompagnamento del volontariato
locale. Significativo il convegno Caritas di ottobre, realizzato a San
Giovanni Rotondo, e la giornata di spiritualità per il volontariato cattolico
realizzata a giugno nella foresta umbra.
l’informazione
34 puntate realizzate ogni settimana con TeleRadioPadrePio su
tematiche solidali
articoli della Caritas diocesana presenti sul mensile diocesano
“Voci e Volti” e media locali.
19
La sofferenza
mentale,
dramma
e Speranza
Alessandra LA SALANDRA
N
ella società odierna, contrassegnata da una profonda crisi economica e
valoriale, le persone che
vivono una situazione di disagio
psichico sono in costante aumento. Il senso di precarietà esistenziale corrode il benessere psicologico
dell’individuo trascinandolo nella
spirale della sofferenza che sempre
più spesso si trasforma in disturbo.
Il disagio psichico è definibile come
uno stato di sofferenza connesso a
difficoltà di varia natura (in particolare, negli affetti e nel lavoro) che
si presentano nella vita senza che si
instaurino sintomi specifici, ma tale da pregiudicare la serenità interiore e la resa sociale. In questo stato, il
vissuto soggettivo è spesso caratterizzato da inquietudine, frustrazione, aggressività o tristezza. Quando
il soggetto non trova risoluzione alla sofferenza, la quale raggiunge livelli di intensità molto elevati, ed insorgono specifici sintomi clinici, si
parla di disturbo psichico o mentale.
Il disagio e il disturbo psichico si collocano su di un continuum e spesso le manifestazioni che li caratterizzano risultano essere sfumate e
graduali.
Gli eventi normativi e paranormativi
che caratterizzano la vita di un individuo provocano una crisi definita da Jaspers come “un punto di passaggio dove il tutto subisce un cambiamento subitaneo, dal quale l’individuo esce trasformato, sia dando
origine a una nuova risoluzione, sia
andando verso la decadenza”. Parafrasando Jaspers, la crisi comporta
una metamorfosi dell’individuo che,
attraverso la resilienza e le strategie
di coping, ha la possibilità di evolvere ma, quando le risorse psicosociali sono insufficienti e/o quando lo
stress risulta eccessivo, rischia di
andare incontro ad una serie di manifestazioni che vanno dal disagio al
disturbo psichico.
Secondo dati recenti, circa il 13%
della popolazione mondiale (oltre
900 milioni di persone) si trova in
una condizione di disagio psichico.
L’OMS stima che 450 milioni di persone soffrono di disturbi mentali,
neurologici o del comportamento, e
che la gran parte di questi disturbi
non siano né diagnosticati né trattati.
In Italia risultano essere 10 milioni
le persone nella fascia d’età 18-65
anni che soffrono di disturbi di natura psicologica.
La depressione è uno dei disturbi più comuni (colpisce 1 donna
su 6 in Europa) e, secondo le stime
dell’OMS, sarà, nel 2020, la malattia
più diffusa nel mondo sviluppato e
la seconda causa di morte e di disabilità, e nel 2030 diventerà la prima.
Questi dati mettono in evidenza che
moltissime persone vivono una situazione di disagio caratterizzata
da manifestazioni cliniche che non
sempre consentono di fare una diagnosi secondo gli attuali criteri internazionali di classificazione delle patologie, ma che comunque provocano uno stato di malessere che
compromette ogni aspetto della loro esistenza. Le manifestazioni più
frequenti sono quelle di tipo depressivo e ansioso (ansie, fobie, attacchi di panico, sintomi ossessivi e
compulsivi). Inoltre, risultano essere sempre più frequenti disordini
del comportamento alimentare e dipendenze da sostanze (droghe e alcol) e/o da attività (gioco d’azzardo).
È essenziale per il mondo Caritas
conoscere le diverse manifestazioni del disagio psichico. Infatti, questa si trova ogni giorno a confrontarsi con una realtà sociale in cui la vulnerabilità è imperante a causa della povertà di risorse psicosociali ed
economiche. I 10.000 accessi mensili ai servizi della Caritas, distribuiti nel territorio diocesano, confermano l’importanza per chi vi opera di essere preparato ad accettare
“quanti sono dimenticati, bisognosi di comprensione, di consolazione
e di aiuto”. Agli operatori del servizio Caritas non è chiesto di curare
ma di accogliere con consapevolezza e responsabilità questo disagio e
inviarlo, qualora risulti necessario,
divenendo facilitatori e attivando un
lavoro di rete.
Per fare ciò è indispensabile incrementare competenze relazionali e
comunicazionali empatiche che valorizzino la capacità di entrare in relazione con la vulnerabilità dell’altro. 
*psicologa e relatrice al convegno della
Caritas diocesana di novembre
18 ottobre 2013
[Caritas]
18 ottobre 2013
[Chiesa e Comunicazione]
8
Al centro del documento
finale del Consiglio
Permanente della cei
l’impegno della Chiesa
Italiana secondo le
indicazioni del Papa
Verso
la Giornata
Mondiale
delle
Comunicazioni
Sociali
Michelangelo Mansueto
L
o sfondo attorno a cui si è
svolta la sessione autunnale del Consiglio episcopale
permanente, riunito a Roma
dal 23 al 25 settembre scorsi, sotto la
presidenza del cardinale Angelo Bagnasco, è stato l’altare della Confessione. Con la memoria del cuore, infatti, i Vescovi hanno ripreso e fatte
oriorie le indicazioni offerte da papa
Francesco lo scorso maggio nell’incontro avuto sulla tomba dell’Apostolo con tutta la Conferenza Episcopale Italiana.
In quella occasione il Papa ha rinnovato la propria fiducia nel Pastori e li
ha incoraggiati a continuare il cammino intrapreso dalla Chiesa in Italia indicando con chiarezza ambiti
di competenze e condizioni per assumerli con convinzione.
“Non siamo, ha detto papa Francesco, espressione di una struttura o di
una necessità organizzativa: anche
con il servizio della nostra autorità
siamo chiamati a essere segno della
presenza e dell’azione del Signore Risorto, per edificare la comunità nella
carità fraterna”.
Quelle indicazioni, approfondite
nelle udienze del Papa al cardinale
Presidente, nei lavori di questi giorni del Consiglio Permanente, hanno
avviato un percorso di discernimento a tutti i livelli. A far da filo conduttore domande precise:
“Quale disponibilità ci chiede il santo
Padre? Che forme si aspetta che assuma la nostra collegialità? Come possiamo favorire tra noi una maggiore
partecipazione!”
A partire dai contenuti offerti nella prolusione, non è mancato il confronto sul momento storico contrassegnato da un autentico cambiamento d’epoca. Insieme a una pastorale di prossimità e di cura, i Vescovi hanno evidenziato l’importanza
di non far mancare una lettura teologica, capace di portare anche a revisione il linguaggio della fede. Nella preoccupazione per le condizioni
di tante famiglie, i Vescovi hanno richiamato la politica a fare la sua parte evitando inutili litigiosità e impe-
don Domenico Pompili
A
nche quest’anno, con la festa dei Santi Arcangeli, abbiamo conosciuto il tema della prossima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. “Comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro”, si intitolerà il Messaggio che, come sempre, il
Papa consegnerà per la festa del patrono dei giornalisti, il prossimo 24 gennaio. Triplice, mi pare, il “marchio di fabbrica” di Papa Francesco sul tema
del suo primo Messaggio: il servizio, l’autenticità, l’incontro.
Avremo tutto il tempo per approfondire bene quello che il Santo Padre ci vuole suggerire. Mi pare, però, che le premesse di un deciso richiamo all’essenziale, anche stavolta, ci siano tutte. *direttore dell’Ufficio nazionale per le Comunicazioni Sociali
Padre Pio Tv aiuta i giovani a “inve
ntarsi” un lavoro
gnandosi a non perdere il treno della
ripresa. Verso la famiglia che genera ricchezza per l’intera società non
si riscontra l’impegno né la mediazione di risposta alcuna.
Preghiera e solidarietà sono state
espresse per la Siria e per i cristiani
perseguitati.
I lavori del Consiglio permanente si
sono concentrati sul Convegno ecclesiale nazionale di Firenze per il quale è stata presentata una lettera di Invito; sono state approvate due richieste di Commissioni episcopali per altrettante Note pastorali sull’Ordo
Virginum e sulla scuola; sono stati raccolti suggerimenti per metodi
e contenuti con cui dare continuità
al cammino del Progetto culturale.
Sullo sfondo degli Orientamenti pastorali del decennio in corso, una comunicazione ha riguardato una prima ricognizione delle “buone pratiche educative” diffuse nel Paese.
Il Consiglio permanente ha infine
approvato il messaggio per la prossima Giornata nazionale per la Vita nonché alcune modifiche statutarie di un’associazione di fedeli ed ha
provveduto ad alcune nomine. 
“Start Up: perché quelli che vogl
iono cambiare non aspettano… lo
fanno!” Un
incitamento, un consiglio, un mon
ito ma anche il titolo del nuovo
programma
dell’emittente religiosa Padre Pio Tv
(canale 145 del digitale terrestre e
di Tivùsat e
852 di Sky), che partirà giovedì 3 ottob
re alle 19.15.
Nata e pensata per i giovani, la trasm
issione sarà un contenitore di linee
guida,
direttive e consigli per emergere dalla
situazione di stallo in cui oggi purtr
oppo si
trovano i giovani. Infatti a parlare saran
no proprio quei “cervelli in fuga”,
ma anche
quelli realizzatisi nel nostro Paese, che
grazie alle proprie capacità sono riusc
iti a fare
impresa, a creare qualcosa di solido
e certo in questo “mare magnum” di
incertezza e
di disoccupazione per i giovani.
“Start Up”, dunque, coniuga innovazio
ne e tecnologia, che saranno i temi
attorno ai
quali si svilupperà il programma, il
cui scopo sarà quello di fungere da
“tools” per i
nuovi mentor e entrepreneur che avra
nno voglia di lanciarsi e diventare impr
enditori.
Tante le interviste, tante le storie da
ascoltare e da emulare, come quella
di Marco
Marinucci, ingegnere ed ex direttore
esecutivo di Google, che si è licen
ziato per
creare un incubatore di progetti vinc
enti in Silicon Valley, da cui è nato
il progetto
Mind the bridge.
Una spinta, dunque, ad innovare senz
a aver paura di fallire: in fondo il
mantra di
Silicon Valley è "Fail until you mak
e" (fallisci fino a quando non riesci).
Il programma, condotto da Annamar
ia Salvemini, si prefigge l’obiettivo
di diventare
un volano e un punto di partenza per
tanti giovani che hanno perso ormai
la speranza
di trovare un lavoro.
San Giovanni Rotondo, 2 ottobre 2013
Il direttore (Stefano Campanella)
aderisce alla Campagna
2013P “Sostentamento
del clero”, promossa dalla CEI .
A
P
TV – P. S. M
G
, 4 71013 S
+39 0882 413113
G
R
+39 0882 450231 E(FG)
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.2013”
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18 ottobre 2013
[Famiglia]
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Settimana Sociale dei Cattolici Italiani
Famiglia, futuro della società
C
hi ha seguito, come me,
solo attraverso i media, la
recente 47ª Settimana Sociale dei Cattolici italiani
svoltasi a Torino ha ben appreso di
essersi trovato di fronte a un’ esperienza importante che si è snodata
intorno a tre perni fondamentali. La
Chiesa italiana si è messa, per prima cosa, in ascolto delle problematiche concrete della famiglia, cellula fondamentale della nostra società
e crocevia di generazioni, oltre che
dell’universo femminile e di quello
maschile. C’è stato così un confronto
a tutto campo, che si è svolto in clima
di vera “parresia” e senza timori. C’è
stata, infine, una concreta proposta
indirizzata alla società civile, scaturita da un’urgenza senza precedenti di passare finalmente dalle parole
ai fatti. La speranza e le attese sono
grandi: a chi ha le maggiori responsabilità nella costruzione del bene
comune il compito di non deluderle!
La famiglia favorisce e custodisce
l’integrità della persona ed è un pilastro essenziale per costruire una
società civile libera. I 1.300 partecipanti della 47a Settimana Sociale
si sono confrontati su quanto oggi
ostacola il benessere delle famiglie
e hanno indicato piste per il futuro.
L’appuntamento torinese è stato caratterizzato dal consolidamento della coniugazione tra Evangelo e ordine sociale. L’obiettivo delle Settimane sociali infatti è quello «di affron-
Antonia Palumbo*
tare e, se possibile, anticipare gli interrogativi e le sfide talvolta radicali
poste dall’attuale evoluzione della società» (cf. Cei, nota pastorale su Ripristino e rinnovamento delle Settimane sociali dei cattolici italiani, 1988).
Nella prospettiva di una ricerca continua del bene comune, la famiglia
tocca i nodi antropologici essenziali per l’integrità della persona umana e costituisce un pilastro per costruire una società civile davvero libera, nella quale trovino spazio innanzitutto la libertà religiosa e quella educativa. Il tema famiglia-bene
comune era già presente nell’Agenda proposta alla Settimana sociale di
Reggio Calabria nel 2010: tra i punti
all’ordine del giorno (intraprendere,
educare, includere, slegare la mobilità sociale, completare la transizione istituzionale), la famiglia appariva trasversalmente come soggetto di
futuro. Una conferma di questa visione trasversale è venuta dalla recente Settimana Sociale i cui partecipanti hanno discusso su missione educativa, alleanze educative (in
particolare con la scuola), giovani
nel mondo del lavoro, pressione fiscale, sistema di welfare, cammino
con le famiglie immigrate, modalità
per abitare la città, custodia del creato per una solidarietà intergenerazionale. Tracciando le fila dei lavori
il sociologo Diotallevi, vicepresidente del Comitato scientifico e organiz-
zatore delle Settimane sociali, ha affermato che «l’architettura della famiglia è parte ineliminabile dell’architettura della città» e ha sottolineato
l’importanza dell’apostolato dei laici
cristiani nella Chiesa e nella società.
In questo modo è stata richiamata la
prolusione del card. Bagnasco intitolata proprio L’architettura della famiglia: logica e ricadute sociali. Il
presidente della Cei ha indicato la famiglia come antidoto alla stessa crisi, alternativa praticabile ad un’esasperazione dell’individuo.
La sua riflessione ha essenzialmente
messo a fuoco un elemento specifico
del familiare nella relazione tra generi diversi e tra diverse generazioni: «La roccia della differenza è fondamentale per ritessere l’umano, che
rischia diversamente di essere polverizzato in un indistinto egualitarismo
che cancella la differenza sessuale e
quella generazionale, eliminando così la possibilità di essere padre e madre, figlio e figlia». L’odierno capovolgimento dall’oggettivo al soggettivo,
dalla natura alla cultura, non è limitato alla sessualità, ma tocca la stessa visione antropologica: la persona
stessa è considerata come risultato mutevole della storia, anziché come criterioguida dello sviluppo personale e sociale. «La famiglia – ha
ammonito Bagnasco – non può essere umiliata e modellata da rappresentazioni similari che, in modo felpato, costituiscono un “vulnus” pro-
gressivo alla sua specifica identità e
che non sono necessarie per tutelare
diritti individuali in larga misura già
garantiti dall’ordinamento».
Insieme all’oscuramento della differenza di genere c’è però l’oscuramento della differenza tra le generazioni, con una «sorta di “segregazione generazionale”, per cui sembra
che tra adulti e giovani sia diventato impossibile parlarsi e ancora prima ascoltarsi... A questo riguardo, è
stato notato che il fatto di nascere da
qualcuno appare – ancor più che la
censura della morte – l’autentica rimozione della nostra epoca. In effetti, quello che manca è la percezione
di pro-venire da altro e di non essere
autosufficienti, auto-fondanti. Significativamente, nel processo di secolarizzazione, l’essere umano pretende di trasferire su se stesso gli attributi di Dio, dimenticando però il più importante: l’essere di Dio è esserci per
gli altri, è generare, è Amore».
Ebbene, proprio la famiglia rimane
una preziosa custode delle differenze e della fecondità della loro relazione, della loro alleanza, l’architrave portante di ogni realistico futuro.
Un futuro da vivere in spirito unitario durante il prossimo cammino segnato dalle tappe del convegno ecclesiale di Firenze nel 2015,
del congresso eucaristico nazionale del 2016 e della 48ª Settimana sociale nel 2017. 
ta sul matrimonio tra un uomo ed una
donna e aperta alla vita basa l’architettura sociale del nostro popolo».
“La cosa più urgente – aggiunge Lodovica Carli, Presidente del Forum delle
Associazioni Familiari della Puglia, è
che le famiglie sviluppino la consapevolezza del loro essere risorsa per la
società e, attraverso lo strumento delle associazioni familiari, diventino in-
terlocutori delle istituzioni ma anche
soggetti capaci di istituire, grazie alla
rete interassociativa, proposte e concrete azioni di sostegno alle famiglie
sul territorio. Il Forum si pone a servizio di questo processo anche attraverso le sue articolazioni provinciali
e regionali”.
*genitore e insegnante
47ma Settimana Sociale:
I cattolici scommettono
sulla famiglia
Ilenia Bellini*
«A
l termine dei lavori
della Settimana sociale di Torino» nota
Francesco Belletti,
presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari «viene consegnato ai cattolici italiani un grande
compito: testimoniare la bellezza della famiglia e metterla al centro del futuro del Paese. Una famiglia architrave della società tutta e risorsa di bene
comune per tutti. Non una questione
dei cattolici ma un luogo insostituibile per costruire e custodire la dignità
di ogni persona ma anche per educare cittadini responsabili della civitas.
«Da Torino è uscita anche una agenda delle priorità ampia e circostanziata dalla quale emerge una forte consapevolezza che l’Italia non è un Paese a misura di famiglia e quindi non è
nemmeno un Paese a misura di bambini, anziani, persone fragili.
«Occorre quindi da subito affrontare la sfida della costruzione di infrastrutture sociali a misura di famiglia:
un fisco equo nei confronti dei carichi
familiari, capace di proteggere le famiglie con figli; una scuola fondata su
una nuova alleanza e corresponsabilità con le famiglie, capace di valorizzare la loro libertà di scelta; un welfare non assistenziale ma promozionale
fatto con le famiglie e non su le famiglie; città edificate sui tempi della famiglia; un lavoro, infine, armonizzato sui bisogni di padri e madri.
«Insomma» conclude Belletti «le famiglie devono riscoprire la loro responsabilità sociale soprattutto attraverso reti di famiglie e di associazioni familiari. La società deve investire sul
capitale che le famiglie rappresentano e rigenerano quotidianamente, è
quanto ci chiede la nostra Costituzione che sulla famiglia naturale fonda-
*Responsabile Ufficio Stampa del Forum
delle Associazioni Familiari di Puglia
MAGGIO 2013
1816ottobre
[Crescere nella fede]
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La solennità
di tutti i santi
don Luigi Carbone*
F
in dai primordi del Cristianesimo, i fedeli hanno sempre tenuto in gran considerazione le testimonianze rese dai santi martiri e soprattutto i loro corpi, attraverso la venerazione
delle loro reliquie. Il culto dei martiri è comune sia in Oriente che in Occidente, ed è stato talmente incisivo
da far sì che il 13 maggio dell’anno
604 papa Bonifacio IV consacrasse
una chiesa a Roma in onore di Santa Maria Vergine e di tutti i martiri
col titolo Santa Maria ad Martyres (il
Pantheon). Ogni anno il Papa stesso vi celebrava la messa, durante la
quale dall’alto del lucernario scendeva una pioggia di fiori e di petali di rose, segno del sangue versato
dai martiri. Tale rito poi, trasferita la
festa all’attuale 1 novembre, rimase
per la Solennità di Pentecoste e assunse il significato della pioggia dello Spirito Santo effuso sulla Chiesa.
La data del 1 novembre come accennato si fa risalire a qualche secolo
più tardi: fu infatti decisione di papa Gregorio IV nell’anno 835. Perché
questa data? Alcuni storici pensano
al fatto che in questo periodo comincia il periodo invernale, altri pensano al fatto che si è voluta cristianizzare una festa pagana dedicata alle
ombre dei defunti. Qualunque siano
i motivi per noi cristiani resta l’occasione di celebrare un mistero, quello della santità, a cui siamo associati
tutti indistintamente già ora in forza
del battesimo ricevuto e della figliolanza divina.
La festa di Tutti i Santi non è celebrazione di anime erranti o confuse
che vagano la sera del 31 ottobre in
cerca di pace e riposo, non è celebrazione di anime inquiete e mostruose che vogliono spaventare o minacciare l’umanità creata ad immagine
e somiglianza di Dio! La nostra festa
è celebrazione della santità di Gesù
Cristo che si è incarnata pienamente
in alcuni testimoni, che hanno messo a frutto nella loro vita il Vangelo!
L’uomo non è un essere deforme e
privo di anima, ma è immagine di
Cristo, splendore della gloria del Padre! E da Lui riceve vita e conforto,
non da demoni malefici che minacciano continuamente la vita di tutti! Nella sua sapienza la Chiesa ha
messo vicino cronologicamente anche una festa dedicata a tutti i fedeli defunti, il 2 novembre appunto, che non sono santi elevati alla dignità degli altari, ma che sicuramente , avendo ricevuto i sacramenti e
avendo santificato la loro vita chi in
un modo chi nell’altro, hanno vissuto alla sequela di Gesù Cristo. Anche loro sono corpi santi, anche loro hanno santificato la loro vita seguendo il Vangelo! È molto significativa la preghiera del prefazio di que-
sta Messa: “Oggi ci dai la gioia di contemplare la città del cielo, la santa Gerusalemme...verso la patria comune
noi pellegrini sulla terra affrettiamo
nella speranza il nostro cammino, lieti per la sorte di questi membri eletti
della Chiesa che ci hai dato come amici e modelli di vita...”.
Cosa è allora la santità se non imitare i nostri modelli che già hanno
conformato pienamente la loro vita
a Cristo? Pellegrini sulla terra, noi
cristiani contempliamo da lontano
la nostra dimora celeste, alla quale aspiriamo, e per la quale già altri
hanno consumato la loro stessa vita per entrarvi. Cosa fare dunque?
Affrettiamoci per seguire Cristo in
compagnia dei nostri santi, amici e
fedeli in quel cammino di vita che ci
porterà verso la Luce gloriosa senza
tramonto. 
*direttore dell’Ufficio Liturgico
diocesano
XXIX domenica del tempo ordinario – anno C
Una domanda aperta: pregare per sconfiggere il male
Giuseppe Barracane*
M
i “imbarco” per così dire nel commento della
prima lettura di questa
domenica che riporta
un famoso episodio dell’Esodo. Siamo intorno al 1250 a.C., epoca della
liberazione dalla schiavitù egiziana.
Il popolo d’Israele è in cammino verso la terra promessa e deve attraversare i territori degli Amaleciti, una
tribù nomade che viveva nelle regioni desolate del deserto del Sinai. Erano stanchi del viaggio e chiedevano
solo un po’ di ristoro e gli Amaleciti, invece di aiutarli, li assalirono e
uccisero i più deboli della retroguardia della carovana (cf Dt 25,17-19).
Anche noi, come il popolo d’Israele,
siamo stanchi del viaggio della vita
e a volte dobbiamo combattere contro il male presente attorno a noi.
Nel cammino verso la patria del cielo lottiamo spesso contro i pregiudizi, contro chi si ritiene depositario
della volontà di Dio e non riesce a vedere se non ciò che gli capita sotto il
naso, senza approfondire, senza discernere, senza avere uno sguardo
prospettico. Ecco allora l’intervento
di Mosè che manda Giosuè a combattere contro gli Amaleciti, mentre
egli con Aronne e Cur va sul mon-
te per invocare l’aiuto di Dio. «Scegli per noi alcuni uomini ed esci in
battaglia contro Amalek» (v. 9). Le
battaglie contro il male non si vincono da soli, ecco perché ogni tanto
chiediamo agli altri di pregare per
noi: gesto di grande umiltà che riconosce la nostra pochezza e conferma la validità della preghiera. Anche
noi come Mosè, Aronne e Cur dobbiamo salire sulla montagna, e anche chi non è esperto sa che salire la
montagna non è cosa da poco: costa
impegno, sacrificio e rinunce. Bisogna “alzare le mani”, come fece Mosè, non per percuotere, ma per chiedere al Signore che cambi il nostro
cuore e quello della gente, soprattutto di coloro che hanno il cuore indurito e di chi si sente depositario della verità. Ci sono delle battaglie nella nostra vita che avremmo preferito non combattere e noi “scendiamo
in campo”, perché altri ci hanno provocato. Abbiamo imparato che non
si fugge davanti alle avversità: si affronta il nemico, la tentazione, il male. Pertanto è necessario, come fece
Mosè, tenere le mani alzate per invocare l’aiuto di Dio per noi e per i
nostri fratelli. Siamo fiduciosi: il Signore accoglie il grido del povero e
dell’oppresso e non farà mancare il
suo aiuto, la sua protezione. Anche
noi come Mosè sentiamo pesare le
mani dalla stanchezza, ma non dobbiamo scoraggiarci, occorre essere
perseveranti, restando uniti agli altri nella preghiera personale e eucaristica che ci spingono ad aprirci
alle altrui necessità (perciò Aronne
e Cur sostengono le mani di Mosè).
Che bello quando ti chiedono: «Di’
una preghiera per me»! È un atto di
fiducia nella forza della preghiera
più che nelle nostre qualità, o nella
nostra buona volontà. Attraverso la
preghiera, poi, non ci sono confini,
barriere, pregiudizi… In essa ci riscopriamo figli di uno stesso Padre
e fratelli tra di noi. Ah, la forza della preghiera! Dicevo ad un ammalato: «Tu che sei a letto puoi fare molto
con la tua preghiera. Puoi valicare
le montagne e arrivare all’altro capo del mondo. La tua preghiera arriva sempre a destinazione, perché è
lo Spirito Santo che prega in noi e assicura l’esito della preghiera». Abbiamo bisogno allora di tenere le mani
alzate, segno della nostra grandezza e della nostra povertà. Non dobbiamo dimenticare un aspetto essenziale: «Essere assidui e concordi nella preghiera significa anche comunione interpersonale, stima reciproca, rispetto dell’altro, misericordia
vicendevole nei giudizi» (don Tonino Bello). Solo così potremo vincere quel “male” che ci affligge e che
deturpa il volto bello, bellissimo di
questa nostra Chiesa particolare. 
*docente presso l’ISSR
“Giovanni Paolo II” di Foggia
18 ottobre 2013
L’archivio
[Cultura]
diocesano
Il volto
nuovo
I
Antonio Tomaiuoli*
l Concilio di Trento, pur non accennando esplicitamente agli archivi,
di fatto dà inizio a tale istituzione,
perché crea le condizioni per la produzione di nuova documentazione (ad es.
l’obbligo per gli amministratori di luoghi pii di presentare il resoconto, o la documentazione relativa alle visite pastorali e alle cause discusse nel Tribunale
dell’ordinario) che richiede di necessità la creazione di un Archivio vescovile.
A ciò si aggiunga il fatto che, con l’esonero dei pubblici notai, si dà origine alla figura del notaio di Curia, cui spetta
la conservazione della documentazione
prodotta, in sede e non in studi privati.
Le prime notizie relative all’archivio storico sezione di Manfredonia risalgono
all’Editto per l’erezzione dell’Archivio Arcivescovale di Siponto (23 ottobre 1675)
emanato dal futuro papa Benedetto XIII,
card. Vincenzo Maria Orsini, che accenna all’esistenza di un luogo, la “Sagrestia
della nostra Chiesa Metropolitana”, dove
sono depositate, in modo “dimesso e confuso”, “scritture che dovrebbero spettare
all’Archivio Arcivescovile”. Dunque prima del 1675 esistevano sia “scritture”,
sia due Archivi, quello della Metropolitana (cioè l’archivio capitolare) e quello
Arcivescovile: quest’ultimo diviene oggetto considerevole dell’impegno dell’Orsini e nucleo prezioso ed imprescindibile dell’attuale nostro Archivio.
Nel corso del tempo, come altre volte si è
scritto su questo periodico, la sensibilità di qualche vescovo (ad esempio mons.
Gagliardi) o, per l’archivio del Capitolo,
di qualche canonico, ha prodotto timidi tentativi di riordino documentario,
che testimoniano, oggi, anche barbare
spoliazioni perpetrate da mani spregiudicate. L’archivio storico diocesano sezione di Manfredonia è ospitati nei locali dell’ex convento delle suore Clarisse, attualmente sede del Seminario arcivescovile.
Dell’archivio storico diocesano di Vieste
“Gregorio XIII” le carte raccontano ben
poco, anche perché, come per quello di
Manfredonia ma in tempi diversi, questo
complesso conobbe il saccheggio turco e
fu testimone silenzioso della decimazione della popolazione viestana nell’anno
1554. Esso è conservato nei locali dell’Episcopio dove è sita anche la Biblioteca.
Finalmente una operazione di riordino
e di inventariazione dell’intero Archivio storico diocesano di Manfredonia e
di Vieste è stata iniziata e portata a termine, nell’arco di un anno (settembre
2012- settembre 2013) dal dott. Sergio
Palagiano, archivista professionista, il
quale ha ridato il giusto volto alla raccolta dei documenti di queste due sedi
vescovili. L’iniziativa è stata voluta, seguita, sostenuta da mons. Castoro e, per
la sezione di Vieste, dal rev.do Capitolo
della medesima città.
L’archivio storico diocesano, così, risulta geograficamente costituito da due sezioni: l’Archivio storico di Manfredonia,
che ospita anche l’archivio capitolare sipontino e l’archivio delle confraternite
sipontine, e l’archivio storico di Vieste.
L’intera documentazione, che complessi-
vamente si estende per ca. m 130, è così
riposta e strutturata:
1. Archivio storico diocesano sezione di
Manfredonia, quale istituto di “concentrazione”, si presenta organizzato in questo modo:
a. Archivio storico diocesano, con i seguenti fondi: Fondo Arcivescovi (15621990); Fondo Mensa Arcivescovile (15921970); Fondo Curia Arcivescovile (16761992); Fondo Clero (1800-1996); Fondo
Seminario (1670-1970); Fondo Celestini
Manfredonia e Monte S. Angelo (15241844); Fondo Clarisse di Manfredonia,
Monte S. Angelo, San Giovanni Rotondo (1592-1923); Fondo Abbazia di Pulsano (1618-1978); Fondo Padri Predicatori in Manfredonia (1702-1772); Fondo
Suore Benedettine in Manfredonia (17251923); Fondo Opera S. Leonardo (19201985); Fondo Card. Orsini (1675-2011).
b. Archivio capitolare sipontino: Serie diplomatica (1625-1963); Serie Statuti e regolamenti (1842-1994); Serie Conclusioni
Capitolari (1651-1945); Serie Sinodi diocesani (1678-1990); Serie Platee (16771799); 9 serie di Registri (1622-2002); Serie Amministrazione beneficio S. Pietro in
Cuppis (1774-1983); Serie Atti giudiziari e
produzioni (1628-1947); Serie Bollettari,
note e conti (1874-1992); Serie Carteggio
(1615-1996); Serie Manoscritti (XVIII-XIX
sec.); n. 4 subfondi (1686-1992).
c. Archivi confraternali: Confraternita
del Carmine in Manfredonia (1795-1992);
Arciconfraternita della Morte e dell’Ora-
zione in Manfredonia (1766-1987); Confraternita del SS. Rosario in Manfredonia
(1824-2001.
2. Archivio storico diocesano sezione
di Vieste, con i seguenti fondi di notevole pregio: Fondo Curia vescovile (15782009; Fondo Mensa arcivescovile (18521962); Fondo Capitolo della Cattedrale
(1506-1992); Fondo Arciconfraternita di
S. Pietro d’Alcantara (1715-1992); Fondo dell’Immacolata Concezione o del Suffragio dei Morti o del Purgatorio (17341953); Fondo Confraternita del SS. Sacramento (1753-1959); Fondo Confraternita
di S. Giorgio (1908-1963).
Ovviamente ciascun fondo è, a sua volta, articolato in serie (e talora in sottoserie), cioè in partizioni interne al fondo,
costituite secondo criteri di aggregazione per tipologia documentaria o per argomento. A breve l’Archivio storico diocesano nell’intero suo complesso si doterà di statuto e regolamento nuovi.
La nostra Arcidiocesi, dunque, adesso può conoscere e fruire di un prezioso patrimonio documentario storico-religioso-istituzionale così come è stato
nel tempo consegnato nelle “carte”: parte del nostro passato ci sarà più familiare. Aprire questa storia resta compito degli studiosi.
*archivista e bibliotecario
della Curia arcivescovile
AMARCORD dell’8 settembre 1943,
festa della Natività della beata Vergine Maria
don Antonio D’AMICO
È
sera, una serata incantevole:
la luna dall’alto illumina via
Principe Umberto che brulica di gente. La temperatura
è mite, invita a passeggiare.
Io sono solo, mi aggiro tra le persone.
Sento di tanto in tanto un mormorio.
C’è aria di attesa, di novità, di speranza, di conferma di una notizia che, se
vera, può cambiare lo status quo.
Circola la voce che la guerra stia per
finire. La 2ª guerra mondiale che da
noi veniva avvertita in alcune famiglie dall’assenza di figli e mariti,
chiamati a combattere, dal cibo che
scarseggiava e soprattutto dai ripetuti suoni di allarme che invitavano a mettersi al riparo, perché incursioni aeree bombardavano la città di
Foggia e potevano allargare lo spazio della loro azione venendo su Manfredonia.
Io continuo ad aggirarmi spensierato
mentre vedo la gente animarsi sempre di più nelle discussioni, cercando di avere informazioni più precise
e rassicuranti sulla voce che circolava. L’unico mezzo di comunicazione
erano i giornali e la radio e solo pochi
potevano avvalersene.
Ad un certo momento la notizia che
l’Italia aveva firmato l’armistizio con
gli anglo-americani, in un baleno,
raggiunge tutti e subito tutti pensano che la guerra sia finita.
La gioia è enorme. Esplode in gesti
inconsueti quando la campana della chiesa madre con i suoi rintocchi
festosi si diffonde nell’aria recando
certezza dell’evento e riempiendo il
cuore di speranza per un futuro mi-
gliore. Oramai la serata è inoltrata.
La gente a poco a poco torna a casa,
lieta e speranzosa. La luna illumina
ancora la strada che si fa deserta. Anche la Vergine di Siponto è contenta e
dall’alto come la luna illumina, sorride ai suoi devoti figli.
Anch’io torno a casa, con i miei quasi otto anni, portando nella memoria
il vissuto di una serata settembrina
indimenticabile. 
Una messa dedicata a s. Pio,
composta da un giovane autore manfredoniano
Antonio Tomaiuoli
U
Forse è la prima volta che
Manfredonia dal suo seno
vede nascere un prodotto
artistico squisitamente
religioso, la Missa Tridentina per coro a cinque voci miste e organo, il
cui autore è un musicista compositore titolato, competente, dotato di gusto raffinato e di devota sensibilità.
Parliamo del concittadino maestro
Salvatore Calabrese, autore di interessanti composizioni per strumenti (organo, pianoforte, violino, violoncello), per voci soliste, per cori e per
orchestra sinfonica; vincitore di premi nazionali, seguito da consensi di
critica e di pubblico.
La Missa Tridentina, come dal titolo,
segue la struttura consolidata delle
Missae tradizionali, quelle, per restare ad un recente passato, prodotte da Licinio Refice o Lorenzo Perosi
o Domenico Bartolucci, e che mettono in musica il Kyrie, il Gloria, il Credo, il Sanctus e l’Agnus Dei. Se l’impianto resta tradizionale, la tessitura melodica e armonica della Missa
Tridentina, gli effetti sonori, le ardi-
tezze armoniche denotano caratteri di modernità che non sconfinano,
però, nei linguaggi musicali estranei alla nostra sensibilità e cultura:
ogni singola voce, compresa quella dell’organo, descrive una propria
personale tensione, ma sempre come
sviluppo corale del tema, annunciato dai tenori sin dal primo Kyrie e riproposto, ma nel Gloria e nel Credo,
dai soprani.
La dedica «A San Pio da Pietrelcina,
“Mistico del dolore”» esprime il desiderio del cuore dell’autore, che è la
profonda devozione verso il nostro
Santo, la cui esistenza è stata penetrata dalla sofferenza spirituale e fisica. Ora, questo dimensione struggente colora di una vena melanconica l’assetto melodico ed armonico
della composizione che, assai spesso, si piega ad assumere il modo minore.
I pregi di questa opera sono molteplici e l’intenditore ne troverà altri
e li apprezzerà. Noi, qui, ci poniamo qualche domanda: l’esecuzione
delle Missa Tridentina, è funzionale alle nostre celebrazioni? Conduce il popolo fedele alla «partecipazione piena al canto», come richiede l’istruzione Musicam Sacram? D’altro
canto la medesima istruzione afferma: «Si educhino inoltre i fedeli a saper innalzare la loro mente a Dio attraverso la partecipazione interiore,
mentre ascoltano ciò che i ministri o
la schola cantano». In tal caso il mi-
nistero liturgico della ‘schola cantorum’ può assorbire il ruolo dell’intera assemblea dei fedeli? L’istruzione
citata ammette che «non è da approvarsi l’uso di affidare per intero alla
sola “schola cantorum” tutte le parti del “Proprio” e dell’ “Ordinario”,
escludendo completamente il popolo dalla partecipazione nel canto». Di
per sé «nella celebrazioni liturgiche
ciascuno, ministro o semplice fedele, svolgendo il proprio ufficio, si limiti a compiere tutto e soltanto ciò
che secondo la natura del rito e le
norme liturgiche è di sua competenza». Ma nelle nostre assemblee liturgiche si rispettano i ruoli di ciascuno e di tutti?
La Missa Tridentina, al cui autore
auguriamo la fortuna che merita,
può essere considerata, certamente
non nelle intenzioni del compositore, una sana “provocazione” rivolta
alle nostre celebrazioni: esse rivelino in modo inalterato la propria autentica natura liturgica e il rispetto della ricchezza dei ministeri. Contribuiranno, in tal modo, anche alla
creazione di pertinenti forme musicali, nelle quali, perché no?, «squilli
di tromba… arpa e cetra… timpani e
danze… corde e flauti… cembali sonori e squillanti», assieme ad «ogni
vivente» «diano lode al Signore» (Sal
150). 
S
alvatore Calabrese è nato e vive a Manfredonia.
Ha conseguito il diploma
di Composizione presso il
Conservatorio U. Giordano di Foggia ed è oggi un compositore versatile ed eclettico, padroneggiante diversi linguaggi musicali: tra i preferiti e i più affini alla sua indole ci
sono quelli del tardo romanticismo
e degli inizi del novecento. Appassionato di cinema si interessa anche di musica applicata (colonne sonore). Ha tenuto concerti in diverse città italiane riscuotendo ovunque successo e apprezzamento Al
suo attivo conta già diversi lavori,
eseguiti durante ricorrenze e manifestazioni importanti in ambito
nazionale da valenti esecutori italiani e stranieri, riscuotendo ottimi consensi di critica e di pubblico. Tra le diverse opere composte
da Salvatore Calabrese è da ricordare la Via Matris, oratorio sacro dedicato alla Madre di Dio, con cui il
nostro maestro ha vinto il Concorso nazionale Mater Hominis – ed il
premio Giovanni Paolo II tenutosi
presso il Santuario dell’Addolorata
di Castelpetroso, ove l’opera è stata
anche eseguita.
18 ottobre 2013
[Cultura]
[Il Servo di Dio don Antonio Spalatro]
L’opera benefica del tribunale ecclesiastico
nel processo cognizionale
don Pasquale Vescera
R
iflettere sull’importanza del Tribunale ecclesiastico in
un processo cognizionale
contribuisce a dar vigore e consapevolezza ad una fatica spesso arida e
incompresa nella sua immediatezza.
A dare slancio e rinnovato impegno
a questa istituzione viene in soccorso la Prolusione allo studium del
Card. Angelo
Amato tenuta il 13 gennaio 2013. Mi
servirò largamente di questa esposizione nella convinzione che a formare il Tribunale ecclesiastico non
è solo quello strettamente giuridico
e cioè: il Giudice Presidente (Vescovo), il Giudice delegato, il Promotore di giustizia, il Notaio attuario, ma
anche il Postulatore con tutti coloro
che concorrono materialmente e spiritualmente alla funzionalità di questa istituzione e non ultimi i testimoni chiamati a deporre.
Ritengo con questo che l’opera benefica del Tribunale cognizionale nel por tare il suo frutto è dovuto all’assistenza divina implorata da
tutto il popolo cristiano. Ecco il motivo di un’attesa non passiva ma di
una partecipazione convinta di tante anime che elevano alla Santa Trinità una preghiera incessante e fervorosa perché assista tutti coloro che
concorrono a chiarire un cammino
VIESTE
18 ottobre 2013
14
di santità. Il Cardinale, con papa Benedetto XVI, afferma che
“i santi cambiano il mondo” perché
ognuno con i propri doni da qualunque parte provengono proclamano
la “stessa buona notizia del Vangelo,
che è luce di vita e sale del mondo”.
I santi sono coloro che hanno ascoltato e accolta la Parola di Dio ed immettono così “nella storia dell’umanità l’energia pulita dell’amore, del
perdono, della fratellanza, della mitezza e della pace”. Essi in tal modo cambiano il mondo perché lo rendono più ospitale e cambiano anche
la Chiesa “resa più evangelica e più
credibile dalle loro testimonianze”.
L’esperienza delle canonizzazioni dimostrano che i Beati e i Santi vengono accolti con fierezza e cordialmente onorati non solo dalla Chiesa ma
anche dalla società civile che li considera “eroi del bene e modelli di una
sana umanità”.
L’onda lunga che si sprigiona da una
canonizzazione contribuisce ad un
vero e proprio rilancio evangelico
nella Chiesa ma talvolta anche nella
società. L’eroico impegno della promozione umana messa in evidenza
dal lungo e faticoso camino del Tribunale ecclesiastico su di un servo
di Dio contribuisce a dare fierezza
e gioia ad una Chiesa particolare e
nel caso del Servo di Dio don Antonio Spalatro alla Chiesa di Manfredonia - Vieste - S. Giovanni Rotondo
per la sua identità di maestra di vita
buona e saggia per aver contribuito
a far risaltare “un modello convincente di donazione a Cristo e di proclamazione del Vangelo anche a costo della vita”.
In tal modo non solo porta gioia ma
soprattutto rilancia l’entusiasmo
della fede nella diocesi da cui ha origine un servo di Dio. Una beatificazione apre orizzonti sconfinati e im-
prevedibili in una Chiesa particolare. Essa è solo un inizio di un evento straordinario, una nuova Grazia,
un ulteriore segno o Sacramento capace di segnare per decenni e generazioni la vita di un popolo.
Il tal modo il Tribunale cognizionale è davvero una grazia per tutti perché permette di scoprire la vita e le
virtù eroiche di un servo di Dio come Confessore dei poveri, catechista
del popolo, apostolo zelante dell’Eucaristia, devoto esemplare di Maria
SS. In modo particolare diventa pregevole per i presbiteri il ricordo della propria vocazione ad essere santi come il servo di Dio per vivere in
pienezza “il ministero di santificazione” per i fratelli.
Come si vede, afferma ancora il Cardinale, gli influssi benefici delle cause di beatificazione sono di grande
portata spirituale e pastorale. I santi
sono i veri tesori della Chiesa. Di qui
deve nascere la consapevolezza in
coloro che formano il Tribunale e in
coloro che lo aiutano nella sua missione che il loro operare è come quella degli “orafi, che trattano materiali
preziosi come oro, platino, diamanti,
perle. Con pazienza e somma perizia
questi artisti, spesso sconosciuti, li
lavorano con estrema delicatezza, li
ripuliscono dalle impurità e li restituiscono al loro vero splendore”. Ammonisce il Cardinale Prefetto della
Congregazione dei Santi tutti i membri del Tribunale e per quanti contribuiscono al loro funzionamento:
“avete tra le mani un capitale spirituale di inestimabile valore per
il mondo e per la Chiesa … esistenze evangeliche preziose … autentici
gioielli umani e spirituali, degni di
adornare la corona di gloria di Cristo
e la veste preziosa della Chiesa sua
sposa”. “Voi trattate non cose sante,
ma esistenze sante da studiare, ana-
Una tomba per la vita da dove salgono
preghiere per la glorificazione
don Gioacchino Strizzi*
I
l 27 febbraio 2013 rimarrà negli
annali della nostra Chiesa locale e della nostra Città un giorno
storico, in cui, in modo solenne, presente l’Arcivescovo Castoro e
tanti sacerdoti, con uno studiato cerimoniale, e con tanta generosa partecipazione di gente, i resti mortali di don Antonio Spalatro sono stati traslati in Cattedrale dal Cimitero
di Vieste. D’allora vi è un crescente
pellegrinaggio di fedeli, che s’inginocchiano alla cappella del SS. Rosario per pregare il Servo di Dio. Preghiere umili, invocazioni silenziose
di rinnovati propositi di santità, come don Antonio lo è stato, richieste
di grazie spirituali e di salute per i
propri cari.
Il flusso di oranti si è intensificato
molto in questi ultimi mesi per le feste patronali e soprattutto in questo
periodo estivo.
Ho visto italiani di ogni regione , tedeschi, polacchi inginocchiati e recitare la preghiera dell’ immaginetta scritta dall’Arcivescovo D’Ambrosio; tanti chiedono informazioni sulla vita del Servo di Dio. Dobbiamo dire che è stata saggia la richiesta dei
sacerdoti della Vicaria al nostro beneamato Pastore Michele di portare i resti mortali nella Cattedrale di
Vieste, nel cui territorio, Via G. Palma (ex Via cimitero) è nato il 2 febbraio 1926 e nello stesso giorno è sta-
to battezzato, ha ricevuto la cresima
e dove il 15 agosto 1949 è stato ordinato sacerdote da Mons. Cesarano.
Da parroco del SS. Sacramento veniva alla domenica in Cattedrale con i
suoi ministranti per la S. Messa capitolare, animando a volte la liturgia e
s’incontrava con i suoi cari confratelli, don Mario dell’Erba – don L. Ruggirei – don Luigi Fasanella ed altri.
Nella stessa Cattedrale, tra il compianto di tutto il popolo, il 28 agosto
1954 ad appena 28 anni, dopo una
grave malattia, serenamente offerta come vittima, veniva funerato. 
*parroco della con cattedrale e vicario
episcopale territoriale di Vieste
lizzare e valutare con rispetto e accuratezza alla luce della verità e anche della grazia dello Spirito Santo,
carità divina Trinitaria,vero artefice
della santità della Chiesa”.
Con queste suggestioni anche per il
Tribunale cognizionale della Chiesa
di Manfredonia - Vieste - S. Giovanni Rotondo viene l’ora di “prendere
il largo” nell’esame della nobile figura di don Antonio Spalatro, giovane
sacerdote tutto dedito alla gloria di
Dio e al bene delle anime. Per il nostro popolo non è un residuo di storia del passato ma un’esistenza viva
che ispira ancora alla Chiesa di “ …
evitare la paralisi del bene e mantenere l’ottimismo della fede, dell’amore alla vita e della speranza. La nave
della Chiesa trova nei Santi le guide
sicure, che, ancorate in cielo, l’aiutano a non naufragare nel mare della
storia, ma a raggiungere la Gerusalemme del Cielo”.
Un Tribunale che opera in maniera tale da condurre a buon fine una
causa di santità contribuisce all’elevazione non solo religiosa ma anche umana e sociale della persona.
“I Santi, conclude il Cardinale, sono
il lievito spirituale dell’umanità”. 
Si è insediato il tribunale
ecclesiastico cognizionale
Lo scorso 2 ottobre è destinato a rimanere negli annali della nostra Chiesa di
Manfredonia-Vieste-S.Giovanni Rotondo e della ridente città di Vieste come un
momento storico, perché in modo solenne, l’Arcivescovo Michele Castoro attorniato da tanti sacerdoti e da tanta generosa partecipazione di fedeli, ha insediato nella concattedrale di Vieste il Tribunale ecclesiastico diocesano chiamato a
scoprire la vita e le virtù eroiche del servo di Dio don Antonio Spalatro, giovane
sacerdote viestano, confessore dei poveri, catechista del popolo, apostolo zelante dell’Eucaristia, devoto esemplare della Vergine Maria. E come l’evento similare, occorso alcuni decenni or sono, che
vide l’ insediamento del tribunale diocesano costituito da mons. Vailati per il riconoscimento delle virtù eroiche di padre Pio da Pietrelcina, vissuto nel convento di S. Giovanni Rotondo, così questo attuale sarà ricordato nei cuori dei
viestani e di tutti garganici.
L’ardente desiderio di tanti fedeli e di
tanti pellegrini e visitatori che si fermano in preghiera nella concattedrale di
Vieste dinanzi alla tomba che contiene i
resti mortali del servo di Dio don Antonio Spalatro oggi ottiene una prima importante base nel lungo cammino del riconoscimento canonico della santità di
don Antonio Spalatro, un altro “angelo”
del promontorio dell’Arcangelo .
Alberto Cavallini
15
La festa
PARROCCHIA “S. MARIA ASSUNTA”- Basilica Concattedrale
VIESTE
Il Centro di Spiritualità
e Preghiera San Salvatore
Monte Tabor dell’Arcidiocesi
I
di San Pio da Pietrelcina
Giovanni Chifari
don Gioacchino Strizzi*
l Centro diocesano di Spiritualità e Preghiera San Salvatore,
continua la sua attività di formazione, aperto a tutti, comunità parrocchiali, gruppo famiglie,
educatori e giovani.
Da quando, nel 1987, per felice e generosa intuizione di Sua ecc.za rev.
ma Mons. Francesco De Nittis il terreno fu acquistato e poi di anno in
anno reso abitabile con 23 monolocali, 2 saloni, terrazzi, 45 posti letto e vari luoghi di preghiera, esso costituisce un faro di luce spirituale situato tra le colline garganiche, da cui si vede il mare e l’infinito orizzonte.
La nostra Arcidiocesi ha dunque,
per gratuita donazione di Mons. De
Nittis, “il suo monte Tabor” dove le
parrocchie della diocesi possano ritrovarsi con i vari gruppi di preghiera, di formazione e di trasfigurazione spirituale.
Tanti, e sono stati migliaia in questi
15 anni i partecipanti, e, molti i momenti significativi diocesani e cittadini: l’inaugurazione del Centro il
13 ottobre 1987 con la partecipazione del Vic. generale emerito mons. A.
Starace, il sindaco Spina e tanto concorso di popolo .
Mons. V. D’Addario di venerata memoria ha benedetto la croce di 11m
che sovrasta e da senso al Centro
stesso intitolato al SS. Salvatore.
A
Mons. D. D’Ambrosio ha tenuto ritiri spirituali, il Consiglio Presbiterale, sostando poi con i suoi presbiteri di Lecce per cinque giorni nel luglio 2012.
Il nostro beneamato Arcivescovo Castoro ha benedetto l’ampio salone di
180 posti e puntualmente tiene il ritiro estivo per i villeggianti e viestani.
È bello vedere specie durante il periodo estivo gruppi di giovani, diocesani ma anche di Bari, Andria, Caserta, Bergamo, San Severo trovare
ristoro spirituale al Centro immerso
nel verde degli ulivi e far esperienza viva di Chiesa programmando il
nuovo anno pastorale.
I terrazzi che lasciano intravedere il
mare, la costa Adriatica e i monti del
Gargano sono da mozzafiato; i luoghi
come la grotta di Lourdes, di Betlemme, la Chiesa all’aperto, permettono
di pregare sotto le stelle, nel silenzio,
per rientrare in se stessi e cercare il
volto di Dio.
Tanti e in vari occasioni hanno
espresso il ringraziamento alla Diocesi per questo luogo meraviglioso…
davvero un bel biglietto da visita per
la nostra Chiesa locale… ma è necessario valorizzare maggiormente tale
“opera di Dio” a servizio di tanti. 
*parroco della Concattedrale di Vieste
nno della Fede, Eucarestia e Misericordia divina. Sono questi i tre ambiti che hanno caratterizzato novena, veglia e festa di San Pio
da Pietrelcina di quest’anno, offrendo un filtro dal quale comprendere
e discernere la testimonianza dell’umile Santo. Nel cammino della Chiesa si è così focalizzata la dimensione eucaristica, progetto pastorale dei
Padri Cappuccini ofm, nel segno offerto dal pontificato di Papa Francesco, la misericordia divina. Temi pregnanti e cruciali che sono stati sviluppati e approfonditi dai tanti Arcivescovi e dai due Cardinali che si
sono alternati nella presidenza delle celebrazioni liturgiche in questi
giorni e che sono confluiti nell’accorata invocazione per la pace, introdotta da Mons. Castoro nel saluto al
Card. Tagle e ripresa da fr. Mauro
Jhory, Ministro Generale ofm nell’omelia per il Beato Transito del suo
noto confratello. Nell’immediata vigilia della festa liturgica, XXV Domenica per Annum, il Card. Louis
Antonio Gokim Tagle, Arcivescovo di Manila, ha presentato la testimonianza di Padre Pio come quella
del discepolo che segue e serve Dio
(cf. Gv 12,26): «La sua testimonianza evangelica – suggerisce il cardinale – il suo servire Dio, ed essere in
comunione con Cristo e con la sofferenza, i malati, i poveri, è possibile
solo se un cuore serve il vero Dio».
Uno spartiacque decisivo per quanti si professano cristiani chiamati
a non servire due padroni ma a riscoprire il vero volto del Padre che
«ogni insegnamento di Gesù rivela».
Poveri, ultimi e sofferenti ritornano
spesso nell’intervento del Cardinale,
che sottolinea come essi siano stati
anche al centro del ministero di Padre Pio. Essi lasciano emerge i tratti di un «Dio giusto, amante dei poveri» ma anche «un Dio geloso» che
«da spazio nei nostri cuori agli altri,
specialmente ai poveri». «Non così
gli idoli – che aggiunge il Card. Tagle – chiudono il nostro cuore, specialmente ai poveri e al creato. Chi
serve il vero Dio invece – conclude il
Cardinale – ha un cuore grande che
abbraccia tutti anche la croce del Signore. Dio o la ricchezza? Preghiamo perché la nostra sola ricchezza si
trovi in Dio». Altro momento importante quello della Messa della notte, presieduta da fr. Mauro Johry.
SAN GIOVANNI ROTONDO
[Ecclesia in Gargano]
Aperta nel segno della preghiera e
dell’intenzione a favore delle vittime
delle stragi terroristiche del Kenya
e del Pakistan, invocando per intercessione di San Pio il dono della pace, ha visto approfondire un aspetto
singolare per l’oggi: «Guardare Padre Pio per vedere Dio». Un vedere
che presuppone la fede, e che diviene in Padre Pio chiamata a «volgere
lo sguardo su Colui che è stato trafitto […] a sostare di fronte a quel volto
sfigurato e sostenere lo sguardo del
Crocifisso». «Il Dio che mostrava Padre Pio – conclude il Ministro Generale – era quel Dio di infinita misericordia venuto a salvare dal peccato».
Sulla stessa linea il Card. Antonelli, che presiedendo la solenne celebrazione del 23 settembre al mattino, dedicata alla festa e memoria liturgica di San Pio da Pietrelcina, ha
presentato il Santo come “un segno
trasparente di Gesù crocifisso e risorto”. “Far vedere Cristo” è la missione dei Santi, è possibilità mediante la quale “Dio mostra la sua presenza, il suo volto, il suo amore”. “In
San Pio – continua il Cardinale – la
crocifissione è stata e continua ad essere meravigliosamente feconda nel
tempo, attrazione di grandi folle, riconciliazione dei peccatori, numerosi Gruppi di Preghiera attivi in molte nazioni, Casa Sollievo della Sofferenza”. Una realtà concreta dunque
che abbraccia la stessa missione della Chiesa e di ogni cristiano, chiamato ad essere “Vangelo vivente ce tutti possiamo leggere”.
La celebrazione del pomeriggio della
festa, preludio alla processione della
statua del Santo per le vie del paese,
è stata invece presieduta da Mons.
Michele Castoro. L’Arcivescovo si è
soffermato sulla testimonianza di vita cristiana di Padre Pio, descrivendola come «unica ed esigente» ma
anche «vicina a noi» che siamo chiamati, aggiunge Mons. Castoro, a custodirla facendone una «sorgente fresca di vita». Dalla singolare vicenda
della fede in Padre Pio e dalla sua
esemplarità testimoniale il Vescovo
può approfondire la sua valenza per
l’oggi di fronte a quelle «radicali domande, che sorgono nell’intimo del
cuore dell’uomo». La sfida riguarderà allora «una efficace trasmissione
della fede» che richiama «la testimonianza della vita, l’esempio di una
vita cristiana autentica e incisiva». 
18 ottobre 2013
[Ecclesia in Gargano]
16
Monte sant’Angelo, 29 settembre 2013
Dall’OMELIA dell’ARCIVESCOVO per la
FESTA di S. MICHELE ARCANGELO
F
Monte Sant’Angelo
ratelli e Sorelle carissimi, vi
saluto tutti nel nome del Signore Gesù e con l’affetto del
suo cuore… questo Santuario
è uno dei luoghi più celebri della cristianità. E’ su questo monte che Dio ha
inviato l’arcangelo Michele per assicurarci la sua vicinanza e prossimità. Vicino a ciascuno di noi e presente nella storia dell’umanità. E per ognuno di
noi San Michele ha un messaggio che
Dio gli ha consegnato. Egli vuol fare di
ogni cuore un luogo dove regni la bontà, la comprensione e la misericordia,
così che anche sulla terra si rinsaldi la
giustizia, l’amore e la pace.
Chi sono gli Angeli? Cosa sappiamo di
loro? La Sacra Scrittura e l’ininterrotta
Tradizione della Chiesa lasciano scorgere due significativi aspetti dell’identità degli Angeli. Essi sono innanzitutto creature che “stanno davanti a Dio
per servirlo”. E’ sintomatico che i nomi dei tre Arcangeli Michael, Gabriel
e Raphael comprendano la particella
‘El’, che tradotta significa Dio: Dio è
iscritto nei loro nomi, nella loro stessa identità.
Questo introduce all’altra dimensione: essi sono messaggeri di Dio, portano Dio agli uomini, rendono Dio accessibile.
Ecco allora l’identità e la missione degli Angeli: essi ci invitano a riscoprire
che il nostro essere, come il loro, dice
continuo riferimento a Dio; questa è la
nostra comune identità e verità. Dio è
iscritto nel loro nome ed è iscritto nella nostra vita!…
Dell’Arcangelo Michele la Scrittura presenta due mandati. Egli difende la causa dell’unicità di Dio contro
la presunzione del drago, lo abbiamo
ascoltato nel brano dell’Apocalisse (Ap
11, 19-12, 17) proclamato nella Seconda Lettura; è il diabolico tentativo, in
ogni epoca della storia, di far credere agli uomini che Dio debba scomparire, affinché l’uomo possa diventare
grande. Ma chi allontana Dio, non rende grande l’uomo, ma, al contrario, lo
priva della sua dignità. La fede in Dio
invece difende l’uomo e gli svela la sua
grandezza. L’altro grande compito di
Michele è quello di essere protettore
del Popolo di Dio (cfr Dn 12,1-3). Così
ci è stato presentato nella Prima Lettura, tratta dal Libro di Daniele.
La cristianità medievale ben comprese
questo specifico compito di protezione
ed elevò all’Arcangelo Michele splendide e ardimentose chiese; basti pensare al trittico di Abbazie: questa di S.
Michele sul Gargano, la Sacra di San
Michele in Piemonte e Mont Saint Michel in Francia…
Miei Cari, noi abbiamo il singolare privilegio di celebrare la festa degli Arcangeli in questa suggestiva Grotta.
Apparendo in sogno a Lorenzo Maiorano, vescovo di Siponto, l’Arcangelo gli disse: «Io sono l’Arcangelo Michele, e sono sempre alla presenza di
Dio. La grotta è a me sacra ed Io l’ho
scelta … Dove si apre la roccia, il peccato dell’uomo sarà perdonato. Ciò
che è stato richiesto in preghiera sarà concesso. Perciò risalite la montagna e consacrate la grotta al culto cristiano». Da allora, numerosi gruppi di
pellegrini sono qui venuti, devoti e penitenti. Semplici fedeli e Pontefici, Imperatori e Santi. Dei santi citerò solo
i tre più significativi: San Francesco,
Padre Pio e Papa Giovanni Paolo II…
Anche Papa Francesco ha dimostrato
devozione e affetto verso San Michele.
Il 5 luglio scorso ha voluto benedire in
Vaticano un nuovo monumento a San
Michele, pronunciando queste parole:
“Nei Giardini Vaticani ci sono diverse
opere artistiche; questa, che oggi si aggiunge, assume però un posto di particolare rilievo, sia per la collocazione,
sia per il significato che esprime. Infatti – sono sempre parole del Papa –
questa non è solo un’opera celebrativa,
ma un invito alla riflessione e alla preghiera, che si inserisce bene nell’Anno della fede. Michele – che significa:
“Chi è come Dio?” – è il campione del
primato di Dio… difende il Popolo di
Dio dai suoi nemici e soprattutto dal
nemico per eccellenza, il diavolo. E san
Michele vince perché in Lui è Dio che
agisce … Dio è più forte; è sua la vittoria e la sua salvezza è offerta ad ogni
uomo”. Il Santo Padre ha poi concluso:
“Nel cammino e nelle prove della vita
non siamo soli, siamo accompagnati e
sostenuti dagli Angeli di Dio, che offrono, per così dire, le loro ali per aiu-
tarci a superare tanti pericoli, per poter volare alto rispetto a quelle realtà
che possono appesantire la nostra vita o trascinarci in basso”.
Sì, fratelli e sorelle, abbiamo bisogno
di ali per dare un sussulto alla nostra
vita. Non dobbiamo cedere al pessimismo dei tempi che attraversiamo. E
questo salto verso l’alto può venire da
un ricupero dei valori morali e spirituali. Una vita lontana da Dio è piena
di incognite e di paure. Quando manca la luce della fede, tutto diventa confuso, è impossibile distinguere il bene dal male, è impossibile distinguere
la strada che porta alla mèta da quella che ci fa camminare senza direzione (cf LF, 3)…
Oggi, nei Santi Arcangeli il Cielo di Dio
brilla luminoso e si dischiude nuovamente per noi. Ringraziamo il Signore per il dono di questi potenti Amici
e invochiamoli quali celesti protettori,
congiuntamente a Maria, Regina degli
Angeli, per il bene nostro e di tutta la
sua santa Chiesa! Amen e così sia. 
+ Michele Castoro, arcivescovo
FESTA DELL’ARCANGELO 2013
Alberto Cavallini
U
na moltitudine di migliaia e
migliaia di pellegrini, certamente per la concomitanza della domenica, ha invaso con tanti automezzi e fatto andare in
tilt la città di Monte Gargano che custodisce il millenario santuario dell’arcangelo Michele. La santa grotta-basilica,
dedicata ab immemorabili all’Arcangelo, ha attirato ancora una volta una moltitudine di persone dai più diversi luoghi che a piedi o in pulmann o in mac-
china, oltre ogni fatica ed ogni allegria,
si è raccolta in preghiera, dopo una lunga e sterminante fila e almeno per un
momento, dinanzi alla venerata e cinqucentesca effigie del Patrono della nostra terra garganica e dell’intera provincia di Foggia.
Dopo la processione pomeridiana, ripartendo verso i più svariati luoghi di provenienza, questa moltitudine ha sentito
il bisogno di riconsegnare ovunque, nei
luoghi d’origine, proprio come nei secoli passati, questa santa, irripetibile e luminosa esperienza del Monte Gargano,e
raccontare di quel personale incontro
con l’Arcangelo.
Così, il nostro santuario dell’Arcangelo
è meta di un cammino, ma, e sento di
sottolinearlo con evidenza e forza, è esso stesso un cammino. E nelle giornate in cui il cammino viene materialmente compiuto con automezzi o a piedi, si
sale in alto, dalla pianura per giungere
alla vetta del monte. Se esso, poi, è fatto a piedi, come han fatto i tre pellegri-
naggi giunti dai diversi centri del nostro
Gargano con un lungo percorso notturno fatto di preghiera e impegno fisico,
esso viene inebriato dal vento che scorre lieve a mezza costa della montagna
dell’Arcangelo, il nostro“maestralett”
gentile, che rinfranca corpo e anima.
Nella notte dell’Arcangelo, i pellegrini
si sono fermati più volte, non sono stati presi dalla frenetica corsa dei nostri
giorni, hanno fatto opportuna e sentita sosta che si è fatta pura preghiera e
contemplazione, soggiogati dallo scenario naturale della vallata di “scannamugghjer” la “scala santa”, oppure di Monte
Sacro e del piano s. Martino, cuore del
nostro Parco Nazionale, o infine delle
vallate dell’antica Via sacra Langobardorum, luoghi tutti che offrono superbi
spettacoli della natura del promontorio
circondato dal mare.
Sì, il santuario di Montesant’Angelo è
meta ambita di un cammino, ma è anche cammino voluto e desiderato. Molte sono le strade che conducono a Monte
Sant’Angelo, ma è dentro di sé che ogni
pellegrino trova il proprio cammino.
Queste sono le percezioni raccolte e le
idee che ho compreso ed adunato dai
cuori di moltissimi devoti pellegrini dell’Arcangelo provenienti da ogni
dove, anche dalla lontana Polonia, nel
giorno della secolare festa di settembre.
Ed ho compreso bene che a Montesant’Angelo custodente nelle sue viscere da 1500 anni il singolare ed unico
santuario micaelico d’Europa, non si
arriva, ma si torna. 
17
RODI GARGANICO
IL SERVIZIO MISSIONARIO
DEGLI AMMALATI
don Michele Pio Cardone*
stro fratello, tanto più il sofferente e
il bisognoso di cura devono essere al
centro della nostra attenzione, perché
nessuno di loro si senta dimenticato o
emarginato. Le iniziative che saranno promosse nella Parrocchia in questo nuovo Anno Pastorale, saranno di
stimolo per rendere sempre più efficace la cura verso i sofferenti. Un Grazie a don Luigi Nardella sempre presente e ad Antonietta responsabile infaticabile della casa presente in Rodi
Garganico. 
Salottino culturale
e linee pastorali
Costantina Montecalvo
P
resso la Parrocchia s. Nicola di
Mira per il 13° anno consecutivo, il parroco don Michele Pio
Cardone inaugurerà domenica
27 Ottobre la nuova stagione dei salottini culturali che avranno come tema
“PRENDETE IL LARGO E GETTATE LE
RETI. IL VANGELO AGLI UOMINI E ALLE DONNE DI OGGI”.
Nel 2011-2012 con le Linee pastorali “Sacerdoti dell’uomo, sacerdoti della strada”
l’Arcivescovo si è soffermato sulla appartenenza a Cristo, nell’anno 2012-2013
con “Pietre vive per la costruzione del
tempio” sull’appartenenza alla Chiesa,
in questo nuovo anno (2013-2014) l’Arcivescovo ha focalizzato la sua attenzione
sull’appartenenza al mondo.
Il parroco intende presentare alla comunità parrocchiale le Linee Pastorali e riflettere su come presentare all’uomo di
oggi il Vangelo.
E se l’annuncio è un “servizio” reso dalla comunità cristiana a tutta l’umanità,
le condizioni della società di oggi ci ob-
bligano a rivedere i modi e i mezzi per
portare all’uomo moderno il messaggio
cristiano, uscendo necessariamente dalle nostre sacrestie. Soltanto nel Vangelo
l’uomo può trovare la risposta ai suoi interrogativi e la forza per il suo impegno
di solidarietà umana. Si tratta di presentarlo agli uomini del nostro tempo in modo comprensibile e persuasivo.
Bisogna tradurlo senza tradirlo, viverlo e proporlo agli altri senza accomodamenti, annacquamenti e miscugli di vario genere.
Merita che l’apostolo vi consacri tutto il
suo tempo, tutte le sue energie e vi sacrifichi, se è necessario, la propria vita.
Occorre ricercare con audacia e saggezza i modi più adatti e più efficaci per comunicarlo agli uomini del nostro tempo senza dimenticare che il primo mezzo di evangelizzazione è la testimonianza di vita autenticamente cristiana. L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri e se ascolta
i maestri lo fa perché sono testimoni. 
C
on la Pia Unione Amici di
Lourdes e con il patrocinio
del Comune di Rodi Garganico, abbiamo vissuto la
Terza Giornata parrocchiale dell’Ammalato. Dopo il corteo degli ammalati per le vie della Parrocchia s. Nicola
di Mira abbiamo celebrato la s. Messa
in piazza Rovelli per tutti gli ammalati della città . Don Luigi Nardella ci
ha offerto molti spunti di riflessione e
ci ha invitati ad amare incondizionatamente gli ammalati nei quali la sofferenza di Cristo è presente e possiede una forza missionaria perché attraverso il malato, Cristo illumina la sua
Chiesa. Ecco perché i malati sono così importanti nella nuova evangelizzazione. Durante l’Adorazione Eucaristica e la Benedizione tutti i presenti si
sono commossi.
Ho voluto celebrare questa Giornata
dell’Ammalato subito dopo le vacanze estive per ricordare a tutti i parrocchiani la triste condizione dell’ammalato forse troppo spesso dimenticato nei mesi estivi. Se ogni uomo è no-
Abbazia di Pulsano
Giornata di ritiro dei medici cattolici
della sezione di s. Giovanni Rotondo
D
omenica 6 ottobre i medici cattolici di Casa Sollievo della Sofferenza, guidati dal presidente dott Antonio Facciorusso e
dall’assistente ecclesiastico don Giovanni
D’Arienzo, hanno vissuto un’intensa gior-
nata di riflessione e preghiera all’Abbazia
di Pulsano. Dopo la meditazione tenuta
nell’eremo s. Gregorio dal monaco Pietro
Distante sulla Parola di Dio e la riflessione tenuta dell’arcivescovo Michele Castoro sull’essere autentici medici-cattolici, è
seguita una partecipata celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo, conclusasi con la preghiera a Cristo, medico delle
anime e dei corpi, recitata da tutti i numerosi medici presenti. 
*parroco Chiesa Madre
San Nicola di Mira
MEDICI CATTOLICI
DI MANFREDONIA
I
Giuseppe Grasso*
l 6 ottobre la sezione Amci di
Manfredonia,guidata dall’ assistente ecclesiastico don Antonio d’Amico e dal presidente dott Giuseppe Grasso, si e’ recata a Sepino(CB) per una giornata di
fraternita’ e spiritualita’. Al mattino si è visitata la citta’, molto ricca di
storia e gemellata con Bolsena, e col
santuario di s Cristina patrona della citta’ e dopo l’ agape fraterna molto interessante è stata la visita al sito archeologico di Altilia, antica citta’ sannita.
Il 20 ottobre , in prossimità della festa di s Luca,si terrà l’ inaugurazione del nuovo anno sociale ( il 25° di
fondazione): dopo la s. messa, concelebrata dall’ assistente ecclesiastico don Antonio d’ Amico e dal direttore diocesano della pastorale sanitaria padre Aldo Milazzo, si terrà
un breve incontro programmatico in
cui verranno messe a fuoco le tematiche da sviluppare nel prossimo anno : in particolare le problematiche
del malato a domicilio e la lotta,in
sinergia con le altre agenzie educative, contro il gioco, la droga, il tabagismo
*presidente e consigliere
nazionale
18 ottobre 2013
[Ecclesia in Gargano]
18 ottobre 2013
[Ecclesia in Gargano]
“PROGETTO MAGISTRI”:
raccontarsi per riqualificarsi
Il Progetto Magistri, voluto e promosso dall’Ufficio Scuola Regionale della Puglia per l’Insegnamento della
Religione Cattolica, che ha coinvolto una rappresentanza di insegnanti delle Diocesi delle quattro Metropolie, Foggia, Bari, Taranto-Brindisi, Lecce, è nella sostanza una sperimentazione per la formazione e riqualificazione degli Insegnanti di
religione, coordinata dall’Università di Bari nella persona della dottoressa Loredana Perla e per riformulare l’identikit dei docenti a partire
dall’esperienze tra i banchi di scuola e dalle impressioni, giudizi, considerazioni, domande, istanze raccolte tra gli alunni.
La prima fase di questa sperimentazione prevedeva l’esercizio, da parte
dell’insegnante, di leggere le immagini proposte e sottolineare le metafore che poi ho usato per descrivere un episodio nella mia vita d’aula,
una esperienza nella quale mi sono
accorto di funzionare in quel modo
e cioè dell’insegnante come “accompagnatore”.
Luciano Riccardi*
“Essere un maestro di religione cattolica è accompagnare i ragazzi attraverso un percorso fatto di domande, interrogativi, risposte, scoperte, successi, sconfitte, il tutto teso verso la ricerca
della Verità, del senso autentico della
vita e di ciò che può rendere felice e realizzata la persona. Entrare nel mistero
del proprio essere per cogliere l’identità
vera e modellarla su pilastri autentici.
Questo quanto accaduto in una classe
seconda superiore dove prendendo per
mano gli studenti li ho aiutati a smascherare modelli fasulli e a riconoscere quelli veri sui quali poggiare il cammino di crescita e formazione. In ognuna delle metafore indicate ho esercitato
questa funzione di accompagnatore.”
Poi siamo stati invitati a ricostruire
un episodio della vita in aula dove ci
siamo trovati in difficoltà e che vado
a raccontarvi.
“Ricordo una situazione difficile in
cui mi sono trovato ad operare ed è
stato quando ad un richiamo di un
alunno a prestare interesse per quanto si stava approfondendo, la risposta
di rimando è stata “non mi interessa
Il Diaconato a 50 anni
dal Concilio Vaticano II
DIACONI,
tempo della svolta
S
don Antonio D’AMICO*
i è tenuto in Napoli il Convegno delle comunità del Diaconato in Italia, dove sono
attivi ben 288 diaconi. L’Arcidiocesi di Napoli è stata tra le prime se non la prima assoluta nel ripristino di questo ministero in Italia. La
nostra Diocesi era rappresentata dal
sottoscritto e dai diaconi Paolo Pazienza e Vincenzo Urbano.
Dalle relazioni e dai vari incontri è
emerso che nella Chiesa il diacono
è un perfetto sconosciuto.
Sulla identità del diacono si è ribadita la dimensione sacramentale e l’appartenenza al ministero ordinato. Il
diacono, prima che un ministro che
“fa qualcosa” è sacramento di Cristo Servo e ministro di comunione.
Si è messa in evidenza la necessaria dimensione relazionale delle vocazioni al diaconato. Pastoralmente
sono le relazioni – specie con i presbiteri - il vero problema che a volte
rende faticosa la realizzazione di un
diaconato profetico.
Anche nell’esercizio concreto del ministero, una delle questioni aperte
rimane l’equilibrio tra i tre ambiti
di impegno: la famiglia, il lavoro, il
ministero pastorale.
Ma questa realtà relazionale tocca anche la riflessione teologica in
quanto non si può pensare al dia-
cono permanente senza interrogarsi sui rapporti intrinseci al ministero ordinato nei suoi tre gradi e sul
rapporto tra sacramento dell’ordine
e matrimonio.
Tra i delegati si è parlato di alcune
esperienze che aprono nuovi orizzonti. Si è parlato di piccole comunità diaconali, cioè di 3 o 4 diaconi
che servono su uno stesso territorio
o ambito pastorale, confrontandosi
e aiutandosi a vicenda nel servizio.
Si è parlato pure di comunità ministeriali nel percorso della formazione iniziale, dove la condivisione dello studio e della vita fraterna, meglio
se accompagnata da una coppia diaconale con esperienza e maturità alle spalle, aiuta anche il processo delicato del discernimento.
Alla fine del Convegno si è tornati
a casa con la realistica fiducia nelle
possibilità che il diaconato si esprima nella Chiesa italiana con la forza profetica auspicata dal Concilio
Vaticano II.
L’augurio è che si cammini insieme
–vescovi, presbiteri, diaconi, laici –
per realizzare davvero una Chiesa
tutta ministeriale. 
* delegato diocesano per il Diaconato
permanente e i Ministeri Istituiti
e non mi infastidire”. Per un attimo
mi è preso lo sconcerto, la percezione di un fallimento. Lo scontro è stato duro ma il buon senso ha prevalso. All’indomani, dopo aver pensato
a fondo sull’accaduto, ho creduto opportuno mettere da parte di fare lezione ma di imparare la lezione. A piccoli passi, quasi in punta di piedi mi
sono fatto avanti e cogliendo l’attimo
ho cercato di ricucire il rapporto con
l’alunno dialogando su cose spicciole,
anche banali, ma di una forte carica
confidenziale che ha segnato l’inizio
di una svolta nuova nel cammino insieme per un tratto di vita.”
In ultima ci è stato chiesto di narrare un episodio di successo della nostra pratica professionale.
“La mia pratica di eccellenza è stata
quando ho esordito con la mia esperienza personale richiamando episodi della mia vita, vedi quando stanco
della monotonia degli incontri serali
in piazzetta, oramai diventati vuoti
e ripetitivi di parole e gesti, decisi di
accogliere l’invito di alcuni amici che
mi parlavano di un gruppo di giova-
ni, seguiti da un sacerdote, aperto al
dialogo su problematiche giovanili e
con un rimando alla vita buona del
Vangelo. Allora sono andato a vedere
e sono rimasto toccato dalle cose che
si dicevano e dal clima che si respirava. A questo si sono aggiunti momenti di socializzazione e di comunione
in seguito alle iniziative di solidarietà a favore dei più deboli. Eravamo
ormai accomunati dagli stessi ideali,
valori che il sacerdote era riuscito a
filtrare nei nostri cuori, nei nostri sogni. Avevamo un sogno in comune “I
have a dream” che metteva slancio ed
entusiasmo al nostro essere e al nostro vivere. Bene, è stato un successo
perché si è scatenato nei ragazzi un
forte desiderio di riflettere seriamente sul proprio.”
Prova anche tu a fare lo stesso per tracciare la tua identità di insegnante.
La seconda fase nel prossimo articolo. 
*dell’ufficio diocesano Scuola per
l’insegnamento della Religione Cattolica
Convegno Ecumenico Regionale Pugliese
“Il cammino ecumenico e il dialogo interreligioso in Puglia
a cinquant’anni dal Concilio Ecumenico Vaticano II”
23-25 ottobre 2013
Santuario “Madre di Dio Incoronata”, Foggia
Cattedrale “Beata Vergine Assunta in Cielo” di Foggia
PROGRAMMA
Mercoledì 23 ottobre 2013 - Cattedrale “Beata Vergine Assunta in Cielo” di Foggia
16:30 – Sala mons. fortunato maria farina – via campanile 3
Preghiera allo Spirito Santo e presentazione del Convegno .
Presiede S.E.Rev.ma Mons. Giovan Battista Pichierri, Arcivescovo di Trani, Barletta e Nazareth,
Presidente della Commissione Episcopale Pugliese per l’Ecumenismo ed il Dialogo Interreligioso.
17:15 - 1a Relazione: “L’unità della Chiesa per l’unità dell’umanità nei documenti del Concilio Vaticano II”. Relatore: S.E.Rev.ma Mons. Brian Farrell, Segretario del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Città del Vaticano.
18:30 – Cattedrale di foggia
Solenne Celebrazione Eucaristica presieduta da S. E. Rev.ma Mons. Francesco Tamburrino, Arcivescovo di Foggia- Bovino.
21:15 – Auditorium c/o Santuario “Madre di Dio Incoronata” Film: “Uomini di Dio”
Giovedì 24 ottobre 2013 - Santuario Incoronata - Foggia
8:30 - Sala A 2a Relazione: “La Pastorale Ecumenica post-conciliare nelle Chiese di Puglia.”
Relatore: S.E.Rev.ma Mons. Giovan Battista Pichierri, Arcivescovo di Trani, Barletta e Nazareth, Presidente della Commissione Episcopale Pugliese per l’Ecumenismo ed il Dialogo Interreligioso.
10:15 - Sala A Tavola rotonda interreligiosa: “La recezione del messaggio interreligioso conciliare
presso le altri fedi”.
Moderatore: don Angelo Garofalo, docente della Facoltà Teologica Italia Meridionale, Napoli e della Facoltà Teologica Pugliese.
12.00 – Celebrazione Ecucaristica
Presiede S.Ecc. Rev.ma Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo Metropolita di Bari-Bitonto
16:00 - Sala A Tavola rotonda ecumenica: “La recezione dei messaggi ecumenici conciliari presso
le altre confessioni cristiane”.
Moderatore : Mons. Stefano Caprio, direttore dell’Ufficio per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso della Curia Arcivescovile di Foggia e Bovino
18:15 - Santuario - Vespri in rito Copto
21:00 – Auditorium Corale Ecumenica “Anna Sinigaglia” del Gruppo Ecumenico di Bari (GEB) diretta dal M° Mariella Gernone
Venerdì 25 ottobre 2013 - Santuario Incoronata Foggia
7:30 – Cappella San Luigi Orione Lodi e celebrazione eucaristica.
Presiede S.E.Rev.ma Mons. Francesco Tamburrino, Arcivescovo Metropolita di Foggia- Bovino.
9:15 - Sala A
3a Relazione: “Le relazioni ecumeniche tra la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica”
Relatore: don Andrea Palmieri, Sottosegretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.
10:15 - Sala A Tavola rotonda pastorale interortodossa: “L’accoglienza religiosa delle comunità
ortodosse in Puglia”.
Moderatore: don Andrea Palmieri, Sottosegretario al Pontificio Consiglio per la Promozione
dell’Unità dei Cristiani.
11:30 – Conclusione di S.E.Rev.ma Mons. Giovan Battista Pichierri.
SACRE ORDINAZIONI
Due giovani,
due percorsi
diversi, un
unico amore:
GESÙ CRISTO
19
Un nuovo diacono
per il ministero
NOVEMBRE
Venerdì 1
11.00 S. Messa - Carpino
18.30 Ordinazione presbiterale di Fabio Panconesi
Cattedrale di Manfredonia
L
a nostra Chiesa di Manfredonia-Vieste-S. Giovanni Rotondo si allieta
per il dono di un nuovo
diacono per il ministero e di un
nuovo presbitero.
Giovedì 31 ottobre nella parrocchia Gesù Buon Pastore in Vieste
l’arcivescovo mons. Michele CASTORO imporrà le mani ed ordinerà diacono per il ministero Michele Abatantuono, 26 anni, originario di Vieste, e venerdì 1 novembre in Cattedrale a Manfredonia, conferirà l’ordine presbiterale al diacono don Fabio Panconesi, 41 anni, della Comunità dei
Ricostruttori nella preghiera, insediata da due anni presso l’abbazia s. Leonardo di Siponto.
Le celebrazioni delle sacre ordinazioni avranno luogo alle ore 18.30.
Agli auguri di tutta la Comunità
diocesana che si stringe con vivo
affetto intorno a questi giovani e
nuovi ministri, si uniscono quelli fervidi e fraterni della redazione di VOCI e VOLTI per un fecondo apostolato tra noi. 
Giovedì 31
17.30Ordinazione diaconale
di Michele Abatantuono
Parrocchia Buon Pastore - Vieste
12 settembre 2013
[Ecclesia in Gargano]
M ichele Abat a nt uono, 26
anni,originario di Vieste è cresciuto
dapprima nella parrocchia “S. Giuseppe Operaio”, sotto la guida di don
Michele Ascoli, e poi nella parrocchia Gesù Buon Pastore, guidata da
don Stefano Mazzone e ora da don
Tonino Baldi. Ha frequentato l’“IPSSAR Enrico Mattei” di Vieste e ha
studiato a Molfetta nel Pontificio Seminario Regionale Pugliese “Pio XI”
dove, lo scorso febbraio, ha conseguito il baccellierato in Sacra Teologia.
Ammesso tra i candidati agli ordini
sacri del diaconato e del presbiterato il 25 giugno 2010 ed istituito Lettore nel dicembre 2011 ed Accolito
il 14 febbraio scorso dall’arcivescovo
Michele Castoro, sta prestando servizio pastorale presso la Parrocchia
“Santa Maria Assunta e San Marco
Evangelista” di Vico del Gargano. 
UN NUOVO
don Ciro Mezzogori*
PRESBITERO
Il diacono Fabio Panconesi, nato nel 1972, fa parte della comunità dei Ricostruttori nella preghiera, insediata da ormai due anni presso l’Abbazia s.
Leonardo di Siponto con la missione di far rinascere con il loro carisma questo antico centro di spiritualità, affinché possa essere nuovamente aperto
e accogliente verso quanti sono alla ricerca di un
percorso di crescita spirituale che possa condurre
alla riscoperta di sé e di Dio.
La storia della vocazione di don Fabio rappresenta bene il carisma dei Ricostruttori, che è quello di avvicinare le persone lontane o non credenti alla fede cristiana mediante la pratica della meditazione profonda, una forma di preghiera silenziosa e contemplativa conosciuta anche come preghiera del cuore.
Fabio, da piccolo, frequenta la sua parrocchia natale della Pieve di S. Maria
dell’Antella – suo paese di origine nelle vicinanze di Firenze – ma non arriva a ricevere la Confermazione, perché già da ragazzo, come non è raro oggi, si allontana dalla Chiesa e dalla pratica religiosa.
Terminati gli studi di Ragioneria si impegna in molti lavori: cameriere, barista, metalmeccanico, lavandaio, potatore. Poi, nel 2004, incontra i Ricostruttori nella preghiera e inizia a praticare la meditazione profonda. Ci sarà una vera e propria conversione, infatti si riavvicina ai Sacramenti e alla
pratica religiosa iniziando anche a sentire la vocazione al sacerdozio e alla
consacrazione della propria vita al Signore. Entra così nella Comunità dei
Ricostruttori ricevendo la formazione prima presso l’eremo di S. Anna, Diocesi di Acireale, e poi nella casa di Roma, dove consegue anche il Baccellierato in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana.
Al termine degli studi viene inviato nella Diocesi di Prato, dove viene ordinato diacono e presta servizio nella parrocchia di Migliana.
Da settembre 2012 fa parte della comunità dei Ricostruttori che si trova presso l’Abbazia S. Leonardo, nella nostra Arcidiocesi in cui continuerà a prestare servizio. 
*rettore di S. Leonardo in Lama Volara
OTTOBRE
Sabato 2
10.00 S. Messa nella commemorazione dei defunti Cimitero di Vieste
16.30 S. Messa nella commemorazione dei defunti Cimitero di Manfredonia
Domenica 20
Incontro dei Gruppi di Preghiera della Sicilia - Siracusa
Domenica 3
Convegno diocesano della CARITAS - Monte S. Angelo
Lunedì 21
S. Messa nel raduno dei Gruppi di Preghiera della
Diocesi di Bari
Martedì 5
Commissione Episcopale per l’Ecumenismo - Roma
Mercoledì 23
Pellegrinaggio dei giovani della diocesi e Udienza del
Santa Padre Francesco - Roma
Venerdì 25
9.30 Formazione Permanente del Clero – Seminario
Diocesano, Manfredonia
18.30 S. Messa nel Convegno della Comunità
‘Magnificat’ - S. Giovanni R.
Sabato 26
21.00 Fiaccolata Mariana - S. Giovanni R.
Lunedì 28
16.00 S. Messa con l’Associazione ‘Figli amati’ Santuario S. M. delle Grazie, S. Giovanni R.
Mercoledì 6
18.00 S. Messa - S. Leonardo, S. Giovanni R.
Venerdì 8
18.00 S. Messa per Arcivescovi e Canonici defunti Cattedrale
Sabato 9
Incontro dei Gruppi di Preghiera del Lazio - Roma
Domenica 10
9.00 S. Messa - Monastero della Risurrezione,
S. Giovanni R.
Venerdì 15
9.30 Ritiro diocesano del Clero – relatore: don Paolo
Gentili, direttore Ufficio nazionale Famiglia Seminario Diocesano, Manfredonia
Cerimonia in Episcopio
C
on una semplice ma toccante cerimonia, nei
giorni scorsi, gli Uffici di Curia hanno salutato mons. Andrea Starace che ha terminato il suo ultra-ventennale servizio di Vicario generale dell’Arcidiocesi, e nel contempo dinanzi all’Arcivescovo mons. Michele Castoro hanno prestato giuramento di fedeltà a Cristo e alla Chiesa sia
il nuovo Vicario generale, don Stefano Mazzone, che
i nuovi parroci, don Domenico Facciorusso, don Celestino Jervolino, don Gabriele Giordano, don Alessandro Gambuto, don Antonio Zoccano, p. Massimiliano Marsico ofm conv, insediatisi in varie parrocchie
nello scorso settembre. 
L’AC nella missione della Chiesa
Franco Miano, Presidente Nazionale
dell’Azione Cattolica,
sarà a Manfredonia
Domenica 10 novembre ore 9,00
Parrocchia Sacra Famiglia
L’Azione Cattolica vive tra piazze e
campanili, opera in parrocchia ed
è attenta alle esigenze del territorio.
L’Azione Cattolica è un’associazione di laici, uomini e donne di ogni
età, che vivono seguendo l’insegnamento di Cristo, vivendo una piena
appartenenza ecclesiale e il cui impegno si alimenta nell’ascolto della
Parola di Dio, nell’Eucaristia, nella preghiera personale e nella vita
comunitaria
Franco Miano
Per aderire all’Azione Cattolica
puoi rivolgerti al Centro Diocesano
sito in via s. Giovanni Bosco, 41/b
– Manfredonia – oppure contattare la Presidenza nazionale all’indirizzo promozione@azionecattolica.
it Ti metteremo in contatto con i Responsabili della tua Diocesi..
Francesco Miano
biografia
F
rancesco Miano vive a Pomigliano
d’Arco (NA) con la moglie e i due figli. Laureato in
filosofia presso
l’Università “Federico II”
di Napoli, insegna Antropologia filosofica e Bioetica presso l’Università
degli Studi di Roma “Tor
Vergata”. Si occupa di filosofia contemporanea e,
in particolare, di problematiche antropologiche,
etiche e politiche. È membro della direzione
della rivista “Dialoghi”, e dal 2004 responsabile del Centro Studi dell’Azione Cattolica
Italiana, struttura di coordinamento delle realtà Aci impegnate più direttamente sul versante culturale. Dopo essere stato Vice Presidente nazionale per il Settore Adulti dal 28
maggio 2008 è Presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana.
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