Camera di Commercio e dell'Industria Mali
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Camera di Commercio e dell'Industria Mali
Politica fiscale Frenare la spesa senza aumentare le imposte Stefano Modenini Direttore AITI Associazione industrie ticinesi Luca Albertoni Direttore Cc-Ti Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino Il mondo economico cantonale si esprime sulla proposta d’introduzione dei principi di gestione finanziaria e sul freno ai disavanzi pubblici nella Costituzione cantonale 1. Introduzione L’obiettivo dell’equilibrio delle finanze pubbliche è al centro della discussione politica da diverso tempo in numerosi Paesi. La realtà dei fatti ha ampiamente dimostrato che sui principi, magari pure elevati al rango costituzionale, v’è generale consenso, ma quando si tratta di passare alle decisioni concrete le opinioni divergono. Per venire alle nostre latitudini, la Confederazione elvetica si ritrovò confrontata all’inizio degli anni novanta ad una situazione debitoria pesante a causa del notevole aumento della spesa pubblica. Il peggioramento delle finanze federali fu ugualmente rapido e indusse infine il Consiglio federale e le Camere federali prima e il popolo svizzero successivamente, ad adottare delle norme concrete in materia di uscite, il cosiddetto “freno all’indebitamento”. Quest’ultimo è lo strumento attraverso il quale la Confederazione nell’arco di un ciclo congiunturale equilibra le finanze federali, creando eccedenze nei periodi di alta congiuntura che servono a loro volta a compensare i disavanzi nel periodo di recessione successivo. Il freno all’indebitamento venne ampiamente sostenuto a livello popolare. Suo elemento fondante fu l’assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni medesime prima ancora dei cittadini, nell’agire responsabilmente attraverso decisioni politiche che pongono la disciplina finanziaria al centro dell’azione politica. In effetti, il freno all’indebitamento della Confederazione non si limita a proporre semplici enunciazioni, ma comporta anche un meccanismo di sanzioni che obbliga a compensare i sorpassi di spesa. I suoi quasi dieci anni di applicazione hanno maturato un percorso di esperienze interessanti; nella sostanza il freno all’indebitamento è servito positivamente ad equilibrare le finanze pubbliche da un punto di vista strutturale. I fatti ci dimostrano inoltre che la disciplina applicata in materia finanziaria ha dato i suoi frutti senza per questo venire meno alla progettualità politica in materia di spese e investimenti. Bisogna tuttavia evidenziare in maniera significativa che fin da subito il Consiglio federale e il Parlamento espressero una volontà di premere sulle uscite per equilibrare le finanze pubbliche. 2. Dal freno alla spesa al freno ai disavanzi pubblici A livello del Cantone Ticino la discussione politica sull’equilibrio delle finanze pubbliche si trascina oramai da oltre un decennio. Anche nel nostro Cantone si dibatte (giustamente) attorno alla necessità di dotarsi di strumenti e norme che permettano di agire responsabilmente sull’equilibrio finanziario senza togliere progettualità politica al Governo e al Parlamento, ma il dibattito politico purtroppo non ha conosciuto la maturazione che c’è invece stata a livello nazionale. Nei primi anni duemila, in linea fondamentalmente con quanto avveniva a livello della Confederazione, il Consiglio di Stato del Cantone Ticino propose un messaggio che concentrava la sua attenzione sul freno alla spesa pubblica. Analogamente alla Confederazione, il Governo ticinese individuava il problema essenziale nel controllo della spesa dello Stato. Come tutti sappiamo, quel messaggio è finito nei cassetti della commissione parlamentare competente per mancanza di consenso politico. Il nuovo Governo uscito dalle urne del 2007 ha ripreso in mano la questione cambiando tuttavia orientamento, puntando cioè al cosiddetto freno ai disavanzi pubblici. Come hanno avuto modo di esprimere comunemente in una lettera al Consiglio di Stato e alla Commissione della Gestione del Gran Consiglio lo scorso 18 aprile, le principali associazioni economiche cantonali – Associazione bancaria ticinese; Associazione industrie ticinesi; Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino; Camera ticinese dell’economia fondiaria e Società impresari costruttori sezione Ticino – già nel 2008, in occasione della procedura di consultazione sulla precedente proposta di legge sul freno ai disavanzi pubblici, avevano avuto modo di sottolineare sia la loro contrarietà all’introduzione di un coefficiente d’imposta cantonale che permettesse sostanzialmente un aumento della pressione fiscale, sia il fatto che la variabile da controllare fosse piuttosto quella delle uscite. A distanza di quasi quattro anni, di fronte alla presentazione di un nuovo messaggio (lo 5 6 Novità fiscali / n.05 / maggio 2012 scorso 6 aprile) in merito alla gestione finanziaria e al freno dei disavanzi pubblici, le obiezioni espresse allora mantengono la propria validità. Sussiste ovviamente convergenza sull’obiettivo complessivo di garantire l’equilibrio finanziario delle finanze pubbliche e dunque procedere a un controllo rigoroso dell’evoluzione della spesa pubblica. L’assunzione di responsabilità richiesta prima di tutto al Parlamento nelle scelte che comportano spesa e nuovi oneri è condivisa. aumenti d’imposta necessari per finanziare la spesa. Se, per ipotesi, Governo, Parlamento e cittadini dovessero avallare aumenti importanti delle imposte per finanziare altrettante importanti evoluzioni della spesa pubblica, avremmo forse raggiunto l’equilibrio finanziario ma renderemmo il Ticino un Cantone non più concorrenziale dal punto di vista fiscale, con gravi quanto evidenti conseguenze non solo di ordine economico. Inoltre, la prospettiva di un’evoluzione fluttuante del carico fiscale per le imprese, le società e i cittadini penalizzerebbe ulteriormente l’attrattività del Cantone Ticino quale territorio favorevole per l’attività economica e il soggiorno, amplificando appunto gli elementi di “instabilità fiscale”. Non consideriamo altresì giudiziosa la reale prospettiva, se non addirittura l’intenzione palesata di propendere in futuro per un sistema sanzionatorio che imponga al cittadino di scegliere fra la riduzione della spesa e l’aumento delle imposte. Non siamo sostanzialmente convinti che il meccanismo ideato generi il “virtuosismo” atteso e siamo dell’opinione che il ricorso alla leva fiscale verrà in fin dei conti facilitato, mentre, d’altra parte, la riduzione del coefficiente d’imposta, come dichiarato nel messaggio stesso dal Consiglio di Stato (cfr. Modifica della Legge sulla gestione e sul controllo finanziario dello Stato, articolo 31f) verrà resa difficile in base alle condizioni poste. 3. La questione del coefficiente d’imposta cantonale Le regole utilizzate sia dalla Confederazione sia da diversi Cantoni per perseguire l’obiettivo dell’equilibrio finanziario evidenziano una sostanziale quanto prevalente attenzione al contenimento della spesa e non all’aumento delle imposte. La Confederazione ad esempio, qualora i disavanzi del conto di compensazione superino il 6% dell’insieme delle spese registrate nel conto dell’anno precedente, fa scattare delle sanzioni che riguardano soprattutto misure di risparmio. Questo vincolo è stato rafforzato nel 2008 dal Consiglio federale attraverso la norma complementare al freno all’indebitamento, poi approvata dalle Camere federali nella sessione primaverile 2009. In base a questa norma anche le uscite straordinarie devono essere pienamente considerate nel freno all’indebitamento. Le associazioni economiche cantonali condividono altresì l’opinione di quanti rendono attenti sul fatto che in futuro l’obiettivo della politica finanziaria del Cantone arrischia di concentrarsi più sul fatto di evitare che il disavanzo d’esercizio superi il limite del 3% dei ricavi correnti, invece che tendere al reale equilibrio fra entrate e uscite. Inoltre, pur comprendendo che il riferimento al PIL cantonale per le sue caratteristiche di calcolo possa comportare un’affidabilità delle stime non ottimale, si ritiene necessaria l’esistenza di un legame fra il disavanzo d’esercizio e la misura dell’andamento dell’economia reale, per meglio mettere in relazione e considerare il rapporto fra la spesa e l’evoluzione economica. Pure la gran parte dei Cantoni che conoscono vincoli di disciplina finanziaria oltre l’enunciazione del principio del pareggio di bilancio, agiscono prevalentemente sulla spesa; laddove previsto (per esempio Neuchâtel) il ricorso all’aumento del moltiplicatore d’imposta può essere adottato solo a forte maggioranza del Parlamento. Si ritiene pertanto che anche nel Cantone Ticino la priorità debba essere data al controllo della crescita della spesa pubblica. Le associazioni economiche ritengono altresì che non vi sia spazio nel nostro Cantone per aumenti dell’imposizione fiscale. Tutte le più precise analisi concordano inoltre sul fatto che siano necessarie riforme fiscali, ad esempio per ridurre l’impatto della fiscalità sui redditi più elevati e dare competitività al nostro Cantone. Riteniamo discutibile, o perlomeno opinabile, che, come affermato nel messaggio governativo, il vincolo di bilancio permetta quindi di stabilire che la spesa è troppo alta unicamente se i cittadini non sono disposti ad accettare i corrispondenti Riteniamo inoltre utile spendere anche qualche parola sull’affermazione secondo cui ormai tutti i Cantoni avrebbero introdotto strumenti analoghi a quello proposto. In realtà, come del resto evidenziato anche nel messaggio presentato dal Consiglio di Stato, ad ogni Cantone corrisponde praticamente un modello diverso, con esiti differenti e opinabili. Ovviamente un’analisi comparativa dettagliata richiederebbe un ampio approfondimento. Vi sono però alcune considerazioni di ordine generale che sono comunque importanti. Avantutto, il gene- Novità fiscali / n.05 / maggio 2012 rico richiamo agli strumenti degli altri Cantoni non può essere ripreso 1 a 1. In effetti, si passa dalle enunciazioni di principio a modelli misti di freno alla spesa e freno all’indebitamento, da situazioni con priorità posta sull’uno o l’altro aspetto ad un profondamente diverso utilizzo del referendum finanziario. Anche le competenze attribuite di volta in volta ai parlamenti cantonali sono assai variegate e in varie situazioni si tende a escludere la possibilità di un aumento delle imposte. È pertanto improprio asserire che siamo gli unici o quasi a non avere regole costituzionali di carattere vincolante nella delicata materia delle finanze pubbliche. Inoltre, che le misure proposte possano essere la panacea di tutti i mali legati ad una gestione finanziaria poco coerente da parte della politica, può essere messo in dubbio. Proprio in diversi Cantoni citati come modello si sono posti numerosi problemi concernenti il destino degli investimenti, della possibilità di tenere conto della situazione congiunturale considerando il reale andamento dell’economia, eccetera. le che possa comportare un aumento dell’imposizione fiscale. Occorre ricordare sempre a questo proposito che già a partire dagli anni ottanta e in più occasioni il Parlamento cantonale ha respinto l’idea di introdurre un moltiplicatore d’imposta cantonale. Le incerte prospettive dettate dalla difficile situazione economica, alla quale non è estranea la situazione di forti disavanzi pubblici di molti Stati industrializzati, induce grande prudenza nel proporre strumenti che potrebbero infine contribuire ad elevare il carico fiscale. L’esperienza della Confederazione e di altri Cantoni ci dimostra che nell’azione politica di equilibrio delle finanze pubbliche a fronte di disavanzi d’esercizio, l’accento viene messo sulle misure di risparmio. Il riequilibrio dei disavanzi pubblici non è un esercizio tecnico fine a se stesso, bensì deve considerare gli aspetti di progettualità politica e la relazione fra l’evoluzione della spesa e le entrate pubbliche legate al ciclo economico. Anche l’aspetto della stabilità fiscale nei confronti dei diversi attori della società, in primo luogo l’economia e i cittadini, merita la più ampia attenzione possibile. L’obiettivo dell’equilibrio finanziario non può andare a discapito della stabilità e competitività del sistema fiscale cantonale. Per maggiori informazioni: Cancelleria dello Stato del Cantone Ticino, Freno ai disavanzi, Cartella stampa, 6 aprile 2012, in: http://www3.ti.ch/index.php?fuseaction=press. cartella&id=59836 [21.05.2012] Vero che, su quest’ultimo punto, sono previste eccezioni anche nel progetto proposto, ma lavorando soprattutto sul preventivo e senza il PIL quale base di riferimento, v’è il concreto rischio che non si tenga conto dell’andamento reale del mondo produttivo, con il pericolo d’interventi prematuri e intempestivi che sono poi difficili da recuperare dopo qualche anno. Non è quindi automaticamente virtuoso chi si dota di una base costituzionale coercitiva, perché l’equilibrio finanziario e politico può anche passare per altre strade. 4. Referendum finanziario: uno strumento poco significativo Nel corso iniziale del dibattito attorno al progetto governativo di equilibrio finanziario e di freno ai disavanzi pubblici, si è fatta pure menzione del referendum finanziario. Il Cantone Ticino rientra fra i Cantoni che prevedono il referendum facoltativo in materia finanziaria. Il principio è iscritto nella Costituzione cantonale (articolo 42): 7’000 cittadini, oppure un quinto dei Comuni, possono domandare che le nuove spese, superiori ad un milione di franchi se uniche o a 250’000 franchi se periodiche, siano sottoposte al giudizio dei cittadini. Si tratta di uno strumento di controllo democratico delle singole nuove spese (ma non di quelle esistenti) e non uno strumento di giudizio della spesa pubblica complessiva. Pertanto, il suo impatto sul controllo della spesa pubblica è assai limitato. 5. Conclusioni Per le ragioni evidenziate globalmente in precedenza, le associazioni economiche cantonali si sono espresse negativamente sull’introduzione di un coefficiente d’imposta cantona- Cinque associazioni economiche del Cantone Ticino, Lettera associazioni economiche sul messaggio del Consiglio di Stato per l’introduzione di un articolo costituzionale sul freno al disavanzo, 19 aprile 2012, in: http://www.ccti.ch/wp-content/uploads/2012/04/Lettera-associazioni-economichesul-freno-alla-spesa.pdf [21.05.2012] Elenco delle fonti fotografiche: http://media-public.pmm.rtsi.ch/media/previewimage/rtsi/3b12455fcdf4-426b-b1a0-9e8b1f34a5cd [21.05.2012] http://media-public.pmm.rtsi.ch/media/object/rtsi/1d95de57-69764208-94ce-71d166db1ef8?width=460&height=460 [21.05.2012] h t t p : // i m g . t i o . c h / t i o _ c o m m o n /m u l t i m e d i a /55/0 6 1 /_ _T F M F_ vmz5pircglev2w55falkhefj_f9033200-7ea2-485c-aa23-918e832d33ad_0. jpg [21.05.2012] 7