Occidente vs Gheddafi
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Occidente vs Gheddafi
Mb!opuj{jb!qvohfouf"! Mb!opuj{jb!qvohfouf"! Numero 19; giugno 2011 Giornalino degli studenti del Liceo scientifico “Galeazzo Alessi” PG “Le idee ispirate dal coraggio sono come le pedine negli scacchi, possono essere mangiate ma anche dare avvio ad un gioco vincente.” Johann Wolfgang von Goethe Editoriale Non c’è una ragione precisa per cui ci sono persone che lavorano al nostro giornale. C’è chi lo fa perché ama scrivere, chi perché ha qualcosa da dire ma non trova altro modo per farlo, e chi perché ama mostrare agli altri le proprie potenzialità. Poi ci sono quelli che pensano che tutti quanti abbiano il diritto di sapere e di far sapere a più gente possibile cosa accade nel mondo. La differenza sostanziale tra il cittadino consapevole e quello non consapevole è che il primo si informa. E visto che la scuola viene vista anche come preparazione alla cittadinanza, il compito che ci siamo prefissati non è stato di certo tra i più facili anche se di certo è stato il più piacevole. Ciò che abbiamo fatto è stato qualcosa di importante e che va al di là della semplice carta e inchiostro; quello che davvero conta è cosa ha suscitato in tutti voi . Non siate mai inerti a ciò che vi circonda, ma critici e desiderosi di sapere e di capire maggiormente il mondo in cui viviamo. Ed è proprio questo che ci auguriamo dopo tutti questi anni passati insieme. Quindi, anche se c'è un po' di malinconia nello scrivere questo editoriale che per noi sarà (speriamo) l'ultimo, non possiamo che guardarci indietro sorridendo a tutti voi che ci avete permesso di far parte di qualcosa di speciale. Dario Sattarinaia V L Michael Ceccaccio V G Occidente vs Gheddafi L’Italia e l’Occidente in generale sono in guerra. Il nemico in questa occasione è Gheddafi, il dittatore libico che spesso è stato considerato un amico da tutti i governi occidentali. Ma la guerra è giusta? Esistono guerre giuste? Negli ultimi 20 anni ogni Stato ha giustificato il proprio intervento militare con l’espressione di guerra giusta, ovvero una guerra fatta con l’obiettivo di esportare la democraziama come abbiamo visto molto spesso questo obiettivo è stato disatteso … Continua a pag 2 Nucleare in Italia! TU da che parte stai? Un’intera nazione in ginocchio. Tre colpi terribili più forti di come li assestava Mike Tyson ai bei tempi. Prima il terremoto, poi lo tsunami, infine il pericolo nucleare. Venerdì 11 marzo un terremoto di magnitudo spaventosa (8,9) ha colpito il Giappone, provocando poi uno tsunami nell’oceano Pacifico che si è abbattuto sul paese del Sol Levante. La catastrofe ha causato distruzione ovunque e una miriade di morti e dispersi: ben 22 mila complessiva- mente. E non è finita qui, perché Sabato 12 marzo si è verificata una devastante esesplosione nella centrale, evidentemente danneggiata … Terremoto in Giappone Intervista a Lorenzo Papini La scienza: dubbi e paure dello scienziato Un terremoto di magnitudo 8.9 ha sorpreso il Paese di Shintaro Ishihara alle 14:46 dell’11 marzo.L’epicentro in mare aperto a 337 Km dalla capitale Tokyo… Continua a pag 3 Intervista a Lorenzo Papini (4 E ) dopo le ottime prestazioni e capacità dimostrate nelle olimpiadi di matematica(1° posto) e di fisica... Continua a pag 7 Continua a pag 4 Possiamo volere il progresso a tutti i costi? Dove lo collochiamo in una ipotetica scala di valori? In poche parole : dove si ... Continua a pag 12 Caso Libia L’Italia e l’Occidente in generale sono in guerra. Il nemico in questa occasione è Gheddafi, il dittatore libico che spesso è stato considerato un amico da tutti i governi occidentali. Ma la guerra è giusta? Esistono guerre giuste? Negli ultimi 20 anni ogni Stato ha giustificato il proprio intervento militare con l’espressione di guerra giusta, ovvero una guerra fatta con l’obiettivo di esportare la democrazia, ma come abbiamo visto molto spesso questo obiettivo è stato disatteso poiché come diceva Ernesto Che Guevara: “ La democrazia e la rivoluzione non possono essere esportate ma devono nascere dal popolo”. Oggi questa frase è diventata il motto dei non interventisti,la usa specialmente l’area politica del centro-destra a insaputa di chi l’ha pensata. Ma a mio avviso in questa occasione la situazione è completamente diversa. Tutti noi condanniamo le atrocità delle guerre e pensiamo che la democrazia non può essere esportata, di sicuro non con la violenza dei conflitti armati, ma in Libia non si tratta di questo, in Libia si sta cercando di aiutare dei rivoluzionari che cercano di spodestare un tiranno che negli ultimi mesi ha bombardato il suo stesso popolo in rivolta. Quindi la domanda iniziale va cambiata: si possono esportare i diritti umani? Io penso che non solo si possa fare ma addirittura è nostro dovere impegnarci perché vengano rispettati più diritti in tutto il mondo. Io vedo l’intervento militare in Libia sotto il comando dell’ONU da questo punto di vista. Gheddafi è diventato il principale nemico del suo popolo, lo ha bombardato, lo ha accusato di essere pagato dall’America per creare disordini. L’unico problema dell’intervento militare è il fatto che non si sa bene quali siano gli obiettivi reali della missione: prima al comando della missione c’era la Francia di Sarkozy che aveva iniziato a bombardare la Libia senza ascoltare l’opinione dell’ONU, poi questo si è sostituito alla Francia . Inoltre le guerre solitamente hanno secondi fini economici e la Libia è uno dei principali fornitori di petrolio a livello mondiale. In conclusione la missione può essere anche giusta in questo caso se si limitasse a ristabilire il rispetto dei diritti umani in uno Stato che negli ultimi decenni è stato sottoposto ad una dittatura, ma va regolamentata e va impedito ogni tipo di secondo fine economico di alcuni stati come Francia, Stati Uniti e Italia. Francesco Peverini V L Vittorio Arrigoni La sera del 14 Aprile viene rapito all’uscita della palestra di Gaza l’attivista Vittorio Arrigoni. La notizia arriva e la cronaca italiana si ritrova di nuovo a confrontarsi con un rapimento senza spiegazione apparente. Nel video in cui si veniva a conoscenza del rapimento c’erano alcuni esponenti di una cellula terroristica islamica che opera in Palestina. Fino a qui sembra tutto normale: una storia a cui siamo abituati nell’ultimo decennio. Ma chi è stato attento alla notizia si sarà subito accorto della particolarità del caso. Vittorio Arrigoni era un membro dell’International Solidarity Movement che sin dai suoi primi viaggi in Israele sposò la causa palestinese e si scagliò duramente contro Israele e il comportamento dei militari israeliani nei confronti della popolazione della Striscia di Gaza.Il suo impegno in Palestina è stato subito riconosciuto a livello internazionale e molto spesso viene contrastato in quanto ritenuto pericoloso dai potenti del mondo. Nel 2004 il suo blog diventa uno dei più seguiti a livello nazionale poiché era l’unica voce che giungeva dalla Palestina quando gli israeliani l’avevano occupata costringendo alla fuga tutti i giornalisti. La sua condanna allo stato israeliano lo porterà ad essere inserito nella lista nera dei nemici di Israele nel 2005 poiché era uno dei pochi occidentali a conoscenza dei crimini di guerra compiuti da Israele in Palestina. Vittorio Arrigoni viene ritrovato morto il giorno seguente durante un blitz organizzato dal governo palestinese per liberarlo. Il giorno dopo il governo pubblica le foto dei suoi presunti rapitori ma tre di questi vengono ritrovati morti in circostanze misteriose. La notizia della morte di un grande uomo che operava in uno stato invaso dalle truppe nemiche è passato in secondo piano in Italia non solo nei telegiornali, ma anche nei piani alti della politica italiana. Nessun politico è apparso al suo funerale, nessun personaggio di spicco della società italiana lo ha ricordato; probabilmente è meglio così: in fondo lui non ha mai voluto essere compianto da uno Stato che non riconosceva il suo operato. Invece le Nazioni Unite lo hanno ricordato in una seduta avvenuta dopo la morte, ma il cordoglio che di certo a lui è stato più gradito è stato quello avvenuto a Gaza a cui hanno partecipato centinaia di palestinesi prima del trasferimento della salma in Italia. Vitttorio Arrigoni è morto a causa del suo operato in Palestina e ancora una volta siamo costretti a parlare di una persona morta in circostanze misteriose ( a mio parere non è credibile l’idea di una cellula terroristica di Al Qaeda impazzita) mentre aiutava una popolazione che spesso è sottoposta ai soprusi di uno stato invasore come Israele. Francesco Peverini V L Immigrati: le vittime di un mondo a petrolio ITALIA. Il governo ha varato un piano per collocare i cinquantamila clandestini di cui è previsto lo sbarco. Lampedusa ne è esclusa. Lombardo:<<Serve il mitra>>. Casini:<<Via i tunisini, non sono rifugiati>>. Frattini propone di incentivare il rimpatrio con somme dai 1500€ a 2500€ ai singoli clandestini. Così non si trova una risposta condivisa all’emergenza clandestini che ormai da mesi ha messo in ginocchio Lampedusa; ovunque dilaga l’idea secondo cui non dovremmo far altro che rispedirli al mittente. TUNISIA: ex presidente Zine El-Abidine Ben Ali in carica dal 7 novembre 1987 e mandato in esilio il 14 gennaio 2011. Ventiquattro anni al potere. Egitto: ex presidente Hosni Mubarak in carica dal 14 ottobre 1981 all’11 febbraio 2011. Al potere per trent’anni. Libia: leader Muammar Gheddafi in carica dal 1° settembre 1969. Al potere da quarantadue anni. Siria: leader Bashar al-Assad succeduto al padre ne 2000. Così il mondo arabo è sottomesso da decine di anni a monarchie, democrazie fittizie o governi risultanti da colpi di stato spesso assecondati, o anche solo in rapporti commerciali con le grandi potenze per lo smercio di petrolio, l’unica grande risorsa che accomuna tutti i paesi nordafricani che si affacciano sul Mediterraneo. Il petrolio ha portato una grande ricchezza a parti molto limitate della società lasciando la maggior parte della popolazione in condizioni di miseria ed analfabetismo. Con l’avvento di internet e di mezzi di comunicazione difficilmente controllabili queste masse sono diventate coscienti della loro povertà e tentano di trovare una vita migliore raggiungendo il miraggio che ormai è diventata l’Europa. La stessa consapevolezza oggi sta mobilitando manifestazioni contro il governo che, duramente represse, che sono sfociate in tragiche guerre civili in cui si scontrano popolazioni e leader con un’iniziale supremazia di questi ultimi che senza pudore sterminano il proprio popolo. Queste condizioni causano crisi umanitarie che altre nazioni non possono permettersi di ignorare, soprattutto se c’è di mezzo la più importante fonte di energia al mondo. Sofia Sagarriga Visconti II F Tettonica a zolle, test nucleari, HAARP o punizione divina? Il Giappone brancola nel buio, nella speranza di trovare una soluzione per la catastrofe che l’ha colpito. Un terremoto di magnitudo 8.9 ha sorpreso il Paese di Shintaro Ishihara alle 14:46 dell’11 marzo. L’epicentro in mare aperto a 337 Km dalla capitale Tokyo, non ha tuttavia attenuato il disastro. È stata registrata una profondità del sisma di circa 25 Km, per una durata di ben tre minuti. Attimi di terrore puro per tutta la popolazione. La scossa ha provocato uno tsunami le cui onde hanno raggiunto i dieci metri di altezza, per poi scagliarsi senza pietà sulle case, sugli uffici, sulle scuole, ma soprattutto sulla centrale nucleare di Fukushima, le cui mura di protezione alte sei metri, non sono riuscite ad evitare la catastrofe. Questo terremoto è stato classificato come uno dei peggiori degli ultimi 150 anni, secondo solo a quello Cileno del 1960, in cui venne registrato un magnitudo di 9.3. Il movimento tellurico ha oltretutto causato uno spostamento dell’asse terrestre di circa dieci centimetri, con un conseguente aumento della rotazione terrestre di un microsecondo. Il Giappone è uno dei Paesi provvisti dei migliori sistemi antisismici del Mondo, tuttavia la potenza di questo sisma ha provocato, secondo le ultime stime, circa 22000 morti e 350000 sfollati. Oltre alle perdite e alle città distrutte, il problema principale riguarda la centrale nucleare di Fukushima: lo tsunami ha condotto all’interruzione di tutti i sistemi di raffreddamento dei sei reattori, provocando un successivo aumento di energia, quindi di calore, che ha causato l’esplosione del reattore 1. La popolazione limitrofa è stata evacuata a causa dell’alta diffusione di radiazioni. Successivamente si è proceduto a raffreddare i noccioli con l’acqua di mare per evitare la fusione delle barre radioattive, tuttavia dal reattore 3 prima e dal reattore 2 poi è uscita una colonna di fumo radioattiva la cui origine rimane ancora inspiegabile. Nel frattempo sono emerse alcune voci secondo le quali la TEPCO, la società che gestisce l’impianto, avrebbe omesso dei controlli nel rapporto del 28 febbraio di quest’anno. Altri sostengono che alla base di questa tragedia ci siano interessi economici. Infatti, in questi giorni, ha acquistato sempre più voce l’idea secondo cui i tecnici abbiano esitato una giornata intera prima di sfruttare l’acqua del mare per il raffreddamento, al fine di trovare una soluzione economicamente più vantaggiosa, poiché l’acqua esterna, e soprattutto salata, avrebbe reso impossibile l’utilizzo della centrale nei prossimi anni. Infine, Kazuma Yokota, ispettore di sicurezza del “Japan’s nuclear and industrial safety agency”, sostiene addirittura che i tecnici abbiano disattivato l’impianto di sicurezza prima dell’arrivo dell’onda anomala, caso per rendere l’impianto utilizzabile in futuro. Per quanto riguarda le radiazioni che sono state liberate in questi dieci giorni, l’OMS (organizzazione mondiale della salute) ha definito “grave” la contaminazioni di spinaci, fave, latte e acqua; inoltre il pericolo è stato esteso a tutti i Paesi che avrebbero importato questi beni dal Giappone. In questi giorni hanno preso piede tre specifiche teorie sull’origine del terremoto: la prima è quella classica, secondo la quale la crosta terrestre, costituita da placche in continuo movimento, avrebbe causato il sisma in Giappone, tuttavia molte per sone si chiedono come allora non sia stato possibile prevederlo. La seconda ipotesi, appoggiata dal dottor Matsushita del Nation Center of Atmosferic Research, affianca i movimenti tellurici agli esperimenti nucleari: secondo questa teoria, cinquant’anni di test nucleari avrebbero surriscaldato e de- alla ionosfera, avrebbe volontariamente provocato il terremoto attraverso una macchina che sfrutta le microonde; una teo- stabilizzato il nocciolo terrestre e gli altri strati, favorendo i terremoti. La terza ipotesi, molto più drastica, sostiene che l’HAARP, un’organizzazione che effettua ricerche relative all’atmosfera e ria che però desta ancora molti dubbi a livello fisico e geologico. Infine c’è una anche una quarta lettura dei fatti, che non ha basi scientifiche, sostenuta dal governatore giapponese, che ha dichiarato: ”L’identità dei giapponesi è egoista. Usando questo tsunami, per una volta, è necessario lavare l’egoismo. Insomma, io penso che sia un castigo dal cielo. E’ necessario che lo tsunami spazzi via tutto questo. Spazzi via la sporcizia che s’è accumulata col tempo nel cuore dei giapponesi”. Una specie di punizione divina che si è insomma scagliata contro il popolo giapponese, colpevolizzato da colui che lo rappresenta, proprio nel momento in cui vorrebbe sentire parole di speranza. Il Giappone riuscirà a riprendersi, ma la paura che è dilagata in tutto il resto del Mondo per questa “nuova Chernobyl” si fa sentire ogni giorno di più e sicuramente andrà ad influenzare il giudizio sul nucleare e sui problemi ambientali di molti cittadini, preoccupati per la propria salute e i propri figli.. Sophia Frequenti IV E Quanto accaduto in Giappone deve far riflettere sulla decisone riguardo agli impianti in Italia Nucleare: sì o no? La maggioranza lo auspica come unica soluzione. E le fonti rinnovabili? Un’intera nazione in ginocchio. Tre colpi terribili, più forti di come li assestava Mike Tyson ai bei tempi. Prima il terremoto, poi lo tsunami, infine il pericolo nucleare. Venerdì 11 marzo un terremoto di magnitudo spaventosa (8,9) ha colpito il Giappone, provocando poi uno tsunami nell’oceano Pacifico che si è abbattuto sul paese del Sol Levante. La catastrofe ha causato distruzione ovunque e una miriade di morti e dispersi: ben 22 mila complessivamente. E non è finita qui, perché Sabato 12 marzo si è verificata una devastante esplosione nella centrale di Fukushima, a 250 km da Tokyo, evidentemente danneggiata dalle catastrofi abbattutesi sul paese il giorno prima, La stessa all'esterno della quale già Venerdì era stata registrata attività radioattiva superiore ai limiti, tanto da indurre il governo a decretare l'obbligo di evacuazione per un raggio di 10 chilometri. Questa prima esplosione ha coinvolto il reattore n°1, mentre una seconda è avvenuta nei pressi del reattore 3, mentre il cuore dei reattori 2 e 4 risulta pesantemente danneggiato. Il pericolo maggiore a cui la popolazione giapponese, e forse buona parte del continente va incontro è quello della contaminazione radioattiva. Al momento risultano essere contaminati una decina i tecnici, ben 90 quelli da tenere sotto controllo, 10 milioni le persone evacuate e dunque a rischio. E’ vero che il livello delle radiazioni sembra essere al momen- to contenuto. Si parla attualmente di 30 millisievert di radiazioni tra i reattori numero 2 e 3, di 400 millisievert nei pressi del reattore 3 e di 100 vicino al reattore 4. Una singola dose di 1.000 millisievert, cioè di un sievert, che è l'unità di misura della radioattività, può causare malori temporanei quali nausea e vomito, mentre una di 5.000 millisievert è in grado di uccidere entro un mese circa la metà di coloro che l'hanno ricevuta. Per tutti questi motivi sarebbe sbagliato sottovalutare quanto successo. Quello di Fukushima è uno dei più gravi incidenti che si ricordino. E non ne attenua la gravità il fatto che non sia stato causato dall'imprudenza umana, come a Chernobyl, né da un'avaria, come a Three Mile Island, ma da un terremoto devastante. Quanto successo deve far attentamente riflettere tutti noi sulla domanda a cui tra pochi mesi dovremo prenderci la responsabilità di rispondere votando. Nucleare sì o nucleare no in Italia? Ci sono molti che hanno detto che quanto accaduto in Giappone ad i nostri sicurissimi futuri impianti non potrà accadere. La centrale di Fukushima è vecchia ed in più è difficile che in Italia possa accadere una catastrofe naturale simile a quella avvenuta in Giappone. Tutto vero. Ma i latini dicevano “Errare humanum est”. E l’impressione dei molti altri che si oppongono ai “nuclearisti” è che un futile errore umano, come quello che poco più di vent’anni fa causò la catastrofe di Cher- nobyl sia sempre in agguato. E le conseguenze da pagare per quel futile errore sarebbero gravissime. Non solo per l’Italia, ma anche per l’Europa intera. Possiamo noi assumerci questa pesantissima responsabilità? Ed inoltre ne vale veramente la pena? Il nucleare è l’unica soluzione risolutiva che possiamo adottare per risollevare la situazione che attualmente vede l’Italia come il Paese europeo più inquinante, più dip en den t e dagli sceicchi e con le bollette più care? Prima di essere tutto questo, il nostro è il paese del sole:La famosa canzone napoletana “O sole mio” è sentita dalla popolazione quasi quanto l’inno nazionale. E allora perché in Germania, dove il sole per molte parti dell’anno se lo scordano, si produce 70 volte l’energia solare che produciamo noi? Perché non sfruttare le fonti rinnovabili investendovi seriamente invece che puntare tutto sul pericolosissimo nucleare? Perché non l’energia eolica? Ah, no, questo si sa. Perché, come ha detto Patricello “l’eolico deturpa l’ambiente”. Invece una carovana di radiazioni e di scorie nucleari da smaltire all’ambiente fanno bene. Prima di puntare tutte le fisches del tavolo verde sugli impianti nucleari forse sarebbe meglio rimboccarsi le maniche, cercare di installare impianti solari ed eolici in dov’è possibile. Un tempo il rendimento di queste fonti era molto scarso, adesso inizia a diventare consistente. Questi impianti non inquinano, hanno bisogno di pochissima manutenzione, non c’è possibilità di far danno con un errore umano o a causa di un qualunque imprevisto ad un continente e non sussiste il problema delle scorie da smaltire. In più, sempre prima di andare a votare, c’è bisogno anche di considerare cosa fa il resto dell’Europa e del mondo. La tendenza, ormai stabilizzatasi è che abbiamo i paesaggi naturali forse più belli del mondo e che vengono dopo l’autosufficienza, perché ci abbiamo costruito sopra le centrali. Diremo che se un domani le scorie che produrremo per essere autosufficienti economicamente dovessero creare gravi danni ai nostri nipoti o ai nostri figli, la colpa è anche la nostra. Votando per il no dire- proprio quella di fare retromarcia sugli impianti nucleari e di puntare proprio sulle energie alternative, la cui potenzialità, per altro, non è ancora sfruttata a pieno. Ma la Francia ha 59 impianti nucleari al suo interno e non so quanti proprio al confine con l’Italia. Dunque se qualcosa accade ci coinvolge comunque. Premessa ineccepibilmente vera. Ma prima di approdare alla conclusione “tanto vale costruire anche noi impianti nucleari” è meglio riflettere ancora un po’. La Francia dando il via alla “nuclearizzazione” del suo territorio è come se avesse detto una cosa come “l’energia disponibile e l’autosufficienza economica viene prima di tutto, l’ambiente, i rischi e tutto il resto, dopo”. Votando il sì nel referendum diremo la stessa cosa. Diremo mo il contrario. Diremo di esserci sempre rifiutati di mettere in gioco la salute dell’ambiente in cui viviamo e di chi vivrà dopo di noi. E’ vero che per puntare sulle energie rinnovabili serve un po’ di tempo. Ed è vero che forse non si riuscirà ancora con questi impianti ad eguagliare il rendimento dei reattori nucleari coprendo l’intero fabbisogno energetico italiano. Questo referendum è più che un voto, è una scommessa. E tutti noi dobbiamo decidere su cosa puntare. Cosa rischiare e cosa assicuraci. Assicurarci l’autosufficienza energetica e le centrali nucleari, rischiando la salute dell’ ambiente e dei posteri? Assicurarci salute di ambiente e posteri, puntando sulle energie rinnovabili rischiando l’autosufficienza energetica? Essere “gli ultimi ad aver adoperato il nucleare” come vorrebbe la maggioranza oppure “tra quelli ad aver contribuito ad invertire la tendenza” come vorrebbe l’opposizione? A noi la scelta. E scegliamo bene, scegliamo dopo aver riflettuto, scegliamo dopo essere convinti per dimostrare che non siamo il paese dei controsensi, non siamo il paese dove ogni decisione importante non viene presa in base a disegni strategici, bensì sull'onda di un'emozione, di polemiche o interessi particolari, anche se si tratta di scelte destinate a cambiare la vita dei nostri figli e nipoti. Lorenzo Papini IV E Da sapere Il 12 e il 13 giugno gli italiani saranno chiamati ad un referendum abrogativo molto importante per la nostra nazione. Per abrogare, cioè impedire e bloccare la privatizzazione dell’acqua, il legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e il ritorno al nucleare, sarà necessario votare SI. Comenius: ultimo meeting in Francia Si è concluso da poco il progetto Comenius, con un meeting che si è svolto in Francia dal 5 al 9 aprile, a cui ha partecipato una piccola delegazione del nostro Liceo, composta da sei alunni di diverse classi accompagnati dalle professoresse Persichetti e De Petro. L’incontro è avvenuto a Martigues, dove le delegazioni di Spagna, Polonia e Italia sono state accolte molto calorosamente, non solo dagli studenti e dagli insegnanti francesi, ma anche da diversi rappresentanti delle istituzioni locali, che hanno dimostrato quanto stia loro a cuore tutto ciò che dà ai ragazzi una possibilità di con- frontarsi e accrescere la propria cultura, come, appunto, il progetto La ville plurielle. Gli incontri nei vari paesi partecipanti al progetto sono stati, possibili solo grazie alla costante collaborazione da parte dei ragazzi e, soprattutto, dei professori, che per due anni hanno contribuito a questo scambio interculturale facendo crescere il blog e migliorandolo continuamente; due anni di assiduo lavoro che hanno avuto un ottimo risultato : attraverso gli incontri, virtuali e Olimpiadi della filosofia Si sono tenuti tre incontri di preparazione alle “Olimpiadi della Filosofia”, che sono stati presieduti dal professor Picciafoco e le lezioni sono state dirette dai professori Porcello, Genzolini e Chiatti. Questi incontri sono stati una full immersion nella filosofia, si è analizzato il tema, che quest’anno riguardava “Potenza & Impotenza della filosofia”, attraverso tutti i filosofi, partendo da Zenone, fino ad arrivare a Kant, Hegel, Shopenauer. I partecipanti potevano scegliere due canali; uno permetteva di svolgere il tema in italiano, l’altro in una lingua straniera. Dopo aver affrontato la prova del 28 marzo, il liceo Alessi ha i suoi vincitori: Portali Maiettini Andrea del V°H, per il primo canale e Bonucci Jacopo,V°M, per il secondo. Facciamoci dire da loro qualco- sa in più. Cosa ti ha spinto a fare questa prova? A: “E’ stata un’occasione per mettermi in gioco e confrontarmi con gli studenti delle altre classi. J:Sono stato convinto a fare questa prova dalle mie professoresse di filosofia e inglese, che mi hanno fatto capire che ne ero all’altezza. Ho pensato, poi, che è comunque un’esperienza interessante e che non avrei perso nulla sostenendola, così ho provato e ho avuto successo. Quale traccia hai scelto e perché? A:Ho scelto la traccia in riferimento a Nietzche, poiché èun filosofo che apprezzo particolarmente, anche se non con- cordo con la sua linea di pensiero, ho pensato dunque di poter trovare in lui gli spunti adatti per intraprendere il dibattito sul tema proposto. J:Ho scelto la seconda traccia, perché mi permetteva di fare un discorso più ampio e più ricco di spunti e argomenti. avevo ripassato sia le filosofie antiche sia quelle moderne e la seconda traccia mi permetteva di parlare di entrambe liberamente. Come secondo te la filosofia presenta la sua potenza ed impotenza ai giorni d’oggi? A:Dipende dai punti di vista: se da una parte la filosofia ha perso d’importanza e di rilievo, in relazione al piano politico e sociale, tuttavia rimane sempre un “potenziale” che continua a persistere nelle persone non, tra i ragazzi si sono formate nuove amicizie e si è creato un collegamento che supera le barriere linguistiche e unisce le differenze culturali, il simbolo insomma di una città plurale, un luogo in cui è possibile confrontarsi e migliorarsi, la cosiddetta Ville Plurielle, appunto. Quindi, si può, dire che l’obiettivo proposto dal progetto Comenius è stato ampiamente raggiunto! Francesca Bellucci IV E Cappannini Maria Teresa IVB (poche) che ancora credono in essa e nella sua funzione costruttiva ed educativa. L’ostacolo che si one dinanzi alla filosofia è l’incomprensione di questa da parte della gente comune a causa della loro ignoranza, ed è questa la causa, a mio parere, dei disagi culturali presenti in Italia ed in gran parte del mondo. I filosofi parlano una lingua che la gente comune non sa comprendere. J:In questi giorni la filosofia presenta, più che altro, la sua impotenza, in quanto con l’ignoranza diffusa e dilagata che c’è, non riesce ad ispirare le nuove generazioni. Purtroppo solo una classe elitaria di persone riesce a comprenderei suoi insegnamenti, e, sono ancora meno, quelli che li mettono . Intervista a Lorenzo Papini (IV E) In Matematica, l’Alessi si è piazziata al primo posto mentre, in Fisica, secondi e terzi Com’è stata l’esperienza delle olimpiadi? “E’ stata una grossa esperienza di crescita, ho trovato un clima amichevole e compatto. Trovo che sia un’ottima valorizzazione per le eccellenze, ed è stato un buon modo per imparare insieme e conoscere nuove persone.” Questa esperienza ti ha aiutato a capire che fare in futuro? Sì, soprattutto quella di Fisica, mi ha fatto vedere dove, nella vita, applichi i concetti, mi ha permesso di capire cosa mi aspetta se dovessi scegliere Fisica. Quale delle due è stata più impegnativa? “Penso quella di Matematica, poiché la scuola, e l’attività stessa, pretendono una preparazione continua. Forse quella di Fisica, essendo individuale era più difficile, ma a me la Fisica piace di più, quindi l’ho fatta con più interesse (non che Matematica non mi abbia interessato).” Per quanto riguarda la preparazione specifica? “A dire il vero, non c’era bisogno di una preparazione specifica, almeno non in Matematica, poiché i corsi erano generali e tutti studiavano tutto. A Cesenatico, invece, quando faremo le Nazionali, cercheremo di incentrarci più sullo specifico, ognuno avrà un campo dove è più portato.” E l’organizzazione? E’ stata impegnativa per la squadra, come nell’individuale, e durante le selezioni devi assolutamente sapere a cosa vai incontro, dovrai dedicarci del tempo, e come dice il nostro Fèo : “E’ un onere ed un onore”. Quanto richiede in media la preparazione olimpica? Beh, in media un’ora e mezzo, se non due, al giorno, sia per Matematica che per Fisica. Dico in media, perché ci sono giorni in cui impiego quattro spiccato impegno ed un grande senso di attaccamento a quello che fanno, hanno tanta voglia di fare e infatti rendono il meglio. Personalmente, spero anche io, questo e l’anno prossimo, di soddisfare le aspettative dei ore e giorni in cui ne impiego una. Io, come gli altri. Come avete preso questa vittoria?(Matematica) “Il risultato è ovviamente positivo, riconferma la tendenza dell’Alessi a vincere questa gara, anche se non per questo dobbiamo allentare la presa. Invito chi potrebbe partecipare i prossimi anni ad investire gran parte del loro tempo e di metterci l’impegno necessario.” Problemi riscontrati? (Matematica) “L’unico problema è che i quesiti erano più impegnativi degli anni passati, così ci hanno detto, e abbiamo commesso degli errori veramente stupidi.” Riguardo i piccoli della squadra che mi dici? Nonostante sia il primo anno che partecipo, mentre le piccole sono già due, noto uno miei compagni, e anche le mie.” Perfetto.. ma non tralasciamo Fisica, impressioni particolari? (Qui ho chiesto anche a Giovanni Bartolini, anche lui del IV E, riserva della squadra) Lorenzo: “A Fisica, se non fai il quinto (e questo va assolutamente premesso) hai poche possibilità di vincere, quindi bisogna partire con l’intenzione principale di fare pratica, e non di vincere e sperare che gli anni prossimi vincerai. Così la vedo io, almeno. Comunque direi che sono alquanto soddisfatto dei miei risultati.” Giovanni: “Essendo la riserva, e quindi fuori-gara, posso dirti che l’allenamento fatto è stato di grande aiuto, e poi ho visto come funzionano le gare, e spero proprio di sfondare l’anno prossimo.” Sembra che l’anno prossimo, a Fisica, sarete rivali! Bene ragazzi, grazie Giovanni, qui abbiamo quasi concluso, un’ultima domanda a Lorenzo: hai consigli per chi intende partecipare gli anni prossimi, sia a Matematica che a Fisica? Riguardo Matematica, consiglio caldamente di venire ai corsi, poiché sono estremamente importanti, ma soprattutto di studiare con passione e tentarla, dando il meglio, sereni e tranquilli. Riguardo Fisica, come già detto prima, non bisogna partire con l’intento di vincere, soprattutto per i terzi o i quarti, ci si va per perdere, ma oltremodo per fare esperienza, e prendere coscienza che in quinto si avranno i requisiti adatti per vincere. Lasciami dire una cosa, però: “Noi puntiamo sui giovani in entrambe le materie, ma soprattutto per Matematica. Dal momento che quest’anno ne escono tre, e consiglio ai giovani talenti di partecipare, senza preoccuparvi, se vi piace davvero, è un’esperienza che dovreste fare!” Purtroppo non sono tra questi talenti della matematica, Giombolini, la Trabucco e la Delli Ponti sarebbero assolutamente d’accordo su questo… Comunque, grazie Lorenzo, e buona fortuna per le Nazionali! Grazie a te, ed alla redazione della Siringa per questo ‘privilegio’! *Faccina da paracu-o* Mett IV E Giustificazionevolissimevolmente Per la serie “Answer back in anger”, vorrei proporvi la mia (spero condivisa) risposta all’articolo della Prof.ssa Persichetti sulla non pertinenza del binomio “motivi personali” (o “affari miei” secondo la Sua personalissima opinione), ricorrente nei libretti scolastici dei ragazzi. Ci viene continuamente detto che la scuola, o meglio l’istruzione, è una possibilità che ci viene offerta, che non deve essere sprecata e via dicendo. È vero. Ma nessuno di noi è indispensabile e sicuramente le assenze di un qualsiasi membro della classe non pregiudicano il corretto svolgersi delle lezioni. Tutti noi abbiamo il diritto di andare a scuola, che è completamente diversa dal sistema lavorativo, di cui, spesso più che per spirito d’apprendimento, si fa parte solo per essere remunerati e poter arrivare a fine mese. Se io lavorassi e non mi presentassi nel mio ipotetico ufficio, il programma da svolgere durante la giornata rallenterebbe, provocando, nel peggiore dei casi, anche una perdita economica da parte dell’azienda. Ovviamente un datore di lavoro che vede peggiorare il profitto della sua impresa non è esattamente estasiato dal comportamento del suo impiegato e si aspetta , perlomeno, una giustificazione adeguata. Ora, come mai noi ragazzi, che non rallentiamo nulla, che non provochiamo una perdita economica, che potremmo aver avuto qualsiasi tipo di problema esattamente come tutti gli altri, dovremmo spiegare il motivo della nostra mancata presenza? Che cosa ha prodotto il nostro non esserci se non una lacuna, nostra e di nessunaltro, riguardante gli approfondimenti svolti la mattina della nostra assenza? E soprattutto, una volta appurato che noi maggiorenni o i nostri tutori abbiamo posto quella piccola firma che sancisce la Liminalia Sono ormai vent’anni che il Liceo Alessi collabora con l'Associazione culturale Liminalia, al fine di educare i giovani alla bellezza del teatro. Quest’anno, poi, il nostro laboratorio teatrale parteci pa al progetto europeo Comenius in modo attivo sul tema “La Ville Plurielle”, la città plurale. Il nostro primo incontro è stato aperto infatti con questa domanda: “Che cos’è la città plurale?”. Le risposte sono state varie. Poi ci hanno chiesto” Che cos' è la città globale?” E non siamo stati capaci di dare definizioni diverse dalle prime. Gli stadi iniziali del progetto sono stati dunque dedicati a capire la differenza tra queste due realtà. Silvia Bevilacqua e Francesco Torchia , i nostri esperti professionisti, ci hanno indirizzato alla ricerca di questa risposta. Siamo giunti alla conclusione che la città globale è una città dove le differenze culturali spariscono, dove domina una società di massa che tende ad omologare, convogliando tutti verso uno stesso prototipo di pensiero e persona. La città plurale invece è una città dove emergono molte differenze culturali, ma queste non dividono, anzi arricchiscono. Dalle no- stre idee, osservazioni e dai nostri dubbi, rielaborati con l’aiuto di Francesco e Silvia ed inseriti in uno sfondo letterario proveniente dalle suggestioni di importanti Autori, è così nato il copione. Esso descrive la giornata "tipo" di alcuni personaggi caratteristici della città globale: ciò che li accomuna è un sogno, vivere nella città plurale. Non è certo un tema poco impegnativo per ragazzi della nostra età: ma questo ha fatto scaturire un dibattito tra professori alunni ed esperti che ci ha anche legato umanamente. E da qui deriva il piacere di lavorare in piena assunzione di responsabilità per la perdita delle lezioni, cosa cambia nella vostra giornata se venite a sapere che abbiamo donato il sangue all’AVIS, siamo stati male, abbiamo trovato traffico, abbiamo investito un gatto e lo abbiamo portato dal veterinario o sono “affari nostri”? In fin dei conti, una delle frasi più spesso sciorinate dagli anziani è: “Peggio per te se non vai a scuola!”. Quindi? Qual è il problema? Il vostro tanto accanito interesse verso le nostre assenze farebbe quasi pensare all’esistenza di una setta- delpettegolezzo regolarizzata in aula professori! Lorenzo benedetti V G un gruppo unito, creativo ed entusiasta, guidato da due artisti capaci di tirare fuori la nostra personalità, apprezzando e facendo fruttare tutto ciò che ciascuno di noi ha da offrire. Abbiamo così lavorato e tanto, ma non ci è pesato. Questa esperienza ha arricchito il bagaglio culturale di ognuno e ci ha aperto gli occhi sulle molteplici facce che può assumere una città. Una città che potrebbe essere anche la nostra! I ragazzi del laboratorio Liminalia. Lucia Baldassarri V M Alice Dopo un dramma epico, il teatro carthago fa rotta verso le coste del paese delle meraviglie. Marinai! leveremo le ancore nel paese dove i gatti sorridono, i fiori parlano e cappellai (chi sa quanti!) prendono il the all' ora del the insieme a lepri che bevono il the poiché è sempre l' ora del the a causa di un orologio rotto che non segna altro che l'ora del the. Un mondo dove tutto il possibile é impossibile perché di possibile c' é solo l'impossibile. Alla fine di maggio riderete, piangerete, piangerete dal ridere e riderete dal piangere; seguirete Alice, se vorrete, dove solo la fantasia può arrivare. Silvia V. Angeli II E Michele Ramadori IV L La ville plurielle: meeting in Francia dal 5 al 9 aprile 2011 Si è appena concluso l’ultimo meeting previsto nell’ambito del progetto eTwinningComenius La ville plurielle. Alunni e docenti della Polonia, della Spagna e dell’Italia sono stati ospiti dei partners francesi del Lycée Jean Lurçat di Martigues. Non c’è stata solo una squisita accoglienza da parte della scuola, rappresentata dal Dirigente scolastico, Madame Marie-Claude Bonal, ma la costante presenza, in tutti i momenti, delle istituzioni locali: il sindaco di Martigues Gaby Charroux, la rappresentante del municipio Annie Kinas, il presidente del gemellaggio Perugia- Aix-EnProvence, Cosimo Giunta, il responsabile dei programmi europei dell’Accademia di AixMarsiglia, Jean-Michel Berthe. Abbiamo chiaramente percepito quanto il sistema educativo stia a cuore alle amministrazioni locali e l’importanza che si attribuisce alla cultura e al multilinguismo . Siamo ormai nella fase conclusiva del nostro progetto e i dati dell’attività sul multiblog parlano chiaro: al momento attuale più di 500 articoli, circa 4.000 commenti (per non parlare degli articoli pubblicati su Twinagers news, il nostro giornale on line) testimoniano un intenso lavoro che per due anni si è svolto attraverso un dialogo interculturale volto a conoscere la diversità delle nostre città e a riflettere sull’idea di città sostenibile o città ideale e sui problemi dei giovani. E’ l’idea di una città “plurale”, metafora o sogno di un futuro migliore e di un’umanità in grado di recuperare una dimensione autentica del vivere. Hanno fatto parte della delegazione italiana gli alunni Azzurra G. (3^ C), Sofia E. (3^ F), Francesca B. (4^ E), Chiara C. (4F), Lorenzo V. (4^ H) e Martina M. (4^I), accompagnati dalle prof.sse Giuseppina De Petro e Annalisa Persichetti. Chiara, Lorenzo e Martina raccontano così come il gruppo ha vissuto le giornate del meeting:”Comenius, we’ll remember it for ever” (è il refrain della canzone del nostro progetto, creata in Francia; ndr.). E’ stato questo lo spirito che ci ha accompagnati durante questa straordinaria esperienza. Francia, Spagna, Italia, Polonia: quattro paesi differenti, ognuno con la sua cultura e le sue tradizioni, si sono incontrati e hanno avuto l’opportunità di confrontarsi, conoscersi e anche migliorarsi, cercando di costruire, attraverso un vero e proprio autoritratto, l’idea di una città ideale dell’Europa in cui potrebbero essere soddisfatte le nostre esigenze di futuri cittadini europei. In pochi giorni si è creato un “ponte” che le differenze linguistiche e culturali hanno contribuito a consolidare e che rimarrà simbolo di quella che può essere una vera e propria “città plurale”, che è l’idea base del nostro progetto. Infatti, non bisogna dimenticare che tutti gli incontri svolti in uno dei paesi partners (come quest’ultimo in Francia) sono stati resi possibili unicamente dal lavoro di studenti e professori che oramai da 2 anni collaborano al progetto attraverso il multiblog. I viaggi, che rendono possibile l’incontro vero e proprio dei diversi paesi, rappresentano il momento più significativo e “concreto”, attraverso gli ateliers, degli obiettivi che il Comenius persegue, e sono frutto di un lavoro notevole che sta alla base dell’idea della cosiddetta “ville plurielle”. Abbiamo respirato uno spirito di uguaglianza e solidarietà che univa ciascuno studente partecipante. Grazie mille a tutti”. Giuseppina De Petro L’informazione distorta Nella riunione di Sabato 7 Maggio il tema proposto agli studenti è stato “La Distorsione dell’Informazione da parte dei media”. Come ospite è stato invitato Remo Gasperini, Presidente dei Giornalisti Sportivi e che ha scritto per il Messaggero per molti anni. La particolarità di questo incontro è che le classi interessate sono state quelle del biennio, ovvero ragazzi che non superano l’età di 16 anni. Nello stare in mezzo al pubblico non ho potuto non notare un certo disinteresse per le questioni mostrate dall’ospite. A parte l’elementare abc dei giornalisti che includeva la definizione di notizia e qualche breve esempio di che cosa consista il lavoro del giornalista, l’intervento non ha suscitato particolare entusiasmo da parte del pubblico. Non credo che sia dovuto esclusivamente all’età dei ragazzi ma semplicemente a quello a cui ogni giorno siamo abituati a vedere. Il disinteresse per i fatti che accadono nel mondo dilaga e neanche l’avvento dei social network e di internet sembra aver scosso le coscienze delle persone. La passività con cui si ricevono le notizie impedisce a molti di farsi un idea personale sugli avvenimenti e questo rende più facile ai media il manipolare e distorcere la realtà. Alla richiesta dell’ospite di poter aprire un dibattito riguardo gli ultimi avvenimenti ed in particolare riguardo alla morte di Osama Bin Laden i ragazzi rimangono muti e si guardano intorno, come scocciati da quell’invito. Non posso dire di non essere pessimista riguardo alle prossime generazioni, ma non posso neanche negare ciò che vedo. Tuttavia, alcuni ragazzi hanno deciso di intervenire e di porre domande intelligenti e interessanti all’ospite, tra cui dei commenti riguardo a Wikileaks o al fatto che molti giornalisti al giorno d’oggi preferiscono rimanere anonimi e diffondere le notizie senza alcun filtro. Insomma il dibattito, anche se poco, c’è stato. Alcuni ragazzi intervistati hanno trovato molto interessante l’incontro e che sarebbero felici di poterne fare altri sempre su temi attuali quale questo. Il tutto sempre per dimostrare che il disinteresse, per quanto esteso, non vale per tutti. Dario Sattarinia V L Incontro con Mauro Volpi sulla Costituzione Mercoledì 4 Maggio in occasione dell’assemblea d’istituto si è tenuto un incontro con il Professor Mauro Volpi, docente all’Università di Perugia ed ex membro del Consiglio Superiore della Magistratura. L’argomento dell’incontro era “ Costituzione, separazione dei poteri e forme di governo”. Mauro volpi ha tenuto una piccola lezione sulla nostra Costituzione e mostrato per quali motivi essi è il documento più importante per la nostra Repubblica. Partendo dall’insieme di ideologie dei nostri padri costituenti che hanno stilato ed elencato gli articoli fondamentali che stanno alla base dei diritti e dei doveri di ogni cittadino, Mauro Volpi ha in seguito mostrato le differenze fondamentali tra le altre carte costituzionali di altri paesi quali la Francia e gli Stati Uniti d’America. Tutte queste però pongono sempre ai primi posti la libertà dei cittadini e l’importanza della partecipazione civile per ricordare a tutti la grande responsabilità che ogni uomo ha in mano nel vivere in una democrazia. Tuttavia la parte più interessante dell’incontro è stato il dibattito portato avanti dagli studenti che, avendo letto e studiato gli articoli della Costituzione Italiana, avevano trovato alcune contraddizioni tra quanto è stato sancito come presupposto della Repubblica Italiana e quanto in realtà avviene nel nostro paese ogni giorno. Tra questi alcuni hanno posto quesiti riguardo la guerra in Libia e l’incongruenza con l’articolo 11 in cui l’Italia dichiara di ripudiare la guerra come strumento di offesa e di risoluzione per le controversie internazionali. A questi Mauro Volpi ha affermato che la guerra “non viene più dichiarata da molto tempo” e che oramai si tratta solamente di “un’operazione di polizia militare”. In seguito si è passati alla scuola e all’istruzione pubblica e privata chiedendo spiegazioni per il finanziamento di scuole paritarie a discapito di quelle statali. Infatti l’articolo 33 comma 3 afferma che nessuna scuola paritaria può ricevere oneri dallo Stato. Anche a questa Mauro Volpi ha dato ragione agli studenti e ha criticato la politica del Ministro Gelmini secondo cui Pubblico e Privato devono “avere una concorrenza alla pari”. Molte critiche sono state fatte anche alla linea del Governo che nel suo ultimo mandato ha, sempre secondo il Prof.Volpi. “abusato dei decreti legge” i quali, stando alla Costituzione, devono essere usati esclusivamente in “caso di emergenza nazionale”. Infine, sempre su domanda di uno studente, si è parlato della questione dell’immigrazione. “Stando ai dati del Ministero questioni internazionali. Una nota particolare riguarda una studentessa che ha affermato che forse l’ospite era “troppo di parte” e che era lampante il suo atteggiamento da uomo di “sinistra”, ma che tuttavia ha apprezzato che si fosse parlato di questioni attuali. Non ho paura di dire che il dibattito si sarebbe fatto più interessante se anche studenti del Lavoro”, afferma Volpi, “nei prossimi 10 anni il nostro paese avrà bisogno dai 90mila ai 200mila posti adibiti alla manodopera estera per non tornare a calare nel PIL.” Gli studenti sono stati molto entusiasti di questo incontro e stando alle interviste fatte si sente il bisogno e la necessità di coinvolgere maggiormente gli studenti in argomenti quali la politica o semplicemente le con idee diverse da quelle dell’ospite si fossero fatti avanti per stimolare una discussione più aperta e senza timore di scatenare polemiche. Globalmente un incontro molto ben riuscito, forse anche per merito della maturità dimostrata da tutti gli studenti. Dario Sattarinia V L Importanza della CGIL Quest’assemblea era organizzata sull’importanza del sindacato, nel passato come oggi. La persona che ha esposto ciò si chiama Domenico Maida e fa parte della CGIL. Ci ha mostrato un filmato di venti minuti tratto da un film mandato dalla rai poco tempo fa (Pane e Libertà). Il filmato illustrava parte della vita di Giuseppe di Vittorio, fondatore della CGIL. Cresciuto sfruttato dal lavoro minorile, nato in una famiglia di brac- cianti agricoli. Da adulto, lottando per l’uguaglianza dei diritti sul lavoro, si esprime in parlamento e si definisce fiero di aver lavorato, e fiero di essere definito ‘cafone’, asserendo che ‘la vera vita si impara così, la fame, il dolore e la fatica non hanno colore’. La CGIL nasce dopo il delitto di Bruno Buozzi, assassinato dai fascisti. Nasce con l’intento di essere un’associazione che tutela i lavoratori, al di là dei partiti politici, e contando anche l’uguaglianza dei sessi (questo solo dopo gli anni ’70!!!). Marylisa Alemi IIC Un elemento fondamentale è che la costituzione non procede da sola, ma ogni giorno deve essere alimentata da impegno e responsabilità: il dovere di aver fatto tutto il possibile. Il filmato è stato seguito con interesse da tutti, e anche la prima parte della conversazione. Purtroppo però in seguito l’attenzione è andata dissolvendosi in un interminabile chiacchiericcio, in cui nessuno si interessava più con sincerità . Volontariato Il giorno 5 maggio è stata tenuta in aula magna una riunione per mettere in contatto gli studenti con il mondo del volontariato. È stato invitato un membro del Cesvol (Centro Servizi per il Volontariato) per mostrare ai ragazzi il mondo dei volontari e in maniera più specifica creare una futura collaborazione dell’Ente con il nostro Liceo. La figura del volontario è risultata essere molto importante per il nostro paese poiché esso, oltre a rac- chiudere un insieme di valori positivi ed etici tra i quali l’altruismo e la voglia di sacrificarsi per gli altri, è una figura ufficialmente riconosciuta dallo Stato. Questo comporta anche una tutela garantita da alcune leggi in merito. Esso ha anche un ruolo politico poiché appunto sollecita la cittadinanza dei propri diritti e doveri. Inoltre egli ha il compito di sviluppare una coscienza collettiva basata sul principio di solidarietà e di responsabilità. L’aspetto più importante di tale incontro è stato l’invito ad una collaborazione attiva con la scuola sperando di poter invogliare così i ragazzi ad una cittadinanza attiva e consapevole. A tale fine si è pensato di avere in ogni scuola un “presidio del volontariato” per garantire così una maggiore partecipazione secondo i principi fondamentali di tale attività. Tuttavia è doveroso segnalare la poca partecipazione da parte del pubblico e lo scarso entusiasmo mostrato per ’incontro. Gli intervistati hanno espresso la richiesta di avere un qualcosa che sia più a contatto con la realtà di tutti i giorni piuttosto che “discorsi vuoti e ripetitivi” e che finiscono con il rimanere legati alla sola “idea accademica”. Inoltre ritengono che ci sia più bisogno di attenzione nel selezionare l’età dei ragazzi adibiti come pubblico in tali incontri Michael Ceccaccio VG Emergency Il 2 maggio 2010, con la presenza in aula magna delle classi 4^ A, B, C, D ed E ha avuto inizio la settimana dedicata alle assemblee scolastiche sul tema dell’emergenza umanitaria in Italia e nel mondo. A questo proposito sono stati chiamati esperti di Emergency per illustrare la dura realtà delle guerre (in particolare in Sudan e Iraq) e la situazione drammatica che riguarda l’immigrazione in Italia. Con l’occasione sono stati consegnati all’associazione le Il professor Sacchetti, docente universitario nella facoltà di Fisica all’Università di Perugia ha tenuto un’ interessante lezione sull’energia nucleare, tema scottante d’attualità in quanto a breve i cittadini aventi diritto al voto, e quindi anche i ragazzi delle quinte, saranno chiamati alle urne per giudicare, per l’appunto, l’ attività nucleare in Italia. Il dott. Sacchetti, reputando il referendum un metodo poco donazioni da parte di alunni a professori dell’Alessi. Con il motto “bisturi e cazzuola” – come ha spiegato Brunetta Bellucci– Emergency costruisce per curare tutti i feriti di guerra, senza posizione politica o religiosa, perché ogni essere umano ha il diritto di essere curato. Ricordando come il 93% delle vittime in una guerra sono civili di cui il 33% bambini, puntualizzando la drammaticità dell’uso delle mine antiuomo durante le guerriglie , infine citando l’articolo 11 della costituzione Italiana (“L’Italia ripudia la guerra”…) Brunetta introduce un video, dalla durata di 20 minuti, che commuove tutti i presenti attraverso la storia toccante di un bambino vittima di una mina anti-uomo e un giovane sudafricano operato al cuore dall’attento intervento dei medici Emergency. Obiettivo dell’associazione umanitaria è essenzialmente il diffondere una cultura di pace, aiutando i piu’ deboli a NUCLEARE consono per prendere questo tipo di decisioni, in quanto sono richieste troppe competenze in merito e un parere che difficilmente si discosti da quello immediato dello stomaco, ha deciso di parlarci non tanto dei pro e dei contro della produzione energetica, bensì del vero e proprio funzionamento delle centrali, delle fonti non rinnovabili da cui si ricava energia, degli incidenti di Fukushima e di Cernobil e degli effetti che hanno le radiazioni sull’uomo. Tra varie battute di spirito, il docente ci ha fatto una lezione di ripasso sulla reazione di fusione in maniera più approfondita, togliendoci dei dubbi, e sfatando qualche luogo comune. Sicuramente nel campo del nucleare c’è ancora spazio alle scoperte, per esempio nell’ambito dei reattori autofertilizzanti, o sul problema delle scorie radioattive, delle “guarire” non solo curando, ma anche offrendo spazi puliti e un’accoglienza adeguata ad ogni persona in difficoltà. Oggi Emergency è presente anche in Italia, dove accoglie gli immigrati per fornirgli un’adeguata assistenza. Emercency vi aspetta in via Imbriani il primo giovedì di ogni mese dalle ore 18:00 per curiosità o approfondimenti riguardo l’enorme lavoro di cui si fa carico in molte parti del mondo. Sara Mariangeloni IV E quali non sembra momentaneamente esistere nulla di efficace per poterne velocizzare lo smantellamento. Alla fine dell’assemblea qualche studente si è lamentato del fatto che si aspettava un approfondimento più adeguato sull’impatto positivo o negativo che può avere in uno stato la presenza di centrali nucleari sul territorio, ma nel complesso è stata apprezzata da tutti. Donatella Sorci V C La scienza: dubbi e paure dello scienziato Il problema etico della scienza è senz’altro uno fra i più attuali della nostra epoca: Come scriveva Hobsbawm nel suo “Il Secolo Breve” : “il ventesimo secolo non si trova a suo agio con la scienza che è il suo risultato più straordinario e da cui esso dipende.”. Il problema, parafrasando Oscar Wilde , è l’ accettazione o meno del principio “ Science for science’s sake” (la scienza per la scienza). Problema assurdo data l’ origine della scienza nell’ antica grecia come sostituzione del logos al mito come chiave di lettura della realtà. Possiamo volere il progresso a tutti i costi? Dove lo collochiamo in una ipotetica scala di valori? In poche parole : dove si ferma la libertà di uno scienziato ? Bisogna partire senz’altro dall’ idea di scienza comune , partenza che suscita di fatto il primo problema della diatriba. Lo studio filosofico della scienza riguarda principalmente due aspetti della scienza stessa : il suo valore conoscitivo-gnoseogico (epistemologia) , e la sua ingerenza in questioni etiche. Partendo dal punto di vista gnoseologico,come diceva Pascal: “ il supremo passo della ragione sta nel riconoscere che c’è un’ infinità di cose che la sorpassano”, opinione di un filosofo cristiano, ma comunque largamente condivisa, che sancisce la non-onniscienza dell’ livello teorico-speculativo, per quanto riguarda il suo riscontro etico il problemasi manifesta nell’esigenza di scelte concrete, ed ha molteplici nomi : etica della scienza pura, etica della uomo di fronte alla realtà. Si contrappone questa alla convinzione materialista secondo la quale tutto ciò che non si sa, non lo si sa perché ancora non ci è possibile reperire i dati adatti alla sperimentazione. Dal punto di vista etico invece possiamo notare come, dopo la caduta del Nazismo e delle sue indiscriminate sperimentazioni di eugenetica , l’ idea di uno scienziato convinto di poter esercitare controllo sulla vita o sulla morte resta poco più che un residuo cinematografico. Se per quanto riguarda i limiti conoscitivi della scienza il problema rimane al scienza applicata , etica della tecnica (bioetica). Andando a rovistare fra gli eventi storici legati alla scienza carichi di un significato etico (Invenzione e uso della bomba atomica, invenzione e uso della bomba ad idrogeno) sorgono molteplici problemi : Heisemberg ricordando una chiacchierata con Fermi riguardante il progetto Manhattan cita la risposta di quest’ultimo al quesito etico da lui posto : “eppure è un così bello esperimento”.A parere di Heisemberg è tutto qui il problema : lo scienziato “ha bisogno di sentirsi confermare da un giudice imparziale,dalla natura stessa” frase che ci porta a individuare quantomeno la fetta di responsabilità che appartiene allo scienziato. Il problema è da porre non solo quindi alle spinte esterne, alle sovvenzioni, ai motivi politici che lo stesso Hobsbawm ricorda sempre nel suo “ Secolo Breve” bensì nella testa dello scienziato, nella sua propria coscienza, nel conflitto che si viene a creare fra i suoi bisogni di conferma e l’etica universale e sociale una volta sancita la sua responsabilità. Fioriscono ad oggi studi teorici di applicazione di un etica deontologica alla scienza in generale basata su valori altrettanto generali quali possono essere i diritti dell’ uomo, ed hanno tutti i loro sbocchi pratici , che non risolvono però il problema, irrisolvibile, della libertà personale e della coscienza dell’individuo che, per gli stessi valori morali devono essere preservati nella loro integrità. Non esistono forse casi generali e ogni singola questione etica è da discutere nella sua singolarità alla luce del principio di inviolabilità della vita umana : ogni scienziato nella sua coscienza di uomo è responsabile di ogni sua azione, compreso l’ uso che si fa del suo operato. Come ricorda Fëdor Dostoevskij “ciascuno di fronte a tutti è per tutti e di tutto colpevole”. Emilio Gianotti V C Nuove Tecnologie In un mondo consumista e in continua evoluzione come quello attuale, la richiesta di novità tecnologiche e perfezionamento degli strumenti già presenti cresce a livello espo- lettori musicali e varie applicazioni potrebbe comportare un impoverimento delle capacità del nostro cervello non più utilizzato per le cose banali che però potrebbero diventare nenziale giorno dopo giorno e normalmente anche l’ offerta sul mercato deve crescere insieme alla richiesta per la legge della domanda e dell’ offerta. Tra le ultime innovazioni figurano come personaggi principali Personal Computer, chat di ogni tipo, lettori musicali e qualsiasi genere di social network conosciuto. Lo sviluppo costante di questo settore prettamente commerciale comporta, come tutte le cose, una serie di fattori e caratteristiche positive seguita subito da una serie altrettanto importante di conseguenze ed effetti negativi. Sicuramente la vita quotidiana è molto facilitata dall’ impiego di queste nuove tecnologie ma il cervello umano per merito o per causa di queste stesse compie meno sforzo, in quanto viene sostituito in alcuni procedimenti da questi strumenti e, dato che, come tutti sappiamo, l’ uso sviluppa l’ organo, lo scorretto uso di computer, importanti. La possibilità di effettuare ricerche, inviare dati da una parte all’ altra del mondo in frazioni di secondo o la capacità di avere informazioni in tempo reale da dovunque, sono ormai divenute normalità all’ ordine del giorno pur essendo, non più di quindici anni fa, semplice e pura fantascienza. Il problema fondamentale è che presto o tardi, queste ‘ esemplificazioni’ che ci vengono offerte e propinate in continuazione potrebbero diventare qualcosa di indispensabile così da far trasformare l’ uomo stesso in schiavo degli strumenti che ha creato per la propria convenienza. Che ci sia quindi un gatto che si mangia la coda dietro a quello che sembra un miracolo tecnologico? D’ altra parte tra i pro, riscontriamo però la velocità che certe tecnologie ci offrono: in un mondo che va sempre e comunque di fretta dati, informazioni e numeri non possono viaggiare lenti perché sarebbe un forte impedimento per tutto ciò che riguarda il mondo dell’ economia. Una corsa contro il tempo è sempre una caratteristica apprezzata in tutto, forse perché l’ uomo ha paura del tempo. Ma è veramente giusto eliminare del tutto l’ attesa? Se già i dati di cui abbiamo bisogno viaggiano più veloci di noi, il futuro quale sarà? Arrivati alla perfezione non si può sicuramente migliorare ma la richiesta di innovazione non si fermerà di certo. Il codice binario e i meccanismi dei nostri portatili appiattiscono ogni nostra sensazione, percezione o frase con una semplice sequenza di numeri, ma l’ uomo non è e non sarà mai una semplice sequenza di numeri. La verità è che stiamo andando in contro a una vita in cui nessuno sarà più in grado di comunicare i propri sentimenti e le proprie sensazioni senza una sequenza binaria a fargli da intermediario? L’uomo come animale sociale ha e avrà sempre bisogno di comunicare con suoi simili e forse queste tecnologie finiranno per toglierci la capacità di farlo. Sicuramente il nostro futuro non lo possiamo prevedere ma possiamo costruirne le basi, quindi usiamo gli strumenti che ci sono stati dati come tali e non facciamoci comandare da loro, non cadiamo in dipendenza e non perdiamo le capacità acquisite fin ora. A prescindere dalle conseguenze positive o negative che le nuove tecnologie possono avere, tutte le cose materiali vanno usate con il giusto dosaggio e senza abusarne per non finire poi a non poterne fare più a meno. Nicole Zugarini III L Dall’anno della biodiversità all’anno delle foreste Maria Teresa Cappanni IVB Il 2010 è stato l’anno dedicato dall’Onu alla biodiversità, il 2011 vedrà al centro delle discussioni ambientali le foreste. Queste sono fondamentali nella conservazione delle acque e del suolo, oltre ad assorbire ogni anno tre miliardi di tonnellate di carbonio, che corrisponde a circa il 40% delle emissioni dovute al consumo dei combustibili fossili dell’uomo, attuando un importante processo che ripulisce l’aria di un gas serra pericoloso e ci consente di rallentare i cambiamenti climatici. La deforestazione e il degrado delle foreste sono responsabili di circa il 18% delle emissioni di gas serra. Ogni anno si perdono circa 13 milioni di ettari di foresta, vale a dire 36 campi di calcio al minuto di foreste in meno nel nostro pianeta, soprattutto nei territori tropicali dove si concentra la massima biodiversità. Analizzando dei dati relativi a queste perdite possiamo dire di essere migliorati rispetto agli anni ’90, dove i milioni erano 16, ma i dati restano comunque allarmanti. Le cause principali di questa imminente scomparsa possono essere ritenute il taglio illegale per il commercio di legname, la conversione in aree di pascolo o di agricoltura, i cambiamenti climatici e gli incendi; a causa di deforestazioni insostenibili alcune società antiche sono scomparse. Osservando le varie situazioni delle foreste mondiali, possiamo dedurre che, ad esempio, in India, secondo le autorità, c’è stato un aumento del 5% negli ultimi dieci anni, ma se si guarda al concreto, i dati governativi sono nella sostanza ingannevoli. Continua nella pagina successiva. I boschi indiani naturali, stanno scomparendo al ritmo di 2,7% all’anno, bisogna distinguere tra impianti artificiali e foreste naturali, che sono sempre più saccheggiate da un forte incremento di popolazione. Ciò ha portato a situazioni come la scomparsa della natura precedentemente presente in pianura e, sulle colline, uno sfruttamento eccessivo ha devastato la vegetazione naturale, attivando canali di erosione. Se si analizza la situazione presente in Uganda, si possono notare, dove un tempo era situata la foresta pluviale, ultimo rifugio dei gorilla di montagna, piantagioni di banane e l’erosione ormai inevitabile e devastante è in atto. In Indonesia il fenomeno della deforestazione è aumentato dal 1996 fino a raggiungere una media di 2 milioni di ettari di foresta perduta all’anno; oggi resta solo la metà della copertura originaria e le foreste delle ultime tigri con essa. Quest’anno in Indonesia arriverà una moratoria su tutte le nuove concessioni per aree forestali e torbiere. In Italia è stata attuata l’Operazione Beniamino che ha assicurato un futuro a circa 10mila ettari di bosco. Grazie alle Oasi il WWF protegge numerose e preziose aree di boschi; negli ultimi anni il nostro mercato di prodotti come olio di palma e polpa di carta è andato crescendo, questo deve essere per noi uno stimolo per permettere una corretta crescita e conservazione delle ultime foreste tropicali, non dobbiamo pensare che non sia un problema nostro restando consumatori. Sempre nel nostro Paese abbiamo un grande patrimonio, 12 foreste storiche, la loro gestione non è facile, perché sono tra le più sensibili ai cambiamenti globali, a partire da quelli climatici; per difendere le nostre foreste si stanno applicando piani di gestione che puntano a consolidare la struttura vegetale, a riqualificare i boschi che hanno subito trasformazioni nel tempo, ad eliminare specie invasive. Spostando il nostro sguardo in Amazzonia, ecosistema più ricco al mondo di biodiversità, ospitando 60mila specie di piante, mille specie di uccelli e oltre 300 specie di mammiferi, possiamo notare la situazione in bilico tra distruzione e conservazione; le etnie sono minacciate continuamente, alcune sono salve, altre sono state deportate dopo aver visto le ruspe devastare i loro territori. Le dighe costruite hanno portato allagamenti e malattie come la malaria, quelle in costruzione serviranno per alimentare fabbriche di multinazionali. Il taglio e gli incendi continuano come sempre, ma ora vengono intolleranti anche dalle autorità locali, che prima chiudevano gli occhi. Associazioni come Greenpeace e il WWF si impegnano a denunciare il continuo taglio e la corruzione illegale, radicate nella vita amazzonica. L’Amazzonia resta un’importante realtà per la ricerca; infatti nelle aree che ora sono occupate per il pascolo dei bovini e dove sorgono vegetali per biodiesel, sono state scoperte 1200 nuove specie di animali tra scimmie e uccelli, di cui prima non si sapeva niente. La condizione per far sì che le foreste svolgano nel migliore dei modi il loro ruolo utile all’uomo per ripulire l’atmosfera dal carbonio è che le foreste non siano disturbate nelle loro funzioni; una foresta ci mette circa 100 anni nelle regioni temperate, nelle foreste tropicali i tempi sono di circa mille anni, per raggiungere un equilibrio abbastanza stabile nel bilancio del carbonio. In un solo giorno, ad esempio a causa di un incendio, tutto il lavoro fatto da un bosco per ripulire l’aria può essere perso; l’aumento degli incendi boschivi causa una situazione di stress all’interno del bosco e,conseguentemente, la perdita di biomassa e l’estinzione di alcune specie. Alla Conferenza sul clima di Cancun è stato stabilito un fondo internazionale di 5 miliardi di dollari entro il 2012 per la protezione delle foreste; quest’accordo, se ben attuato, potrà permettere ai Paesi più poveri di difendere le foreste e controllare i tagli illegali. Giustizia Dimenticata Ferrara, 25 settembre 2005. Muore Federico Aldrovandi, un giovane diciottenne, per mano di quattro poliziotti. Questo racconta Filippo Vendemmiati con il suo video documentato "E' stato morto un ragazzo". La mattina il ragazzo tornava a casa a piedi dopo una serata "sfascio" con gli amici, l'autopsia rivelerà poi che aveva assunto un paio di pasticche, fatto che gli stessi amici confermeranno, aggiungendo che era un'abitudine. Verso le 6 della mattina, il 113 riceve una chiamata, da un'anziana signora abitante lì, nei paraggi dell'Ippodromo di Ferrara, nella quale vengono segnalate diverse urla e rumori fastidiosi provenienti probabilmente da un "ragazzo impazzito". Solo 5 ore più tardi i genitori, Patrizia Moretti e Lino Aldrovandi, verranno informati della morte del figlio, da un amico e collega poliziotto del padre di Federico. Il 15 marzo dell'anno successivo viene aperta l'inchiesta contro i quattro poliziotti indagati per omicidio preterintenzionale Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri, i quali negheranno i fatti fino al 2010, quando verranno condannati a tre anni e otto mesi, che non sconteranno mai. E' questo ciò che racconta Vendemmiati, in un documentario che fa riflettere e commuovere: come é stato possibile che 4 rappresentanti dell'ordine pubblico d'Italia abbiano potuto commettere un simile crimine? Ed é proprio su questo concetto che si sofferma il giornalista: bisogna stare attenti a non criminalizzare la polizia italiana ma solo quei 4 individui. "È stato morto un ragazzo", titolo provocatorio quanto mai azzeccato che sostituisce alla verità dei fatti ("ucciso") la sconvolgente bugia dichiarata per ben 5 anni in tribunale. Mett Mariotti IV E Sara Mariangeloni IV E MONOTEISMO E INTOLLERANZA: UNA QUESTIONE APERTA Il primo titolo che mi era venuto in mente per questo contributo era, semplicemente, “Monoteismo e intolleranza”; tuttavia, riflettendoci meglio, mi è sorto il dubbio che in qualche modo già dall’incipit tacitamente venisse suggerita una interpretazione che prefigurasse un legame costitutivo e fondante tra questi due termini. Per cui ho ritenuto opportuno aggiungere una “coda” esplicativa per evidenziare come in realtà non sia così scontato e predeterminato come si potrebbe pensare il nesso tra la fede in un Dio unico e la costituzione di un sistema di rapporti umani tendenti ad emarginare e a combattere anche con le armi coloro che tale fede non condividono. Non si può tuttavia negare che nella storia dell’umanità persecuzioni e conflitti basati su motivazioni di carattere religioso hanno fatto massicciamente il loro ingresso con la diffusione del monoteismo, in primo luogo quello ebraico - cristiano e successivamente quello islamico. Infatti, rimanendo nell’area gravitante intorno al Mediterraneo, laddove tale credo è nato e si è profondamente radicato, i popoli che praticavano le religioni politeiste e naturalistiche – i cosiddetti “pagani” – pur non essendo né pacifici né tolleranti verso i “diversi” (si pensi ad esempio al dualismo grecità – barbarie, oppure libertà – schiavitù…..), tuttavia mai scesero in guerra per imporre i loro dei agli altri popoli, né misero in piedi organismi repressivi e coercitivi sul tipo del tribunale dell’Inquisizione. Lo stesso Paolo di Tarso, trovandosi in Atene nell’Areopago ad annunciare la Buona Notizia ai Greci, si imbatté in un’ara dedicata al Dio ignoto (Atti, 17:23); questo tanto per capire quanto fosse sconfinata la libertà in fatto di culti nel mondo classico, ove ci si preoccupava addirittura di assicurare adorazione ad eventuali deità sconosciute, che comunque non si volevano offendere. È certamente vero che gli imperatori romani spesso sottoposero ebrei e cristiani a persecuzione, con condanne al carcere ed alla pena capitale, ma la motivazione di esse non aveva tanto a che fare con la sostanza del credo religioso quanto piuttosto con il fatto che coloro che lo praticavano si ponevano in contrasto con precise disposizioni legislative, come ad esempio l’obbligo civico di sacrificare al Genio dell’Imperatore; del resto anche in Italia, sino all’introduzione dell’obiezione di coscienza, i Testimoni di Geova che si rifiutavano di svolgere il servizio militare per motivi legati alla loro interpretazione del Cristianesimo subivano la condanna al carcere militare. Vi era poi il timore, spesso non infondato, che l’ostilità e l’intolleranza dimostrata sin dall’inizio da Ebrei e Cristiani verso tutti gli altri culti ammessi nell’impero creasse problemi di ordine pubblico e tensioni sociali: è ben noto il caso di Alessandria, ove la coesistenza tra la comunità ebraica e quella greca non era sempre pacifica, al contrario dava spesso luogo a violenti scontri, mentre l’assassinio da parte di fanatici cristiani di Ipazia, studiosa di scienze matematiche e filosofiche, è stato di recente riproposto tramite una riuscita interpretazione cinematografica. Per il resto, a prescindere dalle crociate e dalle violente e feroci persecuzioni dei movimenti cosiddetti eretici che lasciarono una funesta scia di sangue e di morte nell’occidente cristiano lungo tutta la storia medievale e moderna, sin dall’inizio il Cristianesimo, quando divenne con Teodosio religione di stato (editto di Tessalonica, 27 febbraio 380), portò avanti la distruzione sistematica di ciò restava degli antichi culti politeistici, perseguitandone e disperdendone i cultori e spesso appropriandosi di antichi templi e santuari, riconvertiti in chiese. Per ciò che riguarda poi il dovere dello Jihad (al maschile, come viene raccomandato dai cultori di studi musulmani) nella religione dell’Islam, il significato originario di “sforzo interiore necessario per la comprensione dei misteri divini” che il termine aveva nel periodo iniziale della rivelazione coranica venne ben presto a declinare nell’accezione di “guerra di conquista contro i nemici non credenti”, pur rimanendo comunque espressione largamente polisemica e passibile di letture anche molto divergenti. Comunque tuttavia lo si voglia interpretare, rimane il fatto che la diffusione dell’Islam nel Vicino Oriente e nella sponda meridionale del Mediterraneo, sino alla Penisola iberica, non avvenne tramite la predicazione non violenta, come fu almeno all’inizio per il Cristianesimo, ma sulla punta delle spade e con una travolgente serie di conquiste che sconvolse alla radice l’assetto del mondo mediterraneo. Posto dunque il problema, ovviamente solo per accenni e suggestioni, di tutto il pesantissimo carico di dolore e di ingiustizia che le grandi religioni monoteiste si portano sulle spalle e con cui i sinceri credenti debbono per forza di cose fare i conti, senza volgere ipocritamente la faccia da un’altra parte e senza nascondersi dietro frettolose e tardive prese di distanza (peraltro piene di sottintesi e riserve auto assolutorie), resta il nodo centrale da cui questa riflessione ha preso le mosse: può la tolleranza, o meglio ancora come oggi si preferisce dire l’inclusione di chi è diverso da noi, costituire parte integrante a tutti i livelli del modo di pensare e di vivere di chi affida la propria salvezza personale a quel Dio che sul Sinai presentò se stesso a Mosè come “un Dio geloso” nel primo dei comandamenti da Lui dettati (Esodo, 34:14)? A una tale domanda io fornirò in questa sede la risposta che come cristiano mi sento di poter dare, ovviamente nella consapevolezza che l’individuazione di un luogo di incontro tra diversi punti di vista su un argomento così gravido di implicazioni non solo teologiche sia senza dubbio l’unica e vera base su cui costruire un autentico ecumenismo e un effettivo dialogo tra le religioni. In questo spirito di umiltà e nella piena consapevolezza della grande complessità e varietà delle prospettive dalle quali questo discorso può essere affrontato, ritengo che certo può apparentemente sussistere una drammatica contraddizione tra il sentirsi parte di un progetto di salvezza che esclude da essa coloro che ne sono fuori, e nel contempo includere questi ultimi in un rapporto di parità e fraternità. Ciononostante credo esista una via per superare questo dilacerante dilemma: essa si trova a mio parere nel prendere coscienza che l’insieme della convinzioni su cui si basa la fede cristiana si configura, se autenticamente vissuto, come “un’impresa di libertà”, e che quindi “non è data nessuna statica verità oggettiva che si impone alla mente e che occorre solo riconoscere”; al contrario ogni credente in Cristo è costantemente chiamato “all’esercizio della creativa responsabilità personale” (traggo tali citazioni dal bell’articolo del teologo Vito Mancuso intitolato Il Gesù storico secondo Ratzinger, pubblicato in Repubblica dell’11 marzo 2011). Ecco dunque che alla durezza della lettera, irta di divieti, di contraddizioni e di sentieri interrotti si contrappone la libertà dello Spirito il quale “soffia dove vuole” (Giovanni, 3:8) e quindi ci riconduce alla sorgente della Parola che in ogni tempo si manifesta agli uomini, parlando in forma ad essi comprensibile e chiamandoli tuttavia a ricercare in se stessi, in quella interiorità ove Agostino ci ha insegnato si manifesta quella Verità vivente a cui i segni impressi sulla carta alludono per speculum et in aenigmate (1Corinzi, 13:12). In questo senso dunque “conosceremo la verità e la verità ci farà liberi” (Giovanni, 8:32), affrancandoci dal giogo della letteralità scritturale e dei precetti di chi ritiene di avere il monopolio interpretativo di essa e chiamandoci a riscoprire e a mettere in discussione la nostra fede anche attraverso il confronto con chi crede diversamente da noi o con chi non accetta di inscrivere la propria vita in una prospettiva oltremondana. In questa visione il fanatismo e il dogmatismo sono i più grandi nemici di un rapporto con la Divinità autenticamente vissuto come continua conquista e percorso incessante lungo un itinerario in cui ogni punto di arrivo è sempre punto di partenza di un nuovo viaggio che ha la sua meta finale oltre questa dimensione esistenziale, quando si apriranno a noi “cieli nuovi e terre nuove” (Apocal., 21:1). Riconducendo dunque alla dimensione interiore della coscienza individuale il nucleo fondante dell’esperienza di fede ed il luogo elettivo del rapporto con Dio si superano gli steccati che separano gli uomini in base alle loro convinzioni religiose e si pongono le basi per una tolleranza che non significhi “sopportare” con malcelato fastidio chi è diverso da noi, ma al contrario aprirsi ad un confronto senza riserve da cui tutti possano uscire confortati ed arricchiti. E non si pensi che questo atteggiamento di apertura e disponibilità sia solo una specie di “abito intellettuale” da indossare in occasioni riservate agli “addetti ai lavori”, sul tipo di incontri ecumenici, congressi, iniziative di settore e quant’altro: in realtà dovrebbe, anzi deve divenire parte integrante dello stile di vita quotidiano dei credenti in generale e dei cristiani in particolare. I quali si distinguono dagli altri non per le loro convinzioni metafisiche sbattute in faccia con supponenza a coloro che non le condividono, ma per lo spirito di servizio con cui si aprono ad ogni esperienza umana senza voler giudicare, nella convinzione che Dio si manifesti nel prossimo, anche se apparentemente lontanissimo da noi. Spogliandoci quindi socraticamente delle nostre artificiose certezze vivremo una fede autentica, non sorretta dalle stampelle dei dogmi ma costantemente arricchita e rafforzata dalla ricerca della verità che si manifesta nel dialogo e nel confronto in tutte le occasioni della vita. Ovviamente la scelta di fede implica una certa dose di solitudine e di rischio: a noi e a noi soli, come singoli, spetta infatti la scelta di “affidarci” senza garanzie di sorta ad una Presenza che non si lascia catturare né da argomentazioni filosofiche né tanto meno da elucubrazioni pesudoscientifiche o pseudomistiche. Tuttavia questo “cammino nel deserto” che costituisce l’essenza fondativa della condizione di chi crede, in quanto implica il distacco dalle cose materiali ci spinge a percepire in chi ci è vicino non un mezzo da usare ma un fine da conseguire; e allora in questo spirito si apre a noi l’itinerario che conduce alla scoperta dell’altro come enorme ricchezza da conquistare e valorizzare. Homo homini Deus: su questo terreno genuinamente umanistico tutti, atei e credenti, possiamo e dobbiamo incontrarci per camminare insieme rimandendo diversi ma sentendoci uguali e fratelli, non importa se per la parola “Deus” usiamo la lettera maiuscola o minuscola. Sandro Tiberini LE CENTRALI NUCLEARI SALVERANNO L’UMANITA’ Basta pregiudizi. Stop all’ipocrisia. E’ ora di dire la verità Da molti anni, ormai, si sa che l’energia sprigionata da un atomo, l’infinitesima parte della materia, è talmente grande da poter radere al suolo persino una città come New York o Tokyo. Di pari passo la paura delle persone è aumentata tanto che sarebbero disposte a pagare per non sentire neanche più quella parola: ‘’nucleare’’. Tutto questo a causa della Seconda Guerra Mondiale che ha visto l’alba di una nuova era di scoperte e invenzioni in campo fisicomatematico ma che, in quel caso però, sono servite ad uccidere e distruggere: la potenza dell’energia nucleare. Prima ‘’Little Boy’’ su Hiroshima e poi ‘’Fat Man’’ su Nagasaki, rispettivamente il 6 e il 9 agosto del distante ma recente 1945, hanno mostrato al mondo intero la potenza del genio umano, ma anche la pazzia di una specie animale che ha sfruttato la propria intelligenza per uccidere i propri simili. Tutti sanno gli effetti causati delle due bombe ‘’Little Boy’’ e ‘’Fat Man’’ (piccolo ragazzo e uomo grasso, soprannomi coniati dagli scienziati per i due ordigni a causa della loro forma prima piccola, quasi esile, e poi ‘’grassa’’ sferica’’) , il famoso fungo di fuoco e fumo, l’onda d’urto biancastra, il deserto di fuoco e i milioni di vittime, ma nessuno non sa o fa finta di non sapere che la stessa potenza può essere sfruttata per dare enorme quasi infinita ad un bassissimo costo. Una centrale nucleare infatti, in una media annua, produce il 1000% in più di unanormale centrale termica sfruttando solo poche tonnellate di uranio (ricavabile in quantità pressoché infinita dal mare e dalle minire per altri 60-70 anni) che durano quasi 20 anni. In Italia, però, il discorso è stato chiuso nel 1987 con il famoso referendum abrogativo che sancì definitivamente il ‘’No’’ alla costruzione di centrali nucleari nel nostro territorio e che ci ‘’costrinse’’ a comprare l’energia prodotta dalle centrali nucleari francesi pagandola salatamente. La paura della gente è causata anche dal timore che si possa ripetere un disastro come quello di Cernobyl, la violenta esplosione della centrale nucleare che ha raso al suolo l’omonima città e che fatto uscire materiale radioattivo nell’ambiente circostante colpendo i pochi sopravvissuti e perfino le generazioni seguenti inguaribili malattie e incessanti agonie. Ma la costruzione di una centrale è veramente una scelta azzardata? Il processo di produzione di energia elettrica partendo dall’uranio è il seguente: nel nocciolo (la parte più importante del sistema) avvengono le reazioni nucleari, che riscaldano a temperature anche notevoli gli elementi di combustibile, (l'uranio 238 più altre piccole percentuali di uranio 235 ) che è impilato in cilindri molto lunghi e stretti. Questo sono lambiti dall'acqua di raffreddamento del circuito primario, che raffreddandoli asporta il calore e si riscalda. L'acqua si trova a circa 300330°, ma non evapora, perché viene tenuta a una pressione dicirca 155 bar (155 volte la pressione atmosferica). Proseguendo nel suo cammino l'acqua scambia calore con altra acqua in un secondo circuito, a una pressione inferiore e quindi evapora. Il vapore arriva, ad una pressione di circa 55 bar e ad una temperatura di circa 280°, e investe una turbina, collegata a un alternatore che dà energia alla rete elettrica. Il vapore a bassa pressione in uscita dalla turbina viene raffreddato da acqua che scorre in un terzo circuito che viene poi alla fine raffreddato ad aria nelle torri di raffreddamento che sono ormai diventate il simbolo delle centrali nucleari. Se la centrale si trova nelle vicinanze di un fiume l'acqua del circuito di condensazione (il terzo), che non ha avuto il minimo contatto con zone contaminate viene presa e scaricata dal fiume, ovviamente con portate e temperature tali da non influire sull'ecosistema. Tutto questo non è fantascienza. Le nuove centrali moderne sono dotate di sensori che al minimo malfunzionamento agiscono sul sistema di alimentazione, spegnendolo. I veri rischi, purtroppo, si corrono quando, ad esempio, un terremoto ‘’congela’’ l’elettricità di un intero Paese: l’alimentazione della centrale si bloccherebbe,i raffreddatori che controllavano la temperatura dell’acqua si bloccherebbero e così la pressione si alzerebbe in maniera esponenziale provocando una violentissima esplosione sia per i danni dell’esplosione in sé, sia per la fuoriuscita di radiazioni. Ciò non è tutto: nel nocciolo, a causa della temperatura vicina a quella della superficie del sole, avrebbe luogo la cosiddetta fusione nucleare, cioè si formerebbero dei composti dell’uranio talmente radioattivi che perfino la flora circostante smetterebbe di crescere per tantissimo tempo in quel posto. Per fortuna la ricerca sul nucleare fuori dall’Italia fa cos temente dei passi avanti, sviluppando sia i sistemi di controllo, sia le strutture che dovranno tenere il nocciolo ben distante dall’ambiente esterno qualora cataclismi o cause varie dovessero colpire la centrale. Per quanto riguarda la catastrofe di Cernobyl è opportuno dire che le cause del esplosione sono state sia la complessità dei sistemi di controllo dei reattori BWR (costruiti per la maggior parte nella Russia dell’Unione Sovietica e diversi dai reattori PWR di uso ‘’commerciale’’, sia il cattivo operato dei tecnici addetti alla manutenzione che violarono il protocollo che portarono al sovraccarico della pressione dell’acqua. Una centrale nucleare, quindi, non è un giocattolo. E’ una centrale energetica come lo è la termo-elettrica o la idroelettrica, avente il difetto di avere un potenziale distruttivo altalenante a seconda delle situazioni, e un pregio cioè l’enorme produttività rispetto a tutte le altre centrali che sfruttano l’energia rinnovabile. Non sarebbe giusto e nemmeno saggio scartare l’idea di sfruttare il nucleare anche Paese, patria proprio del primo scienziato ad aver fatto scoperte in questo campo, Enrico Fermi, sia perché le probabilità che si verifichi una catastrofe è relativamente bassa (ma comunque esistente), sia perché ci darebbe l’indipendenza, in questo settore. E, onestamente, questa chiusura incondizionata sarebbe solo pura e semplice ipocrisia poiché anche la sottoposizione a semplici esami ospedalieri di routine prevede l’esposizione a radiazioni, controllate, sebbene siano minime. Christian di Lazzaro IV E Anarchy IL POTERE DELLE IMMAGINI Nessuno ha mai avuto dubbi sulla forza comunicativa che hanno le immagini e le arti figurative in generale. È infatti da due secoli a questa parte che, partendo dal saggio “Teoria dei colori” di Goethe, si sta studiando l’effetto che provocano le immagini sull’osservatore. Oggi i risultati di queste analisi le possiamo senz’altro ritrovare in infinite applicazioni, dalla didattica all’informazione, dalla pubblicità all’arte stessa. Se per esempio pensiamo ai libri per bambini, le pagine sono piene di illustrazioni interattive: caselline che aprono altre caselline, nelle quali si trovano altre immagini ancora più colorate, ma il bambino, sempre più incuriosito di sapere che figurina scoverà, difficilmente nota la misera didascalia esplicativa. E, tra virgolette, ha fatto una scelta corretta! Perché se, a distanza di giorni, dovesse ricordarsi le annotazioni, solo grazie all’associazione coi simpatici disegnini, riuscirebbe a richiamarle alla memoria. Sicuramente, se fin da piccoli si preferiscono le immediate immagini piuttosto che le scritte, vuoi perché ancora non si è capaci a leggere, vuoi perché sono più semplici da memorizzare, da adulti quest’abitudine può svilupparsi in una pigrizia di fondo, che premia i fumetti ai libri, o i fotoromanzi ai romanzi. In ogni caso ora non si pensa più al cartaceo perché, a sostituire la faticosa lettura della complicatissima “nuvoletta”, è la televisione ad interpretare la battuta del supereroe per noi. Ma a parte questo, l’abitudine alle immagini ha anche un altro effetto: come i piccini si annoiano a vedere sempre le stesse rappresentazioni, e a lungo andare sentono il bisogno di cambiare libricino per uno più bello e più accattivante, così gli adulti si assuefanno alla televisione al punto che se questa non propone scene sempre più a forte impatto emozionale, smetterebbero di guardarla perché non abbastanza interessante. Quando poi il tipo di immagini che ci viene somministrato è oggettivamente troppo violento e crudo per tutte le fasce di telespettatori (vorrei ricordare che uno stesso programma può essere visto sia da un anziana signora che da un adolescente), inizialmente ci si trova spiazzati e indignati, ma allo stesso tempo, attratti dalla cruenta novità (che questa sia la foto dall’obitorio del corpo tumefatto di Cucchi, o lo squallido striptease di Victoria Silvstedt al “La Ruota della Fortuna”); l’essere esposti costantemente a questo tipo di visioni ci rende immuni da qualunque oscenità ma anche tristemente indifferenti, tanto che i “gestori” delle reti sono paradossalmente costretti proprio da quei telespettatori insensibili, ad aumentare ogni volta di più la dose di violenza quotidiana, per tentare di stupirli e inchiodarli alle poltrone. Nulla ci infastidisce ormai, allora accettiamo a malincuore anche il servizio di guerra con sparatoria, morti e feriti, mentre ceniamo con un bel piatto spaghetti al sugo rosso, senza che il sangue sparso per le strade di una lontana città del Medio Oriente ci scandalizzi minimamente. Guardiamo quelle scene con la stessa intensità con cui guardiamo la pubblicità dei “Pan di Stelle”. Donare così tanto potere alle immagini può però essere una lama a doppio taglio, perché potrebbe sia appagare la stravagante sete di mutamento degli insensibili, ma anche far distogliere lo sguardo dallo schermo tv a chi la testa ce l’ha ancora sul collo. La certezza è che di quei servizi bellici, l’unica cosa che rimane impressa all’osservatore è l’immagine terrificante, e non il messaggio di questo. L’orrore distrae totalmente dalla voce narrante del giornalista che parla in sottofondo di una guerra per il possesso di una pompa di petrolio USA in Iraq, o se gli scontri a fuoco in piena giungla Sudamericana tra gli attivisti ambientalisti e gli abitanti autoctoni sono per evitare che un altro ettaro di foresta vergine venga bruciato. Vorrei specificare inoltre, che a renderci disattenti ai contenuti dei reportage, non sono soltanto i panorami troppo calienti dalle bombe al fosforo, ma è l’abitudine stessa di essere bombardati da centinaia di messaggi che ci vengono proposti tutti con la medesima importanza,o quasi: dal risultato incredibile di 4-3 di Castel Rigone in serie Z contro il Prececchie per cui vengono dedicati 3 minuti di Tg, ai 30 secondi dedicati alla denuncia di strani ostacoli sulla trasmissione “Vieni via con me” di Saviano e Fazio. Sarei un’ eretica se parlassi di complotti, e infatti voglio considerare queste solo come semplici evidenze. Sta di fatto che per cogliere i messaggi contenuti nelle immagini bisogna restare particolarmente attenti ed esaminare quanto più possibile le situazioni. Occorre quindi “educare” la nostra sensibilità per riuscire a captare e cogliere tutto il necessario, andando al di là delle apparenze o comunque dandogliene il giusto peso. Un consiglio conclusivo? Evitare accuratamente il comportamento delle mosche: attratte dall’intrigante luce blu, non possono fare a meno di guardarla, ne rimangono stordite, ma ignare continuano ad avvicinarsi. Attenzione, perché c’è il rischio che alla fine vengano fusi.. i cervelli. Donatella Sorci V C Oggi è più anarchico gettare una lattina di plastica nel cestino che a terra.. Comincio con il dare una definizione di anarchia tratta da wikipedia: "è una concezione politica basata sull'idea di un ordine fondato sull'autonomia e la libertà degli individui, contrapposto ad ogni forma di Stato e di potere costituito. Anarchia era invece precedentemente esclusivo nel descrivere caos e situazioni di disordine sociale; non essendo ciò che sostengono gli anarchici e anche per evitare questa confusione tra politica e anarchia in senso lato, venne utilizzato contemporaneamente, precisamente dal 1857, il termine libertario, coniato da Joseph Déjacque, scrittore anarchico". Detto questo, è bene ricordare che alla base del pensiero anarchico, che lo si apprezzi o meno, vi è il concetto di "Abolizione dello Stato" e soprattutto delle gerarchie che ne compongono gli apparati, il rispetto assoluto quindi delle libertà individuali evitando che esse si trasformino in disordine sociale. Vorrei che si riflettesse sul concetto di disordine sociale per una critica al comportamento di coloro che ritenendosi "anarchici" esibiscono e promuovono il "caos" sopprimendo le libertà individuali. Il rifiuto delle gerarchie da parte dei pensatori anarchici non deve andare in contrasto con il rispetto per il prossimo altrimenti l'ideale viene falsato e plasmato a proprio piacimento nascondendo invece una semplice ignoranza e una buona dose di maleducazione. Personalmente ritengo questo iedeale altamente utopistico ma ... certamente degno di rispetto se valutato in modo non strumentale. In questo periodo storico, i luoghi comuni Dorian Gray Ma il quadro? Che pensarne? Esso possedeva il segreto della sua vita, e raccontava la sua storia. Gli aveva insegnato ad amare la sua bellezza. Gli avrebbe anche insegnato ad odiare la sua anima? (Cit. O. Wilde) Qual è il prezzo della bellezza? Ve lo siete mai chiesti? Dimenticate per un momento cosa non è permesso, i peccati, l’impossibile; immaginate di poter vivere senza invecchiare di un giorno, immaginatelo: è quello che Dorian Gray desiderava più di ogni altra cosa. Giovinezza e bellezza; le uniche cose per cui pensava valesse la pena di vivere. Ma vale veramente la pena restare giovani per sempre se intanto la tua anima sta morendo sfregiata da crimini che hanno creato un mostro dentro di te… Dorian Gray era un ragazzo di sedici anni quando nello studio di un pittore, in un giorno come tutti gli altri, la sua vita cambiò per sempre. Affascinato dalla passione e rapito dalla selvaggia voglia di vivere chiuse nel dipinto per cui aveva appena posato la sua anima. Ma quella scelta condizionò tutta la sua vita; lo sovrastava e spopolano e la cultura della "non cultura" avanza indisturbata per mezzo dei mass media deviati da una classe politica Silvia V. Angeli a volte diveniva insopportabile. Perché nessuno può vedere in faccia la sua anima e capire che non potrà più essere quello di prima. Mai più. Il prezzo della bellezza, portare tutta la vita il peso di un segreto per cui è chiaro che il tempo, il suo peggior nemico, non è stato l’unico a logorare un volto un tempo perfetto, immacolato. Pagare questo prezzo, ha rovinato Dorian Gray. Per tutta la sua vita soddisfacendo ogni capriccio, cercando la passione in ogni sua azione aveva reso il peccato meraviglioso e la crudeltà parte di ogni gioia e di ogni piacere. Alla fine Dorian Gray viveva la vita fino in fondo, dominato dalle passioni e annoiato dalla normalità; un vivere però, tormentato dal male, l’unico mezzo che aveva per realizzare quello che considerava bellezza. Beh, Dorian Gray? Non saprei dirvi chi è: un pazzo? Un fanatico della bellezza? Un ragazzo che ha capito tutto dalla vita? La scelta è vostra: chiedetevi soltanto se per vivere nell’eterna giovinezza chiudereste la vostra anima in un quadro . imbarazzante, ed è per questo motivo che vorrei vedere ogni uomo giovane cercare informazioni, istruirsi e farsi le proprie idee e un proprio pensiero perchè pensare è ancora possibile.. e ci rende liberi! Matteo Mariotti IV E LA PARRUCCHIERA DI KABUL Deborah Rodriguez Quando toccò a me, Allen mi sorrise come per rassicurarmi che non mi aveva dimenticata.<<E infine, Debbie Rodriguez>> disse.<<E’ una parrucchiera di Holland, nel Michigan, e ha seguito un corso di addestramento… >> Non riuscì a finire la presentazione perché l’intera sala scoppiò nell’applauso più entusiastico della serata. Alcune donne si misero addirittura a saltellare. PIEMME Bestseller 2009 Pagine: 276 Costo: 10,50 euro In un posto dove le donne non hanno dritti, devastato dai talebani, arriva una donna americana, chiamata da un’organizzazione umanitaria, che vede in Kabul la sua seconda casa, il posto in cui ritrovare se stessa e far sì che il suo lavoro, possa dare alle donne la possibilità di sognare, di trovare una loro indipendenza; viene così aperta la prima scuola per estetiste nel 2002. All’interno di questa ogni donna non ha più il viso celato da burqa o veli, è libera, si sente libera. Le donne hanno tutte storie diverse che si snodano nella narrazione, presentandoci le varie sfaccettature che si possono riscontrare in persone che non sono più abituate a ragionare, a pensare con la propria testa, che vedono davanti a loro solo fumo, bombe e distruzione. Nel momento in cui iniziano a rendersi consapevoli delle loro capacità, della possibilità di un futuro, ecco riaffiorare i sogni abbandonati e una vita a colori. Maria Teresa CappanniniIVB ONE PIECE e qualcosa di più Note a margine ad un diario di bordo Ebbene anche io mi sono lasciato contagiare dalla febbre di dobloni, sterline, ghinee, tesori e pezzi da otto sulla Rotta Maggiore di One Piece e dei suoi bizzarri e pittoreschi personaggi. Il protagonista Monkey D. Rufy -divenuto inevitabilmente (sigh) Rubber nel cartone animato- ricorda forse perché, dopo tutto, gli incubi su cui indaga lui sono meno terrificanti di quelli presentati ogni giorno e preferibilmente ore pasti dai Tg di tutte le reti. Ah già, ero partito da One Piece, il leggendario tesoro del pirata Gold Roger e dall’ambizione di Rufy di diventare il re dei pirati: l’idea può non esse- numeri 1 originali prima edizione, gli introvabili per antonomasia, il santo Graal dei monomaniaci delle nuvole di carta. Ne so qualcosa perché, da cultore della beneamata e dolorosamente fallita casa editrice bolognese Granata Press (la prima a pubblicare in Italia i classici del Sol Levante Devilman, Mazinga Z, Grande Mazinga, Ken il Guerriero, del tabacco della sigaretta: pane al pane, vino al vino e alla salute dei luoghi comuni e della loro defunta divinità (chi non avesse colto la citazione può leggersi John Doe n.12 dal titolo “Morte di un piccolo dio” per scoprire ogni riferimento). Ad ogni buon conto, pirati, filibustieri, rinnegati, corsari non poco Mr. Fantastic dei Fantastici 4 ma sembra essere più simpatico e imprevedibile di come io ricordi “Gommolo”, lo scienziato e leader del Quartetto di casa Marvel. Era da un po’ che non mi dedicavo alla lettura di manga preferendo il nostrano John Doe, giunto alla sua quarta stagione con tanto ancora da dire nonostante i dissapori all’interno del gruppo editoriale fu Eura e migliore di un Dylan Dog che sente il peso degli anni e il cui stile sta invecchiando piuttosto in fretta re malvagia e la Star Comics ha fatto un ottimo colpo assicurandosene i diritti di pubblicazione in Italia. E devo inoltre riconoscere alla Star un merito che finora le avevo negato con ostinazione: la possibilità cioè di reperire qualunque numero arretrato senza difficoltà anche a distanza di anni e con un modesto sovrapprezzo. E’ probabile che i collezionisti più ortodossi si sentano in qualche modo indispettiti vedendo gli scaffali delle fumetterie tracimare di Lady Oscar, Cavalieri dello Zodiaco, etc. etc. etc. e chissà come diamine abbia fatto a chiudere bottega), nutro un’insana passione per tutto quello che è irreperibile o giù di lì e quindi inevitabilmente assai dispendioso. Insomma, in breve, One Piece è a portata di mano e di tasca, più economico, duraturo e salutare di un pacchetto di sigarette, godibile e gratificante più di un pacchetto di sigarette e le pagine su cui è stampato hanno un profumo decisamente più accattivante rispetto al catrame bruciato della carta e col tricorno e compagnia bella mi sono sempre piaciuti; quando ero bambino, a chi mi domandava che cosa avessi voluto fare da grande, rispondevo senza ombra di dubbio proprio il pirata. Affascinanti, a loro modo cavallereschi, crudeli, sgangherati capitani e quartiermastri di vascelli, zattere o galeoni come quello della Playmobil, in assoluto il meglio riuscito fra tutte le sue serie di qualunque tempo. Per non parlare della bandiera con le tibie incrociate di Capitan Harlock sul pennone della sua corazzata spaziale Arcadia: vi dice niente questa regione della Grecia, non è abbastanza evocativa? Quel teschio bianco su fondo nero è tutto una poesia già a partire dalle disquisizioni sull’origine e possibile significato del suo nome: il Jolly Roger o Blackjack si presenta in tutta la sua grottesca eleganza come immancabile compagno di viaggio e d’avventure. Il buon vecchio Long John Silver, i quindici uomini sulla cassa del morto con una bottiglia di rum sono patrimonio dell’umanità e del suo immaginario collettivo insieme a Capitan Uncino che ho sempre preferito a Peter Pan nonostante possa soffrire la sindrome da adult begninner a lui consacrata. E penso al Capitan Uncino di Walt Disney e Bennato, più stilish, barocco e aristocratico della sua nemesi volante vestita come un elfo silvano da romanzo fantasy di serie B, affiancata da una pseudo fata in miniatura anch’essa immancabilmente dotata di ali e saccente quanto il Grillo Parlante sul quale mi astengo da ogni commento perché scontato. Quante volte vi è capitato di sentirvi dire di non bere la birra con la cannuccia perché ci si ubriaca prima ? Oppure quante volte i vostri amici vi hanno consigliato di bere il caffè salato per farvi passare la “sbronza” ? Beh è tempo di sfatare tutti questi luoghi comuni per quanto riguarda l’alcool . L’alcool rende più sicuri. Falso! Molti giovani alla domanda”Perché bevi? “ rispondono sempre che lo fanno per sentirsi più sicuri di se stessi , cosi Così mi si delinea un aforisma che sembra uscito dall’antologia di quelli di Oscar Wilde: a parità di caratterizzazione, l’eroe è grande ma è il suo antagonista ad essere grandioso. Batman senza Joker, Big Jim senza il Professor Obb, HeMan senza Skeletor, l’Uomo Ragno senza i vari Goblin, Lizard, Electro, Kraven, Biancaneve senza la Strega Cattiva (la maiuscola è un imperativo non dico morale ma almeno estetico) non avrebbero ragione di esistere. Non ho mai sopportato Superman e nemmeno il suo alter ego giornalista, molto meglio Lex Luthor, l’arcirivale del kryptoniano: ci vuole tantissimo coraggio e ancor più dedizione per provare a sconfiggere un uomo d’acciaio quasi privo di punti deboli! Di sicuro, poi, la Compagnia dell’Anello è molto meno pittoresca dell’accozzaglia caotica e sgraziata delle truppe di Sauron e l’abilità di Van Helsing non regge il confronto con il magnetismo del Conte Dracula. Ecco allora l’idea di rovesciare i ruoli, fare del cattivo o presunto tale il protagonista, di elevarlo al rango di primattore… con una perplessità: nel momento in cui il cattivo diventa protagonista perde il suo fascino e deve accontentarsi di essere soltanto grande? Probabilmente sì. Un esempio può essere offerto da Diabolik, il protagonista dell’omonima serie che ha sulle spalle dieci lustri di trucchi, trabocchetti, rifugi secreti, maschere, evasioni da cardiopalma e sempre la stessa brama di denaro, lingotti d’oro, diamanti, gioielli, opere d’arte e ogni varietà di preziosi. Lui ed Eva Kant sentono a buon diritto il peso degli anni e sembrano riscuotere più successo per il merchandising di ogni genere, dalla spilla alla poltrona, che per le loro rocambolesche avventure: il lettore finisce allora per affezionarsi all’ispettore Ginko, fa il tifo per lui, sceglie di stare dalla sua parte, magari perché il suo nome non compare nella testata (quod più o meno erat demonstrandum). Ma è il caso di riprendere il filo di One Piece e concludere: dopo pochi numeri letti da me su un totale al momento di 58, il personaggio più azzeccato sembrerebbe essere Bagy il Clown. Se volete saperne di più non vi resta che issare le vele perché il mare è a un passo da dove vi trovate nella sua condizione ontologica di essere, almeno per molti, sinonimo di bella stagione, vacanze, divertimento in compagnia. Buona lettura a tutti i provetti mariani, aspiranti capitani, cuochi di bordo, vedette e pure a chi non ha voglia di fare nulla ma vuole godersi il sole e le onde altrimenti, con Stevenson, “rassegnato io possa / e i miei pirati entrare nella fossa / ove dormono quelli e lor fantasmi”. P.S.: non chiedetemi mai fumetti in prestito perché tengo ogni numero delle collezioni come un oracolo e ho sempre estrema paura che i miei comics, una volta usciti di casa, possano non ritrovare la strada del ritorno. Seravon Luoghi comuni sull’alcol Dan Rusnac IV F Bere prima la birra e poi i liquori fa male. Falso! Tra le queste bevande alcoliche non esiste nessuna interazione chimica che ci possa fa sentire male il giorno dopo. Infatti ciò che conta è la quantità non il modo. Ci si ubriaca prima bevendo con la cannuccia. Falso! Almeno con non si risucchi l’alcool più rapidamente di quanto si deglutisca , non c’è alcuna possibilità che l’alcool bevuto con la cannuccia aumenti il tasso alcolico. Ci sono numerosi metodi per smaltire la “sbronza”. Falso! Dopo varie ricerche fatte da Rachel Vreeman e Aaron Carroll ,dell'università dell'Indiana di Indianapolis, si è giunti alla conclusione che "Non ci sono prove scientifiche a sostegno di cure o prevenzione efficaci delle ubriacature da alcool". Insomma possiamo concludere dicendo che l’unico modo per smaltire l’ubriacatura è non bere. da essere più sciolti nel fare amicizia. In realtà la disinibizione derivante dall’assunzione di alcol , che eccita ed aumenta il senso di socializzazione , è momentanea e si va poi a trasformare in depressione . IL caffè fa passare la “sbronza” più rapidamente. Falso! Al contrario di quanto si pensi ,il caffè non fa diminuire il tasso alcolico nel sangue. In alcuni casi ci può svegliare , rischiando cosi di non farci accorgere di essere ubriachi. Silver Surfer eroe hegeliano (II parte) Finalmente siamo tornati da voi, nostri affezionatissimi lettori, con la seconda e ultima parte di questo “processo evolutivo” di Silver Surfer. Dal momento che siamo sopravvissuti abbastanza da poter scrivere questo articolo dobbiamo dedurre che in fondo in fondo le nostre pazze trovate non siano così scandalose da farci meritare una punizione corporale? Magari c’è anche qualcuno che ancora ci legge! Va beh… non facciamo conclusioni affrettate… Dopo aver paragonato la trasformazione di Norrin Radd nel supereroe che tutti conosciamo allo sviluppo della sua autocoscienza ed aver analizzato attraverso la “Fenomenologia dello Spirito” il rapporto con il suo padrone, eravamo giunti a quando il nostro eroe si ribella a quest’ultimo per salvare la Terra, e, per questo motivo, su di essa viene esiliato. Da questo punto in poi, iniziano le avventure del nostro Zenn-Laniano preferito sul nostro pianeta: Alicia Masters (ricordiamo, la scultrice cieca fidanzata con la Cosa che lo aveva aiutato a ritrovare in sé un senso di compassione) instaurerà con lui un rapporto molto profondo, del quale la Cosa proverà una forte gelosia, e gli insegnerà e dimostrerà tutto quello che c’è di buono nella natura umana, facendolo così evolvere come individuo. Non mancheranno nemmeno gli esempi negativi da parte delle persone esterne a questo rapporto: dalla gelosia della Cosa alla crudeltà e l’ambizione di Doctor Doom, che lo cattura, tortura e priva dei poteri, con i quali cerca per l’ennesima volta di conquistare il mondo, dalla disperazione durante la tortura e la prigionia alla sete di vendetta. Tuttavia anche questo servirà per il suo arricchimento spirituale. Parlando in termini filosofici, possiamo paragonare il primo periodo di amicizia della nostra “coscienza infelice” con Alicia con un periodo di devozione religiosa, in cui l’individuo, prima di svilupparsi ulteriormente in ragione, ha come unico riferimento una figura mediatrice tra lui e Dio. Naturalmente in un fumetto non troviamo nessun riferimento alla religione, ma è innegabile che Alicia abbia una funzione di guida nei confronti di Norrin verso la virtù come quella che ha la Chiesa per il cristiano e che Hegel descrive. Accorgendosi, con il proseguire del tempo, che il suo sforzo di raggiungere questo ideale di bontà e umanità, d’altronde inarrivabile anche per gli esseri umani , è vano, capisce di essere lui stesso l’assoluto del quale andava in cerca, di essere il soggetto assoluto. Come soggetto assoluto, adesso, la nostra autocoscienza si è evoluta in ragione, che, citando lo stesso Hegel è «la certezza di essere ogni realtà». La realtà, per il nostro NorrinRagione, non è più la negazione di sé, ma la proiezione sé. Per rendere più chiaro il concetto ai “non addetti ai lavori” dovremo aprire una parentesi sulla dialettica hegeliana. Per Hegel il processo conoscitivo (nonché lo stesso divenire) avviene in maniera dialettica, secondo una sorta di ciclo: a partire dalla tesi e dalla sua conoscenza, si passa all’indagine dell’antitesi, che è la negazione della tesi, ciò che è esterno e diverso dalla tesi, e si conclude con la sintesi, che è, come dice il nome stesso, la sintesi della tesi e dell’antitesi. In pratica il nostro Norrin, per conoscere se stesso (tesi) ha dovuto indagare la realtà, che credeva totalmente estranea (antitesi), e che adesso scopre essere niente di diverso da lui (sintesi). Per il momento, però, Silver Surfer è solo una ragione osservativa che cerca inquietamente di giustificare se stessa attraverso l’osservazione della natura e lo studio della psicologia (a questo servono tutte le sue esperienze sopra citate). Il passaggio da ragione osservativa a ragione attiva avviene quando Silver Surfer si rende conto che l’unità fra se stesso e la realtà è una cosa che deve essere realizzata, e non considerata come data e dovuta. In pratica, capisce che per avere un posto nel nuovo mondo deve crearselo, combattendo al fianco degli altri supereroi. All’inizio combatte solo per se stesso contro i “cattivi” un po’ per difendersi e difendere gli innocenti, un po’ per il combattimento fine a se stesso (e questo corrisponde, nella nostra analisi, più o meno alla fase “faustiana”, ispirata alla figura del dottor Faust di Goethe, ovvero “Il piacere e la necessità”). Tuttavia l’osservazione della realtà, però, pone di fronte agli occhi del nostro eroe la cruda realtà: l’umanità è in perenne conflitto, disunita, afflitta da guerre e discordia. Per questo motivo, lasciando da parte il proprio piacere e dedicandosi completamente al bene della popolazione mondiale, deciderà di opporre al male del mondo quella che Hegel chiamerebbe la “legge del cuore”. In questa fase Norrin crede che l’unico modo per portare la pace nel mondo sia porgli di fronte un supercattivo (ebbene sì, proprio lui, Silver Surfer) contro cui allearsi, e comincia a seminare lui stesso panico e distruzione tra gli abitanti della Terra, in un “delirio di presunzione”. La nostra ragione, nella fase “donchisciottesca” del suo sviluppo, nell’intento di eliminare alla radice il male del mondo e opporsi a coloro che lo diffondono, finisce per entrare in conflitto con il mondo stesso, poiché è convinta che solo in essa sia presente il vero bene e l’unica legge morale a cui l’uomo deve sottostare. Infine Silver Surfer si rende conto, grazie anche all’aiuto dei Fantastici 4, dell’errore che stava compiendo, e decide di abbandonare il suo proposito per fondare insieme a Hulk e Namor il “Trio dei titani”, al quale si unirà Dottor Strange e che prenderà il nome dei “Difensori”, diventando così un “cavaliere della virtù”. Nella “Fenomenologia dello Spirito”, questo personaggio, che “oppone la propria virtù al corso del mondo” lasciando da parte fanatismi e “deliri di presunzione”, viene inevitabilmente sconfitto, come quelli precedenti del “Faust” e del “Don Chisciotte”, ma per comodità, coerenza con la storia del fumetto e (non lo nascondiamo) motivi di spazio, uniamo questa figura alla fase in cui la ragione si accorge che la propria individualità, pur avendo la possibilità di realizzarsi e di cambiare effettivamente il corso del mondo, essendo tale, è destinata a rimanere inefficace e irrealizzata. Il desiderio di Norrin ormai è solo quello di tornare a casa dalla sua principessa, e ora ne ha la possibilità, grazie a uno stratagemma così assurdamente semplice che nessuno ci aveva pensato: la barriera di Galactus rende Silver Surfer incapace di lasciare la Terra perché gli toglie la possibilità di usare la sua tavola, ma superando la barriera a bordo di un’astronave e usando la suddetta tavola solo una volta uscitone, il supereroe dalla pelle d’argento è finalmente libero. La ragione è diventata Spirito. Qui si conclude il nostro viaggio e, librandoci anche noi liberi nel cielo sulla tavola da surf della nostra follia, vi salutiamo, nella speranza che ci ricorderete, magari anche con un po’ di nostalgia. Claudia Discanno V F (dall’ultima, ma non ultima folle idea di) Emilio Gianotti VC Vademecum dello studente Ecco le verità supreme che lo studente è obbligato a sapere fin dal primo giorno di scuola: Interrogazione – Il mondo del silenzio Preside e vice – Attenti a quei due Dal banco alla cattedra – La via crucis Il primo della classe – L’uomo che sapeva troppo I compiti a casa – Le dodici fatiche di Ercole La scuola – L’inferno di cristallo Le aule – Le mie prigioni La gita – Illusione Nota a casa – Mezzogiorno di fuoco La cattedra – Dove volano le aquile Il primo banco – Due passi dall’inferno I suggerimenti – Arrivano i nostri Gli scrutini – La strage degli innocenti Il suono della campana – Via col vento L’ultimo della classe – L’incompreso Entrata in classe – Sfilata funebre Lo sciopero – 1997: fuga da New York Penna del professore – L’arma del delitto Tema corretto – Profondo rosso Il volontario – Quo Vadis I promossi – I sopravvissuti Preside, secchione, professore – Il triangolo maledetto La palestra – 7 chili in 7 giorni Il suggeritore – Il pericolo è il mio mestiere Compito in classe – Non ci resta che piangere Il professore – Dio perdona, io no! Un 8 – Nato con la camicia L’assenza – The day after Marco Cirimbilli IV E Ipse dixit PROF: ( durante la spiegazione dell’ apparenza) Avete esempi lampanti di qualcosa che appare ma in realtà non è? ALUNNA: Vladimir Luxuria? PROF: come si chiamano due geni che stanno sullo stesso cromosoma? ALUNNO: coinquilini!! ALUNNO I: ( parlando degli usi della farina di farro) Perché?? La farina di farro non si può usare subito? ALUNNA II : si sta a vede, la sniffiamo!!! Direttamente dall’ infernoooo …. DANTE Ospite speciale di questa sera.. Guidoo Cavalcanti!! PROF: la lussuria è il peccato di amare la carne , tu sei lussurioso XXX? ALUNNO: E mica so un macellaio!! PROF: nella vita ragazzi nulla torna indietro. ALUNNO: I boomerang sì!! PROF: Dì, Dì cosa pensi, giuro che non ti metto voto ne giudizio… Non ti frusto nemmeno!! TITOLO ( il viaggio con il Beagle) ALUNNO: a ma il beagle è una persona? PROF: Sì e a rigor di logica il brigantino sarebbe un piccolo brigante PROF: Per esempio io potrei organizzare una corsa da qui a Foligno ed invitarvi ALUNNO: Grazie prof ma rifiuto l’ offerta e vado avanti , io non arrivo nemmeno al McDonald !! PROF: Interroghiamo… XXX ALUNNO: Prof interrogare me oggi sarebbe come interrogare una gallina : Non so nulla e mispennerebbe con la solo eccezione che io alla fine non farò l’ uovo.. ALUNNO: (lezione sulla divina commedia) PROF: ma sto spiegando l’ aids possibile che non ti interessi Verdena: Wow trio aveva creato: 4 anni di silenzio dopo quel fenomeno di Requiem si sono fatti sentire e anche pesantemente. Disco doppio, 27 brani , e dovevano anche essere di più, così come doveva essere diversa la composizione , ma con l’ ingresso di Omid Jazi alle tastiere , ci dice Alberto Ferrari che va cambiato il pensiero di base della musica. C’è da fargli i complimenti o no? Non si sa ! Se c’è una cosa certa è che forse non esiste gruppo in Italia più visceralmente spontaneo e assolutamente meno cerebrale; i soli Wow è un disco dei Verdena e questa, che può sembrare una banalità, è invece una delle feature più importanti di questo loro ultimo lavoro. Riassumendo : i Verdena ora sorridono un po’. Un sorriso allucinato, si intenda, non si può che prendere Wow con le pinze e alla lontana ! Cominciamo da fuori : l’ aspetto più esterno che va analizzato di Wow è l’ aspettativa che il nemmeno questo?! ALUNNO: no prof, a lui non interessa… Ancora fa da solo PROF: Solo il fallo del divino è in perenne erezione ALUNNA: Ora ho capito, furbe le suore !! PROF: perché ragazzi un uomo si può scrivere con la letteratura, con le scienze, con la matematica.. ALUNNO: con la penna, la matita, il pennello… PROF: Se vi dico Oscar Wilde… Di che continente è? ALUNNA: del continente nero PARAPONZIPONZIPO (finito di leggere il nome della rosa) ALUNNA: Ma alla fine, sta rosa… come se chiamava?? PROF: quindi tu mi stai dicendo una cosa errata.. è come dire che un umano si potrebbe accoppiare con una banana ALUNNO: eh vabe prof però lei ce le cava dalla bocca!! che potevano fare un disco doppio progressivissimo e affermare innocentemente di non avere nulla di programmato sono e resteranno sempre loro. Parlando di musica Wow non è un disco facile , non si può giudicare al primo ascolto , va capito, ci si va immersi per non farsi illudere dall’ atmosfera di superficie che appiattisce tutti i pezzi ad un’unica tonalità emotiva che già era,meno trascendentale, nella metà meno scarnificata di Requiem. Sonorità ampie, otturanti, pesanti e spunti melodici che ci fanno un po’ dimenticare le sfuriate alla Don Calisto e ci fanno invece ricordare i 60’ psych e pop ( pure i Queen e gli ABBA e Battisti) . Per il resto c’è da perdersi per chi a voglia, puoi scavare e trovare e scavare ancora e trovare fossili : citazioni messe li apparentemente dalla natura stessa dei Verdena, dalla loro mancanza di dipendenza artistica superficiale. Wow riprende poco, riscopre un nulla di quello che erano i primi lavori del gruppo bergamasco ma porta una firma inconfondibilmente marchiata a fuoco fatta di presenze e di atmosfere umorali. Sconsigliato, nonostante le vendite esorbitanti per un gruppo alternativo, a tutti coloro che non hanno voglia di sporcarsi le mani di luce malata per trovare buone perle. Saltate all’ indietro agli album precedenti e avrete delle ottime sorprese ! Pace,Amore, Ricerca Musicale Questo articolo è comparso sulla fantine online L’Indiependente. Emilio Gianotti V C Salutate la capolista! Giulia Bisello VL Con 12 punti di vantaggio sulla seconda classificata il Perugia si aggiudica il campionato di serie D e ritorna tra i professionisti. Con tre giornate di anticipo rispetto alla fine del campionato il Perugia calcio ha conquistato il campionato di serie D, rientrando così nelle serie professionistiche dopo un unico, ma troppo lungo, anno di agonia. Di questi tempi, un anno fa, stava terminando un altro anonimo campionato di Lega Pro prima divisione e solo poche settimane dopo si sarebbe verificato il fallimento che avrebbe poi condannato i grifoni a ripartire dai dilettanti. Dodici mesi dopo la situazione è completamente diversa, la serie è quella che è, ma è pur vero che l’entusiasmo in primis della piazza, ma anche della squadra, merita categorie divisione proprio non ci apparteneva e fortunatamente, nel minor tempo possibile, ne siamo venuti fuori. Il merito di superiori; il numero di spettatori registrato domenica dopo domenica non è certo da serie D, come non lo è il nostro stadio. Insomma questa tutto ciò, si deve ad una società, composta per la stragrande maggioranza da perugini, che in questo progetto ha messo serietà ma soprattutto cuore, e ad una squadra, anch’essa in gran parte formata da nostri concittadini, che la maglia indossata l’ha onorata dalla prima all’ultima giornata. Come in ogni cosa poi, ci sono stati alti e bassi, quest’ultimi soprattutto ad inizio stagione, ma è più che comprensibile, e comunque i tifosi, per prima la Curva Nord, non hanno mai abbandonato i loro beniamini nonostante qualche prestazione non proprio eccelsa. Non possiamo poi non ricordare che il nostro Perugia quest’anno, non solo ha stravinto il campionato, ma anche la Coppa Italia per Dilettanti; insomma è stato un anno ricco di soddisfazioni che forse non sono terminate perché c’è rimasto da assegnare lo scudetto della serie D, e siamo sicuri che con questa squadra l’impresa sarà tutt’altro che impossibile. Progetto CIPL L’idea di partecipare al bando di Gara Nazionale “Lo sport per tutti a scuola”, indetto dal Cip (Comitato Italiano Paraolimpico) è nata dalla riflessione che il Liceo Alessi da qualche anno si rivolge ai suoi alunni disabili con proposte sempre nuove e ambiziose. “Scommettiamo che…da una staffa ad una roccia!”… è il progetto presentato, che ha permesso di scoprire e sperimentare sensazioni forti ed emozionanti! La scommessa che l’attività sportiva a cavallo e l’arrampicata sportiva potessero ampliare le opportunità di apprendere attraverso il corpo, di sviluppare la personalità sul piano psico-motorio, anche per i normodotati, è stata superata a pieni voti da tutti i partecipanti. Ne sono testimonianza le impressioni riportate da uno dei protagonisti che scrive: “Provare la velocità di un cavallo al galoppo mi ha permesso di capire cosa significa avere una scarica di adrenalina: è stato magnifico e quando sono sceso da “Errico” non riuscivo a crederci. Ringrazio l’istruttrice Antonella per avermi aiutato in questo. L’arrampicata mi ha aiutato a superare la paura dell’altezza perché sono riuscito a salire fino a 7 metri e, anche se molto impegnativo e faticoso, è stato bellissimo. È stato davverofantastico guardare gli altri dall’alto! Quando sono sceso ero davvero a 7 metri sopra il cielo. E come dice Jovanotti “la vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare”. Queste due esperienze sono state veramente fantastiche perché mi hanno permesso di realizzare due sogni e mi hanno fatto ancor di più capire come la volontà e la determinazione possano farci superare i nostri limiti . Un grazie particolare alla prof. Tognellini per avermi pensato.” Andrea Castellani II E SOFIA LA CITTA’ DELLA DISGREGAZIONE ESISTENZIALE Michele Piccolini IV E ritenuto parte di sé oramai non gli apparteneva più. Avevano però Sofia è una città di monadi. Gli abitanti, a forza di pensare, si trovato un interrogativo che inaspettatamente li teneva in vita: sono chiusi in se stessi; e in quanto cellule della città, chiudendo“come faccio a perdere parti di me, se prima di perderle tutte devo si in se stessi, hanno portato Sofia alla disgregazione. perderne la metà, ma prima di quella metà un quarto, e prima un Nessuno si fida più degli altri da molto tempo, e molti hanno ottavo e così via?”. In questo modo la disintegrazione famelica si cominciato a non fidarsi nemmeno delle proprie parti del corpo. arrestava, e la mente non veniva intaccata, la coscienza non era C’era per esempio un tizio che qualche mese fa si era smantellata. Nessuno si fida più sentito improvvisamente estraneo alle proprie mani: Ma ciò che rimane della gente sono appunto solo coscienze, coscienze libranti e ridotte ad infinitesimi. degli altri da molto si chiedeva di chi fossero e cosa fossero realmente; e Sofia sembra un immenso cimitero buio –contenitore tempo, e molti hanno siccome il dramma esistenziale, quando presenta dei resti dei corpi degli abitanti- pieno di fuochi fatui cominciato a non fiquesti sintomi è sicuramente infettivo, il tizio aveva galleggianti: minuscoli lumini che svolazzano in aria, cominciato a preoccuparsi, chiedendosi quale fosse in darsi nemmeno delle dotati di luce sufficiente ad illuminare solo se stessi. proprie parti del corfondo il reale limite fra le sue mani e le sue braccia. E se gli arti non sono più parte delle persone, ma po. Una settimana dopo non aveva più le braccia, spirisolo oscuri nemici, allora tutto ciò che viene prodotto, tutto ciò che è costruito all’interno della città diviene subito tualmente parlando. Poi avevano fatto la stessa fine i piedi, sicché odioso, odioso perché ignoto. il tizio aveva pensato ad un morbo che gli derivasse dall’esterno: Tutto funziona alla perfezione in Sofia, ognuno continua a compordagli oggetti con cui entrava a contatto e dal pavimento. tarsi e a lavorare come ha sempre fatto, ma nessuno si rende conto A molti altri succedeva così; e quando tutti gli abitanti di una città degli altri. Non si ama più, perché i feromoni devono attraversare provano diffidenza per la propria porzione di pavimento, allora la troppa materia oscura per arrivare all’altro. diffidenza è verso la città stessa. Dato che i contatti tra le persone sono questi, figuriamoci i contatti Questo morbo mentale affliggeva le persone, che dopo un po’ della città con quelle limitrofe. Sofia non entrerà mai di certo in conflitto con realtà straniere; ma come i suoi abitanti si sono confiiniziavano sistematicamente a domandarsi quale fosse il confine nati all’infinito in se stessi, così questa città è destinata all’implosionetto fra l’io e l’esterno, in quanto ciò che avevano da sempre ne. Noi guardando insieme le foglie del castagno cadere in autunno. Rosse di curiosità e di incertezze come noi. Dolore e un po' d'amore proibito, assolutamente. Ora non ci sei. Sospirando di nascosto Il castagno, adesso lontani dal mondo. mette nuovi germogli profumo di novità Il castagno era spoglio senza di te. l'inverno era freddo Per sempre, stavolta. ma c'eravamo noi. È la primavera. Vivi di follia. Non doveva andare così. Ero con te il resto l'ho dimenticato. Cucciola Profumo. e solo ora sento di nuovo quel tuo odore quel profumo che tanto ti caratterizzava quel profumo che mi faceva capire che ero al sicuro che niente avrebbe mai potuto sciogliere quel legame cosi profondo Lo sento nei piccolo oggetti nelle stanze in tutto ciò che ti ricorda e nel momento in cui lo sento è già scomparso effimero... non riesco ad assaporare quello che di te ho piu caro il tuo ricordo si fa sempre piu offuscato ho tanta paura paura di dimenticare ciò che eravamo aiutami a ricordare per sempre perchè mi farebbe troppo male perderti ma questa volta per sempre. So che quel profumo non lo sentirò mai più ma vivrà nitido dentro di me e tu con lui nel mio cuore nei mie ricordi più belli nei miei sogni lì ci sarà sempre un posto per te quando vorrai… Nome Cognome LA DIVÌN PARLATA S’alza l’sol com’ogni mattina e l’gire a scuola par tanto un malanno quando l’son del trill campanellar s’avvicina Quand’ecco l’avvicinar de l’or in cui se magna e niuno v’è ch’appaia interessato a ciò che l’avìda educatrice proferisce alla lavagna; L’umano ocular s’apre d’affanno ma tanto è forte la volontà di parental genitrice che ti induce a muover anche con l’inganno. giunge quivi un grugnir di merenda a lato s’ode chi or si ciba di sostanza noto par quanto sia affamato! L’sortir di magion similar a maroni schiacciatrice par si tanto astruso e fastidioso come dolor imperturbabile all’appendice. Serron fa di nome e trabocca di speranza nasconde il volto e abbassa lo sguardo temen d’esser cioccato prima di ricreanza L’arrivo in classe non è poi disastroso bensì l’udir di maligna verba qual sì interrogazione attanaglia l’cor or si nervoso; Vicin seggia colui che a veder sembra gagliardo ma quan presta voce cogitan d’esser giusto eloquia vaneggian tal Pierluigi Pardo; e da chi provenga tal’espressione? par si ovvio come critica di ragion kantiana che Mezza Giulia lo disse con convinzione, il Miccio sorbisce con esìmio disgusto ciò che Simone espone gridando tanto ridendo da piegarsi il busto. Ma più l’or s’addentra più l’attenzion tiene a tratti e s’udisce un brusio da la colonna fin su da fano, come al solito son sempre i due più distratti : V’è poi chi vive non pelo sfrattando amante birraio di rossa bandiera vicino ad’ uom ch’ancella pone bando. L’uom di Passignano e L’vir di S.Mariano giacciono architettando in suso al banco, cercando di ingegnar più possibilmente piano. Quan’ vè chi di speranza non disperde manco cercando di sviar lo scuro precettore favellando tal venditor dal banco affianco; Con quest’ultimi due conciliam la schiera col Pev che l’di Satta arto mora pressando codest’uom a scongiurar preghiera. Giunti al tempo in cui concluder par ora indotti dal son campanellar del trillo i due narrator s’avviano a dimora… affinché l’apostrofar non sia celatore sveliam lo di costui nome qualsia Lasagna che dell’informatica mela risulta adoratore. Fine Andrea Pellacchia V L Marco Cagnazzo V L C’è l’avevo sulla punta della lingua ... Pronti all’ultima prova? No non parlo dell’esame di maturià tranquilli, ma siamo sicuri che magari sfoggiare una o due di queste parole lascerà i professori di stucco! 1.PIAGGERIA 2.EDONISTICO 3.LUPANARE 4.IRSUTO 5.VADEMECUM 6.VIATICO 7.BILIOSO 8.PERNICIOSO 9.INEFFABILE 10.CORRIVO 11.OPINABILE 12.PROSSEMICO 13.FISIOGNOMICO 14.MARPIONE 15.PANTAGRUELICO 16.CLAUDICANTE 17.CISPOSO 18.ZIRLO 19.VARICE 20.NARTECE 21.LESENA 22.CONCENTO 23.SUPPLITO 24.DIADE 25.SERAFICO DA 0 A 5: Spero che tu conosca il linguaggio dei segni perché con quello parlato non ci siamo proprio. DA 6 A 15: Anche se le usi solo per fare il “figo” con i tuoi amici, almeno qualche parola d’italiano la conosci. DA 16 A 20: A quanto pare questi anni di studio non sono stati inutili, se facessi una gara di italiano da solo arriveresti di certo primo! DA 21 A 25: Non ti preoccupare, il mondo è pieno di persone come te che non hanno una vita sociale! Thanks To: Ok. Una scollata di spalle, mi sgranchisco il collo, un respiro profondo e … VIA !È un grande momento questo per me: chiudere l’ ultimo numero de La Siringa di quest’anno, chiudere, forse, l’ ultimo numero del giornale per me e per alcuni miei colleghi coetanei e redattori. Che il tempo sia reale, un modo per esprimere il divenire oppure solo una forma della mente … credo di poter dire che scorre e che , scorrendo, porta con se, in ognuno di noi, le immagini di molte persone che meritano di essere ringraziate. Un grazie sentito a questa istituzione che è la scuola : forgia insostituibile della crescita culturale , fucina dell’identità personale e luogo della formazione della nostra libertà interiore e della nostra dignità di persone e di cittadini. Un grazie , con lei, a tutti coloro che dedicano la propria vita a fare di questo posto un ipoteca per il futuro del proprio paese e del mondo attraverso la gioventù : gli insegnanti in primis e tutti i lavoratori di questo settore. Un grazie ai miei compagni e amici di questo nostro piccolo orgoglio che è La Siringa e un grazie in anticipo alle nuove generazioni che ci sostituiranno con la speranza che rinnovino il nostro impegno con passione e dedizione sempre maggiori. Se la fortuna si aggiungerà al nostro impegno lasceremo presto questo posto portando sempre nel cuore il motivo del più grande dei ringraziamenti che merita…Un bel ricordo. Emilio Gianotti V C