Per un acquisto consapevole di una cucina di qualità

Transcript

Per un acquisto consapevole di una cucina di qualità
Per un acquisto consapevole di una cucina di qualità
Il settore del mobile è sempre stato avaro d’informazioni per il consumatore e proprio per questo egli
difficilmente è in grado di capire le differenze qualitative dei vari prodotti. Neppure i numerosi marchi di qualità,
proliferati in mille varianti, gli sono stati d’aiuto; spesso hanno contribuito a creargli ancora più confusione.
Con questo manuale cercheremo di fornire alcune utili informazioni per una scelta più consapevole della cucina.
Il contenuto è frutto sia della nostra esperienza trentennale, sia della nostra capacità di ascolto delle esigenze dei
singoli clienti che, con i loro bisogni, ci hanno stimolato a svolgere prove che riproducono lo stress riscontrato
nell’utilizzo quotidiano della cucina, piùttosto che astratte normative che non si adattano alla vita reale.
QUALI SONO GLI ELEMENTI DI UNA CUCINA?
La cucina è composta da quattro elementi principali
IL PIANO DI LAVORO
IL FUSTO
LE ANTE E I FRONTALI
GLI ELETTRODOMESTICI
In questo opuscolo non viene trattato il capitolo “Le ante e i frontali”, in quanto argomento molto vasto, che potete trovare descritto in maniera esaustiva
nella “Guida all’acquisto di una cucina di qualità” completa, disponibile presso i Rivenditori Valcucine.
2
IL PIANO DI LAVORO
Quale piano di lavoro scegliere?
Oggi il mercato offre una vasta gamma di materiali per il piano di lavoro. Spesso presentano un nome commerciale attribuito dalla ditta che li produce
(o dall’ente distributore), in qualche caso assumono il nome della ditta stessa, generando una grande confusione.
In realtà i materiali principalmente utilizzati per il piano di lavoro sono solo otto.
Non abbiamo preso in considerazione il legno perché riteniamo sia un materiale non adatto al piano di lavoro di una cucina, soprattutto se utilizzato in
corrispondenza del lavello e del piano cottura.
La tabella qui sotto riportata è di aiuto per una corretta identificazione del nome commerciale e del relativo materiale a cui si riferisce.
Nei nostri laboratori abbiamo analizzato tutti i marchi relativi al medesimo materiale, riscontrando fra di essi delle differenze minime.
Quindi, per semplicità di comprensione, abbiamo riportato nelle tabelle la media relativa alle caratteristiche dei materiali e non dei marchi.
Sono i materiali infatti e non i marchi a definire le principali qualità tecniche dei prodotti.
MATERIALE
NOME COMMERCIALE O PRODUTTORE
Acciaio 18/8 AISI 304
Non definito
Resina acrilica caricata
Corian - Pral - Staron - Hi∙macs - Nikron - Delian - GetaCore - Harmony - Policor - Wilsonart - Hanex
Conglomerato di quarzo
Stone - Okite - Zodiaq - Romaxx - Silestone - Technistone - Caesar Stone - Santa Margherita - Quarella - Eco by Cosentino - Eco∙friend Romaxx quartz surfaces - Cristalite - Viatera - Oreolite
Laminato
Abet Laminati - Formica - Lamicolor - Arpa Industriale - Thermopal - Puricelli - Duropal - Resopal
Vetro
Non definito
Marmo naturale
Non definito
Granito naturale
Non definito
Ceramica
Kerlite - Laminam
Qual’è il migliore?
Non esiste un materiale che in assoluto possa essere considerato
“il migliore” per il piano della cucina: ogni materiale ha dei pro e dei
contro. Per aiutare il consumatore nella scelta del piano di lavoro, abbiamo analizzato le caratteristiche principali dei vari materiali:
• resistenza al graffio;
• resistenza alla macchia, alla corrosione, pulibilità;
• resistenza al calore;
• resistenza alla contusione;
• igienicita’ della superficie.
O
RM
MA
ITO
AN
GR
RO
T
VE
A
SIN
RE
All’interno delle tabelle inserite nelle pagine seguenti, abbiamo riportato
i risultati delle prove identificandoli nel seguente modo:
CA
ILI
R
AC
CA
MI
RA
CE
IO
CIA
AC
C
M
LO
G
ON
O
AT
ER
ZO
AR
D
U
IQ
O
AT
IN
M
LA
Risultato Ottimo
Risultato Buono
Risultato Discreto
Risultato Scarso
Risultato Scarsissimo
Tutto questo allo scopo di aiutare il consumatore a compiere la scelta più
appropriata alle proprie esigenze.
3
IL PIANO DI LAVORO
Resistenza al graffio
Spesso si sente parlare di “superficie antigraffio”.
In realtà nessuna superficie è in assoluto resistente al graffio.
Tutte infatti, possono essere graffiate con materiali più duri o di pari durezza.
Per capire quale sia il più resistente, abbiamo sottoposto tutti i materiali ad
una prova di graffiatura con punte di materiali diversi e durezza crescente
da 1 (minima durezza) a 10 (massima durezza).
Commento ai risultati delle prove di resistenza al graffio.
Come si deduce analizzando la tabella, molte convinzioni vengono confutate da dati oggettivi.
Comunemente si pensa che l’acciaio sia un materiale duro, in realtà si graffia facilmente, soprattutto nella finitura lucida. Se si desidera avere un piano di
lavoro resistente nel tempo al graffio, l’acciaio non è il materiale più adatto. Se invece si accetta che la superficie assuma un aspetto “vissuto”, si sarà in
grado di apprezzare le doti in cui l’acciaio primeggia.
Per avere il massimo della resistenza al graffio è preferibile scegliere tra i materiali qui sotto elencati, aventi valori di resistenza decrescente:
• ceramica;
• granito naturale;
• conglomerato di quarzo;
• vetro.
Per il vetro è stata messa a punto una nuova tecnica che permette di depositare con le nanotecnologie alcune molecole di materiale sulla sua superficie
rendendolo più duro e quindi più resistente al graffio (vedi tabella). Valcucine propone già questa tecnologia per alcuni colori del vetro.
Oltre alla resistenza al graffio, deve essere presa in considerazione anche la sua mimesi.
Il graffio sulla superficie si manifesta diversamente in base alla finitura (risalta meno in una superficie groffrata anziché lucida) e al colore (risalta meno
in una superficie chiara anziché scura o dal colore variegato anzichè uniforme). Graffiando con la stessa intensità un piano in vetro nero lucido di colore
uniforme e un’altro in marmo bianco opaco di colore variegato, il graffio sarà molto più visibile su quello nero in vetro lucido.
E’ necessario considerare anche la possibilità di ripristino della superficie del piano.
Tutti i materiali analizzati sono teoricamente ripristinabili, escluso il laminato.
Data la complessità dell’operazione però, solo i piani in resina acrilica caricata sono ripristinabili poichè teneri e facilmente levigabili.
Osservando la tabella si vede che la ceramica è il materiale più duro, per questo vi consigliamo di fare molta attenzione nello spostare oggetti
di ceramica sul piano (es. vasi di fiori), che abbiano delle asperità sul fondo perchè, avendo una durezza simile a quella del diamante, riescono a
graffiare qualsiasi tipo di materiale.
4
IL PIANO DI LAVORO
MATERIALE
TIPO
Acciaio
18/8 AISI 304, spessore 1 mm, supportato
Resina acrilica caricata
Media risultati fra vari marchi
Conglomerato di quarzo
1,5
Scarsissima
Satinata
2,5
Scarsa
Goffrata
3,0
Discreta
Opaca
1,5
Scarsissima
Non trattato
Lucida
7,0
Ottima
Trattato con impregnante tradizionale
Opaca
7,5
Ottima
Trattato con impregnante nanotecnologico
Opaca
7,5
Ottima
Liscia
2,5
Scarsa
Goffrata
3,0
Discreta
Liscia
2,5
Scarsa
Goffrata
3,0
Discreta
Liscia
2,5
Scarsa
Goffrata
3,0
Discreta
Lucida
4,5
Discreta
Satinata
5,0
Discreta-Buona
Satinata
6,0
Buona
Lucida
4,5
Discreta
Opaca
4,5
Discreta
Lucida
4,5
Discreta
Opaca
4,5
Discreta
Lucida
7,0
Ottima
Opaca
7,5
Ottima
Fiammata
7,5
Ottima
Lucida
7,0
Ottima
Opaca
7,5
Ottima
H.P.L., spessore 2 mm, placcato su base in truciolare
H.P.L., spessore 10 mm, non placcato
Vetro
Temperato
Temperato, indurito in superficie con nanotecnologie
Bianco Carrara, trattato con impregnante tradizionale
Marmo
Bianco Carrara, trattato con impregnante nanotecnologico
Media fra vari graniti trattati con impregnante tradizionale
Granito
Media fra vari graniti trattati con impregnanti nanotecnologici
Ceramica
RESISTENZA AL GRAFFIO
Lucida
H.P.L., spessore 0,9 mm, placcato su base in truciolare
Laminato
FINITURA
Fiammata
7,5
Ottima
Spessore 3 mm, placcato su base in truciolare
Semiopaca
9,0
Ottima
Spessore 3 mm, placcato su base speciale in alluminio
Semiopaca
9,0
Ottima
5
IL PIANO DI LAVORO
Resistenza alla macchia, alla corrosione e pulibilità
È risaputo che il consumatore è molto sensibile al problema delle macchie
sui piani di lavoro, causate dalle normali attività che si svolgono in cucina.
Spesso egli viene tratto in inganno dalla dicitura “trattato con impregnante antimacchia” utilizzata da molti commercianti per i piani in marmo
e granito. In realtà il trattamento antimacchia migliora la resistenza alla macchia, soprattutto se si utilizzano gli impregnanti di nuova generazione alle
nanotecnologie, ma non rende il materiale assolutamente impenetrabile.
I materiali si macchiano perché hanno una micro porosità che permette ai
liquidi di penetrare al loro interno. Tale porosità varia da un materiale ad un
altro e da una finitura ad un’altra. Per quanto riguarda marmo, granito e conglomerato di quarzo opaco, abbiamo riscontrato grosse differenze tra quello
trattato con prodotti antimacchia tradizionali e quello trattato con prodotti
antimacchia di nuova generazione, frutto della ricerca sulle nanotecnologie.
Nella tabella qui a lato li abbiamo riportati entrambi.
Il conglomerato di quarzo lucido non necessita di trattamenti, mentre è
assolutamente necessario trattare quello opaco come riportato in tabella.
Abbiamo eseguito centinaia di prove di laboratorio, utilizzando tutti i prodotti di uso comune in cucina, per verificare:
- la resistenza alla macchia (dovuta ad esempio a sughi, caffè, vino...),
- la resistenza alla corrosione causata da acidi deboli (limone..),
- la resistenza alla corrosione dovuta ad acidi forti (cloridrico...),
- la facilità di pulizia.
Le prove si sono svolte nel seguente modo:
1. su ogni materiale sono state versate gocce di diversi prodotti comunemente usati in cucina;
2. le gocce sono state coperte con un cappuccio per impedirne l’evaporazione;
3. dopo 16 ore, tempo sufficientemente ampio entro cui pulire un piano macchiato, le superfici sono state pulite;
4. si è analizzato il risultato.
Se il prodotto utilizzato per l’esperimento venisse lasciato sulla superficie per più di 16 ore, il risultato potrebbe essere diverso da quello riportato.
E’ utile sapere che materiali come il marmo, essendo a base di carbonato di calcio, vengono corrosi da prodotti acidi come il limone, l’aceto, l’acido
cloridrico e gli anticalcare. La valutazione in particolare per i graniti, può contenere delle eccezioni non valutate: per esempio alcuni possono contenere
delle impurità di carbonato di calcio e quindi avere una reazione agli acidi simile al marmo.
Il mercato oggi offre una grande quantità di graniti e per questo motivo è difficile fornire al consumatore una lista dei graniti puri; noi possiamo però
suggerire una semplice prova: prima di acquistare il piano, si può chiedere al negoziante un campioncino del materiale scelto. Su questo è sufficiente
versare alcune gocce di aceto, di limone e di anticalcare. Pulendole dopo 16 ore si può valutare se la superficie è corrosa. Questa prova può essere fatta
anche per valutare la resistenza alla macchia versando i principali prodotti usati in cucina.
Gli acidi forti contenuti ad esempio nei prodotti per sturare i lavandini non dovrebbero mai venire in contatto con il piano cucina.
Commento dei risultati delle prove di resistenza alla macchia, resistenza alla corrosione e pulibilità.
Dalle prove di laboratorio il laminato melaminico, oltre ad essere il materiale più economico, risulta anche molto adatto all’utilizzo in cucina.
Il laminato da noi preso in considerazione è l’ H.P.L., il migliore secondo le norme stabilite.
Dato che in commercio si trovano anche laminati di scarsa qualità, consigliamo di richiedere la qualità H.P.L.
Valutando i dati riportati nella tabella, il consumatore può effettuare una scelta più consapevole.
Se dovesse essere orientato nell’acquisto di un piano in marmo, riteniamo doveroso informarlo che sta scegliendo un materiale da trattare con cura e che
deve fare molta attenzione a non appoggiarvi prodotti acidi. Risulta essere un’ottima scelta se accetta e desidera un piano vissuto, macchiato e corroso,
perché tutti i prodotti naturali sanno stratificare il tempo e i difetti in una positiva sensazione di vissuto.
È stata inoltre analizzata la pulibilità delle superfici. I materiali possono essere molto resistenti alle macchie, ma richiedere un lavoro impegnativo
per la loro pulizia. Abbiamo riportato in tabella i risultati delle prove classificandoli con quattro scale di pulibilità (molto difficoltosa, difficoltosa, discreta,
semplice). In generale è più facile pulire una superficie lucida anzichè opaca, perchè quest’ultima tende a trattenere lo sporco nelle asperità.
Di contro risaltano maggiormente le impronte delle mani su una superficie lucida anzichè opaca.
6
IL PIANO DI LAVORO
FINITURA
RESISTENZA
ALLA MACCHIA
RESISTENZA
ALLA CORROSIONE
Acidi deboli
RESISTENZA
ALLA CORROSIONE
Acidi forti
PULIBILITA’
Lucida
Ottima
Buona
Scarsa
Molto difficoltosa
Satinata
Ottima
Buona
Scarsa
Molto difficoltosa
Goffrata
Ottima
Buona
Scarsa
Molto difficoltosa
Opaca
Buona
Ottima
Buona
Semplice
Non trattato
Lucida
Ottima
Ottima
Ottima
Semplice
Trattato con impregnante tradizionale
Opaca
Scarsissima
Ottima
Ottima
Difficoltosa
Trattato con impregnante nanotecnologico
Opaca
Discreta - Buona
Ottima
Ottima
Discreta
Liscia
Ottima
Ottima
Discreta
Semplice
Goffrata
Ottima
Ottima
Discreta
Discreta
Liscia
Ottima
Ottima
Discreta
Semplice
Goffrata
Ottima
Ottima
Discreta
Discreta
Liscia
Ottima
Ottima
Discreta
Semplice
Goffrata
Ottima
Ottima
Discreta
Discreta
Lucida
Ottima
Ottima
Ottima
Semplice
Satinata
Buona - Ottima
Ottima
Ottima
Discreta
Satinata
Buona - Ottima
Ottima
Ottima
Discreta
Lucida
Scarsa
Scarsissima
Scarsissima
Discreta
Opaca
Scarsa
Scarsissima
Scarsissima
Discreta
Lucida
Discreta
Scarsissima
Scarsissima
Discreta
Opaca
Discreta
Scarsissima
Scarsissima
Discreta
Lucida
Discreta
Ottima
Buona
Semplice
Opaca
Scarsa
Ottima
Buona
Discreta
Fiammata
Scarsa
Ottima
Buona
Discreta
Lucida
Buona
Ottima
Buona
Semplice
Opaca
Buona
Ottima
Buona
Discreta
MATERIALE
TIPO
Acciaio
18/8 AISI 304, spessore 1 mm
Resina acrilica caricata Media risultati fra vari marchi
Conglomerato di
quarzo
H.P.L., spessore 0,9 mm, placcato su base in truciolare
Laminato
H.P.L., spessore 2 mm, placcato su base in truciolare
H.P.L., spessore 10 mm, non placcato
Vetro
Temperato
Temperato, indurito in superficie con nanotecnologie
Trattato con impregnante tradizionale
Marmo
Trattato con impregnante nanotecnologico
Media vari graniti trattati con impregnante
tradizionale
Granito
Media vari graniti trattati con impregnante
nanotecnologico
Ceramica
Fiammata
Buona
Ottima
Buona
Discreta
Spessore 3 mm, placcato su base in truciolare
Semiopaca
Ottima
Ottima
Ottima
Semplice
Spessore 3 mm, placcato su base speciale in alluminio
Semiopaca
Ottima
Ottima
Ottima
Semplice
7
IL PIANO DI LAVORO
Resistenza al calore
Molto importante in cucina è la valutazione
della resistenza al calore del piano di lavoro.
Durante anni di esperienza abbiamo spesso visto piani rovinati da caffettiere appena
tolte dal fuoco o da pentole che riverberano
il calore sul piano di lavoro perchè troppo
larghe e quindi sporgenti dal piano cottura.
Soprattutto i piani cottura con le griglie più
basse possono far raggiungere al piano di
lavoro temperature molto elevate.
Per questo Valcucine li sconsiglia.
La prova di resistenza al calore è stata realizzata appoggiando sui materiali da analizzare
un apposito oggetto cilindrico riscaldato alle
seguenti temperature: 140ºC, 180ºC, 210ºC.
Il risultato è stato definito come punto di
resistenza al calore rispetto a queste tre
temperature.
Abbiamo stabilito un limite di 210°C perchè
riteniamo che sia la temperatura massima
che un oggetto possa raggiungere in un
normale uso in cucina. Dato che la prova si
ferma a 210°C, non viene definito a quale
temperatura massima oltre i 210°C il materiale possa rovinarsi.
Esempio: una caffettiera appena tolta dal
fuoco raggiunge i 180°C/ 190°C.
Esempio di lettura dei risultati riportati nella tabella:
1. se un materiale a 140ºC non risulta rovinato e a 180ºC si, il risultato è “+ di 140ºC, - di 180ºC”.
2. se un materiale a 140ºC è già rovinato il risultato è “- di 140ºC”.
3. se un materiale a 210°C non è rovinato, il risultato è “+ di 210°C”.
Commento dei risultati delle prove di resistenza al calore
Se la resistenza al calore è l’elemento che si valuta come più importante, sconsigliamo l’uso di materiali contenenti resine che ramolliscono se esposti
ad alte temperature. Se questi materiali vengono scelti per altre caratteristiche positive, è necessario avere l’accortezza di utilizzare dei sottopentola per
appoggiare sul piano degli oggetti particolarmente caldi.
La valutazione del conglomerato di quarzo non è stata riportata in tabella perchè abbiamo riscontrato grandi differenze tra i materiali appartenenti a marchi
diversi: alcuni resistono a “- di 140°C”, altri a “+ di 210°C”. Riportare una media significherebbe penalizzare i prodotti più resistenti.
Se il consumatore ritiene che questo dato sia molto importante, può realizzare facilmente una prova richiedendo al venditore un campione del materiale
che desidera acquistare e appoggiarci sopra, per un tempo pari a venti minuti, una caffettiera lasciata sul fuoco fino a tre minuti dopo che il caffè è salito.
La caffettiera in questo modo può raggiungere i 190°C, temperatura sufficientemente alta per valutare la resistenza al calore della superficie.
8
IL PIANO DI LAVORO
MATERIALE
Acciaio
Resina acrilica caricata
Conglomerato di quarzo
TIPO
FINITURA
RESISTENZA AL CALORE
Lucida
+ di 210°C
Satinata
+ di 210°C
Goffrata
+ di 210°C
Media risultati fra vari marchi
Opaca
- di 140°C
Non trattato
Lucida
Variabile
Trattato con impregnante tradizionale
Opaca
Variabile
Trattato con impregnante nanotecnologico
Opaca
Variabile
Liscia
- di 180°C + di 140°C
Goffrata
- di 210°C + di 180°C
Liscia
- di 180°C + di 140°C
Goffrata
- di 210°C + di 180°C
Liscia
- di 180°C + di 140°C
Goffrata
- di 210°C + di 180°C
Lucida
+ di 210°C
Satinata
+ di 210°C
Satinata
+ di 210°C
Lucida
+ di 210°C
Opaca
+ di 210°C
Lucida
+ di 210°C
Opaca
+ di 210°C
Lucida
+ di 210°C
Opaca
+ di 210°C
Fiammata
+ di 210°C
Lucida
+ di 210°C
Opaca
+ di 210°C
Fiammata
+ di 210°C
Spessore 3 mm, placcato su base in truciolare
Semiopaca
+ di 210°C
Spessore 3 mm, placcato su base speciale in alluminio
Semiopaca
+ di 210°C
18/8 AISI 304, spessore 1 mm, supportato
H.P.L., spessore 0,9 mm, placcato su base in truciolare
Laminato
H.P.L., spessore 2 mm, placcato su base in truciolare
H.P.L.,spessore 10 mm, non placcato
Vetro
Temperato
Temperato, indurito in superficie con nanotecnologie
Bianco Carrara trattato con impregnante tradizionale
Marmo
Bianco Carrara trattato con impregnante nanotecnologico
Media fra vari graniti trattati con impregnante tradizionale
Granito
Media fra vari graniti trattati con impregnante nanotecnologico
Ceramica
9
IL PIANO DI LAVORO
Resistenza alla contusione
Le cause più frequenti di ammaccatura e scheggiatura del piano di lavoro
sono rappresentate dalla caduta di oggetti dai pensili e di attrezzi appuntiti
con la punta rivolta verso il piano.
Per testare la resistenza alla contusione dei vari materiali il laboratorio
di Valcucine ha eseguito quattro prove lasciando cadere sulle superfici
quattro diversi oggetti:
- una pentola di 2200 gr. con lo spigolo, da un’altezza di 60 cm.;
- un barattolo di Nutella di 395 gr. con il fondo inclinato per formare uno
spigolo, da un’altezza di 60 cm;
- un coltello di 145 gr. con la punta rivolta verso il piano da un’altezza di
30 cm (distanza tra punta e piano);
- una sfera di ferro del peso di 500 gr. da un’altezza di 100 cm.
Nella tabella sono riportati i risultati di tali prove classificate con le
seguenti terminologie:
- Ammaccatura: superficie deformata senza asportazione di materiale;
- Scheggiatura: superficie deformata con asportazione di materiale.
Ai due difetti sono stati attribuiti cinque livelli di gravità:
1. nessuna deformazione;
2. leggera ammaccatura (difetto quasi invisibile) e leggera scheggiatura
(difetto quasi invisibile);
3. evidente ammaccatura (difetto visibile) ed evidente scheggiatura
(difetto visibile);
4. grave ammaccatura (difetto gravemente visibile) e grave scheggiatura
(difetto gravemente visibile);
5. rottura piano (difetto che richiede la sostituzione del piano).
Commento dei risultati delle prove di resistenza alla contusione
Le prove sono state messe a punto nel Laboratorio Qualità Valcucine ricostruendo le reali condizioni di possibile contusione del piano di lavoro esattamente
come avviene nell’utilizzo quotidiano di una cucina.
Tutte le analisi sono state eseguite su materiali di qualità superiore: ad esempio per il laminato abbiamo preso in considerazione solo quello H.P.L., ottenuto
ad alta pressione, attualmente il migliore in commercio. Per il vetro abbiamo considerato solo quello temperato, che ha una resistenza 4 volte superiore
rispetto al vetro non temperato. Per la ceramica abbiamo utilizzato due tipi di supporto e li abbiamo rappresentati entrambi, perché con il supporto non
adatto il piano può addirittura rompersi completamente.
Nonostante l’utilizzo di prodotti di ottima qualità, non esiste in natura un materiale resistente a tutte le prove effettuate, le quali sono sicuramente accentuate rispetto all’uso normale in cucina, ma che in alcuni casi possono verificarsi.
Per questi motivi è consigliabile che l’utente presti la massima attenzione a non lasciare cadere oggetti pesanti o appuntiti sul piano di lavoro.
10
IL PIANO DI LAVORO
MATERIALE
Acciaio
Resina acrilica
caricata
Conglomerato di
quarzo
TIPO
DANNO DA
CADUTA PENTOLA
DANNO DA
CADUTA VASO NUTELLA
DANNO DA
CADUTA COLTELLO
DANNO DA
CADUTA SFERA
Lucida
Grave
ammaccatura
Grave
ammaccatura
Grave
ammaccatura
Grave
ammaccatura
Satinata
Grave
ammaccatura
Grave
ammaccatura
Grave
ammaccatura
Grave
ammaccatura
Goffrata
Grave
ammaccatura
Grave
ammaccatura
Grave
ammaccatura
Grave
ammaccatura
Media risultati fra vari marchi
Semiopaca
Leggera
ammaccatura
Leggera
ammaccatura
Evidente
scheggiatura
Nessuna
deformazione
Non trattato
Lucida
Leggera
ammaccatura
Evidente
ammaccatura
Evidente
scheggiatura
Leggera
ammaccatura
Trattato con impregnante
tradizionale
Opaca
Leggera
ammaccatura
Nessuna
variazione
Leggera
scheggiatura
Nessuna
deformazione
Trattato con impregnante
nanotecnologico
Opaca
Leggera
ammaccatura
Nessuna
variazione
Leggera
scheggiatura
Nessuna
deformazione
Liscia
Grave
ammaccatura
Evidente
ammaccatura
Grave
scheggiatura
Leggera
ammaccatura
Goffrata
Leggera
ammaccatura
Nessuna
deformazione
Evidente
scheggiatura
Nessuna
deformazione
Liscia
Leggera
ammaccatura
Leggera
ammaccatura
Grave
scheggiatura
Nessuna
deformazione
Goffrata
Nessuna
deformazione
Nessuna
deformazione
Evidente
scheggiatura
Nessuna
deformazione
Liscia
Leggera
ammaccatura
Nessuna
deformazione
Evidente
scheggiatura
Nessuna
deformazione
Goffrata
Nessuna
deformazione
Nessuna
deformazione
Leggera
scheggiatura
Nessuna
deformazione.
Lucida
Leggera
scheggiatura
Leggera
scheggiatura
Evidente
scheggiatura
Nessuna
deformazione
Satinata
Leggera
scheggiatura
Leggera
scheggiatura
Evidente
scheggiatura
Leggera
scheggiatura
Satinata
Leggera
scheggiatura
Nessuna
deformazione
Evidente
scheggiatura
Nessuna
deformazione
Lucida
Leggera
scheggiatura
Leggera
scheggiatura
Evidente
scheggiatura
Evidente
ammaccatura
Opaca
Leggera
scheggiatura
Leggera
scheggiatura
Evidente
scheggiatura
Evidente
ammaccatura
Lucida
Leggera
scheggiatura
Leggera
scheggiatura
Evidente
scheggiatura
Evidente
ammaccatura
Opaca
Leggera
scheggiatura
Leggera
scheggiatura
Evidente
scheggiatura
Evidente
ammaccatura
Lucida
Leggera
ammaccatura
Leggera
ammaccatura
Leggera
scheggiatura
Nessuna
deformazione
Opaca
Leggera
ammaccatura
Leggera
ammaccatura
Leggera
scheggiatura
Nessuna
deformazione
Fiammata
Leggera
ammaccatura
Leggera
ammaccatura
Leggera
scheggiatura
Nessuna
deformazione
Lucida
Leggera
ammaccatura
Leggera
ammaccatura
Leggera
scheggiatura
Nessuna
deformazione
Opaca
Leggera
ammaccatura
Leggera
ammaccatura
Leggera
scheggiatura
Nessuna
deformazione
Fiammata
Leggera
ammaccatura
Leggera
ammaccatura
Leggera
ammaccatura
Nessuna
deformazione
Spessore 3 mm, placcato su base
truciolare
Semiopaca
Rottura piano
Rottura piano
Nessuna
deformazione
Rottura piano
Spessore 3 mm, placcato su base
speciale in alluminio
Semiopaca
Leggera
ammaccatura
Nessuna
deformazione
Nessuna
deformazione
Nessuna
deformazione
18/8 AISI 304, spessore 1 mm
supportato
H.P.L., spessore 0,9 mm,
placcato su base in truciolare
Laminato
H.P.L., spessore 2 mm,
placcato su base in truciolare
H.P.L., spessore 10 mm,
non placcato
FINITURA
Temperato
Vetro
Temperato indurito in superficie con
nanotecnologie
Bianco Carrara trattato
con impregnante tradizionale
Marmo
Bianco Carrara trattato
con impregnante nanotecnologico
Media fra vari graniti trattati con
impregnante tradizionale
Granito
Media fra vari graniti trattati con
impregnante nanotecnologico
Ceramica
11
IL PIANO DI LAVORO
Igienicità della superficie
In laboratorio è stata eseguita la prova per
testare l’igienicità dei materiali, imbrattando
la superficie con una miscela rappresentativa di sporco da cucina formata da latte e
tuorlo d’uovo.
La miscela è stata lasciata in loco per 16 ore
e poi pulita con un panno imbevuto di soluzione detergente neutra.
Infine è stata fatta una valutazione per stabilire se ci fosse una differenza significativa di
proliferazione batterica tra la parte imbrattata
e pulita e quella non imbrattata.
I risultati delle prove sono stati riportati nella tabella e classificati come igienicità della
superficie: Scarsa, Discreta, Buona, Ottima.
Abbiamo realizzato questa prova perchè siamo consapevoli che molte persone sono particolarmente attente a questo problema, tanto da voler ottenere
per la propria cucina un’igiene quasi assoluta.
Noi consigliamo comunque di scegliere il piano di lavoro liberamente, a prescindere dal problema dell’igienicità della superficie.
Vogliamo ricordare che in passato nelle macellerie veniva utilizzato un ceppo di legno per tagliare la carne cruda e ciò non causava necessariamente
l’insorgenza di malattie dovute alla scarsa igiene. Probabilmente si era creato un equilibrio fra “scarsa igiene” e “maggiori anticorpi”.
Tuttavia se si vuole avere libertà di scelta e nello stesso tempo evitare questo problema, in presenza di materiali porosi come il marmo, ci si può dotare
di un tagliere igienico in polietilene dove svolgere tutte quelle operazioni che possono far proliferare dei batteri come, ad esempio, impastare una torta
con latte e uova o tagliare della carne cruda.
Commento dei risultati della prova di igienicità della superficie
Come si vede nella tabella, i materiali utilizzati per il piano di lavoro, possono avere superfici più o meno igieniche.
Spesso anche la finitura della superficie influisce sulla prova: in genere più la superficie è ruvida e opaca, più tende a trattenere particelle di residuo
anche dopo la pulizia, favorendo la successiva proliferazione dei batteri.
Tra le novità che il mercato inizia a proporre per migliorare l’igienicità della superficie, c’è quella di inglobare nei materiali che lo permettono, delle particelle d’argento che esercitano un’ azione antibatterica.
Valcucine sta testando questo tipo di superfici, ma non avendo ancora sufficienti dati aggiornati a disposizione, non è in grado di proporveli nella tabella a lato.
12
IL PIANO DI LAVORO
MATERIALE
TIPO
Acciaio
18/8 AISI 304, spessore 1 mm, supportato
Resina acrilica caricata
Media fra varie marche
Conglomerato di quarzo
FINITURA
IGIENICITA’
DELLA SUPERFICIE
Lucida
Ottima
Satinata
Ottima
Goffrata
Buona - Ottima
Semiopaca
Ottima
Non trattato
Lucida
Buona - Ottima
Trattato con impregnante tradizionale
Opaca
Buona
Trattato con impregnante nanotecnologico
Opaca
Buona
Liscia
Ottima
Goffrata
Buona - Ottima
Liscia
Ottima
Goffrata
Buona - Ottima
Liscia
Ottima
Goffrata
Buona - Ottima
Lucida
Ottima
Satinata
Ottima
Satinata
Ottima
Lucida
Discreta
Opaca
Scarsa
Lucida
Buona
Opaca
Discreta
Lucida
Discreta
Opaca
Scarsa
Fiammata
Scarsa
Lucida
Buona
Opaca
Discreta - Buona
H.P.L., spessore 0,9 mm, placcato su base in truciolare
Laminato
H.P.L., spessore 2 mm, placcato su base in truciolare
H.P.L., spessore 10 mm, non placcato
Vetro
Temperato
Temperato, indurito in superficie con nanotecnologie
Bianco Carrara, trattato con impregnante tradizionale
Marmo
Bianco Carrara, trattato con impregnante nanotecnologico
Media fra vari graniti trattati con impregnante tradizionale
Granito
Media fra vari graniti trattati con impregnanti nanotecnologici
Ceramica
Fiammata
Discreta - Buona
Spessore 3 mm, placcato su base truciolare
Semiopaca
Ottima
Spessore 3 mm, placcato su base speciale in alluminio
Semiopaca
Ottima
13
IL FUSTO
Il fusto in nobilitato melaminico
Quasi tutte le cucine in commercio (oltre il 99%), presentano il fusto in nobilitato melaminico.
Il nobilitato melaminico è un pannello in truciolare rivestito sui due lati con carta impregnata in resina
melaminica che conferisce alla superficie una buona resistenza al graffio e alla macchia.
I nobilitati non sono tutti uguali. Oltre alla qualità del truciolare e allo spessore della carta, variabili difficili da individuare, ci sono due elementi molto importanti che devono essere valutati all’atto dell’acquisto.
Il primo è l’emissione di formaldeide.
La formaldeide è un gas cancerogeno emesso dalle colle che compongono il truciolare.
Come posso riconoscere un prodotto a bassissima emissione di formaldeide? Per fortuna ci sono delle
normative che indicano il limite massimo relativo a una determinata denominazione.
Come si vede dalla tabella il prodotto a più bassa emissione di formaldeide è l’F****, definito dalla normativa giapponese. In Europa esiste un metodo diverso di misurazione che noi abbiamo dovuto ridefinire
per renderlo confrontabile con il metodo giapponese. Le normative europee hanno normalizzato un unico
prodotto: l’E1, che corrisponde quasi esattamente all’F***. Esistono poi denominazioni commerciali come
l’E0 e l’E2 che, non essendo normalizzate, non possono dare garanzie sui limiti di emissione di formaldeide
e che in tabella abbiamo riportato come limiti presunti. Il dato indica milligrammi di formaldeide per litro.
DENOMINAZIONE COMMERCIALE
NON NORMALIZZATA
DENOMINAZIONE NORME EUROPEE
E0
Limite non normalizzato
E1
E2
Limite non normalizzato
DENOMINAZIONE NORME GIAPPONESI
VALORE FORMALDEIDE
(mg / lt)
F****
≤ 0,3
F***
> 0,3 e ≤ 0,5
F**
> 0,5 e ≤ 1,5
F*
> 1,5 e ≤ 5,0
> maggiore,
≤ minore e/o uguale
Secondo elemento da valutare all’atto dell’acquisto è la resistenza all’acqua del truciolare e la sua tendenza a gonfiarsi. I pannelli nobilitati non si gonfiano
tutti allo stesso modo. Per questo problema ci sono denominazioni codificate che possono aiutarci nella scelta. Il miglior prodotto per il truciolare nobilitato è il P3. Il multistrato Valcucine ha un rigonfiamento quasi nullo. Vedi tabella.
MATERIALE
RISULTATO PROVA REALE
SU PRODOTTO IN COMMERCIO
RISULTATO SU CAMPIONE
DA PRODUZIONE A MARCHIO VALCUCINE
LIMITE PREVISTO
NORMATIVA VIGENTE
VALUTAZIONE
Truciolare nobilitato P2
15,2%
Non utilizzato
Non previsto
Scadente
Truciolare nobilitato P3
7,6%
14%
Buono
Multistrati Valcucine
1,5%
Non previsto
Ottimo
La prova consiste nell’immergere il prodotto per 24 ore in acqua a 20°C. Il dato in tabella riporta la percentuale di rigonfiamento.
Il fusto in multistrato bilaminato
Per chi non desidera la cucina con i fusti in truciolare, Valcucine propone in alternativa il fusto in multistrato di legno di betulla placcato sui due lati con laminato da 9 decimi anziché con carta impregnata.
La resistenza all’acqua è elevatissima ed ha emissione di formaldeide che rispetta l’F****.
Un prodotto prestigioso per una cucina di altissima qualità.
14
IL FUSTO
Il fusto in vetro e alluminio
Per chi non desidera il fusto in truciolare o in multistrato
e pretende che le emissioni di formaldeide siano uguali a
zero e che non ci sia l’emissione di nessuna altra sostanza
chimica, Valcucine propone il nuovissimo e rivoluzionario
fusto in vetro e alluminio, assemblato meccanicamente
senza l’utilizzo di colle.
Il nuovo fusto in vetro e alluminio rappresenta un punto d’arrivo per
Valcucine che, già da 30 anni sta percorrendo la strada della ricerca
dell’ecocompatibilità dei suoi prodotti, molto prima che il fattore ecologico diventasse una moda. Una moda perché oggi improvvisamente
molti prodotti si fregiano della parola ecologico per un puro interesse
di marketing.
Purtroppo non esiste una normativa o una legge che stabilisca quando un prodotto commerciale possa definirsi ecologico ed è proprio
per questo che la parola è inflazionata.
Noi riteniamo comunque che nessun prodotto industriale sia ad impatto zero sull’ambiente e quindi possa dirsi ecologico ma che con
impegno, ricerca e creatività si possa ridurre tale impatto
Esiste al mondo un’unica fabbrica ecologica ad impatto zero
che Valcucine, nei 30 anni di attività ha preso come esempio per migliorare i propri comportamenti. Questa fabbrica si chiama Albero:
produce utilizzando al 100% energia solare, utilizza come materie prime l’anidride carbonica, l’humus e l’acqua ed elimina come scarto di
produzione l’ossigeno che ci serve per vivere, il vapore acqueo puro
che diventerà pioggia, le foglie che diventeranno humus. Il tutto in un
equilibrio perfetto.
L’uomo si comporta come un albero che produce più foglie di quante
i batteri e i lombrichi siano in grado di trasformare in humus, rimanendo soffocato dai propri scarti. A questo punto ci chiediamo: che fine faranno tutte
quelle cucine dichiarate ecologiche alla fine della loro vita? Ricordiamo che in Italia si producono circa 500 mila cucine all’anno.
ALBERO: LA FABBRICA PERFETTA
Valcucine nella sua volontà di imitare il ciclo
chiuso dell’albero, ha deciso, sulle cucine con
fusti Invitrum, di dare una garanzia a vita sul
ritiro gratuito del prodotto obsoleto rendendosi
responsabile del suo riciclaggio e del suo riutilizzo. Tutto ciò è stato reso possibile perchè
questo obiettivo è stato posto già a livello di
progetto. Massima attenzione è stata data alla
semplicità di disassemblaggio, eliminando
completamente l’uso di colle, e alla possibilità
di riutilizzo dei materiali senza passare per la
fase del riciclaggio ma semplicemente attraverso un processo di rinnovo dei materiali stessi
che permette il loro riutilizzo con un vantaggio
anche economico.
E’ questo vantaggio che ci permette di dare questa garanzia a vita a costo per l’azienda uguale
a zero. I costi del ritiro vengono compensati dai
ricavi per il riutilizzo degli elementi.
Il tutto a dimostrazione di quanto può
fare la creatività per l’ambiente.
15
GLI ELETTRODOMESTICI
L’etichetta energetica
1.0
5
A BCDE
FG
A BC
D
FG
EF
G
Prendiamo in considerazione in queste pagine il quarto elemento componente una cucina: l’elettrodomestico,
concentrando la nostra attenzione sulla lavastoviglie.
Nel settore del mobile non è stato fatto nulla per classificare in maniera oggettiva la qualità del prodotto.
Tutti possono dire di essere ecologici, di usare materiali di qualità, di dare lunghe garanzie che, molto
spesso, con le clausole esclusorie vengono vanificate.
Nel settore dell’elettrodomestico invece sono stati introdotti dei parametri oggettivi che permettono al
consumatore di confrontare la qualità tra i vari prodotti.
Ogni singolo elettrodomestico è accompagnato da un’etichetta energetica riportante i parametri qui
sotto elencati: essi sono gli unici che permettono di effettuare un confronto reale tra le varie marche
perché rilevati con modalità univoche.
Riteniamo doveroso segnalare che l’etichetta energetica, nonostante sia molto utile per il consumatore,
presenta due gravi difetti. Porgiamo quindi, in questa sede, un esplicito invito alle associazioni dei
consumatori affinchè facciano pressione per risolverli.
Difetto 1: pur essendo da considerare uno strumento utilissimo al consumatore per una prima comprensione delle caratteristiche fondamentali di un
elettrodomestico, in particolare del consumo ma anche della silenziosità, la stessa etichetta si rivela in realtà anche uno strumento di semplificazione
eccessiva e di omologazione delle caratteristiche, penalizzando gli elettrodomestici migliori. “Classe A” per una lavastoviglie o lavatrice si riferisce ad un
singolo programma. E tutti gli altri?
Difetto 2: l’etichetta energetica che viene inserita all’interno dell’elettrodomestico non è completa: manca della parte in cui vengono spiegati i valori
indicati.
L’obbligo di presentare l’etichetta completa negli show room non risolve il problema, sia perchè vengono esposti solo pochi prodotti rispetto alla gamma
in commercio, sia perchè i prodotti rimangono nelle mostre per molto tempo diventando obsoleti e non corrispondenti alla gamma più attuale.
Di seguito riportiamo un esempio di etichetta completa e molto comprensibile che accompagna ogni lavastoviglie. Per avere una visione completa delle
etichette, vi consigliamo di visitare il sito: www.newenergylabel.eu, dove potete trovare molto bene spiegate le etichette di tutti gli elettrodomestici.
Analizziamo con attenzione l’etichetta energetica:
Consumo energetico annuale
basato su 280 cicli di lavaggio
standard
Consumo annuale di acqua
in litri, su 280 cicli di
lavaggio standard
Emissione di rumore in decibel
Efficienza di
asciugatura
16
Capacità in numeri
di coperti per un
lavaggio standard
GLI ELETTRODOMESTICI
Nome e marchio del produttore e
identificatore del modello
Nuove classi energetiche
A+, A++, A+++
RealLife®, una filosofia per il consumatore.
Vogliamo approfondire l’analisi di un elettrodomestico, nella fattispecie una lavastoviglie che è il prodotto meno conosciuto dai consumatori, come
esempio di valutazione seguendo in successione i punti dell’etichetta energetica.
Ci piace prendere in considerazione la nuova lavastoviglie RealLife® con vasca XXL del Gruppo Electrolux, perchè studiata secondo una filosofia adatta a
risolvere i problemi della vita reale piuttosto che ad ottemperare solo alle normative che spesso, essendo datate ed asettiche, non contemplano nè portano a
soluzione i problemi quotidiani delle persone. Porre attenzione ai problemi ed ai fatti concreti della vita reale delle persone, è anche il nostro modo di operare.
Vogliamo spiegare bene questo concetto con un esempio: nella prova di contusione sul piano di lavoro riportata in questo opuscolo, il processo normalizzato prevede di far cadere una sfera di acciaio da varie altezze. Nella vita reale però, all’interno dei pensili, nessuno tiene delle sfere, ma pentole, barattoli
di marmellata, Nutella, ecc., che possono cadere sul piano e rovinarlo. I risultati confortanti ottenuti con la prova della sfera, non sono stati confermati
usando per le prove oggetti comunemente utilizzati in cucina.
Qual è il test RealLife®? È quello che esprime meglio i fatti della vita vissuta, della vita reale appunto.
17
GLI ELETTRODOMESTICI
Considerazioni utili per la scelta della lavastoviglie
Valcucine consiglia di scegliere una macchina appartenente alla classe A+ fino alla classe A+++
che garantisce una grande efficienza con un basso impatto ambientale.
Le nuove lavastoviglie RealLife® di Electrolux Rex dedicano una particolare attenzione al risparmio
energetico.
La tecnologia brevettata EnergySmart riduce automaticamente i consumi in base alla quantità di stoviglie
e al loro livello di sporco. L’opzione Risparmia Energia assicura un risparmio energetico fino al 25% e
l’esclusiva funzione AutoOff azzera il consumo in fase di stand by.
Per ridurre maggiormente i consumi e rendere più
ecosostenibile
la
lavastoviglie si può
scegliere tra i modelli che permettono l’allacciamento all’acqua calda (possibilmente riscaldata con dei pannelli solari). Non tutte le lavastoviglie
in commercio sono allacciabili all’acqua calda in maniera corretta in
quanto non hanno l’elettronica studiata per gestire l’acqua già riscaldata.
Tutte le lavastoviglie Electrolux Rex, Electrolux e AEG sono dotate di un
sistema governato elettronicamente per l’allaccio e l’utilizzo dell’acqua
calda di rete, riducendo i consumi fino al 35% rispetto ad un modello
alimentato solo ad acqua fredda.
I dati più importanti da tenere in considerazione sono l’efficacia di lavaggio e l’efficacia di
asciugatura. Infatti una macchina che consuma poco ma lava male non è sicuramente una buona scelta.
Le lavastoviglie Electrolux Rex, grazie al circuito idraulico completamente riprogettato e all’insuperabile
potenza e diffusione del getto del nuovo mulinello a doppia rotazione, offrono la garanzia di risultati
di lavaggio ottimi. Ogni angolo della vasca viene raggiunto da potenti getti d’acqua anche quando la
lavastoviglie è completamente carica, lavando anche gli sporchi più intensi della vita reale e non solo
quelli standard delle prove di laboratorio.
Importantissimo è anche il dato di asciugatura. Spesso nelle lavastoviglie il materiale lavato esce ancora
bagnato da gocce d’acqua che fanno perdere brillantezza specialmente ai bicchieri. Questo avviene
generalmente per raggiungere il livello energetico migliore dato che l’asciugatura è il ciclo che consuma
maggiore energia. Una macchina che consuma poco ma asciuga male, non è certo la scelta migliore,
anche se a volte basta usare l’accortezza di aprire leggermente la porta della lavastoviglie alla fine del ciclo
migliorando in questo modo consumi e asciugatura.
Quindi un prodotto di qualità è caratterizzato dalle tre A: A per l’efficienza energetica, A per il lavaggio, A per l’asciugatura.
Continuando con l’analisi dei dati dell’etichetta energetica troviamo il consumo d’acqua. La lavastoviglie mediamente riduce dell’80% il consumo d’acqua rispetto ad un lavaggio manuale perciò, contrariamente a quanto si crede, è più ecocompatibile. È da tener presente che non tutte le lavastoviglie consumano la stessa quantità d’acqua per questo ci viene in aiuto l’etichetta che indica il consumo d’acqua nel programma eco. Importante è
che per ridurre il consumo d’acqua non vengano eliminati dei risciacqui, come avviene in certe macchine, lasciando sulle stoviglie residui
di detersivo o cibo ma ciò lo possiamo valutare leggendo l’etichetta che
in questo caso non ci darà un lavaggio di qualità A.
Un altro dato presente nell’etichetta energetica è il numero di coperti.
Su questo dato riteniamo che la norma sia obsoleta in quanto il coperto
standard è stato definito negli anni 70 e il modo di cucinare e mangiare è
completamente cambiato. Guardiamo solo alla forma dei piatti, una volta
solo tondi, oggi sono tondi, quadrati, rettangolari. Il progetto di lavastoviglie RealLife® di Electrolux Rex va oltre lo standard, sa adattarsi alla vita
reale e prende in considerazione anche i piatti pizza da 34 cm di diametro,
oltre alle grandi pentole. Grazie alla vasca più grande in altezza sul
18
GLI ELETTRODOMESTICI
XXL
mercato (4 cm in più rispetto a una macchina tradizionale H 82cm della quale è stato mantenuto l’ingombro esterno) ed ai nuovi cesti flessibili, si possono caricare anche piatti dalle forme inconsuete, bicchieri
di altezze diverse e pentole professionali che nessuno usava negli anni 70, quando le lavastoviglie erano
progettate per lavare solo coperti standard.
Esempio: se nell’automobile, per calcolare la spaziosità, si valutasse il numero di persone trasportabili, ipotizzando un peso standard di 60 kg a persona, si potrebbere concludere che una Fiat 500 disponga dello
stesso spazio di una Fiat Croma, perché entrambe possono
trasportare 5 persone. Nel settore automobilistico, per valutare la spaziosità degli interni delle auto non si calcola il
numero di persone trasportabili ma le misure effettive dello
spazio interno. Questo deve avvenire anche per calcolare
l’effettiva capacità della lavastoviglie.
Il gruppo Electrolux ha realizzato un grande investimento nel
settore lavastoviglie per la produzione della base standardizzata della nuova vasca XXL, disponibile sia a marchio Electrolux Rex, sia Electrolux, sia AEG. E’ come nel
settore automobilistico dove un pianale viene condiviso da più marchi, es. Porsche, Audi, Volkswagen, portando
vantaggi per tutti. Il marchio alto guadagna perchè l’investimento viene suddiviso sui grandi numeri anzichè sui
pochi del prodotto elitario, il basso di gamma guadagna in qualità perchè il pianale deve avere la solidità per
sopportare i potenti motori dell’alto di gamma.
Allo stesso modo Electrolux Rex, Electrolux, AEG possono usufruire della nuova spaziosità della vasca
XXL pagando un minimo importo per l’ammortamento dello stampo che si suddivide nei grandi numeri
realizzati dai tre marchi. Tutto questo non impedisce una differenziazione tra i vari modelli, come per le auto, in quanto la struttura di base può essere
attrezzata con particolari diversi fino ad arrivare con il marchio AEG che, grazie allo speciale sistema Silent technology, è in prima linea per silenziosità
al mondo. È importante per il consumatore capire questo concetto perché è lui stesso che alla fine paga i costi di ricerca, gli stampi e le attrezzature necessarie per realizzare il prodotto. L’esigenza di avere più spazio in altezza nella lavastoviglie è un esigenza percepita da molto tempo e parzialmente risolta
con la produzione di macchine più alte che sono diventate di nicchia per il loro maggior ingombro e per i bassi numeri venduti che determinano un maggior
costo per l’ammortamento dell’investimento. Finalmente la macchina più spaziosa del mercato con misure esterne standard prodotta in grande serie a tutto
vantaggio del consumatore.
Continuando l’analisi dell’etichetta che accompagna ogni elettrodomestico, troviamo come ultimo dato il
livello di rumorosità espresso in Decibel (in potenza sonora).
Pensiamo che questo dato sia importantissimo per una lavastoviglie perché si trova in cucina, perché
l’ambiente cucina soggiorno sta diventando sempre più un ambiente unico, perché la lavastoviglie verrà
sempre più utilizzata nelle ore notturne per risparmiare sul costo dell’energia.
Per scegliere la miglior macchina in fatto di silenziosità possiamo controllare i Decibel dichiarati in
etichetta. Inoltre la prova di silenziosità standardizzata rileva solo la rumorosità media del ciclo standard.
L’etichetta, oltre alla rumorosità media, dovrebbe riportare il picco di rumore raggiunto perché è quello
più fastidioso da sopportare nella vita reale. Il gruppo Electrolux ha svolto studi e ricerche per ridurre i
picchi di rumore sia alle basse che alle alte frequenze.
La nostra collaborazione con questa azienda dura già da parecchi
anni e la filosofia comune di attenzione e di rispetto per l’ambiente la avvalora ulteriormente. Noi come Valcucine siamo i primi
cucinieri in Italia ad aver ottenuto la certificazione ambientale
ISO 14000 e il gruppo Electrolux è l’unico ad avere questa certificazione in quasi tutti i suoi stabilimenti (99%).
Il nuovo progetto di lavastoviglie RealLife® ci piace molto anche perchè è frutto di un grosso investimento realizzato in Italia, rinunciando
ad una delocalizzazione in paesi dove la manodopera costa meno e
ha meno tutele, questo fa parte anche della filosofia Valcucine che
produce completamente in Italia assicurando lavoro ai nostri
figli.
Produzione nuova lavastoviglie RealLife® di Electrolux Rex
Produzione cucine Valcucine
19
New Logica System_design Gabriele Centazzo
20
21
Artematica Noce Tattile_design Gabriele Centazzo
22
23
Printed: AGCM (PN) Aprile 2013
Ideazione: Gabriele Centazzo - Progetto grafico: Lara Santin - Illustrazioni: Deisa Centazzo
Ora puoi fare una scelta più consapevole
Valcucine S.p.A. Via L. Savio, 11 - 33170 Pordenone IT - Tel. +39 0434 517911 Fax +39 0434 572344 www.valcucine.it [email protected]
Eventuali modifiche sui materiali e sulle normative che avvengono dopo la data di stampa non possono essere valutate in questa guida.