Cinquant`anni di Europa Dichiarazione della CES in

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Cinquant`anni di Europa Dichiarazione della CES in
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Cinquant'anni di Europa
Nella settimana delle celebrazioni del
cinquantenario della firma del Trattato di Roma,
la Confederazione Europea dei Sindacati ha riunito
a Roma il Comitato Esecutivo, concluso con
l’incontro del Quirinale di cui diamo conto in altra
parte del giornale.
La riunione dell’Esecutivo ha proseguito il lavoro
preparatorio del prossimo congresso della CES
che si terrà a Siviglia dal 20 al 24 maggio: il
sindacato europeo si prepara a rilanciare
un’offensiva per il rafforzamento dell’Europa sociale, per la piena e buona occupazione,
contro la precarietà e le vecchie e nuove forme di povertà e di esclusione. Una CES
più forte e più efficace nella sua azione e mobilitazione sindacale conferma il suo
sostegno ad una Costituzione europea che dia piena dignità ai diritti sanciti dalla Carta
di Nizza ed estenda la democrazia e la partecipazione dei cittadini e superi le contraddizioni
ed i limiti soprattutto in materia di politiche sociali dei trattati in vigore.
Dichiarazione della CES in occasione del 50° anniversario
della firma dei Trattati di Roma
La CES apprezza le conquiste dell’integrazione europea, che da 50 anni ha portato pace e
prosperità ed ha offerto la cornice per l’unificazione dell’Europa. Dagli anni ’80 è stata aggiunta
una dimensione sociale ai pilastri macroeconomico, finanziario e monetario, cruciale per
assicurare il sostegno popolare per il proseguimento dell’integrazione. Attraverso i pacifici
strumenti della negoziazione, del dialogo e del compromesso l’Unione europea ha creato
un’area di progresso economico e sociale, di cooperazione e democrazia più ampia che in
nessun altra parte del mondo. L’UE, governata da principi etici e sociali e impegnata al
raggiungimento di livelli elevati di protezione sociale, di standard sociali, di sviluppo sostenibile,
giustizia sociale e pari opportunità per tutti, è un modello per le altre regioni del mondo.
Negli ultimi cinquanta anni l’integrazione europea ha anche incoraggiato i sindacati a guardare
al di là delle proprie frontiere nazionali e sviluppare nuovi metodi di collaborazione, offrendo
reciproca solidarietà. La CES – istituita nel 1973 come alleanza democratica di sindacati nel
rispetto del pluralismo e della diversità – rende possibile tutto questo.
I sindacati sono nati in Europa e non è una coincidenza che l’Europa abbia la settimana
lavorativa più corta, le vacanze più lunghe, una maggiore responsabilità sociale, sistemi di
protezione sociale migliori, servizi pubblici più universali e minori disuguaglianze che nel resto
del mondo. Un capitolo sulla politica sociale, il riconoscimento del dialogo sociale europeo
(quale processo co-regolatore), un’ambiziosa agenda ed un programma di lavoro sulla politica
sociale hanno costituito i punti più importanti per il compimento di un’Europa più sociale e per
lo sviluppo del modello sociale europeo. Tutto questo è stato seguito da normative su salute e
sicurezza nei luoghi di lavoro, sulle condizioni di lavoro, su non discriminazione e uguaglianza
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di genere, sul diritto all’informazione e alla consultazione e la creazione dei Comitati Aziendali
Europei. A partire però dagli anni ’90 il progresso si è fermato e la dimensione sociale dell’Europa
è stata trascurata.
E’ necessaria un’agenda ambiziosa
La CES è insoddisfatta della mancanza di progresso sulla dimensione sociale del mercato interno,
delle recenti e non ambiziose agende sulla politica sociale, della fase di stallo della strategia
di Lisbona e della carenza di azione sui servizi di interesse generale.
La Costituzione europea
L’UE ha percorso molta strada verso l’integrazione, ma il dibattito costituzionale attuale a seguito
del cosiddetto periodo di riflessione deve portare ad una soluzione che dia un peso adeguato
all’Europa sociale. Il testo del Trattato costituzionale prende in considerazione, in larga misura,
i desideri dei cittadini, dei lavoratori e dei sindacati per sviluppare un’Europa più efficiente e
sociale. Soprattutto esso da valore legale alla Carta europea dei Diritti fondamentali, le cui
clausole sociali garantiscono il diritto allo sciopero e impegnano alla contrattazione collettiva.
La Carta non ha ancora valore legale, per questo la CES insiste affinché essa rimanga parte
di un qualsiasi Trattato costituzionale europeo definitivo.
Maggiore occupazione e di migliore qualità
Nonostante alcuni recenti avanzamenti, le
sfide chiave quali disoccupazione e qualità
del lavoro restano senza risposta. Negli ultimi
50 anni l’UE ha lavorato per la creazione di
un mercato unico europeo per beni e servizi
ed è sulla buona strada per crearne uno anche
per il mercato del lavoro. Anche i lavoratori
hanno bisogno ora di condizioni uguali, che
garantiscano un trattamento equo ed giusto
in tutta Europa, che proteggano i diritti dei
lavoratori migranti e dei sindacati nella
prospettiva degli accordi collettivi.
Al contrario però il lavoro precario in Europa sta aumentando. L’attuale spinta alla “flexicurity”
nel mercato del lavoro è accettabile soltanto a condizione che essa porti a miglioramenti nella
qualità del lavoro attraverso lavori decenti e retribuzioni adeguate, alla fine dell’espansione
del lavoro precario, a un’incrementata conciliazione tra lavoro e vita privata e ad una migliore
salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Essa deve inoltre armonizzare la sicurezza dell’occupazione
con nuove forme di assistenza per i lavoratori, per poter offrire loro adeguate protezioni sociali,
il mantenimento dei diritti e il sostegno al reddito nei periodi di transizione, nella salvaguardia
dei percorsi professionali e delle abilità necessari per affrontare il rapido ritmo del cambiamento
e delle ristrutturazioni industriali. Il ruolo dell’UE dovrebbe essere, attraverso la combinazione
di strumenti legislativi e contrattuali, di stabilire standard minimi per le condizioni di lavoro, ideate
per combattere la concorrenza sleale e il dumping sociale nel mercato del lavoro e attraverso
i confini.
Legislazione UE
Le recenti proposte legislative “sociali” non sono poi state così sociali, quanto deregolatrici,
rafforzando il potere delle imprese e indebolendo la protezione dei lavoratori. Gli esempi
peggiori sono stati l’incapacità di eliminare l’opt-out della direttiva sull’orario di lavoro ed il
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progetto iniziale della direttiva “Bolkestein” sui servizi nel mercato interno – sconfitta dal movimento
sindacale e dal Parlamento europeo – che minacciava la diffusione del dumping sociale
applicando il principio del paese di origine come propulsore cardine dell’apertura dei mercati.
La CES accoglie l’influenza crescente del Parlamento europeo nel processo decisionale politico
e la volontà dimostrata nell’ascoltare la voce dei cittadini europei, contributo importante al
rafforzamento della democrazia in Europa.
La CES desidera vedere una legislazione migliore sull’uguaglianza di genere, sull’informazione,
consultazione e co-determinazione nelle imprese, sui Comitati aziendali europei e su salute e
sicurezza nel lavoro. L’UE deve adottare urgentemente la bozza di direttiva che garantisce pari
trattamento per i lavoratori delle agenzie interinali e la Commissione europea deve presentare
proposte sulla protezione delle nuove forme di lavoro atipico.
Servizi pubblici
Servizi pubblici di elevata qualità sono una precondizione per il benessere generale di cittadini
e lavoratori. La CES auspica che la Commissione europea proponga un quadro legale a
sostegno degli sforzi degli stati membri per assicurare la qualità dei servizi di interesse generale
e la loro accessibilità a tutti.
Disuguaglianze crescenti
Assistiamo con preoccupazione al cambiamento ella natura del capitalismo, che lascia il
tradizionale patto tra imprenditore ed impiegato spostandosi verso il capitalismo di azzardo dei
fondi speculativi, agli acquisti di investimento privato e ritorni su rendimenti rapidi. Deve esserci
una regolamentazione di questa tendenza, se non vogliamo vedere un’accelerazione nei
licenziamenti, la precarizzazione e lo sfruttamento nonché l’allargamento della frattura tra ricchi
e poveri nella società. La risposta data dall’UE a oggi non è stata adeguata.
Energia e sviluppo sostenibile
La CES ritiene che l’Europa debba urgentemente sviluppare una strategia comune sull’energia
per salvaguardare l’occupazione e le risorse. Raggiungere lo sviluppo sostenibile richiede un
senso di responsabilità maggiore da parte dei responsabili delle decisioni e dell’industria. Le
variazioni climatiche sono una priorità di primaria importanza per la società in tutto il mondo
e la CES spinge per investire nelle tecnologie ecologiche e per riduzioni pesanti alle emissioni
dei gas effetto serra. La CES ritiene che le variazioni climatiche siano uno sprone per le nuove
occupazioni e opportunità di coesione sociale. Tuttavia l’impatto sociale di ogni misura deve
essere preso in considerazione e gestito in modo imparziale.
Combattere la discriminazione
Il 2007 è l’anno europeo delle pari opportunità per tutti. Una recente ricerca ha mostrato però
che molti cittadini dell’UE sono all’oscuro della legislazione europea contro la discriminazione.
C’è ancora molta strada da fare. Per esempio è inaccettabile che 50 anni dopo aver sottoscritto
il Trattato di Roma le donne guadagnino ancora il 15% meno degli uomini in tutta Europa.
Dialogo sociale
In qualità di partner sociale europeo la CES ha dimostrato di essere matura per elaborare
politiche in Europa e dare un importante contributo per il progresso in queste aree attraverso
negoziazioni autonome tra le parti sociali e nel processo consultivo con la Commissione europea.
E’ essenziale per la Commissione dimostrare una volontà politica più forte per utilizzare i diritto
di iniziativa che le è proprio nel campo della politica sociale per rafforzare le politiche sociali
e il modello sociale europeo.
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Il futuro
Dato che l’UE si muove verso la
seconda metà del suo secolo, si deve
impegnare a promuovere e rafforzare
il modello sociale europeo. Le istituzioni
europee debbono dimostrare i propri
progetti per risolvere problemi
economici e sociali in modo aperto al
futuro, indirizzando le richieste pubbliche
per lo sviluppo sostenibile, la piena
occupazione, il benessere e la
protezione dei consumatori, nonché
una risposta alla globalizzazione.
Se l’Europa vuole guadagnarsi il
sostegno dei lavoratori e delle loro
famiglie, nella sua dichiarazione ufficiale
deve mettere in evidenza anche i diritti
fondamentali e le condizioni di lavoro.
L’UE deve promuovere i principi ed i
valori del modello sociale europeo a
livello internazionale.
Una globalizzazione più giusta può
essere ottenuta soltanto attraverso
l’inclusione della causa sociale in tutti
gli accordi UE con altri paesi,
promuovendo il rispetto per i principi
ed i diritti fondamentali del lavoro e
l’agenda di lavoro decente per tutti.
La CES accoglie la dichiarazione dei
Ministri del Lavoro dei 9 paesi europei
sul rilancio dell’Europa sociale e auspica
che anche i restanti paesi europei
sottoscrivano la dichiarazione.
Cinquanta anni dopo la firma dei
Trattati di Roma è più importante che
mai capire che la dimensione sociale
dell’Europa rappresenta un
investimento vitale nella sua gente, e
rendere la politica sociale importante
quanto la crescita economica.
L’UE ed i suoi stati membri debbono
lavorare per la dignità umana, per le
pari opportunità, la giustizia sociale, la
democrazia, la libertà, il dialogo sociale,
la protezione sociale e l’inclusione e
standard di vita decenti per ognuno.
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La Confederazione Europea
dei Sindacati ricevuta
al Quirinale
"Questo anniversario deve essere il tempo non
solo delle celebrazioni e della fierezza dell'essere
europei, ma soprattutto della riflessione
sull'azione da intraprendere nell'immediato
futuro". Lo ha affermato il Presidente della
Repubblica nel corso dell'incontro con il Comitato
Esecutivo della Confederazione Europea dei
Sindacati. "Inestimabili conquiste - ha proseguito
il Capo dello Stato - hanno potuto essere
realizzate grazie a cinquanta anni di integrazione
europea. Tra questi voglio menzionare - oltre
alla pace ed al benessere di cui hanno goduto
le generazioni succedutesi dal secondo
dopoguerra - anche i progressi raggiunti in
campo sociale".
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INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
GIORGIO NAPOLITANO
IN OCCASIONE DELL'INCONTRO CON LA CONFEDERAZIONE EUROPEA
DEI SINDACATI
Signor Presidente,
Signor Segretario Generale,
Signore e Signori,
sono lieto di ricevere al Quirinale una delegazione della Confederazione Europea dei Sindacati,
alla vigilia di una ricorrenza tanto importante per la storia del nostro continente: il Cinquantesimo
anniversario della nascita delle Comunità Europee.
Cinquanta anni fa, dopo il naufragio del progetto di una Comunità Europea di Difesa, furono
firmati qui a Roma, proprio a poca distanza da questo Palazzo, i Trattati istitutivi della CEE e
della CEEA. Venne così ripresa la strada maestra della pacifica convivenza tra i popoli d'Europa
e della graduale integrazione economica e politica, indicata già nel 1950 dalla Dichiarazione
Schuman, e venne riavviato un lungo cammino che ha portato il 29 ottobre 2004 alla firma, in
questa stessa città, del Trattato che istituisce una Costituzione per l'Europa.
Oggi possiamo volgerci con soddisfazione a contemplare il patrimonio di successi acquisiti, affinché
l'insegnamento dei Padri Fondatori continui a guidare le scelte future e affinché il coraggio e la
visione da essi dimostrati nel superamento della crisi della CED siano d'esempio nelle attuali
contingenze. Questo anniversario deve essere il tempo non solo delle celebrazioni e della fierezza
dell'essere europei, ma soprattutto della riflessione sull'azione da intraprendere nell'immediato
futuro. Inestimabili conquiste hanno potuto essere realizzate grazie a cinquanta anni di integrazione
europea.
Tra questi voglio menzionare - oltre alla pace ed al benessere di cui hanno goduto le generazioni
succedutesi dal secondo dopoguerra - anche i progressi raggiunti in campo sociale. Dalla riunione
delle parti sociali indetta a Val Duchesse nel 1985, su iniziativa di Jacques Delors, molti passi
in avanti sono stati compiuti : una maggiore attenzione all'occupazione e alla tutela sociale,
inserite tra gli obiettivi dell'Unione Europea con il Trattato di Amsterdam ; la promozione di più
elevati standard in materia di diritti e di protezione sociale ; legislazioni più avanzate in tema
di sicurezza e di condizioni dei lavoratori ; la promozione delle pari opportunità ; l'accento posto
dalla revisione della Strategia di Lisbona, operata nel 2005, sull'occupazione, considerata - assieme
alla crescita - elemento principale per accrescere la competitività e perseguire uno sviluppo
sostenibile.
L'Europa del XXI secolo ha bisogno di protagonisti responsabili ed impegnati nel suo sviluppo,
di grandi attori capaci di risvegliare ed accrescere la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica,
essendo questa la via anche per superare il deficit democratico dell'Unione. Sarà possibile rilanciare
la causa dell'Europa solo attraverso un maggiore impegno politico e civile, delle Istituzioni europee e nazionali - e delle parti sociali ; solo proponendo progetti lungimiranti e credibili, perché
sostenuti da una reale volontà politica ; solo dimostrando coraggio ed impegno effettivo nelle
riforme - istituzionali, economiche e sociali - che si impongono al nostro continente. Essenziale
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è, nella maturazione di questa consapevolezza e nella definizione delle necessarie scelte di politica
economica e sociale, l'apporto dei Sindacati, espressione delle esigenze delle classi lavoratrici
dinanzi ai grandi mutamenti del nostro tempo.
Nella nostra ricca Europa, nell'Europa finalmente riunificata, vi sono ancora milioni di disoccupati
o occupati senza certezze per l'avvenire. Il nostro continente deve trovare la forza di vincere la
sfida della competizione globale senza rinunciare alle proprie tradizioni di civiltà e al proprio
patrimonio di diritti e di tutele sociali.
L'Unione potrà svolgere un ruolo cruciale nel raggiungimento di questo obiettivo, ma a due
condizioni. La prima è che venga rafforzato il ruolo delle istituzioni europee nel governo
dell'economia e nelle politiche sociali. La seconda condizione è che vengano finalmente portate a
compimento, mantenendo un elevato livello di ambizione, le necessarie riforme istituzionali.
L'Europa dei risultati non potrà essere realizzata senza un'Europa dotata di Istituzioni più forti.
Vorrei ricordare, in questo contesto, che il mercato interno ha potuto essere completato nei tempi
previsti solo perché l'Atto Unico Europeo del 1986 modificò la regola di voto al Consiglio,
portandola in settori determinanti dall'unanimità alla maggioranza qualificata.
Le riforme previste dal Trattato costituzionale, elaborato al termine di una riflessione durata più
anni - che ha conosciuto, durante la fase della Convenzione, una partecipazione senza precedenti
del Parlamento Europeo, dei Parlamenti nazionali e della società civile - restano imprescindibili
Perché la firma apposta da 27 paesi, e l'avvenuta ratifica di 18 tra essi, non possono essere ignorate.
Perché le riforme proposte sono il frutto di un compromesso, non di basso livello, raggiunto dopo
complessi negoziati.
Ogni tentativo di rimetterne in discussione il delicato equilibrio rischierebbe di riaprire trattative
dai risultati imprevedibili o di condurre a soluzioni più insoddisfacenti.
Dopo gli allargamenti del 2004 e del 2007, l'Europa non può tardare a ridefinire i propri assetti
istituzionali ; a cementare la propria unione e la solidarietà interna con un Testo capace di
esprimere i valori comuni ad oltre 480 milioni di cittadini ; a riaffermare gli obiettivi condivisi
da 27 Paesi.
Solo un'Europa rafforzata potrà agire come un attore autorevole sulla scena globale e rispondere
alle preoccupazioni dei cittadini. Ma anche il rafforzamento della dimensione sociale dell'Europa
- tanto importante per riavvicinare l'Unione ai cittadini - non potrà essere realizzato in assenza
di Istituzioni più efficienti ed adeguate ai nuovi compiti e all'aumento del numero degli Stati
membri.
Solo un'Europa riformata riuscirà a coniugare le esigenze di
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giustizia e di sicurezza sociale con gli obiettivi di crescita e di
della Cgil nazionale
competitività nell'era della globalizzazione ; ad attuare politiche
Corso Italia 25 - 00198 Roma Italia
inclusive capaci di associare tutti i cittadini ai benefici che pure
tel. +39 06 8476328
la globalizzazione comporta.
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E' l'ora di riprendere il cammino dell'Europa politica, perché
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solo così potremo continuare ad offrire ai nostri cittadini
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un'Europa del progresso e dei diritti : quegli stessi che sono
Redazione a cura di:
sanciti nella Carta dei diritti fondamentali e nel Trattato
Giulia Barbucci, Monica Ceremigna,
costituzionale e che rappresentano la sintesi migliore dei nostri
Antonio Morandi, Nicola Nicolosi.
valori di civiltà.
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