Handout.II e III Lez.Gramm.It

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Handout.II e III Lez.Gramm.It
GRAMMATICA ITALIANA
Prof.ssa BARBARA CORPINA
Handout II e III Lezione - 07 e 08/03/11
GRAMMATICA ITALIANA
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Handout II e III Lezione - 07 e 08/03/11
8a) Luigi è davvero un ragazzo simpatico.
8b) *Luigi è davvero un ragazzo simpaticamente / volentieri / in.
Criteri distribuzionali per l’analisi1.
La classificazione categoriale delle parole in base a criteri distribuzionali si stabilisce
sull’osservazione delle possibilità combinatorie degli elementi che compongono una frase.
Consideriamo una parola come medico.
1a) Luigi è uno dei medici di questo ospedale.
1b) Mi ha visitato il medico più bravo dell’ospedale.
1c) Non ho incontrato un medico in tutta la corsia!
9a) Luigi è davvero un ragazzo molto simpatico.
9b) *Luigi è davvero un ragazzo in / amico simpatico.
- Le preposizioni, sono elementi che accompagnano tipicamente i costituenti nominali.
10a) Questo regalo è per mio fratello.
10b) Sono andata a Berlino.
10c) Questo libro è di Luigi.
vs
2a) Vieni qui che ti medico la ferita.
2b) Devo andare allo studio medico per fare dei controlli.
Nelle lingue riscontriamo in genere un numero limitato di elementi che vengono inclusi a pieno
titolo all’interno di questa categoria.
Italiano: di, a, da, in, con, su per, tra, fra.
Una parola non appartiene sempre e necessariamente a una determinata categoria2.
“Il contesto determina la categoria” - L’analisi distribuzionale riveste un ruolo fondamentale
per definire l’appartenenza categoriale delle parole.
Ma ricordiamo che a seconda della loro distribuzione anche queste possono non essere
preposizioni. Inoltre, esistono diverse parole dallo status categoriale meno nitidamente definito:
meno, fino, dentro, dopo.
Basandoci su criteri distribuzionali diremo che:
- Il nome è quella categoria sintattica che può essere preceduta da articoli e dimostrativi, nonché
da possessivi, e può essere seguita da aggettivi e frasi relative.
3a) Il mio amico più caro abita a Firenze.
3b) *Il mio amare / simpatico / per / molto più caro abita a Firenze.
L’analisi distribuzionale si dimostra particolarmente utile e vantaggiosa, mostrando l’effettiva
primarietà dei criteri formali nella definizione delle categorie.
11a) Questo sistema mi soddisfa meno; è meno efficiente del precedente.
11b) Erano tutti qui meno il tuo amico.
11c) Ho impiegato meno tempo di quanto pensassi.
11d) Questo è il meno che io possa fare.
4a) Il ragazzo che sta parlando si chiama Luigi.
4b) *Il amare / simpatico / per / molto che sta parlando si chiama Luigi.
- Il verbo è circondato dagli elementi nominali richiesti dalla selezione argomentale. Nel caso si
volesse modificare l’azione verbale, si farà ricorso a un elemento avverbiale.
La frase (6b) mostra che aggettivi, nomi e preposizioni non possono modificare in alcun modo
l’azione espressa dal verbo.
11(a-d): meno si trova in 4 diversi contesti che ci dicono a quale categoria appartiene quella
particolare occorrenza di meno.
- In 11a) meno modifica un verbo ed è quindi ___???___
- In 11b), meno è seguito da un costituente nominale ed è quindi ___???___
- In 11c) meno accompagna e qualifica un nome e queste proprietà formali ci dicono, dunque,
che in questo contesto è ___???___ .
- In 11d) la parola meno è preceduta da un determinante e da una frase relativa. Non vi è dubbio,
quindi, che in questo caso la sua categoria di appartenenza è quella del ___???___.
- Da un punto di vista formale e distribuzionale, la definizione dell’avverbio è semplicemente
quella di un elemento morfologicamente invariabile che modifica verbi o aggettivi.
L’analisi distribuzionale quindi mostra che una stessa parola può appartenere a diverse categorie
a seconda delle sue possibilità combinatorie.
5a) Quel ragazzo ha dato un libro a Maria.
5b) *Quel ragazzo regalo / caro / per / volentieri un libro a Maria.3
6a) Luigi va spesso all’estero per lavoro.
6b) *Luigi va caro / treno / per all’estero per lavoro.
7a) Mi sono molto divertito.
7b) *Mi sono per/ grande/ divertito.
- L’aggettivo, la sua collocazione è accanto agli elementi nominali che modifica. Gli aggettivi
possono essere, a loro volta, modificati da alcuni elementi avverbiali.
1
Parte estratta da Puglielli & Frascarelli, 2004 (P&F, 2004).
Categorie e funzioni4.
Per definire la categoria cui appartiene una parola è necessario riconoscere i segnali
morfosintattici e distribuzionali che consentono di distinguere e classificare in modo chiaro, e
quanto più possibile univoco, le varie categorie.
12a) Questo andare e venire non mi piace. - “Andare” e “venire” a quale categoria
appartengono?
12b) Verrò dopo a casa tua. - “Dopo”?
2
In uno studio comparato e interlinguistico, un approccio vantaggioso all’analisi della parola proviene da considerazioni di tipo
distribuzionale, semantico e morfologico, per cui ogni parola è di fatto una “radice di significato”, non appartenente a priori a
nessuna categoria lessicale. Solo successivamente, la presenza di morfemi grammaticali determina un significato specifico per
ogni radice e l’appartenenza della parola derivata a categorie quali nome, verbo, ecc.
3
In una lingua SVO come l'italiano solo il verbo può essere posto tra il soggetto e l'oggetto diretto (5a-b).
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Parte estratta da P&F, 2004.
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GRAMMATICA ITALIANA
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12c) Un antico cancello sbarra l’entrata.- “Sbarra”?
La distribuzione e le proprietà morfosintattiche sono fondamentali anche per definire la funzione
che svolgono i vari elementi all’interno della frase.
Ogni elemento presente nella frase, oltre ad appartenere a una data categoria, riveste un ruolo
specifico dal punto di vista sintattico.
categorie e funzioni in modo corretto e immediato.
Predicato.
La nozione di predicato6 è tradizionalmente associata alla categoria lessicale del verbo, ma il
verbo non è l'unica categoria associabile alla realizzazione della predicazione (Puglielli &
Frascarelli, 2008 (da qui P&F, 2008)).
Esempio: Predicato.
Funzioni Sintattiche (o ruoli sintattici)5
La funzione sintattica di una categoria dipende dalla collocazione strutturale del sintagma che la
contiene.
Sapremmo fornire una definizione univoca di soggetto e predicato?
17) Mario è simpatico
18) Luca è farmacista
In 17) il sintagma aggettivale (AP) ha la funzione di predicato (è ciò che si predica del soggetto)
e similmente in 18) il sintagma nominale (NP) è il predicato.
Soggetto.
Oggetto.
Esempio: Soggetto.
Esempio: Oggetto.
13a) Mario mangia la mela.
13b) Luigi mette il libro sul tavolo.
19) Mario ama Lucia
20) Lucia ama Mario
14a) La porta si apre.
14b) Il libro sta sul tavolo.
14c) Gianni è stato picchiato.
In 19) il sintagma nominale (NP) Lucia ha la funzione di oggetto mentre il NP Mario ha la
funzione di soggetto. Al contrario in 20) il NP Lucia è il soggetto e il NP Mario è l'oggetto.
15a) A Luigi capita spesso di sbagliarsi.
15b) Lo vuoi un caffè?
Modificatore.
Considerati gli esempi 13-15: qual è la definizione di soggetto?
Il soggetto è “colui che compie l'azione”?
Il soggetto è “colui di cui si parla”?
L’adozione di criteri semantici e/o pragmatici non consentono una definizione univoca della
funzione di soggetto. Se, invece, osserviamo le caratteristiche morfosintattiche di tutte le frasi
esaminate, potremo notare che il soggetto, in una lingua flessiva come l’italiano, si caratterizza per
una proprietà specifica, vale a dire, è l’elemento nominale che determina l’accordo con il verbo.
In una lingua priva di flessione, invece, il soggetto sarà sempre definito in maniera univoca dalla
sua posizione rispetto al verbo. In lingue come l’inglese (in cui la flessione è estremamente ridotta),
infatti, il soggetto è il costituente nominale che precede il verbo:
I modificatori rappresentano funzioni di secondo livello, in quanto tali costituenti sono inseriti
dal Lessico come complementi o aggiunti di altri sintagmi (che svolgono funzioni di primo livello),
al fine di aggiungere informazioni in merito alla testa del sintagma che li “ospita”.
Essendo funzioni primarie quelle di soggetto e di predicato, i modificatori si distinguono
necessariamente tra modificatori “nominali” (tipicamente determinanti, aggettivi e frasi relative) e
“verbali” (avverbi e “espressioni avverbiali”) (P&F, 2008: 51).
Esempio: Modificatore.
21) Lucia è una ragazza simpatica
22) Mario accarezza dolcemente Lucia
Gerarchia delle Funzioni Sintattiche (NP):
S > OD > OI
16a) You dance very well.
“Tu balli molto bene.”
Funzioni Argomentali (o ruoli argomentali)
16b) *Dance you very well.
I criteri morfosintattici forniscono, dunque, delle diagnostiche chiare ed esplicite per identificare
LA STRUTTURA ARGOMENTALE DEL VERBO7
6
5
La nozione sintattica di “predicato” corrisponde a ciò che a livello semantico si definisce “predicazione”.
Parte estratta da P&F, 2004.
In buona parte estratta da P&F, 2004.
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Il concetto di valenza
Il verbo ha bisogno di essere accompagnato da un certo numero di elementi perché la frase sia
“ben formata” e il suo significato completo.
Possiamo quindi dire che ogni verbo ha una valenza e il numero di elementi che completano la
valenza del verbo sono detti i suoi argomenti (o elementi nucleari). La valenza di un verbo è
determinata dal suo significato: in base alle sue caratteristiche semantiche, il verbo seleziona (o
anche sottocategorizza) una serie di costituenti che sono, pertanto, obbligatori.
Ovviamente, nella frase sono ammessi anche altri elementi, non richiesti come necessari dal
verbo. Questi vengono detti circostanziali (o, anche, elementi extranucleari). Potremmo dire che,
mentre gli argomenti sono gli elementi direttamente coinvolti nel processo descritto dal verbo, i
circostanziali aggiungono informazioni accessorie in merito al contesto e alle modalità del suo
svolgimento.
Nel caso dei verbi gli argomenti che ricevono i ruoli tematici devono essere presenti nella frase,
mentre nella griglia tematica dei nomi i ruoli tematici che essi assegnano sono indicati tra parentesi
tonde per indicare che i ruoli tematici non devono essere necessariamente assegnati a un sintagma
presente nella frase (Cecchetto, 2002).
Anche alcune preposizioni assegnano ruolo tematico:
26a) Barbara è andata a Roma
26b) Marco è appena tornato da Palermo
26c) Il bambino è sotto il tavolo
26d) Gli occhiali sono sopra il comodino
Griglia Tematica delle preposizioni in 26a-d):
26a) A : <Locativo>
26b) Da: <Locativo>
26c) Sotto: <Locativo>
26d) Sopra: <Locativo>
22a) *guarda.
23a) *ha dato.
In 22a) e in 23a) il verbo, se privo dei suoi argomenti (e fuori da un contesto comunicativo), dà
luogo a frasi incomplete (e, dunque, agrammaticali). Al contrario, la frase può dirsi completa solo
quando il verbo è accompagnato dai suoi argomenti:
22b) Maria guarda il panorama.
23b) Maria ha dato un bacio a Luigi.
Ruoli tematici8 vs. ruoli sintattici9.
Il verbo rappresenta dunque il nucleo di una frase e, in quanto tale, seleziona gli elementi che lo
devono affiancare. Gli elementi che compongono la struttura argomentale sono quindi in numero
ristretto e ben definito dalle proprietà del verbo.
I circostanziali, invece, possono essere presenti in numero potenzialmente illimitato e la loro
assenza non pregiudica la comprensione generale dell’evento in corso:
24a) Luisa è andata a Berlino.
24b) Ieri Luisa è andata a Berlino.
24c) Ieri Luisa è andata a Berlino con l’aereo.
24d) Ieri Luisa è andata con piacere a Berlino con l’aereo
24e) ecc.
Il verbo non è l'unica categoria lessicale ad avere una valenza; in realtà è la predicazione che
assegna agli argomenti che l'accompagnano un ruolo tematico, pertanto anche il nome e l'aggettivo
assegnano ruoli tematici:
25a) Desidero una giornata di sole
25b) Sono desiderosa di una giornata di sole
25c) Il mio desiderio di una giornata di sole..
Gli argomenti sono selezionati in base al significato del verbo e ognuno di essi riveste un ruolo
preciso all’interno dell’evento descritto. Il verbo ha quindi una struttura argomentale e gli
argomenti da esso selezionati (o “sottocategorizzati”) hanno uno specifico ruolo tematico.
I principali ruoli tematici sono:
! AGENTE: l’autore di un’azione;
! PAZIENTE: colui/ciò che riceve o subisce l’azione;
! TEMA: argomento coinvolto nell’azione.
! BENEFICIARIO: colui/ciò verso cui è rivolta l’azione;
! ESPERIENTE: colui che sperimenta un determinato stato (psicologico, ma anche fisico);
! STRUMENTALE: il mezzo di cui ci si serve per realizzare l’evento;
! LOCATIVO: il luogo in cui si svolge l’azione o anche da cui o verso cui è diretta;
E’ fondamentale distinguere e tenere separati il ruolo semantico dalla funzione sintattica.
Il ruolo tematico è un concetto di natura semantica e riguarda la selezione degli argomenti
operata dal verbo in base al suo significato. Al contrario, il ruolo sintattico concerne la funzione
grammaticale che ogni elemento ricopre all’interno della frase.
Non esiste un rapporto di necessaria biunivocità tra un dato ruolo tematico e un dato ruolo
sintattico, anche se ci sono, come ovvio, degli abbinamenti preferenziali.
Si può notare che la valenza è legata alla radice lessicale e non alla categoria:
Griglia Tematica:
Desider- : <Esperiente – Paziente>
verbo “desiderare”: <Esperiente – Paziente>
aggettivo “desideroso”: <Esperiente – Paziente>
nome “desiderio”: <(Esperiente) – (Paziente)>
Il ruolo tematico di AGENTE, ad esempio, è più frequentemente associato al ruolo sintattico di
soggetto. Proprio per questo si usa definire il soggetto come “colui che compie l’azione”. Le frasi
seguenti mostrano chiaramente, però, che non sempre è così:
27) Luca mi ha parlato.
28) Luca deve essere operato.
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Anche detti ruoli-! o ruoli argomentali.
Parti estratte da P&F, 2004.
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29) Luca ha fame.
30) Luca ha ricevuto molti regali per Natale.
31) Questo coltello taglia bene.
32) Il giardino pullula di fiori.
Il soggetto (sintattico) è un AGENTE (semantico) solo in 27)
Luca, infatti, è: un PAZIENTE in 28),
un ESPERIENTE in 29)
un BENEFICIARIO in 30)
pur ricoprendo la funzione sintattica di soggetto in tutte le frasi indicate.
Il coltello è un soggetto STRUMENTALE in 31)
Il giardino in 32) è un soggetto LOCATIVO.
E’ fondamentale, dunque, non confondere questi due piani di analisi e considerare sempre in
modo separato la funzione semantica e il ruolo sintattico degli elementi della frase.
La selezione argomentale di un verbo è sempre la stessa in tutte le lingue, in quanto dipende dal
significato del verbo, mentre può essere diversa la realizzazione degli argomenti nei vari ruoli
sintattici.
Consideriamo la realizzazione di un verbo come “piacere” in italiano e in inglese.
Questo verbo richiederà come obbligatori un ESPERIENTE (colui che prova questo tipo di
sensazione) e un PAZIENTE (l’oggetto del piacere) in entrambe le lingue. Tuttavia, l’inglese
“promuoverà” a soggetto l’ESPERIENTE, mentre in italiano il ruolo di soggetto sarà assegnato al
PAZIENTE (come evidente dall’accordo verbale):
33a) I (ESPERIENTE-soggetto) like music (PAZIENTE-oggetto diretto)
33b) Mi (ESPERIENTE-oggetto indiretto) piace la musica (PAZIENTE-soggetto)
Griglia Tematica:
Piacere: <esperiente, paziente>
Criterio Tematico:
- A ogni argomento deve essere assegnato uno e un solo ruolo tematico
- Ogni ruolo tematico deve essere assegnato a uno e un solo argomento
(mangiare, uccidere, guardare, ecc.)
<esperiente> primo o unico partecipante (in genere [+umano] di verbi psicologici
(amare, tremare, ecc.)
<causatore> referente [+animato] che causa un'azione
Esempio: Mario ha fatto uscire il cane
<causa efficiente> [-animato] (argomento inanimato parallelo al causatore)
Esempio: L'uragano ha causato molte vittime
<strumentale> [-animato] oggetto utilizzato per compiere un'azione
Esempio: La chiave apre la porta
Il macroruolo ATTORE è indipendente dal tratto di animatezza.
PAZIENTE: Macroruolo omonimo del ruolo argomentale di Paziente. Per Paziente si
intende il secondo partecipante di una struttura transitiva. Si tratta di un
partecipante che viene modificato da o subisce le conseguenze di un'azione
di tipo “dinamico”.
Anche questo macroruolo è indipendente dal tratto di animatezza, per cui
può essere [+/-animato] e [+/-umano].
Esempi: Rita ha visitato Mara
Marco ha visitato molti musei
TEMA: macroruolo omonimo del ruolo argomentale di Tema indipendente dal tratto di
animatezza.
La differenza tra il macroruolo PAZIENTE e il macroruolo TEMA è che il
PAZIENTE rappresenta sempre il secondo partecipante di un evento dinamico in
cui il primo partecipante è un ATTORE, invece il macroruolo di TEMA indica il
primo partecipante
- di un evento “stativo”
Esempio: Massimiliano vive a Roma
Ruoli Argomentali e Macroruoli10
Macroruoli: I macroruoli si configurano come insiemi di ruoli argomentali (P&F, 2008).
ATTORE: può essere <iniziatore> dell'azione, <causatore> di un'azione svolta da un
altro partecipante all'evento o <esperiente> di un evento sensoriale o
psicologico.
Il macroruolo ATTORE comprende i seguenti ruoli argomentali:
<agente> [+animato] [+umano]
primo partecipante di azioni dinamiche e formalmente transitive
- oppure di un evento “dinamico” in cui tale partecipante subisce un
cambiamento di stato, di luogo, o di posizione
Esempi: La nave affonda
Marco è arrivato alle 15
La penna è caduta a terra
Il TEMA dal punto di vista semantico rappresenta una categoria intermedia tra
l'ATTORE e il PAZIENTE: come l'ATTORE è il primo partecipante di
un'azione (dunque esclude la presenza di un ATTORE nella stessa frase) ma
come il PAZIENTE la subisce.
Negli eventi stativi il TEMA esprime anche il <possessum>
10
Le parti relative ai macroruoli sono tratte da P&F, 2008.
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Esempio: Questo libro mi appartiene
Escludendo la presenza di un ATTORE nei predicati biargomentali, il tema si
interfaccia con partecipanti semanticamente “minori” rispetto all'evento, quindi
con: LOCATIVO, DURATA, QUANTITA'.
FINE: questo macroruolo comprende i ruoli argomentali che rappresentano tipicamente il
terzo partecipante di un predicato a tre argomenti (dare, regalare, dire, affidare,
ecc.): si tratta di partecipanti [+animato] o il luogo [-animato] verso cui è diretta
un'azione, vale a dire i ruoli argomentali di:
<beneficiario>
<ricevente>
<direzionale>
Esempi: Ho regalato un libro a Mara
Ho inviato una cartolina a Silvio
Ho inviato una lettera a Palermo
LOCATIVO: questo macroruolo comprende tutti gli argomenti che esprimono il <luogo>
in cui, verso cui, da cui o attraverso cui si muove il primo partecipante
dell'evento (cioè il TEMA che subisce un cambiamento di luogo). In
questo macroruolo includiamo anche il <possessore>, inteso come una
rappresentazione “astratta” del luogo per cui un possessore di X è
considerato la “collocazione di X” (cioè il luogo presso cui si trova un
oggetto [+/-animato]).
Esempi: Marco va a Palermo
Mara è arrivata a Roma
Il treno parte da Termini
Rita possiede tanti gioielli
Massimiliano ha molti amici
La sottocategorizzazione verbale: la transitività e il caso dei verbi intransitivi11.
Il numero degli argomenti richiesti da un verbo varia in funzione del significato del verbo.
Avremo quindi:
a)
Verbi a zero argomenti (“avalenti”), quali i verbi atmosferici12.
b)
Verbi a un argomento (“monovalenti”), che richiedono solo la presenza del soggetto
(ad es., nascere, ridere, piangere, camminare, dormire, sognare, ecc.).
c)
Verbi a due argomenti (“bivalenti”), che richiedono la presenza di un altro
partecipante oltre al soggetto grammaticale (ad es., mangiare, bere, guardare,
baciare, andare, telefonare, ecc.).
d)
Verbi a tre argomenti (“trivalenti”), che richiedono la presenza di altri due
partecipanti oltre al soggetto grammaticale (ad es., dare, regalare, mettere, inviare,
ecc.).
E’ fondamentale tenere separato il concetto di valenza da quello di transitività.
Valenza: concetto semantico che riguarda il numero degli argomenti selezionati dal verbo.
Transitività: concetto sintattico, per cui si dicono transitivi tutti quei verbi a due argomenti in cui
il secondo argomento è un oggetto diretto (verbi, dunque, come mangiare, bere,
lavare, guardare, ascoltare, scrivere, leggere, studiare, ecc.).
Un verbo bivalente, dunque, non è necessariamente transitivo e un verbo intransitivo non è
sempre monovalente:
34a) Luigi dorme.
34b) Marco telefona agli amici.
34c) Maria bacia Luigi.
(monovalente e intransitivo)
(bivalente e intransitivo)
(bivalente e transitivo)
Verbi intransitivi e selezione dell’ausiliare: i verbi inaccusativi13.
DURATA: questo macroruolo fa riferimento a quegli argomenti che esprimono il
<tempo> necessario a completare un evento (non deve essere confuso con le
espressioni accessorie del tempo quali gli aggiunti come in “Ho mangiato
gelati e granite per giorni”). Questi costituenti sono necessari a completare la
struttura argomentale del predicato (durare, andare avanti, ecc.)
Si dicono intransitivi tutti quei verbi che non comprendono un oggetto diretto tra i loro
argomenti.
I verbi intransitivi possono selezionare entrambi gli ausiliari: alcuni verbi intransitivi
selezionano l’ausiliare avere:
35a) Maria ha telefonato a sua madre.
35b) Luigi ha creduto alle mie parole.
Esempio: Lo spettacolo andò avanti per ore
mentre altri selezionano l’ausiliare essere:
36a) Ieri sono andato a una mostra.
36b) Luisa si è pentita delle sue azioni.
QUANTITA': questo macroruolo esprime il <grado> o la <misura> di un evento (pesare,
misurare, ma anche comportarsi)(P&F, 2008:63).
Esempi: Silvio pesa 100 chili
Il percorso misura 10 km
Rita si comporta con garbo
Come potersi decidere nella selezione dell’ausiliare?
11
Gerarchia dei Macroruoli:
ATTORE > PAZIENTE/TEMA > FINE/LOCATIVO/QUANTITA'/MISURA/COMITATIVO
Parte estratta da P&F, 2004.
12
13
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Molti linguisti non concordano con l'esistenza di verbi avalenti ma eventualmente entreremo nel merito della questione più
avanti.
Parzialmente estratta da P&F, 2004.
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La categoria tradizionale di verbo intransitivo non è del tutto appropriata: è necessario
distinguere e individuare all’interno dei verbi intransitivi un sottogruppo di verbi, detti inaccusativi.
Questo sottogruppo comprende:
a)
I verbi ergativi (il termine ergativo è usato per riferirsi a verbi come affondare,
bruciare, cominciare, che possono essere sia transitivi che inaccusativi)
Conclusione:
I verbi inaccusativi si comportano come i verbi passivi riguardo alla scelta dell’ausiliare perché
hanno in comune il fatto che il loro unico argomento è un tema e non un agente (Svolacchia, 2004).
La selezione dell’ausiliare essere è determinata da una proprietà specifica, condivisa dai verbi
appartenenti alle quattro categorie sopra elencate (ergativi, inerentemente riflessivi, verbi di moto e
passivi), vale a dire, in tutti questi verbi il soggetto sintattico non è mai un AGENTE.
Pertanto possiamo dire che la selezione dell’ausiliare non è frutto del caso, ma la conseguenza di
una precisa proprietà semantica del Soggetto. La presenza dell’ausiliare essere indica la mancanza
di agentività del Soggetto sintattico rispetto all’azione espressa dal verbo.
37) Il film è cominciato.
b)
I verbi inerentemente riflessivi (quali: accorgersi, arrabbiarsi, fidarsi, pentirsi).
38) Non mi sono affatto arrabbiato.
c)
I verbi di moto (andare, venire, arrivare).
39) Sono arrivato questa mattina alle 8.
d)
e)
I verbi nella costruzione passiva.
40) Questi fogli sono stati rilegati insieme.
I verbi con il si passivo.
41) Al mercato si sono venduti molti libri.
I verbi inaccusativi selezionano sempre l’ausiliare essere. Tutti gli altri verbi intransitivi, invece,
selezionano l’ausiliare avere e sono anche detti inergativi.
La differenza tra i due tipi sta nel fatto che l’argomento dei verbi inergativi è un agente,
mentre l’argomento dei verbi inaccusativi è un tema.
ANALOGIE (Cecchetto, 2002):
- INERGATIVI – TRANSITIVI ATTIVI
- INACCUSATIVI – TRANSITIVI PASSIVI
I verbi inaccusativi condividono con i verbi passivi la proprietà che il loro unico argomento è un
tema (colui che prende parte all’azione senza determinarla) o, in altri termini, deriva da un
oggetto14. Questa equivalenza risulta particolarmente intuitiva con i verbi ergativi (Svolacchia,
2004):
42a) I pirati hanno bruciato la nave.
42b) La nave è bruciata.
42c) La nave è stata bruciata15
Un test di inaccusatività: il clitico “ne”
L’analisi proposta, oltre a rendere conto della selezione dell’ausiliare, consente una spiegazione
immediata per alcuni altri fatti dell’italiano, anche questi solo apparentemente idiosincratici:
Considerate le frasi seguenti:
!
!
43a) Luigi ha mangiato molti dolci.
43b) Molti ragazzi hanno telefonato.
Luigi ne ha mangiati molti.
*Ne hanno telefonato molti.
Queste frasi sembrano dimostrare che il clitico “ne” può sostituire un oggetto diretto ma non un
soggetto. Tuttavia, questa conclusione viene immediatamente smentita da frasi come:
!
43c) Sono arrivati molti ragazzi.
Ne sono arrivati molti.
E’ evidente dunque che il funzionamento del clitico “ne” non fa riferimento al ruolo sintattico
degli elementi (oggetto vs. soggetto), bensì al loro ruolo semantico: il clitico “ne” può sostituire un
costituente che abbia un ruolo tematico di PAZIENTE/TEMA. Per questa ragione può sostituire l’oggetto
di un verbo transitivo (come mangiare) o il soggetto di un verbo inaccusativo (come arrivare), ma
non può sostituire il Soggetto di un verbo intransitivo (inergativo) come telefonare, perché in questo
caso il soggetto sintattico è un AGENTE semantico.
Questa diagnostica può essere applicata ad ogni tipo di verbo inaccusativo:
43d) Sono affondate molte navi. ! Ne sono affondate molte.
(ergativo)
43e) Sono partiti molti turisti.!
Ne sono partiti molti. (moto)
43f) Si sono stancati molti atleti.! Se ne sono stancati molti. (inerentemente riflessivo)
43g) Sono state lavate molte macchine.! Ne sono state lavate molte.
(passivo)
43h) Si sono venduti molti libri.! Se ne sono venduti molti.
(impersonale)
La nozione di “soggetto”
- In 42a) bruciare è un verbo causativo transitivo e la nave è il paziente dell'azione causata dai
pirati.
- In 42b) il verbo è inaccusativo e ha un unico argomento “la nave”, che non fa nessuna azione,
piuttosto la subisce, esattamente come in 42c), la passiva corrispondente (Svolacchia,
2004).
- Anche in 42c), infatti, il soggetto (la nave) non è l’agente, ma il tema.
Quindi la stessa relazione caratterizza la nave in 42b) e in 42c).
Il ruolo sintattico di Soggetto può essere ricoperto da elementi che hanno diversi ruoli semantici
(determinati dalla selezione argomentale del verbo).
Consideriamo gli esempi seguenti:
44a) Luigi ha aperto la porta con la chiave.
44b) La porta si apre.
44c) La chiave ha aperto la porta.
Soggetto: in a) ha ruolo argomentale di ___?___
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Sebbene venga poi a essere un soggetto.
Bruciare è un verbo ergativo (può essere sia transitivo che inaccusativo, come l’ausiliare essere indica).
in b) ha ruolo argomentale di ___?___
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GRAMMATICA ITALIANA
Prof.ssa BARBARA CORPINA
Handout II e III Lezione - 07 e 08/03/11
GRAMMATICA ITALIANA
Prof.ssa BARBARA CORPINA
Handout II e III Lezione - 07 e 08/03/11
in c) ha ruolo argomentale di ___?___
Non esiste dunque un rapporto di necessaria biunivocità tra un dato ruolo semantico e un dato ruolo
sintattico (anche se ci sono, come ovvio, delle correlazioni preferenziali).
riceve un Caso specifico, detto “ergativo”, mentre il soggetto di un verbo inaccusativo riceve
un’altra marca di Caso (detto “assolutivo”), che è la stessa che spetta agli oggetti dei verbi transitivi.
Questo sistema di casi è dunque regolato dal ruolo semantico associato al “soggetto”.
Possiamo dunque concludere che, nelle lingue “assolutivo-ergative”, il Caso ergativo
contraddistingue il solo soggetto-AGENTE mentre, il PAZIENTE riceve sempre Caso assolutivo16.
Gerarchia delle Funzioni Sintattiche:
S > OD > OI
Gerarchia dei Macroruoli:
ATTORE > PAZIENTE/TEMA > FINE/LOCATIVO/QUANTITA'/MISURA/COMITATIVO
BIBLIOGRAFIA
La gerarchia delle funzioni sintattiche indica che la funzione di soggetto è la prima a dover essere
realizzata, l'OD è la seconda e poi ci sono tutte le altre.
Cecchetto C. (2002), Introduzione alla Sintassi. La teoria dei principi e dei parametri, I Manuali
LED (Edizioni Universitarie di Lettere Economia Diritto), Milano.
- Verbo monovalente TEMA:
che funzione sintattica avrà?
___________________
- Verbo bivalente transitivo di cui uno ATTORE e l'altro PAZIENTE:
che funzioni sintattiche avranno?
ATTORE: __________
PAZIENTE: _________
- Verbo trivalente transitivo ATTORE – PAZIENTE - FINE:
che funzioni sintattiche avranno?
ATTORE: __________
PAZIENTE: _________
FINE: _________
Donati, Caterina (2008), La sintassi. Regole e strutture, Il Mulino, Bologna.
Puglielli A., Frascarelli M. (2004), Tipologia Linguistica: riflessione sulle lingue e loro
comparazione, Università degli Studi Roma Tre, Roma. (P&F, 2004).
Puglielli A., Frascarelli M. (2008), L’Analisi Linguistica: dai dati alla teoria, Caissa Italia,
Cesena/ Roma. (P&F, 2008).
Salvi G., Vanelli L. (2008), Nuova Grammatica Italiana, Il Mulino, Bologna.
Svolacchia M. (2004), Appunti di Sintassi dell’Italiano. Dai parametri ai fenomeni.Università
degli Studi Roma Tre, Roma.
NB: Alcune parti del presente handout sono interamente tratte da P&F, 2004 e da P&F, 2008
- Verbo bivalente intransitivo di cui uno ATTORE e l'altro PAZIENTE:
che funzioni sintattiche avranno?
ATTORE: __________
PAZIENTE: _________
In considerazione delle gerarchie viste sopra (funzioni sintattiche e ruoli argomentali), se un
verbo è monovalente l'unico macroruolo selezionato svolgerà la funzione di S. Se un verbo è
bivalente di cui uno ATTORE, allora sarà questo il S, in quanto prima funzione nella gerarchia delle
funzioni sintattiche (...ecc.)
Adottando criteri puramente morfosintattici, al contrario, il soggetto può essere definito
univocamente come “il costituente che determina l’accordo con il verbo”.
Oltre a ciò, nella maggior parte delle lingue occidentali più note, il soggetto ottiene la marca di
Caso NOMINATIVO:
45a) io/*me mangio una mela.
45b) io/*me corro.
Ci sono lingue in cui i criteri semantici e sintattici interagiscono nella marcatura del soggetto. E’
il caso delle lingue ergative (come l'ÀVARO, lingua altaica), in cui il soggetto di un verbo transitivo
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Lingue ergative (oltre all’àvaro) sono il basco, il dyirbal, l’eschimese e molte lingue austronesiane.
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