ASSEMBLEA NAZIONALE DELL`USMI 2016 Dal 30 marzo al 01
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ASSEMBLEA NAZIONALE DELL`USMI 2016 Dal 30 marzo al 01
ASSEMBLEA NAZIONALE DELL’USMI 2016 Dal 30 marzo al 01 aprile, presso l’Aula Magna del SGM Conference Center (Via Portuense 741, Roma), si svolgerà la 6° Assemblea Nazionale dell’Unione Superiore Maggiori d’Italia (USMI). Si tratterà di un tempo per manifestare la ricchezza della comunione, essere illuminate nel servizio di governo, riflettere insieme, individuare percorsi di vita, di annuncio del Vangelo “per elaborare insieme progetti comuni di formazione, di evangelizzazione, di interventi sociali per uscire con maggior coraggio dai confini del proprio Istituto (cfr. Papa Francesco, Lettera a tutti i consacrati)”, a partire dalla sorgente della nostra fede che trova nel mistero della Pasqua di Gesù Cristo il suo pieno compimento. Il tema di riflessione sarà L’arte del passaggio. Nella missione risplende la misericordia del Padre. Le tematiche che coinvolgeranno nella riflessione l’Assemblea saranno: Vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto (Gv 15,16); a cura di don Giacomo Morandi, Sottosegretario alla Congregazione per la Dottrina della fede. La Missione: dono di grazia (Rom 1,1-7). Una Chiesa che annuncia il Vangelo a partire dalla sua fragilità; a cura di padre Marko Ivan Rupnik, sj, Direttore del Centro Aletti. I segni di futuro già presenti nella Vita consacrata in Italia, a cura di p. Lorenzo Prezzi, scj, Direttore di Testimoni e di Settimana. I segni di futuro presenti nella Vita consacrata nel mondo, a cura di suor Nicla Spezzati, asc, Sottosegretario CIVCSVA. Le cinque vie del convegno di Firenze, a cura di suor Annarita Cipollone, sjbp. Nel corso dell’Assemblea, moderata da don Giuseppe Laiti, docente di Patrologia, ci saranno inoltre momenti di ascolto, alternati a tempi di dialogo e condivisione tra le partecipanti – parte attiva e propositiva dell’Assemblea per mettere in comune le esperienze e individuare insieme linee di percorsi utili per il servizio di governo e per l’evangelizzazione; non mancherà l’opportunità per le comunicazioni circa la vita e il cammino dell’USMI Nazionale. FOCUS – Mercoledì 30 marzo 2016 È iniziata questa mattina la 63° Assemblea Nazionale USMI nella sede del Conference Center SGM di Via Portuense. Il saluto di Madre Regina Cesarato, Presidente, ha dato l’avvio ai lavori. Il moderatore don Giuseppe Laiti ha poi preso la parola per presentare il programma ed ha fatto notare come la prima giornata si potrebbe definire di tipo “fondativo”, la seconda di tipo “cognitivo” mentre nella terza verranno presentate le opere di misericordia. Don Giacomo Morandi, presbitero, sottosegretario alla Congregazione per la Dottrina della Fede, nella sua relazione dal titolo “Vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto” ha messo in risalto le parole di Gesù che leggiamo nei capitoli 15 e 16 del vangelo di Giovanni dando particolare enfasi al “rimanere”, alla “potatura” e al “portare frutto”. È discepolo chi rimane in Cristo: per portare frutto infatti occorre assimilare la logica del chicco di grano, la logica della Pasqua. Non c’è possibilità di missione se i nostri progetti non sono dentro questa logica. Nel fare delle scelte chiediamoci quali opere manifestano Cristo ai nostri contemporanei e consideriamo le “potature” che avvengono nei nostri istituti come “funzionali” al “portare frutto”: sperimentiamo dunque che nella debolezza c’è la forza di Cristo. La vita nuova è di una tale pienezza che riverbera per la forza intrinseca e manifesta il volto di Cristo. La persona consacrata prima di tutto sia “cristiana”, una persona cioè che ha sperimentato la redenzione, la salvezza. Vocazione e missione in verità coincidono e le prove come pure le difficoltà sono “una croce” che ci salva solo se siamo capaci di offrirle. A mezzogiorno la solenne celebrazione eucaristica ha concluso la mattinata. Nel pomeriggio padre Marko I. Rupnik sj, ha presentato il tema: “La missione, dono di grazia – Una Chiesa che annuncia a partire dalla sua fragilità”. Il relatore, partendo dalla storia della salvezza, ha messo in risalto come la vita divina è comunione: il Padre manda il Figlio che si identifica con Adamo morto, entra nella tomba e risorge portando con sé tutta l’umanità per opera dello Spirito. Muore l’individuo e risorge la persona. La vita divina è comunione: noi siamo figli nel Figlio. Se vogliamo costruire la vita nuova sull’uomo vecchio, il fallimento è certo. Infatti, se cerco la perfezione personale e metto in risalto il mio io, non posso manifestare il volto del redentore. La missione della Chiesa è rivelazione della bontà di Dio. Dentro il volto di uno scopro il volto dell’Altro. La missione è tale se è rivelazione del volto di Dio. Dio esiste in modo comunionale, includente. Il peccato ci ha reso schiavi della nostra natura ferita che vuole affermarsi. Cristo trasfigura la natura umana e la vive al modo di Dio. La vita nuova però è continuamente esposta alla cultura odierna. La cultura organica dà il primato alla vita, è simbolica, si esprime nell’arte. La cultura critica invece dà il primato all’idea, alla scienza, alla perfezione. Oggi siamo in questo cambio di epoca e stiamo entrando nell’epoca organica. “La vita è la luce degli uomini”: la vita nuova crea una mentalità ecclesiale, comunionale. Chiediamoci: di che cosa il mondo ha bisogno? Cerca il modo di vivere comunionale: ecco la nostra missione: rivelare la bellezza della comunione. Rivelare Cristo, il fascino della vita. L’epoca organica è cominciata: possiamo offrire al mondo una “maternità spirituale, uno spirito forte, intenso, anche se miserabili. Anno della misericordia ci ricorda che è il Signore che ci salva! Focus – Giovedì 31 marzo 2016 La seconda giornata di assemblea è stata piuttosto articolata: due intense relazioni nella mattinata, la celebrazione eucaristica a mezzogiorno, i gruppi di riflessione nel pomeriggio e la sintesi finale. Le relazioni hanno messo in luce i “segni del futuro” che già al presente si possono riscontrare nelle famiglie religiose: una panoramica molto interessante che ha donato nuovo entusiasmo e grande speranza. Padre Lorenzo Prezzi, scj, teologo e giornalista, ha svolto la relazione dal titolo: “I segni del futuro già presenti nella vita consacrata in Italia”. Partendo dal testo biblico “Ecco io faccio una cosa nuova” il padre articola il suo intervento in diversi punti: il senso dell’Anno della Vita Consacrata; la Chiesa come luogo per comprendere l’identità dei consacrati; imparare dalla sapienza della storia e la forza dei santi; attuale crisi; come e dove guardare per avere un futuro; la preghiera; quattro principi dalla lettera di Papa Francesco ai consacrati; otto segni per il futuro (fecondità spirituale, limiti, Parola di Dio, carisma, vita fraterna, laici e donne, profezia, gioia) Il dialogo in assemblea ha permesso di sviluppare ancora alcuni punti salienti: la libertà; il martirio; il conflitto. Suor Nicla Spezzati, asc, sottosegretario CIVCSVA, trattando il tema: “I segni di futuro presenti nella vita consacrata nel mondo” ha esordito dicendo: “L’Anno della Vita consacrata ci ha interrogate sulla fedeltà alla missione che ci è stata affidata. I nostri ministeri, le nostre opere, le nostre presenze, rispondono a quanto lo Spirito ha chiesto ai nostri Fondatori? Sono adeguati a perseguirne le finalità nella società e nella Chiesa di oggi? C’è qualcosa che dobbiamo cambiare?”. Gli interrogativi sollevati non sono nuovi e accompagnano da tempo i processi di discernimento sul ridimensionamento e il futuro delle opere degli Istituti Religiosi. Si tratta dell’attenzione alla “significatività” delle opere che si traduce in efficacia evangelica ed efficienza ecclesiale. La significatività è espressiva dell’ecclesialità del carisma, infatti la capacità di integrarsi alla Chiesa è all’origine stessa delle opere. “Fare sistema” comporta un minimo di coordinamento e di condivisione a livello di progettazione e di gestione. Mentalità, cultura e prassi che se venisse realizzata seriamente potrebbe garantire non solo continuità a non poche opere, ma efficacia evangelica ed efficienza ecclesiale. Il tempo del pomeriggio è stato dedicato ai lavori di gruppo. Le Madri dovevano rispondere a due domande: 1) Quali germogli stanno nascendo nelle nostre Congregazioni? 2) Che cosa siamo disponibili a mettere in gioco nella condivisione dei Carismi? La sintesi presentata in assemblea ha dato il seguente risultato. Risposta alla domanda n. 1. I segni di futuro già presenti si possono riscontrare nella centralità di Cristo e primato della Parola (lectio divina); più intensa vita spirituale; percorsi formativi significativi a tutte le età; formazione al discernimento; coinvolgimento di tutte le Sorelle nei processi di ridimensionamento; risposta alle nuove povertà (accoglienza a immigrati, rifugiati, ragazze madri, abbandonati); condivisione del carisma con i laici; interculturalità; apertura alla missione ad gentes; cura delle relazioni fraterne in comunità; accoglienza del limite; esperienze di intercongregazionalità; dialogo interreligioso; sinodalità; risignificazione delle opere; vicinanza alla gente; apertura di piccole comunità nelle periferie; inserimento nel territorio; maggior comunione tra congregazioni. Risposta alla domanda n. 2. Le esperienze di condivisione si possono riassumere come segue: collaborazione apostolica tra diverse congregazioni e a volte gestione delle opere; pastorale vocazionale insieme; formazione intercongregazionale; apertura di scuole nei quartieri poveri; cammino di formazione tra consigli generalizi di congregazioni diverse; accoglienza a immigrati e rifugiati (significativa l’esperienza in Sicilia); condivisione di tempo, competenze, strutture. Al termine della giornata la sintesi del moderatore don Giuseppe Laiti ha aiutato l’assemblea a ripercorrere il cammino vissuto. FOCUS 1 aprile 2016 La terza giornata di assemblea inizia con l’intervento di suor Annarita Cipollone, sjbp, esperta nel campo della pastorale, con la relazione dal titolo: “Le opere di misericordia, perle sulle vie del nuovo umanesimo”. L’intensa esposizione viene suddivisa in quattro grandi temi che, ripercorrendo il convegno ecclesiale di Firenze, presentano la missione nel segno della misericordia: 1) Linearità ed asperità di un percorso; 2) La via e le vie del nuovo umanesimo in Gesù Cristo; 3) La misericordia dell’opera di Dio; 4) Un sogno di Chiesa. Riportiamo alcune frasi particolarmente significative: la persona umana si divinizza umanizzandosi alla maniera di Gesù; tra la “disumanità” e la “transumanità” esiste un “umanesimo resiliente” che “resiste”, che esprime la tenerezza e la dedizione verso i più poveri; misericordia è “caricarsi il cuore di un po’ di miseria dell’altro: la sua mancanza diventa la mia mancanza, il suo limite diventa il mio limite”. In una parola: misericordia e preghiera sono l’opera di Dio che può trasformare il mondo. Un tempo della mattinata è dedicato ad alcune comunicazioni che riguardano la vita dell’USMI e in particolare la realizzazione di Casa Speranza a servizio di Sorelle con problemi di salute. Nel pomeriggio si dà ampio spazio a comunicazioni di natura economica e giuridico-amministrativa con l’intervento dell’avvocato Edoardo Boitani e della dottoressa Antonella Ventre. Al termine dei due interessanti interventi don Giuseppe Laiti offre una preziosa sintesi dei tre giorni di assemblea. Riportiamo alcuni passaggi del suo intervento. “La missione chiede di essere ripensata secondo tre prospettive coerenti: o Essa ha anzitutto carattere manifestativo, epifanico: è un agire che rimanda a Gesù Signore, al Padre che lo ha inviato, allo Spirito donato. Essa è l’esprimersi della vita nuova, del “rimanere” in Cristo, del passaggio da individuo a persona. È annuncio di Dio comunione che rinnova la nostra vita. o La missione è sguardo sul futuro, per dire la speranza di umanità per tutti. Da qui l’importanza di individuare i segni di futuro che la vita consacrata è chiamata ad offrire. Segni individuati nella ricerca di Dio che crea luoghi di fraternità e di accoglienza; una nuova coscienza planetaria che permette di entrare negli spazi di disumanità per essere segno di prossimità fino al martirio; avviare strade di riconciliazione, dialogo, ospitalità, giustizia; narrare il vangelo nelle culture; o condividere l’appello a rinascere dall’alto, dal grembo dello Spirito Santo. o La missione si vive nel modo con il quale abitiamo il mondo: si configura come pratica di misericordia, uscita da sé, capacità di alleanze, cura e trasfigurazione. La missione introduce in relazioni fraterne e filiali”. Il focus che ci mantiene nel passaggio (“l’arte del passaggio”!) è la consapevolezza che la missione è di Dio, è del Padre nell’invio di Gesù e nel dono dello Spirito Santo. Non è opera nostra. Per questo ha speranza davanti a sé!