Due etti possono bastare _2 atti

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Due etti possono bastare _2 atti
Giovanni MANNARANO
DUE ETTI POSSONO BASTARE
ovvero l’occasione fa l’uomo ladro
COMMEDIA IN DUE ATTI
TUTELATO SIAE
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Un sentito ringraziamento all’amico Romano
DAVARE per l’alta consulenza prestata.
Otto personaggi fisicamente presenti, di cui tre donne e due
voci esterne.
PERSONAGGI
MARIA, Maria ha circa 60 anni;
VINCENZO, 65 anni, il marito di Maria;
TURI, amico di Maria e Vincenzo, al secolo TURINO Ernesto, a cui non
piaceva essere chiamato Ernesto e si era “ridotto” il cognome.
PINUZZA, 45 anni, dirimpettaia di Maria; capelli ricci neri, somiglia, nel
fisico a Teresa, la cugina di Maria;
GIOVANNI, figlio di Cecè, 48 anni, vive nel cortile comune e conosce e
frequenta la famiglia di Vincenzo.
MATTEO, figlio venticinquenne di Maria e Vincenzo. Non lavora e vive in
famiglia.
TERESA, cugina di Maria, 50 anni; somiglia a Pinuzza. Ha i capelli corti
di colore biondo,
Zu FRANCO, 65 anni, pescivendolo della zona molto conosciuto.
PAOLO, esterno, 50 anni, curioso.
PEPPINO, un signore anziano di novant’anni, vicino di casa. Esterno.
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AMBIENTE E STORIA
La storia verte – in via principale – sulla battuta di caccia tra Vincenzo e
Turi, amici d’infanzia di circa 65 anni, i quali non hanno nulla in comune
tranne quello di essere nati in una periferia di Palermo e di aver condiviso,
in anni lontani, l’amore per la stessa donna, Maria, oggi una grassottella
donna madre di famiglia, che, tra un fornello e l’altro, non disdegna di
spettegolare sulla vita delle comari di borgata.
La prima scena si svolge all’interno di un garage adibito anche a cucina e
soggiorno, dove Maria e Vincenzo, moglie e marito, trascorrono le giornate
e dove si intrattengono con parenti e amici; la sera rientrano nella casa
annessa al garage, mai sfruttata se non per qualche festa di comunione o
per Pasqua e Natale. Il garage è molto ampio ed accoglie una vettura Fiat
128, quella bella della domenica, ed una Fiat 600 di un orrendo colore
nero, ricordo del padre defunto di Vincenzo, auto che viene utilizzata per
brevi tragitti e per la caccia domenicale. Nel garage si trovano alcuni
mobili addossati alla parete posta di fronte al pubblico: partendo da
sinistra, nella parete di fronte al pubblico c’è: in basso un cestino
portarifiuti, poi, a seguire verso destra, una cucina -, gas d’appoggio su un
mobile di fortuna, un frigorifero vicino al gas ed una credenza con una
sedia su cui poggia un sacco di patate . Quattro sedie ed un tavolo, coperto
con una tovaglia di plastica a fiori, sono posti al centro della scena. Alla
parete, sopra la credenza, c’è appeso un quadro raffigurante un paesaggio
marino. Vicino al quadro, sopra il frigorifero, c’è appesa una gabbietta
con un uccellino imbalsamato che Vincenzo conserva ormai da anni. Il
garage è illuminato da ampi finestroni e l’accesso avviene tramite un
grande portone di ferro, posto sulla destra rispetto al pubblico, che dà
sulla pubblica via, e che dispone di una porticina, annessa al più grande
portone, per l’ingresso delle persone: una tenda da sole tiene fuori le
mosche. La scena principale si svolge nel garage, dove confluiscono più
persone. Qui si svolge anche
una scena con un pescivendolo ed altri
soggetti. Ancora in garage per la partita a carte e poi, con un’altra scena,
nel secondo atto, ci si sposta nella stanza – salotto di Maria, annessa al
garage, dove Maria apprenderà della morte di Vincenzo avvenuta durante
una battuta di caccia per cause naturali.
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Ci troviamo ora in una stanza dove c’è lo sfondo di una parete. A metà del
palcoscenico c’è posta una poltrona con braccioli e, sulla parte destra, si
trova un letto che risulta poco illuminato. Alla parete, sopra il letto, c’è
un’immagine della sacra Famiglia; tra il letto e la poltrona
c’è una
credenza con sopra due candelabri che rischiarano con poca luce il locale:
sulla credenza c’è anche un telefono e, per terra, c’è un ampio e grosso
tappeto. Turi entra dal lato sinistro, rispetto al pubblico,
ed incontra
Maria, che è seduta sulla poltrona, alla quale deve spiegare la faccenda.
La parte destra della stanza ha un’ipotetica finestra sulla strada e da qui si
vede la casa di Pinuzza. Maria è vestita con una leggera vestaglia e sta
leggendo una rivista. Ha le ciabatte e la solita retina ai capelli.- Vincenzo è
ancora vestito come per la battuta di caccia e si appresta ad entrare da
sinistra. Maria sente dei rumori fuori scena e guarda verso il fondo della
stanza, per poi chiedere spiegazioni…). Pinuzza, che entrerà più volte e in
più occasioni, sarà vestita leggera, estiva, un po’ scomposta e mostrerà le
sue parti più in vista. Il dottore sarà vestito con un camice bianco di tre
taglie più grandi. Avrà lo stetoscopio appeso al collo e porterà una borsa
della spesa, magari quella di un supermercato, perché quella professionale,
come dirà ai presenti, gli è stata rubata la mattina al pronto soccorso).
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Caratteri dei personaggi
Maria ha circa 60 anni, non molto alta, tonda quanto basta, non è
particolarmente bella ma si può definire “interessante”. La sua dote
principale è la parola che semina a destra e a manca e non risparmia
frecciatine con frasi mezze dette....a buon intenditor.. Generalmente Maria
veste i panni di tutti i giorni, vestiti comodi corredati dal classico falaro
(grembiule da cucina) per trascorrere la maggior parte della giornata in
cucina, cioè in garage. Ai capelli porta una retina per non scomporsi. Ha le
ciabatte ai piedi . Non si trucca.
VINCENZO, il marito di Maria, è
un tipo grossolano, alto, vestito
dimessamente, con i pantaloni di due taglie in più tenuti su da una corda da
pacchi alla cintura, ha sempre la barba non rasata da due giorni, mangia
piluccando tutto ciò che è commestibile, scatenando la rabbia della moglie.
E’ rozzo e si contrappone alla figura di Turi, il suo amico di sempre.
TURI, spesso presente con i due amici Maria e Vincenzo, è l’opposto di
Vincenzo e si presenta sempre vestito bene, rasato e profumato e non
disdegna di parlare l’italiano. E’ magro, per la considerazione dei presenti,
tenendo conto della stazza di Vincenzo, e porta un cappello Borsalino che lo
fa assomigliare ad un boss dell’America dei tempi. E’ un po’ più basso di
Vincenzo.
PINUZZA è la belloccia di 45 anni, un metro e settanta circa, che abita
davanti la casa di Maria. Si veste in maniera appariscente e non disdegna
apprezzamenti e commenti piccanti. Suscita la gelosia di Maria. Somiglia
molto a Teresa.
MATTEO, figlio di Vincenzo e Maria, vive in famiglia ed è senza lavoro.
Alto, grassottello come il padre, veste jeans, che porta calati sotto il sedere,
com’è oggi la moda dei ragazzi, ed una maglietta attillata.
TERESA, cugina di Maria, 50enne, è assidua frequentatrice del garage
alla ricerca di qualcosa che non ha in casa. Magra, alta un metro e settanta
circa, si veste bene, è curata. E’ forbita, pettegola, invidiosa, presuntuosa.
Non è molto alta.
GIOVANNI, figlio di Cecè, 48enne, è alla ricerca di manodopera per
ultimare la soletta di cemento. Non disdegna la buona compagnia. Ha la
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stessa corporatura di Menico e per questo è idoneo a sostenerne la parte,
anche se dovrà invecchiare di vent’anni..
ZU FRANCO, 60 anni, il pescivendolo, u pisciaro, che tutti i giorni
frequenta il cortile ove vende il proprio pescato. E’ magro come un chiodo,
cagionevole di salute.
DOTTORE , grassottello medico della guardia medica. Incompetente tanto
da sbagliare morto.
DON PEPPINO, anziano vicino di Maria. E’ sordo come una campana. E’
personaggio esterno.
PAOLO, curioso di turno che domanda i prezzi al pescivendolo.
(Nota
Le
dell’autore)
rappresentano
le
parole
in
indicazioni
corsivo,
tra
dell’autore
parentesi,
su
gesti,
comportamenti ed altri accenni degli attori.
QUESTA COMMEDIA, CON IL TITOLO DUE ETTI DI BIANCHETTI,
E’ DISPONIBILE ANCHE NELLA VERSIONE IN TRE ATTI.
OGNI RIFERIMENTO A PERSONE COSE O LUOGHI E’
PURAMENTE CASUALE.
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E’ estate, è mattino. La scena si svolge nel garage dove Maria gira attorno
ai fornelli e Vincenzo spilucca qualcosa da mangiare. Maria è vestita con
una maglietta, gonna, falaro (grembiule) variopinto con fiori e ciabatte. Ai
capelli ha una retina che tiene a posto i capelli. Vincenzo è
vestito
dimessamente con pantaloni larghi tenuti fermi da un grosso spago da
pacchi, camicia larga di flanella colore rosso, scarpe grosse. Ha la barba
non fatta da due giorni, è spettinato e siede scomposto al tavolo dove
appoggia i gomiti come se avesse ancora sonno. Maria si muove attorno al
tavolo e presso la cucina e colloquia con Vincenzo a cui, spesso, sposta il
cibo per impedirgli di mangiare. A sinistra, rispetto al pubblico, c’è il
fondo del garage dove sono parcheggiate le due auto e di cui i soggetti
principali parleranno per darne visibilità al pubblico). A destra il portone
con integrato il portoncino con tenda antimosche.
Si apre il sipario. Maria dà le spalle al pubblico, è vicina all’angolo
cucina, vicino al gas da appoggio. Poi
si volta e si avvicina al tavolo
dove è seduto Vincenzo - fronte pubblico. Sulla credenza bassa a due ante
c’è un centrotavola fatto ad uncinetto ed una fotografia dei genitori di
Vincenzo. Vincenzo è seduto, “ scivolato” sulla sedia, e guarda il pubblico.
Sul tavolo si trova un portafrutta con frutti di stagione e delle arachidi. Il
tavolo è posizionato al centro della stanza in maniera tale che tutti gli
occupanti siano visibili al pubblico. Le quattro sedie sono ripartite nei
rispettivi lati del tavolo. I soggetti parlano delle due macchine che si
trovano in garage, oltre la cucina, a sinistra, e ne descrivono le qualità per
farle conoscere al pubblico. Si accede al garage da destra, dal portoncino.
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ATTO PRIMO
SCENA PRIMA
(Maria e Vincenzo)
Maria (di spalle, sta armeggiando vicino al gas; si volta di sbieco a destra,
in direzione dell’ingresso e si rivolge a Vincenzo che è seduto al tavolo e
guarda il pubblico)
Vincenzo, susiti (alzati), stai ancora dormendo? Smettila di mangiare, è
mattina da un pezzo e hai già mangiato mezzo chilo di pane a colazione ed
ora stati continuando con le spagnolette (arachidi). Così facendo diventerai
una botte. Non somigli per niente a Turi, guarda come si mantiene bene.
Vincenzo (dimesso, le braccia appoggiate sul tavolo, le gambe distese
lunghe sotto il tavolo, sbadiglia)
Ma se non ho toccato niente. Ho fatto colazione stamattina presto con un
pezzo di pane …
Maria (si muove seguendo la linea della cucina a gas e credenza)
si, ma accompagnato da mezzo salame; alle sette del mattino. Ti sembra il
caso? Stanotte hai russato tutto il tempo. Devi mangiare poco la sera
altrimenti finirai come quello della televisione che ha il cinghiale sopra la
pancia.
Vincenzo (rotea le mani sopra la testa)
Sei sempre la solita esagerata anche se devo darti un po’ di ragione (nel
frattempo non smette di ingurgitare arachidi). L’altra sera, quando hai
preparato le cotenne di maiale, salsicce con patate e fagioli….ho avuto
qualche problema a digerire. Durante la notte ho fatto un sacco di brutti
sogni: c’era un cinghiale sopra la mia pancia, un altro che suonava la tromba
ed un terzo stava imbiancando le pareti della stanza: che incubo…però eran
buone le cotenne...e il sugo…una prelibatezza…ci ho (dice così) mangiato
dietro un pistuluni di pane (tipo di pane lungo come le baguette).
Maria (tentando di spostare le cibarie dal tavolo e di sottrarle al marito..)
Un pistuluni sulu? Ti sei mangiato anche la pentola e per fortuna che avevo
preparato solo per quattro. Poi tuo figlio e tua figlia non c’erano e hai
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pensato bene di non lasciare niente per l’indomani. Guardati la pancia:
ormai per vedertelo devi usare lo specchio. Mangia di meno Vicè (lo chiama
così affettuosamente). Se muori guarda che mi risposo e non mi mancano
certo le occasioni...
Vincenzo (si gratta la testa)
E cu ti pigghia a questa età. Ormai cara Maria siamo anziani
e come le
galline vecchie siamo solo buoni per il brodo. Maria cu sta cuffia in testa
mi pari na madama; dai
vieni qua, siediti
sulle mie ginocchia che
parliamo…magari poi….(fa la voce mielosa)
Maria (lo guarda perplessa e stupìta)
Ma chi vo fare u vastaso stamatina (vuoi fare il maleducato) ? Susisti Vicè,
camina, camina… ho da fare tante cose (Maria è vicina all’angolo cucina.
Si rivolge a Vincenzo e indica le due macchine guardando alla sua destra,
zona opposta al portone d’ingresso). In questo garage non riesco mai a
muovermi: devi parcheggiarle meglio ste due macchine. La 128, che usiamo
poco, mettila in fondo al garage e la 600, che usi più spesso, lasciala fuori,
così ci muoviamo …siamo così sacrificati…
Vincenzo (giocherella con le bucce delle arachidi)
Va bene..va bene..lo farò….però la 600 non la metto fuori
co sto’
caldo…nera di colore…si scioglie…
Maria
Metto su una pentola per il ragù, per domani….voglio fare le lasagne (e
prende una pentola che mette sul gas: armeggia un po’ e dopo inizia a
girare il tutto con un mestolo nel frattempo si sente una voce esterna:
Pinuzza, una vicina, la chiama)
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SCENA SECONDA
(Maria, Vincenzo e Pinuzza)
Pinuzza
Maria, veni ccà, affacciati che c’è u zu Franco, u pisciaro (il pescivendolo).
Devi comprare qualcosa? C’ha a nunnata, i bianchetti… (pesciolino piccolo,
avannotto di acciuga. E’ come una parola d’ordine perché Vincenzo scatta
come una molla e raggiunge la porta, scosta la tenda e guarda fuori)
Maria (rivolta a Pinuzza)
Non posso venire…sto girando il ragù…mi si attacca…dì a Franco di venire
dentro con la cassetta del pesce…io intanto continuo a girare il sugo…
Pinuzza (si sente la voce da fuori)
Glielo dico…
Vincenzo (è sempre sporto verso l’esterno e tiene scostata la tenda)
Franco prendi la cassettina di nunnata e vieni dentro…trattiamo qua..
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SCENA TERZA
(Maria, Vincenzo, Pinuzza, Franco, Paolo)
Franco
Arrivo…arrivo..(subito dopo entra Franco, che ha una piccola cassettina in
mano,
alta
circa
dieci
centimetri,
seguito
da
Pinuzza)
..Permesso…(entrano. Franco poggia la cassetta sul tavolo, sulla tovagliacerata di plastica; tutti si mettono attorno al tavolo mirando al pesce, nella
cassetta. Guardano il pubblico) eccola qua..è fresca, fresca.. sembra ancora
viva. (dice Franco).
Vincenzo
Fammi vedere…. (tra il dire c’è anche il fare perché Vincenzo assaggia la
nunnata
che
mangerà
voracemente
scatenando
l’ira
del
pescivendolo)…uhm..buona..(e si lecca il dito della mano)
ZU Franco (signor Franco)
Vincenzo, smettila di mangiare a sbafo a nunnata; guarda che te lo scalo da
quello che compri. Ti stai mangiando duecento grammi di nunnata.
Maria (continua a girare col mestolo e guarda i tre attorno al tavolo))
Vicè prendi un piatto così non la spostiamo continuamente… è delicata…si
rovina solo a guardarla.. (in risposta al pescivendolo e ai presenti…)
E’ tutta la mattina che mangia….è vero che è difficile resistere davanti a sta
nunnata…con un po’ di olio e sale…in mezzo al panino…anch’io non
saprei resistere…Vicè tirati su i pantaloni che li stai perdendo…
Vincenzo (si tira su i pantaloni e in risposta al pescivendolo…)
Mi chi siii (accidenti cosa sei) ho solo fatto un piccolo assaggio. Comunque
è fresca. Dammene mezzo chilo.
Maria (in risposta a Vincenzo)
Ca ffare con mezzo chilo? Bastano duecento grammi per le polpette. Siamo
solo in due….si sempre u solitu esagerato….
Vincenzo (allunga ancora le mani verso la cassetta)
Meglio in più che in meno..va in niente appena cotta..
Pinuzza (interviene anche lei per acquistare il pesce)
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Franco dammene duecento grammi …. (si abbassa al centro del tavolo – è
rivolta verso il pubblico. Franco le è vicino e Vincenzo è ad un lato del
tavolo. A Pinuzza si apre la camicetta lasciando scoperto un po’ il seno)
Zu Francu (ridacchiando e rivolta a Pinuzza)
Pinuzza
ti esce di fuori tutto il balcone. Stamatina vuoi dare spettacolo
gratis a tutti…guarda che non te lo faccio lo sconto…(Pinuzza si ricompone
alla meglio e sorride..)…(Franco prosegue rivolto a Vincenzo) …Vincenzo
tu chi sta taliannu…ti stai godendo lo spettacolo? (Vincenzo cosa stai
guardando) (rivolto ancora verso Vincenzo che ripete gli assaggi) leva sti
manazzi ra nunnata. (togli le mani dal pesce) La stai mangiando tutta…(nel
frattempo si sente una voce fuori scena. E’ Paolo, un po’ tonto, il quale è
solito chiedere i prezzi del pesce ma non compra mai niente) ah talia
…(guarda) c’è pure Paolo che sta arrivando…vediamo cosa vuole oggi…
Maria (gira col mestolo e osserva divertita la scena rivolta verso i tre che
sono attorno al tavolo)
Vicè..quando hai finito vieni qua a girare il ragù
Paolo (si sente la voce esterna di Paolo ma non si vedrà)
Buongiorno a tutti. Quanto costa la nunnata? E gli sgombri? Le sarde? I
calamari?
Zu Franco
Paolo ma per caso sei dell’osservatorio dei prezzi? Tutti i giorni mi chiedi i
prezzi ma non compri mai niente.
Paolo
E’ per tenermi informato…buongiorno.. (si allontana).
Pinuzza (rivolta ai presenti)
Vabbè. Io rientro in casa. Ho tante cose da fare, devo pulire i vetri, ieri ha
piovuto e sono tutti i sporchi. Saluti a tutti.
VINCENZO (rivolto a Pinuzza)
Ti devo magari tenere ferma la scala?
Pinuzza (in maniera civettuosa)
Se hai tempo…
Maria
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Ora spengo sto ragù…lo riprendo domani (fa il gesto di spegnere e si
avvicina al tavolo. Poi, rivolta a Pinuzza) Non ha tempo stu cosa
nutili…(cosa inutile), la scala…te la do’ io la scala…andiamo…
Pinuzza
(ride e si allontana…La voce si perde. )
ZU FRANCO ..vado via anch’io…(prende la cassetta e si appresta ad
uscire) frisco, frisco è…(grida e pubblicizza il prodotto è fresco.. Poi rivolto
a Vincenzo…) . Vicè domani mi porto un pezzo di scopa e te la do’ sulle
mani. Un purpu mi pari. (mi sembri un polpo) Ma quante mani hai? Finiscila
di mangiarmi a nunnata a tradimento
Maria (rivolta ancora Vincenzo e ai presenti ..arrivederci Franco…a
domani…) Vicè
se vuoi le polpette di nunnata per oggi devi andare a
prendere un po’ di prezzemolo e uno spicchio d’aglio. Vedi di sbrigarti e
non perdere tempo come al solito.
Vincenzo (segue Franco e cerca di prendergli ancora un po’ di nunnata,
allungando la mano da dietro)
Vado, vado. Miiii come sei fastidiosa stamattina..
Maria (rivolta a Vincenzo)
Finiscila di mangiare nunnata.
Vincenzo
(mugugnando con l’ultimo boccone in bocca ed uscendo di scena).. vado,
vado…(mentre esce Vincenzo arriva nel frattempo
Teresa, cugina di
Maria, un’altra pettegola, la quale si presenta nel garage per
argomentare…E’ vestita di tutto punto, capelli messi a posto, gonnellino a
fiori, ma, ai piedi, porta le ciabatte)
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SCENA QUARTA
(Maria e Teresa)
Teresa (arriva veloce, sicura, dondolante nell’incedere)
Permesso? (si porta al tavolo guardando il pubblico)
Maria (è di spalle, vicina alla cucina e sta lavorando con utensili da
cucina)
Ah, Teresa, quanto tempo che non ci si vede
Teresa (sbigottita)
Ma se sono stata qui ieri pomeriggio e l’altro ieri e poi ancora…
Maria (si volta verso la parente)
Si, ma mi mancavi. Non ti siedi, vai via subito? Hai sicuramente da fare
Teresa (tamburella con le dita sul tavolo)
No, veramente non ho niente da fare. Mi sono alzata presto stamattina ed ho
già finito i mestieri. Vincenzo non c’è? (intanto si mette seduta fronte
pubblico)
Maria (passa una spugnetta sul frigorifero)
È andato a prendere un po’ di prezzemolo e dell’aglio. Oggi facciamo
polpette di nunnata
Teresa (aggiustandosi con le due mani i capelli)
Ah, chissà come sono buone
Maria (guarda la parente)
Si, ma le tue sono sicuramente migliori
Teresa (muove le mani mimando i gesti di mescolare la nunnata)
Eh si, perché io ci metto anche un po’ di passolina e qualche pinolo
schiacciato
Maria (si gira con la testa verso Teresa)
Non avevo dubbi in proposito
Teresa (giocherellando con le mani sul tavoloi)
Maria hai notato stamattina Pinuzza? Quando ti ha chiamato per dirti che
c’era u pescivendolo? Era vestita con una minigonna..una camicetta molto
aperta..
Maria (continua a passare lo straccetto in altri punti della cucina)
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Ma tu dov’eri? Non ti ho vista
Teresa (agitando le mani e mimando la scena)
Eh…ero dietro la finestra, dietro la tenda, ma si vedeva tutto e dal primo
piano si vedeva anche il balcone di Pinuzza…hai capito di quale balcone sto
parlando
Maria (si porta vicino al tavolo)
Si, ho visto. Ma Pinuzza ha il suo charme, il suo…come si
chiama?...lookk…è una che ama farsi vedere, poi in questo periodo è
vedova bianca, il marito lavora a Messina e torna solo il sabato
Teresa (muove il portafrutta e preleva delle arachidi che sbuccia)
Lo so, lo so.
Ho visto che ogni tanto riceve visite e non sempre sono
femmine. Mi capisci? Buone ste spagnolette..
Maria (guarda verso il portafrutta)
Ah, ne ha lasciata qualcuna Vincenzo? Le stava mangiando prima
Comunque Pinuzza faccia poi quello che vuole. Adesso devo cominciare a
preparare le polpette..(e si gira verso la cucina)
Teresa (guarda verso il portone)
Ma Vincenzo non è ancora tornato col prezzemolo e l’aglio; c’è tempo
Maria (è spazientita)
Si, ma…
Teresa (mangia ancora qualche spagnoletta)
Lo sai che mia figlia ha dato l’esame di botanica ieri e le è andato benissimo
Maria (girandosi con in mano un coltello che rotea sopra la testa)
Beh Valeria è sempre stata brava in bottanica…
Teresa (con enfasi)
Botanica, botanica, non sei mai riuscita a pronunciarla sta parola
Maria (scuote la testa guardandola Teresa)
In effetti è molto difficile
Teresa
Ha preso trenta
Maria (che è di spalle, si gira ancora verso la parente e guarda il pubblico)
Peccato che non ci sia un voto superiore; sicuramente Valeria riuscirebbe a
prenderlo
Teresa (si gongola)
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Si, è brava, è brava, deve aver preso da me
Maria (ha in mano un utensile e lo gira per aria)
Io farei la prova del dna, non si sa mai
(nel frattempo arriva Matteo, il figlio di Maria. Pantaloni jeans abbassati
sotto il sedere, maglietta bianca, spettinato)
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SCENA QUINTA
(Maria, Teresa, Matteo)
Matteo (apre la tenda ed entra in scena dalla porticina del garage)
Ma’ ..(mamma) … dove sono……ah, ciao Teresa…
Teresa (si gira per guardare Matteo che le passa dietro)
Ciao Matteo, ora ti susisti? (ti sei alzato ora?)
Matteo (è fermo vicino alla credenza)
Si, da poco. . Ma’… dove hai messo la camicia di jeans?
Maria (si gira e guarda il figlio)
lo vuoi il caffè?
Matteo
No, grazie, devo andare a vedere quel lavoro…
Maria (osserva sdegnata il figlio per quel modo di vestire)
Ma come ti sei vestito? Vai così vestito al colloquio di lavoro? Ma cu ti
pigghia? C’hai i pantaloni che ti stanno cadendo; ci l’hai sotto il sedere...ma
ti pare il modo di vestire? Hai venticinque anni, non quindici…mi pari
vestito come tuo padre..ecco da chi hai preso..
Matteo (innervosito)
È la moda mamma, tu non lo vuoi capire; diglielo tu Teresa che sei più
giovane…
Teresa (atteggiandosi a chi sa e capisce la moda)
Ma si Maria, è giovane..tutti vestono chi pantaloni calati, calati… è moda…
Maria (agita le mani)
Moda..moda..per un colloquio di lavoro ci vuole un abbigliamento più
decoroso..
Matteo (fa lo sbalordito, è stupìto)
Ma’, devo andare a vedere un lavoro da magazziniere, dove si confezionano
le cassette con i limoni destinati all’estero; non devo mica andare a lavorare
in banca..
Maria (si avvicina al figlio)
Si però l’abito fa…
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Matteo (alza il palmo della mano destra come a salutare)
si, vabbè, ciao, ciao Teresa. Vado
Teresa (lo guarda)
Ciao Matteo
Maria (seguendolo con lo sguardo)
Stai attento…
Matteo (si gira a guardarla)
Ma’ devo andare qua dietro ai Murazzi, cinque minuti a piedi…
Maria
E tu stai attento lo stesso (Matteo si allontana borbottando)
Teresa (che non ha smesso di assaggiare le arachidi)
Hai sentito che Mariuccia sposa la figlia a settembre? Pensa che hanno
affittato una sala a San Cipirello, un agriturismo dove ci sono tanti animali
Maria (è girata con le spalle al pubblico. Si trova vicino al gas)
Uno più, uno meno, suo padre fa il porcaro….alleva maiali….
Teresa (agitando le mani)
Un sacco di piccioli gli è costato! La sala è fuori sotto le tende, come gli
arabi, gli sceicchi, pensa che volevano far arrivare anche i cammelli..
Maria (si volta a guardare la parente e si agita)
Già, perché le scimmie ci sono già. Un circo fanno…un circo con le bestie
ammaestrate
Teresa (sbigottita)
Ma non sei stata invitata?
Maria (si gira verso la cucina)
No, ma a me non mi riguarda (dice proprio così)! Dopo tante smancerie e
falsità si sono rivelati per quelli che sono: irriconoscenti..
Teresa (tono basso)
Vabbè non te la prendere. Almeno risparmi sul regalo
Maria (girandosi verso la parente)
E qui ti sbagli perché io il regalo glielo faccio lo stesso. Io voglio bene a
Sabrina, lei non se lo merita. Voglio vedere che faccia farà quella strega di
sua madre
Teresa (fa per alzarsi dal tavolo)
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Lasciami andare, devo andare da mia madre per vedere se le serve qualcosa
a pranzo..prendo due arachidi
Maria (alza le spalle)
Le mangerà in meno Vincenzo. Non ti trattengo. Ho tante cose da fare
Teresa (nell’atto di andar via)
Ah prima ho visto Turi, mi ha detto che dopo devi venire qua a parlare con
Vincenzo per la caccia. Certo che ti frequenta spesso Turi..
Maria (dà le spalle al pubblico)
Ma quale spesso…viene ogni tanto…
Teresa (è in piedi vicino alla credenza)
Amunì..a me lo puoi dire…c’hai sempre la cotta per Turi…
Maria (non si volta ancora e continua a lavorare muovendo gli utensili)
Ma quale cotta..siamo rimasti ottimi amici..è come un fratello…poi lui ha
sposato Adele ed io Vicè..e la cosa è finita…
Teresa (appoggiata con le spalle alla credenza e alzando gli occhi verso il
cielo)
Ti ricordi quando eravamo usciti insieme tu con Turi ed io con
Mimmo…ma quella sera l’avevi baciato a Turi…
Maria (si gira e guarda Teresa)
Ma chi stai dicendo..è passato tanto tempo…chi si ricorda più…
Teresa (si avvicina e le dà una spintarella)
Amunì…il primo bacio non si scorda mai..
Maria
(arrossisce ) finiscila…
Teresa
Maria non hai per caso un po’ di caffè che l’ho finito?
Maria (indica con la mano la credenza)
Nella credenza c’è il barattolo. Prendi quello che ti serve. Sei di casa, sai
dove sono le cose che ti servono
Teresa (avvicinandosi alla credenza e prelevando il caffè dopo aver aperto
l’antina di destra)
Grazie, non so come farei senza di te
Maria (è vicina al tavolo e riassetta la sedia su cui era seduta Teresa)
A volte me lo chiedo anch’io
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Teresa (si avvicina al frigorifero e alza lo sguardo verso la gabbietta del
canarino imbalsamato)
Ma sta gabbia co sto uccello finto è ancora qua?
Maria (volge anche lei lo sguardo alla gabbietta. Le due donne sono vicine
e danno le spalle al pubblico)
Lo sai, Vincenzo c’è molto attaccato; è un ricordo della madre
Teresa (alza le spalle, sono sempre rivolte alla gabbietta)
A mia mi fa impressione sto coso che ti guarda senza dire niente
Maria (si gira e si avvia verso il tavolo)
Almeno lui ha finito di parlare
Teresa (non raccoglie)
Beh, grazie, ti saluto. Salutami Vincenzo
Maria
Non mancherò
(Teresa esce di casa, Maria resta sola in attesa di Vincenzo e pensa)
Maria (parla da sola. Continua ad armeggiare con gli utensili e pulisce, fa
la polvere con uno straccio)
Però ha ragione Teresa. Sta Pinuzza è sempre più pizzuta. La minigonna, la
parolina in italiano. E Vincenzo che le guardava il petto, stu porcu..Ah, ma
appena torna a casa Vicè mi sente. (intanto ritorna Vicè).
Maria (lo guarda)
Dove sei stato tutto sto tempo..immagino a chiacchierare….
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SCENA SESTA
(Maria e Vincenzo)
Vincenzo (si siede al tavolo e allunga le gambe. Guarda il pubblico. E’
stanco come se avesse camminato per chilometri e si sbottona la camicia)
Mi sono fermato a parlare con Antonio, sai la caccia…ma fuori c’è un
caldo..sono stanco…
Maria (è vicina alla credenza dove cerca qualcosa. Apre e chiude l’antina
di destra senza prelevare niente)
Hai sempre in testa la caccia e non hai neppure il porto d’armi e il fucile.
Ma com’è che non hai mai pensato di comprarlo?
Vincenzo (si passa la mano tra i capelli e preleva un fazzoletto rosso con
cui si asciuga il sudore)
Ho avuto una brutta avventura da ragazzo e da allora non mi piace sparare.
Maria (si gira verso Vincenzo e continua a rassettare e pulire i mobili
presenti)
Vicè ma hai visto Pinuzza come se la tira? E’ proprio una Palermitana che si
da’ arie visto che viene dalla città e poi hai visto che minigonna? Pensa che
l’ha vista dal primo piano anche mia cugina Teresa
Vincenzo (riponendo il fazzoletto in tasca)
Tra tutte due…ma quale minigonna, avrà avuto al massimo un centimetro
sopra il ginocchio.
Maria (guarda verso Vincenzo)
Come sei arguto Vicè: l’hai guardata bene allora? Ho visto come le guardavi
la camicetta aperta, o meglio quello che c’era sotto. Quella lì dovrebbe
indossare sempre un lupetto chiuso sino al collo. Ma qualche giorno mi
sente
Vincenzo (agita le mani)
Sei sempre la solita esagerata. Hai forse invidia di Pinuzza? Certo che a
quarant’anni si può permettere le camicette aperte e potrebbe portare la
minigonna non la gonna da zitella che ha adesso.
Maria (muove – agita il coltello in direzione di Vincenzo)
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Vicè tu non me la conti giusta. L’altro giorno, quando ti ha chiesto se le davi
una mano a piegare le lenzuola fresche di bucato…., stavate forse ballando
il minuetto? Ho visto come ti avvicinavi.
Vincenzo (mima il gesto di piegare le lenzuola)
Ma per piegare le lenzuola dovevo pur avvicinarmi o no? Comunque
voltiamo pagina, tieni il prezzemolo e l’aglio (che tira fuori dalle ampie
tasche dei pantaloni)
Maria (osserva il prezzemolo che Vincenzo ha deposto sul tavolo)
Ma che hai fatto al prezzemolo: è tutto striminzito e bagnato.
Vincenzo
Niente, l’ho solo tenuto in mano per mezz’ora e poi l’ho messo in tasca..non
avevo neanche un sacchetto dove metterlo…e con questo caldo di agosto si
è un po’ afflosciato.
Maria (si avvicina al tavolo, prende il prezzemolo e si avvicina alla cucina)
Fammelo mettere in acqua..forse rinviene
Vincenzo
Perché non gli fai la respirazione bocca a bocca..
Maria
Ah..ah..hai sempre voglia di scherzare. (poi cambia tono di voce. E’ sempre
vicina alla cucina, dà le spalle al pubblico) Ma lo sai che l’altra sera ho
visto Pinuzza che parlava con un giovane, mi pareva quello della cassa del
supermercato. Ho sentito che le diceva << erano buone le banane? Erano
mature? Ci vediamo domani al supermercato>>.
Vincenzo
Ma tu come hai fatto a sentire e a vedere?
Maria (è ora vicina al gas e indica fuori volgendo il braccio verso il
portone)
Dalle scalette delle persiane, però ho spento la luce per non farmi scoprire.
Dovevi vedere, sembravano due colombi. Certo, il marito di Pinuzza non
c’è mai, lavora a Messina e la sciagurata se ne approfitta.
Vincenzo (si muove sulla sedia per trovare una sistemazione migliore)
Tu vedi il male anche dove non c’è. Prepara la nunnata che ho fame.
Maria
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È ancora presto. Vatti a fare un giro e torna più tardi. Ah, portami due uova
che le ho finite…
Vincenzo (si muove nervosamente sulla sedia)
Non potevi dirmelo prima, avrei fatto un solo giro…Va bè… ho visto
Onofrio, il barbiere, in giro. Vado a vedere se ha tempo per farmi la barba.
Maria
Va bene. Appena arrivi friggo le polpette.
(Vincenzo esce e dall’esterno si sente la sua voce che chiama il barbiere)
Vincenzo
Onofrio, c’hai tempo per farmi la barba? (non si sente la risposta)
Vincenzo
Va bene, arrivo
(E’ consuetudine farsi fare la barba fuori, sulla strada poco trafficata del
baglio, dove il barbiere, un giorno della settimana, lavora per la strada.
Maria è in casa e la scena che si vede è quella di una donna che rassetta,
mette a posto, si muove cantilenando una canzone a bassa voce nella
stanza).
Vincenzo (rientra in casa e consegna le due uova a Maria che intanto è
seduta al tavolo e guarda il pubblico)
Ecco le uova, calde, calde, o fresche , fresche, scegli tu…. Puoi friggere le
polpette. Ho fame, forse ho camminato troppo.
Maria (prende le uova, si alza dal tavolo e si avvicina al gas)
Hai camminato troppo? E quando? Sei andato a prendere il prezzemolo e
l’aglio. Avrai percorso si e no cinquecento metri. Il dottore ti ha detto che
devi camminare almeno un’ora al giorno e fare del movimento.
Vincenzo (si mette seduto, sbuffa e guarda il pubblico)
Lo faccio il movimento. Quando vado nell’orto a strappare erba e vangare
chi è che si muove io o il dottore?
Maria (lo rimprovera; intanto si trova vicino alla credenza)
Non basta. Devi fare un po’ di movimento per perdere qualche chilo.
Vincenzo
Domenica devo andare a caccia con Turi; non c’è occasione migliore per
camminare.
Maria (guardando le uova)
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Dove hai preso le uova? Al negozio di Nicola?
Vincenzo
Me le ha date Pinuzza. Glieli devi restituire…
Maria (lo guarda con aria pensosa)
Sei andato da Pinuzza? E come mai non sei andato da Titina…che c’ha le
galline nell’orto…
Vincenzo (è sempre seduto al tavolo e prende due arachidi)
Quella vecchia non mi molla più…e
Maria (cadenza la voce cantilenando)
Picchì Pinuzza non ti molla? Ti trattiene volentieri? Le hai dato una mano
a pulire i vetri? Vicè non me la conti giusta…qualche giorno…ma cu è….
(Maria dice a voce alta ma chi è…Si sentono delle voci provenire da
fuori..)
Maria (rivolta a Vincenzo)
deve essere Don Peppino; fammelo salutare.
Vincenzo (muovendo le mani con un gesto rivolto in direzione del portone)
Ho fame, lascialo perdere. E’ sordo come una campana
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SCENA SETTIMA
(Maria, Vincenzo, Don Peppino)
Maria (si affaccia, scostando la tenda della porta, all’esterno per salutare
Don Peppino, anziano che abita poco lontano. Si sente la voce fuori scena
dell’anziano).
Don Peppino, come sta?
PEPPINO (si sente la sua voce esterna)
Come?
Maria (alza la voce)
Come sta?
Peppino
Chi?
Maria (alza di più la voce)
Lei, come sta? Ha messo l’apparecchio?
Peppino
Non mi fa male l’orecchio
Maria (adesso grida)
L’apparecchio, l’apparecchio…
Peppino
No, non mi apparecchiare; mangio a casa mia, Mi aspetta mia moglie
Maria (richiude la tenda)
Vabbè. Mi saluti Rosa
Peppino (si sente la sua voce)
Non lo so cosa mi prepara. Adesso vado a casa e vedo
Maria (lo congeda)
Si vabbè, s’abbenerica (saluto – mi benedica)
Peppino (si sente la sua voce che va scemando)
Uhm..(si allontana e parla tra sé) …cosa avrà Maria da gridare così tanto
Maria (rivolta a Vincenzo)
È sordo come una campana (rivolta a Vincenzo). Non capisce niente
Vincenzo (sgranocchiando le arachidi)
A volte essere sordi non è poi così male
Maria (guarda risentita Vincenzo)
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Ti fa male la pancia Vicè? Se devi dire qualcosa dilla senza tante mezze
parole
Vincenzo (nicchia)
No, niente. Quando mangiamo?
Maria (risentita)
Ora preparo (nel frattempo si apre la tenda sulla porta ed appare Turi. Ha
un cappello tipo Borsalino. E’ vestito bene con gilet chiaro leggero con
sotto una camicia. Pantaloni scuri, scarpe nere traforate)
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SCENA OTTAVA
(Maria, Vincenzo, Turi)
Turi (si rivolge a Maria e Vincenzo)
Buongiorno a tutti. Allora Vicè sei pronto per la caccia. Guarda che
dobbiamo preparare il necessario e telefonare a Menico per il capanno..
Maria (guarda in direzione dell’amico)
Turi, entra. Fermati a mangiare due polpette di nunnata (Turi entra e si
mette seduto vicino a Vincenzo, alla sua destra).
Vincenzo
Ma ce n’è abbastanza per tutti? Lo sapevo, dovevo comprarne di più.
Maria (guarda risentita Vincenzo)
C’è da mangiare per tutti. Mangia con noi
(Vincenzo non è del parere perché sa già che le polpette non basteranno)
Vincenzo (indicando la testa dell’amico)
Turi, levati sto cappello ca mi pari Al Capone, bevi qualcosa
Turi (si toglie il cappello che appoggia sulla sedia vicina)
Mi fermo giusto un po’. Ho appena mangiato qualcosa e non vorrei
appesantirmi. Sapete da quando è morta Adele… a casa mia non si cucina
come una volta; giusto il necessario. Ora che sono solo….
Maria (intanto prepara ed ultima le polpette. Ci saranno delle polpette
pronte che saranno messe sui piatti. In totale saranno dodici finte polpette)
Non ti rattristare Turi, purtroppo non ci possiamo fare niente, così è la vita.
Vincenzo apparecchia per tre. Prendi il vino e i bicchieri. Togli il portafrutta
e mettilo qui sulla credenza
Vincenzo apprestandosi a prendere piatti e stoviglie dalla credenza)
Lo senti, ha mangiato. Forse beve soltanto qualcosa (poi si alza, sposta il
portafrutta ed apparecchia)
Maria
Una polpetta di nunnata non ha mai fatto male a nessuno (e prepara tre
polpette per Turi)
Vincenzo (alza la voce)
Una, non tre. Ti ha detto che ha già mangiato
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Maria
Finiscila Vicè (Maria si siede a sinistra di Vincenzo. Le luci si
affievoliscono, rumori di stoviglie sui piatti… e si sente la voce di Turi che
dice)
Turi (si pulisce la bocca con un tovagliolo)
Buone ste polpette, ce ne sono ancora?
Vincenzo
No, non ce ne sono più
(Maria si alza, inizia a sparecchiare..Vincenzo e Turi che sono seduti ai
rispettivi posti. Maria è vicina al gas. Quando torna ha in mano il
portafrutta con frutta e arachidi)
Vincenzo (rivolto a Turi)
Ma non mi avevi detto che dovevi andare a Palermo a comprare le cartucce
per la caccia di domenica?
Turi
Si, ma poi mio nipote mi ha dato delle cartucce che non usa più e allora non
sono più andato. Andiamo con la mia macchina o con la tua.
Vincenzo (indica col braccio in direzione della macchina)
Andiamo con la 600 che ha il pieno…. e poi sono cinque giorni che non la
metto in moto
Turi
Ho capito, come al solito mi toccherà spingerla per farla partire..
Maria (che si trova vicino alla cucina)
Gli dico sempre di venderla questa antichità che mi balla sullo stomaco.
Occupa spazio in garage… e poi stu culuri nero…mi pare di avere una
macchina dei morti, quella dei servizi funebri, in casa.
Vincenzo (sono sempre seduti e Vincenzo si volta ora di qua ora di là)
Quella macchina è un ricordo di mio padre..
Maria (indica in direzione della macchina, in fondo al garage)
e si vede che è un pezzo di antiquariato..
Vincenzo
con quella macchina siamo andati a tanti matrimoni..
Maria (si muove avanti e indietro)
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si, ma anche a tanti funerali e la gente a volte ci seguiva scambiandola per la
macchina del morto…ma poi a chi è venuta l’idea di farla di colore nero?
Vincenzo
Quando mio padre aveva avuto l’incidente con la 600 aveva detto al
carrozziere di farlo risparmiare sulla spesa della riverniciatura che non gli
interessava il colore, che aveva lasciato a sua scelta. Chi va ad immaginare
che doveva farla nera…ma ormai il lavoro era stato fatto…
Turi (ride)
Vincenzo (rivolto a Maria)
È stato un regalo di mio padre e non voglio certo spendere altri soldi per
cambiare colore
Maria (è sempre vicina al gas, è rivolta verso il pubblico)
In estate, se la lasciamo fuori al sole, ci puoi covare le uova di gallina tanto
è calda
Vincenzo (sorridendo)
Vuol dire che in inverno non accenderemo il riscaldamento
Maria
(si volta ancora verso il pubblico ed agita le mani a rinforzo del discorso.
Poi indica la gabbia del canarino imbalsamato)
Ci teniamo pezzi da museo in questo garage, prima la macchina nera, sta
gabbia co sto canarino morto e imbalsamato che non canta più da un
pezzo…è non l’unico uccello che non canta più in questa casa…. mi pare di
stare in un obitorio…ma qualche giorno do’ fuori di testa e mi libero di
tutta sta rantumaglia.
Turi
(Ridacchia)
Vincenzo
Non ti va bene mai niente…
Maria (ancora agitando le mani)
E dobbiamo pitturare il garage; è grigio e sporco di fumo. Ogni volta che
metti in moto quella macchina dei morti pare che fai i segnali di fumo degli
indiani. Lo voglio colorare di rosso sto garage, rosso contro il malocchio e
contro le persone invidiose e pizzute…e fuori dalle balle tutte le cose inutili,
magari butto fuori anche te Vicè…tanto ormai…
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Vincenzo (si gratta la testa)
Se non la metto in moto si scarica la batteria…
Turi (rivolto a Vincenzo)
Allora va bene. Andiamo con la 600 e la prossima volta andiamo con la mia.
Telefono a Menico e l’avviso che arriviamo a Valledolmo alle sette
Vincenzo (sbalordito)
Alle sette? Ma è piena notte.
Turi (disteso sulla sedia con una mano sulla spalliera….)
Alle sette il sole è già alto da tre ore
Vincenzo (rassegnato)
Vabbè
Maria (rivolta ai due)
Lo volete il caffè (nel frattempo arriva al portone Giovanni, il figlio di
Cecè, che sta ultimando la costruzione della propria casa e, come è uso
nella zona, è in cerca di manodopera per ultimare la soletta in cemento
armato. Ha gli abiti sporchi di calce, le scarpe da muratore, senza lacci,
una taglia in più)
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SCENA NONA
(Maria, Vincenzo, Turi, Giovanni, Pinuzza)
Giovanni
Salutiamo… (scosta la tenda e si presenta)
Vincenzo (rivolto verso Giovanni)
Se sei venuto per le polpette di nunnata sono finite
Giovanni (ridacchiando)
No, ma quali polpette…
Maria (si gira verso il nuovo arrivato)
Entra, stavo preparando il caffè, siediti
Giovanni (si guarda i piedi)
No, non entro, ho le scarpe sporche di calce
Maria (alza le spalle. E’ rivolta verso Giovanni)
Devo ancora pulire, entra, non ti preoccupare
(Giovanni entra e si siede al posto di Maria, la sedia a sinistra di Vincenzo
e guarda il pubblico)
Giovanni
Grazie, lo prendo volentieri
Vincenzo (si gira verso l’ospite)
Quale buon vento ti porta qua?
Giovanni
Sabato e domenica devo finire i lavori sulla soletta di casa mia ed ho
bisogno di aiuto e di manodopera
Vincenzo (allarga le braccia sconsolato. Turi annuisce e conferma
l’impegno)
Mi spiace ma domenica io e Turi dobbiamo andare a caccia e non possiamo
aiutarti. Caso mai chiedo a mio figlio Matteo se può venire lui
Giovanni
Grazie, va bene anche Matteo
Maria (si avvicina al tavolo con il caffè su un vassoio)
Ecco il caffè
Turi (rivolto a Maria)
Maria prendi le carte che ci facciamo una partita a scopa
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Vincenzo (si agita sulla sedia)
Magari ti vuoi fermare anche a cena e poi a dormire?
Turi (che ha il senso dell’umorismo) se mi prepari pasta con le sarde mi
fermo
Maria
Bevete il caffè che si raffredda. Vado a prendere la carte (si gira e si reca
presso la credenza)
Giovanni (si rivolge ai presenti)
Ma si, mi fermo un attimo. Ho detto a mia moglie che dovevo un giro
largo…
Vincenzo (si gira in direzione di Maria che è ancora presso la credenza)
Maria porta quattro bicchieri e il fiasco di vino. C’è un po’ di ricotta salata?
Maria (lo guarda e scuote la testa)
Ancora mangiare…ma non sei ancora pieno?
Turi (allegramente)
Per riempire Vicè ce ne vuole…
Giovanni
No, niente ricotta, magari qualche spagnoletta (le arachidi
sono nel
portafrutta)
Vincenzo (rivolto verso Giovanni)
C’hai la vista lunga, eh?
Maria (si avvicina con le carte al tavolo. Si siede nell’ultima sedia rimasta)
Adesso giochiamo e facciamo le coppie. Io sto con Turi e voi due fate
coppia
Vincenzo (si sistema meglio sulla sedia)
Si perché io con te perdo sempre
Turi (prende le carte, fa il mazzo, inizia a distribuire)
Magari perdi anche stavolta
Vincenzo
Lo vedremo…passa bene ste carte…
(durante il gioco Maria e Turi si fanno i classici segni delle carte con
bacetti, strizzatine d’occhio ect..)
Vincenzo (rivolto ai due)
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Sembrate due piccioncini che si scambiano i bacetti, ma tanto …diglielo un
po’ tu Giovanni….
Maria (facendo un gesto con la mano)
Pensa alle carte
Turi
Belle carte…..ma da dove arrivano?
Giovanni (osserva le carte volgendo la testa all’indietro, come per vedere
meglio)
Io non mi posso lamentare
(dall’esterno, fuori scena, si sente la voce di Pinuzza che si avvicina al
garage dicendo..)
Pinuzza
Chi ciavuru ri cafè; (che odore di caffè). Maria hai fatto il caffè?
Maria
Mi
‘ra camurria …(che fastidio); questa sente l’odore del caffè a due
chilometri…
Pinuzza
Permesso, posso entrare? (scosta la tenda ed entra.. E’ vestita con una
gonna a portafoglio di colore chiaro, una camicetta aperta sul petto)
Maria (la guarda)
Ormai sei entrata, fai come se fossi a casa tua. Non ci sono sedie e ti tocca
stare in piedi
Giovanni (mimando il gesto con la mano sinistra verso la donna)
Vabbè mi sacrifico io: vieni, siediti sopra le mie gambe
Pinuzza (cantilena)
Ti piacerebbe eh?
Giovanni
Non posso muovere le mani: sto giocando a carte…quindi…
Maria (rivolta a Giovanni)
Tu c’hai i mani ru purpu, proprio come a Vincenzo…(hai le mani come i
tentacoli del polpo)
Vincenzo (rivolto a Pinuzza)
Togli quel sacco di patate da quella sedia e vieni a sederti
Pinuzza
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Grazie; prendo il caffè (prende il caffè e si appoggia al mobile della cucina.
Guarda verso il pubblico)
Maria
Lo zucchero sai dov’è…
Pinuzza
Grazie. Cu vinci?
Maria
Abbiamo appena iniziato..ma tanto lo so come va a finire. Che odore di
spirito (alcool)..cosa hai fatto? (guarda la donna e arriccia il naso come se
avesse fastidio)
Pinuzza
Ho pulito i vetri
Maria
Ti ha dato una mano Vicè?
Pinuzza (sorpresa)
Ma quale Vicè. È venuto a prendere le uova e se n’è andato via quasi
subito..
Maria
Quasi subito. A mia ha detto subito..
Pinuzza (agita le mani a minimizzare)
Eh…non sono stata lì a calcolare con l’orologio..(appoggiandosi
alla
credenza le si apre la gonna a portafoglio scoprendo le gambe)
Giovanni (..che è seduto davanti e vede Pinuzza, poggia le carte sul tavolo
e allarga le mani come in un abbraccio virtuale)
Pinuzza ma con chi stai, sei d’accordo con loro per farli vincere? Fai vedere
le gambe?
Pinuzza
Picchì dici cchisto? (perché dici questo) (intanto Maria si volta e si accorge
che ha la gamba scoperta)
Maria (commenta a voce alta)
E già…siamo in agosto…fa caldo e ci spoglia…quasi nudi…
Giovanni (rivolto a Pinuzza)
Eh..con quello spacco mi fai perdere la concentrazione..(Pinuzza si aggiusta
la gonna. Giovanni butta pesantemente una carta sul tavolo)
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Vincenzo (si gira verso Pinuzza)
Le gambe di Pinuzza ti hanno annebbiato la vista…perché hai calato l’asso
adesso? Non era questo il momento…..
Giovanni (minimizzando)
Mi è sembrato il momento giusto…mi sembrava ora…era un pezzo che ce
l’avevo qua tra le mani..
Maria (rivolta a Turi)
Tu gioca…. non perdere l’attenzione…Pigghiati u cafè Pinuzza; si raffredda
Pinuzza
Si, bevo il caffè..
(passa un po’ di tempo; vincono Maria e Turi. Giovanni si appresta ad
andar via)
Maria (contenta schernisce il marito)
Te lo dicevo che vincevamo noi
Vincenzo
La solita fortuna dei principianti…poi Giovanni va a calare l’asso quando
non era il momento…tutta colpa sua…
Giovanni (si alza ed esce dalla scena, verso il portoncino)
Vabbè, ci vediamo. Grazie per il caffè. Vicè glielo dici tu a Matteo per
domenica mattina?
Vincenzo (annuendo con il capo)
Si, glielo dico io
Pinuzza
Vado anch’io. Grazie della compagnia (esce anche lei dal portoncino)
Vincenzo (la segue con lo sguardo)
Grazie a te. Poi, domani, ti porto le uova
Pinuzza (fa un gesto della mano)
Non c’è premura..
Maria (rivolta a Vincenzo)
Glieli do’ io le uova…(intanto prende le carte e le ripone nella credenza.
Poi toglie dal tavolo tutto e lascia solo il portafrutta; anche Turi fa per
andarsene)
Turi (si alza e si avvicina a Vincenzo toccandolo sulla spalla destra)
Vicè noi ci vediamo domenica mattina alle sei
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Vincenzo (sbalordito)
Ma non avevi detto alle sette?
Turi
Alle sette da Menico. Ci vuole un’ora di macchina. Poi è meglio partire con
il fresco. Prendo io da mangiare e qualche bottiglia da dare a Menico
Vincenzo (rassegnato)
Va bene. Io porterò qualcosa, giusto il necessario...(si congedano tutti.
Vincenzo rimane seduto e
Maria è di spalle al pubblico e guarda,
scuotendo sconsolata la testa da destra a sinistra, quella gabbietta con
l’uccello imbalsamato). Musica in sottofondo che accompagna la discesa
del sipario.
SCENDE IL SIPARIO. CAMBIO DI SCENA.
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SECONDO ATTO
Vincenzo e Turi sono andati a caccia e Vincenzo, a causa di una
congestione, è morto. Turi ha riportato l’amico a casa a bordo della Fiat
600 per non avere problemi con le forze dell’ordine, a cui avrebbe dovuto
dare spiegazione per evitare che la salma dell’amico venisse trattenuta per i
rilievi di legge. Quando torna a casa darà la notizia alla moglie di
Vincenzo.
Ci troviamo ora in una stanza dove c’è lo sfondo di una parete. A metà del
palcoscenico c’è posta una poltrona con braccioli e, sulla parte destra, si
trova un letto che risulta poco illuminato. Alla parete, sopra il letto, c’è
un’immagine della sacra Famiglia; tra il letto e la poltrona
c’è una
credenza con sopra due candelabri che rischiarano con poca luce il locale:
sulla credenza c’è anche un telefono e, per terra, c’è un ampio e grosso
tappeto. Turi entra dal lato sinistro, rispetto al pubblico,
ed incontra
Maria, che è seduta sulla poltrona, alla quale deve spiegare la faccenda.
La parte destra della stanza ha un’ipotetica finestra sulla strada e da qui si
vede la casa di Pinuzza. Maria è vestita con una leggera vestaglia e sta
leggendo una rivista. Ha le ciabatte e la solita retina ai capelli.- Vincenzo è
ancora vestito come per la battuta di caccia e si appresta ad entrare da
sinistra. Maria sente dei rumori fuori scena e guarda verso il fondo della
stanza, per poi chiedere spiegazioni…). Pinuzza, che entrerà più volte e in
più occasioni, sarà vestita leggera, estiva, un po’ scomposta e mostrerà le
sue parti più in vista. Il dottore sarà vestito con un camice bianco di tre
taglie più grandi. Avrà lo stetoscopio appeso al collo e porterà una borsa
della spesa, magari quella di un supermercato, perché quella professionale,
come dirà ai presenti, gli è stata rubata la mattina al pronto soccorso).
SI RIAPRE IL SIPARIO
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SCENA PRIMA
(Maria, Turi)
Maria (è seduta sulla poltrona in direzione del pubblico, legge una rivista;
si sentono dei passi, si volta sinistra in direzione dei rumori )
Sei tu Vincenzo?
Turi (risponde da fuori scena)
No, sono Turi..
Maria ( si muove sulla poltrona)
Turi…e Vincenzo…dov’è? Siete tornati presto…
Turi (entra e rimane fermo sull’uscio)
È in macchina, di là…(fa il segno verso la macchina)..sai abbiamo preso
una quaglia…guarda… (e la esibisce per poi deporla sulla credenza dove si
avvicina lentamente; dà le spalle a Maria e al pubblico. Maria si alza e si
avvicina a Turi)
Maria
E Vicè perché non viene…(si passa le mani tra i capelli, sopra la retina)
Turi (tergiversa)
Eh…adesso arriva..
Maria (interrogativa. Tiene ancora la rivista in mano)
Ma che sta facendo?
Turi (tergiversa)
Eh…sta riflettendo..mettendo a posto…
Maria (agita la mano sinistra)
E quando mai Vicè ha riflettuto..ma dimmi..come è andata la battuta di
caccia?
Turi (scuote la testa, si muove avanti e indietro)
È cominciata male ed è finita peggio
Maria
Come peggio?
Turi
Peggio...peggio Maria, poi ti dico. Siamo andati via alle sei e venti..
Maria
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Si, vi ho sentiti
Turi (indica in direzione della macchina)
Come al solito la macchina non partiva e mi è toccato spingerla
Maria ( accavalla le gambe)
Gliela devo distruggere quella macchina
Turi (si muove avanti e indietro)
Poi siamo arrivati a Valledolmo ed abbiamo incontrato Menico
Maria
Come sta Menico?
Turi
Lui sta bene
Maria (lo segue con lo sguardo e giocherella con la rivista arrotolata)
Me l’hai salutato?
Turi
Si, l’ho salutato...poi sorpresa su sorpresa….Vincenzo si era vestito tutto
colorato, sembrava un cardellino…pantaloni color mattone, camicia rossa
flanellata, foulard giallo…da far scappare l’ultimo uccello...se caso mai ci
fosse stato..
Maria (scuote la testa)
Gli dico sempre di prepararsi i vestiti la sera…si veste al buio…ecco perché
era colorato come un cardellino…
Turi
Sembra che lo faccia apposta…per farmi scappare la selvaggina e potermi,
poi, deridere…sembra che ci prenda gusto…poi ho fatto un giro per la
battuta di caccia ma non c’era niente a cui sparare, niente…sai Maria
quando non si muove nulla...un mortorio unico…non una traccia di
selvaggina… quando non senti cantare….
MARIA
Si…ma poi?
Turi (a testa bassa)
abbiamo mangiato, bevuto, parlato…era allegro…avevamo mangiato tutto
quello che aveva portato Vicè, pasta al forno, melanzane alla parmigiana,
frittata con cipolle,,
Maria (si pavoneggia)
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Lo so, li avevo preparate io
Turi (allarga le braccia)
ed era veramente tanto, poi c’era la roba da mangiare che avevo portato io,
della salsiccia, vino ed altro…
Maria (si alza e si avvicina a Turi)
E poi?
Turi (è vicino alla credenza dove si appoggia con le mani. Dà la schiena al
pubblico)
E poi si è addormentato proprio quando avevo ucciso una quaglia, poi è
arrivato quel cane orbo…
Maria (sorpresa)
Il cane orbo...che cane orbo?
Turi (grattandosi la testa)
Eh..un cane...poi ti spiego meglio…Menico ci aveva avvisati…(Turi
comincia a tentennare), poi, come un fulmine a ciel sereno Vicè è
morto….morto…così ..improvvisamente…
Maria (si alza di scatto, lascia cadere la rivista, prende per una spalla Turi
e lo gira verso di sé. Maria dà le spalle al pubblico)
Come morto? Ma che stai dicendo?
Turi (allarga le braccia)
Maria te l’ho detto che era finita peggio la giornata...ho cercato di darti la
cattiva notizia nel modo meno cruento possibile…ho cercato di essere più
delicato che mai…ci ho girato intorno ma ora sono giunto al capolinea: Vicè
è morto…completamente morto…
Maria (con le mani si copre il viso)
Ma cosa mi dici….che mi dici…come sta…dov’è…(la sua voce è in
crescendo... .)
Turi (ha la testa bassa. Indica con il braccio verso l’uscita dove si trova il
garage)
È di là…in macchina…è morto…sono riuscito a caricarlo e per fortuna che
quel catorcio è partito al primo colpo…pensa se avessi dovuto
spingerlo..come avrei fatto? Mettevo lui al volante? Già non era capace di
guidare da vivo…figuriamoci da morto..
Maria (lancia un grido) come morto…da quando è morto…
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Turi (le tende le braccia e prende le mani di Maria tra le sue)
Da un po’…da un po’…Maria calmati…non gridare se no ci sente Pinuzza,
stai calma...tutto si aggiusta..
Maria (cerca di liberarsi)
Come si aggiusta…cos’è una macchina che si può riparare…
Turi (spiazzato)
No...volevo dire…a tutto c’è speranza...ci metteremo una pezza…tutto
quello che non uccide rafforza…
Maria (decisa)
Ma insomma Turi….Vincenzo è morto o non è morto?
Turi (si appoggia con le spalle alla credenza)
Su questo non c’è dubbio..è molto morto…
Maria (si agita, inizia a muoversi nella stanza)
ma allora perché mi dai false speranze…oh Dio Dio…ma come è
stato…cos’è successo...perchè…stava così bene…sembrava il ritratto della
salute…
Turi (fa il gesto con il braccio destro roteandolo)
Si, bene stava bene, prima però..poi quando è morto le cose sono
cambiate....…Vicè aveva mangiato tutto, pensa che ha mangiato due volte
la pasta, ha bevuto…era satollo..
MARIA (non comprende il significato)
Satollo?
TURI
Pregno…
MARIA (non capisce ancora)
Pregno?
TURI
Saturo
MARIA
Saturo? Di cosa?
TURI
Era pieno, colmo, pieno di cibo…sazio…sazio… Maria
MARIA
41
Ah…però ora lo voglio vedere…voglio dare l’ultimo saluto al mio Vicè
dov’è..dov’è…(fa per muoversi verso il garage)
Turi (si muove con lei)
È in macchina, di là…
Maria (esce di scena seguita da Turi per vedere il marito. Si sentono le voci
dei due fuori scena, appena celati alla vista del pubblico)
Maria (si sente la sua voce - è alta)
Vicè...Vicè..dì qualcosa.. Vicè, Vicè, ma perché, stavi così bene. Perché
morire così senza un saluto, senza un biglietto, senza un avviso, Vicè parla,
rispondi. Turi, forse è ancora vivo, è caldo, anzi sembra che abbia la febbre
Turi (rientrano in scena, entrambi si appoggiano alla credenza e fissano il
pubblico)
Maria, con questo sole caldo di agosto e in questo forno di macchina di
colore nero come vuoi che sia? Freddo? Ci saranno sessanta gradi in questa
macchina e forse è come dicevi tu: una macchina da funerale, un carro
funebre dove Vincenzo ha fatto l’ultimo viaggio. Sia fatta la volontà di Dio.
Adesso ascoltami: per non dare sospetti dobbiamo portarlo di là; mi aiuterai
a trascinarlo, lo mettiamo sul letto e poi vado via
Maria (perplessa. I due ora sono al centro della scena e guardano il
pubblico )
Ma spiegami una cosa…ho visto in macchina, di là,
che Vicè è
malconcio…, tutto strappato; ma come mai ha i pantaloni strappati a
strisce...perchè
è
così
sbrindellato?
Dimmi
la
verità
Turi..avete
litigato…avete litigato per me? Confessa…ti capirò e ti perdonerò…(si
porta una mano vicino al cuore, è prossima a Turi, inarca la schiena
all’indietro mentre ruota la testa nascondendola con l’altra mano)
Turi (cerca di essere convincente)
No Maria ….non abbiamo litigato…E’ una cosa lunga …come ti ho detto
Menico ci aveva avvisati che girava nella zona un cane orbo, inoffensivo
diceva Menico, invece ha assalito Vicè……ha avuto una discussione con il
cane…Menico ci aveva avvisati…. Però, aveva detto, non dava fastidio a
nessuno..
Maria (interrogativa)
Ma com’è che era orbo?
42
Turi (simula il gesto di sparare)
Perché un cacciatore gli aveva sparato a pallini e il cane aveva perso la
vista….dopo aver mangiato, Vicè, siccome gli scappava un grosso bisogno,
era andato in mezzo ai campi ..
Maria (lo segue attentamente)
Eh..
Turi
E mentre si abbassava i pantaloni deve aver pestato la coda al cane che
l’aveva così aggredito. Dovevi sentire come gridava: “Turi...Turi..u cani
c’è…u cani c’è…lassami…lassami…(lasciami)
Maria (si sposta verso la poltrona)
E tu…cosa hai fatto?
Turi
Vicè diceva: “u cani c’è..u cani c’è..”ma non ha mai chiesto aiuto…poi,
siccome prima io gli avevo fatto uno scherzo della vipera..
Maria
Quale vipera…
Turi
Prima di andare per la battuta di caccia ero uscito a far pipì ed avevo fatto
credere a Vicè che mi aveva morsicato una vipera…lui era venuto fuori di
corsa , per aiutarmi, e si era reso conto che, invece, era uno scherzo…che
ridere Maria…che ridere…
Maria
Sembrate dei ragazzini non uomini adulti..
Turi
Ma per rompere quel silenzio assordante…non c’era niente da fare oltre che
mangiare.. e allora, quando lui ha iniziato a gridare, pensavo che volesse
rendermi
lo
scherzo…per
questo
scherzasse….dovevi sentire il cane che
non
sono
uscito…pensavo
abbaiava e Vicè che
diceva:
“finiscila..finiscila…molla...molla”… chi andava a pensare che i due
stessero litigando…
Maria
Effettivamente…
Turi
43
L’ha conciato per le feste e gli ha strappato i pantaloni e la camicia...ecco
perché è così sbrindellato.. e meno male che era orbo e mordeva alla
cieca…- alla cieca - hai capito la battuta Maria? Altrimenti chissà come
l’avrebbe ridotto; ora, però, non perdiamoci in altre chiacchiere: non c’è
altro da fare. Dai aiutami a trascinarlo.. a portarlo dentro..
Maria (incredula)
Che storia mi hai raccontato Turi…se non ti conoscessi bene penserei che ti
sei inventato tutto...un cane orbo? Ma che mi dici…un cane orbo..ma
quando mai si è visto…vabbè…ne riparliamo più tardi…dai, portiamolo in
casa. Dio mio dammi la forza…(escono dalla scena per poi rientrare subito
trascinando il morto. Prima entra Turi, di schiena, tirando per le spalle
Vincenzo, e poi Maria che spinge il cadavere per i piedi tenendo sollevate
le gambe dal pavimento)
Turi (ansimando)
Spingi Maria, spingi…non ce la faccio…pesava da vivo e ora che è morto
sembra pesare di più…
Maria (sbuffando)
Proprio perché è a peso morto Vicè ora pesa di più……sto
spingendo...pesa...porca misera se pesa…
Turi
Come a peso morto pesa di più? Pesa né più che meno come prima..
Maria
Se lui è morto, come è morto, e si rilassa per la forza di gravità, pesa di più
da morto che da vivo, perché da vivo sosteneva da sé un certo quantitativo
di peso…
Turi (tirando)
Maria ma che stai dicendo? Stai facendo un trattato di fisica? Pesa tale e
quale come quando era vivo…
Maria
Scommettiamo? Lo vogliamo pesare?
Turi
Maria stiamo delirando…stiamo perdendo il lume della ragione…perderci
dietro queste assurde teorie quando abbiamo poco tempo a disposizione….
Maria (con la testa indica il tappeto dove Turi è prossimo)
44
Hai ragione..ci siamo lasciati prendere la mano…sposta il tappeto…non
vorrei che me lo rovinasse..
Turi (si sbilancia)
anche il tappeto…a momenti ci inciampo e cado..( in quel momento il
cadavere “si muoverà” in maniera tale che un braccio andrà ad incastrarsi
nel bracciolo della poltrona)
Si è incastrato nella poltrona…il tappeto…ci si mette pure il tappeto…ma
toglilo sto tappeto…
Maria (si riassetta la retina)
Eh..lo toglierò…ora staccalo da quella poltrona…
Turi (strattonando il cadavere)
Come faccio, ci vorrebbe una mannaia…questa poltrona è la sua
preferita…forse non se ne vuole privare..
Maria (spinge verso Turi)
Staccalo…
Turi (tira e spinge)
Ci sto provando…si è incastrato…aiutami (Maria lascia i piedi del morto e
si sposta per aiutare Turi. Tirano con forza ma non si stacca)
Maria (si inginocchia stremata fra i piedi del morto,vicino alle ginocchia,
si sbilancia in avanti e finisce dritta dritta con la faccia in mezzo alle
gambe di Turi, proprio all’altezza dell’inguine e con le braccia gli cinge i
fianchi mettendosi in una posizione equivoca)
Turi (imbarazzato)
Maria, ma ti sembra il momento?
Maria (si riprende, si rimette a posto la retina)
Eh…sono caduta…ma che ti salta in mente… (intanto si rialza da quella
equivoca posizione e riprende a tirare il morto. Stavolta è girata di schiena
verso Turi, di terga, si abbassa, protende le braccia verso le gambe del
morto e si ritrova esattamente con il sedere appoggiato all’inguine di Turi,
nuovamente in una posizione imbarazzante)
Turi (ancora imbarazzato)
Maria, allora...lo fai apposta o cosa…
Maria (strattona ancora il morto)
45
Eh… non si vuole staccare…proviamo a fargli il solletico…(si rialza, si
pone nuovamente ai piedi del morto e guarda Turi)
Turi (mette le braccia tra i fianchi come i manici di un grosso vaso)
Maria...è morto….mica sente il solletico…
Maria
Io avevo visto in un film che....
Turi
Maria…era un film…ah ecco…ci sono riuscito (lo libera dalla
stretta)…poggiamolo qui, sulla poltrona…no, anzi lo porteremo sul letto
ma prima dobbiamo cambiarlo, mica possiamo metterlo a letto vestito da
cardellino..guarda un po’ che colori si era messo su…ce l’hai una tuta
sportiva..qualcosa del genere?
Maria (si riassetta ancora la retina)
Si, prendo la tuta…è di là (esce di scena e rientra- da sinistra – con una
tuta in mano..) ecco…ecco… ho preso la prima che ho trovato..
Turi (è sempre davanti al morto)
Ma cosa c’è scritto? “la vita è bella”?
Maria
Era la sua preferita..l’avevamo presa a Tindari durante una gita..
Turi
Ma non hai un’altra tuta...mi sembra poco adatta..
Maria
Questo ho...le altre sono da lavare..
Turi
va bene, aiutami (il morto è in mezzo alla stanza, sul tappeto che è posto in
linea
parallela
fronte
pubblico.
I
due
iniziano
a
sfilargli
gli
indumenti)..no...attenta..quella è la mia mano…no….guarda che mi stai
infilando la manica della tuta..
Maria (impacciata)
Scusa, scusa, e che non si vede granchè…dai aiutami a girarlo (nella foga i
due, nel girarlo, iniziano ad avvolgerlo nel tappeto..)
Turi (la guarda perplesso)
Ma che stai facendo l’involtino?
Maria
46
Non si vede bene…srotolalo…dai..sbrigati…srotolalo (e lo srotolano al
contrario liberandolo)
Turi (si libera di una parte del tappeto che lo infastidisce)
Sto cacchio di tappeto…( prendono Vincenzo e lo depongono sul letto. Turi
prende gli indumenti dal pavimento e frugando nella tasca dei pantaloni
trova una brioche che esibisce al pubblico)…Fammi vedere se ha qualcosa
in tasca…ma c’aveva ancora da mangiare, in tasca..guarda Maria ..una
brioche…
Maria (osserva Turi)
Le aveva portate ieri Matteo, erano così buone..
Turi (poggiando la brioche sulla credenza)
Mi ricordo di aver letto che in antichità ai morti si metteva una moneta in
tasca per pagare il tragitto nell’aldilà…lui si è messo in tasca la brioche per
corrompere qualcuno dall’altra parte (ora Turi e Maria si spostano verso la
poltrona dove Maria si sta mettendo a sedere quando Turi, per consolarla,
l’abbraccia. In quel momento, repentinamente, arriva Pinuzza che ha
sentito vociare e vede i due…entra da sinistra)
47
SCENA SECONDA
(Maria, Turi, Pinuzza)
Pinuzza
È permesso…la porta era aperta..ho sentito delle voci e sono entrata..….. Ah
scusate..ero venuta a vedere il bottino…la caccia… (Turi e Maria,
imbarazzati, si separano e si allontanano uno dall’altra. Pinuzza vede
Maria che si asciuga gli occhi). Chi c’hai Maria? Stai piangendo?
Maria (ricomponendosi)
No. Mi è andato un moscerino nell’occhio e Turi
stava cercando di
levarmelo
Pinuzza (annuisce col capo, si rivolge al pubblico e con la mano mima il
gesto di chi vuole dire “ma chi vogliono infinocchiare”)
Ah, capisco (il suo tono è ironico e di una che non crede ad una sola
parola).
Te lo levo io il moscerino? Ma dov’è Vicè; non lo vedo
Turi (Turi si è appoggiato alla credenza)
È a letto. Era stanco...si è subito addormentato..è di là..a letto…facciamo
piano…anche se, quando dorme, neanche le bombe lo svegliano...a volte
sembra come morto…
Maria
(si mette seduta e si sforza di non piangere e si asciuga gli occhi. Turi è
vicino e si frappone per non far scorgere il letto con Turi sopra)
… è proprio così…e poi a svegliarlo diventa cattivo e sta così per un giorno
intero. E’ meglio non svegliarlo…
Pinuzza (si guarda in giro)
Ma avete preso qualcosa oppure come le altre volte…
Turi (prende la quaglia dalla credenza e l’allunga a Pinuzza)
Abbiamo preso una quaglia. Tieni te la regalo. So che a tuo marito piace
Pinuzza (prende la quaglia)
E voi…?
Turi
48
Te la do’ volentieri…è morto…è morta...è morta…….la quaglia… è
morta…(si corregge subito).
Pinuzza (sorridendo)
Me la volevi dare viva? Grazie, vi lascio…chissà quante cose avete da
dirvi….(il tono è ironico). Salutatemi Vicè
Maria (sfregandosi gli occhi)
Non mancherò. Sarai servita
(Pinuzza esce, fa alcuni metri e repentinamente torna indietro)
Pinuzza (rivolta a Maria)
Ah Maria, non me le dare le uova che ti ho prestato…mi hai dato la
quaglia…
Maria (accompagnando Pinuzza verso l’uscita, a sinistra)
Grazie, va bene, va bene, ma ora vai altrimenti svegliamo Vicè
Turi
Sarà difficile che Vicè possa svegliarsi…
Pinuzza
Perché dici così?
(Maria lo fulmina con uno sguardo )
Turi (si giustifica)
Eh…lo sai…quando dorme…
Pinuzza
Ah…
Maria (impaziente)
Va bene (prende per il braccio Turi)… Turi, vai anche tu, ci vediamo
stasera. Vicè voleva farti assaggiare il vino che ha comprato la scorsa
settimana a Monreale…chissà come sarai stanco..
Turi (si passa le mani sulle spalle come a massaggiarle)
È vero.. è come se avessi portato un morto sulle spalle…un peso…(Maria lo
guarda malamente) . Ora vado, mi cambio, mi riposo un po’ e poi arrivo.
Mi metto il vestito scuro
Maria (scatta come una molla)
E picchì…chi motivo c’è….vieni come ti pare…
Turi (rivolto a Pinuzza)
Ciao Pinuzza, salutami tuo marito
49
Pinuzza
Va bene..ma siete strani oggi….
(Turi esce con Pinuzza ma appena questa entra in casa egli gira dietro il
garage ed entra da una porta secondaria, non visibile dalla strada, che
immette alla casa; si ritrova nuovamente nella stanza con Maria che è in
attesa e passeggia nervosamente avanti e indietro)
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SCENA TERZA
(Maria, Turi)
Maria (abbracciando Turi, sono vicini alla poltrona)
Turi, ti ha visto nessuno rientrare dalla porta posteriore del garage?
Turi (si muovono nervosamente nella scena)
No, non c’è nessuno a quest’ora
Maria
A parte quella camurriosa di Pinuzza (quella scocciatrice)
Turi
Eh, non ci voleva
Maria
Che facciamo ora? (Maria prende uno straccio ed inizia a spolverare i
mobili)
Turi
Ma che ti metti a fare le pulizie?
Maria
Tolgo le impronte…
Turi ( si muove intorno alla poltrona)
Secondo me tu vedi troppi film gialli. Io per Pinuzza sono già andato via.
Dammi un po’ di tempo, quello necessario per arrivare a casa mia e poi a
voce alta ti metti a gridare “aiuto, aiuto, chiamate qualcuno…c’è . Vicè che
sta male, non risponde”. Sicuramente Pinuzza sentirà e darà l’allarme. Poi
dirai che si era svegliato…anzi spostiamolo sulla poltrona così sarà più
credibile e starà più comodo. A Pinuzza dirai che si era alzato da letto e
forse si era sentito male perché non aveva digerito ed è morto. Poi mi
chiami al telefono quando c’è Pinuzza e mi dai la notizia. Hai capito?
Maria (accenna di si con la testa)
Si, si, speriamo di farcela…dopo tutta la fatica che avevamo fatto per
metterlo a letto…ora lo mettiamo sulla poltrona ma basta…non lo muovo
più a costo
di fare la veglia funebre davanti a questa poltrona con il
51
morto…(spostano così il cadavere dal letto alla poltrona, con evidente
fatica, e lo mettono sulla poltrona. E’ come se dormisse. Un braccio è
caduto sopra il bracciolo destro; l’altro braccio è allungato sull’altro
bracciolo. E’ a braccia larghe)
Turi
Non c’è altra soluzione. Poi quella ci ha visti abbracciati. Chissà cosa si
inventa.
Mi pare che possa essere credibile. Adesso eccolo nella sua
poltrona preferita dopo aver fatto l’ultimo viaggio nella sua amata Fiat 600,
come in un carro funebre. Non sembra per niente morto….
Maria
Ha un sorriso sulla bocca…è sereno…anche quando era vivo e si metteva su
questa poltrona, assumeva sempre questa posizione….non è cambiato nulla..
Turi
Meglio così. Matteo è fuori?
Maria (annuisce con la testa)
Si è fuori e non rientrerà prima di sera. E’ andato al mare a Cefalu’
Turi
Perfetto..
Maria (continua a pulire i mobili con lo straccio della polvere)
Sono sconvolta, non capisco più niente. Io devo bere qualcosa per farmi
forza..
Turi (guarda Maria)
Dai qualcosa anche a me: ne ho bisogno…
Turi ( si appoggia alla credenza e guarda il pubblico)
Ascolta Maria io vado via e passo ancora dal retro del garage per non farmi
vedere da nessuno. Chiamami dopo al telefono.. (un ultimo abbraccio a
Maria ed esce dallo stesso punto da dove era entrato)
Maria (lo accompagna allungando le braccia)
Va bene
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SCENA QUARTA
(Maria, Pinuzza,Turi)
MARIA
(Passa poco tempo e Maria mette in atto il piano. Passeggia per la stanza
sempre con lo straccio della polvere e continua a pulire i mobili e, nel
frattempo, inizia a gridare.. e a chiamare) “ Vicè (“ sempre a voce più
alta . per un attimo poggia lo straccio e si riassetta la retina)…
Vicè, Vicè…rispondi…aiuto…aiuto…Vicè sta male…(ora grida). (poi non
avendo risposta da Pinuzza abbassa la voce e dice) …ma sta Pinuzza, che è
sempre presente, ora non c’è….ma cosa starà facendo? (si avvicina alla
finestra, a destra, per vedere meglio la casa di Pinuzza)…eppure era in
casa…aiuto…aiuto…
Pinuzza (finalmente ha sentito - voce fuori scena)
Chi c’è Maria, perché gridi accussì?
Maria (continua a pulire i mobili con lo straccio e si aggiusta la retina)
Vicè…Vicè…sta
male...stava
dormendo…non
risponde…chiama
qualcuno…oh Dio…oh Dio….come faccio…
Pinuzza
Arrivo, arrivo io…(Pinuzza arriva, entra in scena e trova Vincenzo seduto
sulla poltrona e domanda..)
Ma prima non era a letto?
Maria (è appoggiata affranta alla credenza..)
Si, ma dopo si è alzato e si è messo sulla poltrona. Gli piace tanto stare sulla
poltrona…
Pinuzza
Capisco
(si
avvicina
a
Vincenzo)
Vicè…Vicè…rispondi
(e
lo
scuote)…Vicè...Vicè…. Maria chiama qualcuno...mi pare morto, ma proprio
molto morto. Non gli batte il cuore…non dà segni di vita…
Maria (gira nervosamente e spolvera il mobile con in mano uno straccio)
Pinuzza (la sgrida)
Ma che fai la polvere?
Maria
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eh…sono nervosa..fare le pulizie mi rilassa. Se arriva qualcuno…trova
sporco…chissà cosa pensa…
Pinuzza
Maria, dai…. chiama qualcuno…
Maria (nervosamente si avvicina alla credenza dove c’è il telefono)
Chi chiamo, chi chiamo…ah…chiamo Turi..
Pinuzza (è sempre vicina a Vincenzo)
Si chiamalo…
Maria
(prende
il
telefono
e
forma
il
numero
di
Turi)…Pronto?
(pausa)...chi?...pasticceria Mancuso…come mai avete risposto voi?
(pausa)…ah…ho
chiamato
io…no..volevo
chiamare
Turi…(pausa)…Turi…lo conosce? L’amico di Vicè…Vicè…quello con la
600 di colore nero…si…ah vede sempre passare la 600 nera ma non sa di
chi è…è di mio marito…Vicè…si…ah no?
Pinuzza
Maria…sbrigati….
Maria
Non lo conosce…...ah...mi scusi…mi scusi…
Pinuzza (interrogativa)
Ma che fai? Perché hai chiamato la pasticceria?
Maria
Mi sono sbagliata..ora rifaccio il numero..
Sei tu Turi? (pausa)… pensa prima ho sbagliato numero e mi ha risposto la
pasticceria Mancuso….no niente… ti volevo dire che Vicè è morto…è
morto…(pausa. Adesso si immedesima nella parte della vedova e
piagnucola) … Vicè…si, Vicè è morto….(pausa) …si, lo so che sei andato
via
un’ora
fa
e
che
era
vivo
e
respirava
e
che
stava
dormendo…..(pausa)…no…dopo che si era svegliato si era seduto sulla
poltrona, quella che a lui piaceva tanto….
Pinuzza (infastidita)
Ma che gli fai il riassunto…digli di venire qua….non perdere tempo in
chiacchiere…tra un po’ Vicè c’ha il rigor mortis…
Maria (accenna di si con la testa)
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C’è qua Pinuzza che mi sta dando aiuto, ora dovrebbero arrivare anche altri
vicini… curri Turi, curri…non c’è più Vicè…è morto….(pausa) …certo che
sono sicura che è morto…un minuto…ti passo Pinuzza…Diglielo tu
Pinuzza, diglielo tu che Vicè è morto……
Pinuzza (prende il telefono)
Pronto.. (pausa)…si, è morto…non respira..quando mi ha chiamato Maria
era già morto.. (pausa)…certo che è ancora caldo…sarà morto dieci minuti
fa…mi ricordo che quando era morto mio padre…era caldo come lui e lui
era morto da dieci minuti… quindi…(pausa)…
va bene…fai presto,
vieni…(Turi arriva e trova in scena Maria che è vicina al morto, Pinuzza è
di fronte al morto sulla poltrona. Turi inciampa sul tappeto. Maria lo
abbraccia)
Maria (appoggia la testa sulla spalla di Turi)
È
morto,
è
morto.
Vicè
è
morto...senza
dire
niente,
così
all’improvviso…Turi è morto Vicè…
Turi (si stacca dall’abbraccio ed abbraccia anche Pinuzza che è vicina)
Maria (richiama Turi)
Turi…sono io la vedova..non lei..
Turi (si stacca da Pinuzza)
Scusa…scusa.. ( e si asciuga il sudore con un fazzoletto. Nel frattempo
inizia a girare
nervosamente e nell’impeto del momento inciampa nel
tappeto)...ancora sto tappeto… Vicè…è morto..è morto….(voce incrinata)
Maria (si strofina gli occhi con lo straccio della polvere)
Vicè…Vicè…come farò senza di te…con chi me la prenderò adesso che
non ci sei…
Pinuzza (scuote la testa)
Straparla…ma si sa…col marito morto in casa…
Turi (ha le braccia dietro la schiena ed inizia a girare nervosamente
intorno al cadavere, e, come se fosse un gioco, un girotondo, le due donne
lo seguono per un paio di giri)
Ma che fate mi seguite? Stiamo facendo il girotondo? Avete chiamato
qualcuno? Il dottore?
Pinuzza (si rivolge a Turi)
No, oggi c’è la guardia medica...il dottor Rausi non c’è..
55
Turi (si rivolge a Pinuzza e intanto poggia a una mano sopra la spalla di
Maria)
Pinuzza ti incarichi tu di chiamare la guardia medica?
Pinuzza
Si, vado a casa e lo chiamo. Poi l’aspetto fuori…così quando arriva lo
accompagno
Turi
Grazie (Pinuzza esce di scena. Poi Turi rivolto a Maria..) Che ha detto
Pinuzza?
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SCENA QUINTA
(Maria, Turi)
Maria (è in piedi e Turi le è accanto. Si appoggiano alla credenza)
Non ci voleva credere. Ha detto “ ma come? Stava dormendo”
Turi
Meno male
Maria
Tutto bene. Ho fatto come hai detto tu e Pinuzza è stata la prima ad
accorrere. Non sospetta niente
Turi (si passa una mano tra i capelli)
Ci mancava solo dover dare spiegazioni.. ci ha visti abbracciati…poi il
morto…conoscendola ci avrebbe costruito i castelli e dopo neanche
mezz’ora l’avrebbe detto il gazzettino di Sicilia..
Maria (cammina e si avvicina al morto)
Hai ragione.. e adesso?
Turi
Hai chiamato Matteo?
Maria
Non risponde al cellulare
Turi (si abbassa a guardare a distanza di pochi centimetri Vincenzo e lo
scruta)
A tua cugina Teresa hai detto niente?
Maria (passeggia avanti e indietro)
Non c’è nessuno. Sono tutti al mare. C’è solo Don Peppino e sua moglie
Rosa…
Turi (riprende a passeggiare)
Meglio così. Stasera lo sapranno tutti. Bisognerà cominciare a pensare al
funerale. Appena il medico ha fatto mi informo per il funerale; c’è Saverio
che lavora vicino ad un’agenzia di pompe funebre
Maria (si porta davanti al morto e lo osserva)
Interessati tu, io non ho la forza di fare niente (si mette le mani sul volto)
Turi (rincuorante, quasi paterno)
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stai tranquilla. Ci sono qua io; ci penso io. Vai a riposarti un pò. Oggi è stata
una domenica di fuoco.
Maria
Va bene
Turi
Io mi stendo un attimo sul letto. Sono stanco. Sono arrivato a casa e non ho
fatto altro che pensare. (Vincenzo è sempre lì, morto sulla poltrona. Maria
esce di scena da sinistra mentre Turi raggiunge il letto ed inciampa nel
solito tappeto) Maledetto tappeto..ti brucerei… ( Turi raggiunge il letto si
toglie le scarpe e si stende, mette le braccia incrociate sul petto e chiude gli
occhi)
58
SCENA SESTA
(Maria,Turi, Pinuzza, dottore, Za Nunzia, Don Peppino)
Pinuzza (voce esterna; è arrivata la guardia medica, entrano da sinistra,
prima Pinuzza e poi il dottore)
…dottore, venga, è qui il morto. (Il dottore è un uomo piccolo, grasso, con
un camice lungo e largo. Ha lo stetoscopio al collo e tiene nella mano
destra, quella rivolta al pubblico, una borsa di plastica, quella del
supermercato : non sembra un bravo dottore)
Dottore (fa gli inchini a destra e a manca)
Permesso…(il primo che vede è Turi nel letto e si approssima a lui sempre
con la borsa che ora ha infilato nel braccio. Si avvicina al letto e intanto si
rivolge a Pinuzza). Mamma mia che brutta cera. Che faccia. Sembra
proprio morto (e fa per prendergli il polso ma Turi ha un sobbalzo e si alza
sul letto, prima abbracciando lo sconosciuto e poi
allontanandolo
repentinamente e dicendo a voce alta..:)… ma chi è…ma che succede..chi
vuole chisto…(il dottore è spaventato, è in ginocchio sul letto di fronte a
Turi e cerca di allontanarsi con la borsa infilata sotto il braccio; intanto
rientra Maria che grida….)
Maria (ha le braccia allargate volte al cielo)
Chi c’è..chi c’è…che è successo?
Dottore (ricomponendosi e aggiustandosi il camice dice con voce tremula)
…non era morto….chisto è vivo…ma perché mi avete chiamato allora…
Pinuzza (indicando il vero morto e prendendo per il camice il dottore)
Non è lui il morto. E’ di là…venga. E’ quello sulla poltrona….
Dottore (si lascia guidare da Pinuzza)
Scusasse…scusasse… (fa gli inchini, è rivolto a Turi e intanto si sposta
verso la poltrona)
Turi
E questo è il dottore…ma dove l’avete trovato? Ma siete sicuri che è un
vero dottore…perché c’ha la borsa della spesa..è andato al mercato?
Dottore (giustificandosi)
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Scusasse…scusasse..ma sembrava il vero morto…No..ho la borsa del
supermercato perché stamattina mi hanno rubato il borsone con i ferri del
mestiere…c’era dentro anche un panino con le panelle..peccato..
Buongiorno (si inchina ancora e si rivolge a Maria e tiene sempre la borsa
di plastica sotto braccio)…sa sul letto c’era il morto…cioè c’era lui che
sembrava morto…scusasse…lei è la moglie? Condoglianze.
Dov’è il
morto? (è nascosto da Maria che è davanti alla poltrona)
Maria
E’ questo, questo sulla poltrona..(e lo indica con il il dito della mano destra,
poi, rivolgendosi a Turi)..ma che è giapponese? Si inchina sempre…(ed
anche Maria si adegua e si inchina verso il dottore)
Turi
È ossequioso…sarà il suo modo di fare… a me non mi piace…
Dottore (si muove impacciato. Si asciuga il sudore con la manica del
camice bianco)
No...perchè…prima….di là…sembrava…scusasse…(fa per avvicinarsi al
morto ma incespica sul tappeto e viene proiettato violentemente verso la
poltrona dove c’è il morto. Lo abbraccia e lo tira a sé per non cadere e i
due finiscono abbracciati e rotolano per terra sul tappeto. Si agitano
convulsamente e, alla fine, il morto rimane sopra il dottore, che ha la borsa
ancora con sé. Voci dei presenti convulse e grida delle due donne)…
Maria – Pinuzza (agitate)
Aiuto…aiuto..ma che succede..è vivo…è vivo…
Turi (rivolto al dottore)
Lo lasci stare..lasci stare il mio amico…lo lasci…e mollalo… (cerca di
liberarli)
Dottore (agitandosi)
Aiuto..aiuto..mi soffoca..è lui che mi ha preso…ma chi è il morto..è uno
scherzo…liberatemi..questo è vivo…mi vuole strozzare…(i due sono
ancora avvinghiati mentre i tre in piedi cercano di liberare i due
malcapitati)
Turi (rivolto al dottore)
..e molli sta borsa..(finalmente li liberano e con fatica e decidono di portare
il morto sul letto)
60
Turi – PinuzzaPortiamolo sul letto, starà più comodo..
Maria
Ancora un trasferimento?
Pinuzza
Come ancora?
Maria
Riflessioni...riflessioni..
( Il dottore si ricompone. E’ visibilmente stanco e si mette seduto sul letto,
accanto a Vincenzo, ora lungo e disteso, e rimane assente per qualche
minuto con lo sguardo perso nel vuoto. E’ seduto in modo tale che sia
rivolto verso il pubblico. Turi, Maria e Pinuzza sono distribuiti attorno al
letto in modo che il pubblico possa vedere tutta la scena)
Turi (osservando il dottore e poi guardando le due donne)
Ma è morto? Pure lui? Ma che giornata..che giornata.. …(il dottore si
riprende di soprassalto e finalmente si avvicina al morto e gli prende il
polso)
Dottore
scusassero…scusassero…ma che bella tuta che ha , c’ha scritto “la vita è
bella”..
Maria
Gli piaceva così tanto…l’avevamo presa durante una gita a Tindari..
Turi
Ma cosa vuoi che interessi al dottore…
Dottore
Oggi è una giornata calda…c’è afa.. si, il polso è assente anche se è ancora
caldo…è morto..si..è sicuramente morto…ma avete il riscaldamento acceso?
Maria (è vicina al medico, Turi, nel frattempo, si è portato vicino al
medico e lo guarda con sospetto. Pinuzza è nei pressi)
Ma quale riscaldamento. Siamo in agosto; queste sono le ore più calde
Dottore (si passa la mano sulla fronte)
Ah, già vero. Sapete al pronto soccorso c’è l’aria condizionata; in macchina
c’è l’aria condizionata e qui c’è caldo…e allora…
Maria (con fare cortese)
61
Volete un bicchiere d’acqua?
Dottore (guarda Maria e Pinuzza)
Grazie. Non c’è l’avete per caso una coca cola?
Maria (perplessa)
Non lo so. Ora guardo
Turi (ironico, arrabbiato per quanto è successo prima)
Non è che vuole anche un hamburger…
Dottore (sorpreso, ingenuo)
Perché ce l’avete….?
Turi (sempre più arrabbiato..)
Ma le sembra il momento…col morto in casa…….
Pinuzza (tiene Turi lontano dal dottore con la mano sinistra)
Lascia stare Turi. Dottore ce l’ho io la coca cola; la vado a prendere
Maria (guarda Pinuzza)
Grazie Pinuzza. Non mi pareva di avere la coca cola
Turi (accigliato)
E neppure l’hamburger (e guarda male il dottore)
(dopo un attimo arriva Pinuzza con un bicchiere di coca cola che il dottore
beve tutta d’un fiato. Pinuzza ritira il bicchiere. Squilla un cellulare: è
quello del dottore)
Dottore
Scusate…(prende il cellulare per rispondere, sempre con la borsa
sottobraccio e con la fretta di rispondere, se lo passa tra le mani, prende lo
stetoscopio,
se
lo
porta
all’orecchio
e
mima
l’atto
di
rispondere)..pronto…pronto…non si sente niente…
Turi (indica il cellulare)
Forse dovrebbe rispondere al cellulare..quello che ha nell’altra mano…
Dottore
Ah..si..scusasse …il caldo…il caldo (prende il cellulare lasciando cadere lo
stetoscopio che finisce a terra..)
Turi (guarda per terra lo strumento)
Si sarà rotto
Dottore (alza le spalle. E’ di fronte al pubblico)
62
…fa niente…non è mio..(poi risponde, copre il microfono e si rivolge ai
presenti) è un mio collega dell’ospedale… (pausa)…si, sono ancora qui dal
morto…(pausa) ..eh… quanto ci vuole? Ci vuole il tempo che ci
vuole…(pausa)… si…. ho capito che il vivo ha la precedenza sul morto ma
devo stilare ancora il referto…(pausa)…va bene, appena ho finito arrivo…
dov’è il vivo...(pausa) .in via Marina numero 125…è grave?..ah…infarto…
va bene…va bene..(mette via il cellulare e si rivolge ai presenti) scusassero,
scusassero, ma c’è la crisi…non ci sono abbastanza medici e quelli che ci
sono non sempre sono all’altezza della professione....
Turi
Me ne sono accorto (Maria gli dà una gomitata)
Dottore
(Penna e carta e comincia a stilare il referto rimanendo in piedi) Ma cosa
aveva mangiato. …forse è stata una congestione
Turi (gli racconta sommariamente la storia e non vede l’ora che se ne
vada. Ora è vicino alla poltrona ed anche il medico si avvicina)
Eravamo a caccia e verso l’una aveva mangiato pasta al forno, melanzane
alla parmigiana, carciofi ripieni, frittata di uova con cipolle, salsiccia, pane e
vino…ma è sicuro che sia morto per una congestione?
Dottore
Eh siiiii…(non è molto convincente) con tutta sta roba pesante che ha
mangiato….. con questa afa non è la dieta migliore. Il caldo deve aver fatto
il resto: è morto per una congestione. Allora qui c’è il referto (porge il
referto a Maria e mette la penna dentro la borsa di plastica che tiene sotto
il braccio sinistro). Potete organizzare il funerale…condoglianze…avete per
caso ancora un po’ di coca cola?
Pinuzza
Mi spiace ma l’ho finita
Turi
(lo guarda con aria truce…)
Dottore (fa spallucce)
Fa niente. Grazie lo stesso
Pinuzza
Venga dottore l’accompagno
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Dottore (si muove verso l’uscita)
Grazie (poi, rivolgendosi a Turi) ..la vedo un po’ sciupato. Vuole che la
visiti?
Turi (mette le braccia davanti come a pararsi)
No, grazie, sto bene, sto bene, poi lei deve andare a fare quella visita
urgente…quello con l’infarto…a me mi ha sconvolto la notizia della morte
del mio amico
Dottore
Ah, già vero, devo andare a fare una visita urgente..me n’ero già
dimenticato..(ha sempre la borsa di plastica sottobraccio che non ha mai
tolto) Si faccia fare una visita comunque…sa…l’età…
Turi (ormai non ne può più e si strofina ossessionatamente le mani per non
menare il dottore)
Ci penserò..grazie. buona giornata
(il dottore va via. Pinuzza l’accompagna. Nel frattempo, chissà come, la
notizia si è sparsa ed iniziano ad arrivare le telefonate. Si sente il suono del
telefono)
Maria (si avvicina alla credenza dove poggia il telefono. Lo prende e
risponde. Si appoggia alla credenza e guarda il pubblico)
..pronto? .. (pausa. Coprendo il microfono e rivolgendosi a Turi).) è a za
Nunzia, la zia di Vicè…..(poi parla al microfono) e si..purtroppo quale
tragedia doveva colpire la nostra famiglia..come un fulmine a ciel
sereno…(pausa)..si, è morto col sorriso in bocca …(pausa)..ma penso
dopodomani...il tempo di organizzare le cose..appena sappiamo l’ora del
funerale vi facciamo sapere. Grazie, grazie, non mancherò…grazie..
Turi
Ora conviene staccarlo sto telefono..(che suona di nuovo)..
Maria
Pronto…. (copre il microfono..come prima guarda il pubblico ) è don
Peppino…
Turi (alza le mani minaccioso. E’ di fianco a Maria)
Lascialo
perdere..se non ha messo l’apparecchio…è completamente
sordo…
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Maria (si avvicina al telefono e si appoggia alla credenza e guarda verso il
pubblico. Turi le è ancora vicino)
Buongiorno
don
Peppino…(pausa)…ha
saputo?
Grazie,
grazie…no…no…no…Don Peppino…Don Peppino…non è il caso…
(pausa)…no, non ha problemi al naso..dicevo..non è il caso…(pausa)…no,
no…non aveva niente al naso…è morto per una congestione, una
congestione…(pausa)..no…no…congestione…, non aveva digerito…no,
don Peppino… non aveva niente al dito…don Peppino ma ce l’ha
l’apparecchio? Come? ..Miiii ma è proprio sordo…(rivolgendosi ai
presenti)
Turi (sottovoce si rivolge a Maria)
Te l’ho detto di lasciarlo perdere…
Maria (infastidita)
Don Peppino la debbo salutare, sa c’è Vicè che è morto…(pausa)… come
non lo sapeva che è morto…certo che è morto….ma allora sino ad ora si
cosa abbiamo parlato? …No…non sono io che ho chiamato…è lei che ha
chiamato…senta mi passi Rosa così spiego a lei
(pausa)..Don
Peppino…no..no…non
tutta la faccenda.
cosa…Rosa..Rosa…(pausa)…
vabbè..la saluto..quando si mette l’apparecchio ci risentiamo (e chiude
nervosamente il telefono). (Nel frattempo Pinuzza è tornata)
Pinuzza (vede Maria agitata)
Ma chi era, che voleva?
Maria (si sposta al centro della scena)
Era Don Peppino…Non lo sapeva che Vicè era morto…ma allora perché ha
chiamato. Mi sa che oltre ad essere sordo è anche aterosclerotico. boh..vallo
a capire…
Turi (si mette seduto)
Te l’avevo detto…stacca il telefono…caso mai c’è il cellulare
Maria (lascia alzato il ricevitore del telefono)
Sarà meglio…se gli viene in mente di richiamare siamo a posto.
Prepariamoci al funerale. (Si abbassano le luci).
Una voce narrante dice: dopo il funerale, qualche giorno dopo… )
(Ora la scena si ripresenta con le stesse caratteristiche prima del funerale.
Maria è senza la retina in testa ed è vicina alla credenza e non indossa il
65
falaro (grembiule). Prende la foto dei genitori di Vincenzo, poggiata sopra
la credenza, e la chiude all’interno del mobile mettendo al suo posto una
statuetta di Capodimonte che preleva dalla credenza stessa. Turi è seduto
sulla poltrona intento a leggere un giornale ed ha le ciabatte ai piedi ed
inforca occhiali per la lettura, scivolati sul naso. E’ di fronte al pubblico e
si rivolge a Maria che gli dà le spalle)
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SCENA SETTIMA
(Maria, Turi)
Turi (senza distogliere lo sguardo dal giornale)
Maria cosa hai preparato per pranzo oggi?
Maria (girando amorevolmente lo sguardo verso Turi e con voce quasi
mielosa)
Ti ho preparato le polpette di nunnata; ne ho preso trecento grammi. Per
due dovrebbero bastare.
Turi (con un sorriso appena accennato)
Si, penso che possano bastare. (si chiude la scena).
(CALA IL SIPARIO. UNA MUSICA (a scelta della regia) CHIUDERA’
IL SECONDO ED ULTIMO ATTO)
FINE
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GIOVANNI MANNARANO
Giovanni MANNARANO è nato a Palermo nel 1955. Dal 1977 risiede al
Nord dove si è trasferito per motivi di lavoro e per un lungo periodo ha
prestato servizio per la P.A. : attualmente vive in Valtellina (SO). E’
laureato in Scienze Politiche -curriculum Operatore GiudiziarioMaster
in
Diritto
Internazionale
Umanitario
e
laurea
in
Giurisprudenza.
Ha al suo attivo collaborazioni con la rivista on line Medeu dove ha
pubblicato numerosi articoli di vario genere. Attualmente collabora con
la rivista “Incittà” distribuita a Palermo.
Ha proposto a diverse case editrici un libro di narrativa che ha ricevuto
consensi positivi con richieste di collaborazione.
68
INDICE
Ambiente
pag 3
Carattere dei personaggi
5
Atto primo
8
Atto secondo
38
Bibliografia
68
69