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Speciale Sposi
Tendenze
2012
Abito in copertina si ringrazia l’Atelier:
Francesco Paolo Salerno
Viale degli Artigiani - Foggia
2
febbraio
duemiladodici
sommario
ditoriale
di ANNA RUSSO
Amore. Potrebbe sembrare
la scelta più scontata per il numero di febbraio. Nel mese degli
innamorati cosa c’è di meglio
che parlare di matrimonio? E in
effetti gran parte del magazine è dedicato ad uno “speciale sposi” ricco di consigli e curiosità sul
giorno più bello nella vita di una donna.
Ma come ogni cosa che abbia spessore, anche l’amore ha sempre molte sfaccettature.
Amori, piuttosto. Leggeri e
scanzonati come quelli nati sui
social networks, rubati, feriti e
schiacciati come quelli tragici
che insanguinano le cronache italiane.
Realtà virtuali quelle
del dating on line, dove migliaia
di internauti di ogni età si incontrano, cercano e trovano amicizia, amore, avventura. Al fenomeno “social network” abbiamo
dedicato l’inchiesta soffermandoci su alcuni aspetti specifici come la sua pubblicizzazione in tv
e il connotato sociologico che ha
assunto. Ci siamo divertite, poi,
nelle nostre “interviste dedicate”, a tracciare una sorta di percorso
ideale partendo dalla testimonianza di chi si è innamorato grazie a facebook, passando per chi ha pubblicizzato il proprio matrimonio su
un blog, e chi, ahimé, ha scoperto di
essere tradito sbirciando nel “profilo” del partner. Un’altalena di emozioni che trovano la conclusione
ideale nell’ultima testimonianza,
quella di chi, invece, ha scelto di vivere sin da subito il proprio sentimento dal vivo, senza il filtro della
“virtual reality”.
Amori rubati, feriti e schiacciati
sono, invece, quelli che inaugurano
una nuova rubrica che abbiamo voluto chiamare “agorà”, uno spazio
dedicato a tematiche di attualità che
si aprirà ogni qualvolta la cronaca lo
renderà necessario. Così è stato per
l’infanticidio di Roma, dove un padre snaturato ha gettato il figlio di
sedici mesi nel Tevere, e per la recente sentenza della cassazione in
tema di stupri di gruppo, per i quali
si dichiara non più obbligatorio il
carcere preventivo. In questo secondo caso abbiamo avviato una discussione cominciando con il registrare il parere tecnico di un
penalista del foro foggiano, Luigi
Leo. L’omicidio di Roma, maturato
in un clima di violenze domestiche,
ci ha offerto, invece, lo spunto immediato per rispondere ad una domanda che sentiamo ripetere costantemente nei vari programmi
televisivi che si occupano dell’accaduto: perché una donna non denuncia il compagno violento? La risposta è fornita dalla psicologa Anita
D’Atri che ha colto l’occasione per
ricordare a tutte le vittime di violenza che a Foggia esiste un Centro Antiviolenza con uno sportello di ascolto ed una task force pronta ad offrire
supporto gratuito alle donne bisognose di aiuto e a far comprendere
loro che, per la salvezza propria e dei
figli, una sola è la strada da intraprendere, quella della denuncia.
4 Personaggio del mese
• Maria Rita D’orsogna
A Foggia contro le trivellazioni
5 Agorà
• Violenza domestica:
la soluzione è denunciare
6 Inchiesta
• L’amore ai tempi di Facebook
8 Attualità
• Mongelli bis. Si riparte dal rosa
9 Speciale Sposi 2012
• Moda sposa
• Trattamenti beauty
• La casa dei sogni
• Chiari, freschi, dolci... fiori
• Matrimonio senza stress
• Due cuori e un... architetto
• Viaggi di nozze
17Rubriche
21Salute e alimentazione
• Lo sciroppo degli dei
23Agenda
• La meraviglia delle meraviglie
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duemiladodici
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duemiladodici
personaggio del mese
MARIA RITA D’ORSOGNA: A FOGGIA CONTRO LE TRIVELLAZIONI
Quando la verità è scomoda
L’hanno ribattezzata la Erin
Brockovich d’Abruzzo. “Ambasciatrice della Natura 2012”, Maria Rita D’Orsogna, docente al Dipartimento di Matematica della
California State University di Northridge, gira il mondo per mobilitare l’opinione pubblica contro la
petrolizzazione. E’ arrivata anche
a Foggia, in occasione del convegno “Ricerche petrolifere nel nostro mare… No, grazie!” organizzato dal FAI. Il suo impegno per
l’ambiente nasce 5 anni fa “un po’
per caso”, come dice lei stessa.
“Nel 2007 – racconta – venne alla
luce un progetto dell’ENI per la costruzione di un centro oli ad Ortona (vicino a Lanciano, paese d’origine dei suoi genitori, ndr). Si
dovevano espiantare 12 ettari di vigneto e non potevo restare a guardare mentre distruggevano la mia
terra”. Così si attiva: si informa,
La prof italo-americana combatte la
petrolizzazione e punta l’indice verso i grandi colossi
chiede pareri scientifici e alla fine
pubblica un dossier sui danni alla
salute e all’ambiente che provocherebbe il progetto dell’Eni. E
scatta la mobilitazione popolare.
Da quel momento questa diventa
la sua mission: lottare contro la petrolizzazione attraverso la più potente delle armi, l’informazione.
“Perché i petrolieri – spiega – hanno tutto l’interesse a tenere all’oscuro il popolo che, se informato, può intralciare i progetti e
rompere le scatole affinchè le cose
vengano fatte a dovere”. La sua è in
primis una guerra all’Eni, che definisce nel suo blog (http://dorsogna.blogspot.com/) “la vera grande
azienda corrotta italiana”. Organizza sul tema incontri-dibattito per
tutta l’Italia: dalla Sicilia al Veneto
passando per Toscana, Basilicata e
Calabria. Arriva anche in Puglia
dove, tra l’altro, prende a cuore la
vertenza Enichem di Manfredonia.
Ricostruisce la storia e fa i nomi. Diventa, infatti, la spina nel fianco di
chi “vende” un territorio “per un
piatto di lenticchie”: “dai politici ai
sindacalisti – chiarisce - dalle associazioni di categoria ai docenti universitari”.
Oggi Maria Rita D’Orsogna ha
intrapreso un’altra battaglia, quella contro le trivellazioni in mare.
Non si era ancora spenta l’eco delle ricerche petrolifere presso le isole Tremiti della irlandese Petroceltic, quando è proprio lei a lanciare
un nuovo allarme: l’inglese Spectrum Geo ha chiesto l’autorizzazione per ispezioni sismiche in tutto
l’Adriatico. Le Tremiti, dunque, non
sono ancora fuori pericolo. Come la
Petroceltic anche la Spectrum usa la
tecnica dell’airgun (spari violenti
di aria compressa verso i fondali
che danneggiano flora e fauna marina) e “fornisce servizi alle compagnie petrolifere”. “Danni ambientali a parte, tutto il petrolio
estratto dall’Adriatico non cambierebbe lo scenario energetico nazionale. Si trivellerebbe per 20 anni e l’oro nero ricavato sarebbe
sufficiente per soli 6 mesi. Conti-
Sopra e a sinistra due momenti della premiazione
Maria Rita D’orsogna riceve il riconoscimento di ambasciatore della natura
nueremmo, quindi, ad importarne
oltre il 90%. Bisogna investire sulle
energie alternative”.
Si batte per questa inversione
di rotta, lei che è anche il classico
esempio di “cervello in fuga”. Nata nel Bronx da genitori abruzzesi,
si laurea all’Università di Padova,
sbarca a Los Angeles per un dottorato in fisica e resta lì. Va giù dura e
senza peli sulla lingua quando parla dell’Italia. “I giovani a causa di
raccomandazioni e clientelismi sono costretti ad emigrare o a rassegnarsi a cose al di sotto delle proprie capacità intellettuali. Così
perdono tempo prezioso e non saranno mai competitivi”. E intanto
continua a bacchettare l’Italia “a
cui piace copiare tutto dall’America, tranne le cose sagge e la protezione ambientale”. L’ha fatto lo
scorso 20 gennaio in Senato in occasione di un’audizione legata alla discussione del decreto sulla liberalizzazione delle trivelle. Che
la prof sia un personaggio scomodo l’ha confermato il fatto che, proprio durante la seduta, Assomineraria ha chiamato in Senato per
ottenere un’audizione.
Germana Zappatore
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duemiladodici
agorà
Insulti, maltrattamenti, omicidi, un’escalation senza ritorno
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DOTT.SSA ANITA D’ATRI
PSICOLOGA
Violenza domestica: la soluzione è denunciare
L’amore malato non va tutelato. E’ nato a Foggia il Centro Antiviolenza
Il caso scioccante del bimbo di
sedici mesi gettato dal padre nel
Tevere suscita la necessità di affrontare nuovamente il tema della
violenza in famiglia. Violenza infatti è quella che ha ucciso il bimbo, violenza è stata anche quella
che aveva portato qualche giorno
prima la giovane madre del piccolo
in ospedale, picchiata da quel compagno-padrone, da lei mai denunciato. Ma perché le donne spesso
accettano i maltrattamenti senza
denunciare?
L’esplosione della violenza intrafamiliare non arriva mai da sola,
ma è l’ultimo atto di una serie di segnali ben definiti e ricorrenti che
non si riconoscono come illeciti,
proprio perchè avvengono in ambiti
privati. La violenza si esprime anche in modi più subdoli, ma non
meno gravi, dei maltrattamenti fisici, come la svalutazione personale dell’altro, che si concretizza con
l’annientamento della personalità,
la sottrazione di mezzi economici
che potrebbero servire all’indipendenza e all’autonomia, l’allontanamento volontario dalla rete familiare
e sociale che potrebbero costituire
un aiuto alla vittima per liberarsi
dell’aggressore. La donna, solitamente vittima per motivi di dispa-
rità sul piano fisico, tende a sottovalutare la propria esperienza
di sofferenza, attribuendo l’aggressione ad un
disagio interiore
e momentaneo
del partner. Si innesca cosi una
spirale di violenza, in cui aggressore e vittima
consumano gli
atti di una tragedia che vede tre momenti essenziali:
l’insorgere della tensione, l’esplosione della violenza, la contrizione
dell’aggressore.
Nella fase dell’accumulo della
tensione, che si acutizza con la minaccia di una violenza, la vittima
soccombe perchè ritiene che con la
propria sottomissione possa controllare la successiva fase della violenza fisica; dopo che questa viene
consumata, è il momento del pentimento dell’aggressore per quello
che ha fatto e del giuramento che
non avverrà mai più.
Questo comportamento destabilizza ulteriormente la vittima, la
induce a resistere nella convivenza,
soprattutto se sono presenti dei figli e se non è economicamente indipendente, con la speranza che
l’aggressore possa cambiare e con
la irreale convinzione di poter gestire meglio la situazione. È d’obbligo dire che una persona che usa
la violenza come sistema unico di
dialogo o di eliminazione dei conflitti difficilmente cambia il proprio comportamento; l’amore che si
crede di provare ancora nei confronti del violento è un sentimento
malato, così come lo è il sentimento che lega l’aggressore alla vittima.
La vittima, quando riesce a realizzare che ha bisogno di rivolgersi ad un aiuto esterno alla coppia
(forze dell’ordine, servizi sociali,
rete familiare), lo fa soprattutto con
l’intento di avere dalla propria par-
la via di uscita c’è
Dallo scorso giugno è operativo a Foggia il “Centro Antiviolenza”.
Dotato di un il Punto di ascolto ed accoglienza, ha lo scopo di sostenere le donne in percorsi di uscita dalla violenza, nel più assoluto rispetto dell’anonimato. I servizi offerti sono: l’accoglienza telefonica,
effettuata attraverso un numero verde: 800180903 attivo 24 ore su
24; prima accoglienza personale; consulenza psicologica; consulenza legale; accompagnamento nel rapporto con Enti e Istituzioni; gruppi di auto aiuto. Inoltre, all’interno opera l’Equipe Multidisciplinare
Integrata “Abuso e Maltrattamento” con personale del Comune e
dell’Azienda Sanitaria Locale.
te una voce autorevole che intervenga sull’aggressore e lo tenga sotto controllo, ma essenzialmente
non vuole rinunciare al partner.
Le reti sociali ed istituzionali
hanno il dovere di intervenire, consigliando e determinando la separazione in caso di denuncia di violenze fisiche, ma non possono niente se la vittima non esprime il proprio disagio. Molto spesso, le reti familiari preferiscono non vedere il rischio che corre la vittima, sottovalutandolo, ed assumendo veri e
propri comportamenti consolatori
verso l’aggressore, nella sua fase di
pentimento.
I figli che assistono a queste modalità di gestione dei conflitti apprendono che sia l’unica possibile
strada che un uomo ed una donna
hanno per poter interagire; è intuitivo che le probabilità che adottino,
a loro volta, tali comportamenti all’interno di una propria famiglia siano molto alte.
Riteniamo che tutti debbano
contribuire a sovvertire la cultura
della violenza, magari riconoscendola prima di costituire un legame
coniugale; è essenziale comprendere che lo schiaffo e l’ insulto non
sono sinonimi di amore. Ed agire di
conseguenza.
La sentenza che ha scioccato le donne italiane
Stupro di gruppo, carcere non obbligatorio
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Le motivazioni tecniche della decisione della Cassazione
nell’interpretazione dell’avvocato Luigi Leo
Fa discutere una sentenza della
Cassazione riguardante i procedimenti per violenza sessuale di gruppo: il giudice non è più obbligato a
disporre o a mantenere la custodia
in carcere dell’indagato, ma può applicare misure cautelari alternative.
A partire dal 2009, con l’approvazione da parte del Parlamento della
legge di contrasto alla violenza sessuale, non era consentito al giudice di
applicare, per i delitti di violenza sessuale e di atti sessuali con minorenni, misure cautelari diverse del carcere. La Cassazione, invece, ha
dichiarato la legge anticostituzionale. La decisione ha scatenato la reazione, furente e bipartisan, di molte
donne impegnate in politica. Il timore comune è che una tale sentenza
possa depotenziare un reato così
grave: una donna che vede negato
il carcere per i suoi carnefici potrebbe sentirsi non tutelata dalla legge e
vittima di una seconda violenza. Anche Telefono Rosa è sceso in campo
chiedendo un intervento del ministro Severino.
Dato reale è che questo reato
“bestiale” segna per sempre la vita di
una donna, la quale, forse, anche per
sedare un senso superiore di giustizia, si sentirebbe un po’ meno lace-
rata sapendo i suoi aggressori in carcere sin da subito. Annunciando che
continueremo a parlare dell’argomento nei prossimi numeri di 6Donna, vogliamo cominciare la discussione con l’intervento dell’avvocato
penalista Luigi Leo sulle ragioni tecniche che hanno spinto la Cassazione ad emettere una tale sentenza.
Non sono contro le donne ma
non posso trascurare di essere giurista. Le levate di scudi e le barricate
edificate contro i giudici della suprema corte di cassazione sono prive
di fondamento. Questo perché nessuna donna e nessun uomo potrà
considerarsi colpevole fino a quando non avrà esperito completamente i tre gradi di giudizio necessari
perché lo Stato non abusi dei suoi poteri coercitivi per incatenare un qualsiasi individuo nelle celle buie delle
sue stanze. Si tratta di un principio
sacrosanto espresso dai nostri padri
costituenti che, illuminati da spirito e
cuore democratici, escogitarono genialmente l’articolo 27 della Costituzione che, dopo aver affermato che la
responsabilità penale è personale,
hanno stabilito che l’imputato non è
considerato colpevole sino alla sentenza definitiva.
Non solo è corretto che chiunque
sia accusato, giustamente o ingiustamente, abbia il diritto di difendersi ma è assolutamente indispensabile. Nonostante quello che possa
credersi, neanche un penalista come me che, da oltre un ventennio è attivamente impegnato nei palazzi di
giustizia di tutta Italia, ha mai ricevuto confessioni da clienti accusati
dei delitti più efferati. Quale è allora la verità? Quella della vittima o
dell’accusato? Chi potrà allora affermarlo se non un processo regolare
celebrato da giudici imparziali. Le
conclusioni della cassazione sulla legittima applicazione di una misura
cautelare diversa dal carcere nei
confronti di soggetti accusati di stupro di gruppo sono dunque assolutamente in linea con i principi di uno
stato democratico e civile come è
quello nel quale viviamo. Probabilmente, gli agitati sono quelli che non
conoscono la differenza tra custodia
cautelare e detenzione. Ebbene, la
custodia cautelare è la condizione
giuridica applicabile ad un soggetto durante le tre fasi di giudizio, ossia
quando i giudici dovranno decidere
se l’accusato sia o meno responsabile, la detenzione riguarda, invece, la
pena finale che sarà stata inflitta nel
corso delle tre fasi e che dovrà esse-
Mensile di attualità e informazione.
Registrazione presso il Tribunale di Foggia
n° 2/2002 del 26/09/2002
Direttore Responsabile
Anna Russo
Caporedattore
Angela Dalicco
Luigi Leo
re scontata.
Solo in questo secondo caso,
quando sarà accertata completamente la sua responsabilità, sarà giusto che l’accusato resti in carcere ad
espiare la sua condanna. Solo per curiosità, segnalo che negli USA basta
versare una cauzione in denaro per
circolare liberamente nonostante accuse gravissime come un omicidi o
stragi.
Non prendiamocela con gli emeriti giudici della suprema corte che
hanno correttamente rimarcato un
principio degno di una democrazia
avanzata, ma con investigatori, procure e giudici degli altri gradi di giudizio che, per mille diverse ragioni,
impiegano svariati anni di attività
prima di permettere che si deliberi
un verdetto definitivo. Sono convinto che sono soltanto i ritardi della giustizia a giocare negativamente sulla
psicologia degli indignati e ad indurli a ribellarsi al diritto.
Hanno collaborato
Maria Rosaria De Leonardis
Maria Grazia Frisaldi
Mariangela Mariani
Dalila Campanile
Elisabetta Ciavarella
Irma Mecca
Emanuela Cafaro
Germana Zappatore
Rubriche
avv.
Palma Rubano
dott.ssa Noemi Tizzano
dott.ssa Ines Panessa
dott.ssa Anna Lepore
dott.ssa Annarita Spadaccino
dott.ssa Rosangela Loriso
dott.ssa Anita D’Atri
dott.ssa Francesca Ciociola
prof.ssa Rina Di Giorgio Cavaliere
Redazione
Foggia
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Tel. 0881.56.33.26 - Fax 0881.56.33.19
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Sito internet
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Impaginazione e stampa
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La collaborazione è volontaria e gratuita.
I testi e le foto da voi inviate non verranno restituite.
Questo numero è stato stampato in 43mila copie
e distribuito gratuitamente a domicilio nella città di Foggia
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febbraio
duemiladodici
inchiesta
Sempre più internauti si iscrivono in cerca di amici o
L’amore ai tempi di facebook. Dilaga il potere
Relazioni sentimentali che nascono, crescono e finiscono
nelle piazze virtuali. Così è la vita della community
Rose, cioccolatini e profumi.
Quanto impegno richiedeva il corteggiamento fino a poco tempo fa.
Meglio oggi, era
virtuale, in cui tutto
corre sul filo di internet, sentimenti
compresi. Meglio
oggi? I tempi sono
cambiati, campo di
battaglia degli incontri amorosi diventano i social network dove ci si
conosce, ci si innamora e, spesso, ci
si tradisce, tutto a ritmo di un click.
Un fenomeno dilagante, pubblicizzato addirittura sui canali televisivi
nazionali e diventato oggetto di studio della moderna sociologia. Cosa si
cela dietro
questo nuovo
modo di incontrarsi e innamorarsi
“sotto velate
spoglie”? Una
difficoltà a
mostrarsi come realmente si è nel timore di non essere accettati? O sem-
plicemente una moda (senza alcuna
dietrologia di fondo)? Vero è che ogni
giorno di amori virtuali ne nascono a
migliaia, così come altrettanti amori
reali finiscono a causa di incontri
clandestini sul web. Meglio oggi? Difficile a dirsi. Una verità c’è: la prima fase della conoscenza può anche avvenire su un dating on line, con la
consapevolezza però che l’incontro
ravvicinato, prima o poi, accadrà; allora, meglio iniziare l’amicizia offrendo di sé un’immagine, anche se
virtuale, vicina quanto più possibile al
reale. Onde evitare brutte sorprese!
Anna Russo
DOTT.SSA FRANCESCA CIOCIOLA
SOCIOLOGA
Sociologia e comunità virtuali
Stare insieme nell’era di internet
Gli incontri online sono un fenomeno in piena crescita: in pochi anni
internet ha cambiato
forma, non è solo
uno strumento informativo, ma è diventato il luogo dove
tutto è possibile, anche trovare l’anima
gemella.
Ogni giorno milioni di persone distanti fisicamente vivono
nuove forme di aggregazione sociale attraverso l’uso dei social network, spazi virtuali in cui ci si confronta e si condividono interessi comuni. Non si è più protagonisti di
una sola comunità caratterizzata da un rapporto di vicinanza sociale, basata sul contatto fisico e sulla compresenza, ma ci si sente parte di un’altra comunità, parallela,
deterritorializzata, con proprie norme e valori. I rapporti fra individui non avvengono
più su un territorio fisico ma su un piano virtuale, che offre l’illusione di appartenere
ad un gruppo che cerca di riprodurre le caratteristiche della comunità reale.
Le comunità virtuali sono diventate uno
strumento trasversale che si sta diffondendo ogni giorno di più. In chat si può trovare
l’intera società: dal professionista all’operaio, dalla casalinga all’impiegata, dall’ingegnere al dottore; esse sono frequentate
da persone di tutte le età, dai diciottenni
agli ultrasessantenni, (anche se coloro che
usufruiscono maggiormente della rete si
collocano in una fascia d’età che va dai diciotto ai quarantaquattro anni) appartenenti a tutte le classi sociali.
In questo “nuovo mondo” si assiste ad
un abbattimento delle barriere sociali, tutti possono coinvolgere qualunque altro
utente in conversazioni di ogni genere, senza sentirsi influenzati da ruoli sociali, attività
lavorative o livelli di istruzione diversi. Si
assiste ad una rivoluzione relazionale: si riducono le inibizioni, chiunque, anche il più
timido, si sente libero di osare, di relazionarsi, senza subire quei vincoli dati dalla
realtà fisica come l’età, l’aspetto o il ceto sociale d’appartenenza.
La rete diventa un ambiente condiviso
da ideare e costruire insieme: offre
un’altra occasione
per creare nuovi legami e nuovi rapporti; concede spazi
di socializzazione liberi in cui si discute
su temi più svariati
che portano, in alcuni casi, alla nascita di relazioni che
possono avere un
seguito anche nella vita reale.
A volte, però, questi rapporti rischiano
di essere mobili, leggeri e fragili perché nascono da identità poco sincere che giocano
con il potere della seduzione delle parole
per ingannare il proprio interlocutore. Diventano solo un modo per ovviare ad una
relazione reale impegnativa, dal successo
non assicurato, che porterebbe via tempo
ed energia, con la conseguenza di dar vita
a legami meno vincolanti, provvisori, che
potrebbero essere sciolti ogni volta che le
circostanze cambiano, con un semplice
click perché, se qualcosa va male, basta
premere un tasto per cancellare tutto: cosa
che in un incontro faccia a faccia non sarebbe possibile. In questa cornice nascono
e muoiono velocemente amicizie, flirt e
amori.
Gli incontri on line spingono a cercare
ciò che manca nella vita quotidiana, qualcosa di alternativo all’ esistenza reale: i frequentatori della chat o dei social network
vivono un mondo che può dare infinite possibilità di socializzazione.
Che sia triste, che non ci siano più centri di aggregazione come un tempo, che la
gente sia svogliata nel rapportarsi con l’altro, che ci sia un’aridità sentimentale, che sia
il segno che non siamo più capaci di guardarci in faccia per conquistare l’amicizia o
l’amore di qualcuno è impossibile negarlo
ma, non si può evitare di considerare questa nuova forma dello “stare insieme on line” che, ormai, rappresenta il nuovo modo
di socializzare e di vivere che non può essere
più scisso da questa “generazione digitale”. Ciò che ci resta è solo ascoltare, capire, comprendere e fornire i mezzi per vivere in una società come la nostra.
PAROLA ALL’ESPERTO
Dating on-line
è giusto pubblicizzarlo in tv?
Per alcuni è
solo un gioco.
Una
segreta
evasione dalla
quotidianità
spesso monotona. Altri, invece,
affidano le proprie speranze ad
una connessione, nell’illusione
di trovare nuove
emozioni attraverso il pc. Al di
là delle aspettative e della bontà del servizio, un dato è indubbio: sono
sempre di più i siti dedicati al dating online, ovvero alla ricerca dell’anima gemella “nella rete delle reti”. Alcuni di
questi, quelli ritenuti più affidabili, sono
diventati veri e propri colossi del settore
accogliendo le iscrizioni di decine di milioni di utenti in Europa che ‘sbirciano’ altrettante pagine-profilo alla ricerca del
partner ideale, valutando passioni, attitudini, età e professione dichiarata dagli
aspiranti tali, nell’illusione che l’amore
possa trovarsi dall’altra parte del monitor. Un servizio che sembra essere totalmente sdoganato, liberato da pregiudizi e
luoghi comuni, al punto da essere pubblicizzato anche sulla tv nazionale, come
nel caso di Meetic.it. Ne abbiamo parlato con Danila Paradiso, copywriter. “Il fenomeno del dating on-line”, puntualizza
Danila, “investe un vasto panorama: da
Social Dating a Speed Dating, da Badoo
a Mysingledating, fino a Meetic il più
grande sito di incontri in Italia e in Europa nato nel 2001, disponibile in 12 lingue,
che oggi conta più di 42 milioni di single
iscritti in Europa, di cui oltre 7 milioni in
Italia”.
Numeri che dimostrano come questo
tipo di servizio, oltre che ampiamente
sdoganato, sia largamente utilizzato.
“L’Università di Oxford, attraverso l’Oxford Institute Internet, ha raccolto le testimonianze di 12.000 coppie provenienti da 18 diversi Paesi. L’indagine ha sfatato
l’idea comune secondo la quale sarebbero i giovani i principali fruitori di questi
servizi. Il 36%
tra quanti hanno
conosciuto l’attuale partner online, infatti, rientra nella fascia di
età compresa tra
i 40 e i 60 anni,
mentre solo il
23% si colloca
nella fascia 1840. Possiamo non
riconoscerci nel
tipo di società
che emerge dagli spot - spiega
Danila - ma questo non vuol dire che tale
società non esista”. Tornando al caso specifico di Meetic, il colosso europeo ha
sempre adottato per la pubblicità “l’uso
sinergico dei due canali, web e tv. È del
2007, ad esempio, lo spot diretto da Muccino e girato interamente a Roma che racconta il pranzo di una famiglia media italiana durante il quale viene presentata la
nuova fidanzata del protagonista, conosciuta in rete. Nel 2012 Meetic si è aperto
con un nuovo spot, on air sulle reti Mediaset e su La7, firmato McCann Erickson” che si chiude con l’eloquente payoff: ‘Meetic, più di 300 storie d’amore la
settimana. L’inizio è su Meetic.it’. “La novità è che i protagonisti del nuovo spot sono tre coppie nate proprio sul web, con
l’immancabile stereotipo della rosa rossa
ed una promessa molto generica”. Eppure sono in molti a chiedersi quali possano
essere le responsabilità imputabili a questo tipo di spot e se il messaggio veicolato possa essere sincero o meno. “La parola sincerità mi fa venire in mente Powers,
il padre dell’honest advertising - conclude Danila - il quale credeva, alla fine
dell’800, che la pubblicità invece di imbonire il pubblico dovesse essere semplice, fattuale, sincera fino all’estremo limite. Nella home di Meetic si legge:
“Mentre nessuno può dirvi dove questo
incontro vi porterà, di sicuro tutto inizia
da qui!”. Un messaggio, se vogliamo,
chiaro che non esplicita promesse certe, se
non un punto di partenza”.
Maria Grazia Frisaldi
febbraio
duemiladodici
inchiesta
7
dell’anima gemella. Quanta passione racchiusa in un click
dei social networks tra i giovani e non solo
ANGELA E ALESSANDRO
ANTONIO E DANIELA
Facebook,
quando nasce un amore
Ha un diario zeppo di
ricordi, l’ultima trovata di
Mark Zuckerberg. C’è tutta la storia della sua vita in
un profilo pieno di girasoli.
Li adora. Alessandro l’ha
conquistata così, ‘postandole’, come si dice in gergo,
le foto più belle dei fiori
gialli che guardano la luce.
E poi ne ha fatto un quadro
con il suo viso in mezzo, come se la conoscesse da una vita. La incontriamo in chat,
ed è una scheggia: in pochi secondi scrive
una vagonata di parole e non le si riesce a
stare dietro, tra abbreviazioni e poi due punti, trattino e parentesi chiusa, che sta per una
faccina che sorride. Dietro lo schermo mette
via ogni imbarazzo, si sente al sicuro. È nata
lì la storia d’amore di Angela. “Ho sempre
odiato il primo appuntamento. Su Internet
puoi mascherare la timidezza e la conoscenza è graduale”. A far scoccare la scintilla una foto pubblicata sul profilo di un’amica. “Una domenica pomeriggio non avevo
un granché da fare e ho sbirciato tra i post
condivisi dai miei amici. Mi ha incuriosito
una fotografia e ho trovato in chat l’amica
che l’aveva pubblicata. Le ho chiesto chi fosse quel ragazzo che non era ‘taggato’ (con-
trassegnato da
un nome, ndr).
Alla fine, lei gli
ha suggerito di
inviarmi una richiesta di amicizia. Dopo un
approccio turbolento, per via
della mia timidezza, abbiamo iniziato a condividere musica, foto e poesie”. Angela non è una neofita del Web. Ne
ha masticate di chat, e ammette di essersi
iscritta, in passato, ad una sfilza di siti di dating on line, per fare nuovi incontri. Su facebook preferiva collezionare amici, poi si è
fermata. I loro contatti fanno il tifo in una pagina che hanno creato per celebrare il loro
amore. C’è voluto un po’ prima che si scrollassero di dosso la realtà virtuale e si vedessero in carne e ossa. “Ci ha messo un mese,
prima di invitarmi ad uscire, ma ormai mi
sembrava di conoscerlo da una vita”. Da allora sono passati due anni e la loro storia prosegue a gonfie vele. Su facebook continuano ad incontrarsi, ma solo per gioco. Il resto,
preferiscono viverlo “dal vivo”, giorno dopo giorno.
Mariangela Mariani
ANTONELLA E DAVIDE
Gelosie e tradimenti
da social network
È sufficiente un “mi piace” di troppo
per scatenare la morbosa gelosia di chi
aspetta il prossimo pollice nel pugno a conferma di un sospetto. Complessi da facebook. Le prove del tradimento si cercano
su un social network, inventato per ritrovare i compagni di scuola. E qualcuno, gioco forza, prima o poi le trova. Antonella,
pochi esami alla Laurea in Psicologia, è finita sull’orlo di una crisi di nervi e ha rasentato l’illecito penale. “Davide ha sempre fatto il ‘piacione’
con le donne, senza farne mistero. Col suo lavoro di avvocato se
ne sta in studio praticamente tutto il giorno. Lui si era registrato
da poco su facebook, diceva che
non capiva cosa ci trovasse la
gente per passarci giornate intere. Lo avevo convinto proprio io che era un
modo per contattarci, ma non lo trovavo
mai in linea. Ad un certo punto mi era sembrato che l’idea cominciasse a piacergli,
era diventato persino ‘amministratore’ di
uno di quei gruppi di amici che si danno
appuntamento per il fantacalcio. Poi i suoi
contatti sono aumentati tra un gruppo e
l’altro. Ha ritrovato vecchi amici e ha iniziato a condividere e commentare. Non era
‘online’ ma continuava a ‘postare’ e cliccare”. Candidamente racconta quello che
altre donne negherebbero, anche davanti
all’evidenza. “C’era il nome di una ragazza che compariva, di frequente, tra le ‘attività recenti’ sulla sua pagina. Non avevo
alcuna intenzione di fargli una scenata, né
di intervenire pubblicamente sulla sua bacheca. Così ho deciso di registrarmi con un
falso nome, per inviarle una richiesta di
amicizia da un profilo
fasullo e spiare il suo.
Non è servito a nulla,
ovviamente, se non a
leggere i commenti che
lui le lasciava ai link
che pubblicava. Intanto, Davide era ‘latitante’ in chat. Ci doveva
essere qualcosa sotto. Conoscevo la password del suo account di posta elettronica.
Ho cercato tra le e-mail i dati della registrazione su fb. Ci sono entrata. Ho trovato
dei messaggi, inequivocabili, in posta privata. Non ho resistito: le ho scritto. Si erano rincontrati lì”. L’ha presa con filosofia,
dopo quattro anni insieme. “Alla fine l’ho
cancellato dai miei contatti”.
m.m.
‘ottonovedieci’
Il matrimonio
raccontato in un blog
Quando ci siamo sposati, l’8 settembre
2010, io avevo 26 anni e Antonio 27, ad oggi sono quasi 10 anni che stiamo insieme”.
E’ Daniela a raccontare la sua lunga e ‘originale’ storia d’amore con Antonio, nata tra
i banchi di scuola del Liceo Volta di Foggia,
proseguita a distanza per cinque lunghi anni di università, in cui sms e chat l’hanno fatta da padrona, e coronata da un matrimonio tutto particolare, i cui preparativi sono
stati pubblicizzati ad amici e parenti in
“tempo reale” su un blog “virtuale”.
“Quando abbiamo deciso di sposarci abbiamo creato un blog: http://ottonovedieci.wordpress.com/ e l’abbiamo pubblicizzato attraverso facebook. L’idea è nata
perché volevamo raggiungere e coinvolgere anche i parenti e gli amici più lontani. Il nome è stato scelto per enfatizzare la particolarità della data del matrimonio, e da lì è
nato il tormentone, praticamente siamo finiti con l’essere etichettati “gli sposi ottonovedieci”. Alla fine Antonio ha avuto anche
la geniale idea di farci un marchio e ha fatto stampare delle magliette, ci mancava poco che iniziassimo a vendere il merchandi-
Per chi preferisce
un amore...reale
Paolo e Francesca, trent’anni lei, trentatré lui…è il caso di dire che il loro destino da
innamorati ce l’avevano proprio nel nome!
Chi non ricorda la triste storia narrata da
Dante, nel V Canto dell’Inferno, di questi
due amanti condannati per l’eternità a essere trasportati da una violenta bufera, simbolo
della passione che li ha
travolti in vita? Decisamente meno tragica e
più romantica è la storia
dei nostri Paolo e Francesca, di Lucera, che
quest’anno festeggiano
il loro tredicesimo anno
di fidanzamento, e che convoleranno a nozze nel mese di settembre.
Un amore nato tra i banchi di scuola, una
storia “reale”, come amano definirla, lontano da qualsiasi “virtualità” da social network. “Frequentavamo la stessa scuola - racconta Francesca - Paolo faceva il quinto
ragioneria ed io il terzo. Ci ha presentati un
amico in comune durante un momento di ricreazione; a me Paolo non piaceva, non
l’avevo nemmeno notato, invece per lui è stato un colpo di fulmine. All’epoca non esisteva nemmeno il cellulare, ci sentivamo tramite il telefono fisso di casa, o uno dei due
chiamava dalla cabina telefonica pubblica.
sing completo!”. Il blog è strutturato in pagine e news; nelle pagine abbiamo descritto le scelte salienti (la chiesa, i testimoni, la
sala ricevimento, ecc.), nelle news invece
trovano spazio gli aggiornamenti e le tappe che attraversavamo nei vari mesi. Ma la
cosa più particolare è il tipo di scrittura. “Il
blog è strutturato a mo’ di dialogo fra me e
Antonio, proprio come se fossimo stati là
presenti noi due a raccontare di persona tutti i dettagli del nostro matrimonio. Questa
impostazione ha avuto un certo successo,
tanto che gli amici attendevano con ansia i
nostri post per farsi due risate e commentare. Insomma ci siamo divertiti e li abbiamo
fatti divertire”. Ora nella vita di Daniela e
Antonio il virtuale ha lasciato spazio
al…reale, la nascita del loro piccolo Lorenzo ha tolto del tempo alla creatività investita in quel blog: “L’ultimo post sul blog ‘è stato scritto’ da nostro figlio, - conclude Daniela
- proprio per annunciare in maniera ufficiale
la fine di una bella esperienza che ci ha accompagnato per quasi un anno e che rimane per noi un bellissimo ricordo”.
Maria Rosaria De Leonardis
PAOLO E FRANCESCA
Ci vedevamo spesso perché abitando in un
paese non era difficile, lui mi aspettava all’uscita da scuola e la sera veniva a prendermi a casa per uscire”.
Un amore d’altri tempi insomma, fatto di
piccole cose, semplici momenti e tanto sentimento. Loro sono rimasti per sempre ‘fedeli alla realtà’, scegliendo
anche di non iscriversi a
facebook proprio per non
alterare il loro equilibrio e
non perdere il contatto
umano. “Non ci piace
questo social network,
anzi a volte ci spaventa,
lo troviamo banale e invadente. Adoriamo
la nostra privacy e per nulla al mondo ci rinunceremmo.
Non condividiamo l’uso dei social network per conoscersi perché comunque rimane un approccio assolutamente virtuale,
e ci è capitato di sentire spesso i casi di coppie che a causa di facebook hanno litigato a
tal punto da lasciarsi, per gelosie inutili o intrusioni altrui”. Come renderete partecipi i
vostri amici e partecipi del vostro matrimonio?
“Sicuramente non via mail! Utilizzeremo il
classico invito postale e poi ricontatteremo
telefonicamente per la conferma”.
Maria Rosaria De Leonardis
8
febbraio
duemiladodici
attualità
Foggia: due donne nella nuova Giunta.
Ecco Marida Episcopo e Giusy Albano
Mongelli bis. Si riparte dal rosa
Il primo cittadino: “Il vicesindaco?
Speriamo che sia femmina”
“Sindaco, faccia come Monti”.
Il Preside Giuseppe Trecca, dai
banchi dell’aula consiliare, aveva
esortato il numero uno di Palazzo
di Città a modellare il Mongelli Bis
sulla fase 2 del Premier. Manovra
Cresci-Foggia. E lui ha fatto come
Monti assoldando super tecnici,
senza disdegnare la componente
femminile. Ma poi non ha resistito
alla tentazione di riesumare qualche vecchio personaggio.
In principio le lady erano tre,
ma Alfonsina De Sario è rimasta in
panchina. Il dirigente dell’Ufficio
Minori della Questura di Foggia,
vicecommissario e responsabile
dello Sportello Donna non si è messa in posa per la foto di rito. Per ricoprire l’incarico di assessore occorre il nulla osta del Ministero. Per
una poltrona in Giunta, si gioca la
carriera, e rischia di essere spedita
in un’altra città, a fine mandato. Eppure, sembrava ci stesse prendendo gusto in mezzo a quei “colleghi”, nel grande giorno della nuova
Giunta, quando Mongelli ha scoperto le sue carte, e lei è rimasta a
guardare accanto al Presidente del
Consiglio Comunale Raffaele Piemontese, defilandosi al momento
opportuno. Pare, comunque, che il
Sindaco abbia un altro coniglio da
tirare fuori dal cilindro. La Giunta
è femmina ma non troppo: due donne sugli scranni non sono una rivoluzione femminista.
C’è Giusy Albano, la donna di
Confindustria, imprenditrice agricola, che se ne va alle “Politiche
giovani” con una sfilza di deleghe:
Politiche del Lavoro, Turismo, Marketing territoriale, Enti di ricerca,
Giusi Albano
Consorzi, Politiche agricole, Politiche Comunitarie, URP e Statistica.
Qualcuno obietta che non sia stata
valorizzata abbastanza, che quell’assessorato non calzasse alla
38enne che ha vinto il premio nazionale De@ Terra per la valorizzazione dell’imprenditoria femminile
in agricoltura.
“Giovane giovane non sono
più” – sorride -. “Credo che i giovani siano il futuro del mondo e
punterò tutto su di loro”. La prima
impressione è che senta il peso di
quell’incarico, ma ne ha di idee.
Parla di turismo a Foggia “Perché
no?” dice, e dissotterra gli ipogei.
“Foggia è conosciuta come il nucleo dell’agricoltura, allora perché
non pensare ad un turismo agricolo e far conoscere le nostre masserie,
i nostri territori, gli scavi?”.
“Un passo in avanti per il nuovo futuro”: concorda con il primo
cittadino quando racconta la presenza delle donne in Giunta. E non
perde tempo a dire che ora si metterà all’opera per capire come collocare i giovani nel mondo del lavoro.
Con qualche anno in più, la
plurilaureata Marida Episcopo è
assessore alla Formazione, con delega alla Pubblica Istruzione, Uni-
Marida Episcopo
versità, Gemellaggi e Istituti di Partecipazione. È ferratissima in
materia: è dirigente scolastico ed
esperta in pedagogia. Per lei, la
scuola viene prima di tutto - “ma
non dovreste farlo sentire alla mia
famiglia”, scherza. Non intende lasciare il suo incarico di preside e ri-
nuncia, per questo, alla sua indennità: “il vile denaro è l’ultima cosa,
quando ci si pone al servizio di una
città”, e detto da una che vive per
la scuola non è retorica.
In dote dall’universo donna
porta la sensibilità e il carisma. Ringrazia il suo predecessore, Matteo
Morlino, e sta già disponendo una
cabina di regia: il suo diagramma
di flusso si dirama a partire da un
laboratorio osservativo. Individuerà le criticità e prediligerà il dialogo
con le istituzioni e col mondo che
intende coordinare e rappresentare. “Non credo di avere una bacchetta magica - è pragmatica nella
sua analisi – ma l’impegno ci sarà
tutto e la carica volitiva sarà massimamente espressa”. Di nomi se
n’erano fatti, da Anna Rita Palmieri a Rita Saraò, finite nel toto-Giunta insieme a Chiarastella Fatigato.
Il primo cittadino, forse dovrà
fare a meno di Alfonsina De Sario,
ma non rinuncia al suo sogno e a chi
gli chiede chi sarà il vicesindaco risponde senza alcuna esitazione:
“Speriamo che sia femmina”.
Mariangela Mariani
FOGGIA, UN NOME, UNA STRADA...
Contro le dimissioni in bianco
Chi era Nicola Parisi
Forza Elsa, le donne
confidano in te
La strada che va da Piazza XX Settembre a Via E. Pestalozzi ricorda il conterraneo Nicola Parisi (Foggia 1827 – Casalnuovo di Napoli 1887). A “questo pittore, che,
vivo, Foggia, suo luogo natio, molto apprezzò, e che, morto, rimpiange”, come
scrive il Picucci, è intitolata anche l’antica
scuola elementare situata in
via Pestalozzi.
Nicola Parisi, come altri
giovani appartenenti a famiglie benestanti,
frequenta la
Facoltà d’Ingegneria a Napoli, ma non completa gli studi
per dedicarsi alla pittura “L’arte per l’arte:
l’arte che è fine a se stessa”, disciplina alla
quale è avviato dal cugino Saverio Altamura. Nella città partenopea, difatti, si distingue tra i fondatori dell’Istituto di Belle
Arti, ove insegna per alcuni anni. Vive intensamente la nuova dottrina del movimento letterario e artistico dell’epoca, divenendo romantico e patriota. Amico del
Palizzi e del Gozzi, sostiene che: “la pittura, la scultura, la musica e la poesia hanno
un’influenza nei costumi di ogni alta scuola”.
Rivolge il suo sguardo, con amore e
commiserazione, verso i deboli e le famiglie bisognose, come nell’opera “Lavoro e
miseria”, e nel contempo si rivela pittore,
limpido e preciso, di soggetti storico-risorgimentali. Tra questi il Carlo Poerio, opera
felice e ammirata, premiata a Vienna con
una delle tre medaglie destinate alla pittura italiana, poi acquistata dal Comune di
Napoli, ove tuttora si trova. Nel suo capolavoro I prigionieri veneti all’annunzio del
Trattato di Villafranca “ compendia l’uomo
come cittadino che preme agli indugi frapposti al riscatto di tutte le terre italiane”. Di
questo pittore e storico insigne noi amiamo
ricordare altresì la tela rappresentante Diomede che entra trionfalmente in Arpi, riprodotta sul sipario del nostro teatro cittadino e i ben riusciti ritratti, dai quali traspare
l’anima dei personaggi, custoditi nella Pinacoteca del Museo Civico.
L’eco del suo nome supera i confini dell’Italia; stimato da tutti, dai più umili cultori dell’arte ai più rinomati maestri, muore
quasi povero, ma “ricco dei nobili sentimenti dell’animo e dell’orgoglio naturale
di uomo, che assai stima se stesso”.
Rina Di Giorgio Cavaliere
E’ una battaglia che
nessuna donna vuole perdere. Perché il diritto al lavoro è sancito nella costituzione. Perché intorno a
quel diritto si è giocato
spesso una battaglia sporca, ma legalizzata. Perché
chi ne ha pagato lo scotto
sono state soprattutto donne colpite nel momento di
maggiore bisogno, coinciElsa Fornero
dente con una malattia o
una gravidanza che le aveva allontanate
per necessità dal posto di lavoro. Perché
proprio in quelle circostanze il datore di
lavoro aveva tirato fuori dal cassetto il suo
asso nella manica, un foglio di dimissioni
fatto firmare alla dipendente in concomitanza con l’assunzione. Un pezzo di carta
che era servito prima a far lavorare la dipendente in costante soggezione e poi a
spezzare i suoi sogni di una vita economicamente dignitosa.
E’ la battaglia che oggi le donne chiedono al ministro Elsa Foriero di combattere in loro nome attraverso il ripristino della legge 188/2007, che impediva proprio
la costrizione di far firmare una lettera di dimissioni in bianco contestuale al contratto di assunzione. Abolita dal Governo Berlusconi, preveniva tale abuso con l’obbligo
dell’utilizzo, per le dimissioni volontarie,
di appositi moduli predisposti e resi disponibili gratuitamente, numerati e datati, scaricabili in tempo reale con un click
su un link presente nel sito del Ministero
del Lavoro o reperibile con l’aiuto di patronati sindacali.
Una battaglia per la giustizia, una battaglia di civiltà che il ministro non può non
fare propria. Per ora ha dichiarato di voler
“trovare una soluzione efficace a questa
piaga”.
In un clima caldo (nonostante il freddo gelido di questo inverno) per la crisi che
si trascina da tre anni, in cui i notiziari in
televisione e alla radio continuano a parlare, incessantemente, di deficit mostrando a rotazione i volti (poco) sorridenti di
Monti, Merkel e Sarkozy, un manipolo di
donne, riunite in un comitato, chiede ad
un ministro “donna”, prima ancor che
“tecnico”, di equiparare la loro dignità a
quella degli uomini. Perché per superare la
crisi non serve solo un indice basso dello
spread. Non servono solo i numeri. Ci vuole cuore. Costanza, impegno, coraggio.
Tutte doti “femmine”, al di là dell’articolo
determinativo che le accompagna.
Anna Russo
Speciale sposi 2012
febbraio
duemiladodici
9
Matrimonio, perchè no?
Alcuni amori hanno un lieto
fine ed altri invece no.
Perché lui non vuole sposarsi.
Come convincerlo?
America docet
Esistono coppie che pur avendo i requisiti ideali non hanno ancora coronato il loro amore con il romantico sacramento del matrimonio. Spesso è la
donna che avverte per prima l’esigenza di sposarsi, magari per soddisfare il
suo istinto materno all’interno di una relazione completa. Ma spesso dall’altra
parte l’uomo non si sente pronto a compiere il grande passo. Ed è qui che relazioni apparentemente perfette subiscono una battuta d’arresto. Secondo lo
psicologo americano John Gray, specialista nel campo delle relazioni umane,
per approdare ad un risultato finale condiviso da entrambi, la relazione ha bisogno di attraversare cinque precise fasi a partire dal primo incontro. Tutto
inizia con l’attrazione che avvicina e
spinge a conoscersi; l’incertezza spinge
uno dei due ad allontanarsi per capire
se la persona in questione fa davvero al
caso suo. La terza fase, definita dell’esclusività, è quella in cui i due partner
si concentrano sulla crescita del loro rapporto. L’intimità è la quarta fase ed è
quella in cui i due amanti sperimenteranno una totale intesa fisica. Infine la
relazione approderà alla quinta e ultima fase, quella del fidanzamento, in cui
la coppia fa un vero e proprio “riscaldamento” al matrimonio. Un matrimonio
che spesso non è una conseguenza così
naturale come dovrebbe; e questo porta la donna a reagire in due modi, entrambi sbagliati: mettere l’uomo di fronte ad un ultimatum o assoggettarsi
passivamente al suo volere rinunciando alle nozze. Gray insegna che esiste
un’efficace alternativa per sbloccare la
situazione: basta retrocedere alla fase
precedente, quella dell’intimità. Se non
dovesse bastare un parziale distacco, la
donna può retrocedere fino alla prima
fase e comportarsi proprio come i primi
tempi del loro incontro. Il cambiamento
non deve essere drastico (non si deve arrivare al punto di smettere di frequen-
tarsi totalmente), perché potrebbe essere interpretato come una punizione.
Ma deve servire a far rivivere le fasi della crescita dell’amore che ha la coppia
a rendere ufficiale la propria relazione.
Così facendo, non solo l’uomo riscopre
l’intesa che rendeva la sua compagna
così speciale ai suoi occhi ma entrambi
possono entrare in contatto con la verità che forse il partner potrebbe non essere la persona giusta. In questi casi è
conveniente porre fine alla relazione.
Oppure l’uomo può rendersi conto che si
tratta realmente della donna con cui
vuole trascorrere il resto della vita.
Se la fatidica richiesta non arriva,
abbiate il coraggio di tornare ad essere
single: non rimanete invischiate in un
rapporto che non appaga i vostri bisogni
e non correte il rischio di lasciarvi sfuggire la vostra vera anima gemella. Nell’attesa, meglio sole. (fonte: Marte e Venere si corteggiano – John Gray)
Dalila Campanile
10
febbraio
duemiladodici
publiredazionale
L’addio al nubilato?
E’ dal parrucchiere
Un trattamento per i capelli è fra i cadeau più graditi dalla sposa
Nell’organizzazione
delle nozze, arriva il momento in cui le amiche della sposa diventano protagoniste: tocca a loro infatti
organizzare l’addio al nubilato. Ma i tempi cambiano e
così anche le tendenze: la
cena a base di acool e spogliarellista, condita da pensieri triviali e allusivi, risulta non essere più tanto
gradita per festeggiare l’ultima sera da single della
sposa. Meglio adeguarsi: l’addio al nubilato
dovrebbe essere una giornata che si incastra
con gli impegni di tutte, da dedicare magari alla bellezza e al relax, senza dimenticare un pizzico di divertimento. Un’idea per festeggiarlo
potrebbe essere quella di una serata tutta dedicata alla cura di sé, all’insegna di trattamenti innovativi, come quello che propone il salone Cinzia Caputo. Centro autorizzato “Joelle”
del Sud, offre una tecnica di colorazione all’avanguardia come il Degradè, che agisce nel
massimo rispetto del capello e prevede l’utilizzo di colori naturali. Il vero punto di forza di
questa tecnica è la naturalezza: non è prevista
una preventiva decolorazione del capello e
ogni ciocca riceve il colore una sola volta, ottenendo così una chioma che non dà l’impressione di essere tinta. Non esiste l’inconveniente della ricrescita. La vasta gamma di nuance
presenti consente di giocare con infinite sfumature, assecondando il gusto personale del-
la sposa e prestandosi alle capigliature
di ogni età. Il degradè inoltre non prevede l’utilizzo dell’ammoniaca: un motivo in più per fare un regalo speciale
alla sposa preoccupata per la sua allergia alle tinture classiche e che, tra l’altro,
alteravano la pigmentazione naturale
dello stelo. Il risultato finale è quindi un
capello sano, curato, corposo e dal colore inimitabile, frutto della propria base e delle personali scelte delle sfumature. Ma questo non saranno le amiche
a testimoniarlo bensì un servizio fotografico degno di un set vero e proprio, offerto dallo staff, con cui comparare “il prima” e
“il dopo” del trattamento. Una sorpresa simpatica quindi da regalare alle future spose, modelle per un giorno, che così potranno anche
verificare in anticipo la luminosa magia delle
sfumature sulle fotografie. Il degradè, inoltre,
si accorda perfettamente con le ultime tendenze in fatto di acconciature: anche in questo
settore predomina la naturalezza come un raccolto morbido e in cui gli accessori sono i veri
protagonisti; fiori, perle e persino velette per
uno stile retrò ma molto chic. Infine risulteranno preziosi i consigli della hair stylist che accompagnerà la sposa alla prova dell’abito in
modo da farsi un’idea armoniosa dell’insieme
e sperimentare in seguito le più svariate acconciature. Magari con la compagnia delle
amiche sarà un piacere provare e riprovare, fino a trovare la pettinatura che metta maggiormente in risalto i punti di forza del viso, in un insieme armonico e perfetto.
D. C.
Speciale sposi 2012
febbraio
duemiladodici
Speciale sposi 2012
11
Abiti unici e personalizzati
Ecco i “diktat” della perfezione
Pizzi e sete per valorizzare la ‘sposa moderna’
Con Francesco Paolo Salerno l’alta moda rinnova il vestito dei sogni
Ogni donna lo ricorda come un momento magico. L’abito da sposa - quello giusto - si riconosce quando lo si indossa la prima volta, e il primo sguardo
verso lo specchio conferma quella che
prima era solo una sensazione.
Per Francesco Paolo Salerno, fashion designer foggiano, “ogni abito da sposa è una
sfida”. Nella sua voce, pacata e rassicurante,
c’è la consapevolezza di chi sa di poter trasformare il sogno di ogni giovane sposa in realtà, con l’ausilio di tecnica, una buona dose
di intuito mista a capacità empatica ed ovviamente di sete purissime e preziosi pizzi francesi.
“Creare un abito da sposa significa lavorare sul filo di un equilibrio delicatissimo:
basta un passo falso per essere banali,
un passo troppo deciso per rasentare
l’esagerazione. Nel mezzo c’è la perfezione e la meraviglia della cliente”,
continua Salerno mentre illustra i suoi ultimi
modelli. Tra questi c’è anche il progetto di un
abito con inserti in pelle bianca: l’eleganza in
una innovativa chiave ‘aggressiva’. Design e
sperimentazione costituiscono il valore aggiunto nelle sue creazioni.
“Ogni abito deve parlare di chi lo indossa, comunicare il proprio essere”,
spiega ancora Salerno, che nei suoi modelli - tutti pezzi unici - coniuga tutti i
suoi saperi. Laureato in Scienze della
Comunicazione e Fashion Designer all’Istituto Europeo di Design IED di Roma, Salerno è in grado di far dialogare,
con creatività e professionalità, il linguaggio dello stilista con quello del comunicatore. Femminista post-litteram,
Salerno intende trasferire i punti cardine dell’alta moda nel mondo-sposa creando l’abito ideale per una donna moderna, padrona del
suo tempo e della sua
femminilità. Creazioni
che avvolgono in sete
e organze leggere caratteri
ed individualità spiccate;
pizzi e dettagli preziosi che
arricchiscono personalità
forti e decise, ma non per questo meno romantiche. “Io cerco di
portare nel mondo-sposa il design,
con un’attenzione costante ad estetica, femminilità, qualità dei tessuti. La mia sposa è diversa: non è stereotipata, né condivide linee comuni a tutte”. Per quanto riguarda le sue
creazioni, invece, dopo anni di regime color
seta, champagne ed ecrù, “c’è un ritorno al
bianco ottico, al colore puro, l’unico in grado
vestire la sposa di luce. Ultimamente sto lavorando molto su modelli ‘a sirena’, che prediligo in quanto estremamente femminili. Il
mio lavoro, poi, prosegue incessante nello studio e nella ‘costruzione’ dei bustier, costantemente migliorati e rinnovati. Stilista apprezzato ed affermato nel pret-à-porter, con
numerosi punti vendita aperti nel centro e sud
Italia (Foggia, Roma, Brindisi, Pescara e Porto Cervo) Salerno entra nel mondo-sposa con
le competenze che gli hanno già garantito il
successo, e lo fa con un nuovo spazio espositivo a Foggia, al Villaggio Artigiani, da dove
parte la sua nuova avventura. Accanto a lui,
uno staff sempre in evoluzione, altamente qualificato e referenziato,
“mani sapienti” che aggiungono alla perfezione del lavoro artigianale il design e
lo stile inconfondibile del
giovane fashion designer
foggiano. “Difficilmente disegno su carta. I miei abiti
nascono sul manichino, ispirati dalle linee della figura femminile”, spiega. “Sono attentissimo
ai dettagli e soprattutto alla qualità. Tutto
con uno sguardo sempre attento al prezzo finale, assolutamente accessibile. “Perché conclude - l’abito perfetto non è necessariamente l’abito più costoso, ma quello che racconta chi lo indossa”.
12
febbraio
duemiladodici
publiredazionale
Speciale sposi 2012
Tessuti, tendaggi, complementi d'arredo e lista nozze: esperienza, buon gusto e qualità
La casa dei sogni è firmata “Busatti”
Le tendenze
della moda e
la sapienza del passato
Eleganza, qualità, durata nel tempo. In
una sola parola: Busatti. Nome storico nel
campo dei tessuti fin dal 1842, a Foggia da
nove anni ha il suo piccolo angolo, il suo mercato di nicchia grazie a Maria Luigia Rizzi.
Nato in corso Cairoli, da poche settimane il
marchio toscano si mette in bella mostra in
via Arpi, nel cuore della città. E’ la tappa obbligata per chi vuole personalizzare la propria
casa con tessuti e complementi chic e pregiati. Da oltre due secoli ad Anghiari (comune in provincia di Arezzo) si lavorano artigianalmente fibre esclusivamente naturali.
Dopo più di duecento anni lino, lana, canapa
e cotone vengono ancora confezionati con
telai a navetta (in Italia non lo fa più nessuno!)
per poi essere rifiniti rigorosamente a mano
e diventare così pezzi unici, vere e proprie
opere d’arte con cui impreziosire in maniera
raffinata ogni angolo della casa. A partire
dalla cucina dove i colori caldi dei servizi in
ceramica, delle tovaglie e dei set all’americana danno tepore ai momenti di incontro.
Per chi, invece, ama il brio con classe Busatti offre un vasto assortimento di variopinti canovacci con motivi floreali e cestini scaldapane in vimini e stoffa. Per la camera da letto
l’azienda toscana propone non soltanto copriletti e cuscini di classe, ma anche semplici tessuti di arredamento per soddisfare i palati più esigenti e creativi. Ma la griffe aretina
strizza l’occhio anche alla praticità, senza dimenticare il buongusto. Agli asciugamani
con frange, il top per dare un tocco glamour
al bagno, affianca i più pratici e moderni accappatoi e teli a nido d’ape.
Una casa Busatti è un sogno. Lo sa bene
Maria Luigia Rizzi, fedele al marchio da quasi dieci anni (è esclusivista per l’intera provincia di Foggia). Sceglie personalmente gli
articoli da vendere nel suo “atelier” e segue
le proprie clienti passo dopo passo, dalla scelta dei tessuti o dei complementi fino alla “posa” in casa. Non è, quindi, una semplice venditrice, ma una sorta di “personal house
shopper”, una imprenditrice che “coccola”
e fidelizza chi si rivolge a lei. Eppure, come
lei stessa riconosce, non è sempre stato così.
“E’ stato alquanto difficile – ammette – far
capire cosa vendevo. Bisogna riconoscerlo, la
prima cosa che salta agli occhi quando si deve fare un acquisto, è sempre il prezzo e la
linea Busatti non ha certamente un listino
concorrenziale. Ma i prezzi un po’ sopra la
media sono ben ripagati dalla bellezza, dalla qualità e dal fatto che un oggetto Busatti è
per sempre. Praticamente indistruttibile”.
Ma chi la dura la vince e con la determinazione che la contraddistingue, alla fine ce
l’ha fatta. Oggi Maria Luigia ha la sua clien-
tela. Una clientela sicuramente destinata a
crescere. Anche perché il suo non è solo un
punto vendita Busatti. L’ amore per il bello
l’ha portata a commerciare anche arredi
“shabby chic” (mobili dall’aria volutamente
“trasandata” e invecchiata grazie a graffiature e screpolature). Il segreto di questo successo è “esserne convinti”. “Io sono la prima ad apprezzare e a credere in quello che
vendo” confessa. E difatti il prossimo obiettivo (dopo l’inaugurazione della nuova sede
in via Arpi con la partecipazione della stessa famiglia Busatti) è quello di aprire, comu-
nicante con il negozio, un laboratorio dove
mostrare dal vivo il lavoro certosino che fa di
“Busatti s.r.l.” uno fra i più grandi marchi del
“made in Italy”.
febbraio
duemiladodici
Speciale sposi 2012
13
Gli addobbi variano a seconda delle locations
Chiari, freschi,
dolci... fiori
Nel wedding day sono
i messaggeri dei nostri
delicati messaggi di
eleganza e di stile
Da sempre l’idea delle nozze è accompagnata da un’immagine floreale: i fiori d’arancio sono il simbolo del matrimonio e rappresentano purezza e augurio di fertilità. Allegri,
romantici, silenziosi, protagonisti discreti dell’evento, i fiori sono i profumati e colorati spettatori del giorno più importante della nostra
vita e avvolgono tutta l’atmosfera del matrimonio in un abbraccio dolce e caldo. Proprio
poiché i fiori sono i veri alleati della sposa, la
loro scelta non può essere casuale, ma strettamente legata al luogo della celebrazione del
rito nuziale e allo stile che si vuole dare al matrimonio. Se scegliete di convolare a nozze in
una chiesa moderna, ricordate una sola regola: riscaldare ad arte l’atmosfera piuttosto fredda di questi ambienti. Scegliete un colore di
base e variate per gradazione. Naturalmente
il bianco è quello che vi offre più alternative,
virate verso il lilla per un tocco moderno, verso lo champagne per uno più chic, verso le
nuance dei rosa per un’atmosfera più romantica, verso il verde per una ventata di freschezza. L’imponenza di
una cattedrale obbliga alla scelta
di fiori importanti, sì quindi ai volumi e alle infiorescenze maestose
dei lilium, delle rose e delle peonie. Una graziosa chiesetta di campagna non necessita di scenografie molto importanti e strutturate.
Ideali sono fiori dalla struttura
semplice come la camomilla o il
papavero, da abbinare a materiali naturali quali la garza e la rafia,
per composizioni fresche, leggere come nuvole e soprattutto lavorate in modo spontaneo.
Per chi decide di sposarsi con rito civile,
una soluzione decisamente chic e poco impegnativa sono le decorazioni monofiore da legare allo schienale delle sedute. Particolar-
mente adatte le rose a gambo lungo oppure
le orchidee dai colori insoliti.
Per l’addobbo floreale del ricevimento non
è affatto necessario riprendere il tema della
cerimonia. Una maestosa villa d’epoca richiede un allestimento altrettanto rigoroso e fiori
dalla struttura importante. Un’idea potrebbero essere le mille varietà di rose da giardino, le
peonie, i riscoperti gladioli lavorati a grossi
gruppi o i fiori molto profumati e inebrianti come il gelsomino. Se il ricevimento è in stile
country-chic create un allestimento tutto “aromatico” utilizzando la salvia, il rosmarino, la
menta e integrate poi con elementi scenografici in tema: grosse balle di fieno con cuscini
per angoli di relax all’aperto. Gli ambienti moderni, spesso ex capannoni industriali tramutati in
loft, sono come una meravigliosa scatola vuota dove poter allestire il vostro
sogno. Ricreate una serra
tropicale, con carnosi fiori
di loto e farfalle sospese a
mezz’aria o un romantico
giardino d’inverno popolato da rose e orchidee.
Quando il periodo lo consente, poi, prestate attenzione alla stagionalità, eviterete note stonate e
scongiurerete i costi delle primizie. Poiché la
stagione alle porte è la primavera, ricordate i
primaverili iris, le fresie, molto profumate, gli
eleganti gigli, le calle, le delicate camelie e le
intramontabili rose.
Emanuela Cafaro
Il bouquet, una scelta tutta personale
L’acquisto del bouquet della sposa è a carico dello sposo, che si preoccuperà di farglielo
consegnare dal fioraio o da un suo testimone
la mattina delle nozze o, in alternativa, sarà lui stesso a consegnarglielo all’ingresso della
chiesa. Per tradizione il bouquet
rappresenta infatti l’ultimo regalo da fidanzati che la coppia si
scambia. Da sempre simbolo di
nozze, il bouquet è quell’oggetto che le spose
terranno con loro per tutta la cerimonia, sia
essa religiosa che civile. Questo è l’unico consiglio che ci sentiamo di darvi in merito alla
scelta di questo accessorio fondamentale: an-
dando un po’ controtendenza, non vi vogliamo dare regole generali per la scelta del bouquet della sposa come: “se la sposa è alta, se
è magra, se è slanciata allora scegliere questa o quella varietà”. La
sola indicazione che vi diamo è di
scegliere esclusivamente in base al
vostro gusto e al vostro carattere,
perché il bouquet è l’elemento, dopo
il vestito, che più rappresenta la vostra personalità. Un’idea carina potrebbe essere quella di considerare la possibilità di
mantenere una tradizione familiare e di onorare la madre o la nonna portando gli stessi
fiori che scelsero per il loro bouquet.
e.c.
14
febbraio
duemiladodici
Speciale sposi 2012
RISTRUTTURARE CASA
Due cuori e un... architetto
Non partite mai dal presupposto
che una casa, per essere bella, debba per forza passare dalle mani di
un architetto. Pensate invece che
sistemare il vostro nido sarà
un’esperienza piacevole, un momento importante da condividere
e un’occasione unica per esprimere la vostra creatività di coppia. Tenete poi presente che dialogare,
scambiarsi opinioni, consultare riviste, visitare negozi d’arredo, è più
che sufficiente per raggiungere risultati eccellenti. Se poi disponete
di tempo per cercare con calma ciò
di cui avete bisogno, è chiaro che
sceglierete colori e materiali con
maggiore sicurezza, alla giusta cifra. L’architetto si rende invece indispensabile quando nella vostra
futura casa non ci sono da risolvere
È meglio occuparsi personalmente di
sistemazione e arredo o è preferibile
rivolgersi a un serio professionista,
esperto di spazi, decori, colori e
pratiche? Prendete nota!
solo problemi di normale manutenzione. In presenza di lavori straordinari (e significativi), l’intervento di un esperto si rende
indispensabile. E, a conti fatti, un
professionista preparato e disponibile vi farà risparmiare: sicuramente tempo, certamente arrabbiature, e in alcuni
casi anche denaro.
Il termine “manutenzione straordinaria” implica
modifiche murarie,
lavori per i quali occorre richiedere
speciali permessi.
Solo l’architetto, oltre ad avere le capacità progettuali,
conosce norme e
formalità per com-
pilare le pratiche da sottoporre agli uffici del Comune. Quando poi si rendono necessari interventi consistenti, da
affidare a un’impresa, il suo lavoro
è determinante. Va coordinata
l’opera delle maestranze e rispettati tempi e costi. Diversamente ci si
può trovare in una situazione difficile da controllare. È consigliabile
dunque valutare ogni aspetto.
LE REGOLE AUREE
Se avete deciso di rivolgervi a
un professionista, è fondamentale
che vi fidiate di lui. Ma se non riuscite a stabilire subito un’intesa, è
opportuno (per voi e anche per lui)
che ne troviate un altro: meglio fermarsi subito, se l’accordo non è più
che completo.
L’architetto-amico presenta si-
curamente
dei vantaggi. È molto
probabile che siate sulla stessa lunghezza d’onda e che riusciate a comunicare meglio con lui.
Considerate però che un’eccessiva
confidenza può generare inconvenienti: non poche persone hanno
rotto sodalizi decennali con l’amico architetto.
In tutti i casi, già al primo incontro, bisogna presentarsi con le
idee chiarissime. Meglio abbondare in partenza con le richieste, più
che dettagliate. Evitate di proporre troppi cambiamenti a lavori iniziati e compilate un elenco scritto
di tutti i “desiderata” per ogni sin-
golo ambiente.
Volete inserire alcuni mobili di famiglia? Fornite le
misure di credenze
e trumeau: l’architetto valuterà le coordinate volumetriche per inserirli al meglio. È bene
anche informarvi per tempo circa la durata dei lavori:
stipulate un vero e proprio contratto con l’impresa, onde evitare sorprese.
Un altro punto importante: il
preventivo. Con attenzione, anzi,
pignoleria, valutate i costi delle singole voci del capitolato, che deve
comprendere tutto. Sappiate, poi,
che per quanto riguarda i compensi, gli architetti, di norma, fanno riferimento a un tariffario ufficiale. A
meno che non si tratti di Renzo Piano o di Frank Gehry … tutto è relativo! Forse, ammesso che riusciate
a contattarli, è probabile che vi dicano che sono impegnati per i prossimi cinquant’anni.
febbraio
duemiladodici
Speciale sposi 2012
15
DI CRISTINA CUCCI
WEDDING PLANNER
Il decalogo della perfezione
Matrimonio senza stress
Dieci consigli utili per organizzarlo in tutta tranquillità
Dopo aver aspettato di incontrare l’uomo ideale, finalmente arriva il momento tanto atteso: la proposta di matrimonio.
Fissare la data segna l’inizio di quel percorso tanto sognato fin da bambine. Ma come
per tutte le cose belle, c’è il rovescio della
medaglia. E’ il tempo il compagno tiranno:
all’inizio sembra essercene abbastanza e invece i giorni scorrono veloci mentre tante sono le cose ancora da decidere e da fare. Ma co-
1
Budget
Definire il budget di spesa per
l’intero matrimonio.
2
Stile e tema
Se si definisce in primis lo stile
e il tema del matrimonio sarà
più semplice decidere tutto il
resto.
3
Chiesa e location
La scelta della prima deriva più
da un legame familiare che dal
gusto estetico. Sulla seconda invece, spazio alla fantasia e alla
possibilità di scegliere la location
più consona ai gusti degli sposi.
4
Fioraio
Non sottovalutare l’effetto di un
buon allestimento floreale, ovviamente curato nei minimi dettagli dal bouquet della sposa alla chiesa, alla location del
ricevimento.
Fotografo
Prestare molta attenzione a chi
ci si affida per il servizio fotografico. Tanti flash potrebbero
stancare, ma quando il matrimonio sarà finito, quello che riporterà in vita i ricordi saranno
proprio le foto, tanto belle quanto efficiente e professionale sarà il fotografo
5
6
me riuscire a non farsi prendere dall’ansia,
a pensare a tutto nei minimi dettagli e godersi il giorno più bello della vita?
La cosa migliore sarebbe avvalersi di una
Wedding Planner, ossia un’organizzatrice di
matrimoni. Una professionista del settore che
possa accompagnare, aiutare gli sposi, proporre idee e soluzioni in base al budget di
spesa, consigliare i fornitori più adeguati e
soprattutto coordinare con estrema atten-
7
zione la giornata della cerimonia rendendola perfetta e memorabile. Quindi sarà la stessa organizzatrice a preoccuparsi dell’agenda
del matrimonio e, soprattutto, a curare la regia dell’evento.
Se invece siete brave nell’organizzazione, non vi spaventa lo stress del gran giorno
e siete dotate di forte creatività, allora ecco
10 consigli per aiutarvi nell’organizzazione
del vostro matrimonio.
9
Abito e accessori
L’abito dello sposo sicuramente è importante, ma inutile negarlo, quello della sposa ha il
ruolo da protagonista. Se riesce
a trovare l’abito unico, fatto apposta per lei, il sogno si avvera.
8
Trucco, parrucco e relax
Scegliere con cura a chi affidare il proprio aspetto quel giorno è fondamentale. Quindi via
libera ad un trucco sapiente, ad
un’acconciatura che risponda
ai desideri della sposa e, perchè
no, ad una giornata di relax prima del matrimonio, per essere
rilassate e ancor più belle.
Per i vostri quesiti:
[email protected]
Tel. 0881.563324
Inviti, partecipazioni e bomboniere
C’è chi le predilige classiche, chi
colorate, chi inserisce le proprio
foto. Qualunque sia la scelta,
l’importante è che siano adeguate al tema scelto e spedite tra
i 60 e i 30 giorni prima. Per le
bomboniere, essendo un ricordo del matrimonio, optare magari per qualcosa di utile, piuttosto che per un oggetto
“raccogli polvere”.
Ricevimento, animazione e
wedding cake
Per ogni coppia di sposi esiste un
tipo di ricevimento perfetto. Le
varianti sono tante: aperitivo, ricevimento di giorno, serale, a
buffet, con servizio, con animazione, con un gruppo musicale.
Magari è opportuno prendere
spunto da qualche matrimonio a
cui si è assistito. La raccomandazione più insistente è però per
la wedding cake. E’ infatti la torta la protagonista della chiusura
del matrimonio e sarà il ricordo
più dolce. Va dunque scelta con
cura, prediligendo quella a più
livelli e presentata con l’adeguata scenografia.
10
Auto, fedi nuziali, lista nozze Si
tratta di scelte da fare con attenzione e con largo anticipo
perché sono i dettagli a rendere
unico il grande giorno.
16
febbraio
duemiladodici
Speciale sposi 2012
Molto apprezzata la possibilità
di inserimento nella lista nozze
Il Viaggio dei sogni
Suggerimenti per una luna di miele perfetta
Il viaggio di nozze
è, da sempre e per
sempre, il Viaggio della vita. Quello del
mondo da scoprire insieme mano nella mano, da guardare attraverso gli stessi occhi,
specchi riflessi di un
sentimento che non
potrà che crescere. E’
allora un viaggio che va organizzato e pianificato in ogni dettaglio, espressione della personalità della coppia: obbligatorio il passaggio
attraverso le agenzie specializzate, per evitare
sgradite e terribili sorprese. Ma “ i clienti arrivano nella nostra agenzia spesso impreparati”
spiega Debora Colamussi, titolare di “B.V.
Viaggi”.“ Nella scelta della località, infatti, è
necessario informarsi sul periodo climatico migliore, perché vanno considerate attentamente le stagioni delle piogge o il caldo eccessivo.
E non vanno trascurati altri fattori come il passaporto da fare o rinnovare e le eventuali vaccinazioni “ sottolinea. La sua agenzia cura molto l’aspetto psicologico nella preparazione e
nella personalizzazione del viaggio, nella soddisfazione del più piccolo (apparentemente)
desiderio, grazie alla collaborazione con i principali tour operator.
Ma quali sono le mete più gettonate? Nonostante i terribili fatti di cronaca, la crociera
resta in cima ai desideri dei novelli sposi. Quel-
la classica nel Mediterraneo,
un romanticissimo giro via
mare che tocca le coste di
Francia, Spagna, Baleari e
Tunisia appare ancora l’ideale per lasciarsi finalmente alle spalle tensione e preoccupazioni. Non meno rilassante
un viaggio nell’Adriatico per
visitare Croazia e Isole greche, non meno intrigante un
giro nel nord Europa, per visitare i fiordi norvegesi e le città baltiche. Ma nei periodi invernali le mete più stuzzicanti restano sempre le
Canarie e i Caraibi. Per le coppie amanti della
tradizione gli Stati Uniti continuano a essere la
meta più gettonata, indipendentemente dall’età e dallo status: le formule proposte poi sono variegate e interessanti, dalla ‘classica’ New
York e Cascate del Niagara al tour nei parchi,
dal ‘fly e drive’agli abbinamenti città-isole.
Semplice questione di gusto e di budget, insomma. Si confermano Santo Domingo, Bahamas e Antigua, le esotiche e oniriche Mauritius
e Seychelles. Cresce l’interesse per Australia,
Polinesia e Fiji, anche se ancora rimangono ancora appannaggio di una nicchia ristretta e che
non bada a spese. Molto apprezzata dalla clientela, infine, l’opzione della lista nozze: la possibilità in pratica per parenti e amici di contribuire al pagamento del viaggio scelto dalla
coppia attraverso quote libere.
a.d.
Very original wedding
NOZZE NEL MONDO
L’IMPORTANTE È STUPIRE
SPOSA VOLANTE …..
MATRIMONIO ENTUSIASMANTE
In alcune regioni d’Italia non si è per nulla abituati agli eccessi di stravaganza applicati
alla cerimonia nuziale. Nel Bel Paese si preferisce ancora restare legati alla sobria tradizione che vuole gli sposi vestiti in abito elegante. Ci sono posti
nel mondo, però, dove
l’originalità è di casa e
dove stupire è un must
assoluto. Un esempio
davvero esilarante è la
coppia di sposi vestita
da Shrek e Fiona in occasione delle loro nozze. Provate ad immaginare quale possa
essere la reazione del
pubblico astante di
fronte a due novelli sposini tutti tinti di verde! Senza ombra di dubbio questa trovata batte, nel campo del mai visto, qualsiasi altra stravaganza degli ultimi tempi.
In Italia ciò sarebbe impensabile soprattutto per i riti religiosi che comportano serietà, eleganza e sobrietà.
Proprio in mancanza di sobrietà hanno
peccato altri nubendi che per la propria cerimonia hanno optato per una sposa ultra sexy
con giarrettiera in vista e seno prorompente.
Capelli neri e ricci abbondanti sulle spalle e
tacchi a spillo di altezza non indifferente.
Come dire, ad ognuno il proprio matrimonio… eppure, semplicemente guardando
le immagini, ci si rende subito conto di come
Chi di voi avrebbe mai pensato di giungere in chiesa a bordo di un elicottero?
Oggi non è più solo un sogno, poiché le
aziende addette al noleggio di “macchine volanti” si stanno dando
un gran da fare per rendere il matrimonio ancora più originale.
Volare è il sogno più
antico dell’uomo: la voglia di libertà, di farsi
coccolare dal vento, di
sentire l’aria fresca sulla faccia ha catturato la
fantasia di molti … anche degli sposi. Ogni
donna desidera dare al
proprio matrimonio
un’impronta tanto romantica quanto originale. Per questo, se fino
a qualche tempo fa si riusciva solo ad ottenere che un elicottero portasse a zonzo il vostro messaggio d’amore, oggi si può addirittura ottenere di giungere in chiesa evitando
il traffico cittadino.
Sicuramente più veloce della classica auto, ma anche più oneroso. Basti pensare che
il noleggio di un cinque posti si aggira intorno ai 1.500-2.000 euro!
Certo, soldi ben spesi se solo proviamo
ad immaginare la faccia sbalordita degli
ospiti di fronte a cotanta opulenza!
L’emozione del volo verso l’altare è qual-
il rito vada a perdere molto quando gli si toglie
quell’alone magico da favola.
Sempre in materia di inusuale è la sposa
gothic, vestita di nero e rosso con trucco notevolmente accentuato, tipico di questa corrente di pensiero. Senza ombra di dubbio
ognuno è libero di sposarsi come preferisce
ed è proprio grazie all’esaltazione di questo
modo di fare che il matrimonio sta uscendo
fuori dai canoni di moda rigidamente rispettati fino ad ora. Più che un rito intimistico e religioso, le nozze stanno seguendo la scia della spettacolarizzazione: tutto deve essere fatto
in maniera tale da lasciare un segno; l’importante è far parlare di sé. In Italia queste tendenze sono ancora ben lontane dall’attecchire, mentre in America, in Inghilterra o in
Oriente nulla fa più scalpore.
cosa di unico e indimenticabile, qualcosa che
dona al matrimonio un tocco in più di glamour. Sono le coppie giovani ad optare per
queste alternative inusuali, ma non mancano i fidanzati attempati.
Prima di scegliere una soluzione così fuori dal comune è bene accertarsi che ci sia realmente lo spazio per atterrare … altrimenti
diventerà davvero difficile per la sposa riuscire a presenziare alla cerimonia!
E gli sposi che vogliono il colpo di scena
all’americana? Beh, per loro invece dell’arrivo
in elicottero c’è la partenza appena finita la
cerimonia, salutano parenti ed amici e volano verso il loro viaggio di nozze, lasciando
agli altri la facoltà di festeggiare come meglio
preferiscono.
febbraio
duemiladodici
Per migliorare i movimenti del paziente
FISIOTERAPISTA
DI NOEMI TIZZANO
Patologia e protesi dell’anca
L’intervento
permette il recupero
di una buona
qualità di vita
L’anca è l’articolazione prossimale dell’arto inferiore. Situata a livello del bacino, collega la testa del
femore con la cavità acetabolare.
L’anca appartiene alla famiglia delle enartrosi, è infatti un tipo di articolazione che ha due superfici articolari, una concava e una convessa,
tenute a contatto da una capsula fibrosa rinforzata da legamenti.
Le enartrosi sono le articolazioni più mobili del corpo umano: permettono movimenti di flessioneestensione, adduzione-abduzione,
intrarotazione-extrarotazione e circonduzione. A causa della sua grande mobilità e poiché sopporta carichi
notevoli (essendo situata in un punto strategico del nostro corpo che riceve influenze sia dal basso che dall’alto), l’anca è un’articolazione
spesso soggetta a patologia degenerativa. Dalla zoppia al dolore, dalla limitazione funzionale agli esiti
di fratture e lussazioni dell’articolazione stessa, molteplici sono i sinto-
mi e i segni clinici che indirizzano
verso una protesi dell’anca. Gli scopi di una protesizzazione di anca sono quelli di ottenere una “nuova anca” stabile, non dolente, con una
buona articolarità, che possa
permettere al paziente di
svolgere le proprie attività
quotidiane senza particolari
problemi inoltre deve durare nel tempo e non determinare fenomeni di intolleranza.
L’intervento di protesi
d’anca permette il recupero
di una buona qualità di vita,
con una sopravvivenza degli impianti che supera il 90% a 10
anni e permette di risolvere o alleviare sensibilmente la sintomatologia dolorosa e migliorare le capacità fisiche e le prestazioni motorie del
paziente. Gli interventi di sostituzione protesica dell’anca possono
essere classificati in tre tipologie: la
sostituzione totale o artroprotesi,
che prevede
di intervenire su entrambe le
componenti
articolari, femorale
e
acetabolare
la sostituzione parziale,
comunemente indicata con il termine endoprotesi, riservata al trattamento delle fratture mediali del collo del
femore, che permette di preservare
l’acetabolo la revisione, o riprote-
sizzazione, che prevede la sostituzione di un dispositivo precedentemente impiantato. Al termine del
periodo di degenza in ospedale, il
paziente può far ritorno a casa o può
essere trasferito per un breve periodo in una struttura specifica per continuare il trattamento riabilitativo
che avrà come obiettivi la preven-
Provoca oltre tre milioni di morti all’anno
Per i vostri quesiti:
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Tel. 0881.563326
zione dei rischi dell’allettamento, il
recupero della forza muscolare, dell’articolarità, della coordinazione e
dello schema del cammino, tanto
più difficili da ottenere quanto più
la situazione dell’arto era compromessa prima dell’intervento. Al ritorno dall’ospedale il paziente potrà gradualmente riprendere le
proprie attività della vita quotidiana e in seguito tornare all’attività lavorativa ed eventualmente sportiva
dopo l’assenso del proprio medico
specialista curante. E’ importante
ricordare che la nuova articolazione dell’anca è relativamente “non
protetta” fino a quando la muscolatura dell’arto inferiore non avrà riacquisito un adeguato tono muscolare.
Fino ad allora, movimenti involontari
o non corretti potrebbero provocare la lussazione delle componenti
protesiche. Per tale motivo è utile
che il paziente impari quali movimenti dovrà evitare e quali accorgimenti dovrà adottare nel primo periodo postoperatorio. In particolare
la flessione ad angolo retto, chinarsi a raccogliere oggetti a terra con il
ginocchio dell’arto operato esteso,
la rotazione all’interno dell’arto operato, chinarsi in avanti quando si è
seduti, accavallare le gambe, sedersi su sedili bassi con l’anca eccessivamente flessa sono movimenti
da evitare in quanto possono facilitare la lussazione dell’anca.
MEDICO CAV
DI ANNA LEPORE
Il monossido di carbonio
Per i vostri quesiti:
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Tel. 0881.563326
Attenzione a scaldabagni e stufe a gas, impianti di riscaldamento
difettosi, camini e cucine posti in locali poco ventilati
In periodi di freddo intenso aumenta la necessità di riscaldare le
abitazioni e può aumentare di conseguenza anche il rischio di intossicazioni da monossido di carbonio
se gli impianti termici utilizzati sono difettosi o se si ricorre a sistemi di
riscaldamento di fortuna.
Il monossido di
carbonio è un gas
incolore, inodore,
insapore, non è irritante e, proprio per
queste ragioni, è pericoloso. Ma nonostante ogni anno in
autunno e in inverno pagine intere di
cronaca riportino
casi di morti per
asfissia, si continua
a morire di esalazioni domestiche a causa di questo gas
e si dimentica spesso la rilevanza
degli incidenti domestici: 3 milioni
e 8 mila morti all’anno. Su 100 decessi per infortunio, ben 56 avvengono negli ambienti di vita “casa,
scuola e sport”, 7 sul lavoro e 37 nel
traffico. Il monossido di carbonio si
sviluppa in tutti i processi di combustione e in particolare, quando la
combustione è più difficile, negli
ambienti chiusi o quando la temperatura di combustione è più bassa. E’ il caso diffuso di scaldabagni
a gas, stufe a gas o a legna, impianti di riscaldamento difettosi, oppure di camini e cucine posti in locali
chiusi o poco ventilati. Siamo abituati a sentire l’esigenza di aprire
la finestra e cambiare aria quando
sentiamo odori più o meno molesti.
Nel caso di aumento delle concentrazioni di monossido di carbonio,
nessuno dei nostri sensi ci può allarmare e non avvertiamo la necessità di reagire.
I sintomi di intossicazione sono
alquanto generici: cefalea, vertigini, senso di stordimento, affanno,
indebolimento della vista, sonno-
lenza fino al coma. Difficile è solitamente per il soggetto intossicato
ricondurre queste sensazioni alla
cattiva combustione di una stufa,
specie se sta riposando o dormendo.
Un’altra caratteristica spiega perché il monossido di carbonio è tanto pericoloso: una volta inalato, si
combina con l’emoglobina meglio
dell’ossigeno dell’aria ( 200/300
volte di più). Questo fa sì che venga
trasportato dal sangue nel corpo, in
particolare al cervello, al cuore e
agli altri organi più sensibili alla carenza di ossigeno, provocando in
tempi relativamente brevi la morte per asfissia.
La prevenzione prima di tutto
La verifica del corretto funzionamento e la corretta manutenzione degli apparecchi di combustione
presenti nell’abitazione è la prima
misura di prevenzione. Se gli apparecchi sono datati, consigliamo
la verifica tutti gli anni, all’inizio
della stagione fredda. Per legge,
nei locali che ospitano impianti di
combustione è obbligatoria la bocchetta di areazione che garantisce
l’afflusso di aria esterna ossigenata.
La bocchetta, di dimensioni definite, non deve mai essere otturata o
coperta da mobili o tende, anche
d’inverno quando fa freddo. Attenzione alle stufe trasportabili e a non
usarle mai in locali chiusi.
Cosa fare in caso di intossicazione
• Aprire subito porte e finestre e fare aerare l’ambiente
• Condurre gli intossicati all’aperto
o in locali ventilati
• Telefonare immediatamente al
118 che provvederà a soccorrere gli
intossicati e metterà in atto i provvedimenti consigliati dal Centro
Antiveleni.
17
in poche
parole
A caccia di tè
Davvero interessante per gli
amanti del tè sono i dati emersi
da alcune ricerche pubblicate su
leonardo.it. A quanto pare il tè
bianco che è un tipo di tè non fermentato ed originario della Cina, sarebbe ricco di antiossidanti, polifenoli e flavonoidi con una
nota azione antinvecchiamento.
Secondo uno studio effettuato a
Londra, esso avrebbe, oltre a
proprietà diuretiche ed antiobesità, la capacità di ritardare l’invecchiamento cellulare e di ridurre il rischio di tumori, malattie
cardiache ed infiammatorie come l’artrite reumatoide.
Tale studio ha esaminato
ventuno piante ed erbe ad azione antinvecchiamento, mettendole poi a confronto con il tè
bianco; quest’ultimo si è rivelato più efficace nel bloccare l’azione dell’elastasi e della collagenasi, che sono due enzimi che
indeboliscono alcune proteine.
La prima va ad indebolire la proteina che conferisce l’elasticità
alla pelle, ai polmoni ed alle arterie, la seconda invece, colpirebbe il collagene, ossia la proteina che rinforza e sostiene i
tessuti connettivi, come il derma.
Ma non solo il tè bianco è salutare. Su informazione.it sono apparse le virtù benefiche del tè
rosso che secondo alcuni ricercatori dell’Università Rovira i Virgili di Reus, in Spagna, sarebbe in
grado di aiutare la digestione, limitando l’assorbimento dei grassi in eccesso e delle calorie di
troppo.
La ricerca pubblicata su Phytomedicine, ha scelto il tè per le
sue caratteristiche principali,
cioè l’essere poco calorico e ricco
di polifenoli.
L’esperimento è consistito
nella somministrazione di tè rosso a due gruppi di topi, di cui uno
nutrito secondo una dieta sana
ed equilibrata e l’altro con cibi
grassi e molto calorici. Sui topi
alimentati correttamente gli studiosi non hanno notato benefici,
mentre negli altri il tè si è dimostrato ottimo per la digestione,
aumentando la quantità di succhi gastrici ed aiutando l’espulsione delle tossine, garantendo
così una protezione al fegato dal
surplus di grassi. Il tè rosso aveva inoltre abbassato i livelli del
colesterolo, dei trigliceridi e degli acidi grassi nel sangue. Dunque che sia bianco o rosso, un
buon tè, bevuto sia a colazione
che nel pomeriggio, come fanno
gli inglesi, non può fare altro che
apportare grandi benefici.
Elisabetta Ciavarella
18
febbraio
duemiladodici
in poche
parole
Ipertensione?
Pillola di sera
Dallo studio di un gruppo di
ricercatori dei Laboratori di
Bioingegneria e Cronobiologia
dell’Università di Vigo, in Spagna, pubblicato sul Journal of the
American Society of Nephrology e di cui ne ha trattato il Corriere della Sera, risulta che alcuni farmaci, non tutti, sono più
efficaci se presi alla sera.
Sono state esaminate 660
persone con insufficienza renale
cronica. A parità di condizioni
iniziali, quelli a cui è stato raccomandato di prendere almeno
una delle pillole prescritte alla
sera invece che alla mattina,
hanno avuto nei cinque anni successivi un numero di eventi cardiovascolari gravi inferiore di
quasi il 70% rispetto agli altri. Si
tratta non solo di infarti ed ictus,
ma anche di attacchi di angina,
scompensi cardiaci ed occlusione delle arterie che vascolarizzano gli arti inferiori e la retina. La
pressione arteriosa segue un ritmo circadiano, con un calo durante il riposo notturno ed un picco prima del risveglio.
Per tale motivo la pastiglia
presa con la prima colazione comincia a perdere effetto proprio
nelle prime ore del mattino seguente e cioè quando la pressione è fisiologicamente più alta e
con un rischio di infarto che potrebbe aumentare. Esiste inoltre,
l’ipertensione da “camice bianco”, un aumento transitorio dei
valori di pressione, che si registra negli ambulatori medici in
persone particolarmente emotive, ma che si normalizza al loro
ritorno a casa. Esistono anche i
“falsi sani”, la cui pressione misurata durante il giorno appare
nei limiti, ma con un rialzo notturno che aumenta il rischio cardiovascolare.
Per abbassare quindi la pressione arteriosa non occorre aumentare la dose o il numero di
medicine da prendere; in molti
casi è sufficiente assumerle al
momento giusto, cioè alla sera
prima di addormentarsi. Così
possono tenersi meglio sotto controllo i valori di minima e di massima, con notevole riduzione del
rischio di infarto. Ma l’effetto positivo della somministrazione serale della terapia anti-ipertensiva si manifesta anche nella
popolazione generale, non solo
nelle persone in cui la pressione
non scende durante la notte, secondo Giuseppe Remuzzi, direttore del Dipartimento di Medicina Specialistica e dei Trapianti
degli Ospedali Riuniti di Bergamo.
Elisabetta Ciavarella
PSICOLOGA GIURIDICA
Un mezzo per negare la realtà
DI INES PANESSA
La bugia del bambino
Per i vostri quesiti:
[email protected]
Tel. 0881.563326
Nasce da motivazioni psicologiche che è compito dei genitori comprendere
Bugie e menzogne ci accompagnano dall’infanzia alla vecchiaia.
Avvicinandosi al concetto “bugia”
il tentativo è soprattutto quello di
discernere la motivazione che induce un bambino a raccontarla, offrendo un punto di vista che stimoli molteplici letture del senso della
bugia del bambino.
In primis è a se stesso che il fanciullo racconta una bugia. Ciò accade, ad esempio, quando pensa
“come se fosse”, fingendo di essere qualcosa di diverso da ciò che é o
crede di essere. E’ l’inizio dell’immaginazione, della creatività, del
gioco che aiuta a conoscere se stesso e gli altri. La realtà si fonde e si
confonde con l’illusione e il bambino si confonde con il prodotto della
sua fantasia. La “bugia narrativa”
appare quindi un’evoluzione mentale che accresce gradatamente
l’autonomia e l’indipendenza.
Raccontare qualche bugia é essenziale per crescere,
per superare l’insicurezza
o l’ansia per la propria prestazione, osando affermare di essere all’altezza di un compito
particolare, impegnandosi a farcela.
La bugia però ha soprattutto il significato di “negare la real-
tà”. Un meccanismo di difesa che è
importante analizzare per comprendere quanto esso travalichi la
normalità e sconfini nel sintomatico. Il bambino può avere la necessità di crearsi un mondo finto, segreto, illusorio, del tutto estraneo al
reale. Questo può accadere perché
il quotidiano lo fa
soffrire; pertanto
inconsapevolmente utilizza la
bugia per celare
il profondo malessere.
Ad esempio può raccontare che il papà
è morto se la figura
paterna è assente
dalla sua vita in conseguenza di una complessa vi-
cenda separativa genitoriale.
Quasi sempre ai genitori risulta difficile leggere il disagio del figlio. Essendo essi stessi coinvolti
nella dinamica relazionale che contribuisce a generare il sintomo,
spesso rifiutano di riconoscere il disturbo, poiché è alquanto arduo assumere su di sé la responsabilità
della sofferenza filiale. Spesso i genitori descrivono i propri figli etichettandoli come “bugiardi”. Essi
associano al racconto molteplici
sentimenti scaturiti dalla bugia del
bambino: dispiacere, delusione,
sorpresa, rabbia, preoccupazione,
rifiuto, allontanamento, tradimento. Tuttavia non riescono quasi mai
a comprendere il motivo della bugia, a leggerne il senso.
MO.GE.P.
Un’associazione per i genitori pugliesi
DI ANNARITA SPADACCINO
Nasce a Foggia il Mo.Ge.P.
La tutela dei minori e dei genitori
i suoi impegni principali
Il Mo.Ge.P., il Movimento Genitori Puglia, è un’associazione di
promozione sociale. Nata a Foggia
nello scorso mese di novembre, intende operare su tutto il territorio
della Puglia, in risposta ai bisogni
emergenti, al fine di tutelare e di
sensibilizzare i genitori e i minori in
tutti gli ambiti della vita sociale,
economica, culturale e ambientale.
I valori primari dell’associazione sono: l’educazione e la salute dei figli; la prevenzione del disagio minorile e del bullismo; lo sviluppo di
corretti stili di vita e la sicurezza nell’utilizzo dei media; l’informazione
e la formazione dei genitori; la divulgazione di guide, attività di
ascolto e indirizzo rivolte alle famiglie; la promozione ed il sostegno
di interventi alternativi alla disputa
giudiziaria, volti alla riorganizzazione delle relazioni familiari e alla
risoluzione o attenuazione dei conflitti, come la mediazione familiare
e il counselling.
Gli altri soci fondatori, oltre a
me, sono Eliana Frezza, mediatrice
familiare, esperta in progettazione
di corsi formazione professionale
ed in Orientamento, Loredana Fontana, commercialista, revisore con-
tabile, esperto in Educazione Finanziaria,
Daniela Eliseo, mediatore familiare, esperta
in diritto minorile, Teresa Antonietta Natale, pedagogista, dottore di ricerca in dinamiche formative
ed educazione alla politica, esperta
in disagio giovanile.
Il Mo.ge.P. sta attuando in col-
La situazione diventa più complessa nei casi di separazione familiare in cui esistono conflitto, discordia, incomunicabilità fra
genitori. La dinamica è conseguente al dolore vissuto dall’uno o
dall’altro coniuge per la separazione. Il trauma, determinato dalla difficoltà di sostenere la sofferenza
della perdita è talmente intollerabile che le persone ricorrono a meccanismi di difesa quale la negazione e la chiusura.
Spesso istintivamente i genitori intervengono per reprimere, punendo dopo la scoperta, trascurando di ricercare le cause che hanno
indotto il figlio a raccontare le bugie.
In realtà un buon genitore dovrebbe agire come il medico competente che, prima di prescrivere una terapia, si adopera per fare
un’accurata diagnosi. L’efficacia
della cura dipende infatti dall’individuazione dell’esatta causa che ha
determinato il sintomo. Infatti se
non è identificata la motivazione da
cui è scaturita la bugia, il genitore rischia di rinforzare la difficoltà che ha
spinto il figlio a mentire. E’ necessario comprendere che la bugia ha
un significato psicologico; spesso è
un meccanismo di difesa di fronte
a momenti difficili da sostenere da
parte del bambino.
laborazione con la scuola primaria
San Pio X di Foggia l’apertura di
uno Sportello d’ascolto e relazione
d’aiuto, dal nome “Spazio neutro”
finalizzato al potenziamento nei
Le attività del Mo.Ge.P.
Il Mo.Ge.P. si attiva in diversi settori. In fatto di assistenza sociale e socio-sanitaria presta assistenza alle famiglie educando alla maternità
ed alla paternità, attua attività informative e legislative volte a prevenire e ridurre il tabagismo e l’abuso di alcol e droga fra i minori. Nel
settore della tutela dei diritti civili combatte qualsiasi forma di abuso,
sfruttamento, vessazione, violenza ai danni dei minori e delle donne a
salvaguardia della loro dignità, integrità e salute psico-fisica. Opera
coadiuvando le istituzioni scolastiche, nelle problematiche educative,
favorendo momenti di raccordo e confronto tra genitori, studenti, insegnanti e dirigenti scolastici e sensibilizzando i genitori alla partecipazione attiva negli istituti scolastici di ogni ordine e grado. Nel settore della tutela e valorizzazione della natura e dell’ambiente e della
sicurezza: promuove il rispetto e la salvaguardia del patrimonio culturale e dell’ambiente, intesi quali diritti inviolabili di ciascun individuo
e dell’intera collettività; sensibilizza i genitori e i minori sul risparmio
energetico e sull’importanza della sicurezza stradale.
Per i vostri quesiti:
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Tel. 0881.563326
bambini delle capacità comunicative e relazionali, per aiutarli a divenire adulti consapevoli e dotati
di un adeguato equilibrio psicofisico. Ulteriore obiettivo è quello di offrire un supporto alle famiglie sia
per affrontare le situazioni che interessano i propri figli, sia come ausilio a fronteggiare problematiche
specifiche, quali quelle legate al
conflitto familiare. Inoltre sono in
cantiere altri progetti, tra cui il Concerto per le mamme in attesa, la
realizzazione di uno Sportello di
aiuto presso la sede dell’associazione, una serie di laboratori per
bambini e per genitori.
Per associarsi è possibile recarsi in via E. Nardella, 8 a Foggia, dove si trova la sede momentanea (ufficio di Città Educativa del Comune
di Foggia) o inviare una mail all’indirizzo [email protected] o telefonare al numero 338 8935130 per
chiedere informazioni.
L’interessato, dopo aver preso
visione dello statuto dell’associazione, potrà compilare un modulo
di adesione e versare la quota associativa annuale di 20,00 euro.
Noi del Mo.Ge.P. siamo convinti che nella nostra città ci siano
tante persone desiderose di lavorare per il bene comune e pertanto restiamo in attesa di ricevere tante richieste di persone che vogliono
associarsi.
febbraio
duemiladodici
AVVOCATO
PRESCRIZIONE DI FARMACI
DI PALMA RUBANO
Salute e liberalizzazione
La sostituibilità con gli equivalenti
tutela il consumatore?
L’art. 11 comma 9 del decreto
legge n. 1/2012, c.d. “Crescitalia”, in
fase di approvazione deve ritenersi
alquanto sui generis.
La norma dispone che: “Il medico, nel prescrivere un farmaco, è
tenuto, sulla base della sua specifica competenza professionale, ad informare il paziente dell’eventuale
presenza in commercio di medici-
nali aventi uguale composizione di
principi attivi, nonché forma farmaceutica, via di somministrazione,
modalità di rilascio e dosaggio unitario uguali. Il medico aggiunge ad
ogni prescrizione di farmaco le seguenti parole: “sostituibile con equivalente generico”, ovvero, “ non sostituibile” nei casi in cui sussistano
specifiche motivazioni cliniche con-
trarie. Il farmacista, qualora sulla ricetta non risulti apposta dal medico
l’indicazione della non sostituibilità del farmaco prescritto, è tenuto a
fornire il medicinale equivalente generico avente il prezzo più basso,
salvo diversa richiesta del cliente…….omissis..”
La statuizione permette di consegnare al paziente un medicinale
diverso rispetto a quello
prescritto dal medico. In
sostanza la legge autorizza il farmacista, salvo
diversa richiesta del
cliente, a consegnare un
medicinale diverso da
quello.
Il sistema che verrà
introdotto con l’entrata
in vigore del comma in
esame presuppone che il
paziente sia dotato di conoscenze
tecniche tali da potere ponderare la
scelta che il farmacista gli impone e
da poter valutare anche l’incidenza
che sulla sua salute può avere il farmaco che gli viene offerto.
In giurisprudenza si è radica già
l’opinione che la dedotta fattispecie
si pone come palese violazione dell’articolo 32 della Costituzione. In-
Finanziamenti
Ritardato pagamento delle rate
fatti: la Costituzione prevede che
“La Repubblica tutela la salute come
fondamentale diritto dell’individuo
e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a
un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge.
La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
È evidente che nel momento in
cui si propone al paziente un medicinale diverso
da quello prescritto si va a ledere il diritto costituzionale di
tutela alla salute perché, nella
sostanza, con la
sostituzione automatica del medicinale il paziente
diventa vittima di un trattamento sanitario che è previsto e disciplinato
dalla legge con l’ovvia conseguenza che si determina una compressione della libertà dell’individuo in
tema di assunzione di medicinali.
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Va inoltre rilevato che, oltre alla limitazione della libertà personale, la violazione dell’art. 32 della Costituzione deve essere valutata
anche sotto un altro aspetto, riconducibile alla mancanza di garanzie
che possano tutelare l’individuo da
eventuali danni, conseguenti da
una diversa composizione chimica
del prodotto. Infatti, sotto l’aspetto
strettamente legale, a chi dovrà essere imputata la responsabilità per la
causazione del danno patito da chi
ha accettato la sostituzione del farmaco prescritto?
Certamente non potrà ritenersi
responsabile del danno provocato
alla salute dalla sostituzione di una
prescrizione il medico il quale, nell’adempiere professionalmente al
proprio operato, ha chiaramente indicato il medicinale da assumere, né
tantomeno il farmacista perché anche questi, allorquando propone la sostituzione,
agisce in conformità
ad una vigente prescrizione di legge.
Il paradosso sarà
che il paziente, mal
curato e, magari, anche danneggiato, avendo accettato il farmaco sostitutivo avrà la esclusiva responsabilità dei danni cagionati a se stesso
e non potrà, pertanto, rivendicare
azione di rivalsa nei confronti di
nessuno.
MOVIMENTO CONSUMATORI
DI ROSANGELA LORISO
Diventare “cattivi pagatori”
La prassi quotidiana vede
crescere sempre più il numero dei
consumatori e degli imprenditori che non onorano i propri debiti
alla scadenza. Tale comportamento comporta, altre a conseguenze civilistiche, effetti negativi anche in ordine alla inclusione del debitore nelle centrali rischi e l’assunzione della qualifica di “cattivo pagatore”.
Con il mancato e/o ritardato
pagamento di una o più rate del
finanziamento, il debitore finisce
con il compromettere la sua affidabilità creditizia con ripercussioni importanti sulla futura concessione di altri prestiti da altre
banche o finanziarie, in quanto,
a seguito di specifica autorizzazione rilasciata all’epoca della
concessione del finanziamento,
tali informazioni sono passate a
centrali rischi private che le conferiscono agli istituti di credito e
società finanziarie attraverso i
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Solo un soggetto vittima di truffa può ottenere
la cancellazione completa di un rapporto di credito
Sistemi di Informazioni Creditizie
- siglate SIC e CRIF.
Le informazioni creditizie di
tipo negativo, relative a ritardi nei
pagamenti, successivamente regolarizzati, sono conservate in
un sistema di informazioni creditizie fino a:
- dodici mesi dalla data di registrazione dei dati relativi alla
regolarizzazione di ritardi non
superiori a due rate o mesi;
- ventiquattro mesi dalla data
di registrazione dei dati relativi
alla regolarizzazione di ritardi
superiori a due rate o mesi.
Decorsi i periodi di cui sopra,
i dati censiti e presenti nel sistema di informazione creditizia
vengono eliminati direttamente
senza la necessità di alcuna richiesta da parte del consumatore.
Tale cancellazione però non
darà all’interessato alcun beneficio in termini di maggior facilità nell’ottenere credito.
Bisogna, infatti, considerare
che banche e società finanziarie
valutano positivamente solo il
fatto che il consumatore possa di-
mostrare, attraverso il censimento nei Sistemi di Informazioni
Creditizie, di aver sempre ripagato o di ripagare regolarmente
un finanziamento.
Le informazioni creditizie di
tipo negativo, relative a finanziamenti con ritardi di pagamento non sanati vengono, invece, cancellati automaticamente
dai Sistemi di Informazioni Creditizie decorsi 36 mesi dalla data
di estinzione del finanziamento
(in questo caso vengono cancellati tutti i dati del finanziamento).
Poiché la cancellazione
dei dati relativi ai ritardi o
ai finanziamenti non rimborsati avviene secondo i
termini sopra indicati, è
ovvio che anche in quest’
ultimo caso inoltrare la richiesta di cancellazione
di tali dati è inutile.
E’ bene ricordare, inoltre, che è possibile ottenere, sulla base delle norme di legge, la cancellazione di un eventuale dato
inesatto e la sostituzione
con il dato corretto/aggiornato.
C’è, poi, un solo caso sulla
base del quale è possibile ottenere la cancellazione completa di
un rapporto di credito: è il caso in
cui il cittadino sia stato truffato,
ossia qualcun’altro abbia ottenuto indebitamente un finanziamento a suo nome, che è poi stato registrato sul SIC. In questi casi
è bene denunciare subito il fatto
alle forze di polizia e inviare la richiesta di cancellazione ai Sistemi di Informazioni Creditizie allegando copia della denuncia.
19
in poche
parole
Perchè
il grasso piace
Difficile da nascondere è la
passione per i cibi grassi e ipercalorici. Da uno studio pubblicato sul Journal of Lipid Research,
apparso su Libero.it, un gruppo
di scienziati della Washington
University School of Medicine
sostiene che sulla lingua, insieme alle zone che percepiscono il
dolce, il salato, l’amaro e l’acido,
si trovano delle papille che determinano un quinto gusto chiamato “umami”. Gli studiosi americani sostengono che le nostre
scelte dietetiche sono condizionate da un particolare gene, il
CD36, che regola la sensibilità ai
sapori grassi. Più questo gene è
attivo e quindi più proteina CD36
viene prodotta, maggiore è la
sensibilità verso i cibi grassi. Al
contrario, purtroppo, esiste una
variante pigra del gene che riduce la sensibilità ai grassi, spingendo a mangiarne di più per
soddisfare il palato. Questa è una
mutazione ad alto rischio obesità
che interesserebbe fino al 20%
della popolazione. Lo studio ha
coinvolto 21 partecipanti con indice di massa corporea uguale o
maggiore a 30 e considerati obesi. Attraverso appositi esperimenti si è verificato come la lingua umana sia in grado di
percepire la componente grassa
dei cibi, esattamente come accade per quella dolce o salata o
amara o acida. Inoltre gli individui che producono livelli più alti
di proteina CD36, rispetto a chi
ne fabbrica la metà, sono 8 volte
più sensibili alla presenza dei
grassi negli alimenti. A costoro
basta mangiarne meno per sentirsi più sazi e soddisfatti. Tra le
persone esaminate ve n’erano alcune con la variante iperattiva
del gene CD36, alcune con quella pigra e altre con variante intermedia. Per soddisfare il proprio appetito colui che ama i cibi
grassi e con variante pigra nella
produzione della CD36, dovrebbe quindi aumentare le dosi assunte, con la conseguenza, però,
di chili di troppo e rischi di ictus,
infarto, diabete. Da tale ricerca è
emersa una delle possibili ragioni che spiega la variabilità individuale della sensibilità ai cibi
grassi, ma resta necessario ancora riuscire a determinare con precisione come la capacità soggettiva di percepire i lipidi degli
alimenti possa influenzare le abitudini dietetiche, la tendenza al
sovrappeso e all’obesità.
Elisabetta Ciavarella
20
febbraio
duemiladodici
in poche
parole
Dieta
boomerang
Una notizia Ansa rivela che
un gruppo di ricercatori australiani ha esaminato come mai, dopo una dieta, i chili che si sono
persi, prima o poi ritornano. Lo
studio, pubblicato sul “New England Journal of medicine”, dimostra che il peso perduto ritorna a causa di una sindrome “post
dieta”. Si tratterebbe di un meccanismo di difesa coordinato tra
ormoni e metabolismo, diretto
proprio a fare riacquistare i chili
persi. L’esperimento è stato effettuato in una clinica specializzata che assisteva individui che
volevano dimagrire. Sono state
reclutate 50 persone tra uomini
e donne, con una media di peso di
105 kg per i primi e di 90 kg per le
seconde. Tutti sono stati messi a
dieta a basso contenuto di calorie.
Dopo dieci settimane era stata
persa una media di 13 chili. Avvenuto ciò, 34 pazienti avevano
interrotto la dieta ed avevano iniziato ad impegnarsi per mantenere il peso raggiunto, anche
grazie all’aiuto ed alla consulenza di alcuni nutrizionisti. Inoltre
i pazienti facevano regolarmente attività fisica ed avevano introdotto nella loro alimentazione
più verdura, togliendo i grassi.
Ma nonostante tutti questi sforzi, dopo un anno tutti purtroppo
avevano ripreso in media 5 chili. I pazienti, poi, oltre a dichiarare di sentirsi più affamati, si
mostravano ancora più preoccupati del cibo di quando avevano
iniziato a mettersi a dieta; i loro
corpi, pur essendo in sovrappeso, si comportavano come se
stessero morendo di fame. La
“grelina”, ossia l’ormone gastrico prodotto dalle cellule giacenti sul fondo dello stomaco umano e che stimola l’appetito,
meglio nota come ormone della
fame, risultava essere del 20%
più alta rispetto all’inizio dello
studio, mentre il “peptide YY”,
l’ormone che invece è legato al
contenimento dell’appetito, era
più basso del normale. Inoltre altri ormoni legati alla fame ed al
metabolismo erano notevolmente cambiati rispetto ai livelli che
avevano prima della dieta. I ricercatori hanno spiegato che tutto ciò si è verificato a causa di un
meccanismo di difesa coordinato con molteplici variabili e componenti diretti a fare riguadagnare il peso perduto. Questo
esperimento, però, per essere
comprovato ulteriormente, andrebbe verificato su un campione di persone più esteso.
Elisabetta Ciavarella
FARMACIA
Dolori ad articolazioni, tendini e muscoli
Artrite reumatoide
e reumatismo articolare
Con l’arrivo della stagione fredda, pioggia, vento, umidità, temperature basse arrivano anche i dolori
alla schiena, alle articolazioni e alle
spalle. Saranno reumatismi?
Nella maggior parte dei casi,
questi dolori, più o meno intensi,
non hanno nulla a che vedere con i
reumatismi veri e propri, che invece
rientrano nel quadro clinico di patologie ben più complesse ed importanti. Parliamo di malattie acute
e croniche, molto diverse tra loro, accomunate dalla presenza di dolore
e di focolai di infiammazione che interessano diverse sedi coinvolgendo
principalmente le articolazioni, i
tendini ed i muscoli.
Tra le malattie più importanti ci
sono l’artrite reumatoide e il reumatismo articolare acuto, o malattia
reumatica o febbre reumatica.
L’artrite reumatoide è una malattia autoimmune. Il sistema immunitario, che dovrebbe difendere
l’organismo da agenti esterni nocivi,
attacca componenti propri dell’organismo, prevalentemente le piccole articolazioni. Si osserva la comparsa simmetrica di lesioni - a livello
di articolazioni, mani, polsi, gomiti,
ecc. - associata a dolore, rigidità,
specialmente al mattino, e gonfiore.
Se la malattia non viene trattata adeguatamente, le articolazioni vanno
incontro a deformazione progressiva, fino ad una seria compromissione dei movimenti. Talvolta si può verificare anche un interessamento
delle grandi articolazioni e dei tendini.
Con l’esame del sangue viene
solitamente rilevata la presenza di
un anticorpo, denominato fattore
reumatoide.
La malattia reumatica è una malattia antinfiammatoria acuta, che
può comparire quale complicazione di un’infezione acuta delle alte
vie respiratorie (tonsillite, faringite)
provocata dallo streptococco betaemolitico di gruppo A. Sconfitta l’infezione, gli anticorpi specifici, che il
sistema immunitario produce per
contrastare il microorganismo pato-
A CURA DELLA
FARMACIA SANTA RITA
geno, vanno
ad aggredire
diversi componenti dell’organismo come le
articolazioni, il tessuto sottocutaneo, talvolta il sistema nervoso
centrale
e
principalmente il cuore. Quindi, questi anticorpi possono causare lesioni anche gravi,
soprattutto a livello delle valvole cardiache (all’auscultazione si rileva la presenza di un soffio cardiaco). Gli esami del sangue
mostrano un aumento dei valori dei
globuli bianchi, della velocità di sedimentazione (VES), del titolo antistreptolisinico (TAS) e della proteina
C reattiva.
I dolori alle ossa sono, specie negli anziani, provocati dalla diffusissima artrosi, in cui si osserva la comparsa di un processo degenerativo
che interessa inizialmente la cartilagine delle articolazioni per poi
coinvolgere progressivamente anche l’osso, la sinovia e la capsula.
L’artrosi è un’affezione di natura cronica che interessa prevalentemente l’anca, il ginocchio, la colonna vertebrale, le mani ed i piedi,
causando dolore generalmente più
E’ la più diffusa a livello mondiale
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intenso al mattino ma che, nelle forme più avanzate, diventa praticamente ininterrotto. Al dolore si associa anche una ridotta capacità di
movimento, che può condurre anche all’immobilità.
Viene trattata con antidolorifici,
antinfiammatori e soprattutto con
terapie fisiche (ginnastica, massaggi, ecc.); nelle forme più avanzate
può rendersi necessario ricorrere all’intervento chirurgico per sostituire
l’articolazione colpita con una protesi. Una notevolissima percentuale
di casi di dolore alle ossa, fortunatamente, è invece esclusivamente collegata a cattive abitudini, quali l’eccessiva sedentarietà e il perseverare
in posture scorrette per periodi prolungati e spesso causati dallo stare
seduti per molto tempo o dallo svolgimento di lavori da movimenti ripetitivi.
Questi disturbi possono essere
facilmente risolti con un minimo di
attività fisica, con piccole attenzioni nell’organizzare in modo adeguato la postazione di lavoro o di
studio, con il concedersi ogni tanto
qualche pausa per rilassare la muscolatura, con l’evitare correnti
d’aria e sbalzi di temperatura negli
ambienti con l’aria condizionata (in
estate) e freddo ed umidità (in inverno).
ALIMENTAZIONE
Celiachia, intolleranza al glutine
La reversibilità della patologia è legata alla non assunzione di alimenti a rischio
La celiachia è l’intolleranza alimentare più frequente a livello
mondiale, con una prevalenza stimata dell’1%. Nel 2010 in Italia le
persone con questa malattia diagnosticata sono risultate essere poco più di 122 mila, stime ancora
troppo basse rispetto al numero di
celiaci presenti nel nostro Paese. La
celiachia si presenta come un’intolleranza permanente alla gliadina. La gliadina è la componente alcool-solubile del glutine, un
insieme di proteine contenute nel
frumento, nell’orzo, nella segale,
nel farro, nel kamut. Sulla tossicità
dell’avena esistono, invece, seri
dubbi; tuttavia questa sembra essere in grado di attivare comunque
una risposta immunitaria nell’intestino dei celiaci e questa osservazione sembra sufficiente per richiedere altri studi prima di
liberalizzare il suo consumo da parte dei pazienti intolleranti. Pertanto, tutti gli alimenti derivati dai suddetti cereali o tutti quegli alimenti
che hanno subito una contaminazione e quindi contengono glutine,
devono essere considerati tossici
per i pazienti celiaci. L’intolleranza al glutine causa gravi lesioni alla mucosa dell’intestino tenue, lesioni che regrediscono eliminando
il glutine dalla dieta. La reversibilità della patologia è strettamente legata alla non assunzione da parte
del soggetto celiaco di glutine.
La Dieta gluten-free
Allo stato attuale la dieta senza
glutine è l’unica terapia. La dieta
priva di glutine deve essere molto
rigorosa poiché bastano minime
quantità di glutine per impedire il
miglioramento istologico e deve essere seguita scrupolosamente per
tutta la vita. È necessario eliminare
dalla dieta non solo gli alimenti contenenti grano e derivati, ma anche
quelli contenenti orzo, segale e avena. Inizialmente può risultare difficile attenersi ad una rigorosa dieta
aglutinata poiché il glutine può essere contenuto in vari alimenti presenti in una dieta normale: la farina
di grano è uno dei più comuni ecci-
pienti presenti in tantissimi prodotti alimentari. Una dieta glutinata potrebbe portare a carenze di acido folico, vitamina B12, vitamine
liposolubili e ferro che in tal caso dovranno essere reintegrati. Il riso, il
mais, il grano saraceno, il miglio, la
soia, l’amaranto, la quinoa in associazione con frutta, verdura, pesce,
carne, formaggi, legumi, latte e latticini, uova, patate ed altro possono
tuttavia essere inseriti tranquillamente nell’alimentazione quotidiana del celiaco. È utile sottolineare
che una persona celiaca, a condizione di osservare una dieta corretta, può condurre una vita del tutto
normale. È fondamentale comprendere come un minimo contatto degli alimenti contenenti glutine con
quelli per celiaci può contaminarli,
ad esempio l’utilizzo delle stesse posate per rimestare la pasta in cottura in pentole diverse è assolutamente da evitare. Particolarmente
importante è il fatto che il glutine
può essere “ nascosto “ nei cibi. È
fondamentale accertarsi che non si
ingeriscano alimenti, che pur se all’origine non contenevano glutine,
con i processi di trasformazione lo
abbiano acquisito: ad esempio
l’amido di mais funge da addensante e strutturante in molti alimenti;
per lo stesso motivo viene aggiunto
ai preparati farmaceutici in compresse. Bisogna inoltre evitare la comune birra (benché esistano in commercio alcune marche prive di
glutine), e prestare attenzione al caffè espresso del bar (perché può essere contaminato da orzo), spezie,
zucchero a velo, in genere alimenti
precotti, alimenti aromatizzati (ad
es. gli yogurt alla frutta). Esiste un
Prontuario degli Alimenti che viene
fornito ai celiaci gratuitamente dall’Associazione Italiana Celiachia,
contenente un elenco di tutti gli alimenti privi di glutine suddivisi per
categoria. Esistono sul mercato diversi prodotti sostitutivi, che portano la sigla degli alimenti senza glutine (la spiga sbarrata) che
permettono al celiaco di seguire una
dieta bilanciata.
(Fonte wikipedia.it)
in collaborazione con
la dott.ssa Stefania Fariello
febbraio
duemiladodici
salute e alimentazione
Dall’acero del Canada un alleato contro la cellulite
Lo sciroppo degli dei
Utile contro il senso di gonfiore, vanta anche
proprietà antitumorali e antibatteriche
A CURA DEL DOTT. D’ALESSANDRO
Famoso per le sue proprietà
drenanti e depurative, lo sciroppo
d’acero è consigliato nel caso in cui
si voglia seguire una cura disintossicante per eliminare le tossine
accumulate, soprattutto dopo periodi in cui si è esagerato nel mangiare o dopo grandi abbuffate. Il
modo migliore per assumerlo è diluirne 2-3 cucchiai in una bottiglia
d’acqua da litro, o anche più, e berlo di mattina a stomaco vuoto, per
avere una forte sensazione di
sgonfiamento e depurazione. Agisce in particolar modo sulla massa grassa della parte addominale svolgendo un’azione di-
magrante e determinando una
riduzione di peso fra i 2 e i 5 kg
nell’arco di un mese. Ha grandi
proprietà antistipsi, emollienti e
rinfrescanti e può dare notevoli
benefici sia in caso di gastrite
che di colon irritabile. Grazie alle sue proprietà diuretiche e
snellenti, è un buon alleato per
chi vuol contrastare la cellulite.
Oltre a questa capacità drenante, lo sciroppo d’acero vanta
una importante funzione remineralizzante (grazie soprattutto
al contenuto in ferro e calcio) ed
anche, a quanto risulta dagli ultimi studi effettuati, proprietà antitumorali e
antibatteriche.
Per saperne di più
Rossa, al centro della bandiera del Canada,
appare la foglia dell’acero da zucchero (Acer
saccharum) di cui vastissime sono le coltivazioni in questo esteso Paese dell’America settentrionale. All’inizio della primavera, da questa pianta, sul cui tronco vengono praticate
delle incisioni, si estrae con l’ausilio di cannucce una particolare linfa che, bollita, crea un
liquido zuccherino dal sapore dolce e delicato
che contiene numerose sostanze nutritive. Sac-
carosio, acido malico, potassio, calcio, ferro, vitamine, acido folico e varie sostanze antiossidanti, una fonte ricca di nutrienti per l’organismo. Per produrre questo prezioso succo
occorrono alberi di almeno 80 anni di età e circa 40 litri di linfa per un solo litro di sciroppo. In
commercio se ne trovano di diverse gradazioni che vanno dalla A alla C, indicando quest’ultimo il prodotto a maggior concentrazione, più scuro e dal gusto più deciso.
21
22
febbraio
duemiladodici
febbraio
duemiladodici
agenda
59esima edizione del Carnevale dauno di Manfredonia
La meraviglia delle meraviglie
Bambini in scena. Un momento di creatività
e aggregazione unico nel suo genere
I bambini in scena sono sempre uno spettacolo. Figuriamoci poi quando sfilano mascherati come piccoli gnomi colorati e si scatenano in danze o si trascinano pigramente tra
sbadigli e faccette interrogative. Tutto questo
è la Sfilata delle Meraviglie, chicca del carnevale dauno di Manfredonia giunto quest’anno alla 59a edizione. I piccoli sipontini
delle scuole elementari e materne animano la
singolare sfilata, unica nel suo genere in tutta
Italia e che ha ottenuto dal 1998 il patrocinio
dell’Unicef. L’allestimento di questa piccolagrande sfilata coinvolge famiglie e scuole: appena cominciano i preparativi, ogni scuola si
trasforma in un attivissimo laboratorio sartoriale e coreografico dove le mamme, le zie e le
nonne si ingegnano per realizzare costumi a
volte molto elaborati usando materiali semplici come carta crespa, plastica, giornali, pasta, legumi e così via. Si crea così un importante momento di frizzante aggregazione e
condivisione in cui ognuno può dare spazio alla creatività, all’attività manipolativa nel ri-
spetto della consolidata tradizione carnevalesca della città.
Il risultato è sempre eccellente. Anche
quest’anno alla sfilata partecipano i cinque circoli didattici cittadini e le tre scuole dell’infanzia, ognuno con temi diversi: ambiente, pace nel mondo, intercultura, solidarietà, tutti
sapientemente amalgamati con mille colori e
infinita fantasia. La novità di questa edizione
consiste nell’inserimento della Sfilata delle
Meraviglie nella grande parata carnevalesca
di domenica 19 febbraio e non isolata alla domenica precedente. “È una scelta strategica,
presa in linea con l’obiettivo di maggiore promozione dell’evento” - ha spiegato la dott.ssa
Rignanese, presidente del carnevale dauno.
“Nello scorso anno ho potuto rendermi conto
che la domenica dedicata ai bambini, non registrava una presenza di visitatori cosi elevata come la domenica successiva. Per questa
ragione l’appuntamento è stato fissato per tutti, grandi e piccini, per domenica 19 febbraio a
partire dalle 9,30 in piazza della Libertà.
Il Calendario degli eventi
Sabato 18 Febbraio dalle ore 19.00 arrivo in città della maschera di Zè Peppe.
Domenica 19 Febbraio gran parata di
carri allegorici, gruppi mascherati e sfilata
delle meraviglie.
Martedì 21 Febbraio dalle ore 18.30 in Largo Diomede “Golden Night”, sfilata notturna dei
carri allegorici e dei gruppi mascherati.
Sabato 25 Febbraio dalle ore 18.30 in
Piazza della Libertà: “Notte Colorata”, parata notturna di carri allegorici, gruppi mascherati e Sfilata delle Meraviglie.
Domenica 26 Febbraio ore 21.00 in Piazza Papa Giovanni XXIII: cerimonia di chiusura della 59a edizione del Carnevale Dauno
di Manfredonia.
23
24
febbraio
duemiladodici