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Speciale Sposi Tendenze 2012 Abito in copertina si ringrazia l’Atelier: Francesco Paolo Salerno Viale degli Artigiani - Foggia 2 febbraio duemiladodici sommario ditoriale di ANNA RUSSO Amore. Potrebbe sembrare la scelta più scontata per il numero di febbraio. Nel mese degli innamorati cosa c’è di meglio che parlare di matrimonio? E in effetti gran parte del magazine è dedicato ad uno “speciale sposi” ricco di consigli e curiosità sul giorno più bello nella vita di una donna. Ma come ogni cosa che abbia spessore, anche l’amore ha sempre molte sfaccettature. Amori, piuttosto. Leggeri e scanzonati come quelli nati sui social networks, rubati, feriti e schiacciati come quelli tragici che insanguinano le cronache italiane. Realtà virtuali quelle del dating on line, dove migliaia di internauti di ogni età si incontrano, cercano e trovano amicizia, amore, avventura. Al fenomeno “social network” abbiamo dedicato l’inchiesta soffermandoci su alcuni aspetti specifici come la sua pubblicizzazione in tv e il connotato sociologico che ha assunto. Ci siamo divertite, poi, nelle nostre “interviste dedicate”, a tracciare una sorta di percorso ideale partendo dalla testimonianza di chi si è innamorato grazie a facebook, passando per chi ha pubblicizzato il proprio matrimonio su un blog, e chi, ahimé, ha scoperto di essere tradito sbirciando nel “profilo” del partner. Un’altalena di emozioni che trovano la conclusione ideale nell’ultima testimonianza, quella di chi, invece, ha scelto di vivere sin da subito il proprio sentimento dal vivo, senza il filtro della “virtual reality”. Amori rubati, feriti e schiacciati sono, invece, quelli che inaugurano una nuova rubrica che abbiamo voluto chiamare “agorà”, uno spazio dedicato a tematiche di attualità che si aprirà ogni qualvolta la cronaca lo renderà necessario. Così è stato per l’infanticidio di Roma, dove un padre snaturato ha gettato il figlio di sedici mesi nel Tevere, e per la recente sentenza della cassazione in tema di stupri di gruppo, per i quali si dichiara non più obbligatorio il carcere preventivo. In questo secondo caso abbiamo avviato una discussione cominciando con il registrare il parere tecnico di un penalista del foro foggiano, Luigi Leo. L’omicidio di Roma, maturato in un clima di violenze domestiche, ci ha offerto, invece, lo spunto immediato per rispondere ad una domanda che sentiamo ripetere costantemente nei vari programmi televisivi che si occupano dell’accaduto: perché una donna non denuncia il compagno violento? La risposta è fornita dalla psicologa Anita D’Atri che ha colto l’occasione per ricordare a tutte le vittime di violenza che a Foggia esiste un Centro Antiviolenza con uno sportello di ascolto ed una task force pronta ad offrire supporto gratuito alle donne bisognose di aiuto e a far comprendere loro che, per la salvezza propria e dei figli, una sola è la strada da intraprendere, quella della denuncia. 4 Personaggio del mese • Maria Rita D’orsogna A Foggia contro le trivellazioni 5 Agorà • Violenza domestica: la soluzione è denunciare 6 Inchiesta • L’amore ai tempi di Facebook 8 Attualità • Mongelli bis. Si riparte dal rosa 9 Speciale Sposi 2012 • Moda sposa • Trattamenti beauty • La casa dei sogni • Chiari, freschi, dolci... fiori • Matrimonio senza stress • Due cuori e un... architetto • Viaggi di nozze 17Rubriche 21Salute e alimentazione • Lo sciroppo degli dei 23Agenda • La meraviglia delle meraviglie febbraio duemiladodici 3 4 febbraio duemiladodici personaggio del mese MARIA RITA D’ORSOGNA: A FOGGIA CONTRO LE TRIVELLAZIONI Quando la verità è scomoda L’hanno ribattezzata la Erin Brockovich d’Abruzzo. “Ambasciatrice della Natura 2012”, Maria Rita D’Orsogna, docente al Dipartimento di Matematica della California State University di Northridge, gira il mondo per mobilitare l’opinione pubblica contro la petrolizzazione. E’ arrivata anche a Foggia, in occasione del convegno “Ricerche petrolifere nel nostro mare… No, grazie!” organizzato dal FAI. Il suo impegno per l’ambiente nasce 5 anni fa “un po’ per caso”, come dice lei stessa. “Nel 2007 – racconta – venne alla luce un progetto dell’ENI per la costruzione di un centro oli ad Ortona (vicino a Lanciano, paese d’origine dei suoi genitori, ndr). Si dovevano espiantare 12 ettari di vigneto e non potevo restare a guardare mentre distruggevano la mia terra”. Così si attiva: si informa, La prof italo-americana combatte la petrolizzazione e punta l’indice verso i grandi colossi chiede pareri scientifici e alla fine pubblica un dossier sui danni alla salute e all’ambiente che provocherebbe il progetto dell’Eni. E scatta la mobilitazione popolare. Da quel momento questa diventa la sua mission: lottare contro la petrolizzazione attraverso la più potente delle armi, l’informazione. “Perché i petrolieri – spiega – hanno tutto l’interesse a tenere all’oscuro il popolo che, se informato, può intralciare i progetti e rompere le scatole affinchè le cose vengano fatte a dovere”. La sua è in primis una guerra all’Eni, che definisce nel suo blog (http://dorsogna.blogspot.com/) “la vera grande azienda corrotta italiana”. Organizza sul tema incontri-dibattito per tutta l’Italia: dalla Sicilia al Veneto passando per Toscana, Basilicata e Calabria. Arriva anche in Puglia dove, tra l’altro, prende a cuore la vertenza Enichem di Manfredonia. Ricostruisce la storia e fa i nomi. Diventa, infatti, la spina nel fianco di chi “vende” un territorio “per un piatto di lenticchie”: “dai politici ai sindacalisti – chiarisce - dalle associazioni di categoria ai docenti universitari”. Oggi Maria Rita D’Orsogna ha intrapreso un’altra battaglia, quella contro le trivellazioni in mare. Non si era ancora spenta l’eco delle ricerche petrolifere presso le isole Tremiti della irlandese Petroceltic, quando è proprio lei a lanciare un nuovo allarme: l’inglese Spectrum Geo ha chiesto l’autorizzazione per ispezioni sismiche in tutto l’Adriatico. Le Tremiti, dunque, non sono ancora fuori pericolo. Come la Petroceltic anche la Spectrum usa la tecnica dell’airgun (spari violenti di aria compressa verso i fondali che danneggiano flora e fauna marina) e “fornisce servizi alle compagnie petrolifere”. “Danni ambientali a parte, tutto il petrolio estratto dall’Adriatico non cambierebbe lo scenario energetico nazionale. Si trivellerebbe per 20 anni e l’oro nero ricavato sarebbe sufficiente per soli 6 mesi. Conti- Sopra e a sinistra due momenti della premiazione Maria Rita D’orsogna riceve il riconoscimento di ambasciatore della natura nueremmo, quindi, ad importarne oltre il 90%. Bisogna investire sulle energie alternative”. Si batte per questa inversione di rotta, lei che è anche il classico esempio di “cervello in fuga”. Nata nel Bronx da genitori abruzzesi, si laurea all’Università di Padova, sbarca a Los Angeles per un dottorato in fisica e resta lì. Va giù dura e senza peli sulla lingua quando parla dell’Italia. “I giovani a causa di raccomandazioni e clientelismi sono costretti ad emigrare o a rassegnarsi a cose al di sotto delle proprie capacità intellettuali. Così perdono tempo prezioso e non saranno mai competitivi”. E intanto continua a bacchettare l’Italia “a cui piace copiare tutto dall’America, tranne le cose sagge e la protezione ambientale”. L’ha fatto lo scorso 20 gennaio in Senato in occasione di un’audizione legata alla discussione del decreto sulla liberalizzazione delle trivelle. Che la prof sia un personaggio scomodo l’ha confermato il fatto che, proprio durante la seduta, Assomineraria ha chiamato in Senato per ottenere un’audizione. Germana Zappatore febbraio duemiladodici agorà Insulti, maltrattamenti, omicidi, un’escalation senza ritorno 5 DOTT.SSA ANITA D’ATRI PSICOLOGA Violenza domestica: la soluzione è denunciare L’amore malato non va tutelato. E’ nato a Foggia il Centro Antiviolenza Il caso scioccante del bimbo di sedici mesi gettato dal padre nel Tevere suscita la necessità di affrontare nuovamente il tema della violenza in famiglia. Violenza infatti è quella che ha ucciso il bimbo, violenza è stata anche quella che aveva portato qualche giorno prima la giovane madre del piccolo in ospedale, picchiata da quel compagno-padrone, da lei mai denunciato. Ma perché le donne spesso accettano i maltrattamenti senza denunciare? L’esplosione della violenza intrafamiliare non arriva mai da sola, ma è l’ultimo atto di una serie di segnali ben definiti e ricorrenti che non si riconoscono come illeciti, proprio perchè avvengono in ambiti privati. La violenza si esprime anche in modi più subdoli, ma non meno gravi, dei maltrattamenti fisici, come la svalutazione personale dell’altro, che si concretizza con l’annientamento della personalità, la sottrazione di mezzi economici che potrebbero servire all’indipendenza e all’autonomia, l’allontanamento volontario dalla rete familiare e sociale che potrebbero costituire un aiuto alla vittima per liberarsi dell’aggressore. La donna, solitamente vittima per motivi di dispa- rità sul piano fisico, tende a sottovalutare la propria esperienza di sofferenza, attribuendo l’aggressione ad un disagio interiore e momentaneo del partner. Si innesca cosi una spirale di violenza, in cui aggressore e vittima consumano gli atti di una tragedia che vede tre momenti essenziali: l’insorgere della tensione, l’esplosione della violenza, la contrizione dell’aggressore. Nella fase dell’accumulo della tensione, che si acutizza con la minaccia di una violenza, la vittima soccombe perchè ritiene che con la propria sottomissione possa controllare la successiva fase della violenza fisica; dopo che questa viene consumata, è il momento del pentimento dell’aggressore per quello che ha fatto e del giuramento che non avverrà mai più. Questo comportamento destabilizza ulteriormente la vittima, la induce a resistere nella convivenza, soprattutto se sono presenti dei figli e se non è economicamente indipendente, con la speranza che l’aggressore possa cambiare e con la irreale convinzione di poter gestire meglio la situazione. È d’obbligo dire che una persona che usa la violenza come sistema unico di dialogo o di eliminazione dei conflitti difficilmente cambia il proprio comportamento; l’amore che si crede di provare ancora nei confronti del violento è un sentimento malato, così come lo è il sentimento che lega l’aggressore alla vittima. La vittima, quando riesce a realizzare che ha bisogno di rivolgersi ad un aiuto esterno alla coppia (forze dell’ordine, servizi sociali, rete familiare), lo fa soprattutto con l’intento di avere dalla propria par- la via di uscita c’è Dallo scorso giugno è operativo a Foggia il “Centro Antiviolenza”. Dotato di un il Punto di ascolto ed accoglienza, ha lo scopo di sostenere le donne in percorsi di uscita dalla violenza, nel più assoluto rispetto dell’anonimato. I servizi offerti sono: l’accoglienza telefonica, effettuata attraverso un numero verde: 800180903 attivo 24 ore su 24; prima accoglienza personale; consulenza psicologica; consulenza legale; accompagnamento nel rapporto con Enti e Istituzioni; gruppi di auto aiuto. Inoltre, all’interno opera l’Equipe Multidisciplinare Integrata “Abuso e Maltrattamento” con personale del Comune e dell’Azienda Sanitaria Locale. te una voce autorevole che intervenga sull’aggressore e lo tenga sotto controllo, ma essenzialmente non vuole rinunciare al partner. Le reti sociali ed istituzionali hanno il dovere di intervenire, consigliando e determinando la separazione in caso di denuncia di violenze fisiche, ma non possono niente se la vittima non esprime il proprio disagio. Molto spesso, le reti familiari preferiscono non vedere il rischio che corre la vittima, sottovalutandolo, ed assumendo veri e propri comportamenti consolatori verso l’aggressore, nella sua fase di pentimento. I figli che assistono a queste modalità di gestione dei conflitti apprendono che sia l’unica possibile strada che un uomo ed una donna hanno per poter interagire; è intuitivo che le probabilità che adottino, a loro volta, tali comportamenti all’interno di una propria famiglia siano molto alte. Riteniamo che tutti debbano contribuire a sovvertire la cultura della violenza, magari riconoscendola prima di costituire un legame coniugale; è essenziale comprendere che lo schiaffo e l’ insulto non sono sinonimi di amore. Ed agire di conseguenza. La sentenza che ha scioccato le donne italiane Stupro di gruppo, carcere non obbligatorio Editore Publicentro Servizi Pubblicitari s.r.l. Le motivazioni tecniche della decisione della Cassazione nell’interpretazione dell’avvocato Luigi Leo Fa discutere una sentenza della Cassazione riguardante i procedimenti per violenza sessuale di gruppo: il giudice non è più obbligato a disporre o a mantenere la custodia in carcere dell’indagato, ma può applicare misure cautelari alternative. A partire dal 2009, con l’approvazione da parte del Parlamento della legge di contrasto alla violenza sessuale, non era consentito al giudice di applicare, per i delitti di violenza sessuale e di atti sessuali con minorenni, misure cautelari diverse del carcere. La Cassazione, invece, ha dichiarato la legge anticostituzionale. La decisione ha scatenato la reazione, furente e bipartisan, di molte donne impegnate in politica. Il timore comune è che una tale sentenza possa depotenziare un reato così grave: una donna che vede negato il carcere per i suoi carnefici potrebbe sentirsi non tutelata dalla legge e vittima di una seconda violenza. Anche Telefono Rosa è sceso in campo chiedendo un intervento del ministro Severino. Dato reale è che questo reato “bestiale” segna per sempre la vita di una donna, la quale, forse, anche per sedare un senso superiore di giustizia, si sentirebbe un po’ meno lace- rata sapendo i suoi aggressori in carcere sin da subito. Annunciando che continueremo a parlare dell’argomento nei prossimi numeri di 6Donna, vogliamo cominciare la discussione con l’intervento dell’avvocato penalista Luigi Leo sulle ragioni tecniche che hanno spinto la Cassazione ad emettere una tale sentenza. Non sono contro le donne ma non posso trascurare di essere giurista. Le levate di scudi e le barricate edificate contro i giudici della suprema corte di cassazione sono prive di fondamento. Questo perché nessuna donna e nessun uomo potrà considerarsi colpevole fino a quando non avrà esperito completamente i tre gradi di giudizio necessari perché lo Stato non abusi dei suoi poteri coercitivi per incatenare un qualsiasi individuo nelle celle buie delle sue stanze. Si tratta di un principio sacrosanto espresso dai nostri padri costituenti che, illuminati da spirito e cuore democratici, escogitarono genialmente l’articolo 27 della Costituzione che, dopo aver affermato che la responsabilità penale è personale, hanno stabilito che l’imputato non è considerato colpevole sino alla sentenza definitiva. Non solo è corretto che chiunque sia accusato, giustamente o ingiustamente, abbia il diritto di difendersi ma è assolutamente indispensabile. Nonostante quello che possa credersi, neanche un penalista come me che, da oltre un ventennio è attivamente impegnato nei palazzi di giustizia di tutta Italia, ha mai ricevuto confessioni da clienti accusati dei delitti più efferati. Quale è allora la verità? Quella della vittima o dell’accusato? Chi potrà allora affermarlo se non un processo regolare celebrato da giudici imparziali. Le conclusioni della cassazione sulla legittima applicazione di una misura cautelare diversa dal carcere nei confronti di soggetti accusati di stupro di gruppo sono dunque assolutamente in linea con i principi di uno stato democratico e civile come è quello nel quale viviamo. Probabilmente, gli agitati sono quelli che non conoscono la differenza tra custodia cautelare e detenzione. Ebbene, la custodia cautelare è la condizione giuridica applicabile ad un soggetto durante le tre fasi di giudizio, ossia quando i giudici dovranno decidere se l’accusato sia o meno responsabile, la detenzione riguarda, invece, la pena finale che sarà stata inflitta nel corso delle tre fasi e che dovrà esse- Mensile di attualità e informazione. Registrazione presso il Tribunale di Foggia n° 2/2002 del 26/09/2002 Direttore Responsabile Anna Russo Caporedattore Angela Dalicco Luigi Leo re scontata. Solo in questo secondo caso, quando sarà accertata completamente la sua responsabilità, sarà giusto che l’accusato resti in carcere ad espiare la sua condanna. Solo per curiosità, segnalo che negli USA basta versare una cauzione in denaro per circolare liberamente nonostante accuse gravissime come un omicidi o stragi. Non prendiamocela con gli emeriti giudici della suprema corte che hanno correttamente rimarcato un principio degno di una democrazia avanzata, ma con investigatori, procure e giudici degli altri gradi di giudizio che, per mille diverse ragioni, impiegano svariati anni di attività prima di permettere che si deliberi un verdetto definitivo. Sono convinto che sono soltanto i ritardi della giustizia a giocare negativamente sulla psicologia degli indignati e ad indurli a ribellarsi al diritto. Hanno collaborato Maria Rosaria De Leonardis Maria Grazia Frisaldi Mariangela Mariani Dalila Campanile Elisabetta Ciavarella Irma Mecca Emanuela Cafaro Germana Zappatore Rubriche avv. Palma Rubano dott.ssa Noemi Tizzano dott.ssa Ines Panessa dott.ssa Anna Lepore dott.ssa Annarita Spadaccino dott.ssa Rosangela Loriso dott.ssa Anita D’Atri dott.ssa Francesca Ciociola prof.ssa Rina Di Giorgio Cavaliere Redazione Foggia Via Tressanti, I trav. (vill. Artig.) Tel. 0881.56.33.26 - Fax 0881.56.33.19 e-mail [email protected] Sito internet www.6donna.com Impaginazione e stampa Publicentro Graphic La collaborazione è volontaria e gratuita. I testi e le foto da voi inviate non verranno restituite. Questo numero è stato stampato in 43mila copie e distribuito gratuitamente a domicilio nella città di Foggia 6 febbraio duemiladodici inchiesta Sempre più internauti si iscrivono in cerca di amici o L’amore ai tempi di facebook. Dilaga il potere Relazioni sentimentali che nascono, crescono e finiscono nelle piazze virtuali. Così è la vita della community Rose, cioccolatini e profumi. Quanto impegno richiedeva il corteggiamento fino a poco tempo fa. Meglio oggi, era virtuale, in cui tutto corre sul filo di internet, sentimenti compresi. Meglio oggi? I tempi sono cambiati, campo di battaglia degli incontri amorosi diventano i social network dove ci si conosce, ci si innamora e, spesso, ci si tradisce, tutto a ritmo di un click. Un fenomeno dilagante, pubblicizzato addirittura sui canali televisivi nazionali e diventato oggetto di studio della moderna sociologia. Cosa si cela dietro questo nuovo modo di incontrarsi e innamorarsi “sotto velate spoglie”? Una difficoltà a mostrarsi come realmente si è nel timore di non essere accettati? O sem- plicemente una moda (senza alcuna dietrologia di fondo)? Vero è che ogni giorno di amori virtuali ne nascono a migliaia, così come altrettanti amori reali finiscono a causa di incontri clandestini sul web. Meglio oggi? Difficile a dirsi. Una verità c’è: la prima fase della conoscenza può anche avvenire su un dating on line, con la consapevolezza però che l’incontro ravvicinato, prima o poi, accadrà; allora, meglio iniziare l’amicizia offrendo di sé un’immagine, anche se virtuale, vicina quanto più possibile al reale. Onde evitare brutte sorprese! Anna Russo DOTT.SSA FRANCESCA CIOCIOLA SOCIOLOGA Sociologia e comunità virtuali Stare insieme nell’era di internet Gli incontri online sono un fenomeno in piena crescita: in pochi anni internet ha cambiato forma, non è solo uno strumento informativo, ma è diventato il luogo dove tutto è possibile, anche trovare l’anima gemella. Ogni giorno milioni di persone distanti fisicamente vivono nuove forme di aggregazione sociale attraverso l’uso dei social network, spazi virtuali in cui ci si confronta e si condividono interessi comuni. Non si è più protagonisti di una sola comunità caratterizzata da un rapporto di vicinanza sociale, basata sul contatto fisico e sulla compresenza, ma ci si sente parte di un’altra comunità, parallela, deterritorializzata, con proprie norme e valori. I rapporti fra individui non avvengono più su un territorio fisico ma su un piano virtuale, che offre l’illusione di appartenere ad un gruppo che cerca di riprodurre le caratteristiche della comunità reale. Le comunità virtuali sono diventate uno strumento trasversale che si sta diffondendo ogni giorno di più. In chat si può trovare l’intera società: dal professionista all’operaio, dalla casalinga all’impiegata, dall’ingegnere al dottore; esse sono frequentate da persone di tutte le età, dai diciottenni agli ultrasessantenni, (anche se coloro che usufruiscono maggiormente della rete si collocano in una fascia d’età che va dai diciotto ai quarantaquattro anni) appartenenti a tutte le classi sociali. In questo “nuovo mondo” si assiste ad un abbattimento delle barriere sociali, tutti possono coinvolgere qualunque altro utente in conversazioni di ogni genere, senza sentirsi influenzati da ruoli sociali, attività lavorative o livelli di istruzione diversi. Si assiste ad una rivoluzione relazionale: si riducono le inibizioni, chiunque, anche il più timido, si sente libero di osare, di relazionarsi, senza subire quei vincoli dati dalla realtà fisica come l’età, l’aspetto o il ceto sociale d’appartenenza. La rete diventa un ambiente condiviso da ideare e costruire insieme: offre un’altra occasione per creare nuovi legami e nuovi rapporti; concede spazi di socializzazione liberi in cui si discute su temi più svariati che portano, in alcuni casi, alla nascita di relazioni che possono avere un seguito anche nella vita reale. A volte, però, questi rapporti rischiano di essere mobili, leggeri e fragili perché nascono da identità poco sincere che giocano con il potere della seduzione delle parole per ingannare il proprio interlocutore. Diventano solo un modo per ovviare ad una relazione reale impegnativa, dal successo non assicurato, che porterebbe via tempo ed energia, con la conseguenza di dar vita a legami meno vincolanti, provvisori, che potrebbero essere sciolti ogni volta che le circostanze cambiano, con un semplice click perché, se qualcosa va male, basta premere un tasto per cancellare tutto: cosa che in un incontro faccia a faccia non sarebbe possibile. In questa cornice nascono e muoiono velocemente amicizie, flirt e amori. Gli incontri on line spingono a cercare ciò che manca nella vita quotidiana, qualcosa di alternativo all’ esistenza reale: i frequentatori della chat o dei social network vivono un mondo che può dare infinite possibilità di socializzazione. Che sia triste, che non ci siano più centri di aggregazione come un tempo, che la gente sia svogliata nel rapportarsi con l’altro, che ci sia un’aridità sentimentale, che sia il segno che non siamo più capaci di guardarci in faccia per conquistare l’amicizia o l’amore di qualcuno è impossibile negarlo ma, non si può evitare di considerare questa nuova forma dello “stare insieme on line” che, ormai, rappresenta il nuovo modo di socializzare e di vivere che non può essere più scisso da questa “generazione digitale”. Ciò che ci resta è solo ascoltare, capire, comprendere e fornire i mezzi per vivere in una società come la nostra. PAROLA ALL’ESPERTO Dating on-line è giusto pubblicizzarlo in tv? Per alcuni è solo un gioco. Una segreta evasione dalla quotidianità spesso monotona. Altri, invece, affidano le proprie speranze ad una connessione, nell’illusione di trovare nuove emozioni attraverso il pc. Al di là delle aspettative e della bontà del servizio, un dato è indubbio: sono sempre di più i siti dedicati al dating online, ovvero alla ricerca dell’anima gemella “nella rete delle reti”. Alcuni di questi, quelli ritenuti più affidabili, sono diventati veri e propri colossi del settore accogliendo le iscrizioni di decine di milioni di utenti in Europa che ‘sbirciano’ altrettante pagine-profilo alla ricerca del partner ideale, valutando passioni, attitudini, età e professione dichiarata dagli aspiranti tali, nell’illusione che l’amore possa trovarsi dall’altra parte del monitor. Un servizio che sembra essere totalmente sdoganato, liberato da pregiudizi e luoghi comuni, al punto da essere pubblicizzato anche sulla tv nazionale, come nel caso di Meetic.it. Ne abbiamo parlato con Danila Paradiso, copywriter. “Il fenomeno del dating on-line”, puntualizza Danila, “investe un vasto panorama: da Social Dating a Speed Dating, da Badoo a Mysingledating, fino a Meetic il più grande sito di incontri in Italia e in Europa nato nel 2001, disponibile in 12 lingue, che oggi conta più di 42 milioni di single iscritti in Europa, di cui oltre 7 milioni in Italia”. Numeri che dimostrano come questo tipo di servizio, oltre che ampiamente sdoganato, sia largamente utilizzato. “L’Università di Oxford, attraverso l’Oxford Institute Internet, ha raccolto le testimonianze di 12.000 coppie provenienti da 18 diversi Paesi. L’indagine ha sfatato l’idea comune secondo la quale sarebbero i giovani i principali fruitori di questi servizi. Il 36% tra quanti hanno conosciuto l’attuale partner online, infatti, rientra nella fascia di età compresa tra i 40 e i 60 anni, mentre solo il 23% si colloca nella fascia 1840. Possiamo non riconoscerci nel tipo di società che emerge dagli spot - spiega Danila - ma questo non vuol dire che tale società non esista”. Tornando al caso specifico di Meetic, il colosso europeo ha sempre adottato per la pubblicità “l’uso sinergico dei due canali, web e tv. È del 2007, ad esempio, lo spot diretto da Muccino e girato interamente a Roma che racconta il pranzo di una famiglia media italiana durante il quale viene presentata la nuova fidanzata del protagonista, conosciuta in rete. Nel 2012 Meetic si è aperto con un nuovo spot, on air sulle reti Mediaset e su La7, firmato McCann Erickson” che si chiude con l’eloquente payoff: ‘Meetic, più di 300 storie d’amore la settimana. L’inizio è su Meetic.it’. “La novità è che i protagonisti del nuovo spot sono tre coppie nate proprio sul web, con l’immancabile stereotipo della rosa rossa ed una promessa molto generica”. Eppure sono in molti a chiedersi quali possano essere le responsabilità imputabili a questo tipo di spot e se il messaggio veicolato possa essere sincero o meno. “La parola sincerità mi fa venire in mente Powers, il padre dell’honest advertising - conclude Danila - il quale credeva, alla fine dell’800, che la pubblicità invece di imbonire il pubblico dovesse essere semplice, fattuale, sincera fino all’estremo limite. Nella home di Meetic si legge: “Mentre nessuno può dirvi dove questo incontro vi porterà, di sicuro tutto inizia da qui!”. Un messaggio, se vogliamo, chiaro che non esplicita promesse certe, se non un punto di partenza”. Maria Grazia Frisaldi febbraio duemiladodici inchiesta 7 dell’anima gemella. Quanta passione racchiusa in un click dei social networks tra i giovani e non solo ANGELA E ALESSANDRO ANTONIO E DANIELA Facebook, quando nasce un amore Ha un diario zeppo di ricordi, l’ultima trovata di Mark Zuckerberg. C’è tutta la storia della sua vita in un profilo pieno di girasoli. Li adora. Alessandro l’ha conquistata così, ‘postandole’, come si dice in gergo, le foto più belle dei fiori gialli che guardano la luce. E poi ne ha fatto un quadro con il suo viso in mezzo, come se la conoscesse da una vita. La incontriamo in chat, ed è una scheggia: in pochi secondi scrive una vagonata di parole e non le si riesce a stare dietro, tra abbreviazioni e poi due punti, trattino e parentesi chiusa, che sta per una faccina che sorride. Dietro lo schermo mette via ogni imbarazzo, si sente al sicuro. È nata lì la storia d’amore di Angela. “Ho sempre odiato il primo appuntamento. Su Internet puoi mascherare la timidezza e la conoscenza è graduale”. A far scoccare la scintilla una foto pubblicata sul profilo di un’amica. “Una domenica pomeriggio non avevo un granché da fare e ho sbirciato tra i post condivisi dai miei amici. Mi ha incuriosito una fotografia e ho trovato in chat l’amica che l’aveva pubblicata. Le ho chiesto chi fosse quel ragazzo che non era ‘taggato’ (con- trassegnato da un nome, ndr). Alla fine, lei gli ha suggerito di inviarmi una richiesta di amicizia. Dopo un approccio turbolento, per via della mia timidezza, abbiamo iniziato a condividere musica, foto e poesie”. Angela non è una neofita del Web. Ne ha masticate di chat, e ammette di essersi iscritta, in passato, ad una sfilza di siti di dating on line, per fare nuovi incontri. Su facebook preferiva collezionare amici, poi si è fermata. I loro contatti fanno il tifo in una pagina che hanno creato per celebrare il loro amore. C’è voluto un po’ prima che si scrollassero di dosso la realtà virtuale e si vedessero in carne e ossa. “Ci ha messo un mese, prima di invitarmi ad uscire, ma ormai mi sembrava di conoscerlo da una vita”. Da allora sono passati due anni e la loro storia prosegue a gonfie vele. Su facebook continuano ad incontrarsi, ma solo per gioco. Il resto, preferiscono viverlo “dal vivo”, giorno dopo giorno. Mariangela Mariani ANTONELLA E DAVIDE Gelosie e tradimenti da social network È sufficiente un “mi piace” di troppo per scatenare la morbosa gelosia di chi aspetta il prossimo pollice nel pugno a conferma di un sospetto. Complessi da facebook. Le prove del tradimento si cercano su un social network, inventato per ritrovare i compagni di scuola. E qualcuno, gioco forza, prima o poi le trova. Antonella, pochi esami alla Laurea in Psicologia, è finita sull’orlo di una crisi di nervi e ha rasentato l’illecito penale. “Davide ha sempre fatto il ‘piacione’ con le donne, senza farne mistero. Col suo lavoro di avvocato se ne sta in studio praticamente tutto il giorno. Lui si era registrato da poco su facebook, diceva che non capiva cosa ci trovasse la gente per passarci giornate intere. Lo avevo convinto proprio io che era un modo per contattarci, ma non lo trovavo mai in linea. Ad un certo punto mi era sembrato che l’idea cominciasse a piacergli, era diventato persino ‘amministratore’ di uno di quei gruppi di amici che si danno appuntamento per il fantacalcio. Poi i suoi contatti sono aumentati tra un gruppo e l’altro. Ha ritrovato vecchi amici e ha iniziato a condividere e commentare. Non era ‘online’ ma continuava a ‘postare’ e cliccare”. Candidamente racconta quello che altre donne negherebbero, anche davanti all’evidenza. “C’era il nome di una ragazza che compariva, di frequente, tra le ‘attività recenti’ sulla sua pagina. Non avevo alcuna intenzione di fargli una scenata, né di intervenire pubblicamente sulla sua bacheca. Così ho deciso di registrarmi con un falso nome, per inviarle una richiesta di amicizia da un profilo fasullo e spiare il suo. Non è servito a nulla, ovviamente, se non a leggere i commenti che lui le lasciava ai link che pubblicava. Intanto, Davide era ‘latitante’ in chat. Ci doveva essere qualcosa sotto. Conoscevo la password del suo account di posta elettronica. Ho cercato tra le e-mail i dati della registrazione su fb. Ci sono entrata. Ho trovato dei messaggi, inequivocabili, in posta privata. Non ho resistito: le ho scritto. Si erano rincontrati lì”. L’ha presa con filosofia, dopo quattro anni insieme. “Alla fine l’ho cancellato dai miei contatti”. m.m. ‘ottonovedieci’ Il matrimonio raccontato in un blog Quando ci siamo sposati, l’8 settembre 2010, io avevo 26 anni e Antonio 27, ad oggi sono quasi 10 anni che stiamo insieme”. E’ Daniela a raccontare la sua lunga e ‘originale’ storia d’amore con Antonio, nata tra i banchi di scuola del Liceo Volta di Foggia, proseguita a distanza per cinque lunghi anni di università, in cui sms e chat l’hanno fatta da padrona, e coronata da un matrimonio tutto particolare, i cui preparativi sono stati pubblicizzati ad amici e parenti in “tempo reale” su un blog “virtuale”. “Quando abbiamo deciso di sposarci abbiamo creato un blog: http://ottonovedieci.wordpress.com/ e l’abbiamo pubblicizzato attraverso facebook. L’idea è nata perché volevamo raggiungere e coinvolgere anche i parenti e gli amici più lontani. Il nome è stato scelto per enfatizzare la particolarità della data del matrimonio, e da lì è nato il tormentone, praticamente siamo finiti con l’essere etichettati “gli sposi ottonovedieci”. Alla fine Antonio ha avuto anche la geniale idea di farci un marchio e ha fatto stampare delle magliette, ci mancava poco che iniziassimo a vendere il merchandi- Per chi preferisce un amore...reale Paolo e Francesca, trent’anni lei, trentatré lui…è il caso di dire che il loro destino da innamorati ce l’avevano proprio nel nome! Chi non ricorda la triste storia narrata da Dante, nel V Canto dell’Inferno, di questi due amanti condannati per l’eternità a essere trasportati da una violenta bufera, simbolo della passione che li ha travolti in vita? Decisamente meno tragica e più romantica è la storia dei nostri Paolo e Francesca, di Lucera, che quest’anno festeggiano il loro tredicesimo anno di fidanzamento, e che convoleranno a nozze nel mese di settembre. Un amore nato tra i banchi di scuola, una storia “reale”, come amano definirla, lontano da qualsiasi “virtualità” da social network. “Frequentavamo la stessa scuola - racconta Francesca - Paolo faceva il quinto ragioneria ed io il terzo. Ci ha presentati un amico in comune durante un momento di ricreazione; a me Paolo non piaceva, non l’avevo nemmeno notato, invece per lui è stato un colpo di fulmine. All’epoca non esisteva nemmeno il cellulare, ci sentivamo tramite il telefono fisso di casa, o uno dei due chiamava dalla cabina telefonica pubblica. sing completo!”. Il blog è strutturato in pagine e news; nelle pagine abbiamo descritto le scelte salienti (la chiesa, i testimoni, la sala ricevimento, ecc.), nelle news invece trovano spazio gli aggiornamenti e le tappe che attraversavamo nei vari mesi. Ma la cosa più particolare è il tipo di scrittura. “Il blog è strutturato a mo’ di dialogo fra me e Antonio, proprio come se fossimo stati là presenti noi due a raccontare di persona tutti i dettagli del nostro matrimonio. Questa impostazione ha avuto un certo successo, tanto che gli amici attendevano con ansia i nostri post per farsi due risate e commentare. Insomma ci siamo divertiti e li abbiamo fatti divertire”. Ora nella vita di Daniela e Antonio il virtuale ha lasciato spazio al…reale, la nascita del loro piccolo Lorenzo ha tolto del tempo alla creatività investita in quel blog: “L’ultimo post sul blog ‘è stato scritto’ da nostro figlio, - conclude Daniela - proprio per annunciare in maniera ufficiale la fine di una bella esperienza che ci ha accompagnato per quasi un anno e che rimane per noi un bellissimo ricordo”. Maria Rosaria De Leonardis PAOLO E FRANCESCA Ci vedevamo spesso perché abitando in un paese non era difficile, lui mi aspettava all’uscita da scuola e la sera veniva a prendermi a casa per uscire”. Un amore d’altri tempi insomma, fatto di piccole cose, semplici momenti e tanto sentimento. Loro sono rimasti per sempre ‘fedeli alla realtà’, scegliendo anche di non iscriversi a facebook proprio per non alterare il loro equilibrio e non perdere il contatto umano. “Non ci piace questo social network, anzi a volte ci spaventa, lo troviamo banale e invadente. Adoriamo la nostra privacy e per nulla al mondo ci rinunceremmo. Non condividiamo l’uso dei social network per conoscersi perché comunque rimane un approccio assolutamente virtuale, e ci è capitato di sentire spesso i casi di coppie che a causa di facebook hanno litigato a tal punto da lasciarsi, per gelosie inutili o intrusioni altrui”. Come renderete partecipi i vostri amici e partecipi del vostro matrimonio? “Sicuramente non via mail! Utilizzeremo il classico invito postale e poi ricontatteremo telefonicamente per la conferma”. Maria Rosaria De Leonardis 8 febbraio duemiladodici attualità Foggia: due donne nella nuova Giunta. Ecco Marida Episcopo e Giusy Albano Mongelli bis. Si riparte dal rosa Il primo cittadino: “Il vicesindaco? Speriamo che sia femmina” “Sindaco, faccia come Monti”. Il Preside Giuseppe Trecca, dai banchi dell’aula consiliare, aveva esortato il numero uno di Palazzo di Città a modellare il Mongelli Bis sulla fase 2 del Premier. Manovra Cresci-Foggia. E lui ha fatto come Monti assoldando super tecnici, senza disdegnare la componente femminile. Ma poi non ha resistito alla tentazione di riesumare qualche vecchio personaggio. In principio le lady erano tre, ma Alfonsina De Sario è rimasta in panchina. Il dirigente dell’Ufficio Minori della Questura di Foggia, vicecommissario e responsabile dello Sportello Donna non si è messa in posa per la foto di rito. Per ricoprire l’incarico di assessore occorre il nulla osta del Ministero. Per una poltrona in Giunta, si gioca la carriera, e rischia di essere spedita in un’altra città, a fine mandato. Eppure, sembrava ci stesse prendendo gusto in mezzo a quei “colleghi”, nel grande giorno della nuova Giunta, quando Mongelli ha scoperto le sue carte, e lei è rimasta a guardare accanto al Presidente del Consiglio Comunale Raffaele Piemontese, defilandosi al momento opportuno. Pare, comunque, che il Sindaco abbia un altro coniglio da tirare fuori dal cilindro. La Giunta è femmina ma non troppo: due donne sugli scranni non sono una rivoluzione femminista. C’è Giusy Albano, la donna di Confindustria, imprenditrice agricola, che se ne va alle “Politiche giovani” con una sfilza di deleghe: Politiche del Lavoro, Turismo, Marketing territoriale, Enti di ricerca, Giusi Albano Consorzi, Politiche agricole, Politiche Comunitarie, URP e Statistica. Qualcuno obietta che non sia stata valorizzata abbastanza, che quell’assessorato non calzasse alla 38enne che ha vinto il premio nazionale De@ Terra per la valorizzazione dell’imprenditoria femminile in agricoltura. “Giovane giovane non sono più” – sorride -. “Credo che i giovani siano il futuro del mondo e punterò tutto su di loro”. La prima impressione è che senta il peso di quell’incarico, ma ne ha di idee. Parla di turismo a Foggia “Perché no?” dice, e dissotterra gli ipogei. “Foggia è conosciuta come il nucleo dell’agricoltura, allora perché non pensare ad un turismo agricolo e far conoscere le nostre masserie, i nostri territori, gli scavi?”. “Un passo in avanti per il nuovo futuro”: concorda con il primo cittadino quando racconta la presenza delle donne in Giunta. E non perde tempo a dire che ora si metterà all’opera per capire come collocare i giovani nel mondo del lavoro. Con qualche anno in più, la plurilaureata Marida Episcopo è assessore alla Formazione, con delega alla Pubblica Istruzione, Uni- Marida Episcopo versità, Gemellaggi e Istituti di Partecipazione. È ferratissima in materia: è dirigente scolastico ed esperta in pedagogia. Per lei, la scuola viene prima di tutto - “ma non dovreste farlo sentire alla mia famiglia”, scherza. Non intende lasciare il suo incarico di preside e ri- nuncia, per questo, alla sua indennità: “il vile denaro è l’ultima cosa, quando ci si pone al servizio di una città”, e detto da una che vive per la scuola non è retorica. In dote dall’universo donna porta la sensibilità e il carisma. Ringrazia il suo predecessore, Matteo Morlino, e sta già disponendo una cabina di regia: il suo diagramma di flusso si dirama a partire da un laboratorio osservativo. Individuerà le criticità e prediligerà il dialogo con le istituzioni e col mondo che intende coordinare e rappresentare. “Non credo di avere una bacchetta magica - è pragmatica nella sua analisi – ma l’impegno ci sarà tutto e la carica volitiva sarà massimamente espressa”. Di nomi se n’erano fatti, da Anna Rita Palmieri a Rita Saraò, finite nel toto-Giunta insieme a Chiarastella Fatigato. Il primo cittadino, forse dovrà fare a meno di Alfonsina De Sario, ma non rinuncia al suo sogno e a chi gli chiede chi sarà il vicesindaco risponde senza alcuna esitazione: “Speriamo che sia femmina”. Mariangela Mariani FOGGIA, UN NOME, UNA STRADA... Contro le dimissioni in bianco Chi era Nicola Parisi Forza Elsa, le donne confidano in te La strada che va da Piazza XX Settembre a Via E. Pestalozzi ricorda il conterraneo Nicola Parisi (Foggia 1827 – Casalnuovo di Napoli 1887). A “questo pittore, che, vivo, Foggia, suo luogo natio, molto apprezzò, e che, morto, rimpiange”, come scrive il Picucci, è intitolata anche l’antica scuola elementare situata in via Pestalozzi. Nicola Parisi, come altri giovani appartenenti a famiglie benestanti, frequenta la Facoltà d’Ingegneria a Napoli, ma non completa gli studi per dedicarsi alla pittura “L’arte per l’arte: l’arte che è fine a se stessa”, disciplina alla quale è avviato dal cugino Saverio Altamura. Nella città partenopea, difatti, si distingue tra i fondatori dell’Istituto di Belle Arti, ove insegna per alcuni anni. Vive intensamente la nuova dottrina del movimento letterario e artistico dell’epoca, divenendo romantico e patriota. Amico del Palizzi e del Gozzi, sostiene che: “la pittura, la scultura, la musica e la poesia hanno un’influenza nei costumi di ogni alta scuola”. Rivolge il suo sguardo, con amore e commiserazione, verso i deboli e le famiglie bisognose, come nell’opera “Lavoro e miseria”, e nel contempo si rivela pittore, limpido e preciso, di soggetti storico-risorgimentali. Tra questi il Carlo Poerio, opera felice e ammirata, premiata a Vienna con una delle tre medaglie destinate alla pittura italiana, poi acquistata dal Comune di Napoli, ove tuttora si trova. Nel suo capolavoro I prigionieri veneti all’annunzio del Trattato di Villafranca “ compendia l’uomo come cittadino che preme agli indugi frapposti al riscatto di tutte le terre italiane”. Di questo pittore e storico insigne noi amiamo ricordare altresì la tela rappresentante Diomede che entra trionfalmente in Arpi, riprodotta sul sipario del nostro teatro cittadino e i ben riusciti ritratti, dai quali traspare l’anima dei personaggi, custoditi nella Pinacoteca del Museo Civico. L’eco del suo nome supera i confini dell’Italia; stimato da tutti, dai più umili cultori dell’arte ai più rinomati maestri, muore quasi povero, ma “ricco dei nobili sentimenti dell’animo e dell’orgoglio naturale di uomo, che assai stima se stesso”. Rina Di Giorgio Cavaliere E’ una battaglia che nessuna donna vuole perdere. Perché il diritto al lavoro è sancito nella costituzione. Perché intorno a quel diritto si è giocato spesso una battaglia sporca, ma legalizzata. Perché chi ne ha pagato lo scotto sono state soprattutto donne colpite nel momento di maggiore bisogno, coinciElsa Fornero dente con una malattia o una gravidanza che le aveva allontanate per necessità dal posto di lavoro. Perché proprio in quelle circostanze il datore di lavoro aveva tirato fuori dal cassetto il suo asso nella manica, un foglio di dimissioni fatto firmare alla dipendente in concomitanza con l’assunzione. Un pezzo di carta che era servito prima a far lavorare la dipendente in costante soggezione e poi a spezzare i suoi sogni di una vita economicamente dignitosa. E’ la battaglia che oggi le donne chiedono al ministro Elsa Foriero di combattere in loro nome attraverso il ripristino della legge 188/2007, che impediva proprio la costrizione di far firmare una lettera di dimissioni in bianco contestuale al contratto di assunzione. Abolita dal Governo Berlusconi, preveniva tale abuso con l’obbligo dell’utilizzo, per le dimissioni volontarie, di appositi moduli predisposti e resi disponibili gratuitamente, numerati e datati, scaricabili in tempo reale con un click su un link presente nel sito del Ministero del Lavoro o reperibile con l’aiuto di patronati sindacali. Una battaglia per la giustizia, una battaglia di civiltà che il ministro non può non fare propria. Per ora ha dichiarato di voler “trovare una soluzione efficace a questa piaga”. In un clima caldo (nonostante il freddo gelido di questo inverno) per la crisi che si trascina da tre anni, in cui i notiziari in televisione e alla radio continuano a parlare, incessantemente, di deficit mostrando a rotazione i volti (poco) sorridenti di Monti, Merkel e Sarkozy, un manipolo di donne, riunite in un comitato, chiede ad un ministro “donna”, prima ancor che “tecnico”, di equiparare la loro dignità a quella degli uomini. Perché per superare la crisi non serve solo un indice basso dello spread. Non servono solo i numeri. Ci vuole cuore. Costanza, impegno, coraggio. Tutte doti “femmine”, al di là dell’articolo determinativo che le accompagna. Anna Russo Speciale sposi 2012 febbraio duemiladodici 9 Matrimonio, perchè no? Alcuni amori hanno un lieto fine ed altri invece no. Perché lui non vuole sposarsi. Come convincerlo? America docet Esistono coppie che pur avendo i requisiti ideali non hanno ancora coronato il loro amore con il romantico sacramento del matrimonio. Spesso è la donna che avverte per prima l’esigenza di sposarsi, magari per soddisfare il suo istinto materno all’interno di una relazione completa. Ma spesso dall’altra parte l’uomo non si sente pronto a compiere il grande passo. Ed è qui che relazioni apparentemente perfette subiscono una battuta d’arresto. Secondo lo psicologo americano John Gray, specialista nel campo delle relazioni umane, per approdare ad un risultato finale condiviso da entrambi, la relazione ha bisogno di attraversare cinque precise fasi a partire dal primo incontro. Tutto inizia con l’attrazione che avvicina e spinge a conoscersi; l’incertezza spinge uno dei due ad allontanarsi per capire se la persona in questione fa davvero al caso suo. La terza fase, definita dell’esclusività, è quella in cui i due partner si concentrano sulla crescita del loro rapporto. L’intimità è la quarta fase ed è quella in cui i due amanti sperimenteranno una totale intesa fisica. Infine la relazione approderà alla quinta e ultima fase, quella del fidanzamento, in cui la coppia fa un vero e proprio “riscaldamento” al matrimonio. Un matrimonio che spesso non è una conseguenza così naturale come dovrebbe; e questo porta la donna a reagire in due modi, entrambi sbagliati: mettere l’uomo di fronte ad un ultimatum o assoggettarsi passivamente al suo volere rinunciando alle nozze. Gray insegna che esiste un’efficace alternativa per sbloccare la situazione: basta retrocedere alla fase precedente, quella dell’intimità. Se non dovesse bastare un parziale distacco, la donna può retrocedere fino alla prima fase e comportarsi proprio come i primi tempi del loro incontro. Il cambiamento non deve essere drastico (non si deve arrivare al punto di smettere di frequen- tarsi totalmente), perché potrebbe essere interpretato come una punizione. Ma deve servire a far rivivere le fasi della crescita dell’amore che ha la coppia a rendere ufficiale la propria relazione. Così facendo, non solo l’uomo riscopre l’intesa che rendeva la sua compagna così speciale ai suoi occhi ma entrambi possono entrare in contatto con la verità che forse il partner potrebbe non essere la persona giusta. In questi casi è conveniente porre fine alla relazione. Oppure l’uomo può rendersi conto che si tratta realmente della donna con cui vuole trascorrere il resto della vita. Se la fatidica richiesta non arriva, abbiate il coraggio di tornare ad essere single: non rimanete invischiate in un rapporto che non appaga i vostri bisogni e non correte il rischio di lasciarvi sfuggire la vostra vera anima gemella. Nell’attesa, meglio sole. (fonte: Marte e Venere si corteggiano – John Gray) Dalila Campanile 10 febbraio duemiladodici publiredazionale L’addio al nubilato? E’ dal parrucchiere Un trattamento per i capelli è fra i cadeau più graditi dalla sposa Nell’organizzazione delle nozze, arriva il momento in cui le amiche della sposa diventano protagoniste: tocca a loro infatti organizzare l’addio al nubilato. Ma i tempi cambiano e così anche le tendenze: la cena a base di acool e spogliarellista, condita da pensieri triviali e allusivi, risulta non essere più tanto gradita per festeggiare l’ultima sera da single della sposa. Meglio adeguarsi: l’addio al nubilato dovrebbe essere una giornata che si incastra con gli impegni di tutte, da dedicare magari alla bellezza e al relax, senza dimenticare un pizzico di divertimento. Un’idea per festeggiarlo potrebbe essere quella di una serata tutta dedicata alla cura di sé, all’insegna di trattamenti innovativi, come quello che propone il salone Cinzia Caputo. Centro autorizzato “Joelle” del Sud, offre una tecnica di colorazione all’avanguardia come il Degradè, che agisce nel massimo rispetto del capello e prevede l’utilizzo di colori naturali. Il vero punto di forza di questa tecnica è la naturalezza: non è prevista una preventiva decolorazione del capello e ogni ciocca riceve il colore una sola volta, ottenendo così una chioma che non dà l’impressione di essere tinta. Non esiste l’inconveniente della ricrescita. La vasta gamma di nuance presenti consente di giocare con infinite sfumature, assecondando il gusto personale del- la sposa e prestandosi alle capigliature di ogni età. Il degradè inoltre non prevede l’utilizzo dell’ammoniaca: un motivo in più per fare un regalo speciale alla sposa preoccupata per la sua allergia alle tinture classiche e che, tra l’altro, alteravano la pigmentazione naturale dello stelo. Il risultato finale è quindi un capello sano, curato, corposo e dal colore inimitabile, frutto della propria base e delle personali scelte delle sfumature. Ma questo non saranno le amiche a testimoniarlo bensì un servizio fotografico degno di un set vero e proprio, offerto dallo staff, con cui comparare “il prima” e “il dopo” del trattamento. Una sorpresa simpatica quindi da regalare alle future spose, modelle per un giorno, che così potranno anche verificare in anticipo la luminosa magia delle sfumature sulle fotografie. Il degradè, inoltre, si accorda perfettamente con le ultime tendenze in fatto di acconciature: anche in questo settore predomina la naturalezza come un raccolto morbido e in cui gli accessori sono i veri protagonisti; fiori, perle e persino velette per uno stile retrò ma molto chic. Infine risulteranno preziosi i consigli della hair stylist che accompagnerà la sposa alla prova dell’abito in modo da farsi un’idea armoniosa dell’insieme e sperimentare in seguito le più svariate acconciature. Magari con la compagnia delle amiche sarà un piacere provare e riprovare, fino a trovare la pettinatura che metta maggiormente in risalto i punti di forza del viso, in un insieme armonico e perfetto. D. C. Speciale sposi 2012 febbraio duemiladodici Speciale sposi 2012 11 Abiti unici e personalizzati Ecco i “diktat” della perfezione Pizzi e sete per valorizzare la ‘sposa moderna’ Con Francesco Paolo Salerno l’alta moda rinnova il vestito dei sogni Ogni donna lo ricorda come un momento magico. L’abito da sposa - quello giusto - si riconosce quando lo si indossa la prima volta, e il primo sguardo verso lo specchio conferma quella che prima era solo una sensazione. Per Francesco Paolo Salerno, fashion designer foggiano, “ogni abito da sposa è una sfida”. Nella sua voce, pacata e rassicurante, c’è la consapevolezza di chi sa di poter trasformare il sogno di ogni giovane sposa in realtà, con l’ausilio di tecnica, una buona dose di intuito mista a capacità empatica ed ovviamente di sete purissime e preziosi pizzi francesi. “Creare un abito da sposa significa lavorare sul filo di un equilibrio delicatissimo: basta un passo falso per essere banali, un passo troppo deciso per rasentare l’esagerazione. Nel mezzo c’è la perfezione e la meraviglia della cliente”, continua Salerno mentre illustra i suoi ultimi modelli. Tra questi c’è anche il progetto di un abito con inserti in pelle bianca: l’eleganza in una innovativa chiave ‘aggressiva’. Design e sperimentazione costituiscono il valore aggiunto nelle sue creazioni. “Ogni abito deve parlare di chi lo indossa, comunicare il proprio essere”, spiega ancora Salerno, che nei suoi modelli - tutti pezzi unici - coniuga tutti i suoi saperi. Laureato in Scienze della Comunicazione e Fashion Designer all’Istituto Europeo di Design IED di Roma, Salerno è in grado di far dialogare, con creatività e professionalità, il linguaggio dello stilista con quello del comunicatore. Femminista post-litteram, Salerno intende trasferire i punti cardine dell’alta moda nel mondo-sposa creando l’abito ideale per una donna moderna, padrona del suo tempo e della sua femminilità. Creazioni che avvolgono in sete e organze leggere caratteri ed individualità spiccate; pizzi e dettagli preziosi che arricchiscono personalità forti e decise, ma non per questo meno romantiche. “Io cerco di portare nel mondo-sposa il design, con un’attenzione costante ad estetica, femminilità, qualità dei tessuti. La mia sposa è diversa: non è stereotipata, né condivide linee comuni a tutte”. Per quanto riguarda le sue creazioni, invece, dopo anni di regime color seta, champagne ed ecrù, “c’è un ritorno al bianco ottico, al colore puro, l’unico in grado vestire la sposa di luce. Ultimamente sto lavorando molto su modelli ‘a sirena’, che prediligo in quanto estremamente femminili. Il mio lavoro, poi, prosegue incessante nello studio e nella ‘costruzione’ dei bustier, costantemente migliorati e rinnovati. Stilista apprezzato ed affermato nel pret-à-porter, con numerosi punti vendita aperti nel centro e sud Italia (Foggia, Roma, Brindisi, Pescara e Porto Cervo) Salerno entra nel mondo-sposa con le competenze che gli hanno già garantito il successo, e lo fa con un nuovo spazio espositivo a Foggia, al Villaggio Artigiani, da dove parte la sua nuova avventura. Accanto a lui, uno staff sempre in evoluzione, altamente qualificato e referenziato, “mani sapienti” che aggiungono alla perfezione del lavoro artigianale il design e lo stile inconfondibile del giovane fashion designer foggiano. “Difficilmente disegno su carta. I miei abiti nascono sul manichino, ispirati dalle linee della figura femminile”, spiega. “Sono attentissimo ai dettagli e soprattutto alla qualità. Tutto con uno sguardo sempre attento al prezzo finale, assolutamente accessibile. “Perché conclude - l’abito perfetto non è necessariamente l’abito più costoso, ma quello che racconta chi lo indossa”. 12 febbraio duemiladodici publiredazionale Speciale sposi 2012 Tessuti, tendaggi, complementi d'arredo e lista nozze: esperienza, buon gusto e qualità La casa dei sogni è firmata “Busatti” Le tendenze della moda e la sapienza del passato Eleganza, qualità, durata nel tempo. In una sola parola: Busatti. Nome storico nel campo dei tessuti fin dal 1842, a Foggia da nove anni ha il suo piccolo angolo, il suo mercato di nicchia grazie a Maria Luigia Rizzi. Nato in corso Cairoli, da poche settimane il marchio toscano si mette in bella mostra in via Arpi, nel cuore della città. E’ la tappa obbligata per chi vuole personalizzare la propria casa con tessuti e complementi chic e pregiati. Da oltre due secoli ad Anghiari (comune in provincia di Arezzo) si lavorano artigianalmente fibre esclusivamente naturali. Dopo più di duecento anni lino, lana, canapa e cotone vengono ancora confezionati con telai a navetta (in Italia non lo fa più nessuno!) per poi essere rifiniti rigorosamente a mano e diventare così pezzi unici, vere e proprie opere d’arte con cui impreziosire in maniera raffinata ogni angolo della casa. A partire dalla cucina dove i colori caldi dei servizi in ceramica, delle tovaglie e dei set all’americana danno tepore ai momenti di incontro. Per chi, invece, ama il brio con classe Busatti offre un vasto assortimento di variopinti canovacci con motivi floreali e cestini scaldapane in vimini e stoffa. Per la camera da letto l’azienda toscana propone non soltanto copriletti e cuscini di classe, ma anche semplici tessuti di arredamento per soddisfare i palati più esigenti e creativi. Ma la griffe aretina strizza l’occhio anche alla praticità, senza dimenticare il buongusto. Agli asciugamani con frange, il top per dare un tocco glamour al bagno, affianca i più pratici e moderni accappatoi e teli a nido d’ape. Una casa Busatti è un sogno. Lo sa bene Maria Luigia Rizzi, fedele al marchio da quasi dieci anni (è esclusivista per l’intera provincia di Foggia). Sceglie personalmente gli articoli da vendere nel suo “atelier” e segue le proprie clienti passo dopo passo, dalla scelta dei tessuti o dei complementi fino alla “posa” in casa. Non è, quindi, una semplice venditrice, ma una sorta di “personal house shopper”, una imprenditrice che “coccola” e fidelizza chi si rivolge a lei. Eppure, come lei stessa riconosce, non è sempre stato così. “E’ stato alquanto difficile – ammette – far capire cosa vendevo. Bisogna riconoscerlo, la prima cosa che salta agli occhi quando si deve fare un acquisto, è sempre il prezzo e la linea Busatti non ha certamente un listino concorrenziale. Ma i prezzi un po’ sopra la media sono ben ripagati dalla bellezza, dalla qualità e dal fatto che un oggetto Busatti è per sempre. Praticamente indistruttibile”. Ma chi la dura la vince e con la determinazione che la contraddistingue, alla fine ce l’ha fatta. Oggi Maria Luigia ha la sua clien- tela. Una clientela sicuramente destinata a crescere. Anche perché il suo non è solo un punto vendita Busatti. L’ amore per il bello l’ha portata a commerciare anche arredi “shabby chic” (mobili dall’aria volutamente “trasandata” e invecchiata grazie a graffiature e screpolature). Il segreto di questo successo è “esserne convinti”. “Io sono la prima ad apprezzare e a credere in quello che vendo” confessa. E difatti il prossimo obiettivo (dopo l’inaugurazione della nuova sede in via Arpi con la partecipazione della stessa famiglia Busatti) è quello di aprire, comu- nicante con il negozio, un laboratorio dove mostrare dal vivo il lavoro certosino che fa di “Busatti s.r.l.” uno fra i più grandi marchi del “made in Italy”. febbraio duemiladodici Speciale sposi 2012 13 Gli addobbi variano a seconda delle locations Chiari, freschi, dolci... fiori Nel wedding day sono i messaggeri dei nostri delicati messaggi di eleganza e di stile Da sempre l’idea delle nozze è accompagnata da un’immagine floreale: i fiori d’arancio sono il simbolo del matrimonio e rappresentano purezza e augurio di fertilità. Allegri, romantici, silenziosi, protagonisti discreti dell’evento, i fiori sono i profumati e colorati spettatori del giorno più importante della nostra vita e avvolgono tutta l’atmosfera del matrimonio in un abbraccio dolce e caldo. Proprio poiché i fiori sono i veri alleati della sposa, la loro scelta non può essere casuale, ma strettamente legata al luogo della celebrazione del rito nuziale e allo stile che si vuole dare al matrimonio. Se scegliete di convolare a nozze in una chiesa moderna, ricordate una sola regola: riscaldare ad arte l’atmosfera piuttosto fredda di questi ambienti. Scegliete un colore di base e variate per gradazione. Naturalmente il bianco è quello che vi offre più alternative, virate verso il lilla per un tocco moderno, verso lo champagne per uno più chic, verso le nuance dei rosa per un’atmosfera più romantica, verso il verde per una ventata di freschezza. L’imponenza di una cattedrale obbliga alla scelta di fiori importanti, sì quindi ai volumi e alle infiorescenze maestose dei lilium, delle rose e delle peonie. Una graziosa chiesetta di campagna non necessita di scenografie molto importanti e strutturate. Ideali sono fiori dalla struttura semplice come la camomilla o il papavero, da abbinare a materiali naturali quali la garza e la rafia, per composizioni fresche, leggere come nuvole e soprattutto lavorate in modo spontaneo. Per chi decide di sposarsi con rito civile, una soluzione decisamente chic e poco impegnativa sono le decorazioni monofiore da legare allo schienale delle sedute. Particolar- mente adatte le rose a gambo lungo oppure le orchidee dai colori insoliti. Per l’addobbo floreale del ricevimento non è affatto necessario riprendere il tema della cerimonia. Una maestosa villa d’epoca richiede un allestimento altrettanto rigoroso e fiori dalla struttura importante. Un’idea potrebbero essere le mille varietà di rose da giardino, le peonie, i riscoperti gladioli lavorati a grossi gruppi o i fiori molto profumati e inebrianti come il gelsomino. Se il ricevimento è in stile country-chic create un allestimento tutto “aromatico” utilizzando la salvia, il rosmarino, la menta e integrate poi con elementi scenografici in tema: grosse balle di fieno con cuscini per angoli di relax all’aperto. Gli ambienti moderni, spesso ex capannoni industriali tramutati in loft, sono come una meravigliosa scatola vuota dove poter allestire il vostro sogno. Ricreate una serra tropicale, con carnosi fiori di loto e farfalle sospese a mezz’aria o un romantico giardino d’inverno popolato da rose e orchidee. Quando il periodo lo consente, poi, prestate attenzione alla stagionalità, eviterete note stonate e scongiurerete i costi delle primizie. Poiché la stagione alle porte è la primavera, ricordate i primaverili iris, le fresie, molto profumate, gli eleganti gigli, le calle, le delicate camelie e le intramontabili rose. Emanuela Cafaro Il bouquet, una scelta tutta personale L’acquisto del bouquet della sposa è a carico dello sposo, che si preoccuperà di farglielo consegnare dal fioraio o da un suo testimone la mattina delle nozze o, in alternativa, sarà lui stesso a consegnarglielo all’ingresso della chiesa. Per tradizione il bouquet rappresenta infatti l’ultimo regalo da fidanzati che la coppia si scambia. Da sempre simbolo di nozze, il bouquet è quell’oggetto che le spose terranno con loro per tutta la cerimonia, sia essa religiosa che civile. Questo è l’unico consiglio che ci sentiamo di darvi in merito alla scelta di questo accessorio fondamentale: an- dando un po’ controtendenza, non vi vogliamo dare regole generali per la scelta del bouquet della sposa come: “se la sposa è alta, se è magra, se è slanciata allora scegliere questa o quella varietà”. La sola indicazione che vi diamo è di scegliere esclusivamente in base al vostro gusto e al vostro carattere, perché il bouquet è l’elemento, dopo il vestito, che più rappresenta la vostra personalità. Un’idea carina potrebbe essere quella di considerare la possibilità di mantenere una tradizione familiare e di onorare la madre o la nonna portando gli stessi fiori che scelsero per il loro bouquet. e.c. 14 febbraio duemiladodici Speciale sposi 2012 RISTRUTTURARE CASA Due cuori e un... architetto Non partite mai dal presupposto che una casa, per essere bella, debba per forza passare dalle mani di un architetto. Pensate invece che sistemare il vostro nido sarà un’esperienza piacevole, un momento importante da condividere e un’occasione unica per esprimere la vostra creatività di coppia. Tenete poi presente che dialogare, scambiarsi opinioni, consultare riviste, visitare negozi d’arredo, è più che sufficiente per raggiungere risultati eccellenti. Se poi disponete di tempo per cercare con calma ciò di cui avete bisogno, è chiaro che sceglierete colori e materiali con maggiore sicurezza, alla giusta cifra. L’architetto si rende invece indispensabile quando nella vostra futura casa non ci sono da risolvere È meglio occuparsi personalmente di sistemazione e arredo o è preferibile rivolgersi a un serio professionista, esperto di spazi, decori, colori e pratiche? Prendete nota! solo problemi di normale manutenzione. In presenza di lavori straordinari (e significativi), l’intervento di un esperto si rende indispensabile. E, a conti fatti, un professionista preparato e disponibile vi farà risparmiare: sicuramente tempo, certamente arrabbiature, e in alcuni casi anche denaro. Il termine “manutenzione straordinaria” implica modifiche murarie, lavori per i quali occorre richiedere speciali permessi. Solo l’architetto, oltre ad avere le capacità progettuali, conosce norme e formalità per com- pilare le pratiche da sottoporre agli uffici del Comune. Quando poi si rendono necessari interventi consistenti, da affidare a un’impresa, il suo lavoro è determinante. Va coordinata l’opera delle maestranze e rispettati tempi e costi. Diversamente ci si può trovare in una situazione difficile da controllare. È consigliabile dunque valutare ogni aspetto. LE REGOLE AUREE Se avete deciso di rivolgervi a un professionista, è fondamentale che vi fidiate di lui. Ma se non riuscite a stabilire subito un’intesa, è opportuno (per voi e anche per lui) che ne troviate un altro: meglio fermarsi subito, se l’accordo non è più che completo. L’architetto-amico presenta si- curamente dei vantaggi. È molto probabile che siate sulla stessa lunghezza d’onda e che riusciate a comunicare meglio con lui. Considerate però che un’eccessiva confidenza può generare inconvenienti: non poche persone hanno rotto sodalizi decennali con l’amico architetto. In tutti i casi, già al primo incontro, bisogna presentarsi con le idee chiarissime. Meglio abbondare in partenza con le richieste, più che dettagliate. Evitate di proporre troppi cambiamenti a lavori iniziati e compilate un elenco scritto di tutti i “desiderata” per ogni sin- golo ambiente. Volete inserire alcuni mobili di famiglia? Fornite le misure di credenze e trumeau: l’architetto valuterà le coordinate volumetriche per inserirli al meglio. È bene anche informarvi per tempo circa la durata dei lavori: stipulate un vero e proprio contratto con l’impresa, onde evitare sorprese. Un altro punto importante: il preventivo. Con attenzione, anzi, pignoleria, valutate i costi delle singole voci del capitolato, che deve comprendere tutto. Sappiate, poi, che per quanto riguarda i compensi, gli architetti, di norma, fanno riferimento a un tariffario ufficiale. A meno che non si tratti di Renzo Piano o di Frank Gehry … tutto è relativo! Forse, ammesso che riusciate a contattarli, è probabile che vi dicano che sono impegnati per i prossimi cinquant’anni. febbraio duemiladodici Speciale sposi 2012 15 DI CRISTINA CUCCI WEDDING PLANNER Il decalogo della perfezione Matrimonio senza stress Dieci consigli utili per organizzarlo in tutta tranquillità Dopo aver aspettato di incontrare l’uomo ideale, finalmente arriva il momento tanto atteso: la proposta di matrimonio. Fissare la data segna l’inizio di quel percorso tanto sognato fin da bambine. Ma come per tutte le cose belle, c’è il rovescio della medaglia. E’ il tempo il compagno tiranno: all’inizio sembra essercene abbastanza e invece i giorni scorrono veloci mentre tante sono le cose ancora da decidere e da fare. Ma co- 1 Budget Definire il budget di spesa per l’intero matrimonio. 2 Stile e tema Se si definisce in primis lo stile e il tema del matrimonio sarà più semplice decidere tutto il resto. 3 Chiesa e location La scelta della prima deriva più da un legame familiare che dal gusto estetico. Sulla seconda invece, spazio alla fantasia e alla possibilità di scegliere la location più consona ai gusti degli sposi. 4 Fioraio Non sottovalutare l’effetto di un buon allestimento floreale, ovviamente curato nei minimi dettagli dal bouquet della sposa alla chiesa, alla location del ricevimento. Fotografo Prestare molta attenzione a chi ci si affida per il servizio fotografico. Tanti flash potrebbero stancare, ma quando il matrimonio sarà finito, quello che riporterà in vita i ricordi saranno proprio le foto, tanto belle quanto efficiente e professionale sarà il fotografo 5 6 me riuscire a non farsi prendere dall’ansia, a pensare a tutto nei minimi dettagli e godersi il giorno più bello della vita? La cosa migliore sarebbe avvalersi di una Wedding Planner, ossia un’organizzatrice di matrimoni. Una professionista del settore che possa accompagnare, aiutare gli sposi, proporre idee e soluzioni in base al budget di spesa, consigliare i fornitori più adeguati e soprattutto coordinare con estrema atten- 7 zione la giornata della cerimonia rendendola perfetta e memorabile. Quindi sarà la stessa organizzatrice a preoccuparsi dell’agenda del matrimonio e, soprattutto, a curare la regia dell’evento. Se invece siete brave nell’organizzazione, non vi spaventa lo stress del gran giorno e siete dotate di forte creatività, allora ecco 10 consigli per aiutarvi nell’organizzazione del vostro matrimonio. 9 Abito e accessori L’abito dello sposo sicuramente è importante, ma inutile negarlo, quello della sposa ha il ruolo da protagonista. Se riesce a trovare l’abito unico, fatto apposta per lei, il sogno si avvera. 8 Trucco, parrucco e relax Scegliere con cura a chi affidare il proprio aspetto quel giorno è fondamentale. Quindi via libera ad un trucco sapiente, ad un’acconciatura che risponda ai desideri della sposa e, perchè no, ad una giornata di relax prima del matrimonio, per essere rilassate e ancor più belle. Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563324 Inviti, partecipazioni e bomboniere C’è chi le predilige classiche, chi colorate, chi inserisce le proprio foto. Qualunque sia la scelta, l’importante è che siano adeguate al tema scelto e spedite tra i 60 e i 30 giorni prima. Per le bomboniere, essendo un ricordo del matrimonio, optare magari per qualcosa di utile, piuttosto che per un oggetto “raccogli polvere”. Ricevimento, animazione e wedding cake Per ogni coppia di sposi esiste un tipo di ricevimento perfetto. Le varianti sono tante: aperitivo, ricevimento di giorno, serale, a buffet, con servizio, con animazione, con un gruppo musicale. Magari è opportuno prendere spunto da qualche matrimonio a cui si è assistito. La raccomandazione più insistente è però per la wedding cake. E’ infatti la torta la protagonista della chiusura del matrimonio e sarà il ricordo più dolce. Va dunque scelta con cura, prediligendo quella a più livelli e presentata con l’adeguata scenografia. 10 Auto, fedi nuziali, lista nozze Si tratta di scelte da fare con attenzione e con largo anticipo perché sono i dettagli a rendere unico il grande giorno. 16 febbraio duemiladodici Speciale sposi 2012 Molto apprezzata la possibilità di inserimento nella lista nozze Il Viaggio dei sogni Suggerimenti per una luna di miele perfetta Il viaggio di nozze è, da sempre e per sempre, il Viaggio della vita. Quello del mondo da scoprire insieme mano nella mano, da guardare attraverso gli stessi occhi, specchi riflessi di un sentimento che non potrà che crescere. E’ allora un viaggio che va organizzato e pianificato in ogni dettaglio, espressione della personalità della coppia: obbligatorio il passaggio attraverso le agenzie specializzate, per evitare sgradite e terribili sorprese. Ma “ i clienti arrivano nella nostra agenzia spesso impreparati” spiega Debora Colamussi, titolare di “B.V. Viaggi”.“ Nella scelta della località, infatti, è necessario informarsi sul periodo climatico migliore, perché vanno considerate attentamente le stagioni delle piogge o il caldo eccessivo. E non vanno trascurati altri fattori come il passaporto da fare o rinnovare e le eventuali vaccinazioni “ sottolinea. La sua agenzia cura molto l’aspetto psicologico nella preparazione e nella personalizzazione del viaggio, nella soddisfazione del più piccolo (apparentemente) desiderio, grazie alla collaborazione con i principali tour operator. Ma quali sono le mete più gettonate? Nonostante i terribili fatti di cronaca, la crociera resta in cima ai desideri dei novelli sposi. Quel- la classica nel Mediterraneo, un romanticissimo giro via mare che tocca le coste di Francia, Spagna, Baleari e Tunisia appare ancora l’ideale per lasciarsi finalmente alle spalle tensione e preoccupazioni. Non meno rilassante un viaggio nell’Adriatico per visitare Croazia e Isole greche, non meno intrigante un giro nel nord Europa, per visitare i fiordi norvegesi e le città baltiche. Ma nei periodi invernali le mete più stuzzicanti restano sempre le Canarie e i Caraibi. Per le coppie amanti della tradizione gli Stati Uniti continuano a essere la meta più gettonata, indipendentemente dall’età e dallo status: le formule proposte poi sono variegate e interessanti, dalla ‘classica’ New York e Cascate del Niagara al tour nei parchi, dal ‘fly e drive’agli abbinamenti città-isole. Semplice questione di gusto e di budget, insomma. Si confermano Santo Domingo, Bahamas e Antigua, le esotiche e oniriche Mauritius e Seychelles. Cresce l’interesse per Australia, Polinesia e Fiji, anche se ancora rimangono ancora appannaggio di una nicchia ristretta e che non bada a spese. Molto apprezzata dalla clientela, infine, l’opzione della lista nozze: la possibilità in pratica per parenti e amici di contribuire al pagamento del viaggio scelto dalla coppia attraverso quote libere. a.d. Very original wedding NOZZE NEL MONDO L’IMPORTANTE È STUPIRE SPOSA VOLANTE ….. MATRIMONIO ENTUSIASMANTE In alcune regioni d’Italia non si è per nulla abituati agli eccessi di stravaganza applicati alla cerimonia nuziale. Nel Bel Paese si preferisce ancora restare legati alla sobria tradizione che vuole gli sposi vestiti in abito elegante. Ci sono posti nel mondo, però, dove l’originalità è di casa e dove stupire è un must assoluto. Un esempio davvero esilarante è la coppia di sposi vestita da Shrek e Fiona in occasione delle loro nozze. Provate ad immaginare quale possa essere la reazione del pubblico astante di fronte a due novelli sposini tutti tinti di verde! Senza ombra di dubbio questa trovata batte, nel campo del mai visto, qualsiasi altra stravaganza degli ultimi tempi. In Italia ciò sarebbe impensabile soprattutto per i riti religiosi che comportano serietà, eleganza e sobrietà. Proprio in mancanza di sobrietà hanno peccato altri nubendi che per la propria cerimonia hanno optato per una sposa ultra sexy con giarrettiera in vista e seno prorompente. Capelli neri e ricci abbondanti sulle spalle e tacchi a spillo di altezza non indifferente. Come dire, ad ognuno il proprio matrimonio… eppure, semplicemente guardando le immagini, ci si rende subito conto di come Chi di voi avrebbe mai pensato di giungere in chiesa a bordo di un elicottero? Oggi non è più solo un sogno, poiché le aziende addette al noleggio di “macchine volanti” si stanno dando un gran da fare per rendere il matrimonio ancora più originale. Volare è il sogno più antico dell’uomo: la voglia di libertà, di farsi coccolare dal vento, di sentire l’aria fresca sulla faccia ha catturato la fantasia di molti … anche degli sposi. Ogni donna desidera dare al proprio matrimonio un’impronta tanto romantica quanto originale. Per questo, se fino a qualche tempo fa si riusciva solo ad ottenere che un elicottero portasse a zonzo il vostro messaggio d’amore, oggi si può addirittura ottenere di giungere in chiesa evitando il traffico cittadino. Sicuramente più veloce della classica auto, ma anche più oneroso. Basti pensare che il noleggio di un cinque posti si aggira intorno ai 1.500-2.000 euro! Certo, soldi ben spesi se solo proviamo ad immaginare la faccia sbalordita degli ospiti di fronte a cotanta opulenza! L’emozione del volo verso l’altare è qual- il rito vada a perdere molto quando gli si toglie quell’alone magico da favola. Sempre in materia di inusuale è la sposa gothic, vestita di nero e rosso con trucco notevolmente accentuato, tipico di questa corrente di pensiero. Senza ombra di dubbio ognuno è libero di sposarsi come preferisce ed è proprio grazie all’esaltazione di questo modo di fare che il matrimonio sta uscendo fuori dai canoni di moda rigidamente rispettati fino ad ora. Più che un rito intimistico e religioso, le nozze stanno seguendo la scia della spettacolarizzazione: tutto deve essere fatto in maniera tale da lasciare un segno; l’importante è far parlare di sé. In Italia queste tendenze sono ancora ben lontane dall’attecchire, mentre in America, in Inghilterra o in Oriente nulla fa più scalpore. cosa di unico e indimenticabile, qualcosa che dona al matrimonio un tocco in più di glamour. Sono le coppie giovani ad optare per queste alternative inusuali, ma non mancano i fidanzati attempati. Prima di scegliere una soluzione così fuori dal comune è bene accertarsi che ci sia realmente lo spazio per atterrare … altrimenti diventerà davvero difficile per la sposa riuscire a presenziare alla cerimonia! E gli sposi che vogliono il colpo di scena all’americana? Beh, per loro invece dell’arrivo in elicottero c’è la partenza appena finita la cerimonia, salutano parenti ed amici e volano verso il loro viaggio di nozze, lasciando agli altri la facoltà di festeggiare come meglio preferiscono. febbraio duemiladodici Per migliorare i movimenti del paziente FISIOTERAPISTA DI NOEMI TIZZANO Patologia e protesi dell’anca L’intervento permette il recupero di una buona qualità di vita L’anca è l’articolazione prossimale dell’arto inferiore. Situata a livello del bacino, collega la testa del femore con la cavità acetabolare. L’anca appartiene alla famiglia delle enartrosi, è infatti un tipo di articolazione che ha due superfici articolari, una concava e una convessa, tenute a contatto da una capsula fibrosa rinforzata da legamenti. Le enartrosi sono le articolazioni più mobili del corpo umano: permettono movimenti di flessioneestensione, adduzione-abduzione, intrarotazione-extrarotazione e circonduzione. A causa della sua grande mobilità e poiché sopporta carichi notevoli (essendo situata in un punto strategico del nostro corpo che riceve influenze sia dal basso che dall’alto), l’anca è un’articolazione spesso soggetta a patologia degenerativa. Dalla zoppia al dolore, dalla limitazione funzionale agli esiti di fratture e lussazioni dell’articolazione stessa, molteplici sono i sinto- mi e i segni clinici che indirizzano verso una protesi dell’anca. Gli scopi di una protesizzazione di anca sono quelli di ottenere una “nuova anca” stabile, non dolente, con una buona articolarità, che possa permettere al paziente di svolgere le proprie attività quotidiane senza particolari problemi inoltre deve durare nel tempo e non determinare fenomeni di intolleranza. L’intervento di protesi d’anca permette il recupero di una buona qualità di vita, con una sopravvivenza degli impianti che supera il 90% a 10 anni e permette di risolvere o alleviare sensibilmente la sintomatologia dolorosa e migliorare le capacità fisiche e le prestazioni motorie del paziente. Gli interventi di sostituzione protesica dell’anca possono essere classificati in tre tipologie: la sostituzione totale o artroprotesi, che prevede di intervenire su entrambe le componenti articolari, femorale e acetabolare la sostituzione parziale, comunemente indicata con il termine endoprotesi, riservata al trattamento delle fratture mediali del collo del femore, che permette di preservare l’acetabolo la revisione, o riprote- sizzazione, che prevede la sostituzione di un dispositivo precedentemente impiantato. Al termine del periodo di degenza in ospedale, il paziente può far ritorno a casa o può essere trasferito per un breve periodo in una struttura specifica per continuare il trattamento riabilitativo che avrà come obiettivi la preven- Provoca oltre tre milioni di morti all’anno Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563326 zione dei rischi dell’allettamento, il recupero della forza muscolare, dell’articolarità, della coordinazione e dello schema del cammino, tanto più difficili da ottenere quanto più la situazione dell’arto era compromessa prima dell’intervento. Al ritorno dall’ospedale il paziente potrà gradualmente riprendere le proprie attività della vita quotidiana e in seguito tornare all’attività lavorativa ed eventualmente sportiva dopo l’assenso del proprio medico specialista curante. E’ importante ricordare che la nuova articolazione dell’anca è relativamente “non protetta” fino a quando la muscolatura dell’arto inferiore non avrà riacquisito un adeguato tono muscolare. Fino ad allora, movimenti involontari o non corretti potrebbero provocare la lussazione delle componenti protesiche. Per tale motivo è utile che il paziente impari quali movimenti dovrà evitare e quali accorgimenti dovrà adottare nel primo periodo postoperatorio. In particolare la flessione ad angolo retto, chinarsi a raccogliere oggetti a terra con il ginocchio dell’arto operato esteso, la rotazione all’interno dell’arto operato, chinarsi in avanti quando si è seduti, accavallare le gambe, sedersi su sedili bassi con l’anca eccessivamente flessa sono movimenti da evitare in quanto possono facilitare la lussazione dell’anca. MEDICO CAV DI ANNA LEPORE Il monossido di carbonio Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563326 Attenzione a scaldabagni e stufe a gas, impianti di riscaldamento difettosi, camini e cucine posti in locali poco ventilati In periodi di freddo intenso aumenta la necessità di riscaldare le abitazioni e può aumentare di conseguenza anche il rischio di intossicazioni da monossido di carbonio se gli impianti termici utilizzati sono difettosi o se si ricorre a sistemi di riscaldamento di fortuna. Il monossido di carbonio è un gas incolore, inodore, insapore, non è irritante e, proprio per queste ragioni, è pericoloso. Ma nonostante ogni anno in autunno e in inverno pagine intere di cronaca riportino casi di morti per asfissia, si continua a morire di esalazioni domestiche a causa di questo gas e si dimentica spesso la rilevanza degli incidenti domestici: 3 milioni e 8 mila morti all’anno. Su 100 decessi per infortunio, ben 56 avvengono negli ambienti di vita “casa, scuola e sport”, 7 sul lavoro e 37 nel traffico. Il monossido di carbonio si sviluppa in tutti i processi di combustione e in particolare, quando la combustione è più difficile, negli ambienti chiusi o quando la temperatura di combustione è più bassa. E’ il caso diffuso di scaldabagni a gas, stufe a gas o a legna, impianti di riscaldamento difettosi, oppure di camini e cucine posti in locali chiusi o poco ventilati. Siamo abituati a sentire l’esigenza di aprire la finestra e cambiare aria quando sentiamo odori più o meno molesti. Nel caso di aumento delle concentrazioni di monossido di carbonio, nessuno dei nostri sensi ci può allarmare e non avvertiamo la necessità di reagire. I sintomi di intossicazione sono alquanto generici: cefalea, vertigini, senso di stordimento, affanno, indebolimento della vista, sonno- lenza fino al coma. Difficile è solitamente per il soggetto intossicato ricondurre queste sensazioni alla cattiva combustione di una stufa, specie se sta riposando o dormendo. Un’altra caratteristica spiega perché il monossido di carbonio è tanto pericoloso: una volta inalato, si combina con l’emoglobina meglio dell’ossigeno dell’aria ( 200/300 volte di più). Questo fa sì che venga trasportato dal sangue nel corpo, in particolare al cervello, al cuore e agli altri organi più sensibili alla carenza di ossigeno, provocando in tempi relativamente brevi la morte per asfissia. La prevenzione prima di tutto La verifica del corretto funzionamento e la corretta manutenzione degli apparecchi di combustione presenti nell’abitazione è la prima misura di prevenzione. Se gli apparecchi sono datati, consigliamo la verifica tutti gli anni, all’inizio della stagione fredda. Per legge, nei locali che ospitano impianti di combustione è obbligatoria la bocchetta di areazione che garantisce l’afflusso di aria esterna ossigenata. La bocchetta, di dimensioni definite, non deve mai essere otturata o coperta da mobili o tende, anche d’inverno quando fa freddo. Attenzione alle stufe trasportabili e a non usarle mai in locali chiusi. Cosa fare in caso di intossicazione • Aprire subito porte e finestre e fare aerare l’ambiente • Condurre gli intossicati all’aperto o in locali ventilati • Telefonare immediatamente al 118 che provvederà a soccorrere gli intossicati e metterà in atto i provvedimenti consigliati dal Centro Antiveleni. 17 in poche parole A caccia di tè Davvero interessante per gli amanti del tè sono i dati emersi da alcune ricerche pubblicate su leonardo.it. A quanto pare il tè bianco che è un tipo di tè non fermentato ed originario della Cina, sarebbe ricco di antiossidanti, polifenoli e flavonoidi con una nota azione antinvecchiamento. Secondo uno studio effettuato a Londra, esso avrebbe, oltre a proprietà diuretiche ed antiobesità, la capacità di ritardare l’invecchiamento cellulare e di ridurre il rischio di tumori, malattie cardiache ed infiammatorie come l’artrite reumatoide. Tale studio ha esaminato ventuno piante ed erbe ad azione antinvecchiamento, mettendole poi a confronto con il tè bianco; quest’ultimo si è rivelato più efficace nel bloccare l’azione dell’elastasi e della collagenasi, che sono due enzimi che indeboliscono alcune proteine. La prima va ad indebolire la proteina che conferisce l’elasticità alla pelle, ai polmoni ed alle arterie, la seconda invece, colpirebbe il collagene, ossia la proteina che rinforza e sostiene i tessuti connettivi, come il derma. Ma non solo il tè bianco è salutare. Su informazione.it sono apparse le virtù benefiche del tè rosso che secondo alcuni ricercatori dell’Università Rovira i Virgili di Reus, in Spagna, sarebbe in grado di aiutare la digestione, limitando l’assorbimento dei grassi in eccesso e delle calorie di troppo. La ricerca pubblicata su Phytomedicine, ha scelto il tè per le sue caratteristiche principali, cioè l’essere poco calorico e ricco di polifenoli. L’esperimento è consistito nella somministrazione di tè rosso a due gruppi di topi, di cui uno nutrito secondo una dieta sana ed equilibrata e l’altro con cibi grassi e molto calorici. Sui topi alimentati correttamente gli studiosi non hanno notato benefici, mentre negli altri il tè si è dimostrato ottimo per la digestione, aumentando la quantità di succhi gastrici ed aiutando l’espulsione delle tossine, garantendo così una protezione al fegato dal surplus di grassi. Il tè rosso aveva inoltre abbassato i livelli del colesterolo, dei trigliceridi e degli acidi grassi nel sangue. Dunque che sia bianco o rosso, un buon tè, bevuto sia a colazione che nel pomeriggio, come fanno gli inglesi, non può fare altro che apportare grandi benefici. Elisabetta Ciavarella 18 febbraio duemiladodici in poche parole Ipertensione? Pillola di sera Dallo studio di un gruppo di ricercatori dei Laboratori di Bioingegneria e Cronobiologia dell’Università di Vigo, in Spagna, pubblicato sul Journal of the American Society of Nephrology e di cui ne ha trattato il Corriere della Sera, risulta che alcuni farmaci, non tutti, sono più efficaci se presi alla sera. Sono state esaminate 660 persone con insufficienza renale cronica. A parità di condizioni iniziali, quelli a cui è stato raccomandato di prendere almeno una delle pillole prescritte alla sera invece che alla mattina, hanno avuto nei cinque anni successivi un numero di eventi cardiovascolari gravi inferiore di quasi il 70% rispetto agli altri. Si tratta non solo di infarti ed ictus, ma anche di attacchi di angina, scompensi cardiaci ed occlusione delle arterie che vascolarizzano gli arti inferiori e la retina. La pressione arteriosa segue un ritmo circadiano, con un calo durante il riposo notturno ed un picco prima del risveglio. Per tale motivo la pastiglia presa con la prima colazione comincia a perdere effetto proprio nelle prime ore del mattino seguente e cioè quando la pressione è fisiologicamente più alta e con un rischio di infarto che potrebbe aumentare. Esiste inoltre, l’ipertensione da “camice bianco”, un aumento transitorio dei valori di pressione, che si registra negli ambulatori medici in persone particolarmente emotive, ma che si normalizza al loro ritorno a casa. Esistono anche i “falsi sani”, la cui pressione misurata durante il giorno appare nei limiti, ma con un rialzo notturno che aumenta il rischio cardiovascolare. Per abbassare quindi la pressione arteriosa non occorre aumentare la dose o il numero di medicine da prendere; in molti casi è sufficiente assumerle al momento giusto, cioè alla sera prima di addormentarsi. Così possono tenersi meglio sotto controllo i valori di minima e di massima, con notevole riduzione del rischio di infarto. Ma l’effetto positivo della somministrazione serale della terapia anti-ipertensiva si manifesta anche nella popolazione generale, non solo nelle persone in cui la pressione non scende durante la notte, secondo Giuseppe Remuzzi, direttore del Dipartimento di Medicina Specialistica e dei Trapianti degli Ospedali Riuniti di Bergamo. Elisabetta Ciavarella PSICOLOGA GIURIDICA Un mezzo per negare la realtà DI INES PANESSA La bugia del bambino Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563326 Nasce da motivazioni psicologiche che è compito dei genitori comprendere Bugie e menzogne ci accompagnano dall’infanzia alla vecchiaia. Avvicinandosi al concetto “bugia” il tentativo è soprattutto quello di discernere la motivazione che induce un bambino a raccontarla, offrendo un punto di vista che stimoli molteplici letture del senso della bugia del bambino. In primis è a se stesso che il fanciullo racconta una bugia. Ciò accade, ad esempio, quando pensa “come se fosse”, fingendo di essere qualcosa di diverso da ciò che é o crede di essere. E’ l’inizio dell’immaginazione, della creatività, del gioco che aiuta a conoscere se stesso e gli altri. La realtà si fonde e si confonde con l’illusione e il bambino si confonde con il prodotto della sua fantasia. La “bugia narrativa” appare quindi un’evoluzione mentale che accresce gradatamente l’autonomia e l’indipendenza. Raccontare qualche bugia é essenziale per crescere, per superare l’insicurezza o l’ansia per la propria prestazione, osando affermare di essere all’altezza di un compito particolare, impegnandosi a farcela. La bugia però ha soprattutto il significato di “negare la real- tà”. Un meccanismo di difesa che è importante analizzare per comprendere quanto esso travalichi la normalità e sconfini nel sintomatico. Il bambino può avere la necessità di crearsi un mondo finto, segreto, illusorio, del tutto estraneo al reale. Questo può accadere perché il quotidiano lo fa soffrire; pertanto inconsapevolmente utilizza la bugia per celare il profondo malessere. Ad esempio può raccontare che il papà è morto se la figura paterna è assente dalla sua vita in conseguenza di una complessa vi- cenda separativa genitoriale. Quasi sempre ai genitori risulta difficile leggere il disagio del figlio. Essendo essi stessi coinvolti nella dinamica relazionale che contribuisce a generare il sintomo, spesso rifiutano di riconoscere il disturbo, poiché è alquanto arduo assumere su di sé la responsabilità della sofferenza filiale. Spesso i genitori descrivono i propri figli etichettandoli come “bugiardi”. Essi associano al racconto molteplici sentimenti scaturiti dalla bugia del bambino: dispiacere, delusione, sorpresa, rabbia, preoccupazione, rifiuto, allontanamento, tradimento. Tuttavia non riescono quasi mai a comprendere il motivo della bugia, a leggerne il senso. MO.GE.P. Un’associazione per i genitori pugliesi DI ANNARITA SPADACCINO Nasce a Foggia il Mo.Ge.P. La tutela dei minori e dei genitori i suoi impegni principali Il Mo.Ge.P., il Movimento Genitori Puglia, è un’associazione di promozione sociale. Nata a Foggia nello scorso mese di novembre, intende operare su tutto il territorio della Puglia, in risposta ai bisogni emergenti, al fine di tutelare e di sensibilizzare i genitori e i minori in tutti gli ambiti della vita sociale, economica, culturale e ambientale. I valori primari dell’associazione sono: l’educazione e la salute dei figli; la prevenzione del disagio minorile e del bullismo; lo sviluppo di corretti stili di vita e la sicurezza nell’utilizzo dei media; l’informazione e la formazione dei genitori; la divulgazione di guide, attività di ascolto e indirizzo rivolte alle famiglie; la promozione ed il sostegno di interventi alternativi alla disputa giudiziaria, volti alla riorganizzazione delle relazioni familiari e alla risoluzione o attenuazione dei conflitti, come la mediazione familiare e il counselling. Gli altri soci fondatori, oltre a me, sono Eliana Frezza, mediatrice familiare, esperta in progettazione di corsi formazione professionale ed in Orientamento, Loredana Fontana, commercialista, revisore con- tabile, esperto in Educazione Finanziaria, Daniela Eliseo, mediatore familiare, esperta in diritto minorile, Teresa Antonietta Natale, pedagogista, dottore di ricerca in dinamiche formative ed educazione alla politica, esperta in disagio giovanile. Il Mo.ge.P. sta attuando in col- La situazione diventa più complessa nei casi di separazione familiare in cui esistono conflitto, discordia, incomunicabilità fra genitori. La dinamica è conseguente al dolore vissuto dall’uno o dall’altro coniuge per la separazione. Il trauma, determinato dalla difficoltà di sostenere la sofferenza della perdita è talmente intollerabile che le persone ricorrono a meccanismi di difesa quale la negazione e la chiusura. Spesso istintivamente i genitori intervengono per reprimere, punendo dopo la scoperta, trascurando di ricercare le cause che hanno indotto il figlio a raccontare le bugie. In realtà un buon genitore dovrebbe agire come il medico competente che, prima di prescrivere una terapia, si adopera per fare un’accurata diagnosi. L’efficacia della cura dipende infatti dall’individuazione dell’esatta causa che ha determinato il sintomo. Infatti se non è identificata la motivazione da cui è scaturita la bugia, il genitore rischia di rinforzare la difficoltà che ha spinto il figlio a mentire. E’ necessario comprendere che la bugia ha un significato psicologico; spesso è un meccanismo di difesa di fronte a momenti difficili da sostenere da parte del bambino. laborazione con la scuola primaria San Pio X di Foggia l’apertura di uno Sportello d’ascolto e relazione d’aiuto, dal nome “Spazio neutro” finalizzato al potenziamento nei Le attività del Mo.Ge.P. Il Mo.Ge.P. si attiva in diversi settori. In fatto di assistenza sociale e socio-sanitaria presta assistenza alle famiglie educando alla maternità ed alla paternità, attua attività informative e legislative volte a prevenire e ridurre il tabagismo e l’abuso di alcol e droga fra i minori. Nel settore della tutela dei diritti civili combatte qualsiasi forma di abuso, sfruttamento, vessazione, violenza ai danni dei minori e delle donne a salvaguardia della loro dignità, integrità e salute psico-fisica. Opera coadiuvando le istituzioni scolastiche, nelle problematiche educative, favorendo momenti di raccordo e confronto tra genitori, studenti, insegnanti e dirigenti scolastici e sensibilizzando i genitori alla partecipazione attiva negli istituti scolastici di ogni ordine e grado. Nel settore della tutela e valorizzazione della natura e dell’ambiente e della sicurezza: promuove il rispetto e la salvaguardia del patrimonio culturale e dell’ambiente, intesi quali diritti inviolabili di ciascun individuo e dell’intera collettività; sensibilizza i genitori e i minori sul risparmio energetico e sull’importanza della sicurezza stradale. Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563326 bambini delle capacità comunicative e relazionali, per aiutarli a divenire adulti consapevoli e dotati di un adeguato equilibrio psicofisico. Ulteriore obiettivo è quello di offrire un supporto alle famiglie sia per affrontare le situazioni che interessano i propri figli, sia come ausilio a fronteggiare problematiche specifiche, quali quelle legate al conflitto familiare. Inoltre sono in cantiere altri progetti, tra cui il Concerto per le mamme in attesa, la realizzazione di uno Sportello di aiuto presso la sede dell’associazione, una serie di laboratori per bambini e per genitori. Per associarsi è possibile recarsi in via E. Nardella, 8 a Foggia, dove si trova la sede momentanea (ufficio di Città Educativa del Comune di Foggia) o inviare una mail all’indirizzo [email protected] o telefonare al numero 338 8935130 per chiedere informazioni. L’interessato, dopo aver preso visione dello statuto dell’associazione, potrà compilare un modulo di adesione e versare la quota associativa annuale di 20,00 euro. Noi del Mo.Ge.P. siamo convinti che nella nostra città ci siano tante persone desiderose di lavorare per il bene comune e pertanto restiamo in attesa di ricevere tante richieste di persone che vogliono associarsi. febbraio duemiladodici AVVOCATO PRESCRIZIONE DI FARMACI DI PALMA RUBANO Salute e liberalizzazione La sostituibilità con gli equivalenti tutela il consumatore? L’art. 11 comma 9 del decreto legge n. 1/2012, c.d. “Crescitalia”, in fase di approvazione deve ritenersi alquanto sui generis. La norma dispone che: “Il medico, nel prescrivere un farmaco, è tenuto, sulla base della sua specifica competenza professionale, ad informare il paziente dell’eventuale presenza in commercio di medici- nali aventi uguale composizione di principi attivi, nonché forma farmaceutica, via di somministrazione, modalità di rilascio e dosaggio unitario uguali. Il medico aggiunge ad ogni prescrizione di farmaco le seguenti parole: “sostituibile con equivalente generico”, ovvero, “ non sostituibile” nei casi in cui sussistano specifiche motivazioni cliniche con- trarie. Il farmacista, qualora sulla ricetta non risulti apposta dal medico l’indicazione della non sostituibilità del farmaco prescritto, è tenuto a fornire il medicinale equivalente generico avente il prezzo più basso, salvo diversa richiesta del cliente…….omissis..” La statuizione permette di consegnare al paziente un medicinale diverso rispetto a quello prescritto dal medico. In sostanza la legge autorizza il farmacista, salvo diversa richiesta del cliente, a consegnare un medicinale diverso da quello. Il sistema che verrà introdotto con l’entrata in vigore del comma in esame presuppone che il paziente sia dotato di conoscenze tecniche tali da potere ponderare la scelta che il farmacista gli impone e da poter valutare anche l’incidenza che sulla sua salute può avere il farmaco che gli viene offerto. In giurisprudenza si è radica già l’opinione che la dedotta fattispecie si pone come palese violazione dell’articolo 32 della Costituzione. In- Finanziamenti Ritardato pagamento delle rate fatti: la Costituzione prevede che “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. È evidente che nel momento in cui si propone al paziente un medicinale diverso da quello prescritto si va a ledere il diritto costituzionale di tutela alla salute perché, nella sostanza, con la sostituzione automatica del medicinale il paziente diventa vittima di un trattamento sanitario che è previsto e disciplinato dalla legge con l’ovvia conseguenza che si determina una compressione della libertà dell’individuo in tema di assunzione di medicinali. Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563326 Va inoltre rilevato che, oltre alla limitazione della libertà personale, la violazione dell’art. 32 della Costituzione deve essere valutata anche sotto un altro aspetto, riconducibile alla mancanza di garanzie che possano tutelare l’individuo da eventuali danni, conseguenti da una diversa composizione chimica del prodotto. Infatti, sotto l’aspetto strettamente legale, a chi dovrà essere imputata la responsabilità per la causazione del danno patito da chi ha accettato la sostituzione del farmaco prescritto? Certamente non potrà ritenersi responsabile del danno provocato alla salute dalla sostituzione di una prescrizione il medico il quale, nell’adempiere professionalmente al proprio operato, ha chiaramente indicato il medicinale da assumere, né tantomeno il farmacista perché anche questi, allorquando propone la sostituzione, agisce in conformità ad una vigente prescrizione di legge. Il paradosso sarà che il paziente, mal curato e, magari, anche danneggiato, avendo accettato il farmaco sostitutivo avrà la esclusiva responsabilità dei danni cagionati a se stesso e non potrà, pertanto, rivendicare azione di rivalsa nei confronti di nessuno. MOVIMENTO CONSUMATORI DI ROSANGELA LORISO Diventare “cattivi pagatori” La prassi quotidiana vede crescere sempre più il numero dei consumatori e degli imprenditori che non onorano i propri debiti alla scadenza. Tale comportamento comporta, altre a conseguenze civilistiche, effetti negativi anche in ordine alla inclusione del debitore nelle centrali rischi e l’assunzione della qualifica di “cattivo pagatore”. Con il mancato e/o ritardato pagamento di una o più rate del finanziamento, il debitore finisce con il compromettere la sua affidabilità creditizia con ripercussioni importanti sulla futura concessione di altri prestiti da altre banche o finanziarie, in quanto, a seguito di specifica autorizzazione rilasciata all’epoca della concessione del finanziamento, tali informazioni sono passate a centrali rischi private che le conferiscono agli istituti di credito e società finanziarie attraverso i Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563326 Solo un soggetto vittima di truffa può ottenere la cancellazione completa di un rapporto di credito Sistemi di Informazioni Creditizie - siglate SIC e CRIF. Le informazioni creditizie di tipo negativo, relative a ritardi nei pagamenti, successivamente regolarizzati, sono conservate in un sistema di informazioni creditizie fino a: - dodici mesi dalla data di registrazione dei dati relativi alla regolarizzazione di ritardi non superiori a due rate o mesi; - ventiquattro mesi dalla data di registrazione dei dati relativi alla regolarizzazione di ritardi superiori a due rate o mesi. Decorsi i periodi di cui sopra, i dati censiti e presenti nel sistema di informazione creditizia vengono eliminati direttamente senza la necessità di alcuna richiesta da parte del consumatore. Tale cancellazione però non darà all’interessato alcun beneficio in termini di maggior facilità nell’ottenere credito. Bisogna, infatti, considerare che banche e società finanziarie valutano positivamente solo il fatto che il consumatore possa di- mostrare, attraverso il censimento nei Sistemi di Informazioni Creditizie, di aver sempre ripagato o di ripagare regolarmente un finanziamento. Le informazioni creditizie di tipo negativo, relative a finanziamenti con ritardi di pagamento non sanati vengono, invece, cancellati automaticamente dai Sistemi di Informazioni Creditizie decorsi 36 mesi dalla data di estinzione del finanziamento (in questo caso vengono cancellati tutti i dati del finanziamento). Poiché la cancellazione dei dati relativi ai ritardi o ai finanziamenti non rimborsati avviene secondo i termini sopra indicati, è ovvio che anche in quest’ ultimo caso inoltrare la richiesta di cancellazione di tali dati è inutile. E’ bene ricordare, inoltre, che è possibile ottenere, sulla base delle norme di legge, la cancellazione di un eventuale dato inesatto e la sostituzione con il dato corretto/aggiornato. C’è, poi, un solo caso sulla base del quale è possibile ottenere la cancellazione completa di un rapporto di credito: è il caso in cui il cittadino sia stato truffato, ossia qualcun’altro abbia ottenuto indebitamente un finanziamento a suo nome, che è poi stato registrato sul SIC. In questi casi è bene denunciare subito il fatto alle forze di polizia e inviare la richiesta di cancellazione ai Sistemi di Informazioni Creditizie allegando copia della denuncia. 19 in poche parole Perchè il grasso piace Difficile da nascondere è la passione per i cibi grassi e ipercalorici. Da uno studio pubblicato sul Journal of Lipid Research, apparso su Libero.it, un gruppo di scienziati della Washington University School of Medicine sostiene che sulla lingua, insieme alle zone che percepiscono il dolce, il salato, l’amaro e l’acido, si trovano delle papille che determinano un quinto gusto chiamato “umami”. Gli studiosi americani sostengono che le nostre scelte dietetiche sono condizionate da un particolare gene, il CD36, che regola la sensibilità ai sapori grassi. Più questo gene è attivo e quindi più proteina CD36 viene prodotta, maggiore è la sensibilità verso i cibi grassi. Al contrario, purtroppo, esiste una variante pigra del gene che riduce la sensibilità ai grassi, spingendo a mangiarne di più per soddisfare il palato. Questa è una mutazione ad alto rischio obesità che interesserebbe fino al 20% della popolazione. Lo studio ha coinvolto 21 partecipanti con indice di massa corporea uguale o maggiore a 30 e considerati obesi. Attraverso appositi esperimenti si è verificato come la lingua umana sia in grado di percepire la componente grassa dei cibi, esattamente come accade per quella dolce o salata o amara o acida. Inoltre gli individui che producono livelli più alti di proteina CD36, rispetto a chi ne fabbrica la metà, sono 8 volte più sensibili alla presenza dei grassi negli alimenti. A costoro basta mangiarne meno per sentirsi più sazi e soddisfatti. Tra le persone esaminate ve n’erano alcune con la variante iperattiva del gene CD36, alcune con quella pigra e altre con variante intermedia. Per soddisfare il proprio appetito colui che ama i cibi grassi e con variante pigra nella produzione della CD36, dovrebbe quindi aumentare le dosi assunte, con la conseguenza, però, di chili di troppo e rischi di ictus, infarto, diabete. Da tale ricerca è emersa una delle possibili ragioni che spiega la variabilità individuale della sensibilità ai cibi grassi, ma resta necessario ancora riuscire a determinare con precisione come la capacità soggettiva di percepire i lipidi degli alimenti possa influenzare le abitudini dietetiche, la tendenza al sovrappeso e all’obesità. Elisabetta Ciavarella 20 febbraio duemiladodici in poche parole Dieta boomerang Una notizia Ansa rivela che un gruppo di ricercatori australiani ha esaminato come mai, dopo una dieta, i chili che si sono persi, prima o poi ritornano. Lo studio, pubblicato sul “New England Journal of medicine”, dimostra che il peso perduto ritorna a causa di una sindrome “post dieta”. Si tratterebbe di un meccanismo di difesa coordinato tra ormoni e metabolismo, diretto proprio a fare riacquistare i chili persi. L’esperimento è stato effettuato in una clinica specializzata che assisteva individui che volevano dimagrire. Sono state reclutate 50 persone tra uomini e donne, con una media di peso di 105 kg per i primi e di 90 kg per le seconde. Tutti sono stati messi a dieta a basso contenuto di calorie. Dopo dieci settimane era stata persa una media di 13 chili. Avvenuto ciò, 34 pazienti avevano interrotto la dieta ed avevano iniziato ad impegnarsi per mantenere il peso raggiunto, anche grazie all’aiuto ed alla consulenza di alcuni nutrizionisti. Inoltre i pazienti facevano regolarmente attività fisica ed avevano introdotto nella loro alimentazione più verdura, togliendo i grassi. Ma nonostante tutti questi sforzi, dopo un anno tutti purtroppo avevano ripreso in media 5 chili. I pazienti, poi, oltre a dichiarare di sentirsi più affamati, si mostravano ancora più preoccupati del cibo di quando avevano iniziato a mettersi a dieta; i loro corpi, pur essendo in sovrappeso, si comportavano come se stessero morendo di fame. La “grelina”, ossia l’ormone gastrico prodotto dalle cellule giacenti sul fondo dello stomaco umano e che stimola l’appetito, meglio nota come ormone della fame, risultava essere del 20% più alta rispetto all’inizio dello studio, mentre il “peptide YY”, l’ormone che invece è legato al contenimento dell’appetito, era più basso del normale. Inoltre altri ormoni legati alla fame ed al metabolismo erano notevolmente cambiati rispetto ai livelli che avevano prima della dieta. I ricercatori hanno spiegato che tutto ciò si è verificato a causa di un meccanismo di difesa coordinato con molteplici variabili e componenti diretti a fare riguadagnare il peso perduto. Questo esperimento, però, per essere comprovato ulteriormente, andrebbe verificato su un campione di persone più esteso. Elisabetta Ciavarella FARMACIA Dolori ad articolazioni, tendini e muscoli Artrite reumatoide e reumatismo articolare Con l’arrivo della stagione fredda, pioggia, vento, umidità, temperature basse arrivano anche i dolori alla schiena, alle articolazioni e alle spalle. Saranno reumatismi? Nella maggior parte dei casi, questi dolori, più o meno intensi, non hanno nulla a che vedere con i reumatismi veri e propri, che invece rientrano nel quadro clinico di patologie ben più complesse ed importanti. Parliamo di malattie acute e croniche, molto diverse tra loro, accomunate dalla presenza di dolore e di focolai di infiammazione che interessano diverse sedi coinvolgendo principalmente le articolazioni, i tendini ed i muscoli. Tra le malattie più importanti ci sono l’artrite reumatoide e il reumatismo articolare acuto, o malattia reumatica o febbre reumatica. L’artrite reumatoide è una malattia autoimmune. Il sistema immunitario, che dovrebbe difendere l’organismo da agenti esterni nocivi, attacca componenti propri dell’organismo, prevalentemente le piccole articolazioni. Si osserva la comparsa simmetrica di lesioni - a livello di articolazioni, mani, polsi, gomiti, ecc. - associata a dolore, rigidità, specialmente al mattino, e gonfiore. Se la malattia non viene trattata adeguatamente, le articolazioni vanno incontro a deformazione progressiva, fino ad una seria compromissione dei movimenti. Talvolta si può verificare anche un interessamento delle grandi articolazioni e dei tendini. Con l’esame del sangue viene solitamente rilevata la presenza di un anticorpo, denominato fattore reumatoide. La malattia reumatica è una malattia antinfiammatoria acuta, che può comparire quale complicazione di un’infezione acuta delle alte vie respiratorie (tonsillite, faringite) provocata dallo streptococco betaemolitico di gruppo A. Sconfitta l’infezione, gli anticorpi specifici, che il sistema immunitario produce per contrastare il microorganismo pato- A CURA DELLA FARMACIA SANTA RITA geno, vanno ad aggredire diversi componenti dell’organismo come le articolazioni, il tessuto sottocutaneo, talvolta il sistema nervoso centrale e principalmente il cuore. Quindi, questi anticorpi possono causare lesioni anche gravi, soprattutto a livello delle valvole cardiache (all’auscultazione si rileva la presenza di un soffio cardiaco). Gli esami del sangue mostrano un aumento dei valori dei globuli bianchi, della velocità di sedimentazione (VES), del titolo antistreptolisinico (TAS) e della proteina C reattiva. I dolori alle ossa sono, specie negli anziani, provocati dalla diffusissima artrosi, in cui si osserva la comparsa di un processo degenerativo che interessa inizialmente la cartilagine delle articolazioni per poi coinvolgere progressivamente anche l’osso, la sinovia e la capsula. L’artrosi è un’affezione di natura cronica che interessa prevalentemente l’anca, il ginocchio, la colonna vertebrale, le mani ed i piedi, causando dolore generalmente più E’ la più diffusa a livello mondiale Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563326 intenso al mattino ma che, nelle forme più avanzate, diventa praticamente ininterrotto. Al dolore si associa anche una ridotta capacità di movimento, che può condurre anche all’immobilità. Viene trattata con antidolorifici, antinfiammatori e soprattutto con terapie fisiche (ginnastica, massaggi, ecc.); nelle forme più avanzate può rendersi necessario ricorrere all’intervento chirurgico per sostituire l’articolazione colpita con una protesi. Una notevolissima percentuale di casi di dolore alle ossa, fortunatamente, è invece esclusivamente collegata a cattive abitudini, quali l’eccessiva sedentarietà e il perseverare in posture scorrette per periodi prolungati e spesso causati dallo stare seduti per molto tempo o dallo svolgimento di lavori da movimenti ripetitivi. Questi disturbi possono essere facilmente risolti con un minimo di attività fisica, con piccole attenzioni nell’organizzare in modo adeguato la postazione di lavoro o di studio, con il concedersi ogni tanto qualche pausa per rilassare la muscolatura, con l’evitare correnti d’aria e sbalzi di temperatura negli ambienti con l’aria condizionata (in estate) e freddo ed umidità (in inverno). ALIMENTAZIONE Celiachia, intolleranza al glutine La reversibilità della patologia è legata alla non assunzione di alimenti a rischio La celiachia è l’intolleranza alimentare più frequente a livello mondiale, con una prevalenza stimata dell’1%. Nel 2010 in Italia le persone con questa malattia diagnosticata sono risultate essere poco più di 122 mila, stime ancora troppo basse rispetto al numero di celiaci presenti nel nostro Paese. La celiachia si presenta come un’intolleranza permanente alla gliadina. La gliadina è la componente alcool-solubile del glutine, un insieme di proteine contenute nel frumento, nell’orzo, nella segale, nel farro, nel kamut. Sulla tossicità dell’avena esistono, invece, seri dubbi; tuttavia questa sembra essere in grado di attivare comunque una risposta immunitaria nell’intestino dei celiaci e questa osservazione sembra sufficiente per richiedere altri studi prima di liberalizzare il suo consumo da parte dei pazienti intolleranti. Pertanto, tutti gli alimenti derivati dai suddetti cereali o tutti quegli alimenti che hanno subito una contaminazione e quindi contengono glutine, devono essere considerati tossici per i pazienti celiaci. L’intolleranza al glutine causa gravi lesioni alla mucosa dell’intestino tenue, lesioni che regrediscono eliminando il glutine dalla dieta. La reversibilità della patologia è strettamente legata alla non assunzione da parte del soggetto celiaco di glutine. La Dieta gluten-free Allo stato attuale la dieta senza glutine è l’unica terapia. La dieta priva di glutine deve essere molto rigorosa poiché bastano minime quantità di glutine per impedire il miglioramento istologico e deve essere seguita scrupolosamente per tutta la vita. È necessario eliminare dalla dieta non solo gli alimenti contenenti grano e derivati, ma anche quelli contenenti orzo, segale e avena. Inizialmente può risultare difficile attenersi ad una rigorosa dieta aglutinata poiché il glutine può essere contenuto in vari alimenti presenti in una dieta normale: la farina di grano è uno dei più comuni ecci- pienti presenti in tantissimi prodotti alimentari. Una dieta glutinata potrebbe portare a carenze di acido folico, vitamina B12, vitamine liposolubili e ferro che in tal caso dovranno essere reintegrati. Il riso, il mais, il grano saraceno, il miglio, la soia, l’amaranto, la quinoa in associazione con frutta, verdura, pesce, carne, formaggi, legumi, latte e latticini, uova, patate ed altro possono tuttavia essere inseriti tranquillamente nell’alimentazione quotidiana del celiaco. È utile sottolineare che una persona celiaca, a condizione di osservare una dieta corretta, può condurre una vita del tutto normale. È fondamentale comprendere come un minimo contatto degli alimenti contenenti glutine con quelli per celiaci può contaminarli, ad esempio l’utilizzo delle stesse posate per rimestare la pasta in cottura in pentole diverse è assolutamente da evitare. Particolarmente importante è il fatto che il glutine può essere “ nascosto “ nei cibi. È fondamentale accertarsi che non si ingeriscano alimenti, che pur se all’origine non contenevano glutine, con i processi di trasformazione lo abbiano acquisito: ad esempio l’amido di mais funge da addensante e strutturante in molti alimenti; per lo stesso motivo viene aggiunto ai preparati farmaceutici in compresse. Bisogna inoltre evitare la comune birra (benché esistano in commercio alcune marche prive di glutine), e prestare attenzione al caffè espresso del bar (perché può essere contaminato da orzo), spezie, zucchero a velo, in genere alimenti precotti, alimenti aromatizzati (ad es. gli yogurt alla frutta). Esiste un Prontuario degli Alimenti che viene fornito ai celiaci gratuitamente dall’Associazione Italiana Celiachia, contenente un elenco di tutti gli alimenti privi di glutine suddivisi per categoria. Esistono sul mercato diversi prodotti sostitutivi, che portano la sigla degli alimenti senza glutine (la spiga sbarrata) che permettono al celiaco di seguire una dieta bilanciata. (Fonte wikipedia.it) in collaborazione con la dott.ssa Stefania Fariello febbraio duemiladodici salute e alimentazione Dall’acero del Canada un alleato contro la cellulite Lo sciroppo degli dei Utile contro il senso di gonfiore, vanta anche proprietà antitumorali e antibatteriche A CURA DEL DOTT. D’ALESSANDRO Famoso per le sue proprietà drenanti e depurative, lo sciroppo d’acero è consigliato nel caso in cui si voglia seguire una cura disintossicante per eliminare le tossine accumulate, soprattutto dopo periodi in cui si è esagerato nel mangiare o dopo grandi abbuffate. Il modo migliore per assumerlo è diluirne 2-3 cucchiai in una bottiglia d’acqua da litro, o anche più, e berlo di mattina a stomaco vuoto, per avere una forte sensazione di sgonfiamento e depurazione. Agisce in particolar modo sulla massa grassa della parte addominale svolgendo un’azione di- magrante e determinando una riduzione di peso fra i 2 e i 5 kg nell’arco di un mese. Ha grandi proprietà antistipsi, emollienti e rinfrescanti e può dare notevoli benefici sia in caso di gastrite che di colon irritabile. Grazie alle sue proprietà diuretiche e snellenti, è un buon alleato per chi vuol contrastare la cellulite. Oltre a questa capacità drenante, lo sciroppo d’acero vanta una importante funzione remineralizzante (grazie soprattutto al contenuto in ferro e calcio) ed anche, a quanto risulta dagli ultimi studi effettuati, proprietà antitumorali e antibatteriche. Per saperne di più Rossa, al centro della bandiera del Canada, appare la foglia dell’acero da zucchero (Acer saccharum) di cui vastissime sono le coltivazioni in questo esteso Paese dell’America settentrionale. All’inizio della primavera, da questa pianta, sul cui tronco vengono praticate delle incisioni, si estrae con l’ausilio di cannucce una particolare linfa che, bollita, crea un liquido zuccherino dal sapore dolce e delicato che contiene numerose sostanze nutritive. Sac- carosio, acido malico, potassio, calcio, ferro, vitamine, acido folico e varie sostanze antiossidanti, una fonte ricca di nutrienti per l’organismo. Per produrre questo prezioso succo occorrono alberi di almeno 80 anni di età e circa 40 litri di linfa per un solo litro di sciroppo. In commercio se ne trovano di diverse gradazioni che vanno dalla A alla C, indicando quest’ultimo il prodotto a maggior concentrazione, più scuro e dal gusto più deciso. 21 22 febbraio duemiladodici febbraio duemiladodici agenda 59esima edizione del Carnevale dauno di Manfredonia La meraviglia delle meraviglie Bambini in scena. Un momento di creatività e aggregazione unico nel suo genere I bambini in scena sono sempre uno spettacolo. Figuriamoci poi quando sfilano mascherati come piccoli gnomi colorati e si scatenano in danze o si trascinano pigramente tra sbadigli e faccette interrogative. Tutto questo è la Sfilata delle Meraviglie, chicca del carnevale dauno di Manfredonia giunto quest’anno alla 59a edizione. I piccoli sipontini delle scuole elementari e materne animano la singolare sfilata, unica nel suo genere in tutta Italia e che ha ottenuto dal 1998 il patrocinio dell’Unicef. L’allestimento di questa piccolagrande sfilata coinvolge famiglie e scuole: appena cominciano i preparativi, ogni scuola si trasforma in un attivissimo laboratorio sartoriale e coreografico dove le mamme, le zie e le nonne si ingegnano per realizzare costumi a volte molto elaborati usando materiali semplici come carta crespa, plastica, giornali, pasta, legumi e così via. Si crea così un importante momento di frizzante aggregazione e condivisione in cui ognuno può dare spazio alla creatività, all’attività manipolativa nel ri- spetto della consolidata tradizione carnevalesca della città. Il risultato è sempre eccellente. Anche quest’anno alla sfilata partecipano i cinque circoli didattici cittadini e le tre scuole dell’infanzia, ognuno con temi diversi: ambiente, pace nel mondo, intercultura, solidarietà, tutti sapientemente amalgamati con mille colori e infinita fantasia. La novità di questa edizione consiste nell’inserimento della Sfilata delle Meraviglie nella grande parata carnevalesca di domenica 19 febbraio e non isolata alla domenica precedente. “È una scelta strategica, presa in linea con l’obiettivo di maggiore promozione dell’evento” - ha spiegato la dott.ssa Rignanese, presidente del carnevale dauno. “Nello scorso anno ho potuto rendermi conto che la domenica dedicata ai bambini, non registrava una presenza di visitatori cosi elevata come la domenica successiva. Per questa ragione l’appuntamento è stato fissato per tutti, grandi e piccini, per domenica 19 febbraio a partire dalle 9,30 in piazza della Libertà. Il Calendario degli eventi Sabato 18 Febbraio dalle ore 19.00 arrivo in città della maschera di Zè Peppe. Domenica 19 Febbraio gran parata di carri allegorici, gruppi mascherati e sfilata delle meraviglie. Martedì 21 Febbraio dalle ore 18.30 in Largo Diomede “Golden Night”, sfilata notturna dei carri allegorici e dei gruppi mascherati. Sabato 25 Febbraio dalle ore 18.30 in Piazza della Libertà: “Notte Colorata”, parata notturna di carri allegorici, gruppi mascherati e Sfilata delle Meraviglie. Domenica 26 Febbraio ore 21.00 in Piazza Papa Giovanni XXIII: cerimonia di chiusura della 59a edizione del Carnevale Dauno di Manfredonia. 23 24 febbraio duemiladodici