Progetto formativo “A proposito di genere…”

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Progetto formativo “A proposito di genere…”
Progetto formativo
“A proposito di genere…”
PER NON DIMENTICARE QUELLO CHE CI SIAMO DETTE…
Appunti della fase teorica ottobre – dicembre 2014
A cura di Elena Daniel e Alessandra Tosi
SESTANTE di VENEZIA soc. coop.
Campo Stringari 13, 30132 Sant’Elena VENEZIA
Tel e fax 041-2413987 [email protected]
www.sestantedivenezia.it
Nelle pagine che seguono riportiamo quanto emerso dai vari lavori di gruppo o raccolto in plenaria
sui cartelloni. Dove necessario verrà integrato con degli approfondimenti teorici.
Aspettative delle partecipanti rispetto al corso. Lavoro per gruppi e condivisione in plenaria
DA QUESTO CORSO MI ASPETTO CHE…
- mi aiuti ad individuare le stereotipie personali
- mi aiuti a superare le mie diffidenze
- mi aiuti a trovare delle strategie per superare i miei blocchi interiori
- mi insegni a riconoscere stereotipie mascherate che passano come cristalline
- ci sia condivisione di esperienze
- vengano dati stimoli e idee pratiche nuove da poter utilizzare da subito sia in classe che con gli
adulti
- ci siano presenza e puntualità
- spunti per attività concrete e metodologico-didattiche
- una crescita personale
- non annoiarmi
- partecipazione attiva
- leggerezza
- dopo “qualcosa cambi”
- riesca a “contagiare”
- capire i propri limiti e stereotipi
- trasmetta fiducia
- prendere confidenza con “l’errore”
IN QUESTO CORSO NON VORREI CHE…
- cadessimo negli stereotipi
- ci fossero lezioni magistrali
- il progetto assorbisse troppo tempo perché devo anche correggere i compiti
- ci fosse una settorializzazione per ordini scolastici
- qualcuno si sentisse obbligato ad esporsi
- fosse noioso
- si dicessero e facessero argomenti scontati
- si cadesse nel fatto particolare
GLI STEREOTIPI DI GENERE
Lavoro di emersione degli stereotipi di genere. Lavoro per gruppi e condivisione in plenaria
COSA CI VIENE IN MENTE SE DICIAMO…
FEMMINA:
Dolcezza, determinazione, colore, intelligenza, organizzazione, originalità, tacchi e trucco,
testardaggine, curiosità, preoccupazione, attaccamento, sdrammatizzazione, accoglienza, fermezza,
sensibilità, completezza, ordine,
brontolamento, umorismo, sensualità,
forza morale, vita, madre, accondiscendenza, sopportazione del dolore, bisogno di ascolto (nei due
sensi), comunicazione, sfumature, costanza, multitasking, riflessione, pare mentali, complessità,
comunicazione, uniformità, tappa buchi, uno, sempre mamme (non solo dei figli), pensiero,
sessualità, casa, specchio (capacità di cogliere il riflesso di se stessa).
CONTRARIO DI FEMMINA:
Maschio, velocità
Instabilità, freddezza, velocità
MASCHIO:
Forza fisica, razionalità, istintività negativa, manualità, cupezza, superficialità, si perdono in un
bicchiere d’acqua, lavoratore, incapacità di pensare e fare due cose contemporaneamente, fragilità,
sensibilità, disattenzione, attitudine al brontolamento, egocentrismo, figlio. Azione, rigidità,
pensiero lineare, praticità, paura, scambio di informazione, tecnologico, due, branco,
inconsapevole, seghe mentali, sesso-atto.
CONTRARIO DI MASCHIO:
Femmina, ascolto, attenzione, riflessione, tempo regalato a… Calma, attenzione, dare un nome alle
emozioni e gestirle
Approfondimento tematico
GLI STEREOTIPI DI GENERE
Stereotipo deriva dalle parole greche “stereos” (duro, solido) e “tupos” (immagine, gruppo).
La parola stereotipo proviene dal linguaggio tipografico ed indica la piastra di metallo su cui viene
impressa un’immagine o un elemento tipografico originale, in modo da permetterne la duplicazione
su carta stampa.
Nel tempo è diventata la metafora per indicare quelle generalizzazioni, condotte su un gruppo di
persone, in cui vengono attribuite caratteristiche identiche a tutti i membri del gruppo, senza tener
conto delle variazioni tra i membri. Da un lato gli stereotipi sono un processo che ci permette di
semplificare la realtà, aiutandoci a riconoscere elementi ricorrenti nelle persone o nell’ambiente,
riducendoci così la fatica di affrontare situazioni sempre nuove; dall’altro inibiscono la nostra
attività critica e la visione dell’altro come individuo unico nelle sue peculiarità.
Gli stereotipi di genere costituiscono delle gabbie, culturalmente costruite, entro le quali lo
sviluppo dei singoli viene forzato a plasmarsi in base alle aspettative sociali, che mirano a ricondurre
la varietà delle differenze individuali in due macrocategorie polarizzate: quella maschile e quella
femminile.
Per loro natura gli stereotipi di genere hanno un doppio carattere: definiscono ciò che sono le
persone, ma anche come dovrebbero essere; essi creano aspettative differenti per i comportamenti
maschili e femminili, finendo con l’avere una funzione normativa nel prefigurare un certo tipo di
comportamento come più desiderabile per un genere anziché per un altro.
Un cliché ricorrente, è il pensiero che le questioni di genere riguardino le donne (come che le
questioni razziali riguardino i neri); si tende cioè a pensare che la questione in oggetto riguardi la
parte debole, da tutelare e non la relazione tra due parti.
Le questioni di genere non riguardano le donne, ma la relazione tra uomini e donne.
QUALI SONO GLI ASPETTI CHE CONCORRONO NEL DEFINIRE L’IDENTITA’ SESSUALE
DI UNA PERSONA?
Questionario individuale di autovalutazione rispetto alle conoscenze sul tema e ridefinizione di
alcuni termini chiave in plenaria.
IDENTITA’ SESSUALE
(determinata
dall’aspetto biologico)
Maschile
Femminile
Intersessuale
IDENTITA’ DI GENERE
(chi mi sento di essere)
Maschile
Femminile
Transessuale (MtF,
FtM)
RUOLO DI GENERE
(aspettative
socioculturali)
Abbigliamento
Ruolo in famiglia
Ruolo sociale
ORIENTAMENTO
SESSUALE
(verso chi si prova
attrazione fisica ed
affettiva)
Eterosessuale
Omosessuale
Bisessuale
Posizione lavorativa…
Approfondimento tematico
LA COSTRUZIONE DELL’IDENTITA’ SESSUALE
(fonte: F. Batini, Comprendere la differenza, 2011, Armando Editore, Roma)
Quello dell’identità sessuale è un costrutto complesso e poco noto, all’interno del quale vengono
sempre più messi in discussione i modelli dicotomici di maschio e femmina abituali; ovvero quegli
automatismi eteronormativi che tendono a far coincidere il sesso biologico con l’identità, il ruolo di
genere e l’orientamento sessuale
Le componenti dell’identità sessuale possono essere didatticamente semplificate in quattro
categorie:
A. Il sesso biologico: è determinato dalla combinazione dei cromosomi xx o xy. L’esito può essere
un maschio, una femmina o individui intersex (1 soggetto ogni mille). Queste sono persone i cui
cromosomi sessuali, i genitali e/o i caratteri sessuali non possono essere definiti come
esclusivamente maschili o femminili; si definiscono ermafroditi quei soggetti che hanno genitali
esterni fisiologici sia maschili che femminili.
B. L’identità di genere: è la relazione di un soggetto con il proprio sesso biologico, esprime “come
io mi sento e mi percepisco” rispetto al mio sesso biologico, congruente o incongruente. Il
termine “transessualismo” indica l’esperienza vissuta da tutte quelle persone che non sentono
di appartenere al sesso biologico acquisito con la nascita. In questi casi accade generalmente
che la persona transessuale si senta come prigioniera in una trappola, rappresentata da un
corpo che non esprime ciò che si è. Scientificamente il fenomeno assume il nome di Disforia di
Genere (DIG). Per cambiare sesso occorre intraprendere un percorso medico-chirurgico che
permetta di riconciliare il corpo al proprio vissuto psicologico.
C. Ruolo di genere: riguarda le attese di una cultura nei confronti dei comportamenti “appropriati”
di un uomo e di una donna: quello che qualcuno fa per indicare agli altri il proprio grado di
mascolinità e femminilità. Cambia secondo la collocazione storica, culturale, religiosa, sociale
delle persone. Il ruolo di genere si apprende dai 3 ai 7 anni: ogni bambino o bambina impara che
cosa è tipico dell’uomo e della donna e dunque cosa è accettato. L’atipicità nei maschi è
generalmente meno accettata rispetto a quella femminile per questo l’atipicità di genere è più
frequente nelle bambine.
D. Orientamento sessuale: indica l’attrazione affettiva ed erotica verso persone del proprio sesso
biologico, di quello opposto o di entrambi.
Secondo l’approcio sociocostruzionista, le categorie gay e etero sono il prodotto della cultura
occidentale e non possono essere trasferiti in altri contesti. Ad es. tra i nativi americani viene
riconosciuto un terzo sesso, quello dei berdache: ossia uomini che per ragioni diverse (fisiologiche,
psicologiche, culturali) scelgono di vestirsi da donna assumendone ruolo e status. La figura del b.,
termine (dall’it. bardassa) diffuso nell’America Settentrionale, è riconosciuta socialmente e in alcuni
casi esercita persino attività religiose. È presente tra le società dell’America Settentrionale; compare
anche nella Siberia settentrionale (Ciukci) e nel Borneo (Daiacchi).
Le categorie che nella nostra cultura aiutano la classificazione dei fenomeni, rappresentano allo
stesso tempo un vincolo, negando le sfumature, le fluidità possibili, interpretando la sessualità
come qualcosa di intrinseco, statico, non come il frutto di una negoziazione culturale.
La maggior parte degli studiosi concorda nell’idea che l’orientamento sessuale sia determinato in
modo multifattoriale: si formi cioè tramite complesse interazioni di fattori biologici, psicologici e
sociali.
VISIONE ED ANALISI DI ALCUNE SCENE DEL FILM “TOM BOY” (vedi filmografia)
La madre della protagonista:
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COSA PENSA?
di aver fallito come
mamma
perché si spaccia per un
maschio?
si concentra sul litigio
non me ne sono
accorta…dov’ero?
a cosa andrà incontro?
cosa dirà la gente?
cosa faccio?
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COME SI SENTE?
in panico
confusa
delusa
sorpresa
sofferente
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COSA FARA’?
parlerà con la figlia
le tira uno schiaffo
le chiede come vuole
essere chiamata/o
NELLA NOSTRA SOCIETA’ GLI STEREOTIPI SI TRASMETTONO ATTRAVERSO …
Brain storming
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genitori/famiglia
modelli di comportamento
media (TV, giornali, cinema, web…)
libri
giochi e giocattoli
abbigliamento
scuola
scambi di opinioni
religione
politica/normativa
• lingua/linguaggio
• mondo del lavoro
ANALISI DEGLI STEROTIPI DI GENERE VEICOLATI DAI MEDIA
Visione critica di alcune pubblicità e videoclip ed analisi guidata a gruppi
“AGUZZA LA VISTA: CERCA GLI STEREOTIPI”
VIDEO/IMMAGINE:
Come viene rappresentata la donna?
Come viene rappresentato l’uomo?
Che tipo di rapporto hanno?
Quali stereotipi emergono?
Da cosa si deducono?
Visione di alcuni stralci del documentario “Il corpo delle donne “ di Lorella Zanardo e Marco Malfi
Chindermi (www.ilcorpodelledonne.net)
APPROFONDIMENTO TEMATICO: GLI STEREOTIPI DI GENERE VEICOLATI DAI MEDIA
I mass media si affermano oggi come una potente agenzia di socializzazione per le nuove
generazioni in grado di creare e diffondere su larga scala una definizione e una rappresentazione
della realtà che si affianca a quella proposta dalla famiglia e dalla scuola. Le “nuove generazioni”
hanno ormai a disposizione “due mondi” da cui attingere per elaborare e costruire la propria
immagine personale e sociale: il mondo dell’esperienza diretta, con cui si interfacciano
personalmente nel contesto di vita reale e nei rapporti faccia a faccia, e il mondo mediale che offre
conoscenze indirette, filtrate e organizzate a priori dai media in base a logiche che trascendono da
obiettivi di tipo educativo.
L’immaginario di femminilità, ma anche di mascolinità, che viene divulgato mediaticamente è
ingessato sui più tradizionali stereotipi di genere e talvolta risulta addirittura anacronistico rispetto
alla realtà corrente. I cambiamenti radicali intervenuti nella vita femminile negli ultimi decenni
vengono raramente raffigurati nei programmi televisivi. Più frequentemente si preferisce mostrare
un ritratto femminile improntato ai rassicuranti ruoli di madre-moglie-casalinga oppure attingere
all’immaginario parallelo – altrettanto stereotipato e per certi versi ancor più preoccupante – di
“donna sexy”, oggetto del desiderio e dello sguardo maschile.
Come ha rilevato John Berger, nelle arti visive (pubblicità compresa), le donne vengono quasi
sempre rappresentate come se fossero osservate da una figura maschile (male gaze). Uno sguardo a
lungo andare introiettato inconsapevolmente dalle donne stesse nella realtà (Berger, 1972, trad it.
p.49): “Gli uomini agiscono e le donne appaiono. Gli uomini guardano le donne. Le donne osservano
se stesse. Ciò determina non soltanto il grosso dei rapporti tra uomini e donne, ma anche il rapporto
delle donne con loro stesse. Il sorvegliante che la donna ha dentro di sé è maschio, il sorvegliato
femmina. Ecco dunque che ella si trasforma in oggetto, e più precisamente in oggetto di visione: in
veduta.”
Recentemente in nome di una paradossale visione della parità, emerge talvolta l’immagine della
donna violenta e despota che si impone sull’uomo, annichilito e debole, con gli stessi mezzi che un
tempo erano patrimonio maschile.
Seguendo un’analisi di Saveria Capecchi, 2006, gli stereotipi di genere maschili e femminili vengono
perpetrati non soltanto all’interno delle pubblicità ma anche nelle soap opera, nel cinema e
nell”’effetto vetrina” delle giornaliste in TV. Nei telegiornali infatti , a partire dagli anni ’70 il numero
delle giornaliste è progressivamente cresciuto. Ciononostante il numero rimane ancora esiguo
rispetto alla presenza dei giornalisti. Inoltre, si tratta di una visibilità senza potere: le professioniste
ai vertici delle posizioni redazionali sono pochissime. Si rileva poi una scarsa attenzione giornalistica
rivolta alle donne come “soggetti delle notizie” e di “esperte” interpellate in ogni campo del sapere.
La Risoluzione del Consiglio d’Europa del 1995 concernente l'immagine dell'uomo e della donna
nella pubblicità e nei mezzi di comunicazione assume un’ ottica propositiva affermando che: «la
pubblicità e i mezzi di comunicazione possono apportare un notevole contributo al cambiamento
dell'atteggiamento della società riflettendo la diversità dei ruoli e delle potenzialità delle donne e
degli uomini, la loro partecipazione a tutti gli aspetti della vita sociale, nonché la ripartizione più
equilibrata delle responsabilità familiari, professionali e sociali tra donne e uomini». Questo a patto
che promuovano «un'immagine diversificata e realistica» delle possibilità e delle attitudini delle
donne e degli uomini nella società e attivino misure volte ad eliminare messaggi sessisti o immagini
degradanti sia femminili che maschili.
“Come possiamo aspettarci che una ragazza che fin dall’età di 6 anni altro non ha visto che donne
belle e mute, statue vuote, guardate con occhi che scrutano il loro corpo come fosse l’unica
rappresentazione valida della loro personalità, non assuma il medesimo sguardo oggettivante verso
sé stessa? E ancora, come possiamo pretendere che abbia aspirazioni diverse dall’essere modella o
velina,piuttosto che scienziata, quando gli unici modelli femminili cui ha accesso sono quelli
televisivi?”
Per approfondimenti: Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2013 sull'eliminazione
degli stereotipi di genere nell'Unione europea (reperibile on line)
GLI STEREOTIPI DI GENERE NELLA DIDATTICA
COME SI TRASMETTONO GLI STEREOTIPI DI GENERE NELL’INSEGNAMENTO?
Brain storming
-
Prevale la presenza femminile del personale
Manca un modello di identificazione maschile
Uso di grembiulini rosa e azzurri
Aspettative diverse per maschi e femmine
Stereotipi nei testi utilizzati
Comportamenti dell’insegnante: es. affidare compiti diversi tra maschi e femmine
Risposte/reazioni diverse degli insegnanti di fronte ai comportamenti di maschi e femmine
Linguaggio usato dagli insegnati: es “non piangere come una femmina”, “che bravo ometto”
Chiedendo ai ragazzi di essere cavalieri
Trasformando debolezze e mancanze dei maschi come aspetto positivo (modello di maschio
forte e virile) senza aspettarsi dei cambiamenti
Proponendo tendenzialmente attività che ci piacciono di più, che ci riescono meglio…
-
Materie viste come più maschili rispetto ad altre viste come più femminili (ad es. informatica
maschile)
“Orientando” nelle scelte scolastiche secondo aspettative di genere
POSSIBILE GRIGLIA DI ANALISI DEL MATERIALE DIDATTICO DELLE SCUOLE PRIMARIE
Analisi immagine
- C’è una pari presenza maschile e femminile nelle immagini?
Come vengono rappresentati i maschi? Come le femmine?
Quante donne e quanti uomini figurano nei diversi ambiti
professionali e nelle diverse fasce sociali?
- Quante ragazze-donne e quanti ragazzi-uomini sono
rappresentati da sole/i? o in gruppi misti?
- In che ambienti vengono rappresentati i due generi?chi sta
più all’interno? Chi più all’esterno?
- Quali lavori vengono attribuiti agli uomini o alle donne? Sono
rappresentate donne in ruoli direttivi? A chi viene attribuito
il ruolo più attivo? A chi quello più passivo? Il lavoro familiare
viene valorizzato nello stesso modo del lavoro per il
mercato?
- Quali comportamenti e caratteristiche vengono associate alle
donne e quali agli uomini? Vengono rappresentate categorie
socialmente ritenute ai margini (ad es. ragazze madri o
ragazzi padri, persone omosessuali…)
- Sono presenti biografie di personalità significative per
entrambi i generi?
- I contenuti dei brani propongono delle situazione contrarie
agli stereotipi di genere più comuni? Che posizione
assumono a riguardo gli autori?
- Il linguaggio è androcentrico, ossia utilizza sempre il maschile
per indicare entrambi i generi?
- I nomi delle professioni e dei mestieri vengono declinati al
femminile (ad es. sindachessa, sindaco donna?) o
permangono al maschile (ad es. architetto, avvocato…)
- Vengono utilizzati vezzeggiativi o diminutivi per uno solo dei
due generi o per entrambi (ad es. mammina, papino,
scarpette femminili…)?
- Quando, davanti al nome di una persona si utilizza
l’appellativo signore/signora avviene per entrambi i sessi in
quantità uguale?
- Si tende ad utilizzare il cognome per gli uomini ed il nome
per le donne?
- Ci si riferisce alle donne come moglie di/sorella di/figlia di…?
-
Analisi qualitativa
Analisi del linguaggio
POSSIBILE GRIGLIA DI ANALISI DEL MATERIALE DIDATTICO DELLE SCUOLE SECONDARIE
Livello generale
-
Analisi del linguaggio
-
Analisi qualitativa
-
-
-
Analisi dell’immagine
-
I testi proposti sono scritti o curati soprattutto da autori o
da autrici?
Tra i brani riportati all’interno, quanti sono di autori e
quanti di autrici?
Il linguaggio è androcentrico, ossia utilizza sempre il
maschile per indicare entrambi i generi?
I nomi delle professioni e dei mestieri vengono declinati al
femminile (ad es. sindachessa , sindaco donna)?
Quando, davanti al nome di una persona si utilizza
l’appellativo signore/signora avviene per entrambi i sessi
in quantità uguale? Si tende ad utilizzare il cognome per
gli uomini ed il nome per le donne? Ci si riferisce alle
donne come moglie di/sorella di/figlia di?
Vi sono biografie significative di personaggi per entrambi i
generi?
Vengono proposte delle riflessioni critiche sulla condizione
della donna in determinati periodi storici?
Vengono affrontati alcuni temi legati alle differenze di
genere (ad es. l’affettività , la violenza di genere, la
discriminazione…)?
Vi sono approfondimenti sulla questione di genere in altri
luoghi del mondo?
Quali comportamenti e caratteristiche vengono associate
alle donne e quali agli uomini?
Vengono rappresentate categorie socialmente ritenute ai
margini (ad es. ragazze madri o ragazzi padri, persone
omosessuali…)?
I contenuti dei brani propongono delle situazioni contrarie
agli stereotipi di genere più comuni? Che posizione
assumono a riguardo gli autori?
C’è una pari presenza maschile e femminile nelle
immagini?
Come vengono rappresentati i maschi? Come le femmine?
Quante donne e quanti uomini vengono figurano nei
diversi ambiti professionali e nelle diverse fasce sociali?
Quante ragazze/donne e quanti ragazzi/uomini sono
rappresentati da sole/i? o in gruppi misti?
In che ambienti vengono rappresentati i due generi?chi sta
più all’interno? Chi più all’esterno?
Approfondimento tematico
GLI STEREOTIPI DI GENERE NEI LIBRI DI TESTO SCOLASTICI
I libri scolastici dovrebbero offrire un’immagine realistica della società e suggerire a bambini e
bambine una grande varietà di modelli, di situazioni da cui attingere per costruire un'immagine
coerente di sé e del mondo esterno così da predisporli al cambiamento, alla mobilità sociale e alla
trasformazione dei ruoli. La conclusione cui giunge Pace nella sua ricerca però è assai disillusa:
«Accanto ad alcuni lodevoli sforzi di ammodernamento dei contenuti e delle immagini, vi è una
prevalente tendenza all’immobilismo, che è poi mancanza di realismo: nella rappresentazione del
mondo del lavoro, dove spesso i mestieri sono quelli di un tempo, in via di sparizione; nel linguaggio,
che è spesso desueto, e soprattutto, nell’attribuzione dei ruoli e delle mansioni che vede le donne
relegate nelle posizioni tradizionali di casalinghe affaccendate e talvolta – è il massimo della
concessione – di benefiche fate, e interpretate nel ruolo di madri, secondo cliché desueti».
Biemmi dalla sua ricerca sui libri di testo scolastici editi delle principali case editrici italiane evince
che il genere femminile si vede attribuire caratteristiche e ruoli ben distinti da quelli assegnati al
genere maschile. Inoltre, sottolinea la ricercatrice, si crea implicitamente una sorta di gerarchia tra i
due sessi, in cui quello maschile funge da parametro principale e quello femminile nasce per
esclusione del primo. I maschi sono i padroni della “scena”, conseguentemente per le femmine si
ritagliano solo alcuni frammenti testuali, uno spazio residuo che deve essere sufficiente a definirle.
Vi sono alcuni tentativi di proporre immagini di bambine che si allontanano dai modelli tradizionali
soprattutto per quanto riguarda le caratteristiche psicologiche (avventurose, coraggiose..) ma i
tentativi di modificare i ruoli sono molto più rari e poco efficaci: le donne che lavorano e che non
hanno molto tempo da dedicare ai figli divengono automaticamente delle cattive madri. Nel caso di
uomini e bambini non appare nessuna intenzione di rinnovamento. I modelli alternativi a quelli
tradizionali proposti nei testi sono in numero decisamente limitato.
Il progetto Polite (Pari Opportunità nei LIbri di TEsto), promosso in Italia dalla Presidenza del
Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le Pari Opportunità e realizzato con la collaborazione
dell’AIE (Associazione Italiana Editori) è un progetto europeo di autoregolamentazione per l’editoria
scolastica nato con l’obiettivo di promuovere una riflessione culturale, didattica ed editoriale il cui
esito sia quello di ripensare i libri di testo in modo tale che donne e uomini, protagonisti delle
cultura, della storia, della politica e della scienza siano presenti sui libri di testo senza
discriminazioni di sesso.
Approfondimento tematico
IL SESSISMO LINGUISTICO
Per quanto riguarda il linguaggio la discriminazione sessista è duplice in quanto si manifesta sia
nell’uso della lingua (come si parla delle donne) che nel sistema interno alla lingua (cosa il sistema
linguistico mette a disposizione per riferirsi alle donne).
Robustelli in “Lingua e identità di genere” semplifica così la situazione: il sessismo linguistico prende
in considerazione l’immagine delle donne che emerge dalla pratica linguistica e il contrasto sempre
più evidente tra l’ascesa sociale delle donne e la rigidità di una lingua costruita da e per i maschi.
Whorf sostiene che la lingua non solo manifesta ma anche condiziona il nostro modo di pensare:
essa incorpora una visione del mondo e ce la impone. La lingua racchiude una particolare
rappresentazione del mondo che influenza il pensiero stesso dei parlanti.
Sabatini fonda il proprio lavoro di linguista sul presupposto che la lingua che parliamo e le pratiche
sessiste che essa incorpora siano indicatori, se non addirittura responsabili, degli stereotipi di
genere presenti nella società. Individua una disparità linguistica tra donna e uomo sia a livello
strutturale, cioè di norme linguistiche codificate nelle grammatiche, sia a livello semantico, cioè di
significato ed uso delle unità lessicali e delle immagini.
Partendo da una concezione che vede il linguaggio non solo uno strumento di comunicazione ma
anche e soprattutto come uno strumento di percezione e di classificazione della realtà, appare
importante che il suo uso sia “corretto”, non nel senso normativo-prescrittivo del termine, ma nel
senso di equo, giusto, non discriminatorio nei confronti di nessun gruppo sociale. La prima agenzia
fondamentale chiamata a portare avanti questo progetto di “liberazione” dagli stereotipi sessisti
dovrebbe essere la scuola e lo strumento chiave da cui partire dovrebbe essere proprio un
ripensamento del linguaggio in ottica paritaria.
Per approfondimenti: “Codice di autoregolamentazione del settore editoriale educativo” –
reperibile on line
PROGETTAZIONE DELLE ATTIVITÀ DA REALIZZARE NELLE CLASSI NELLA FASE
PRATICA
QUALI TEMI POSSONO ESSERE SVILUPPATI E IN QUALI CLASSI?
Esplorazione guidata dei possibili temi che possono essere trattati nei diversi ordini di scuola e
nelle diverse età.
E’ emersa la riflessione che quasi molti dei temi possono essere affrontati nelle diverse fasce
scolastiche semplicemente adattando linguaggio, metodologie ed obiettivi.
NELLE SCUOLE
DELL’INFANZIA
POTREMMO PARLARE
DI…
NELLE SCUOLE
PRIMARIE POTREMMO
PARLARE DI…
NELLE SCUOLE
SECONDARIE DI PRIMO
GRADO POTREMMO
PARLARE DI…
NELLE SCUOLE
SECONDARIE DI
SECONDO GRADO
POTREMMO PARLARE
DI…
Linguaggio
Giochi
Cartoni
Analisi di gadget,
media
abbigliam. tipico ecc.
Violenza di genere
Parità tra i sessi
Professioni
Ruoli nella famiglia
Riproduzione sessuale
Identità di genere /sessuale
Orientamento sessuale
Affettività
Donne e uomini nella storia
Normalità
Conoscenza di sé/altro
Religione
Diversità culturali
OBIETTIVI TRASVERSALI A TUTTI I PROGETTI:
A. Che gli studenti* assumano una visione critica rispetto al genere nel guardare ai fenomeni
della vita quotidiana;
B. Che gli studenti sviluppino una maggiore comprensione degli altri andando al di là degli
stereotipi di genere;
C. Che gli studenti sviluppino auto riflessività.
* In generale i destinatari dell’intervento educativo.
PROGETTAZIONE DELLE ATTIVITA’ IN GRUPPI DI LAVORO OMOGENEI PER ORDINE DI
SCUOLA.
GRIGLIA DI LAVORO
Titolo del progetto:
Insegnanti referenti:
Area tematica coinvolta (ambito di interesse):
Motivazioni alla scelta:
Periodo di realizzazione:
Ordine di scuola interessato all’iniziativa:
Scuola dell’infanzia
Scuola primaria di primo grado
Scola secondaria di primo grado
Soggetti destinatari del progetto :
alunni
famiglie
colleghi
altro personale interno alla scuola
altro: ………
Obiettivi generali:
(per obiettivo si intende: lo scopo, il risultato che si vuole raggiungere. Viene descritto come uno stato non
un processo o azione. Deve descrivere una performance che il soggetto prima non era in grado di
realizzare)
Descrizione azioni educative:
Azione 1: titolo.
Periodo di realizzazione:
Obiettivi specifici:
Descrizione:
Soggetti coinvolti:
Azione 2: titolo
Periodo di realizzazione:
Obiettivi specifici:
Descrizione:
Soggetti coinvolti:
Azione … : titolo
Periodo di realizzazione:
Obiettivi specifici:
Descrizione:
Soggetti coinvolti:
Criteri e modalità di valutazione:
Risorse umane necessarie:
alunni
famiglie
colleghi
altro personale interno alla scuola
figure tecniche
istituzioni
altro: ………
Risorse economiche necessarie per la realizzazione delle diverse fasi della proposta progettuale:
Euro:
Risorse strutturali:
Spazi:
Materiali:
Altro:
Approfondimento tematico
LE FASI DELLA PROGETTAZIONE EDUCATIVA
A prescindere dall’orientamento metodologico ed ideologico con cui un progettista o un educatore
si accingono ad affrontare un problema esistono dei punti fermi nella prassi progettuale. Di seguito
ne proponiamo una breve sintesi, quale promemoria di quanto emerso dal lavoro in aula.
La finalità di un progetto educativo è produrre un cambiamento positivo di uno stato e/o di una
situazione, affinché questo si realizzi è necessario partire da un’accurata analisi dei bisogni
educativi. L’analisi dei bisogni è la fase preliminare di ogni azione educativa è ne costituisce il
fondamento e la giustificazione.
Il modello culturale attuale ci induce a concentrarci sulle azioni che intendiamo mettere in campo,
trascurando un’attenta riflessione su quale sia l’origine di un determinato stato di malessere o
disagio. Il risultato porta quindi frequentemente a cambiamenti temporanei che non vanno a
rimuovere effettivamente la causa del problema.
Un’accurata analisi dei bisogni educativi permette una corretta definizione degli obiettivi e dei
destinatari che si vogliono raggiungere.
Gli obiettivi ci indicano i risultati che vogliamo raggiungere sia in termini qualitativi che quantitativi
e ci forniscono nel contempo una fondamentale indicazione sulle azioni più opportune da mettere
in campo.
Una corretta e chiara definizione degli obiettivi è anche il mezzo fondamentale per progettare
un’efficace valutazione del proprio intervento educativo.
Quindi un obiettivo dovrà indicare in modo chiaro:
•
i soggetti interessati;
•
il tipo di cambiamento che si vuole produrre;
•
il tempo entro cui tale cambiamento si dovrà realizzare.
E’ opportuno definire in modo chiaro i destinatari, in quanto ogni tipologia di soggetto è portatore
di peculiarità proprie, che indirizzeranno in modo determinante la definizione degli obiettivi e
successivamente la scelta dei metodi e degli strumenti che si vorranno mettere in campo.
Dopo aver definito i destinatari e gli obiettivi è possibile iniziare a progettare che cosa si vuole fare
e con quali strumenti.
In questa fase si dovrà tenere conto:
•
delle caratteristiche dei destinatari;
•
degli obiettivi che si vogliono perseguire;
•
delle risorse che si hanno a disposizione;
•
delle competenze del soggetto che intende realizzare l’azione.
Non esistono ricette predefinite tuttavia l’esperienza, il lavoro di equipe, il lavoro di rete sono tutti
elementi che permettono di arricchire la cassetta degli attrezzi dei “progettisti”.
La valutazione è un aspetto sostanziale della progettazione educativa che per semplicità viene
spesso collocato solo alla fine del processo, ma non è da sottovalutare il valore e la necessità di una
continua verifica della coerenza dei passi che si stanno realizzando. Per non perdere di vista il
processo è sostanziale verificare la coerenza tra gli obiettivi ed i bisogni educativi; tra le azioni e gli
obiettivi; tra la scelta dei destinatari e gli obiettivi; tra le azioni e i destinatari……
Affinché la valutazione sia efficace, è opportuno definirla già in fase di progettazione individuando:
tempi, modalità, destinatari, strumenti e contenuti.
Da non dimenticare….
Un progetto efficace è ancorato alla realtà. Un volo pindarico può aiutarci a generare ipotesi
creative ma è fondamentale verificare l’aderenza delle nostre ipotesi con la realtà.
Non si può prescindere nella definizione degli obiettivi e delle azioni che si vogliono realizzare da
un’attenta valutazione delle risorse disponibili. E’ frustrante l’interruzione di un progetto per
mancanza di fondi o risorse. Crea un precedente negativo e perdita di fiducia verso eventuali azioni
possibili.
PROGETTARE LA VALUTAZIONE
IN ITINERE: (a caldo)
• EQUIPE :
o Cosa ha funzionato? Cosa no?
o Quale risposta hanno dato i destinatari?
o Cosa mi ha colpita?
o È andata come mi aspettavo?
o Ho raggiunto gli obiettivi che mi ero prefissata?
• RAGAZZI:
o Richiesta feedback a fine incontro (chiedere come si sono sentiti, porsi in
posizioni diverse a seconda del livello di gradimento…)
FINALE:
•
•
Individuale
EQUIPE
o Efficacia attività: raggiungimento degli obiettivi
o Efficacia processo: relazioni
o Efficienza: valutazione adeguata risorse
o Come mi sono sentita?
o Cosa cambierei?
o Quali possibilità di sviluppo futuro?
RAGAZZI
o
o
o
o
Gradimento generale
Efficacia attività
Auto percezione del proprio apprendimento – quanto sento di aver imparato?
Verifica
Collettivo
o Percezione generale
E’ sempre importante prevedere un momento di restituzione collettiva della valutazione, questa
infatti permette un positivo influenzamento reciproco in cui si colgono punti di vista diversi dal
proprio, che permettono di ampliare la propria visione e si realizza che quanto fatto non è un
risultato individuale ma collettivo.
IN SINTESI…..
Analisi dei bisogni
Definizione dei destinatari
Definizione obiettivi
Valutazione delle risorse
Scelta dei metodi e
strumenti
Valutazione del progetto
Verifica in itinere
COME DOCUMENTARE IL PROGETTO
Al fine di condividere nell’ultimo incontro del corso quanto fatto e valutarlo insieme è importante
sviluppare un modo condiviso di documentazione del proprio percorso.
Come fare:
1. Compilando la griglia di progettazione in tutti i suoi aspetti
2. Portando se possibile una documentazione fotografica (e/o eventuali materiali prodotti)
3. Realizzando una valutazione scritta riflettendo sui seguenti aspetti:
o Come mi sono sentita?
o Ho raggiunto gli obiettivi che mi ero prefissata? Sì – no perché?
o Ho valutato in modo adeguato le risorse (economiche, spazi, tempi, persone, materiali)
di cui avevo bisogno?
o Come ha risposto la classe alle attività proposte? Qualcuno/qualcosa mi ha colpito
particolarmente?
o Quali i punti di forza del progetto?
o Quali i punti di debolezza? (cosa cambierei?)
o Quali futuri sviluppi vedo possibili?
o Raccolta ed elaborazione delle percezione dei destinatari (bambini/e, ragazzi/e…)
GLOSSARIO DI GENERE
Discriminazione: azione ingiustificata negativa o dannosa verso i membri di un gruppo,
semplicemente a causa dell’appartenenza a quel determinato gruppo.
Identità sessuale: l’appartenenza biologica al sesso maschile o femminile determinata dai
cromosomi sessuali.
Identità di genere: rappresentazione emotiva di sé come maschio/femmina e ciò che mi è
potenzialmente possibile come maschio/femmina.
Identità di ruolo: l’insieme delle aspettative e ruoli su come gli uomini e le donne si debbano
comportare in una data cultura e in un dato periodo storico.
Omofobia: paura, odio e intolleranza della società (avvertita non come forma prevalente ma come
unica forma possibile e normale) nei confronti delle persone omosessuali.
Orientamento sessuale: l’attrazione fisica e affettiva per una persona di sesso diverso, persone
dello stesso sesso o entrambi.
Pregiudizio: atteggiamento ostile o negativo nei confronti di un gruppo, basato unicamente
sull’appartenenza a quel determinato gruppo. I pregiudizi sono frutto di categorizzazioni sociali.
Sessismo: ogni forma di discriminazione secondo il sesso. Il termina indica qualunque arbitraria
stereotipazzazione di maschi e femmine in ragion esclusiva della propria appartenenza sessuale.
Stereotipi: idee rigide e generalizzate che si hanno su un gruppo sociale. Semplificano le energie
cognitive impiegate in alcune circostanze permettendoci di riconoscere degli elementi noti ma
creano delle categorie poco flessibili al cambiamento.
Stereotipi di genere: tutti quegli stereotipi che riguardano le categorie maschio-femmina, uomodonna. Riguardano i modi in cui è opportuno comportarsi, ciò che è opportuno provare, ciò a cui si
può ambire come maschio o come femmina. Determinano generalmente le aspettative di un
gruppo sociale sui generi sessuali.
L’obiettivo di questo percorso non era quello di calare dall’alto dei pacchetti didattici o delle buone
prassi da replicare nelle classi, ma al contrario, offrire, nel poco tempo a disposizione, spunti di
riflessione che ciascuna saprà elaborare in maniera originale, adattandoli ai propri alunni, nel
proprio particolare contesto, nel modo più efficace. Speriamo di esserci riuscite.
Auguriamo a tutte voi un buon lavoro
Elena e Alessandra
BIBLIOGRAFIA
Approfondimenti sulla questione di genere
Burr V., Psicologia delle differenze di genere, Il Mulino, 2000
Capecchi S., Identità di genere e media; Carocci, 2011
Chigi Rossella, a cura di, Adolescenti e differenze di genere. Pratiche e atteggiamenti dei giovani in
Emilia Romagna, Carocci Editore, 2012
Ensler E., I monologhi della vagina, Il Saggiatore, 2000
Palomba R., Sognando parità. Occupazione e lavoro, maternità, sesso e potere, violenza e povertà: le
pari opportunità, se non ora quando? Ed. Ponte Alle Grazie, 2013
Ricci C., Valorizzare le differenze individuali nella prima infanzia, Erickson, 2005
Zanardo l., Il corpo delle donne, Feltrinelli
Zanardo l., Senza chiedere il permesso, Feltrinelli
Educazione e differenze di genere
AA.VV., Formare alle differenze nella complessità. Generi e alterità nei contesti multiculturali,
Franco Angeli, 2009
Batini F., Comprendere la differenza. Verso una pedagogia dell’identità sessuale, Armando Editore,
2011
Bellotti E., Dalla parte delle bambine, Universale Economica Feltrinelli, 1982
Biemmi I., Educazione sessista. Stereotipi di genere nei libri delle elementari, Rosenberg & Sellier,
2010
Fregona R., Quaranti C., Maschi contro femmine? Giochi ed attività per educare i bambini e bambine
oltre gli stereotipi, Erickson, 2011
Gamberi C., Maio M., Selmi G., Educare al genere. Riflessioni e struemnti per articolare la
complessità, Ed Carocci, 2012
Lipperini L, Ancora dalla parte delle bambine, Universale Economica Feltrinelli, 2010
Piccone S., Saraceno C., Genere. La costruzione sociale del femminile e del maschile, Il Mulino, 1996
Priulla G., C'è differenza. Identità di genere e linguaggi: storie, corpi, immagini e parole, Franco
Angeli, 2013
Bibliografia illustrata per i più “piccini”
Beerli V., Belle, astute e coraggiose. Otto storie di eroine, Einaudi Ragazzi, 2004
Kempter C.I., La principessa con gli stivali da brigante, Editrice IdeeAli, 2005
Louart C., Ragazze e ragazzi. La parità a piccoli passi, Motta Junior, 2008
Senfleben K., La principessa che voleva diventare cavaliere, Editrice IdeeAli, 2005
Turin A., Bosnia N., Rosaconfetto e altre storie, Motta Junior, 2009
Bibliografia per ragazzi
Pitzorno B., Extraterrestre alla pari, Einaudi ragazzi, 2003
Rodari G., "la bambola a transistor", in Novelle fatte a macchina, Einaudi ragazzi, 2011
Filmografia per i più “piccini”
Cook B., Bamcroft T, Mulan Walt Disney, 1998
Docter P., Peterson B, Up, Walt Disney Pixar, 2009
Lord P., Miller C., Piovono Polpette, Sony Pictures, 2009
Miyazaki H., Ponyo sulla scolgliera, Lucky Red, 2008
Musker J, Clements R., La principessa e il ranocchio, Walt Disney, 2010
Stanton A., Unkrich L., Alla ricerca di Nemo, Walt Disney Pixar, 2003
Filmografia per ragazzi a partire dalla secondaria di primo grado
Daldry S., Billy Elliot, Universal Studios, 2000
Gurinder C., Sognando Beckham, 2002
Sciamma C., Tomboy, Hold Up film, 2011
Sitografia
Video utilizzati durante il corso
Video kinder maxi 1 http://www.youtube.com/watch?v=nrfNap40HJY
Video kinder maxi 2 http://www.youtube.com/watch?v=0dtZYN86zsM
Linkem spot Belen http://www.youtube.com/watch?v=N_GjjjVQcVg
Video canzone: Robin Thicke - Blurred Lines ft. T.I., Pharrell
http://www.youtube.com/watch?v=yyDUC1LUXSU
Video canzone: Christina Aguilera – Your body - http://www.youtube.com/watch?v=6cfCgLgiFDM
Materiali e spunti
- quaderno di osservazione e attività per la scuola dell’infanzia
http://www.arcosricerca.it/Lavori/step/Quaderno%20di%20osservazione.pdf
- video sull’esperienza concreta di una scuola elementare di Pistoia
http://www.famigliedellavisitazione.it/wp/stereotipi-e-differenze-di-genere-in-una-classe-delleelementari.html
- attività per le scuola primaria
http://www.allapari.regione.emilia-romagna.it/stereotipi/documentazione/allegati1/Questionarioscuole_Bari.pdf
- attività per la scuola secondaria di primo e di secondo grado
http://www.impariascuola.it/public/guidacompleta.pdf
IL SESTANTE DI VENEZIA: CHI E’?
La società cooperativa Sestante di Venezia nasce nel 2000 dall’impegno dei suoi soci che,
riscontrando il rischio di un indebolimento del legame tra le giovani generazioni ed il loro territorio,
hanno deciso di investire la propria esperienza in progetti riguardanti l’educazione ambientale ed il
turismo sostenibile, con l’intento di contribuire alla conoscenza e alla valorizzazione della Laguna di
Venezia.
Attualmente nel Sestante di Venezia lavorano educatori, psicologi, formatori, guide naturalistiche
che mettono a disposizione esperienze e professionalità differenti, che si integrano nel comune
intento di cooperare allo sviluppo sociale, culturale e ambientale del territorio.
I suoi principali ambiti di attività possono essere così sintetizzati:
• consulenza agli enti locali in processi di progettazione partecipata;
•
formazione per adulti (educatori, insegnanti, istruttori, guide ambientali, personale della
Pubblica Amministrazione, aziende);
•
percorsi didattico-educativi in ambito ambientale per la valorizzazione e la scoperta del
territorio;
•
percorsi e laboratori nelle scuole di ogni ordine e grado in ambito di educazione alle buone
pratiche di relazione sociale, all’affettività, alla gestione non violenta del conflitto, alla
cittadinanza attiva;
•
animazioni ed attività laboratoriali in vari ambiti (ludoteche, programmi di animazione estiva
ecc.);
•
escursioni lungo itinerari alternativi per gruppi di diversa entità, secondo le logiche di un
turismo responsabile e sostenibile.
NON ESITARE A CONTATTARCI:
Formatrici
Alessandra Tosi [email protected] cel. 335 5774121
Elena Daniel [email protected] cel. 349 3384264
SESTANTE di VENEZIA soc. coop.
Campo Stringari, 13, S. Elena 30132, Venezia
tel & fax 041-2413987 - cell. 333-1566929
[email protected] | www.sestantedivenezia.it
LO STAFF DELLA COOPERATIVA IL SESTANTE DI VENEZIA VI AUGURA
BUON LAVORO!