Progetto formativo “A proposito di genere…”
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Progetto formativo “A proposito di genere…”
Progetto formativo “A proposito di genere…” PER NON DIMENTICARE QUELLO CHE CI SIAMO DETTE… Appunti della fase teorica ottobre – dicembre 2014 A cura di Elena Daniel e Alessandra Tosi SESTANTE di VENEZIA soc. coop. Campo Stringari 13, 30132 Sant’Elena VENEZIA Tel e fax 041-2413987 [email protected] www.sestantedivenezia.it Nelle pagine che seguono riportiamo quanto emerso dai vari lavori di gruppo o raccolto in plenaria sui cartelloni. Dove necessario verrà integrato con degli approfondimenti teorici. Aspettative delle partecipanti rispetto al corso. Lavoro per gruppi e condivisione in plenaria DA QUESTO CORSO MI ASPETTO CHE… - mi aiuti ad individuare le stereotipie personali - mi aiuti a superare le mie diffidenze - mi aiuti a trovare delle strategie per superare i miei blocchi interiori - mi insegni a riconoscere stereotipie mascherate che passano come cristalline - ci sia condivisione di esperienze - vengano dati stimoli e idee pratiche nuove da poter utilizzare da subito sia in classe che con gli adulti - ci siano presenza e puntualità - spunti per attività concrete e metodologico-didattiche - una crescita personale - non annoiarmi - partecipazione attiva - leggerezza - dopo “qualcosa cambi” - riesca a “contagiare” - capire i propri limiti e stereotipi - trasmetta fiducia - prendere confidenza con “l’errore” IN QUESTO CORSO NON VORREI CHE… - cadessimo negli stereotipi - ci fossero lezioni magistrali - il progetto assorbisse troppo tempo perché devo anche correggere i compiti - ci fosse una settorializzazione per ordini scolastici - qualcuno si sentisse obbligato ad esporsi - fosse noioso - si dicessero e facessero argomenti scontati - si cadesse nel fatto particolare GLI STEREOTIPI DI GENERE Lavoro di emersione degli stereotipi di genere. Lavoro per gruppi e condivisione in plenaria COSA CI VIENE IN MENTE SE DICIAMO… FEMMINA: Dolcezza, determinazione, colore, intelligenza, organizzazione, originalità, tacchi e trucco, testardaggine, curiosità, preoccupazione, attaccamento, sdrammatizzazione, accoglienza, fermezza, sensibilità, completezza, ordine, brontolamento, umorismo, sensualità, forza morale, vita, madre, accondiscendenza, sopportazione del dolore, bisogno di ascolto (nei due sensi), comunicazione, sfumature, costanza, multitasking, riflessione, pare mentali, complessità, comunicazione, uniformità, tappa buchi, uno, sempre mamme (non solo dei figli), pensiero, sessualità, casa, specchio (capacità di cogliere il riflesso di se stessa). CONTRARIO DI FEMMINA: Maschio, velocità Instabilità, freddezza, velocità MASCHIO: Forza fisica, razionalità, istintività negativa, manualità, cupezza, superficialità, si perdono in un bicchiere d’acqua, lavoratore, incapacità di pensare e fare due cose contemporaneamente, fragilità, sensibilità, disattenzione, attitudine al brontolamento, egocentrismo, figlio. Azione, rigidità, pensiero lineare, praticità, paura, scambio di informazione, tecnologico, due, branco, inconsapevole, seghe mentali, sesso-atto. CONTRARIO DI MASCHIO: Femmina, ascolto, attenzione, riflessione, tempo regalato a… Calma, attenzione, dare un nome alle emozioni e gestirle Approfondimento tematico GLI STEREOTIPI DI GENERE Stereotipo deriva dalle parole greche “stereos” (duro, solido) e “tupos” (immagine, gruppo). La parola stereotipo proviene dal linguaggio tipografico ed indica la piastra di metallo su cui viene impressa un’immagine o un elemento tipografico originale, in modo da permetterne la duplicazione su carta stampa. Nel tempo è diventata la metafora per indicare quelle generalizzazioni, condotte su un gruppo di persone, in cui vengono attribuite caratteristiche identiche a tutti i membri del gruppo, senza tener conto delle variazioni tra i membri. Da un lato gli stereotipi sono un processo che ci permette di semplificare la realtà, aiutandoci a riconoscere elementi ricorrenti nelle persone o nell’ambiente, riducendoci così la fatica di affrontare situazioni sempre nuove; dall’altro inibiscono la nostra attività critica e la visione dell’altro come individuo unico nelle sue peculiarità. Gli stereotipi di genere costituiscono delle gabbie, culturalmente costruite, entro le quali lo sviluppo dei singoli viene forzato a plasmarsi in base alle aspettative sociali, che mirano a ricondurre la varietà delle differenze individuali in due macrocategorie polarizzate: quella maschile e quella femminile. Per loro natura gli stereotipi di genere hanno un doppio carattere: definiscono ciò che sono le persone, ma anche come dovrebbero essere; essi creano aspettative differenti per i comportamenti maschili e femminili, finendo con l’avere una funzione normativa nel prefigurare un certo tipo di comportamento come più desiderabile per un genere anziché per un altro. Un cliché ricorrente, è il pensiero che le questioni di genere riguardino le donne (come che le questioni razziali riguardino i neri); si tende cioè a pensare che la questione in oggetto riguardi la parte debole, da tutelare e non la relazione tra due parti. Le questioni di genere non riguardano le donne, ma la relazione tra uomini e donne. QUALI SONO GLI ASPETTI CHE CONCORRONO NEL DEFINIRE L’IDENTITA’ SESSUALE DI UNA PERSONA? Questionario individuale di autovalutazione rispetto alle conoscenze sul tema e ridefinizione di alcuni termini chiave in plenaria. IDENTITA’ SESSUALE (determinata dall’aspetto biologico) Maschile Femminile Intersessuale IDENTITA’ DI GENERE (chi mi sento di essere) Maschile Femminile Transessuale (MtF, FtM) RUOLO DI GENERE (aspettative socioculturali) Abbigliamento Ruolo in famiglia Ruolo sociale ORIENTAMENTO SESSUALE (verso chi si prova attrazione fisica ed affettiva) Eterosessuale Omosessuale Bisessuale Posizione lavorativa… Approfondimento tematico LA COSTRUZIONE DELL’IDENTITA’ SESSUALE (fonte: F. Batini, Comprendere la differenza, 2011, Armando Editore, Roma) Quello dell’identità sessuale è un costrutto complesso e poco noto, all’interno del quale vengono sempre più messi in discussione i modelli dicotomici di maschio e femmina abituali; ovvero quegli automatismi eteronormativi che tendono a far coincidere il sesso biologico con l’identità, il ruolo di genere e l’orientamento sessuale Le componenti dell’identità sessuale possono essere didatticamente semplificate in quattro categorie: A. Il sesso biologico: è determinato dalla combinazione dei cromosomi xx o xy. L’esito può essere un maschio, una femmina o individui intersex (1 soggetto ogni mille). Queste sono persone i cui cromosomi sessuali, i genitali e/o i caratteri sessuali non possono essere definiti come esclusivamente maschili o femminili; si definiscono ermafroditi quei soggetti che hanno genitali esterni fisiologici sia maschili che femminili. B. L’identità di genere: è la relazione di un soggetto con il proprio sesso biologico, esprime “come io mi sento e mi percepisco” rispetto al mio sesso biologico, congruente o incongruente. Il termine “transessualismo” indica l’esperienza vissuta da tutte quelle persone che non sentono di appartenere al sesso biologico acquisito con la nascita. In questi casi accade generalmente che la persona transessuale si senta come prigioniera in una trappola, rappresentata da un corpo che non esprime ciò che si è. Scientificamente il fenomeno assume il nome di Disforia di Genere (DIG). Per cambiare sesso occorre intraprendere un percorso medico-chirurgico che permetta di riconciliare il corpo al proprio vissuto psicologico. C. Ruolo di genere: riguarda le attese di una cultura nei confronti dei comportamenti “appropriati” di un uomo e di una donna: quello che qualcuno fa per indicare agli altri il proprio grado di mascolinità e femminilità. Cambia secondo la collocazione storica, culturale, religiosa, sociale delle persone. Il ruolo di genere si apprende dai 3 ai 7 anni: ogni bambino o bambina impara che cosa è tipico dell’uomo e della donna e dunque cosa è accettato. L’atipicità nei maschi è generalmente meno accettata rispetto a quella femminile per questo l’atipicità di genere è più frequente nelle bambine. D. Orientamento sessuale: indica l’attrazione affettiva ed erotica verso persone del proprio sesso biologico, di quello opposto o di entrambi. Secondo l’approcio sociocostruzionista, le categorie gay e etero sono il prodotto della cultura occidentale e non possono essere trasferiti in altri contesti. Ad es. tra i nativi americani viene riconosciuto un terzo sesso, quello dei berdache: ossia uomini che per ragioni diverse (fisiologiche, psicologiche, culturali) scelgono di vestirsi da donna assumendone ruolo e status. La figura del b., termine (dall’it. bardassa) diffuso nell’America Settentrionale, è riconosciuta socialmente e in alcuni casi esercita persino attività religiose. È presente tra le società dell’America Settentrionale; compare anche nella Siberia settentrionale (Ciukci) e nel Borneo (Daiacchi). Le categorie che nella nostra cultura aiutano la classificazione dei fenomeni, rappresentano allo stesso tempo un vincolo, negando le sfumature, le fluidità possibili, interpretando la sessualità come qualcosa di intrinseco, statico, non come il frutto di una negoziazione culturale. La maggior parte degli studiosi concorda nell’idea che l’orientamento sessuale sia determinato in modo multifattoriale: si formi cioè tramite complesse interazioni di fattori biologici, psicologici e sociali. VISIONE ED ANALISI DI ALCUNE SCENE DEL FILM “TOM BOY” (vedi filmografia) La madre della protagonista: • • • • • • • COSA PENSA? di aver fallito come mamma perché si spaccia per un maschio? si concentra sul litigio non me ne sono accorta…dov’ero? a cosa andrà incontro? cosa dirà la gente? cosa faccio? • • • • • COME SI SENTE? in panico confusa delusa sorpresa sofferente • • • COSA FARA’? parlerà con la figlia le tira uno schiaffo le chiede come vuole essere chiamata/o NELLA NOSTRA SOCIETA’ GLI STEREOTIPI SI TRASMETTONO ATTRAVERSO … Brain storming • • • • • • • • • • genitori/famiglia modelli di comportamento media (TV, giornali, cinema, web…) libri giochi e giocattoli abbigliamento scuola scambi di opinioni religione politica/normativa • lingua/linguaggio • mondo del lavoro ANALISI DEGLI STEROTIPI DI GENERE VEICOLATI DAI MEDIA Visione critica di alcune pubblicità e videoclip ed analisi guidata a gruppi “AGUZZA LA VISTA: CERCA GLI STEREOTIPI” VIDEO/IMMAGINE: Come viene rappresentata la donna? Come viene rappresentato l’uomo? Che tipo di rapporto hanno? Quali stereotipi emergono? Da cosa si deducono? Visione di alcuni stralci del documentario “Il corpo delle donne “ di Lorella Zanardo e Marco Malfi Chindermi (www.ilcorpodelledonne.net) APPROFONDIMENTO TEMATICO: GLI STEREOTIPI DI GENERE VEICOLATI DAI MEDIA I mass media si affermano oggi come una potente agenzia di socializzazione per le nuove generazioni in grado di creare e diffondere su larga scala una definizione e una rappresentazione della realtà che si affianca a quella proposta dalla famiglia e dalla scuola. Le “nuove generazioni” hanno ormai a disposizione “due mondi” da cui attingere per elaborare e costruire la propria immagine personale e sociale: il mondo dell’esperienza diretta, con cui si interfacciano personalmente nel contesto di vita reale e nei rapporti faccia a faccia, e il mondo mediale che offre conoscenze indirette, filtrate e organizzate a priori dai media in base a logiche che trascendono da obiettivi di tipo educativo. L’immaginario di femminilità, ma anche di mascolinità, che viene divulgato mediaticamente è ingessato sui più tradizionali stereotipi di genere e talvolta risulta addirittura anacronistico rispetto alla realtà corrente. I cambiamenti radicali intervenuti nella vita femminile negli ultimi decenni vengono raramente raffigurati nei programmi televisivi. Più frequentemente si preferisce mostrare un ritratto femminile improntato ai rassicuranti ruoli di madre-moglie-casalinga oppure attingere all’immaginario parallelo – altrettanto stereotipato e per certi versi ancor più preoccupante – di “donna sexy”, oggetto del desiderio e dello sguardo maschile. Come ha rilevato John Berger, nelle arti visive (pubblicità compresa), le donne vengono quasi sempre rappresentate come se fossero osservate da una figura maschile (male gaze). Uno sguardo a lungo andare introiettato inconsapevolmente dalle donne stesse nella realtà (Berger, 1972, trad it. p.49): “Gli uomini agiscono e le donne appaiono. Gli uomini guardano le donne. Le donne osservano se stesse. Ciò determina non soltanto il grosso dei rapporti tra uomini e donne, ma anche il rapporto delle donne con loro stesse. Il sorvegliante che la donna ha dentro di sé è maschio, il sorvegliato femmina. Ecco dunque che ella si trasforma in oggetto, e più precisamente in oggetto di visione: in veduta.” Recentemente in nome di una paradossale visione della parità, emerge talvolta l’immagine della donna violenta e despota che si impone sull’uomo, annichilito e debole, con gli stessi mezzi che un tempo erano patrimonio maschile. Seguendo un’analisi di Saveria Capecchi, 2006, gli stereotipi di genere maschili e femminili vengono perpetrati non soltanto all’interno delle pubblicità ma anche nelle soap opera, nel cinema e nell”’effetto vetrina” delle giornaliste in TV. Nei telegiornali infatti , a partire dagli anni ’70 il numero delle giornaliste è progressivamente cresciuto. Ciononostante il numero rimane ancora esiguo rispetto alla presenza dei giornalisti. Inoltre, si tratta di una visibilità senza potere: le professioniste ai vertici delle posizioni redazionali sono pochissime. Si rileva poi una scarsa attenzione giornalistica rivolta alle donne come “soggetti delle notizie” e di “esperte” interpellate in ogni campo del sapere. La Risoluzione del Consiglio d’Europa del 1995 concernente l'immagine dell'uomo e della donna nella pubblicità e nei mezzi di comunicazione assume un’ ottica propositiva affermando che: «la pubblicità e i mezzi di comunicazione possono apportare un notevole contributo al cambiamento dell'atteggiamento della società riflettendo la diversità dei ruoli e delle potenzialità delle donne e degli uomini, la loro partecipazione a tutti gli aspetti della vita sociale, nonché la ripartizione più equilibrata delle responsabilità familiari, professionali e sociali tra donne e uomini». Questo a patto che promuovano «un'immagine diversificata e realistica» delle possibilità e delle attitudini delle donne e degli uomini nella società e attivino misure volte ad eliminare messaggi sessisti o immagini degradanti sia femminili che maschili. “Come possiamo aspettarci che una ragazza che fin dall’età di 6 anni altro non ha visto che donne belle e mute, statue vuote, guardate con occhi che scrutano il loro corpo come fosse l’unica rappresentazione valida della loro personalità, non assuma il medesimo sguardo oggettivante verso sé stessa? E ancora, come possiamo pretendere che abbia aspirazioni diverse dall’essere modella o velina,piuttosto che scienziata, quando gli unici modelli femminili cui ha accesso sono quelli televisivi?” Per approfondimenti: Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2013 sull'eliminazione degli stereotipi di genere nell'Unione europea (reperibile on line) GLI STEREOTIPI DI GENERE NELLA DIDATTICA COME SI TRASMETTONO GLI STEREOTIPI DI GENERE NELL’INSEGNAMENTO? Brain storming - Prevale la presenza femminile del personale Manca un modello di identificazione maschile Uso di grembiulini rosa e azzurri Aspettative diverse per maschi e femmine Stereotipi nei testi utilizzati Comportamenti dell’insegnante: es. affidare compiti diversi tra maschi e femmine Risposte/reazioni diverse degli insegnanti di fronte ai comportamenti di maschi e femmine Linguaggio usato dagli insegnati: es “non piangere come una femmina”, “che bravo ometto” Chiedendo ai ragazzi di essere cavalieri Trasformando debolezze e mancanze dei maschi come aspetto positivo (modello di maschio forte e virile) senza aspettarsi dei cambiamenti Proponendo tendenzialmente attività che ci piacciono di più, che ci riescono meglio… - Materie viste come più maschili rispetto ad altre viste come più femminili (ad es. informatica maschile) “Orientando” nelle scelte scolastiche secondo aspettative di genere POSSIBILE GRIGLIA DI ANALISI DEL MATERIALE DIDATTICO DELLE SCUOLE PRIMARIE Analisi immagine - C’è una pari presenza maschile e femminile nelle immagini? Come vengono rappresentati i maschi? Come le femmine? Quante donne e quanti uomini figurano nei diversi ambiti professionali e nelle diverse fasce sociali? - Quante ragazze-donne e quanti ragazzi-uomini sono rappresentati da sole/i? o in gruppi misti? - In che ambienti vengono rappresentati i due generi?chi sta più all’interno? Chi più all’esterno? - Quali lavori vengono attribuiti agli uomini o alle donne? Sono rappresentate donne in ruoli direttivi? A chi viene attribuito il ruolo più attivo? A chi quello più passivo? Il lavoro familiare viene valorizzato nello stesso modo del lavoro per il mercato? - Quali comportamenti e caratteristiche vengono associate alle donne e quali agli uomini? Vengono rappresentate categorie socialmente ritenute ai margini (ad es. ragazze madri o ragazzi padri, persone omosessuali…) - Sono presenti biografie di personalità significative per entrambi i generi? - I contenuti dei brani propongono delle situazione contrarie agli stereotipi di genere più comuni? Che posizione assumono a riguardo gli autori? - Il linguaggio è androcentrico, ossia utilizza sempre il maschile per indicare entrambi i generi? - I nomi delle professioni e dei mestieri vengono declinati al femminile (ad es. sindachessa, sindaco donna?) o permangono al maschile (ad es. architetto, avvocato…) - Vengono utilizzati vezzeggiativi o diminutivi per uno solo dei due generi o per entrambi (ad es. mammina, papino, scarpette femminili…)? - Quando, davanti al nome di una persona si utilizza l’appellativo signore/signora avviene per entrambi i sessi in quantità uguale? - Si tende ad utilizzare il cognome per gli uomini ed il nome per le donne? - Ci si riferisce alle donne come moglie di/sorella di/figlia di…? - Analisi qualitativa Analisi del linguaggio POSSIBILE GRIGLIA DI ANALISI DEL MATERIALE DIDATTICO DELLE SCUOLE SECONDARIE Livello generale - Analisi del linguaggio - Analisi qualitativa - - - Analisi dell’immagine - I testi proposti sono scritti o curati soprattutto da autori o da autrici? Tra i brani riportati all’interno, quanti sono di autori e quanti di autrici? Il linguaggio è androcentrico, ossia utilizza sempre il maschile per indicare entrambi i generi? I nomi delle professioni e dei mestieri vengono declinati al femminile (ad es. sindachessa , sindaco donna)? Quando, davanti al nome di una persona si utilizza l’appellativo signore/signora avviene per entrambi i sessi in quantità uguale? Si tende ad utilizzare il cognome per gli uomini ed il nome per le donne? Ci si riferisce alle donne come moglie di/sorella di/figlia di? Vi sono biografie significative di personaggi per entrambi i generi? Vengono proposte delle riflessioni critiche sulla condizione della donna in determinati periodi storici? Vengono affrontati alcuni temi legati alle differenze di genere (ad es. l’affettività , la violenza di genere, la discriminazione…)? Vi sono approfondimenti sulla questione di genere in altri luoghi del mondo? Quali comportamenti e caratteristiche vengono associate alle donne e quali agli uomini? Vengono rappresentate categorie socialmente ritenute ai margini (ad es. ragazze madri o ragazzi padri, persone omosessuali…)? I contenuti dei brani propongono delle situazioni contrarie agli stereotipi di genere più comuni? Che posizione assumono a riguardo gli autori? C’è una pari presenza maschile e femminile nelle immagini? Come vengono rappresentati i maschi? Come le femmine? Quante donne e quanti uomini vengono figurano nei diversi ambiti professionali e nelle diverse fasce sociali? Quante ragazze/donne e quanti ragazzi/uomini sono rappresentati da sole/i? o in gruppi misti? In che ambienti vengono rappresentati i due generi?chi sta più all’interno? Chi più all’esterno? Approfondimento tematico GLI STEREOTIPI DI GENERE NEI LIBRI DI TESTO SCOLASTICI I libri scolastici dovrebbero offrire un’immagine realistica della società e suggerire a bambini e bambine una grande varietà di modelli, di situazioni da cui attingere per costruire un'immagine coerente di sé e del mondo esterno così da predisporli al cambiamento, alla mobilità sociale e alla trasformazione dei ruoli. La conclusione cui giunge Pace nella sua ricerca però è assai disillusa: «Accanto ad alcuni lodevoli sforzi di ammodernamento dei contenuti e delle immagini, vi è una prevalente tendenza all’immobilismo, che è poi mancanza di realismo: nella rappresentazione del mondo del lavoro, dove spesso i mestieri sono quelli di un tempo, in via di sparizione; nel linguaggio, che è spesso desueto, e soprattutto, nell’attribuzione dei ruoli e delle mansioni che vede le donne relegate nelle posizioni tradizionali di casalinghe affaccendate e talvolta – è il massimo della concessione – di benefiche fate, e interpretate nel ruolo di madri, secondo cliché desueti». Biemmi dalla sua ricerca sui libri di testo scolastici editi delle principali case editrici italiane evince che il genere femminile si vede attribuire caratteristiche e ruoli ben distinti da quelli assegnati al genere maschile. Inoltre, sottolinea la ricercatrice, si crea implicitamente una sorta di gerarchia tra i due sessi, in cui quello maschile funge da parametro principale e quello femminile nasce per esclusione del primo. I maschi sono i padroni della “scena”, conseguentemente per le femmine si ritagliano solo alcuni frammenti testuali, uno spazio residuo che deve essere sufficiente a definirle. Vi sono alcuni tentativi di proporre immagini di bambine che si allontanano dai modelli tradizionali soprattutto per quanto riguarda le caratteristiche psicologiche (avventurose, coraggiose..) ma i tentativi di modificare i ruoli sono molto più rari e poco efficaci: le donne che lavorano e che non hanno molto tempo da dedicare ai figli divengono automaticamente delle cattive madri. Nel caso di uomini e bambini non appare nessuna intenzione di rinnovamento. I modelli alternativi a quelli tradizionali proposti nei testi sono in numero decisamente limitato. Il progetto Polite (Pari Opportunità nei LIbri di TEsto), promosso in Italia dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le Pari Opportunità e realizzato con la collaborazione dell’AIE (Associazione Italiana Editori) è un progetto europeo di autoregolamentazione per l’editoria scolastica nato con l’obiettivo di promuovere una riflessione culturale, didattica ed editoriale il cui esito sia quello di ripensare i libri di testo in modo tale che donne e uomini, protagonisti delle cultura, della storia, della politica e della scienza siano presenti sui libri di testo senza discriminazioni di sesso. Approfondimento tematico IL SESSISMO LINGUISTICO Per quanto riguarda il linguaggio la discriminazione sessista è duplice in quanto si manifesta sia nell’uso della lingua (come si parla delle donne) che nel sistema interno alla lingua (cosa il sistema linguistico mette a disposizione per riferirsi alle donne). Robustelli in “Lingua e identità di genere” semplifica così la situazione: il sessismo linguistico prende in considerazione l’immagine delle donne che emerge dalla pratica linguistica e il contrasto sempre più evidente tra l’ascesa sociale delle donne e la rigidità di una lingua costruita da e per i maschi. Whorf sostiene che la lingua non solo manifesta ma anche condiziona il nostro modo di pensare: essa incorpora una visione del mondo e ce la impone. La lingua racchiude una particolare rappresentazione del mondo che influenza il pensiero stesso dei parlanti. Sabatini fonda il proprio lavoro di linguista sul presupposto che la lingua che parliamo e le pratiche sessiste che essa incorpora siano indicatori, se non addirittura responsabili, degli stereotipi di genere presenti nella società. Individua una disparità linguistica tra donna e uomo sia a livello strutturale, cioè di norme linguistiche codificate nelle grammatiche, sia a livello semantico, cioè di significato ed uso delle unità lessicali e delle immagini. Partendo da una concezione che vede il linguaggio non solo uno strumento di comunicazione ma anche e soprattutto come uno strumento di percezione e di classificazione della realtà, appare importante che il suo uso sia “corretto”, non nel senso normativo-prescrittivo del termine, ma nel senso di equo, giusto, non discriminatorio nei confronti di nessun gruppo sociale. La prima agenzia fondamentale chiamata a portare avanti questo progetto di “liberazione” dagli stereotipi sessisti dovrebbe essere la scuola e lo strumento chiave da cui partire dovrebbe essere proprio un ripensamento del linguaggio in ottica paritaria. Per approfondimenti: “Codice di autoregolamentazione del settore editoriale educativo” – reperibile on line PROGETTAZIONE DELLE ATTIVITÀ DA REALIZZARE NELLE CLASSI NELLA FASE PRATICA QUALI TEMI POSSONO ESSERE SVILUPPATI E IN QUALI CLASSI? Esplorazione guidata dei possibili temi che possono essere trattati nei diversi ordini di scuola e nelle diverse età. E’ emersa la riflessione che quasi molti dei temi possono essere affrontati nelle diverse fasce scolastiche semplicemente adattando linguaggio, metodologie ed obiettivi. NELLE SCUOLE DELL’INFANZIA POTREMMO PARLARE DI… NELLE SCUOLE PRIMARIE POTREMMO PARLARE DI… NELLE SCUOLE SECONDARIE DI PRIMO GRADO POTREMMO PARLARE DI… NELLE SCUOLE SECONDARIE DI SECONDO GRADO POTREMMO PARLARE DI… Linguaggio Giochi Cartoni Analisi di gadget, media abbigliam. tipico ecc. Violenza di genere Parità tra i sessi Professioni Ruoli nella famiglia Riproduzione sessuale Identità di genere /sessuale Orientamento sessuale Affettività Donne e uomini nella storia Normalità Conoscenza di sé/altro Religione Diversità culturali OBIETTIVI TRASVERSALI A TUTTI I PROGETTI: A. Che gli studenti* assumano una visione critica rispetto al genere nel guardare ai fenomeni della vita quotidiana; B. Che gli studenti sviluppino una maggiore comprensione degli altri andando al di là degli stereotipi di genere; C. Che gli studenti sviluppino auto riflessività. * In generale i destinatari dell’intervento educativo. PROGETTAZIONE DELLE ATTIVITA’ IN GRUPPI DI LAVORO OMOGENEI PER ORDINE DI SCUOLA. GRIGLIA DI LAVORO Titolo del progetto: Insegnanti referenti: Area tematica coinvolta (ambito di interesse): Motivazioni alla scelta: Periodo di realizzazione: Ordine di scuola interessato all’iniziativa: Scuola dell’infanzia Scuola primaria di primo grado Scola secondaria di primo grado Soggetti destinatari del progetto : alunni famiglie colleghi altro personale interno alla scuola altro: ……… Obiettivi generali: (per obiettivo si intende: lo scopo, il risultato che si vuole raggiungere. Viene descritto come uno stato non un processo o azione. Deve descrivere una performance che il soggetto prima non era in grado di realizzare) Descrizione azioni educative: Azione 1: titolo. Periodo di realizzazione: Obiettivi specifici: Descrizione: Soggetti coinvolti: Azione 2: titolo Periodo di realizzazione: Obiettivi specifici: Descrizione: Soggetti coinvolti: Azione … : titolo Periodo di realizzazione: Obiettivi specifici: Descrizione: Soggetti coinvolti: Criteri e modalità di valutazione: Risorse umane necessarie: alunni famiglie colleghi altro personale interno alla scuola figure tecniche istituzioni altro: ……… Risorse economiche necessarie per la realizzazione delle diverse fasi della proposta progettuale: Euro: Risorse strutturali: Spazi: Materiali: Altro: Approfondimento tematico LE FASI DELLA PROGETTAZIONE EDUCATIVA A prescindere dall’orientamento metodologico ed ideologico con cui un progettista o un educatore si accingono ad affrontare un problema esistono dei punti fermi nella prassi progettuale. Di seguito ne proponiamo una breve sintesi, quale promemoria di quanto emerso dal lavoro in aula. La finalità di un progetto educativo è produrre un cambiamento positivo di uno stato e/o di una situazione, affinché questo si realizzi è necessario partire da un’accurata analisi dei bisogni educativi. L’analisi dei bisogni è la fase preliminare di ogni azione educativa è ne costituisce il fondamento e la giustificazione. Il modello culturale attuale ci induce a concentrarci sulle azioni che intendiamo mettere in campo, trascurando un’attenta riflessione su quale sia l’origine di un determinato stato di malessere o disagio. Il risultato porta quindi frequentemente a cambiamenti temporanei che non vanno a rimuovere effettivamente la causa del problema. Un’accurata analisi dei bisogni educativi permette una corretta definizione degli obiettivi e dei destinatari che si vogliono raggiungere. Gli obiettivi ci indicano i risultati che vogliamo raggiungere sia in termini qualitativi che quantitativi e ci forniscono nel contempo una fondamentale indicazione sulle azioni più opportune da mettere in campo. Una corretta e chiara definizione degli obiettivi è anche il mezzo fondamentale per progettare un’efficace valutazione del proprio intervento educativo. Quindi un obiettivo dovrà indicare in modo chiaro: • i soggetti interessati; • il tipo di cambiamento che si vuole produrre; • il tempo entro cui tale cambiamento si dovrà realizzare. E’ opportuno definire in modo chiaro i destinatari, in quanto ogni tipologia di soggetto è portatore di peculiarità proprie, che indirizzeranno in modo determinante la definizione degli obiettivi e successivamente la scelta dei metodi e degli strumenti che si vorranno mettere in campo. Dopo aver definito i destinatari e gli obiettivi è possibile iniziare a progettare che cosa si vuole fare e con quali strumenti. In questa fase si dovrà tenere conto: • delle caratteristiche dei destinatari; • degli obiettivi che si vogliono perseguire; • delle risorse che si hanno a disposizione; • delle competenze del soggetto che intende realizzare l’azione. Non esistono ricette predefinite tuttavia l’esperienza, il lavoro di equipe, il lavoro di rete sono tutti elementi che permettono di arricchire la cassetta degli attrezzi dei “progettisti”. La valutazione è un aspetto sostanziale della progettazione educativa che per semplicità viene spesso collocato solo alla fine del processo, ma non è da sottovalutare il valore e la necessità di una continua verifica della coerenza dei passi che si stanno realizzando. Per non perdere di vista il processo è sostanziale verificare la coerenza tra gli obiettivi ed i bisogni educativi; tra le azioni e gli obiettivi; tra la scelta dei destinatari e gli obiettivi; tra le azioni e i destinatari…… Affinché la valutazione sia efficace, è opportuno definirla già in fase di progettazione individuando: tempi, modalità, destinatari, strumenti e contenuti. Da non dimenticare…. Un progetto efficace è ancorato alla realtà. Un volo pindarico può aiutarci a generare ipotesi creative ma è fondamentale verificare l’aderenza delle nostre ipotesi con la realtà. Non si può prescindere nella definizione degli obiettivi e delle azioni che si vogliono realizzare da un’attenta valutazione delle risorse disponibili. E’ frustrante l’interruzione di un progetto per mancanza di fondi o risorse. Crea un precedente negativo e perdita di fiducia verso eventuali azioni possibili. PROGETTARE LA VALUTAZIONE IN ITINERE: (a caldo) • EQUIPE : o Cosa ha funzionato? Cosa no? o Quale risposta hanno dato i destinatari? o Cosa mi ha colpita? o È andata come mi aspettavo? o Ho raggiunto gli obiettivi che mi ero prefissata? • RAGAZZI: o Richiesta feedback a fine incontro (chiedere come si sono sentiti, porsi in posizioni diverse a seconda del livello di gradimento…) FINALE: • • Individuale EQUIPE o Efficacia attività: raggiungimento degli obiettivi o Efficacia processo: relazioni o Efficienza: valutazione adeguata risorse o Come mi sono sentita? o Cosa cambierei? o Quali possibilità di sviluppo futuro? RAGAZZI o o o o Gradimento generale Efficacia attività Auto percezione del proprio apprendimento – quanto sento di aver imparato? Verifica Collettivo o Percezione generale E’ sempre importante prevedere un momento di restituzione collettiva della valutazione, questa infatti permette un positivo influenzamento reciproco in cui si colgono punti di vista diversi dal proprio, che permettono di ampliare la propria visione e si realizza che quanto fatto non è un risultato individuale ma collettivo. IN SINTESI….. Analisi dei bisogni Definizione dei destinatari Definizione obiettivi Valutazione delle risorse Scelta dei metodi e strumenti Valutazione del progetto Verifica in itinere COME DOCUMENTARE IL PROGETTO Al fine di condividere nell’ultimo incontro del corso quanto fatto e valutarlo insieme è importante sviluppare un modo condiviso di documentazione del proprio percorso. Come fare: 1. Compilando la griglia di progettazione in tutti i suoi aspetti 2. Portando se possibile una documentazione fotografica (e/o eventuali materiali prodotti) 3. Realizzando una valutazione scritta riflettendo sui seguenti aspetti: o Come mi sono sentita? o Ho raggiunto gli obiettivi che mi ero prefissata? Sì – no perché? o Ho valutato in modo adeguato le risorse (economiche, spazi, tempi, persone, materiali) di cui avevo bisogno? o Come ha risposto la classe alle attività proposte? Qualcuno/qualcosa mi ha colpito particolarmente? o Quali i punti di forza del progetto? o Quali i punti di debolezza? (cosa cambierei?) o Quali futuri sviluppi vedo possibili? o Raccolta ed elaborazione delle percezione dei destinatari (bambini/e, ragazzi/e…) GLOSSARIO DI GENERE Discriminazione: azione ingiustificata negativa o dannosa verso i membri di un gruppo, semplicemente a causa dell’appartenenza a quel determinato gruppo. Identità sessuale: l’appartenenza biologica al sesso maschile o femminile determinata dai cromosomi sessuali. Identità di genere: rappresentazione emotiva di sé come maschio/femmina e ciò che mi è potenzialmente possibile come maschio/femmina. Identità di ruolo: l’insieme delle aspettative e ruoli su come gli uomini e le donne si debbano comportare in una data cultura e in un dato periodo storico. Omofobia: paura, odio e intolleranza della società (avvertita non come forma prevalente ma come unica forma possibile e normale) nei confronti delle persone omosessuali. Orientamento sessuale: l’attrazione fisica e affettiva per una persona di sesso diverso, persone dello stesso sesso o entrambi. Pregiudizio: atteggiamento ostile o negativo nei confronti di un gruppo, basato unicamente sull’appartenenza a quel determinato gruppo. I pregiudizi sono frutto di categorizzazioni sociali. Sessismo: ogni forma di discriminazione secondo il sesso. Il termina indica qualunque arbitraria stereotipazzazione di maschi e femmine in ragion esclusiva della propria appartenenza sessuale. Stereotipi: idee rigide e generalizzate che si hanno su un gruppo sociale. Semplificano le energie cognitive impiegate in alcune circostanze permettendoci di riconoscere degli elementi noti ma creano delle categorie poco flessibili al cambiamento. Stereotipi di genere: tutti quegli stereotipi che riguardano le categorie maschio-femmina, uomodonna. Riguardano i modi in cui è opportuno comportarsi, ciò che è opportuno provare, ciò a cui si può ambire come maschio o come femmina. Determinano generalmente le aspettative di un gruppo sociale sui generi sessuali. L’obiettivo di questo percorso non era quello di calare dall’alto dei pacchetti didattici o delle buone prassi da replicare nelle classi, ma al contrario, offrire, nel poco tempo a disposizione, spunti di riflessione che ciascuna saprà elaborare in maniera originale, adattandoli ai propri alunni, nel proprio particolare contesto, nel modo più efficace. Speriamo di esserci riuscite. Auguriamo a tutte voi un buon lavoro Elena e Alessandra BIBLIOGRAFIA Approfondimenti sulla questione di genere Burr V., Psicologia delle differenze di genere, Il Mulino, 2000 Capecchi S., Identità di genere e media; Carocci, 2011 Chigi Rossella, a cura di, Adolescenti e differenze di genere. Pratiche e atteggiamenti dei giovani in Emilia Romagna, Carocci Editore, 2012 Ensler E., I monologhi della vagina, Il Saggiatore, 2000 Palomba R., Sognando parità. Occupazione e lavoro, maternità, sesso e potere, violenza e povertà: le pari opportunità, se non ora quando? Ed. Ponte Alle Grazie, 2013 Ricci C., Valorizzare le differenze individuali nella prima infanzia, Erickson, 2005 Zanardo l., Il corpo delle donne, Feltrinelli Zanardo l., Senza chiedere il permesso, Feltrinelli Educazione e differenze di genere AA.VV., Formare alle differenze nella complessità. Generi e alterità nei contesti multiculturali, Franco Angeli, 2009 Batini F., Comprendere la differenza. Verso una pedagogia dell’identità sessuale, Armando Editore, 2011 Bellotti E., Dalla parte delle bambine, Universale Economica Feltrinelli, 1982 Biemmi I., Educazione sessista. Stereotipi di genere nei libri delle elementari, Rosenberg & Sellier, 2010 Fregona R., Quaranti C., Maschi contro femmine? Giochi ed attività per educare i bambini e bambine oltre gli stereotipi, Erickson, 2011 Gamberi C., Maio M., Selmi G., Educare al genere. Riflessioni e struemnti per articolare la complessità, Ed Carocci, 2012 Lipperini L, Ancora dalla parte delle bambine, Universale Economica Feltrinelli, 2010 Piccone S., Saraceno C., Genere. La costruzione sociale del femminile e del maschile, Il Mulino, 1996 Priulla G., C'è differenza. Identità di genere e linguaggi: storie, corpi, immagini e parole, Franco Angeli, 2013 Bibliografia illustrata per i più “piccini” Beerli V., Belle, astute e coraggiose. Otto storie di eroine, Einaudi Ragazzi, 2004 Kempter C.I., La principessa con gli stivali da brigante, Editrice IdeeAli, 2005 Louart C., Ragazze e ragazzi. La parità a piccoli passi, Motta Junior, 2008 Senfleben K., La principessa che voleva diventare cavaliere, Editrice IdeeAli, 2005 Turin A., Bosnia N., Rosaconfetto e altre storie, Motta Junior, 2009 Bibliografia per ragazzi Pitzorno B., Extraterrestre alla pari, Einaudi ragazzi, 2003 Rodari G., "la bambola a transistor", in Novelle fatte a macchina, Einaudi ragazzi, 2011 Filmografia per i più “piccini” Cook B., Bamcroft T, Mulan Walt Disney, 1998 Docter P., Peterson B, Up, Walt Disney Pixar, 2009 Lord P., Miller C., Piovono Polpette, Sony Pictures, 2009 Miyazaki H., Ponyo sulla scolgliera, Lucky Red, 2008 Musker J, Clements R., La principessa e il ranocchio, Walt Disney, 2010 Stanton A., Unkrich L., Alla ricerca di Nemo, Walt Disney Pixar, 2003 Filmografia per ragazzi a partire dalla secondaria di primo grado Daldry S., Billy Elliot, Universal Studios, 2000 Gurinder C., Sognando Beckham, 2002 Sciamma C., Tomboy, Hold Up film, 2011 Sitografia Video utilizzati durante il corso Video kinder maxi 1 http://www.youtube.com/watch?v=nrfNap40HJY Video kinder maxi 2 http://www.youtube.com/watch?v=0dtZYN86zsM Linkem spot Belen http://www.youtube.com/watch?v=N_GjjjVQcVg Video canzone: Robin Thicke - Blurred Lines ft. T.I., Pharrell http://www.youtube.com/watch?v=yyDUC1LUXSU Video canzone: Christina Aguilera – Your body - http://www.youtube.com/watch?v=6cfCgLgiFDM Materiali e spunti - quaderno di osservazione e attività per la scuola dell’infanzia http://www.arcosricerca.it/Lavori/step/Quaderno%20di%20osservazione.pdf - video sull’esperienza concreta di una scuola elementare di Pistoia http://www.famigliedellavisitazione.it/wp/stereotipi-e-differenze-di-genere-in-una-classe-delleelementari.html - attività per le scuola primaria http://www.allapari.regione.emilia-romagna.it/stereotipi/documentazione/allegati1/Questionarioscuole_Bari.pdf - attività per la scuola secondaria di primo e di secondo grado http://www.impariascuola.it/public/guidacompleta.pdf IL SESTANTE DI VENEZIA: CHI E’? La società cooperativa Sestante di Venezia nasce nel 2000 dall’impegno dei suoi soci che, riscontrando il rischio di un indebolimento del legame tra le giovani generazioni ed il loro territorio, hanno deciso di investire la propria esperienza in progetti riguardanti l’educazione ambientale ed il turismo sostenibile, con l’intento di contribuire alla conoscenza e alla valorizzazione della Laguna di Venezia. Attualmente nel Sestante di Venezia lavorano educatori, psicologi, formatori, guide naturalistiche che mettono a disposizione esperienze e professionalità differenti, che si integrano nel comune intento di cooperare allo sviluppo sociale, culturale e ambientale del territorio. I suoi principali ambiti di attività possono essere così sintetizzati: • consulenza agli enti locali in processi di progettazione partecipata; • formazione per adulti (educatori, insegnanti, istruttori, guide ambientali, personale della Pubblica Amministrazione, aziende); • percorsi didattico-educativi in ambito ambientale per la valorizzazione e la scoperta del territorio; • percorsi e laboratori nelle scuole di ogni ordine e grado in ambito di educazione alle buone pratiche di relazione sociale, all’affettività, alla gestione non violenta del conflitto, alla cittadinanza attiva; • animazioni ed attività laboratoriali in vari ambiti (ludoteche, programmi di animazione estiva ecc.); • escursioni lungo itinerari alternativi per gruppi di diversa entità, secondo le logiche di un turismo responsabile e sostenibile. NON ESITARE A CONTATTARCI: Formatrici Alessandra Tosi [email protected] cel. 335 5774121 Elena Daniel [email protected] cel. 349 3384264 SESTANTE di VENEZIA soc. coop. Campo Stringari, 13, S. Elena 30132, Venezia tel & fax 041-2413987 - cell. 333-1566929 [email protected] | www.sestantedivenezia.it LO STAFF DELLA COOPERATIVA IL SESTANTE DI VENEZIA VI AUGURA BUON LAVORO!