Programma e Magazine - Agenda comune di Brescia

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Programma e Magazine - Agenda comune di Brescia
12-20
Novembre
Centro Sportivo San Filippo
Dal vivo é un’altra vita
Il Grande TENNIS
WWW.ATPBRESCIA.COM
Il Sindaco
Il Presidente della F.I.T.
R
ivolgo un cordiale saluto, a nome mio e dell’Amministrazione comunale, agli organizzatori e ai partecipanti degli
Internazionali di Tennis Challenger – Città di Brescia III^
edizione, in programma dal 12 al 20 novembre 2016.
Anche quest’anno il torneo di tennis maschile, inserito nel
circuito Internazionale Atp (Association of Tennis Professionals), fa ritorno nella nostra città. È un grande onore, per Brescia, ospitare questa competizione di alto livello tecnico, con
punteggi valevoli per la classifica mondiale.
Il palazzetto San Filippo sarà teatro di una manifestazione
riservata ai migliori atleti, gran parte dei quali tra i primi duecento del ranking, sostenuti da un pubblico numeroso e affezionato che assisterà a incontri avvincenti, intensi e combattuti.
Questo torneo è la testimonianza concreta della grande
vitalità che la disciplina sportiva ricopre sul nostro territorio.
È un evento entusiasmante, in grado di coinvolgere scuole di
tennis, circoli di città e provincia e semplici appassionati.
Lo sport svolge un ruolo fondamentale per l’inserimento
nella vita sociale e per il raggiungimento dell’indipendenza.
Qualsiasi attività praticata a livello agonistico riveste una notevole importanza, anche dal punto di vista psicologico. Consente infatti di interagire, socializzare e divertirsi in gruppo,
affermando le proprie potenzialità.
In questo contesto si è distinta l’attività dal maestro Emidio Rossi del Tennis School Pro Kennex che ha insegnato e
divulgato la pratica del tennis con grande dedizione e professionalità.
È mia intenzione, quindi, ringraziare nuovamente il Presidente e gli organizzatori che hanno impiegato i propri sforzi e
il proprio tempo a dare vita a questa manifestazione e augurare a tutti gli atleti, veri protagonisti dell’evento, di vivere un’esperienza speciale e coinvolgente, ricca di prestigiosi risultati.
Il Sindaco
F.LLI MUGELLI RAPPRESENTANTI VINI E DISTILLATI
Mugelli Stefano | tel 335 462443
Mugelli Folco-Manfredi | tel 335 7266192
Emilio Del Bono
É
con grande piacere che invio il saluto del Consiglio Federale e mio personale a tutti i partecipanti alla Terza
Edizione degli Internazionali Città di Brescia. Questa prova
arricchisce il calendario italiano dei Challenger, che nel 2016
si conferma, per il numero di Tornei e per l’elevato livello tecnico dei giocatori, tra i più prestigiosi del calendario mondiale.
L’organizzazione di tornei di questo livello internazionale è promossa dalla FIT perché favorisce l’ingresso dei nostri
giovani nel circuito professionistico e rappresenta dunque un
elemento strategico di crescita globale per l’intero movimento.
Questi eventi permettono infatti ai giovani tennisti di guadagnare punti importanti per migliorare il proprio ranking.
Un sentito ringraziamento va agli amici organizzatori
dell’Associazione Sportiva Emidio Rossi e a tutto il suo staff
per la competenza, la passione sportiva e l’impegno profusi
nella realizzazione di questo Torneo.
Il Presidente della Federazione Italiana Tennis
Angelo Binaghi
Comitato Organizzativo e Staff
––––
Supervisor: ATP Roberto Ranieri
Direttore Torneo: Mauro Ricevuti
Direzione organizzativa: Mauro Monesi, Emidio Rossi,
Marco Monesi, Michela Rossi
––––
Resp. segreteria: Lorenzo Peduzzi
Resp. Ufficio stampa: Riccardo Bisti
Resp. Giudici di linea: Giuseppe De Pasquale
Resp. raccattapalle: Roberto Mangiarini
Medico: Giovanni Monesi
Resp. Fisioterapisti: Italo Mini
Fisioterapisti: Mauro Botticini, Matteo Fusi,
Manuel Severino, Michele Trainini
4
| Internazionali città di Brescia · 2016
Programma
Programma
Tickets
Sab 12 Qualificazioni a partire dalle ore 10.00.
Biglietti Giornalieri
Dom 13 Qualificazioni a partire dalle ore 12.00.
Dal 12/11 al 13/11
Lun
5
Internazionali città di Brescia · 2016 |
14 Incontri tabellone principale. Sessione giornaliera dalle 10.00, sessione serale dalle 19.00 (minimo 2 incontri).
Mar 15 Incontri tabellone principale. Sessione giornaliera dalle 10.00, sessione serale dalle 19.00 (minimo 2 incontri).
Mer 16 Ottavi di finale sessione giornaliera dalle 14.00, sessione serale dalle 19.00 (minimo 2 incontri).
Gio
17 Ottavi di finale sessione giornaliera dalle 14.00, sessione serale dalle 19.00 (minimo 2 incontri).
Ven
18 Quarti di finale sessione giornaliera dalle 14.00, sessione serale dalle 19.00 (minimo 2 incontri).
Sab 19 Prima semifnale o finale di doppio dalle 16.00. Sessione serale dalle 19.00 con gli altri due incontri.
Tribune Tecniche – Euro 5,00
Gradinate – Euro 5,00
Dal 14/11 al 18/11
Tribune Tecniche – Euro 20,00
Gradinate – Euro 10,00
Semifinali e finali
Dal 19/11 al 20/11
Dom 20 Finale singolare maschile dalle ore 18.00.
Tribune Tecniche – Euro 25,00
Gradinate – Euro 15,00
Centro Sportivo San Filippo
Legenda
VIA BAZOLI 6/10
TRIBUNE TECNICHE
BRESCIA
GRADINATE
Sconto Comitiva (Solo per circoli F.I.T.)
NB: il programma può essere soggetto a cambiamenti. Per maggiori informazioni consultate il sito: www.atpbrescia.com
Comunicare il referente a cui verrà consegnato l'omaggio.
120
225
120
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125
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PORTICO
DEPOSITO
125
225
Ogni 10 biglietti acquistati, 1 in omaggio.
PORTICO
PORTICO
10
11
INFERMERIA
IMP. AEREAZIONE
RIP.
VUOTO SU 1° INTERR.
VUOTO SU 1° INTERR.
240
225
Eventi in parallelo presso il centro sportivo S. Filippo
––––
Artisti bresciani.
Incontro
––––
“Incontro con il
campione.”
Ingresso gratuito per persone disabili e minori di 14 anni.
Esibire Carta d’Identità o documento valido in Biglietteria.
NB: i prezzi presentati sono al netto di eventuali diritti di prevendita.
TRIBUNE ESTRAIBILI
H:2,34
100
200
DISIMPEGNO
DISIMPEGNO
100
200
Q.E.
100
200
MQ 13,80
IL GRANDE TENNIS TI ASPETTA!
www.atpbrescia.com
10
20 19 18 17
15 14 13 12 11
1,66
80
200
80
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MQ 3,24
1 2 3 4 5 6 7 8 9
1,66
RIPOSTIGLIO
85
200
DEPOSITO ATTREZZI
MQ 12,20
1,53
DEPOSITO
1,61
80
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Per l’intera durata della manifestazione.
MQ 14,0
MQ 21,96
MQ 10,8
80
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MQ 3,33
85
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80
200
80
200
Lun ore 10.00
MQ 3,33
CORRIDOIO
CORRIDOIO
100
200
90
200
(Previsti nel pomeriggio)
Gradinate – Euro 50,00
TRIBUNE ESTRAIBILI
Tribune Tecniche – Euro 100,00
90
200
––––
Mostra delle
racchette vintage.
Mostra
Abbonamenti Torneo e Qualificazioni
90
200
––––
“Come il talento
prende forma”
Mostra
TRIBUNE ESTRAIBILI
TRIBUNE ESTRAIBILI
Simposio
DEPOSITO
VUOTO SU 1° INTERR.
H:2,34
RIPOSTIGLIO
RIPOSTIGLIO
H:1,55
H:1,55
MQ 40,50
9 8 7 6 5 4 3 2 1
10
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Internazionali città di Brescia · 2016 |
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Alcuni tra i giovani più promettenti si misureranno con tennisti affermati.
A Chiari nel 1902 il primo Torneo del Bresciano, terra che ha prodotto tennisti di livello.
Entry list, mix azzeccato.
Paris e la Savoldi i migliori.
I
I
tornei del circuito Challenger rappresentano l’inizio del ricambio generazionale degli agonisti dell’ATP.
Sono tabelloni a 32 atleti che
racchiudono passato e futuro
di un vertice agonistico che si
identifica in Wimbledon, Australian Open, Parigi, Roma
e US Open. Negli incontri
del San Filippo si potranno
apprezzare il rinnovarsi della
tecnica tennistica e al tempo
stesso coloro che hanno fatto la storia con prestazioni
un po’ meno aggressive e più
comunicative emotivamente.
In altre parole un piccolo album di ricordi contrapposto a
vivacità e sogni da realizzare.
Scorrendo l’entry list del Torneo viene spontaneo chiedersi
in quale appuntamento dello
Luca Vanni.
Slam o Super Series sono stati protagonisti Rosol, Sijsling,
Struff ma anche Bublik, Tsitsipas, Santillan, giovani leve
che potrebbero anche essere
inizialmente soltanto comprimari. La Terza Edizione degli
Internazionali Città di Brescia offre dunque l’occasione
di apprezzare il tennis che è
stato e quello che verrà. Rompere l’equilibrio esistente nelle
classifiche attuali tra vecchia e
nuova generazione rappresenterà la garanzia di uno spettacolo di qualità. Si inizia così
con le qualificazioni per accaparrarsi quei quattro posti che
danno l’avvio a un sogno per
chi ha già raggiunto il vertice
a livello nazionale. Il tennis
dal vivo è un’altra cosa. Prenderne visione sarà passare una
serata con un campione per
amico da… emulare.
l primo torneo di tennis nel
Bresciano del quale si ha
certezza risale ormai a più di
100 anni fa. Era esattamente il 1902 e il tennis club era
quello di Chiari, dove alcuni
proprietari terrieri avevano
avuto la possibilità di frequentare la nobiltà ligure (a Bordighera nasce nel 1878 il primo
circolo tennistico italiano) e
conoscere così il Lawn Tennis. Certo, quel torneo non
ha niente a che vedere con gli
Internazionali di Brescia, ma
è dalla cittadina della Bassa
Occidentale che il tennis si
espande per arrivare in città
nel 1904 con la costituzione
del Tennis Club Brescia fuori porta Venezia. Nascono i
Maestro Emidio Rossi
MAIN DRAW
Jan-Lennard.
Albot, Radu
MDA
101
Mayer, Leonardo
ARG
129
Bublik, Alexander
RUS
210
Napolitano, Stefano
ITA
218
Chiudinelli, Marco
SUI
119
Rosol, Lukas
CZE
104
Djere, Laslo
SRB
173
Santillan, Akira
JPN
221
Donskoy, Evgeny
RUS
108
Setkic, Aldin
BIH
202
Giustino, Lorenzo
ITA
200
Sijsling, Igor
NED
141
Kamke, Tobias
GER
124
Struff, Jan-Lennard
GER
93
Kavcic, Blaz
SLO
157
Tepavac, Marko
SRB
174
Kudryavtsev, Alexander
RUS
176
Tsitsipas, Stefanos
GRE
207
Lacko, Lukas
SVK
117
Vanni, Luca
ITA
192
Lopez-Perez, Enrique
ESP
172
Zekic, Miljan
SRB
204
www.atpbrescia.com
Elena Savoldi in azione.
primi campioni, cresce il mito
di Giambattista Torri, non
solo come tennista, ma anche
come divulgatore di questa disciplina prima come delegato
provinciale dell’Ailt (Associazione Italiana Lawn Tennis) e poi come commissario
tecnico della Filt. La Forza
e Costanza organizza dal 16
gennaio 1910 il suo primo
torneo nella palestra sociale e
tanti altri ancora fino a quello straordinario del 1922 che
si conclude con la vittoria del
Conte Bonacossa. Crescono
anche tennisti come Angiolino Massardi (campione regionale della Lombardia nel
1930 e d’Italia a squadre nel
1934), Camillo Zuccoli (vincitore nel 1932 della Coppa
Torri), Pierino Rota, Lorenzo
Torri (campione lombardo
nel 1933), Enrico Dalla Vecchia (campione universitario
nel 1936 e di doppio maschile di Terza con Carlo Gatti
Manacini), Ugo Gandellini, il
tennista bresciano più scudettato. Dopo la Seconda Guerra
Mondiale furono Franco Calcagnile, direttore della Forza
e Costanza, Matteo Belletti,
presidente del comitato bresciano per 27 anni, e il Maestro Bruno Quilghini a dare
un vigoroso impulso all’attivi-
Alberto Paris, già numero 202 della classifica ATP.
tà. Sotto l’opera di quest’ultimo cresce Sara De Nigris, la
prima grande giocatrice bresciana campionessa italiana di
Seconda nel 1965, Sergio Plevani, Giancarlo Angelini, Vittorio Padoa, Mauro Ricevuti,
Guido Farina, e poi ancora il
figlio Rodolfo, Paolo Plevani,
Paolo De Zardo per finire ad
Emidio Rossi che presto appenderà le scarpette al chiodo
per dedicarsi all’insegnamento. Ed è grazie alla sua opera,
con la collaborazione di Mauro Monesi della Pro Kennex,
un connubio che dura ancora
oggi, che il tennis bresciano
compie il salto di qualità. Rossi crea il “Team Biancazzurro”
e forgia giocatori come Alberto Paris, a tutt’oggi il migliore
bresciano di sempre a livello
mondiale, Roberto Mangiarini, Sergio Gelmini, Diego
Costantini, Alessandro Serana nel maschile; Simona Isidori e Barbara Mantovani nel
femminile della prima ondata,
cui fa seguito quella che vede
protagoniste Elena Savoldi,
la giocatrice che ancora detiene il record bresciano nella
classifica mondiale, Vanessa
Lazzaroni, Barbara Petrogalli, Stefania Fadabini, Barbara
Maccagni e nel maschile Manuel Bazzani, Andrea Agazzi,
Marco Pedrini. Giocatrici e
giocatori che insieme al camuno Alberto Brizzi, al franciacortino Davide Pontoglio,
quest’anno campione italiano
di Seconda, hanno infiammato e infiammano i cuori degli
sportivi bresciani.
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| Internazionali città di Brescia · 2016
Internazionali città di Brescia · 2016 |
Nel 1972 il tennis volta pagina e i giocatori diventano protagonisti anche fuori dal campo.
Sono 25 i campioni succedutisi in vetta alla classifica ATP istituita nel 1973.
ATP, storia di una rivoluzione.
Nastase il primo numero uno.
E
F
ra il settembre del 1972.
Il mondo, non solo sportivo, era sconvolto dal tragico
epilogo del blitz delle teste di
cuoio contro i terroristi di Settembre Nero che avevano sequestrato un gruppo di atleti
israeliani durante le Olimpiadi di Monaco di Baviera. Nello stesso periodo – se possiamo accostare due avvenimenti
così dissonanti tra di loro
- Donald Dell, Bob Briner,
Jack Kramer e Cliff Drysdale fondavano l’Association of
Tennis Professionals (ATP).
Il loro obiettivo era difendere gli interessi dei giocatori
in un circuito mondiale che
fino ad allora era comandato
dagli organizzatori dei tornei
e dalla Federazione Interna-
zionale (ITF). L’anno dopo,
inevitabilmente, scoppiò la
prima diatriba: l’ITF squalificò per nove mesi lo jugoslavo Nikola Pilic per non aver
giocato un match di Coppa
Davis: in solidarietà con il
collega, i membri dell’ATP
organizzarono un boicottaggio collettivo del torneo di
Wimbledon: ben 81 giocatori
rinunciarono all’appuntamento più prestigioso del mondo,
condannandolo alla sua peggiore edizione di sempre, che
venne vinta dal cecoslovacco
Jan Kodes che superò in finale il sovietico Alex Metreveli.
Dal 1974 al 1989, il circuito
mondiale fu guidato da un
comitato definito “Men’s International Professional Tennis Council” (MIPTC), di cui
facevano parte ITF, ATP e i
direttori dei singoli tornei. Per
la cronaca, fu proprio l’ATP a
spingere affinché fossero introdotti i controlli antidoping
(il tennis è stato il primo sport
professionistico a istituire un
preciso programma indirizzato in tal senso). Tuttavia, delusi dalla scarsa considerazione
che godevano all’interno del
comitato, i giocatori decisero
di uscirne e comunicarono la
decisione in una conferenza
stampa tenutasi il 30 agosto
Nole Djokovic, attuale numero 1 della classifica ATP.
1988 nel parcheggio di Flushing Meadows, che da dieci
anni aveva presto il posto di
Forest Hills come sede dello
Us Open. Qualche mese dopo
annunciarono la nascita di un
proprio circuito mondiale che
avrebbe soppiantato gli altri,
ad eccezione delle prove del
Grande Slam e della Coppa
Davis. Nel 1990 ha così ufficialmente visto la luce il circuito ATP, che ancora oggi
costituisce gran parte della
stagione, articolandosi su 63
tornei a quali vanno aggiunti
gli “ATP Challenger”, categoria immediatamente inferiore
di cui fanno parte anche gli
Internazionali Città di Brescia, la cui terza edizione scatterà il prossimo 12 novembre.
L’attuale consiglio d’amministrazione dell’ATP è composto da sette elementi: il
presidente, il britannico Chris
Kermode in carico dal primo
gennaio 2014, tre rappresentanti degli organizzatori dei
tornei (Gavin Forbes, Mark
Webster e Charles Smith) e
altrettanti dei giocatori (Giorgio di Palermo, David Egdes
e Justin Gimelstob), questi ultimi scelti da un organismo di
12 membri.
www.atpbrescia.com
ino ai primi anni Settanta non esisteva un sistema oggettivo per stilare una
classifica di merito relativa ai
giocatori di tennis. Per decenni ci si era così limitati a prendere in considerazione quelle
prodotte artigianalmente dai
giornalisti specializzati, tra le
quali la più famosa (e credibile) era quella di Lance Tingay. Risultava però evidente
la necessità di introdurre un
criterio basato su numeri e
risultati che superasse il limite delle valutazioni personali,
inevitabilmente condizionate
da simpatie e preferenze, e
questo non soltanto per mero
spirito statistico, ma anche
per designare i partecipanti ai
vari tornei, che fino ad allora erano individuati secondo
discrezionalità degli organizzatori. Così, dopo le po-
Ilie Nastase, primo numero uno della storia.
lemiche del 1973 successive
alla nascita dell’ATP e al boicottaggio di Wimbledon, il
24 agosto 1973 uscì la prima
classifica computerizzata. A
ogni torneo veniva assegnato
un valore e in base a quello i
giocatori ottenevano un certo numero di punti. Il primo
numero uno della nuova era
fu il rumeno Ilie Nastase.
Ben presto, la classifica ATP
venne adottata come unico
criterio per stabilire le entry list dei tornei. Nei primi
anni, il computer (che allora
occupava un’intera stanza!)
forniva le classifiche senza
una cadenza regolare, lacuna
colmata nel decennio successivo quando venne introdotto
il ritmo settimanale. Fino al
1990 si calcolava la somma
dei punti conquistati da ciascun giocatore e la si divideva
per il numero di tornei giocati, poi venne introdotto il
Best 14, ovvero la somma algebrica dei migliori 14 risultati ottenuti da ciascun giocatore. Un criterio che però
finiva con il privilegiare chi
giocava quasi ogni settimana
e che nel 2000 è stato sostituito da un Best 18 “ragionato”, secondo il quale i tornei
più importanti devono essere
obbligatoriamente tenuti in
considerazione, premiando
così la qualità e non più la
quantità. Sono stati finora 25 i giocatori che si sono
9
succeduti al comando della
classifica mondiale: colui che
vanta più settimane in vetta
è Roger Federer, che ha raggiunto quota 302 (di cui 237
consecutive), mentre il leader
attuale è Nole Djokovic, in
vetta ininterrottamente dal 7
luglio 2014. Un elenco che vi
proponiamo integralmente,
nel quale figurano gran parte
dei protagonisti degli ultimi quarant’anni con qualche
nome a sorpresa ed anche
alcune assenze. Ma lo si sa: i
destini nello sport non sono
affidati soltanto al talento individuale, ma anche alla forza
della concorrenza.
La lista dei numeri 1 ATP:
Roger Federer 302; Pete Sampras 286; Ivan Lendl 270;
Jimmy Connors 268; Novak
Djokovic 223; John McEnroe 170; Rafael Nadal 141;
Bjorn Borg 109; Andre Agassi
101; Lleyton Hewitt 80; Stefan Edberg 72; Jim Courier
58; Gustavo Kuerten 43; Ilie
Nastase 40; Mats Wilander
20; Andy Roddick 13; Boris Becker 12; Marat Safin 9;
John Newcombe 8; Juan Carlos Ferrero 8; Thomas Muster
6; Marcelo Rios 6; Yevgeny
Kafelnikov 6; Carlos Moya 2;
Patrick Rafter 1.
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Internazionali città di Brescia · 2016 |
L’elvetico sempre sconfitto nelle quattro finali disputate al Foro Italico.
Albo d’oro
Federer e la maledizione di Roma.
degli Internazionali d’Italia
ANNO
CAMPIONE
ANNO
CAMPIONE
ANNO
CAMPIONE
1930
Bill Tilden
1968
Tom Okker
1993
Jim Courier
1931
Pat Hughes
1969
John Newcombe
1994
Pete Sampras
1932
André Merlin
1970
Ilie Năstase
1995
Thomas Muster
1933
Emanuele Sartorio
1971
Rod Laver
1996
Thomas Muster
1934
Giovanni Palmieri
1972
Manuel Orantes
1997
Àlex Corretja
1935
Wilmer Hines
1973
Ilie Năstase
1998
Marcelo Ríos
1974
Björn Borg
1999
Gustavo Kuerten
1936-49
Non disputati
11
1950
Jaroslav Drobný
1975
Raúl Ramírez
2000
Magnus Norman
1951
Jaroslav Drobný
1976
Adriano Panatta
2001
Juan Carlos Ferrero
1952
Frank Sedgman
1977
Vitas Gerulaitis
2002
Andre Agassi
1953
Jaroslav Drobný
1978
Björn Borg
2003
Félix Mantilla
1954
Budge Patty
1979
Vitas Gerulaitis
2004
Carlos Moyá
1955
Fausto Gardini
1980
Guillermo Vilas
2005
Rafael Nadal
1956
Lew Hoad
1981
José Luis Clerc
2006
Rafael Nadal
1957
Nicola Pietrangeli
1982
Andrés Gómez
2007
Rafael Nadal
1958
Mervyn Rose
1983
Jimmy Arias
2008
Novak Djokovic
1959
Luis Ayala
1984
Andrés Gómez
2009
Rafael Nadal
1960
Barry MacKey
1985
Yannick Noah
2010
Rafael Nadal
1961
Nicola Pietrangeli
1986
Ivan Lendl
2011
Novak Djokovic
1962
Rod Laver
1987
Mats Wilander
2012
Rafael Nadal
1963
Marty Mulligan
1988
Ivan Lendl
2013
Rafael Nadal
1964
Jan-Erik Lundquist
1989
Alberto Mancini
2014
Novak Djokovic
1965
Marty Mulligan
1990
Thomas Muster
2015
Novak Djokovic
1966
Tony Roche
1991
Emilio Sánchez
2016
Andy Murray
1967
Marty Mulligan
1992
Jim Courier
www.atpbrescia.com
G
li Internazionali d’Italia
non sono un semplice
torneo di tennis, ma rappresentano un appuntamento
di glamour e di costume. La
manifestazione, che ha visto la luce a Milano nel 1930
per approdare al Foro Italico
nel 1949 dopo la lunga interruzione conseguenza del
secondo conflitto mondiale,
ha visto protagonisti in pratica tutti i più grandi giocatori
del dopoguerra, come si può
rilevare scorrendo l’albo d’oro
che pubblichiamo nella pagina a lato. E se l’aneddotica
è semplicemente sterminata,
la storia degli Internazionali
d’Italia coincide di fatto con
quella del tennis degli ultimi
settant’anni; basta così una
passeggiata nel tunnel che
conduce al Campo delle Statue, oggi Stadio Pietrangeli,
per essere avvolti dal brivido della leggenda. Proprio il
grande “Nick”, due volte vincitore e quattro volte finalista,
ebbe l’onore di aggiudicarsi
l’edizione del 1961, l’unica disputata a Torino, come omaggio al centenario dell’unità
d’Italia, battendo il fuoriclasse
australiano Rod Laver con il
punteggio di 6-8 6-1 6-1 6-2.
Roma è stata così teatro di
sfide accanite che hanno visti
impegnati anche quanti hanno alimentato le rivalità più
accese del nostro sport, l’ultima delle quali ha visto e vede
ancora protagonisti Roger Federer e Rafael Nadal. Il duello,
che prosegue ormai da ormai
un decennio, vede attualmente il maiorchino in vantaggio
23-11, mentre l’elvetico si fa
preferire sia per quanto concerne i titoli vinti (88-69), gli
Slam (17-14) e le settimane in
testa alla classifica Atp (237142). All’ombra del pini e dei
marmi del Foro Italico non
c’è proprio storia: Nadal si è
imposto ben sette volte (2005,
2006, 2007, 2009, 2010, 2012,
Federer e Nadal dopo la finale di Roma 2006.
2013), mentre Federer non è
ancora riuscito a vincere, pur
avendo conquistato quattro
finali (2003 con Mantilla, nel
2006 e 2013 proprio contro Nadale e nel 2015 con
Djokovic). Il match più celebre tra quelli disputati a Roma
è probabilmente quello che ha
assegnato il titolo dieci anni
fa, quando si giocava ancora al
meglio dei cinque set: 6-7 7-6
6-4 2-6 7-6 il punteggio, al
termine di cinque ore abbondanti di una battaglia conclusa all’ora di cena. Sulla terra
rossa, habitat naturale dello
spagnolo, Federer era stato
perfetto sul piano tattico: ac-
corto nello scambio, incisivo
negli attacchi, sempre proteso verso la rete. Il suo inappuntabile completo bianco
sembrava destinato ad essere
la divisa ideale per ricevere il
trofeo, così più elegante dello
smanicato di Nadal, fosforescente, con tanto di pantaloni
alla pescatora. Lo svizzero riuscì anche a conquistarsi due
match ball, il primo sprecato
con un dritto d’attacco fuori
di mezzo metro, il secondo in
corridoio dopo un lungo palleggio. Dopo circa un quarto
d’ora lo spagnolo non sprecava
l’occasione che si era costruito
e conquistava la finale.
12
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Internazionali città di Brescia · 2016 |
13
Quarant’anni fa nel Cile di Pinochet l’unico successo dell’Italia.
La collezione di racchette dello pneumologo al San Filippo per la durata del Torneo.
Davis, trionfo tra le polemiche.
Marchetti, ben più di una passione.
I
n un paese di forte cultura calcistica come l’Italia,
la Coppa Davis è qualcosa di speciale. Le 217 once
d’argento donate più di un
secolo fa da Dwight Davis
rappresentano così un valore
inestimabile e ancora oggi, a
quarant’anni anni di distanza,
il successo del 1976 emoziona
gli appassionati di qualsiasi
età. Dopo i fasti di Gardini, Pietrangeli e Sirola, negli
anni Settanta,l’Italia trovò
una generazione di campioni
ancora oggi ineguagliata. La
squadra composta da Adriano
Panatta, Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Tonino
Zugarelli si qualificò a ben
quattro finali, tutte giocate in
trasferta, nel breve volgere di
cinque anni, dal 1976 al 1980.
La prima vinta in Cile, le successive perse, nell’ordine, in
Australia, Stati Uniti e Cecoslovacchia. L’epopea di quello
che rimane l’unico successo
azzurro nella competizione
iniziò con due facili vittorie
casalinghe contro Polonia e
Jugoslavia. Nella semifinale
della Zona Europea l’Italia
trovò poi la Svezia di Bjorn
Borg, che però lasciò ai vari
Norberg, Johansson e Bengston l’onere di giocare al Foro
Italico. Proprio Kjell Johansson, padre di Joachim, riuscì a
impensierire Barazzutti, ma la
squadra azzurra vinse con un
largo 4-0. Ci fu poi la trasferta in Gran Bretagna, a Wimbledon, dove il capitano non
giocatore Nicola Pietrangeli
ebbe la felice intuizione di far
giocare Tonino Zugarelli, ben
più adatto di Barazzutti ai
campi in erba. Il romano fece
il suo dovere battendo Roger
Taylor e Panatta superò John
Lloyd; dopo la sconfitta in
doppio fu ancora Panatta a siglare il decisivo 3-1. Vinta la
fase europea, l’Italia eliminò
un’Australia un po’ declinante nella semifinale Interzone.
Non fu comunque semplice,
alla luce delle le inattese sconfitte di Panatta e Barazzutti
contro John Alexander: tuttavia, la splendida vittoria in
doppio di Panatta-Bertolucci
Nicola Pietrangeli con Adriano Panatta a Santiago.
contro i mitici Newcombe-Roche spalancò le porte
della finale. Chi c’era ricorda
ancora le tensioni della vigilia,
con l’opinione pubblica spaccata in due sull’opportunità di
andare a giocare nel Cile del
dittatore Augusto Pinochet,
approdato alla sfida decisiva
anche e soprattutto per il rifiuto di alcune rappresentative, ultima delle quali l’Urss di
Metreveli, di affrontarlo. La
squadra cilena formata da Patricio Cornejo, Alvaro Fillol e
Belus Prajoux era di gran lunga più debole di quella azzurra
e bastarono due giornate per
sollevare l’Insalatiera. Adriano Panatta convinse Bertolucci a giocare i primi due set
del doppio con una maglietta
rossa, nell’intento di dare una
colorazione politica al successo che si stava profilando. Di
quella vittoria, ottenuta in un
clima e in una situazione per
certi versi irreali, restano soltanto una ventina di minuti di
immagini televisive, girate da
un cineamatore.
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Alcune racchette che si potranno ammirare nella mostra al San Filippo.
B
rescia non è solo la patria
delle armi e del tondino. Nella nostra città c’è chi
raccoglie racchette da tennis
tanto da diventarne uno dei
maggiori collezionisti d’Italia.
Parliamo di Giampietro Marchetti, uno dei più apprezzati
ed esperti tra gli pneumologi
e i fisiopatologi degli Spedali Civili di Brescia che per
l’intera durata degli Internazionali esporrà i suoi cimeli
all’interno del San Filippo.
«La mia passione è esplosa
più di dieci anni fa – racconta il cinquantaduenne medico bresciano. – Le racchette
per la verità mi sono sempre
piaciute, quando poi ho visto
una vecchia Wip di legno utilizzata da Adriano Panatta in
mano a mio fratello Marco, è
scattata la molla e ho iniziato
a interessarmene di più». Un
incontro decisivo, tanto che
da quel momento Marchetti
non ha più smesso di andare a
“caccia” di racchette, riservandone alle più pregiate un angolo speciale nella sua libreria:
«Ne ho più di un centinaio, un
po’ in tutta la casa. Ho ovviamente le racchette originali
dei più grandi del tennis, da
Connors a McEnroe e Panatta; racchette per adulti e per
ragazzi di diverse epoche, ma
la mia passione vera è quella
per le racchette del periodo
del fascismo. Non che io abbia
simpatie in tal senso, ma perché quelle costruite durante il
ventennio mussoliniano sono
state fatte in Italia con corde
italiane, mentre prima erano
importante dall’Inghilterra».
Originario di Zone, Marchetti ora vive alle Fornaci, dove
è diventato socio del circolo
costituito dall’intraprendente
don Roberto Ronconi insieme ad altri appassionati, con
i quali si è adoperato per la
copertura di un campo («altrimenti era impossibile giocare d’inverno ed avere una
scuola tennis per i ragazzi»)
e ha una predilezione particolare per le Persenico. «A
dire la verità io possiedo delle
Persenico che qui a Brescia
venivano vendute dai fratelli
Cocchetti in corso Garibaldi,
e qualche Sail (Società Anonima Industria Lanzese) che
erano le fabbriche più antiche
per le racchette - racconta -.
Per esempio ho una Persenico Olimpionica del 1937 alla
quale sono molto affezionato
non solo perché è la prima che
ho trovato, ma per la sua rarità
e integrità, avendo ancora l’incordatura originale. Entrambe
sono particolarmente preziose
perché sono state realizzate in
Italia e da fabbriche italiane e
perché sono tra le poche completamente originali. In cima
al manico ci sono gli stemmi:
una presenta quello dell’Accademia Fascista Mussolini e
l’altra i cinque cerchi con un
simbolo dell’epoca fascista e la
denominazione della racchetta stessa Olimpionica. Sono
due racchette non manipolate assolutamente rare perché
dopo la fine dell’epoca mussoliniana tutti quelli che le
possedevano si sono affrettati
a togliere ogni simbolo per
evitare situazioni imbarazzanti. Non dimentico poi la Vip
Panatta degli anni Ottanta
con la quale è iniziata questa
mia passione».
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| Internazionali città di Brescia · 2016
Internazionali città di Brescia · 2016 |
Una mostra di opere di artisti bresciani all’interno del San Filippo.
Le biografie di Bruno Rinaldi, Rosanna Romano e Piero Tramonta.
AAB, il tennis incontra l’arte.
Il talento si fa in tre.
N
S
ella scia dei tanti incontri ravvicinati tra arte e
tennis non poteva mancare
un’esposizione di opere di
artisti bresciani agli Internazionali Città di Brescia 2016.
All’ingresso del Centro Sportivo San Filippo verrà allestita
una mostra di opere firmate
da Bruno Rinaldi, Rosanna
Romano e Piero Tramonta, tre
artisti accomunati dall’aver
incrociato l’AAB (Associazione Artisti Bresciani), nata
il 24 maggio 1945 su iniziativa di un gruppo di artisti
coordinati dallo scultore Giovanni Asti. L’Associazione fin
dagli esordi si è qualificata
per il suo impegno formativo e culturale, ricoprendo un
ruolo determinante nell’am-
biente intellettuale bresciano:
accanto alle attività espositive
e alla scuola d’arte ha infatti
organizzato nel tempo convegni, conferenze, dibattiti, presentazioni di libri e cataloghi,
concerti, corsi, concorsi, premi, borse di studio, proiezioni, svolgendo un compito di
stimolo e di proposta anche
dal punto di vista civico. Nel
febbraio del 1990, l’AAB si è
trasferita da via Gramsci (palazzo Bettoni Cazzago) all’ex
Disciplina dei Santi Nazaro
e Celso in vicolo delle Stelle, sede prestigiosa per storia
e arte. Le finalità dell’AAB
sono definite dall’articolo 4
dello Statuto: “L’Associazione ha lo scopo di promuovere
attività di carattere culturale,
in particolare la conoscenza e
lo studio delle arti figurative
e visive e degli artisti bresciani”. L’Associazione, che opera
senza fini di lucro in collaborazione con istituzioni ed enti
pubblici e privati, si configura
come un’agenzia culturale di
pubblico servizio. Il prestigio
e il valore della programmazione espositiva sono stati riconosciuti anche fuori
dall’ambito locale, in Italia e
all’estero: ne sono aspetti importanti l’ampiezza dei settori
di interesse (dalle arti figurati-
La facciata della sede della AAB, in Vicolo delle Stelle a Brescia.
ve alle installazioni e alle performance, dalla proposta di
artisti o movimenti dell’Ottocento e della prima metà del
Novecento a Brescia a quella
della produzione più recente),
le aperture alle nuove generazioni e agli artisti non locali,
la collaborazione con musei,
collezionisti, istituti scolastici
e università. Intensa è anche
l’attività editoriale: l’Associazione pubblica dal 1997 un
notiziario semestrale e dal
2014 un Annuario; ogni mostra è accompagnata da un catalogo, la cui serie principale
è arrivata nel novembre 2016
al n. 230. A rappresentare i
400 soci viene eletto ogni tre
anni il Consiglio direttivo, attualmente presieduto da Dino
Santina, con Giuseppe Gallizioli, vicepresidente e Vasco
Frati presidente onorario. L’AAB tradizionalmente gestisce
una scuola molto apprezzata
e frequentata per la sua serietà, in cui hanno insegnato
e insegnano autorevoli rappresentanti dell’arte bresciana
e in cui si sono formate numerose generazioni di artisti
locali. La sede dell’Associazione è aperta dal martedì alla
domenica, dalle 16 alle 19:30.
Info: tel.: 030 45222 – fax:
030-2898077 – e-mail: info@
aab.bs.it – sito internet: www.
aab.bs.it.
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ono tre gli artisti bresciani
che esporranno al Centro
San Filippo durante gli Internazionali Città di Brescia.
Bruno Rinaldi, nato a Brescia
nel 1934, inizia a dipingere
nel 1950 formandosi sotto la
guida dello scultore Domenico Lusetti. L’incontro e la
conoscenza, nel 1968, con il
pittore spagnolo Julian Pacheco contribuiscono a indirizzare la sua pittura verso
contenuti sociali. Espone dal
1956 e tiene la prima personale nel 1969 ad Ascoli Piceno. Nel 1972, insieme ad altri
artisti e intellettuali, fonda
il gruppo Denunzia. Dagli
anni Settanta si dedica anche
all’incisione prediligendo la
tecnica dell’acquaforte, dando
inizio a cicli spesso affiancati
dalla ricerca pittorica. Si possono ricordare: Emigrazione,
Un’opera di Tramonta, che esporrà insieme alla Romano e a Rinaldi.
La risiera di San Sabba, la
Mille Miglia, I Miti, Parole
e immagini della Resistenza,
Le stanze dei poeti, Le radici europee, Ritratti di Teatro.
Innumerevoli le mostre che
Bruno Rinaldi ha tenuto in
Italia e all’estero; tra le più
recenti ricordiamo quella
promossa la scorsa estate dal
comune di Collio: “Olimpiadi
1896–2016”. Rosanna Romano, nata a Gussago nel 1951,
è allieva del pittore Amos
Vianelli. Dal 2013 frequenta i
corsi della Associazione Artisti Bresciani sotto la guida del
maestro Enrico Schinetti. La
passione che la spinge a continuare nell’impegno del suo
percorso artistico personale la
porta a partecipare a numero-
se mostre collettive e personali. Di lei Anna Soricato scrive:
“Rosanna Romano dipinge
i moti interiori imprimendo
carattere ad ogni opera utilizzando tecniche sempre
diverse. Artista in continua
mutazione e sperimentazione,
la sua arte rispecchia un’ani-
15
ma sensibile e profonda in cui
ogni rappresentazione serba
un tratto di vissuto per rese
finali di grande impatto”. Il
pittore Piero Tramonta, nato
a Bovezzo nel 1951 pratica
regolarmente il tennis. La sua
formazione artistica è stata
generata dalla profonda necessità di esprimersi visualmente; nei corsi della scuola
d’arte all’AAB ha maturato
le sue capacità espressive. La
sua instancabile produzione
pittorica lo ha portato ad acquisire una sicurezza tecnica
notevole. I quadri del suo primo periodo di attività erano
di tipo figurativo e rappresentavano paesaggi surreali nei
quali i soggetti erano ora volti, ora sofferte anatomie, ora
animali. Dal 1987 Tramonta
ha esposto in oltre settanta
mostre riscuotendo un ampio
interesse di pubblico e di critica. Sue opere sono presenti,
oltre che in Italia, nel Kuwait
come negli Emirati Arabi,
negli Stati Uniti e in Cina. I
suoi dipinti si caratterizzano
per una sorta di espressionismo
astratto che unisce la potenza
del gesto all’accuratezza del
segno, di matrice italiana. Il
suo è sempre un informale
trattato, pittoricamente, come
un quadro di figurazione.
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| Internazionali città di Brescia · 2016
Internazionali città di Brescia · 2016 |
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In palio punti che potrebbero risultare decisivi per partecipare agli Australian Open.
Marchenko, la vita
inizia a 30 anni.
Sijsling, la volée
il punto di forza.
Dal San Filippo a Melbourne.
A
O
I
forza di girare il mondo
con grinta e coraggio,
Illya Marchenko ha trovato la
settimana giusta. Al recente
Us Open si è spinto addirittura agli ottavi, sfruttando
l’infortunio di Nick Kyrgios
al terzo turno, che gli ha regalato una notte di popolarità all’Arthur Ashe Stadium,
l’impianto tennistico più
grande del mondo. Come
non bastasse, l’ucraino ha
scippato un set al futuro vincitore Stan Wawrinka negli
ottavi. Ormai stabilmente tra
i top 100 ATP, Marchenko sta
cercando di imitare – sia pure
a un livello inferiore – quanto
fatto da David Ferrer, capace
di ottenere i suoi migliori risultati dopo i 30 anni. Classe
1987, con uno stile di gioco
simile a quello dello spagnolo, Marchenko è nella storia
degli Internazionali Città di
Brescia per aver vinto la prima edizione, nel 2014. Un
paio di settimane prima era
in difficoltà, un po’ sfiduciato, convinto di aver chiuso la
stagione. Poi però ha cambiato allenatore, si è presentato al Centro Sportivo San
Filippo e ha dominato il
torneo dalla prima all’ultima
palla, fornendo la netta sensazione di essere il giocatore
più in forma del torneo. Si
può dire che da Brescia (dove
un anno fa è stato eliminato
nei quarti di finale da quel
Dustin Brown, che nel 2014
si era invece arreso in finale) sia iniziata la sua seconda
carriera, che per il momento
ha raggiunto il suo punto
più alto con l’exploit allo Us
Open. Figlio di ingegneri e
fratello di Igor, undicesimo
nelle Olimpiadi invernali di
Nagano 1998 nel pattinaggio di figura, Illya ha iniziato
a giocare a sette anni e nella
stagione in corso, dunque a
29 anni, ha coronato il sogno
di entrare nei primi 50 (attualmente è però numero 65),
senza ovviamente che questo
traguardo l’abbia appagato.
gni volta che i Paesi Bassi
producono uno sportivo
di buon livello, il giornalismo si
scatena con le metafore dell’Olandese Volante. Spesso si tratta
di forzature, ma l’immagine risultò particolarmente azzeccata dodici mesi fa, quando Igor
Sijsling conquistò la seconda
edizione degli Internazionali
Città di Brescia. Il giocatore di
Amsterdam lo scorso novembre al San Filippo disputò un
torneo semplicemente perfetto, sfruttando appieno la superficie molto rapida che esalta
il suo gioco aggressivo. D’altra
parte, quando deve descrivere il
suo tennis, l’olandese dice che
il suo colpo migliore è la volée.
Il problema di Sijsling è sempre stata la continuità, perché
quando è al 100% diventa un
giocatore spettacolare, come
ha dimostrato a Brescia, dove
non ha perso un set in tutto il
torneo e ha dominato in finale
il bosniaco Mirza Basic. L’avversario più ostico è stato il
toscano Luca Vanni, superato
in semifinale soltanto grazie
a due tie-break. Figlio di un
avvocato, professione che a sua
volta avrebbe intrapreso se non
avesse fatto il tennista, Sijsling,
classe 1987, ha iniziato a giocare a tre anni soltanto, spinto
dalla madre. Come tanti bam-
bini, ha affiancato il tennis ad
altre discipline sportive, salvo
poi sceglierlo nel 1999. Dotato
di un bel rovescio a una mano,
è uno specialista delle superfici veloci e non a caso ha raggiunto il suo miglior risultato
all’ATP 500 di Rotterdam, che
si gioca in condizioni simili a
quelle di Brescia, dove nel 2014
ha centrato la semifinale dopo
aver battuto tra gli altri Tsonga, mentre l’anno precedente a
Wimbledon era approdato al
terzo turno, suo miglior risultato in un torneo Slam. Appassionato di basket, quest’anno
ha abbattuto il muro delle 50
partite vinte nel circuito maggiore, ma attualmente occupa
la posizione numero 136, dopo
essere stato al numero 52 il 17
febbraio 2014.
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punti messi in palio dagli Internazionali Città di
Brescia, grazie alla particolare
collocazione del torneo nel calendario Atp, possono risultare decisivi per partecipare agli
Australian Open, lo Slam d’apertura del nuovo anno. L’ammissione al prestigioso torneo
che si disputa a gennaio a
Melbourne, nelle ultime due
edizioni appannaggio di Nole
Djokovic, è infatti una certezza per i primi 88 giocatori della classifica e una possibilità
per quelli piazzati immediatamente a ridosso, ipotizzando qualche forfait per motivi
fisici o più in generale legati
alla condizione atletica. Ecco
dunque che l’appuntamento
di Brescia, come d’altronde
Parigi Bercy, Ortisei e Andria
(i primi due immediatamente precedenti, quello pugliese
successivo) diventano una sorta di ultimo mese di scuola per
i tennisti piazzati all’incirca tra
la cinquantesima e la centocinquantesima posizione. Un
gran finale per essere promossi
al palcoscenico più importante e quindi iniziare la nuova
stagione con il massimo delle
motivazioni e magari anche
con sponsorizzazioni rilevanti.
Un filo ideale collega dunque
il Palazzetto del San Filippo
alla Rod Laver Arena (ventimila posti a sedere) che ospita gli incontri più attesi degli
Australian Open. E saranno
numerosi gli appassionati bresciani e delle province limitrofe che dal 17 gennaio, seduti
davanti al televisore per assistere al torneo di Melbourne,
potranno dire di aver visto dal
vivo alcuni dei giocatori ora
protagonisti contro i migliori
del mondo. Con un inevitabile
moto di stupore nel constatare
come tutto – dal servizio agli
scambi da fondo campo, dalle
volée alle schiacciate – sembri
più lento. D’altronde seguire
dal vivo una manifestazione
sportiva, di qualsiasi disciplina, regala emozioni forti. Le
Nole Dojokovic, vincitore delle ultime due edizioni degli Australian Open.
televisioni, nel loro moltiplicarsi, e il web nel suo rapidissimo imporsi, ci hanno portato
in casa, anzi su supporti che
ci accompagnano ovunque,
immagini provenienti da tutto il mondo. Con il risultato
fantastico di permetterci di
seguire quanto ci interessa e
di venire a contatto con realtà che non conoscevamo, ma
anche con la conseguenza di
impigrirci e indurci a ritenere
che lo spettacolo sportivo trovi nella ripresa televisiva la sua
migliore fruibilità. Ma non è
così. Essere presenti sui campi
di gara consente di apprezzare
nella sua interezza lo svolgersi
del gioco e le capacità dei protagonisti. Le riprese televisive
appiattiscono e rallentano,
come ben sa qualsiasi appas-
sionato di sci che conosca le
reali pendenze di piste che
diventano invece nelle immagini delle specie di falsopiani
sui quali non sembra poi così
difficile districarsi tra i paletti. Certo, le riprese televisive
regalano i primissimi piani,
scrutano nelle espressioni e
individuano le mezze parole;
ma vuoi mettere il piacere di
poter scegliere tu che cosa osservare, concentrarti sul gesto,
sul dettaglio e apprezzarli fino
in fondo, senza altri filtri che
non siano la tua attenzione?
E quando tornerai a vedere
gli atleti su uno schermo ti
sembrerà di averli conosciuti,
e magari così sarà anche stato,
in qualche pausa del torneo.
Perché dal vivo è davvero tutta
un’altra vita.
18
RINGRAZIAMO
| Internazionali città di Brescia · 2016
In contemporanea con gli Internazionali la O2 Arena ospiterà le ATP Finals.
Londra e Brescia a braccetto.
C
on le sue regole, i suoi
rituali ultrasecolari e
il suo particolare sistema di
punteggio, il tennis è una perla rara nel panorama sportivo.
Il suo fascino si sublima con
le ATP World Tour Finals, il
caro vecchio Masters che di
tanto in tanto cambia nome
(e sede) per esigenze commerciali. Si tratta dell’ultimo
torneo dell’anno, al quale
partecipano gli otto giocatori
più forti in una competizione
che ignora uno dei concetti
basilari del tennis: l’eliminazione diretta. I partecipanti
vengono divisi in due gironi
all’italiana da quattro, con i
migliori due che accedono
alle semifinali. Una formula
divertente, che però si presta
a calcoli e persino a sotterfugi. Fa parte della storia il
Sponsor
OFFICIAL
L’O2 Arena di Londra e lo scozzese Andy Murray, tra gli attesi protagonisti del Masters.
PARTNER
TECNICAL
caso del 1980, quando Ivan
Lendl perse di proposito contro
Jimmy Connors, nell’ultimo
match del girone, in modo
da arrivare secondo e non
affrontare Bjorn Borg in semifinale. Alla stretta di mano,
Connors non gliele mandò a
dire. La tattica del ceco naturalizzato statunitense gli
servì in effetti per arrivare in
finale, dove poi però lo svedese l’avrebbe sconfitto con
un perentorio 3-0. Un caso
eclatante e per certi versi unico, in un torneo comunque
anomalo che si può vincere
anche perdendo due partite, per magari conquistare
il titolo superando lo stesso
avversario che si era imposto nella fase eliminatoria. Al
di là dell’enorme prestigio, il
Masters assegna tantissimi
punti ATP ed é dotato di un
notevole montepremi. Un’altra caratteristica del Masters
è la sua natura itinerante:
se i tornei del Grande Slam
sono indissolubilmente legati
alle loro sedi, le Finals hanno cambiato una quindicina
di città, dalla prima edizione
di Tokyo del 1970 all’attuale
sede della O2 Arena di Londra, avendo come denominatore comune l’indoor veloce.
L’impianto in grado di contenere circa 17.500 spettatori nel 2018 raggiungerà la
decima edizione consecutiva,
secondo soltanto al Madison
Square Garden di New York,
sede ininterrotta della manifestazione dal 1977 al 1989.
Quest’anno si gioca dal 13
al 20 novembre, in contemporanea dunque con gli Internazionali Città di Brescia.
Dopo una giornata al San
Filippo, quindi, la televisione offrirà agli appassionati
un digestivo tennistico di
altissimo livello, nonostante l’assenza di Roger Federer. Dopo 14 partecipazioni
consecutive, impreziosite da
ben sei successi, l’ultimo nel
2011, il fuoriclasse elvetico si
è infatti arreso agli acciacchi,
per la delusione delle migliaia di fan che anche in questa
occasione sarebbero accorsi
da ogni parte del mondo per
ammirarlo dal vivo. Il campione di Basilea non ha comunque gettato la spugna e
punta a tornare tra gli otto
partecipanti nel 2017.
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