12 Neutroni 2008 - Dipartimento di Fisica
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12 Neutroni 2008 - Dipartimento di Fisica
Neutrons Nuclear interaction range (~10-13 cm) pseudo V Fermi ∝ b ~ 5 × 10 b δ (r − R − 13 << λ thermal E ~ 25 meV for thermal neutrons λ ~ 2 Å for thermal neutrons b ) cm = 5 × 10 neutrons −5 ° A Sezione d’urto e lunghezza di scattering L’interazione dei neutroni con la materia avviene principalmente attraverso le forze nucleari caratterizzate da un raggio di azione confrontabile alla dimensione del nucleo atomico (10-14 m). La profondità della buca di potenziale corrispondente all’interazione, V0 è dell’ordine della decina (10-60) MeV. Tale valore non presenta una variazione sistematica con il peso atomico (come nel caso dei raggi X in cui ciò che conta è la densità elettronica). A seguito dell’interazione la funzione d’onda associata al neutrone si modifica r r da onda piana a f Ψ ( r ) = e ik ⋅r + r e ikr Ove f è l’ampiezza di scattering ed è in generale un numero complesso indipendente dall’angolo di scattering θ. La diffusione è pertanto isotropa. Le ragioni di questo comportamento nascono dal fatto che in genere la lunghezza d’onda di de Broglie del neutrone è molto maggiore del diametro r Data la quantità di r delr nucleo. moto p ed il parametro d’urto d, il momento angolare L = p × d è quantizzato: L = l (l + 1) h La distanza corrispondente ad l=1 d1 = L = p l (l + 1) h λ 1 = l (l + 1) = λ hk 2π 5 è di molti ordini di grandezza maggiore del diametro del nucleo. → scattering in onda s, approssimazione di Born. Il neutrone interagisce sia pur debolmente anche attraverso il suo momento magnetico. Se l’interazione avviene con la nuvola elettronica, essendo questa di dimensioni analoghe alla lunghezza d’onda del neutrone la diffusione risultante sarà anisotropa rispetto all’angolo La grandezza f ha le dimensioni di una lunghezza. Nel limite delle grandi lunghezze d’onda si definisce la lunghezza di scattering nucleare b: b = − lim f La funzione d’onda all’interno di un nucleo è un’onda stazionaria, che deve essere raccordata in ampiezza e derivata con la funzione d’onda esterna al nucleo stesso ad Rk , raggio del nucleo atomico. Possono verificarsi i casi: 1) Nucleo impenetrabile b=Rk 2) interazione relativamente debole: il neutrone viene scatterato subito b>0 3) il neutrone viene assorbito e riemesso dal nucleo b<0 La larghezza dei livelli energetici nel nucleo comporta che b sia, in generale, un numero complesso. La probabilità di cattura dipende al tempo passato vicino al nucleo e varia quindi come 1/u con u velocità dei neutroni. flusso _ uscente σ = flusso _ incidente Definizione di sezione d’urto totale e differenziale ikr 2 e ut 4πr f r = t 2 φuscente φincidente = u e r r 2 ik ⋅ r Sezione d’urto totale: = 4πu f 2 u velocità del neutrone R posizione nello spazio σ = 4π f Sezione d’urto differenziale: 2 = 4πb 2 (in barn 10-28 m2) dσ σ 2 = = f (θ ) = b 2 dΩ 4π L’assenza di dipendenza angolare è possibile per un potenziale approssimato della forma 2πh 2 V (r ) = bδ ( r ) m pseudopotenziale di Fermi che per un reticolo diventa: r r 2πh 2 V (r ) = bδ ( r − R j ) m d 2σ (θ , ω ) = I (θ , ω ) d Ωdω Φ N ε ∆Ω∆ω La sezione d’urto σ tra neutroni e nuclei atomici dipende dalla natura del nucleo e dal particolare isotopo. dσ (θ ) = dΩ ω0 ∫ −∞ d 2σ I (θ ) dω ≈ dΩ dω Φ N ε ∆Ω σs sezione d’urto di scattering σs = ∫ neutroni diffusi k0 θ = cos tan te neutroni incidenti k1 campione N d σ dσ d Ω = ∫∫ d Ωd ω dΩ d Ωd ω 2 σ t = σ a+ σ s σt sezione d’urto totale σa sezione d’urto di assorbimento I diversi termini vengono descritti da un unico parametro, la lunghezza di scattering dei neutroni (il limite per k0 dell’ampiezza dell’onda diffusa). Esso è legato al raggio della buca di potenziale dell’interazione neutrone-nucleo ed è pertanto dell’ordine dei fm. Per un materiale composto la lunghezza di scattering è data dalla media pesata sulla densità dei singoli componenti. rivelatore neutroni trasmessi Diffusione coerente e incoerente Poiché i nuclei di un solido sono costituiti da isotopi diversi, con diversa lunghezza di scattering, l’intensità diffusa presenterà fenomeni di interferenza (diffrazione dal reticolo cristallino) sovrapposti ad un fondo incoerente (non strutturato). dσ = dΩ N ∑b e iqri 2 j j =1 =∑ ∑b b e i j isotopo A concentrazione p isotopo B concentrazione 1-p iqrij j i < bi b j >= pbA2 + (1 − p )bB2 + p (1 − p )(bA − bB ) 2 δ ij parte coerente dσ 2 =< b > dΩ coh ∑ij e parte incoerente q ⋅( ri − r j ) dà luogo a picchi di diffrazione dσ 2 = Np(1 − p)(bA − bB ) = N dΩ inc [ p(1 − p) bA − bB ] 2 dà luogo ad un fondo non strutturato L’incoerenza può essere generata sia dalla presenza di isotopi diversi (Ni: 3,4 su 18 barn coerenti) sia dall’orientamento magnetico relativo di nucleo e neutrone ( H solo 2 su 80 barn sono coerenti) Diffusione elastica ed anelastica La diffusione coerente può essere elastica od anelastica. E’ anelastica quando si hanno perdite di energia reticolari (fononi) o magnetiche k1 (magnoni) di momento trasferito q. Diffusione magnetica Il neutrone ha momento di dipolo magnetico µn=gn s µB espresso in magnetoni di Bohr, gn=-1,91 fattore giromagnetico anomalo s momento di spin. k1 θ k0 q θ k0 > k1 ⇒ E0 > E1 ⇒ E > 0 il neutrone CEDE energia al campione k0 k1 θ q k0 k0 < k1 ⇒ E0 < E1 ⇒ E < 0 il neutrone ACQUISTA energia dal campione Analogamente alla lunghezza di scattering nucleare, b, si può introdurre una lunghezza di scattering magnetica (atomica) am k1 am= 2gnref(q)M⊥ θ qel q = 2 k sin θ el 0 2 k0 re =e2/mc2 raggio classico dell’elettrone (2gnre=1,08 10-22 cm) f(q) fattore di forma magnetico M⊥ proiezione della magnetizzazione ⊥ a q. am ed f(q), essendo determinati dal diametro delle orbite elettroniche anziché del nucleo, sono piccati a piccoli q. Come conseguenza la sezione d’urto per i magnoni diminuisce rapidamente con q. Regione cinematica accessibile q = k0 – k1 ⇒ dove ω = q 2 = k02 + k12 − 2 k1 k0 cosθ E E , ω0 = 0 h h ⇒ q = k0 ω 1 + 1 − − 2 cosθ ω0 180° ω k12 = k02 1 − ω0 q k0 A ciascun angolo di scattering θ è associato un set di valori di Q e ω determinato dalla relazione scritta sopra. 30° ω ω0 Diversamente, per un’onda elettromagnetica (fotoni: luce, raggi X ⇒E = h c k, ω = c k) vale : ω k1 = k0 1 − ω0 q = k0 2 ω 1 + 1 − − 2 cosθ ω0 ω ω0 ω < ω0 !! Limitazione fisica e, dalla conservazione dell’energia, 1− ω 1 − ω0 anche in questo caso a ciascun θ è associato un set di valori di Q e ω, con legge diversa che per particelle massive. Campi applicazione neutroni di diversa energia Radiografia neutronica Cristallografia con diffrazione elastica Applicazioni: Determinazione passo reticolare Studio transizioni di fase ordine-disordine Dinamica reticolare con scattering anelastico Dispersione fononica Magnetismo diffrazione elastica da superreticolo magnetico transizioni di fase ferro-para magnetico e determinazione curva magnetizzazione Topografia magnetica Topografia Visualizzazione domini magnetici Spin up Spin down Dinamica magnetica magnoni o n t h e p r i n c i p l e t h a t a n i n i t i a l l y p a r a l l e l n e u t r o n Neutron Small Angle Scattering Small Angle Scattering relies on diffraction on larger structures than just atoms, such as molecules or other structures that can be hundreds times larger than an atom. Neutron Small Angle Scattering is a non-destructive method for determination of microstructures with lengths between 0,5 nm and 500 nm. It is based on the principle that an initially parallel neutron beam is scattered by inhomogeneities of a sample. These can be due to fluctuations in density, concentration or magnetisation. This method is widely used in biological structure research (viruses, proteins, enzymes), polymer research (conformation analysis), energy and environmental engineering (porosity and surfaces of filter materials and catalysts) and the development of materials. Since the scattering length densities of the elementary volumes can readily be influenced for neutrons by modifying the isotopic composition of the sample, this technique ("contrast variation") has largely determined the success of small-angle neutron scattering in the fields of soft matter and biological structures. Produzione di neutroni I neutroni sono prodotti tramite reazioni nucleari. Il metodo di produzione di grandi quantità di neutroni è scelto in base al “costo” in termini di energia spesa per singolo neutrone prodotto (MeV/n). I neutroni sono comunque MOLTO costosi, ergo il loro utilizzo da parte di qualsivoglia gruppo di ricerca è regolato dall’approvazione di comitati scientifici internazionali (“proposals → referee = degno/non degno”). SPALLAZIONE FISSIONE “to spall” = “scheggiare” dell’Uranio (tipicamente) Bombardare un nucleo pesante (Uranio/Tantalio) con PROTONI di alta energia (~ GeV) Se un neutrone termico colpisce U, questo si scinde in due atomi più leggeri (es. Br e La) con emissione di energia (200 MeV) + ~ 2.5 neutroni veloci, che possono dar luogo a reazione a catena (con > 1.5/2.5 neutroni per fissione). Varie particelle (protoni, neutrini…) + ~ 20 neutroni(/prot.) con energie dell’ordine di qualche MeV ~1 neutrone (/fissione) con energie dell’ordine di 2 MeV Da MODERARE poi alle energie termiche (25 meV), tramite scattering anelastico con sistemi leggeri (idrogeno, grafite, metano) Sorgenti di neutroni: elevati flussi di neutroni possono venire prodotti solo in cosiddette large scale facilities. La principale sorgente europea di neutroni è il reattore sito nei laboratori Laue-Langevin a Grenoble. Reattori a fissione: Per la reazione di fissione si utilizzano tipicamente nuclei pesanti dal Th all’235U. La reazione più comune n+235U= 36Ba+ 56Kr+Nn+ γ+β ha sezione d’urto massima per neutroni incidenti con energia < 1 eV e comporta un numero di neutroni prodotti N≅2.5, una energia rilasciata di 200 MeV, distribuita per 10 MeV nei raggi γ , per 2 MeV nei neutroni e per il resto nei prodotti di fissione. I neutroni hanno energie fino a 15 MeV con un massimo di probabilità ad 1 MeV, energia a cui vengono facilmente catturati dall’U238, molto più abbondate dell’U235 (vedi diapositiva n.1). Per autosostenere la reazione i neutroni generati vanno quindi rallentati. Allo scopo si immerge la barra in un moderatore (materiale contenente nuclei leggeri tipicamente H2O o D2O) cercando di minimizzare il numero di neutroni persi attraverso le pareti laterali utilizzando opportuni riflettori. Il D2O (reattore ad acqua pesante) e’ meglio di quello ad acqua leggera poiché quest’ultima è troppo efficiente e rimuove quindi troppi neutroni dalla coda lenta della distribuzione termica. Schermo: Il reattore va schermato rispetto alle radiazioni ionizzanti prodotte al suo interno. In particolare per i raggi γ si usano schermi in calcestruzzo, ferro e boro, spessi diversi metri. In un reattore di ricerca il moderatore è raffreddato a temperatura ambiente in modo da produrre neutroni con una distribuzione termica centrata intorno a 25 meV. Tali neutroni hanno velocità traslazionali dell’ordine di 2200 m/sec. i collimatori del fascio sono realizzati con insiemi di diaframmi di materiale altamente assorbente quale il B4C, contenuti in tubi di acciaio per assorbire i raggi γ prodotti dal reattore. Gli strumenti di misura (beamlines) sono disposti intorno al reattore in corrispondenza dei collimatori in modo da ottimizzarne il numero. Sorgenti a spallazione p +A= Nn+ γ + pp + prodotti spallazione dove pp sono coppie di particella antiparticella di piccola massa a riposo e A è un nucleo pesante. Il protone incidente deve avere energia cinetica E>0.5 GeV. Per produrlo si necessita di un protosincrotrone (diametro 100 m) o di un acceleratore lineare (lunghezza tipicamente 1 km) o di una combinazione di essi. I neutroni prodotti sono ad alta energia. N vale tipicamente 10. Si ottengono flussi di 1016 n/sec concentrati in un angolo solido molto piccolo (brillanza elevata). La potenza necessaria per la sorgente di spallazione è quindi NE ∼100 kW << di quella necessaria per un reattore che generi un flusso neutronico paragonabile. La sorgente a spallazione può essere continua o pulsata a seconda di come viene prodotto il fascio di protoni. Il moderatore necessario per decelerare i neutroni deve assorbirne l’energia in eccesso (problemi enormi di stress termico e di danno da radiazione soprattutto per sorgenti pulsate, adatte però ad analisi in tempo di volo). Ottica neutronica: Per un efficiente uso dei fasci neutronici è necessario incanalarli e focheggiarli sul bersaglio. Questo è possibile grazie all’indice di rifrazione dei neutroni nei materiali che sia pur di poco è inferiore all’unità, permettendo di costruire prismi, lenti e guide ottiche. n∼ ∼ 1 - (∑ ∑nibi)λ λ2/2π π ni=densità dell’atomo i-esimo bi = lunghezza di scattering λ= lunghezza d’onda dei neutroni Tipicamente 1-n∼2 10-6. Per neutroni incidenti a α=60°, la deflessione δ=(n-1) [tg α+tg(θ θ- α)] è 3 10-6, ossia secondi d’arco. δ ∝ λ2 per cui il prisma è un buon elemento dispersivo Lenti neutroniche convergenti hanno forma concava essendo n<1 nel materiale. Nel set up in figura il fascio è stato monocromatizzato a λ= 2.0± 0.15 nm con una distanza tra la lente e la fenditura S4 di 10 m. Nel progetto di questi esperimenti bisogna considerare anche la deviazione causata dalla forza gravitazionale, specialmente per neutroni ultrafreddi. Guide d’onda neutroniche si basano sulla riflessione totale dei neutroni termici per angoli di radenza θc <0.1° (56Ni) n = sen(α α i)/sen(α α r) = sen(π π/2 - θc) = cos θc = 1- θc2 = 1 - (∑ ∑nibi)λ λ2/2π π da cui θc= λ √ <b>/ π Grazie alle guide neutroniche gli esperimenti possono essere posizionati a distanze grandi dal reattore variabili a piacimento senza soffrire riduzioni di flusso. L’isotopo 58Ni va ancora meglio, ma è più caro per cui se ne deposita un film sottile sulle pareti di una guida in vetro. L’angolo critico è fino a tre volte maggiore se si utilizzano multistrati non periodici di due materiali con diverso indice di rifrazione. Questo metodo permette anche la costruzione di specchi per neutroni. Polarizzazione Definizione: P=(N+-N-)/(N++N-) Fasci polarizzati di neutroni si ottengono: 1) per trasmissione attraverso filtri polarizzanti, basati a) sulla dipendenza dallo spin della sezione d’urto di diffrazione (ferro policristallino, P≈0.6); b) su sezioni d’urto differenti per nuclei in stato di tripletto e di singoletto (cristalli dopati con Nd3+, P=100% a E= 5 meV); 2) per riflessione totale da uno specchio magnetizzato; l’angolo critico θc ±= λ √(N(b ± am)/ π) con b ed am lunghezze di scattering normale e magnetico se b=am il fascio riflesso è totalmente polarizzato. A questo scopo si usa una lega di Ti e Gd. 3) per riflessione alla Bragg da un monocristallo magnetizzato. Utilizzando multistrati di materiali con indice di rifrazione diversi disposti in maniera ordinata si ottengono dei cosiddetti superspecchi. Se uno strato è magnetico si ottengono dei polarizzatori (fino P≅98% per multistrati di Ge-Fe). Rivelatori per neutroni: Il neutrone non è dotato di carica. La sua rivelazione con tecnologie standard richiede una CONVERSIONE in particelle secondarie rivelabili (elettroni).La rivelazione sfrutta specifiche reazioni nucleari del neutrone con elementi caratterizzati da alto assorbimento (per neutroni). I più usati sono rivelatori a gas. Rivelatori a 3He caricato con 10B 3He+n=p+ 3H 10B+n → 7Li* + α La reazione con 3He comporta il rilascio di 0.8 MeV ripartiti tra protone e trizio nel rapporto 3:1 essendo l’energia cinetica iniziale praticamente nulla, similmente per la reazione con il B che ha sezione d’urto maggiore. Le particelle rilasciate ionizzano il gas e gli elettroni così prodotti causano altre ionizzazioni nelle vicinanze di un filo posto al centro del cilindro dove il campo elettrico è più intenso e che agisce da collettore. La corrente raccolta dal filo è proporzionale all’energia rilasciata nella reazione per cui si possono distinguere i neutroni da altre particelle ionizzanti. La sensibilità verso i raggi γ è comunque bassa per via della piccola massa dell’He e l’efficienza per i neutroni elevata. Essendo il potenziale di ionizzazione dell’ 3He circa 20 eV, ne consegue che ogni evento produce 1.6 fC. Assumendo che la carica venga raccolta in 1 µsec e venga scaricata su una resistenza da 10 MΩ, si ottiene un impulso di 160 mV. I neutroni devono attraversare però il rivelatore. Sia σ sezione d’urto ed ρ densità del gas la trasmissione comporta una perdita di T= 1/S ∫ S e- ρσt(x,y)dxdy A pressioni di 20 bar un rivelatore di 2.5 cm di diametro ha una trasmittività del 10% (efficienza del 90%) per neutroni con λ=1 Å. I contatori ad 3He possono essere resi sensibili alla posizione dell’impatto raccogliendo la corrente generata su più fili. Per rivelatori in catene di tempo di volo l’efficienza è data dal compromesso tra risoluzione e conteggio. Scintillatori: sono dispositivi che trasformano l’energia del neutrone in luce attraverso il processo di luminescenza. In generale si tratta di materiali a larga gap dopati con opportuni attivatori che generano i voluti livelli di impurezze, es. NaI:Tl. I fotoni liberati vengono raccolti con fotomoltiplicatori che li trasformano in un segnale elettrico la cui ampiezza è proporzionale all’energia rilasciata. Il limite di questi rivelatori è la non specificità essendo sensibili anche ad altre radiazioni ionizzanti. Gli scintillatori sono pertanto usati dove è necessario avere un rivelatore sottile come nel caso di misure con la tecnica dei tempi di volo Monocromatori: sono basati sulla diffrazione alla Bragg su monocristalli tipicamente di Cu o grafite pirolitica. Questi hanno il vantaggio di essere idealmente imperfetti (mosaicità tra 0.1° e 1°) in modo tale da permettere la diffrazione su una finestra energetica sufficientemente ampia e di assorbire poco i neutroni. Il problema maggiore è il flusso di neutroni che è relativamente debole anche con le sorgenti più potenti. Alla lunghezza d’onda di 1 Å il Cu ha un picco di riflettività nel canale (331) del 30%. Per la grafite pirolitica arriviamo al 70%, ma è più cara. L’efficienza migliora per monocromatori raffreddati grazie alla riduzione del background termico (intensità nei picchi riflessi decresce come I=Ioe-AT con la temperatura). Diffusione anelastica: Tecnica Time of Flight Chopper Selettore velocità Spettrometro a 3 assi Posto su sorgente stazionaria (reattore) sfrutta la riflessione di Bragg da cristalli sia per l’energia incidente che per quella diffusa. Le variabili fondamentali sono gli angoli di Bragg al monocromatore θM e all’analizzatore θA, e l’angolo di scattering θ. [per sistemi amorfi l’orientazione del campione non ha importanza]. Risoluzione tipica in energia sia per TOF che per 3 assi ∆E/E~1% ossia 0,2 meV Ciò che si misura veramente è: in geom. diretta l’intensità I(θS,θA) a θM fissato in geom. inversa l’intensità I(θS,θM) a θA fissato [ciò comporta la necessità di muovere i vari componenti attorno ai 3 assi di rotazione individuati da monocromatore, campione e analizzatore]. In entrambe le geometrie, ciascuna terna (θS,θM,θA) definisce un valore di Q. La coppia (θM,θA) stabilisce ω. E’ possibile fare misure in funzione dell’energia scambiata, a Q costante. sample θ Cristallo monocromatore detector chopper L0 L1 2θM Campione Cristallo analizzatore θ 2θM mono Crystal monochromator ToF spectrometer 2θA Rivelatore θ θ 3-assi in geometria diretta 3-assi in geometria inversa θ Three -Axis Spectrometer Three-Axis Spectrometer (constant --Q (constant Q mode) mode) (constant-Q mode) Fixed initial energy (direct geometry) I (Q, θ A ) ∝ ε (k1 ) ω= E0 h 2π − h 2 m λ1 k1 ~ ∆ω S (Q, ω ) k0 ∆θA 2 π h E = 0 − θ m h 2 d sin A A 2 k0 Q 2 ∆ω h π cos θ A dA h 3 ⇒ = = k cos θ A ∆ θ A m d A sin 3 θ A πm 1 ~ I (Q, θ A ) ∝ ε ( k1 ) k14 cos θ A S (Q, ω ) Fixed initial energy (inverse geometry) ∆ω k1 ~ I (Q,θ M ) ∝ S (Q, ω ) k0 ∆θM ∆ω dM h 3 =− k0 cos θ M πm ∆θM θ k1 k0 θ k1 Q ~ I (Q, θ M ) ∝ k cos θ M S (Q, ω ) 2 0 Tecnica dello Spin Eco La direzione dello spin del neutrone è preservata nell’impatto con il campione al quale può cedere energia. Nel tempo di volo verso il rivelatore gli spin precedono. I neutroni anelastici, essendo più Lenti, restano indietro rispetto alla rotazione dei compagni riflessi elasticamente. Precessione di Larmor degli spin dei neutroni Risoluzione in energia: ∆E/E=10-6 a λ=4 nm ∆E=10-8 meV Energie tipiche di processi di diffusione Apparato per spin echo presso ILL Grenoble π-Spin flipper (campi magnetici incrociati)