La nuova sala ibrida

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La nuova sala ibrida
Aprile - Maggio 2011
ospedaleniguarda.it
Poste Italiane Spa
Sped. abb.post. Dl n. 353/2003
art 1 (comma1) D&B Milano
DISTRIBUZIONE
GRATUITA
La nuova sala ibrida
Con la chirurgia tradizionale, anche le operazioni a guida radiologica
le
ria
Edito
Un buon risultato
ma non possiamo
accontentarci
Stavo correggendo l’editoriale per questo numero
del giornale, quando mi è stato comunicato
l’esito della valutazione del raggiungimento degli
obiettivi aziendali assegnati dalla Regione alla
Direzione Generale e quindi alla nostra Azienda
per il 2010. Grazie al lavoro, all’impegno e alla
collaborazione di tutti, direi che la valutazione
ed il raggiungimento degli obiettivi sono stati
buoni: abbiamo raggiunto un punteggio di 90,3
che ci pone col miglior risultato tra le aziende
pubbliche del Sistema Sanitario Regionale; è il
riconoscimento di un lavoro di squadra perché
gli obiettivi toccano alcuni degli aspetti principali
dell’Azienda in cui tutti siamo impegnati ogni
giorno. Questo ci gratifica per il lavoro fatto ma
non può, né deve, distrarci dal miglioramento, a
cui siamo chiamati ancora in molti settori, e dal
lavoro che ci è richiesto quest’anno e che sarà
particolarmente impegnativo e gravoso.
Fatta questa premessa doverosa, riprendo tale
e quale l’editoriale che avevo preparato e che
sintetizza l’incontro, con tutto il gruppo dei
responsabili e dei quadri, in Aula Magna del
14 aprile che aveva come tematiche: “Indirizzi
regionali, Posizionamento all’interno del Sistema
regionale, Obiettivi economici, organizzativi e
di performance, Investimenti e le politiche del
personale”.
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Pasquale Cannatelli
Direttore Generale Niguarda
Clinica e formazione
La sala ibrida: le apparecchiature sono collegate tra loro e permettono
interventi anche in videoconferenza
N
el Blocco Sud è entrata in
funzione la sala ibrida, una
sala che ha pochi eguali
in Europa e che contiene il meglio
dell’innovazione in sanità. Si tratta
di una grande sala operatoria, l’unica
in Italia dotata di angiografo
robotizzato, in cui sono presenti
apparecchiature radiologiche che
consentono di svolgere sia l’attività
chirurgica tradizionale sia quella
Cataratta
Ecografia d’urgenza Un occhio nuovo con
Una pratica sempre più diffusa in
Pronto Soccorso. A Niguarda è
“materia d’insegnamento”
la lente che corregge
anche i difetti visivi
Corretti astigmatismo, presbiopia,
miopia e ipermetropia
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Medicina e tecnologia
Asportazione
parziale di fegato
con tecnica robotica
È il primo intervento in Lombardia
N
un po’ come se portassi la macchina
a far riparare e il meccanico non solo
me la restituisse funzionante, ma
addirittura con qualche cavallo in più.
ei giorni scorsi a Niguarda l’èquipe della
Chirurgia Generale e dei Trapianti
ha portato a termine con successo
un intervento particolarmente complesso.
Stiamo parlando dell’epatectomia parziale
con tecnica robotica in un paziente affetto
da epatocarcinoma in cirrosi HCV-correlata
complicata da coinfezione HIV.
CONTINUA A PAGINA sette
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M
olto spesso lo vediamo nei
medical division (Dr House,
Grey’s Anatomy, E.R. per i
più attempati) o nei film: il paziente è
appena arrivato con l’ambulanza, giace
sulla barella e i medici e gli infermieri si
affollano intorno a lui, l’attività è frenetica.
interventistica a guida radiologica.
Ma che cosa si opera in questa sala
del futuro? “Parliamo di interventi
a minima invasività- spiega Silvio
Klugmann, Direttore Cardiologia
1-Emodinamica- come la chirurgia
valvolare, la sostituzione di valvole, i
bypass”, ma anche l’ablazione atriale
per curare la fibrillazione cardiaca.
È
Periodico di informazione dell’Azienda Ospedaliera Ospedale Niguarda Ca’ Granda
Il giornale di Niguarda
Anno 6 - Numero 2
due
La nuova sala ibrida
Angiografia in 3D
SEGUE DALLA PRIMA
Nella sala operatoria le apparecchiature sono collegate tra
loro e permettono interventi anche in videoconferenza,
così come riprese del campo operatorio in alta risoluzione e
schermi di controllo touch screen. Il suo punto di forza è la
possibilità di far lavorare i diversi specialisti in “concerto” tra
loro, contemporaneamente al-lo stesso tavolo operatorio: dal
cardiochirurgo al chirurgo vascolare, dall’elettrofisiologo al
radiologo. Essere i primi a disporre di nuove tecnologie significa
imparare ad usarle per addestrare: Niguarda, infatti, sarà una
scuola europea per la formazione di operatori e medici per
l’impianto di protesi aortiche.
L’Assessore alla Sanità di Regione Lombardia e S.
Klugmann, Direttore Cardiologia 1- Emodinamica, tagliano
il nastro all’inaugurazione. A sinistra F. Mauri, Direttore
Dipartimento Cardiotoracovascolare, e il Direttore
Generale P. Cannatelli
In occasione dell’inaugurazione della sala ibrida è stato
presentato il nuovo sistema di mappaggio elettroanatomico
3D con angiografia
rotazionale, utilizzato
per l’ablazione della
fibrillazione atriale. Il
sistema è il primo e
unico disponibile in
Italia e uno dei pochi
nel mondo. L’èquipe
della Cardiologia 3 – Elettrofisiologia (diretta da Maurizio
Lunati, nella foto sotto) sta attivamente utilizzando la nuova
tecnologia che permette la diretta visualizzazione delle strutture
cardiache senza preliminare TAC o RNM, la “navigazione”
sicura in 3D con gli elettrocateteri per eseguire con maggiore
rapidità e sicurezza l’ablazione e la riduzione dell’esposizione
radiologica e dei suoi rischi.
Le apparecchiature presenti nella sala ibrida
Ecografia d’urgenza
SEGUE DALLA PRIMA
sistematica delle loro tradizionali competenze.
ella realtà come nella finzione
“L’obiettivo- prosegue Coen- è invece quello di
prendere decisioni in tempi rapidi
insegnare a riconoscere alcuni quadri ecografici
può fare la differenza tra la vita e la
specifici di particolare rilevanza nelle condizioni
morte: qual è la causa di uno stato di shock?
di massima urgenza, come ad esempio capire se
C’è una trombosi venosa? Si può escludere
è presente l’attività meccanica in corso di arresto
un aneurisma aortico come causa di un dolore
cardiaco o individuare la possibile causa di
addominale? Per rispondere a queste domande
un’insufficienza respiratoria acuta”.
in pochi minuti l’asso nella manica è una piccola
Unitamente a questo obiettivo clinico, per
sonda ecografica che puntata su diverse zone
l’ambito infermieristico si sono tenuti nel 2010
dell’addome può “sciogliere” molti dubbi sulla
dei corsi che hanno consentito agli infermieri
Daniele Coen ci mostra uno dei
del dipartimento Emergenza-Urgenza EAS di
situazione del paziente.
manichini su cui si esercitano
acquisire competenze specifiche nel reperimento
“Negli ultimi 10 anni- spiega Daniele Coen,
gli allievi durante i corsi
di accessi venosi periferici ecoguidati e nella
Direttore della Medicina d’Urgenza e Pronto
Soccorso- la metodica dell’ecografia d’urgenza si è affermata valutazione del volume vescicale.
nella pratica clinica ricevendo crescenti consensi. Diverse società
scientifiche internazionali e molti studi clinici pubblicati sulle più I corsi
importanti riviste mediche hanno infatti riconosciuto che mettere un Sono due le modalità attraverso cui l’ecografia clinica d’urgenza
ecografo nelle mani del medico d’urgenza consente di raccogliere viene insegnata nel nostro Ospedale. La prima è quella dei corsi
in brevissimo tempo informazioni preziose per la diagnosi e il teorico-pratici per i medici-infermieri (del nostro e di altri ospedali)
trattamento dei malati più acuti”. Tutto questo anche grazie alla condotti da istruttori medici-infermieri provenienti dalla Medicina
tecnologia che ha fatto passi da gigante: la miniaturizzazione d’Urgenza e dall’Anestesia e Rianimazione 1, diretta da Sergio
delle macchine a fronte di una maggiore precisione ne ha, infatti, Vesconi.
permesso “l’ingresso” in Pronto Soccorso; l’ecografia d’urgenza La seconda è la partecipazione come capofila al progetto regionale
è una pratica clinica ormai così diffusa a Niguarda da diventare PLUS (Point of Care Lombardia Ultrasound) in collaborazione
“materia d’insegnamento”.
con Regione Lombardia e con l’organizzazione internazionale
WINFOCUS (www.winfocus.org). In ambedue i casi il percorso
Formazione
formativo si sviluppa secondo lo standard educativo WINFOCUS
La formazione è relativamente contenuta (pochi giorni di teoria e secondo le linee guida della Società Italiana di Medicina di
e alcune decine di casi di pratica supervisionata) purché non si Emergenza Urgenza (SIMEU). Alla fine del corso l’iter formativo
faccia l’errore di pensare che ci si debba sostituire al radiologo viene validato con la verifica delle conoscenze acquisite e la
o all’ecografista professionale nell’acquisizione completa e valutazione analitica dei metodi didattici da parte degli allievi.
N
Ivano Dragoni,
medico della Medicina
d’Urgenza, all’ecografo
portatile in P. S.
Ad oggi
Dal 2009 ad oggi a Niguarda si sono svolte 6 edizioni del corso
formativo di base e 4 edizioni del corso sull’utilizzo dell’ecografo nella
cateterizzazione dei vasi venosi. A questa attività hanno partecipato
anche 5 infermieri certificati WINFOCUS che svolgeranno nel 2011
altri quattro eventi formativi. Attualmente si stanno alternando nei
servizi di Radiologia e di Ecocardiografia e nei reparti del DEA i 45
medici provenienti dal corso EUPOLIS (ex IReF, Istituto Regionale
lombardo di Formazione per l’amministrazione pubblica) che è stato
attivato all’interno del progetto PLUS. A breve sono attesi i primi
borsisti provenienti dall’estero.
Editoriale
SEGUE DALLA PRIMA
E’ormai consuetudine incontrarci in tre momenti dell’anno per
focalizzare e monitorare le principali strategie dell’Ente. E’
una buona abitudine ed è anche un segno di corresponsabilità
a cui tutti siamo chiamati.
Certamente la vita in ospedale è scandita dal lavoro negli
ambulatori, nei servizi di diagnosi e cura e nelle sale
operatorie, dalle cure al letto del paziente e dal ritmo del
Pronto Soccorso, i protagonisti in prima fila sono l’equipe
sanitaria ma dietro le quinte si uniscono tutti i collaboratori
dell’area tecnico amministrativa che supportano l’attività
strettamente sanitaria.
Il primo obiettivo che ci siamo sempre posti è quello di
migliorare la cura in termini di appropriatezza, sicurezza,
efficienza nei percorsi; proprio per questo il corretto utilizzo
delle risorse in un ospedale non è un aspetto secondario: ciò
che si spreca non è a disposizione per lo scopo prioritario che
è il rispondere in modo qualificato alla domanda di salute
delle persone.
Ci sono margini di miglioramento per tutti i reparti; il
richiamo alle procedure e alle politiche di safety management
sono state menzionate tra i primi obiettivi a cui prestare
attenzione: questa è una responsabilità dei professionisti e
delle equipe professionali.
Ci chiediamo di fare il meglio in ciò che facciamo, nulla di
più, richiamati al tema anche dell’efficienza della gestione
dei processi. I conti devono tornare; quest’anno più che mai.
Penso che sia nota a tutti la situazione a livello nazionale e
regionale. E’ fatto noto che le risorse finanziarie del fondo
nazionale sono più limitate rispetto ad altri anni: per questo
Regione Lombardia ha responsabilmente programmato
indirizzi, linee guida, budget, che richiamano tutti i
componenti del sistema, tra cui gli ospedali e le ASL, ad
uno sforzo di attenzione nell’utilizzo delle risorse assegnate,
chiedendo maggior efficienza.
Abbiamo cercato di rappresentare questo quadro con le
conseguenze e gli impegni richiesti alla nostra Azienda.
La strategia di intervento non prevede tagli nel garantire
la cura e l’assistenza ai cittadini, ma certamente la
situazione economico-finanziaria a risorse invariate ci porta
inevitabilmente ad un contenimento strutturale dei costi, a
strategie per recuperare risorse intra ed extra Aziendali.
Per fare questo siamo partiti dalla lettura di alcuni dati.
Abbiamo fatto un’analisi attenta dei nostri costi, dell’impiego
delle risorse e non ultimo, prestato attenzione particolare
ai dati e ai percorsi sanitari. Guardare “nelle pieghe del
quotidiano” in un’ottica diversa ci può aiutare a trovare
abitudini e costumi che, inconsapevolmente, ci inducono a
fare mosse contrarie all’efficienza: utile anche il confronto con
i dati messi a disposizione dal Sistema Sanitario Lombardo
per valutare come ci posizioniamo rispetto ad altre Aziende
Ospedaliere.
Un esempio è il recupero in termini di letti disponibili sia
per le emergenze che per gli interventi programmati. Una
programmazione e gestione diversa ci consentirebbe ogni
giorno di avere un importante numero di posti letto in più a
disposizione di altrettanti pazienti. Tutto questo facendo le
stesse cose meglio, garantendo percorsi di cura più adeguati;
questo recupero in efficienza ed appropriatezza ha anche un
valore in termini di valorizzazione economica sia in termini
di minor costi che di maggiori ricavi: parliamo di milioni di
euro nell’anno.
Il quadro discusso nell’incontro con tutto il gruppo dirigente
ci è servito per darci una linea comune anche rispetto al piano
d’assunzione e alle indicazioni date alla nostra Azienda dalla
DG Sanità che ci chiedono un allineamento, pur rispettando
le nostre caratteristiche di qualità nelle cure e servizi offerti, a
quelli che sono alcuni standard regionali.
Quest’anno saremo chiamati a fare i conti con i maggiori costi
che gli interventi di riqualificazione comportano; l’avvio del
Blocco Sud ha una serie di benefici che sono sotto gli occhi
di tutti ma comporterà anche maggiori costi a cui far fronte:
dobbiamo recuperare anche su questo fronte.
Era giusto fare partecipi tutti dei compiti e delle responsabilità
a cui siamo chiamati, perché con il contributo di tutti è
possibile curare in modo appropriato tenendo conto della
sostenibilità del Sistema nel suo complesso.
Riprendiamo il cammino faticoso ma stimolante come sempre.
Grazie.
Pasquale Cannatelli
Direttore Generale Niguarda
tre
Prevenzione
Ustioni da farmaci
La formazione di bolle che rompendosi
danno luogo al distacco dell’epidermide
Sindrome di Lyell, una reazione avversa rara. Il progetto REACT per studiarla
Effetti indesiderati, non esiste farmaco che non li abbia. In
Italia per un centinaio di pazienti l’anno gli effetti più che
indesiderati sono veramente devastanti ed ecco che dopo
aver mandato giù quella pillola ci si ritrova con ustioni
gravi sulla pelle.
Niguarda da oltre 2 anni fa parte del gruppo REACT
(registro eventi avversi cutanei), uno studio promosso da
Regione Lombardia con lo scopo di monitorare le gravi
reazioni da farmaci che interessano la pelle e valutarne le
possibili cause; tra queste e tra le più gravi c’è la Sindrome
di Lyell. In realtà si tratta di 2 sindromi, (insieme alla
Lyell c’è anche la Sindrome di Stevens-Johnson), 2 stadi
diversi della stessa patologia, in cui a cambiare è l’entità
dell’interessamento cutaneo. In entrambe la pelle è l’organo
più severamente colpito: si osserva un arrossamento più o
meno diffuso, la formazione di bolle che rompendosi danno
luogo ad ampie aree essudanti e lesioni alle mucose degli
occhi, del cavo orale e dei genitali. Si parla di Sindrome di
Stevens-Johnson quando le lesioni interessano meno del
10% della superficie corporea, si ha a che fare con la
Lyell quando superano il 30%.
Quest’ultima mette l’individuo in condizioni del tutto
analoghe a quelle di un grande ustionato richiedendo, in
genere, un trattamento in un reparto di terapia intensiva
o in un centro specifico per il trattamento delle ustioni.
“Molto spesso questi pazienti- spiega Antonella Citterio,
medico della Chirurgia Plastica e Centro Grandi Ustionati
e partecipante al gruppo REACT- hanno bisogno di
assistenza respiratoria, perché hanno una compromissione
della bocca e delle prime vie aeree, per cui spesso vengono
intubati; il trattamento non è così breve, si può arrivare
anche a 30-40 giorni di degenza”. Infusione di morfina
per il dolore e continue medicazioni, l’assistenza è
assimilabile a quella per un grave ustionato e il pericolo
numero uno è l’elevata esposizione alle infezioni. “La
differenza- continua Citterio- è che in questo caso il
danno è epidermico e non dermico, per cui essendo più
superficiale, non c’è bisogno di interventi di ricostruzione
e la remissione avviene spontaneamente con il normale
processo di riepitelizzazione”.
Sulfamidici (una classe di antibiotici), farmaci
antinfiammatori non steroidei, diclofenac, ma anche
alcuni farmaci antiepilettici, gli antibiotici della classe
delle cefalosporine, delle penicilline e dei chinolonici,
l’allopurinolo (usato contro la gotta) e la nevirapina (per
l’infezione da HIV), i dati raccolti fino ad oggi dicono che
questi sono i farmaci a un più alto rischio. “Non si sa
ancora il perché- spiega l’altro membro del gruppo REACT
Jan Schroeder dell’Allergologia e Immunologia- ma la
reazione sembra essere la conseguenza di un’abnorme
attivazione a livello cutaneo dei messaggi di morte
programmata cellulare (apoptosi). È come se un gran
numero di cellule dello strato più superficiale della pelle,
l’epidermide, ricevesse un comando di suicidio di massa”.
Ovviamente in futuro è imperativo evitare l’uso del
farmaco che ha scatenato la reazione, ma è importante
non farsi prendere dalla “fobia dei farmaci” nonostante la
violenza della sindrome. “La reazione- rassicura Schroederè specifica per un determinato principio attivo: il paziente
reagisce in modo abnorme solo in presenza di quella
particolare molecola o di altre strettamente correlate
dal punto di vista chimico. Qualsiasi altro farmaco non
provoca alcuna reazione”.
Esperti a confronto
È in programma per l’8 giugno un convegno dedicato
alla Sindrome di Lyell. L’appuntamento è dalle 9 alle 16
presso l’Aula Magna di Niguarda.
La causa è nei geni; attenzione a...
La tendenza a sviluppare la reazione ha una probabile
base genetica. Vi sono, inoltre, alcune situazioni che
facilitano ulteriormente lo sviluppo delle due sindromi.
Si tratta di condizioni in cui le difese immunitarie
sono alterate, come nell’infezione da HIV, nei casi
di radioterapia recente, in alcune malattie cosiddette
autoimmuni (ad esempio il Lupus Eritematoso
Sistemico, LES), in presenza di tumori.
Fisica Sanitaria
Esami per valutare la contaminazione per chi rientra dal Giappone
Niguarda è uno dei sei centri di riferimento regionale
T
erremoto, tsunami, disastro nucleare. Il Giappone
è in ginocchio e chi rientra dalla terra del sol
levante può tornare con la preoccupazione delle
radiazioni. Niguarda si è attrezzato e ha predisposto
una serie di esami specifici per sciogliere ogni minimo
sospetto.
Abbiamo intervistato Alberto Torresin, Direttore della
Fisica Sanitaria e Stefano De Crescenzo Responsabile
della Radioprotezione Fisica e Dosimetria.
Cosa offre il nostro Ospedale?
Il nostro Ospedale è attrezzato di personale competente,
procedure operative e strumentazione, per far fronte
agli aspetti sanitari legati alla gestione delle emergenze
radiologiche: per questo motivo è stato identificato dalla
Regione come uno dei sei centri di riferimento.
Le persone provenienti dal Giappone si sono rivolte
al Pronto Soccorso, da qui sono state inviate presso
la Medicina Nucleare, dove è stata effettuata una
valutazione da un punto di vista clinico generale; quindi
nella Fisica Sanitaria si sono svolte le analisi strumentali
del caso.
Quali esami sono stati effettuati?
Sono stati sottoposti alla verifica della contaminazione
superficiale di cute ed abiti, al monitoraggio tiroideo
per la ricerca di I-131 (un radioisotopo dello iodio) e
all’analisi radiotossicologica delle urine per verificare
l’eventuale presenza di altri radionuclidi.
Che cosa si è scoperto?
Nei soggetti controllati, prevalentemente provenienti
dall’area di Tokio, solo l’analisi radiotossicologica delle
urine ha rivelato tracce di Iodio 131: le piccole quantità
incorporate sono comunque tali da non comportare
alcun tipo di conseguenza sanitaria. Possiamo quindi
rassicurare le persone che hanno effettuato i
controlli presso di noi come pure tutti coloro
che hanno soggiornato a Tokyo nel periodo
interessato dalla presenza della “nube”.
Nei giorni scorsi la nube radioattiva
ha raggiunto l’Europa, che rischio
corriamo?
Non sono evidenti rischi di alcun tipo
per la popolazione in Italia. Esiste una
qualificata rete di sorveglianza che
controlla continuativamente la radioattività
ambientale della nostra Regione garantendo
metodiche e sensibilità analitiche di
altissimo livello.
Gli alimenti che arrivano sulle nostre
tavole possono essere contaminati, dobbiamo adottare
qualche precauzione?
Le nostre tavole non corrono, allo stato attuale, alcun
rischio di contaminazione e pertanto non si pone la
necessità di adottare alcun tipo di precauzione particolare.
Scacco alle radiazioni in tre mosse
Un rilevatore di
radiazioni: si passa
sugli abiti e su tutto
il corpo per trovare
anche piccole tracce di
sostanze radioattive.
La tiroide è uno degli
organi più esposti alle
radiazioni. Il rilevatore
a scintillazione è usato
per scoprire le tracce
di iodio radioattivo,
scannerizzando la
ghiandola.
Il test delle urine,
per farlo si utilizzano
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cinque
Convegno
Depressione post partum: un meeting internazionale
Le donne immigrate sono le più a rischio
U
n convegno internazionale con
esperti di fama mondiale, tema
la depressione post-partum: a
Niguarda psichiatri, ginecologi, psicologi,
ostetriche ed infermieri si sono riuniti per
parlare e fare il punto della situazione su un
disturbo più comune di quello che si pensa.
“L’apertura di un convegno a così tante
figure professionali- commenta Arcadio
Erlicher, Direttore del Dipartimento
Salute Mentale- riflette l’approccio
multidisciplinare che il nostro Ospedale
segue ormai da anni per trattare con
successo questa patologia, sia in termini di
cura che di prevenzione”.
Le ultime “oltreoceano”
Organizzato da Mariano Bassi, Direttore
della Psichiatria 2, il meeting ha visto
l’intervento di due “pesi massimi” della
Shari I. Lusskin del Mount Sinai Medical
Center di New York
“contagioso”? A quanto pare sì, anche per
Lee Dennis, che ha parlato di depressione
post partum paterna. “Le ultime ricerchedice la studiosa canadese- indicano che la
depressione può colpire anche i padri; a
differenza delle madri in cui l’esordio è nel
primo post-partum, negli uomini sembra
che insorga più tardivamente, inoltre la loro
prevalenza aumenta col tempo a differenza
delle donne in cui il trend è decrescente”.
Cindy Lee Dennis dell’Università di Toronto
ricerca sulla patologia: Shari I. Lusskin
del Mount Sinai Medical Center di New
York e Cindy Lee Dennis dell’Università
di Toronto, Canada. Dall’esperta americana
una puntuale analisi e i risultati dei più
recenti studi sulla sicurezza dei farmaci
antidepressivi in gravidanza. “L’utilizzo dei
farmaci è off-label- spiega Lusskin- e, da
quanto emerge dai dati, è utile proseguire
la terapia: il rischio di esposizione al
principio attivo per il bambino è inferiore
al rischio dato dall’esposizione alla
malattia depressiva della madre”. Da
anni, infatti, si sa che la depressione della
madre può avere ricadute sullo sviluppo
futuro del piccolo, avendo come possibili
conseguenze difficoltà nello sviluppo
mentale e motorio, ma anche disturbi
comportamentali come ansia, aggressività
e atteggiamenti anti-sociali. Un disturbo
La situazione in Italia
In Italia la patologia colpisce il 13% delle
madri e per quanto riguarda la causa diversi
studi hanno identificato l’importanza
di alcuni fattori di rischio come ansia e
depressione durante la gravidanza, stress
relativo alla cura del bambino e stress dovuto
ad eventi di vita intercorrenti e mancanza
di supporto familiare e sociale; attenzione
L’Aula Magna durante il convegno
La depressione abita in periferia?
È
sullo sviluppo di disturbi mentali. Sulla depressione,
per esempio, i fattori costituzionali, genetica compresa,
incidono per il 50%, mentre l’altro 50 è legato al contesto
in cui si vive”.
Per questo si cercherà di capire se e quanto si rischia vivendo
in una zona piuttosto che in un’altra, analizzando i vari
quartieri in base alle caratteristiche socio-demografiche
della popolazione, alla stabilità o mobilità dei residenti,
alla composizione multietnica e alla presenza di giardini,
parchi, luoghi di aggregazione, esercizi commerciali,
servizi sanitari e sociali.
Ma perché i disturbi mentali sono più frequenti nelle grandi
città? “Un primo motivo- risponde Bassi- è la rapida
trasformazione della comunità e dei rapporti sociali: nelle
grandi città si è sempre più soli. Poi c’è l’aspetto dell’insicurezza, che a
Milano gioca un ruolo importante nelle periferie”.
News
Matteo torna a casa
È
stato dimesso Matteo, il bambino
nato lo scorso 27 dicembre dalla
mamma in stato di morte cerebrale
dalla 21esima settimana di gestazione.
Dopo quasi 3 mesi di permanenza nel
reparto di Neonatologia il piccolo, che
alla nascita pesava solo 1 chilo e 140
grammi, è potuto uscire con il papà. Ora
Matteo sta bene e il suo peso ha superato
i 3 chili.
Il papà Hasitha con il piccolo Matteo
e Stefano Martinelli, Direttore della
Neonatologia e Terapia Intensiva
Neonatale
anche a insoddisfazione e conflittualità
matrimoniale
o
intrafamiliare
e
precedente storia di depressione;
giocherebbero contro, inoltre, anche una
bassa auto-stima e le gravidanze non
volute.
S.O.S. immigrate
Meeting
un luogo comune piuttosto diffuso quello di pensare
alle periferie delle città come dei grandi “ricettacoli
di disagio”, luoghi che con i loro palazzoni e il poco
verde potrebbero influire negativamente sulla psiche di chi
vi abita portando fino alla depressione.
Parte da Milano un maxi-studio che si propone di disegnare
l’identikit del “quartiere più depressivo”. Il progetto, al
via entro l’estate, durerà circa un anno e vedrà all’opera
l’équipe di Mariano Bassi, Direttore della Psichiatria 2.
Lo studio è supportato dai risultati di alcune ricerche
americane, che confermano la correlazione tra l’abitare in
un quartiere “depresso” e un maggior rischio di deprimersi
a propria volta. Una maggiore prevalenza di disturbi
patologici, indipendente dalla presenza di fattori di rischio
individuali. “Si sa- ha detto Bassi al convegno Big Cities and Mental
Health che si è tenuto a Milano- che l’ambiente ha un’enorme influenza
Mariano Bassi, Direttore della Psichiatria 2
Proprio la mancanza di una rete relazionale
di supporto sarebbe alla base di un rischio
maggiore per le donne immigrate. “In
una società come la nostra- osserva Bassi-,
in cui negli ultimi trent’anni la presenza di
immigrati è passata da 320.000 persone
(1981) a 4 milioni e 300 mila (2010) e il tasso
di natalità è ormai sostenuto soprattutto
dalle donne straniere, il tema degli aspetti
transculturali non può non essere sentito,
anche per quanto riguarda la depressione
in gravidanza e nel periodo post partum”.
Le donne immigrate, soprattutto quelle
di recente immigrazione, infatti, sono più
esposte alla depressione, perché presentano
maggiori fattori di rischio. “Tra questicontinua Bassi-, lo stress derivante dal
processo di acculturazione, la mancanza
di un supporto sociale, conseguenza sia
delle difficoltà linguistiche e culturali
per le quali non riescono ad accedere ai
servizi sanitari e sociali per avere sostegno,
sia della lontananza dalla famiglia
d’origine. Nelle culture nord africana e
sud americana, in particolare, la famiglia
allargata, soprattutto nella sua componente
femminile, rappresenta un punto di
riferimento fondamentale, sia durante
sia dopo il parto. Infine a pesare è anche
la condizione di precarietà economica e
abitativa in cui si trovano a vivere queste
famiglie”.
Tanti gli spunti e le novità emerse nel
convegno e su un punto concordano gli
esperti: la depressione post partum si può
curare e di anno in anno aumentano le
informazioni scientifiche a disposizione; lo
screening prende sempre più piede e non
è lontano il giorno in cui questo “ladro che
ruba la maternità” si potrà completamente
prevenire.
Baby Blues
La depressione può presentarsi con
disturbi lievi, di carattere fisiologico, noti
come “Baby Blues” o “Maternity Blues”
che possono colpire fino all’85% delle
neomamme, ma che hanno una remissione
naturale. Il “Baby Blues” è caratterizzato da
sbalzi o labilità d’umore con facile tendenza
a pianto, tristezza, ansia e mancanza
di concentrazione. Insorge nella prima
settimana dopo il parto e tende a scomparire
nel giro di pochissimi giorni, essendo
principalmente legato alle grandi variazioni
ormonali del periodo del puerperio.
sei
Domanda e risposta
Non parlarmi, non ti sento
Tappo di cerume: falsi miti e verità a confronto
capitato a molti: improvvisamente i
suoni si affievoliscono e uno strano
rimbombo accompagna le voci di
chi ci parla. Le vostre orecchie potrebbero
aver fatto la conoscenza di un “ospite” tanto
sgradito quanto diffuso: un tappo di cerume.
Contrariamente a quello che si pensa il cerume
non è sporco, ma è una sostanza oleosa
prodotta da cellule specifiche, le cellule
ceruminose, presenti nella cute dell’orecchio
esterno, la cui funzione è quella di proteggere
e mantenere lubrificato il condotto uditivo.
Quali raccomandazioni seguire con questo
“ospite” fastidioso, ma assolutamente
innocuo, l’abbiamo chiesto a Oscar Morelli,
Direttore dell’Otorinolaringoiatria.
È
sofferto e chi deve fare 2-3 lavaggi l’anno,
perché produce molto cerume. Spesso si
riscontra dopo un bagno o una doccia e quindi
in estate è più frequente. Questo perché
il cerume è igroscopico, ovvero assorbe
l’acqua, quindi a contatto con il liquido si
allarga andando a tappare il condotto. Non
sempre però il tappo di cerume può dare delle
problematiche di udito, a volte può esserci ma
non essere sintomatico.
A cosa è dovuta la formazione di un tappo?
Ci può essere una sovrapproduzione di
cerume, oppure ci possono essere delle
condizioni anatomiche di tortuosità o
ristrettezza che fanno sì che la formazione di
cerume vada ad ostruire il condotto.
Come si “stappa”?
Con un lavaggio. È buona norma prima di
sottoporsi a questa operazione, soprattutto per
i tappi più vecchi e quindi secchi, utilizzare
delle gocce ceruminolitiche che servono ad
ammorbidire il tappo in modo da facilitarne
l’asportazione. Il lavaggio viene fatto
dall’otorino con una siringa ad anelli con un
beccuccio stretto per esercitare una discreta
pressione in modo da creare un onda di
lavaggio che asporti completamente il tappo.
Il liquido utilizzato è dell’acqua normale.
Chi colpisce di più, c’è una stagionalità?
Dipende dall’individuo, c’è chi non ne ha mai
Leggendo qua e là ciascuno sembra
avere un suo rimedio: dall’olio di oliva ai
coni di cera che si vendono in farmacia,
funzionano?
L’olio di oliva sicuramente no. I coni di
cera, benché abbiano un principio fisico
“alle spalle”, infatti questa sorta di candele
bruciando provocano un vuoto che risucchia
il tappo, li sconsiglio perché frequentemente
possono provocare dei danni. Ovvero la
cera può colare all’interno del condotto
uditivo e può provocare, ancora calda, delle
ustioni, inoltre, a raffreddamento avvenuto,
può formare a sua volta un tappo, che
aggiungendosi a quello di cerume, complica
la rimozione.
Cosa consiglia per l’igiene del condotto
uditivo: cotton-fioc o spray per la
“manutenzione”?
La “manutenzione” del condotto uditivo non
dovrebbe essere fatta. Perché è già presente
un sistema di pulizia naturale che si basa sul
ricambio cellulare, per cui bisogna tenere
per buona la legge non scritta che dice che
“laddove non passa il dito” è meglio non
infilare nient’altro. Quindi bocciati i cottonfioc, se non per la pulizia del padiglione
esterno. Laddove ci sia una grossa produzione
di cerume, è consigliato l’uso delle gocce
ceruminolitiche, per cercare di fluidificarlo
e farlo uscire più facilmente. Una buona
soluzione sono gli spray per il lavaggio con
una soluzione fisiologica, che si trovano in
commercio.
Ci possono essere possibili complicazioni
se si aspetta troppo?
No, il tappo di cerume è una situazione che
non dà dolore. Sicuramente non è un’urgenza
da pronto soccorso e dovrebbe essere trattata
anche dal medico di base. Bisogna ricordare
che il tappo di cerume di per sé non è una
patologia per cui non può generarne delle
altre.
Bambini in ospedale
Arriva il “bollino di qualità” per le pediatrie
Da ABIO e SIP il Manuale per la certificazione della Carta dei Diritti dei Bambini e degli Adolescenti in Ospedale
Arriva il bollino di qualità per le Pediatrie “a misura
di bambino”: una certificazione che consentirà di
misurare “l’umanizzazione” dei reparti e di verificare in
quali strutture del Paese trovano concreta applicazione i
principi sanciti dalla Carta dei Diritti dei Bambini e degli
Adolescenti in Ospedale.
È quanto prevede l’accordo siglato tra Fondazione
ABIO Italia Onlus - per il Bambino in Ospedale e
Società Italiana di Pediatria (SIP) che ha portato alla
realizzazione di uno strumento per valutare ed accrescere
la qualità delle pediatrie italiane, a tutela dei diritti dei
bambini, degli adolescenti, dei genitori che affrontano
l’esperienza dell’ospedale.
Fondazione ABIO Italia e la SIP, insieme a PROGEA/
Joint Commission International, hanno esaminato
i 10 punti della Carta dei Diritti dei Bambini e degli
Adolescenti in Ospedale e li hanno raggruppati in quattro
aree: accoglienza e supporto; diritti dei bambini, degli
adolescenti, dei familiari e informazioni; continuità delle
cure e integrazione; specificità delle cure. Per ciascuna
area il gruppo scientifico ha individuato degli standard
di riferimento concreti e misurabili, che permettono di
definire i livelli di qualità ed i comportamenti che i reparti
di Pediatria devono rispettare nei servizi di diagnosi e
cura.
Gli standard di qualità e la valutazione dei livelli di rispetto
dei principi della Carta dei Diritti, sono stati riportati nel
Manuale. Esso sarà utilizzato come strumento trasparente
per proporre agli ospedali un percorso di valutazione e
di certificazione dei loro reparti di Pediatria, realizzato
attraverso la visita di esperti specializzati che misureranno
concretamente l’attinenza del reparto agli standard fissati
dal Manuale. L’esito positivo del percorso permetterà di
ottenere la certificazione ABIO/SIP, dedicata ai reparti
di pediatria che rispettano l’applicazione della Carta dei
Diritti dei Bambini e degli Adolescenti in Ospedale.
Intervista
Dal 1978 Fondazione ABIO è al fianco dei bambini in ospedale. “Qual
è l’utilità di un Manuale per la certificazione” e “che tipo di accoglienza
trovano i piccoli pazienti e i loro genitori negli ospedali italiani”, l’abbiamo
chiesto a Regina Sironi, Segretario Generale Fondazione ABIO Italia
Onlus.
Qual è l’importanza di un Manuale per la certificazione delle pediatrie
italiane?
La realizzazione del Manuale è un ulteriore passo avanti verso il nostro
obiettivo di sempre, l’umanizzazione dell’ospedale. Nel 2008, in
collaborazione con SIP, abbiamo redatto e diffuso la Carta dei Diritti dei
Bambini e degli Adolescenti in Ospedale. Il documento si basa sull’attuale
situazione italiana e sulla trentennale presenza di ABIO nelle pediatrie:
evidenzia l’importanza di passare dal concetto di curare a quello di
“prendersi cura”, cioè accogliere il bambino e l’adolescente ammalato,
tenendo sempre conto dei suoi bisogni emotivi, affettivi e culturali.
Ad oggi qual è la situazione delle pediatrie italiane, sono veramente a
misura di bambino?
Purtroppo molto lavoro deve essere ancora fatto: ci sono strutture vecchie
che impediscono, di fatto, un’accoglienza in ospedale rispettosa delle
esigenze del bambino e della sua famiglia, ma si rileva anche la necessità
che il personale abbia il modo e il tempo di approfondire la propria
formazione. Il Manuale consentirà una puntuale valutazione delle realtà
ospedaliere rispetto ai principi espressi nella Carta e quindi di elaborare un
piano di lavoro per la fase di miglioramento, ove necessaria.
News
A giudizio di ABIO quali sono le priorità su cui deve “investire” un
ospedale per favorire il passaggio da “curare i bambini e i giovani
adolescenti” al “prendersi cura di loro”?
É fondamentale che il reparto sia un ambiente accogliente, con personale
medico e infermieristico capace di curare ma anche di spiegare, di
sorridere, di accogliere, con spazi dedicati alla socializzazione, al gioco, alle
attività didattiche. La presenza dei volontari e degli insegnanti ha grande
importanza: ricreare attorno al bambino e all’adolescente il suo mondo di
persona sana, consentendo di ridurre il trauma legato all’ospedalizzazione.
Un derby di solidarietà
“Niguarda-ABIO” è un binomio che dura ormai da parecchi anni,
cosa ha portato questa collaborazione?
L’Ospedale di Niguarda è stato uno dei primi ospedali in cui si sono attivati
i volontari ABIO: dal 1980 si è sempre operato in piena collaborazione. In
questi anni sono stati tanti i progetti portati a termine, ne voglio ricordare
uno su tutti: nel 2004 Fondazione ABIO ha sottoscritto un accordo con la
Direzione Generale per donare, grazie al primo Progetto Mediafriends - La
Fabbrica del Sorriso – tutti gli arredi e le decorazioni per il nuovo reparto
che avrebbe riunito in un unico luogo tutte le specialità pediatriche.
Solo nel 2007, finiti i lavori per l’adeguamento delle strutture, il Progetto
è stato finalmente realizzato e possiamo dire con legittimo orgoglio che
l’attuale reparto pediatrico rappresenta il modello che ABIO propone e che
ha realizzato in molti reparti sul territorio italiano: ambienti e arredi a misura
di bambino, gradevoli e colorati e con tutte le certificazioni di sicurezza;
camere a due letti con bagno, letto per i genitori, sale gioco e spazi di
socializzazione.
Due campioni che danno tutto in campo
e che anche fuori non si risparmiano:
Javier Zanetti e Rino Gattuso hanno fatto
visita a Luca Barisonzi, l’alpino ferito
il 18 gennaio scorso in Afghanistan e
ricoverato in Unità Spinale.
In questi casi i colori delle maglie non
dividono, la squadra è unica e fa il tifo
per Luca.
sette
Un occhio nuovo con la lente che corregge anche i difetti visivi
SEGUE DALLA PRIMA
Così a Niguarda chi si sottopone all’intervento di cataratta
non solo può risolvere il problema dovuto al cristallino ormai
“consumato” e opaco, ma può riacquisire le diottrie che
mancavano a causa di un difetto visivo.
“L’intervento di cataratta- spiega Valerio Marino
dell’Oculistica, diretta da Giuseppe Carlevaro- consiste
nell’asportazione del cristallino attraverso gli ultrasuoni e una
sua sostituzione con una lente intraoculare. Recentemente sono
state introdotte sul mercato lenti che permettono la correzione
dell’astigmatismo, nonché lenti accomodative per la correzione
della presbiopia. Inoltre grazie all’utilizzo di piccole lenti
multifocali è possibile correggere contemporaneamente difetti
refrattivi sia da lontano che da vicino, permettendo una visione
chiara e distinta in tutta la gamma delle lunghezze focali”. A
questo si deve aggiungere che l’intervento di cataratta viene
effettuato in maniera sempre più miniinvasiva attraverso vie
di accesso sempre più piccole: si è passati, infatti, da incisioni
di 5,2 mm degli anni scorsi ai 1,8 mm attuali.
Non solo astigmatismo e presbiopia, ma anche miopia e
ipermetropia molto elevate, spesso non trattabili con la
laserchirurgia, possono essere corrette grazie all’impianto
di lenti speciali (le cosiddette lenti fachiche); in questo caso
però l’applicazione è davanti al cristallino che non viene né
asportato né sostituito. “L’intervento di cataratta - conclude
Carlevaro - si sta configurando sempre più come un intervento
di riabilitazione visiva volto all’eliminazione dei difetti di
refrazione; sono circa un centinaio i casi trattati con questo
tipo di chirurgia dalla nostra équipe”.
Asportazione parziale di fegato
L’équipe dell’Oculistica durante un intervento di cataratta
Il cristallino
Il cristallino è la “lente naturale”
dell’occhio, una struttura che, insieme
alla cornea, consente di mettere a fuoco
i raggi luminosi sulla retina. Ha il
compito specifico di variare la distanza
focale del sistema ottico, cambiando la propria forma, per
adattarlo alla distanza dell’oggetto da mettere a fuoco.
I difetti di refrazione
Miopia: è un vizio refrattivo che non consente di vedere
chiaramente da lontano mentre gli oggetti vicini possono
essere visti con nitidezza.
Astigmatismo: l’occhio astigmatico presenta una
deformazione della cornea per questo le immagini
vengono percepite con margini indistinti.
Ipermetropia: è un difetto refrattivo molto diffuso che
comporta l’impossibilità di mettere a fuoco gli oggetti
sia nella visione da vicino sia in quella da lontano
Presbiopia: è la progressiva riduzione della capacità
accomodativa del cristallino causata dall’indurimento
della sua struttura.
SEGUE DALLA PRIMA
É il primo intervento di questo tipo realizzato in Lombardia.
I professionisti del Niguarda hanno utilizzato ancora una
volta la chirurgia robotica adottata già in diversi casi con
buoni risultati clinici nel prelievo di rene da donatore vivente.
“Abbiamo pensato di introdurre questa tecnica- spiega
Luciano De Carlis, Direttore della Chirurgia Generale e
dei Trapianti- anche nella chirurgia epatica, soprattutto nei
pazienti in cui tale intervento è un “ponte” ad un eventuale
trapianto, in quanto miniinvasivo e come tale ottimamente
sopportato da un paziente in gravi condizioni di salute.
Inoltre questa tecnica ha il vantaggio di provocare scarse
aderenze post-operatorie in previsione del trapianto”.
La tecnica ha un indubbio vantaggio anche per i giovani
pazienti affetti da patologie benigne come adenomi, iperplasia
focale e angiomi.
Intervista all’oncologo
Carcinoma renale: uno “sconosciuto” in aumento
Diagnosi sempre più precoci e farmaci di ultima generazione
N
on se ne sente parlare molto eppure i tumori
del rene sono fra i più imprevedibili: non danno
segnali per anni, ma talvolta irrompono con una
crescita rapida, manifestandosi in maniera aggressiva con
sintomi anche gravi.
I dati dicono che l’incidenza del carcinoma renale in
Europa e in Italia è aumentata negli ultimi anni di oltre
il 30%. Fortunatamente segnali favorevoli arrivano dalle
nuove terapie e la sopravvivenza media a 5 anni dalla
diagnosi è passata dal 50,9%, del ventennio 1957-1977, al
65,7%, registrato tra il 1996 e il 2003. Abbiamo incontrato
Salvatore Siena, Direttore dell’Oncologia Falck di
Niguarda Ca’ Granda, per le ultime novità in materia di
carcinoma renale.
Il giornale di Niguarda
Si tratta di un tumore di cui non si sente parlare
così spesso eppure l’incidenza è in aumento. A cosa è
attribuibile questo dato?
L’aumento di diagnosi di carcinoma del rene è dovuto
soprattutto alla diffusione nella medicina generale di
metodiche diagnostiche estremamente sensibili come
l’ecografia. L’ecografia, infatti, consente di diagnosticare
spesso la presenza di un carcinoma renale anche quando la
persona è completamente senza sintomi.
Sono migliorate le possibilità di diagnosi, lo stesso vale
anche per le terapie?
Dagli anni ’70, l’evoluzione degli approcci terapeutici per
il trattamento del carcinoma renale è stata enorme e insieme
al miglioramento delle tecniche chirurgiche si è verificato
soprattutto lo sviluppo di farmaci efficaci contro questo
tipo di tumore, sviluppo che nell’ultimo quinquennio è
stato a dir poco vertiginoso. Negli ultimi anni grazie alla
ricerca farmacologica sono stati messi a punto trattamenti
innovativi che hanno portato a significativi miglioramenti
clinici, a un miglioramento della qualità della vita dei
pazienti e un prolungamento della loro sopravvivenza.
di crescita cellulare contrastando la progressione clinica
del carcinoma renale.
Ci può fare qualche esempio?
Tra le terapie sviluppate recentemente, ottimi risultati
hanno raggiunto quelle che utilizzano farmaci di
nuova generazione, come il sunitinib, il sorafenib e il
bevacizumab, che, impedendo l’afflusso di sangue al
tumore, permettono di rallentarne la proliferazione.
Ancora più recenti e già disponibili a Niguarda Ca’
Granda sono i farmaci della classe degli inibitori mTOR
ovvero everolimus, che si somministra per bocca, e
temsirolimus che si somministra endovena.
Entrambi questi farmaci interferiscono con i meccanismi
Che segnali arrivano dal “fronte” della ricerca?
La ricerca clinica e di laboratorio è intensissima anche
per una malattia come il carcinoma renale che non è fra
i primi 4 “big killers” e i passi avanti negli ultimi anni
sono stati considerevoli.
La ricerca clinica è finanziata perlopiù da aziende
farmaceutiche e da colossi del settore, a mio avviso
il fatto che si investa anche per la terapia di malattie
non frequenti come il carcinoma renale è un segno di
genuinità degli intenti farmaceutici verso il progresso
della medicina.
Periodico d’informazione dell’Azienda
Ospedaliera - Ospedale Niguarda Ca’
Granda
Direttore Responsabile: Pasquale Cannatelli
Coordinatore Editoriale: Monica Cremonesi
In redazione: Giovanni Mauri, Andrea
Vicentini, Maria Grazia Parrillo
e Valentina Torchia
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Direzione e redazione:
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Foto: Archivio Niguarda copyright
Progetto grafico: REASON WHY
www.reason-why.it
Stampa: NUOVA SEBE S.p.A.
Stabilimento di Via Brescia n. 22
20063 Cernusco sul Naviglio (MI)
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Reg. Tribunale Milano:
n. 326 del 17 maggio 2006
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Pubblicato online sul sito:
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ospedaleniguarda.it
otto
Il nuovo niguarda
C.R.A.L.
Quasi ultimate le demolizioni per poter erigere il Blocco Nord
Tante le precauzioni per limitare al minimo polvere, rumore e vibrazioni
Il cannone nebulizzatore d’acqua per evitare
la diffusione delle polveri
Q
uasi ultimata la demolizione del padiglione Psichiatria e del
padiglione Oncologia. Le due demolizioni hanno permesso di
liberare completamente l’area su cui sorgerà il Blocco Nord del
nuovo Ospedale; le demolizioni sono ammesse dalla Sovrintendenza
ai Beni Architettonici in quanto i due edifici non fanno parte del nucleo
storico. La demolizione di questi edifici è stata attuata con gli stessi criteri
che sono stati utilizzati nella prima fase dei lavori, quando venne demolita
la Radiologia Nord, adiacente a vari reparti critici e nella cui demolizione
vennero utilizzati criteri di protezione da tre fattori critici: polvere, rumore
e vibrazioni.
Nell’area interessata dalle demolizioni esiste sostanzialmente un solo reparto
coinvolto che è l’Unità Spinale Unipolare. Il secondo padiglione coinvolto è
Contro fattori critici come polvere e rumori in cantiere si alzano
grandi barriere a protezione
dei padiglioni adiacenti alla zona lavori
il padiglione 15 (che contiene servizi quali il 118, l’ICT, l’Ufficio Tecnico e
la Fisica Sanitaria) che non ospita pazienti. Sulla falsariga di quanto attuato
in precedenza per le demolizioni di Fase 1 nei confronti dei tre fattori critici
(polvere, rumore e vibrazioni) è stata allestita una barriera di protezione
antipolvere su tutta la superficie est del padiglione 15. Un’altra barriera di
protezione anti-polvere e anti -rumore è stata collocata sulla testata est del
padiglione Oncologia a protezione dell’Unità Spinale Unipolare.
All’interno del cantiere è all’opera un cannone nebulizzatore di acqua al
fine di evitare, a prescindere dalle fasi proprie di demolizione, che a causa
del vento venga sollevata polvere anche dalle superfici di terreno libero
nell’area di cantiere.
Per quanto riguarda le vibrazioni (che potranno essere più significative
nella fase di scavo delle paratie per le fondazioni del
Blocco Nord) la Direzione Lavori concorderà con la
Direzione Aziendale e con i reparti interessati gli orari
di scavo.
Castelli della Loira,
Ventimiglia e l’opera
all’Arena di Verona
Viaggi, una “battaglia” e la musica
lirica, questi gli appuntamenti in
agenda per il mese di giugno aperti a
tutti i soci e non solo.
Dal 2 al 5 giugno la meta sarà la Loira
e i suoi affascinanti castelli. Una
battaglia senza armi e all’ultimo petalo:
è in programma per il 19 giugno la gita
a Ventimiglia per la 47sima Battaglia
di Fiori. Il 25 giugno in un tempio
della lirica all’aperto come l’Arena
di Verona sarà possibile assistere al
Barbiere di Siviglia, una delle opere
più famose di Rossini.
C.R.A.L.
Area Centro-Padiglione 10
tel. 02.6444.3236
(lun-ven dalle 10.00 alle 16.00)
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Facce da Niguarda
Nuove nomine
Abdallah Slim (nella foto a sinistra) è il nuovo
Responsabile dei Trapianti Addominali.
Alberto Montoli (nella foto a destra) è il nuovo
Responsabile del servizio di Dialisi. A loro vanno i
nostri migliori auguri di buon lavoro.
Dal 1° aprile 2011 il Direttore facente funzioni per
il Servizio di Immunoematologia e Medicina
Trasfusionale è Luigi Mancini.
Dal 1° aprile 2011 Oscar Massimiliano Epis è il Direttore facente funzioni per la Reumatologia.
Trasferimenti
Si sono trasferiti presso l’Area Sud, Padiglione 7, ala D, 4° piano:
- Ospedalizzazione Ematologica Domiciliare
- Comitato Etico Scientifico
- Dietiste in servizio sul territorio
Conciliazione famiglia-lavoro
Campus estivo per i figli dei dipendenti
L
e scuole chiudono, ma il lavoro
va avanti e col piccolo come si fa?
Quest’anno la soluzione potrebbe
essere il campus estivo: dal 13 giugno al
9 settembre giochi, laboratori, compiti con
educatori e tanto sport saranno il programma
quotidiano per i figli dei dipendenti dai 4 ai
13 anni.
L’iniziativa nasce dal questionario
compilato per avere un Niguarda con più
“servizi su misura”. I genitori hanno chiesto
un aiuto concreto per conciliare famiglia e
lavoro e l’Ospedale ha deciso di offrire loro
questa opportunità.
PER PRENOTARE
Pre-iscrizioni aperte dal 11 aprile al 13
maggio 2011
Numero verde 800.750.229
(dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 18.30.
Posti limitati)
Emilio Domenico Fava è il Direttore facente funzioni della Psichiatria 4-Unità di Psichiatria
e Psicoterapia.
Un grazie e un caro saluto
Dal 1° marzo Alessandro Marocchi (nella foto a destra, Direttore del
Dipartimento Medicina di Laboratorio e Direttore delle Analisi ChimicoCliniche e Patologia Clinica) è andato in pensione; a lui va un caloroso
ringraziamento per la professionalità e il lavoro svolto in tutti questi anni
nel nostro Ospedale, che l’ha nominato Primario Emerito, per il costante
impegno, l’alto senso di responsabilità e lo spirito di attaccamento verso
questa Azienda Ospedaliera. L’incarico di Direttore ad interim delle Analisi
Chimico-Cliniche è stato attributo a Giovanni Pietro Gesu. L’incarico di
Direttore di Dipartimento di Medicina di Laboratorio è stato affidato a Marcello Gambacorta.
Chi visita Niguarda
Delegazione dal Pugliese-Ciaccio
MODULO D’ISCRIZIONE
REGOLAMENTO E PROGRAMMA
- Numero verde 800.750.229
- Intranet alla voce: Conciliazione
Famiglia-Lavoro
- Segreteria Risorse Umane,
1° piano, Pad.6, Area Sud
Nei giorni scorsi
l’Avvocato Elga
Rizzo, commissario
straordinario
dell’A.O. PuglieseCiaccio di
Catanzaro, ha visitato
il nostro Ospedale,
soffermandosi
soprattutto sugli
aspetti organizzativi
del nostro Pronto
Soccorso. Tra i due
ospedali verrà avviato
presto un protocollo
di collaborazione. nove
Riconoscimenti
Niguarda premiato per la miglior campagna di comunicazione integrata
A
Il Presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà,
consegna il premio al Direttore Generale, Pasquale Cannatelli
Kit per i partecipanti al
corso “Prossima fermata Il Sito web che segue i
trasferimenti
Nuovo Niguarda”
rriva
dalla
Provincia
il
riconoscimento
al
nostro
Ospedale per la campagna
2010 “La Geografia del Nuovo
Niguarda”: questo il titolo del progetto
di comunicazione integrata che si è
aggiudicato il posto più alto del podio
al Premio “Comunicami”, nato per
incentivare le amministrazioni pubbliche
ad attuare una comunicazione pubblica
efficace ed efficiente.
La campagna, promossa in occasione
delle
numerose
trasformazioni
geografiche del 2010 (il nuovo Blocco
Sud, le nuove denominazioni ecc.), e
rivolta ai diversi target interessati
ai
cambiamenti
(utenti,operatori
interni), aveva l’obiettivo di facilitare
l’accoglienza delle 13.000 persone che
ogni giorno si muovono all’interno della
“cittadella della salute”, in un contesto
geografico mutato.
Per realizzare ciò sono stati utilizzati
strumenti diversi: segnaletica, corso di
formazione per interni “Prossima fermata
Nuovo Niguarda”, il sito dedicato,
pannelli allestivi ecc.
Questa la motivazione dell’assegnazione
del primo premio al Niguarda: “Per lo
sforzo di integrazione e di riflessione sulla
soddisfazione di un’esigenza primaria in
un contesto fisico ampio e articolato, per
la cura dei materiali e l’azione portata
anche su pubblici interni”.
La nuova Mappa
Pannelli allestitivi
Pneumologia
Per tutti i dipendenti
Aspergillosi: un convegno per parlarne
U
n fungo che attacca i nostri polmoni
portando a sintomi respiratori molto
gravi. Di aspergillosi se n’è parlato
in un convegno (IV Workshop Focus on
Aspergillosis) organizzato dal Niguarda e
dall’Istituto Auxologico Italiano. Abbiamo
incontrato il responsabile scientifico del
meeting Gianfranco Schiraldi per sapere le
ultime novità emerse.
L’aspergillosi, chi colpisce?
Prevalentemente pazienti affetti già da
patologie polmonari croniche quali BPCO
(un’ostruzione bronchiale cronica), asma
e infiammazioni croniche polmonari o da
malattie debolmente immunosoppressive quali
artrite reumatoide, epatopatie, diabete. Inoltre
è favorita in pazienti che si sottopongono ad
una terapia immunosoppressiva.
Quali sono i sintomi?
I sintomi sono aspecifici e richiedono
l’attenzione ed il sospetto da parte dei medici:
tosse, febbricola, sangue nel catarro, mancanza
di fiato (dispnea), astenia ed anoressia con
diminuzione di peso. L’aspergillosi polmonare
non riconosciuta, e quindi non curata, porta
sia ad un peggioramento apparentemente
inspiegabile dell’asma sia in tutti i casi a
distruzione progressiva del tessuto polmonare
con necessità di ossigenoterapia e, se possibile,
di trapianto di polmone.
I dati dicono che si tratta di una patologia in
aumento, perché?
I dati internazionali evidenziano un’incidenza
di circa il 4-10% fra i pazienti con patologie
croniche polmonari. L’aumento rispecchia il
maggior numero di pazienti affetti da patologie
polmonari croniche e il crescente uso di blandi
immunosoppressori. Ma attualmente colpisce
più frequentemente anche persone di giovane
età ed in apparente benessere generale.
A che tipo di terapia bisogna sottoporsi, ci
sono novità?
La terapia può essere molto lunga e spesso
richiede l’uso di farmaci molto costosi che
deve fornire direttamente l’ospedale quali il
La nuova intranet
Gianfranco Schiraldi durante il convegno
Voriconazolo e recentemente il Posaconazolo:
la loro efficacia è notevolmente superiore ai
precedenti e sono molto meno affetti da effetti
collaterali.
I segnali sono incoraggianti, soprattutto a
Niguarda, dove sta per essere presentato al
Comitato Etico di Niguarda un nuovo Studio
su un Farmaco innovativo che potrebbe
essere una nuova arma a disposizione in
queste malattie. Inoltre è in corso uno studio
sull’utilizzo della PET per facilitarne la
diagnosi.
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tanti contenuti in più: è on-line la nuova
intranet per tutti i dipendenti del Niguarda.
Nella
navigazione
completamente
personalizzabile si possono trovare tutte le
news dall’Ospedale, con interviste anche in
video, il meteo e la sezione Wiki-Niguarda
per rispondere alle domande su come e
dove accedere ai servizi. Tra le tante novità
anche un forum e un mercatino per vendere
tutto ciò che non serve più ma che potrebbe
essere utile per qualcun altro. Ci si vede su
intranet!
Forniamo anche:
letti ortopedici elettrici e manuali,
materassi e cuscini antidecubito,
comode, carrozzine, stampelle
e girelli.
dieci
La Città dell’Arte
Un’altra tappa in questa grande Città dell’arte che è Niguarda. Ritorniamo nella chiesa dell’Annunciata.
In questo numero i nostri occhi saranno su “La cacciata dal Paradiso Terrestre” di Aldo Carpi.
La presentazione, come sempre, è affidata al Primario Emerito Enrico Magliano.
ALDO CARPI: “LA CACCIATA DAL PARADISO TERRESTRE”
I
l 14 aprile 1938, la Commissione artistica
dell’erigendo Ospedale Niguarda aveva
deciso di affidare la realizzazione
delle tre vetrate dell’abside della chiesa
dell’Annunciata rispettivamente a Mario Sironi
(Annunciazione), ad Aldo Carpi (La cacciata
dal Paradiso Terrestre) e ad Alberto Salietti
(La natività). Anselmo Bucci era stato tenuto
di “riserva” nel caso in cui qualche artista non
avesse accettato!
“La cacciata dal Paradiso Terrestre” di
Aldo Carpi si trova a sinistra della celebre
“Annunciazione” di Sironi.
Aldo Carpi, si era già dedicato alle vetrate
del Duomo e pochi anni prima aveva vinto
la cattedra di pittura all’Accademia delle
Belle Arti di Milano, ma pur con questi
riconoscimenti ufficiali sentiva certamente
“la concorrenza” con la confinante vetrata di
Mario Sironi, il cui genio non ancora noto al
grande pubblico, certamente non sfuggiva al
“Professore di Brera”.
Sulla sinistra l’Angelo brandisce la spada
con gesto minaccioso per cacciare i nostri
progenitori dal Paradiso, Dio compare
immobile nel centro della composizione e
Adamo ed Eva, con movimento diagonale
avanzano luminosi verso di noi quasi volessero
uscire dalla vetrata.
Al di là di questo schema classico (pensiamo
alla Cacciata dal Paradiso Terrestre di
Michelangelo – Cappella Sistina) l’autore, in
modo originale ha invaso la scena con una
vegetazione rigogliosa del Paradiso Terrestre
collocando tra le piante, in modo quasi
fiabesco, animali simbolici come agnelli, cervi,
colombe, serpenti.
Per quanto riguarda la genesi dell’opera, lo
stesso Carpi racconta (“La Lettura” – Milano
PLASTICAMENTE: alcune opere
esposta al MiArt ArtNow di Milano
1939; pag. 1062) alcuni particolari tra cui la
scelta della modella per rappresentare Eva: “…
cercai la modella per l’Eva; la trovai perfetta:
feci l’impianto di questa figura per prima. La
modella, dopo il primo giorno, si ammalò…
poi ne fissai una nuova, che era anche bella
ma era alta la metà della prima. Questa mi
servì ugualmente bene, perché posava con
entusiasmo, ed io potei sviluppare la mia Eva
alta circa tre metri…”.
Per Adamo e l’Angelo vennero usati modelli
“normalmente reperibili in Accademia”.
La vetrata di Aldo Carpi non è velata di
ombre drammatiche come quella di Sironi
ma approfitta della ricchezza coloristica per
ottenere smaglianti effetti in dinamica armonia.
Enrico Magliano
Biografia dell’artista
Nel 1886 Aldo Carpi nasce a Milano, dove trascorre gran parte della sua vita.
Dopo un periodo di apprendistato nello studio del pittore Bersani, entra nel 1906 all’Accademia di Brera,
dove è allievo di Tallone e compagno di corso di Funi, Gola e Carrà.
Nel 1910 esordisce alle Mostre di Brera e della Permanente e nel 1912 è alla Biennale di Venezia,
manifestazione alla quale parteciperà quasi ininterrottamente.
Nel 1920 partecipa marginalmente al gruppo di Novecento e nel 1925 vince il prestigioso premio “Principe
Umberto”.
Nel 1930 vince il concorso per la cattedra di pittura all’Accademia di Brera.
Tra i suoi allievi, famosi artisti come: Ennio Morlotti, Bruno Cassinari, Aligi Sassu, Bepi Romagnoni, Giuseppe
Banchieri, Tino Vaglieri, Trento Longaretti e Gianni Dova.
Nel 1934 inizia a dedicarsi alle vetrate del Duomo di Milano e nel ’39 alle vetrate dell’Ospedale Niguarda.
Nel 1944, su delazione di un collega, è arrestato e deportato a Mauthausen, dove documenta la vita e la
morte nel campo di concentramento con numerosi drammatici schizzi.
Rientrato in Italia nel 1945, viene acclamato direttore dell’Accademia di Brera e il Comune di Milano gli
conferisce la medaglia d’oro per Meriti Culturali.
Muore a Milano nel 1973.
Niguarda fa il pieno d’arte
Il MAPP, il Museo d’Arte Paolo Pini del Niguarda, e le sue Botteghe
d’Arte (i laboratori di arte-terapia per pazienti con disagio psichico)
hanno presentano per il mese di aprile due importanti esposizioni.
La prima è stata PLASTICAMENTE, al MiArt ArtNow di
Milano, con lavori realizzati “a quattro mani” dagli autori
delle Botteghe d’Arte insieme a Enrica Borghi in occasione
di un laboratorio pratico condotto dalla stessa artista.
Sulla base della libera interpretazione di ogni autore, le opere in
mostra hanno avuto per oggetto una riflessione personale sul tema
proposto: nuovi spunti per il riutilizzo creativo del materiale di scarto.
Il secondo appuntamento è stato il M’APPASSIONI, al Festival
Internazionale della Cultura di Bergamo. Anche al Festival
Internazionale, che da anni ospita artisti di chiara fama ed istituzioni
internazionali, sono state presentate circa 50 opere frutto del lavoro
delle Botteghe d’Arte.
Appuntamenti - 16 maggio
Ciak si vive
iak si vive andrà in scena lunedì 16 maggio alle ore
21.00 al Teatro Ciak (ex Fabbrica del Vapore) di
Milano. La serata organizzata da AUS, Associazione
Unità Spinale Niguarda, e da ASBIN, Associazione Spina
Bifida e Idrocefalo Niguarda, ha l’obiettivo di presentare
Spazio Vita, un ambizioso e importante progetto a cui andrà
interamente devoluto il ricavato dello spettacolo.
Tra gli artisti che si esibiranno Ale e Franz, Annalisa Minetti,
Simona Atzori e i ballerini del Teatro alla Scala, Fabrizio
Fontana, i Camaleonti e molti altri ancora.
Progetto Spazio Vita
Il progetto Spazio Vita nasce dall’esigenza di creare
un centro polifunzionale collegato all’Unità Spinale di
Niguarda, destinato a bambini, ragazzi e adulti con spina
bifida e para o tetraplegia.
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undici
Malattie del viaggiatore
Schistosomiasi: un parassita ospitato ma “poco ospitale”
Attenzione ai bagni nelle acque dolci tropicali, potreste tornare con un “amico” poco gradito
B
asta poco perché una vacanza da sogno si trasformi
in una vacanza da incubo, soprattutto se siete amanti
dell’avventura e dei paesi tropicali. La Schistosomiasi
(o Bilharziosi) è una malattia dovuta all’infestazione del nostro
organismo da parte di vermi platelminti appartenenti al genere
Schistosoma. È una delle più diffuse malattie da vermi parassiti,
presente soprattutto in Africa, in America Meridionale e
in Estremo Oriente; si calcola che al mondo vi siano più di
200 milioni di persone affette (di queste il 10% è gravemente
sintomatico). L’uomo contrae la malattia bagnandosi in acque
contenenti le larve del parassita (cercarie): queste si attaccano
alla cute, vi penetrano e dai vasi capillari superficiali raggiungo
i diversi organi del nostro corpo, qui le uova si accumulano
portando alla comparsa di sintomi causati dalla cicatrizzazione
dei tessuti.
“Non sempre- spiega Massimo Puoti, Direttore Malattie
Infettive- la penetrazione attraverso la pelle del parassita può
dare un’ eruzione cutanea nei punti di contatto con l’acqua.
Dopo 6-8 settimane, in una minoranza di soggetti, può esserci
una reazione allergica che si chiama febbre di Katayama e che
si caratterizza per prurito diffuso, cefalea e malessere generale.
Nella maggior parte dei soggetti l’infestazione è asintomatica
ma dopo mesi od anche anni possono comparire i sintomi dovuti
all’accumulo delle uova a livello degli organi interni. L’intestino
può essere interessato e si possono avere disturbi che vanno dai
dolori addominali alla diarrea (anche con presenza di sangue
nelle feci), fino all’occlusione intestinale. L’accumulo nei vasi che
irrorano il fegato può dare come sintomo più evidente la perdita
di sangue dall’esofago (nel mondo la Schistosomiasi è, infatti, la
prima causa di emorragia da varici esofagee). La localizzazione
urinaria, invece, può portare a cistiti, ma anche ad altre alterazioni
come cervicite e salpingite nella donna e prostatite nell’uomo, che
nelle forme più severe possono portare fino all’infertilità”.
Per fortuna basta un giorno di terapia per debellare l’infezione.
Il farmaco si chiama praziquantel e va acquistato in Svizzera o
nella Città del Vaticano, in Italia, infatti, non è disponibile se non
per uso veterinario.
Tuttavia se non potete fare a meno di mete esotiche e di vacanze
a stretto contatto con la natura ricordatevi al vostro ritorno di
mettere in agenda un check-up in strutture specializzate: un
CI
O
M
A
I
PREPAR ATE
ALL’EST
semplice esame del sangue (a 4-8 settimane dal ritorno) con
indagini parassitologiche mirate servirà ad accertarsi che gli
unici souvenir della vacanza siano quelli nella vostra valigia.
Zone a più alta incidenza di Schistosomiasi nel mondo
Il ciclo vitale del parassita
Quando una persona infestata dal parassita urina o espelle feci
nelle acque di uno stagno, di un lago, di un torrente o di un fiume,
libera le uova del parassita anche fino a un milione al giorno.
Quando le uova vengono a contatto con l’acqua, si aprono e i
parassiti ne fuoriescono. Spostandosi con l’aiuto di minuscoli
peli che hanno sul corpo, i parassiti raggiungono un particolare
mollusco: una lumaca d’acqua dolce in cui penetrano.
All’interno della lumaca si moltiplicano per le successive
4-7 settimane. Quando lasciano la lumaca, hanno solo 48 ore
per trovare una persona o un altro mammifero in cui entrare.
Altrimenti moriranno.
Ortopedia
Quando la colonna si piega
Scoliosi e cifosi: solo colpa della postura?
“Stai su dritto con la schiena!” quante volte le mamme
rimproverano in questo modo i bambini? Eppure a volte non
è solo apprensione.
Scoliosi e cifosi sono le principali problematiche che
riguardano la colonna vertebrale.
La scoliosi
“La scoliosi- ci racconta Marco Moscati, ortopedico
pediatrico- è una curvatura laterale della colonna che
conferisce alla spina dorsale l’andamento tipico di una “S”
o di una “C”, anziché il suo normale aspetto rettilineo. In
alcuni casi è una patologia ereditaria”.
Si parla di scoliosi congenita, ma in gran parte dei pazienti la
patologia si manifesta durante l’adolescenza.
Le femmine non vanno incontro a questa patologia con
maggior frequenza rispetto ai maschi, come erroneamente
si crede. Le ragazze, però, tendono a sviluppare una
curvatura più accentuata e quindi sono loro ad avere più
bisogno d’interventi specifici rispetto ai maschi.
Si può curare?
“Le scoliosi più lievi vengono trattate con ginnastica
posturale - spiega Moscati- ed eventualmente ricorrendo
all’uso di corsetti correttivi. Il trattamento chirurgico è
indicato nei bambini in cui la curvatura della colonna
vertebrale superi i 45°, oppure negli adulti se la curva
supera i 50-55°”.
Si interviene con un autotrapianto di porzioni ossee
dell’anca o delle costole, utilizzando chiodi, ganci, viti o
tiranti che hanno lo scopo di raddrizzare la spina dorsale.
La cifosi
Un leggero grado di curvatura della schiena è normale, ma
quando è troppo accentuata si tratta di una patologia: la cifosi.
Parliamo di un disturbo caratterizzato da una curvatura con
concavità anteriore della colonna vertebrale.
Anche in questo caso, come per la scoliosi, esiste una forma
congenita e una che si sviluppa nel tempo. Entrambi risultano
evidenti durante l’adolescenza, ma la forma congenita –
denominata cifosi di Scheuermann – è molto più grave.
Si può curare?
“Lo stretching e il rinforzo della muscolatura addominale
attraverso appositi esercizi possono migliorare, ma non
risolvere - precisa Moscati - la condizione, che però in
genere non causa problemi nell’età adulta”.
L’intervento chirurgico è indicato quando la curvatura
supera i 75°: l’obiettivo è quello di ridurre la curva
raddrizzando e fondendo i segmenti spinali anormali.
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dodici
Gastroenterologia
Attenzione a…
Convivere con l’ernia iatale
Un fastidio comune, i consigli dello specialista
i tratta di un disturbo con cui convive il 15%
degli Italiani. L’ernia iatale interessa lo
stomaco, che, invece di rimanere al di sotto
del diaframma, si sposta verso l’alto, invadendo la
zona del torace.
La “breccia” di passaggio è un foro nel diaframma
detto iato esofageo. In genere le pareti di questa
struttura sono ben aderenti all’esofago. A volte,
però, può succedere che questa apertura finisca per
rilassarsi o dilatarsi, favorendo la risalita di una
piccola parte di stomaco nel torace.
“Il problema- spiega Aldo Airoldi dell’Epatologia
e Gastroenterologia- può essere congenito, altre
S
volte è causato da una perdita di elasticità dei
muscoli a livello dello iato oppure può essere la
conseguenza di un trauma addominale. Sembra
che ad aumentarne il rischio siano soprattutto i
naturali processi di invecchiamento dei tessuti e di
tutto l’apparato digerente. Giocano contro anche
l’obesità, la gravidanza e il meteorismo”.
L’ernia iatale può essere asintomatica o dare
disturbi legati al reflusso dei succhi gastrici che
entrano in contatto con l’esofago. I fattori che
scatenano i sintomi possono essere alcune posizioni
e particolari movimenti, come la posizione sdraiata
o il piegarsi in avanti.
Bruciore retrosternale, acidità, nausea,
vomito, salivazione intensa e tosse, oltre a
questi sintomi tipici, il reflusso può causare
un’infiammazione cronica della mucosa
esofagea che può evolvere nel tempo in una
lesione precancerosa.
“La terapia- conclude Airoldi- si basa su
farmaci che inibiscono la secrezione acida
dello stomaco, ma nel caso in cui dai farmaci
non si avesse alcun giovamento, in alcuni
pazienti selezionati, si può considerare un
intervento chirurgico di ricostruzione dello
sfintere esofageo”.
- Evitare (o usare con moderazione) le sostanze che aumentano
il reflusso degli acidi nell’esofago, come ad esempio: nicotina
(sigarette), caffeina, cioccolato, cibi ricchi di grassi, menta e alcool.
- Fare pasti meno sostanziosi e più frequenti e lasciar passare almeno
2 o 3 ore tra il pasto e il momento in cui si va a dormire.
- Evitare di chinarsi, di fare esercizi per gli addominali, di indossare
cinture strette o altri indumenti che possono aumentare la pressione
sull’addome e provocare il reflusso.
- Se si è in sovrappeso, perdere peso. Anche l’obesità aumenta la
pressione sull’addome.
- Nel letto alzare l’appoggio per la testa di circa 20-30 centimetri,
mettendo dei cuscini o dei supporti sotto il materasso. Questo
permetterà di tenere lontano gli acidi dallo stomaco durante il sonno.
Flash
Malattie rare: sapere per riconoscere
Malattie rare, malattie di pochi e che troppo spesso in pochi
conoscono. Tra questi anche i medici di base. Per fare un passo verso
la loro conoscenza gli specialisti di Niguarda hanno collaborato con
la Scuola di Formazione e Ricerca in Medicina di Famiglia e hanno
tenuto 4 incontri in cui si è approfondito “l’universo malattie rare”
e la rete regionale predisposta per combatterle.
PER INFORMAZIONI
www.sifmedico.it
nella sezione dedicata sono on-line le presentazioni degli incontri.
Niguarda Centro di Riferimento per le Malattie Rare
La Sindrome di Rett
Colpisce le bambine. Nascono sane e dopo 6-18 mesi ecco i segni di una malattia sconvolgente
S
u e giù, quelle mani si agitano senza sosta,
non possono fermarsi perché sono il segno di
una malattia, rara che non si conosce ancora
a fondo e che la ricerca sta cercando di combattere.
La Sindrome di Rett colpisce prevalentemente le
bambine con un’incidenza di 1/10.000 nate e tra i
suoi tratti caratteristici ha i movimenti stereotipati
delle mani: c’è chi le batte, chi le porta alla bocca
e chi mima un lavaggio continuo. Tutti sono il
segno più evidente dell’aprassia, una parola che
nella sua greca e altolocata assonanza nasconde
un significato terribile: l’incapacità di eseguire in
maniera corretta i movimenti volontari.
La sfera che la Sindrome prende di mira è, infatti,
quella neurologica e la stereotipia è solo la punta
dell’iceberg di un quadro clinico grave. Molti
genitori si sono spesso soffermati sul “cinismo”
della malattia: le bambine, infatti, nascono sane e
hanno uno sviluppo normale fino ai 6-18 mesi poi
subentra la Sindrome.
“Si tratta di una malattia multisistemica- spiega
Emilio Brunati, Direttore della Neuropsichiatria
dell’Infanzia e dell’Adolescenza- per la quale è
indispensabile un intervento multidisciplinare che,
nel nostro Dipartimento Materno Infantile, siamo
in grado di garantire grazie alla presenza di un
team specialistico per le disabilità complesse in
età evolutiva. Nella maggior parte dei casi la
malattia si manifesta a cavallo del primo anno:
INTERVISTA
Qualche domanda a Lucia Dovigo,
Presidente AIR Associazione Italiana Rett.
Quando nasce l’AIR e con quale
obiettivo?
L’AIR è nata nel 1990 dalla volontà di
le bambine hanno un arresto dello sviluppo
seguito da una regressione, perdono così le abilità
precedentemente acquisite come l’uso delle mani
finalistico (ovvero i gesti coordinati e diretti ad un
determinato fine) e il linguaggio verbale; con la
riduzione delle capacità comunicative compaiono
anche dei tratti autistici”.
La Sindrome, che procede per fasi (vedi box), è
progressiva ma ad un certo punto si stabilizza, è
stata scoperta a metà degli anni ’60 e per i 20 anni
successivi è stata completamente ignorata; oggi
è sotto la lente di ingrandimento della ricerca
che ne ha individuato i meccanismi genetici e sta
approfondendo quelli molecolari per trovare una
possibile cura. “Ad oggi tanto è stato fatto, ma molto
rimane ancora da realizzare- commenta Brunati-.
Fondamentale rimane sempre l’aspetto clinico e di
assistenza: l’intento di una struttura come la nostra
è quello di fornire un’adeguata sorveglianza medica
grazie ai controlli programmati e agli ambulatori
specifici per prevenire le tante complicazioni della
Sindrome (epilessia, scoliosi, problemi cardiologici,
solo per fare qualche esempio); inoltre attraverso
attività come la pet-therapy e l’attività in piscina
si cerca di mantenere attive le abilità delle piccole,
evitando un possibile peggioramento. Quello che
si intende essere è un aiuto per la famiglia che
in situazioni gravi come queste ha bisogno di un
importante sostegno, anche psicologico”.
alcuni genitori di bimbe affette
dalla Sindrome di Rett, con lo
scopo di favorire la conoscenza e la
ricerca per debellare questa subdola
malattia. Una parte importante della
nostra attività è quella di informare
sulla patologia, lo facciamo
attraverso pubblicazioni, riviste, il
nostro sito internet, i contatti con i medici di
base e organizzando convegni.
Da chi e come viene portata avanti la
vostra attività?
L’attività viene svolta da noi genitori, in
modo del tutto volontario e gratuito
Quando i genitori si rivolgono a voi e
I quattro stadi clinici della malattia
Fase 1 tra i 6 e i 18 mesi.
Rallentamento e stagnazione dello sviluppo psicomotorio fino a quel momento
normale. Compare disattenzione verso l’ambiente circostante e verso il gioco.
Sebbene le mani siano usate in maniera funzionale, irrompono i primi sporadici
stereotipi. Rallenta la crescita della circonferenza cranica.
Fase 2 da 18 mesi ai 3 anni.
Rapida regressione dello sviluppo, perdita delle capacità acquisite, irritabilità,
insonnia, disturbo dell’andatura. Compaiono manifestazioni di tipo autistico,
perdita del linguaggio espressivo e dell’uso funzionale delle mani accompagnata
dai movimenti stereotipati, comportamenti auto-lesivi. La regressione può
essere improvvisa o lenta e graduale.
Fase 3, stadio pseudo-stazionario. Durata: mesi, anni.
Dopo la fase di regressione, lo sviluppo si stabilizza. Diminuiscono gli aspetti di
tipo autistico e viene recuperato il contatto emotivo con l’ambiente circostante.
Scarsa coordinazione muscolare accompagnata da frequenti attacchi epilettici.
Fase 4 all’incirca dopo i 10 anni. Durata anni.
Migliora il contatto emotivo. Gli attacchi epilettici sono più controllabili. La
debolezza, l’atrofia, la spasticità e la scoliosi impediscono a molte ragazze di
camminare, anche se non mancano le eccezioni. Spesso i piedi sono freddi,
bluastri e gonfi a causa di problemi di trofismo.
quali sono le richieste più comuni?
Riceviamo richieste quotidianamente, chi
ha appena scoperto che la propria bimba è
affetta da questa malattia cerca di avere le
maggiori informazioni possibili sul decorso
della patologia, su cosa dovrà aspettarsi,
ma soprattutto ha bisogno di essere aiutato
ad affrontare il difficile momento della
diagnosi, a mio avviso il più duro e quello
in cui c’è veramente bisogno di un punto di
riferimento.
Non mancano, inoltre, le richieste di natura
legislativa per la pesante carenza delle
istituzioni nel supportare le “malattie rare”.
Tra i vostri obiettivi c’è anche quello
di promuovere la ricerca, che segnali
Fonte: Associazione Italiana Rett
arrivano da questo “versante”?
L’AIR cerca di promuovere la ricerca di
base per trovare la cura senza trascurare
la ricerca clinica e riabilitativa per dare da
subito un sollievo quotidiano alle nostre
bambine/ragazze ed alle loro famiglie. La
ricerca genetica in questi ultimi anni ha dato
molte speranze a tutti noi genitori in quanto
si è visto che la Rett non è una patologia
degenerativa e da questa malattia si può
guarire. Anche se la strada da fare è ancora
lunga siamo sicuri che arriveremmo un
giorno a non parlare più di Sindrome di Rett.
PER INFORMAZIONI
www.airett.it
tredici
Ematologia
Sangue “troppo denso” o “troppo fluido”: il Centro di Emostasi
Più di 3.300 i pazienti in cura. Rischio trombosi, un ambulatorio per le gravide e...
È
sotto i nostri occhi tutti i
giorni: un piccolo taglio
e dopo qualche minuto la
fuoriuscita di sangue si blocca. É
la coagulazione, un processo vitale
per evitare possibili emorragie, ma
che deve essere adeguatamente
controbilanciato da un’attività di
anti-aggregazione: solo in questo
modo, infatti, il sangue coagula
esclusivamente in caso di lesione, ma rimane fluido durante
il suo passaggio nelle vene e nelle arterie.
Si tratta di una bilancia che mantiene un delicato equilibrio,
ma se uno dei “bracci” pende più dell’altro, si “sconfina nel
territorio della patologia” ed ecco che ad entrare in azione
sono gli specialisti dell’emostasi. “La nostra attività- spiega
Teresa Maria Caimi, Responsabile del Centro- ha come
scopo il miglioramento della qualità di vita dei pazienti in
terapia anticoagulante orale. Al momento ne seguiamo più
di 3.300; il “ritmo giornaliero” va dalle 200 alle 250 visite”.
Quando il sangue è “troppo denso”, il principale pericolo
è rappresentato dalla trombosi. Alla base della spiccata
tendenza a coagulare ci possono essere predisposizioni
genetiche, che possono accentuarsi in
particolari situazioni di rischio come
un intervento chirurgico o periodi di
prolungata immobilità. “In questi pazienticontinua Caimi- è fondamentale studiare
e prescrivere un’adeguata profilassi
anticoagulante prima dell’operazione.
L’immobilizzazione della muscolatura crea,
infatti, una stasi che facilita la trombosi;
spesso allo stesso rischio sono sottoposti
anche i pazienti che subiscono l’applicazione di un gesso; in
tutti questi casi la predisposizione alla trombosi può portare
fino all’embolia polmonare”.
L’ambulatorio si occupa anche delle donne in “dolce
attesa”. “La gravidanza è una situazione che espone ad una
maggiore probabilità di trombosi- spiega Caimi-, in quanto
modifica completamente l’assetto coagulativo del sangue. In
particolare la sorveglianza è rivolta alle donne che hanno
avuto già un episodio di trombosi o complicanze ostetriche
precedenti, come una storia di poliabortività, e ai rari casi
di donne portatrici di valvole meccaniche cardiache”. In
queste ultime pazienti oltre alla necessità di esami periodici
per evidenziare la minaccia di trombosi, si affianca la
Appuntamenti - 21 maggio
Trent’anni di cavalli e bambini
S
abato 21 maggio tutti in sella per la
tradizionale festa coi cavalli aperta
a grandi e piccini. Quest’anno
l’appuntamento coincide con un importante
anniversario: il trentennale del Centro di
Riabilitazione Equestre Vittorio di Capua. Era
il 1981, infatti, e a Niguarda i box, i paddock e il
maneggio aprivano per la prima volta; da allora
la riabilitazione equestre è cresciuta molto: da
attività poco diffusa, quasi sperimentale, è
diventata una pratica sempre più consolidata
nel percorso di aiuto alla persona.
Per celebrare i 30 anni di attività non
mancheranno esibizioni a cavallo, volteggi e
l’immancabile “battesimo della sella” per i più
piccoli.
Malattie emorragiche e il laboratorio
Quando il sangue presenta difficoltà nella coagulazione,
si parla di malattie emorragiche. Le cause possono
essere svariate e interessare a diversi livelli il processo di
coagulazione. Tra le patologie più seguite c’è l’emofilia, sia
congenita sia acquisita, (il Centro fa parte dell’Associazione
Italiana Centri Emofilia ed è coordinatore per il registro
europeo per l’emofilia acquisita - EACH), la malattia di Von
Willebrand, le piastrinopatie e i difetti congeniti degli
altri fattori della coagulazione. Per tutte queste patologie
come anche per le malattie tromboemboliche il supporto
del laboratorio nel percorso di diagnosi è fondamentale
per individuare quel “peso in più” che “sbilancia il carico”
nel processo di coagulazione.
Iniziative - Dal 14 aprile al 10 maggio
Visite andrologiche gratuite
Anche quest’anno, la Società Italiana di Urologia
(SIU) partecipa ad un’iniziativa di grande
rilevanza sociale: la campagna “Basta Scuse”.
L’obiettivo è quello di promuovere corretti
ed equilibrati stili di vita, utili a prevenire
patologie importanti della sfera sessuale
maschile come la disfunzione erettile (DE).
Anche il Niguarda aderisce a questa importante campagna di
sensibilizzazione e informazione, offrendo visite andrologiche gratuite dal
14 aprile al 10 maggio 2011.
PER PRENOTARE
Le visite sono prenotabili al numero verde: 800. 363. 677
dal lunedì al sabato dalle 8.00 alle 20.00
La disfunzione erettile
DOVE E QUANDO
Presso il Centro Vittorio di Capua- Area Sud, padiglione Riabilitazione Equestre
sabato 21 maggio 2011 ore 15.00
Psichiatria
Lo Spazio Giovani in festa
Arte, musica e dj session
La disfunzione erettile è un problema di salute comune. Nonostante la
mancanza di dati certi si stima che un uomo su 10 ne sia affetto.
“La disfunzione erettile- spiega Aldo Bocciardi, Direttore dell’Urologiaavvia un circolo vizioso che genera ansia da prestazione nei soggetti che
ne soffrono. Questa ansia contribuisce ad aggravare progressivamente
la difficoltà erettiva, creando ulteriore frustrazione sia in chi ha
il problema, sia nel suo partner. Il primo passo per sconfiggere la
disfunzione erettile è essere informati su tutte le sue possibili cause e
sulle soluzioni disponibili”.
29 maggio - X Giornata Nazionale del Sollievo: visite gratuite
R
iunire
utenti,
professionisti
e
rappresentati delle diverse istituzioni,
protagonisti di una ricca esperienza di
collaborazione nella cura e prevenzione del
disagio giovanile: questo lo scopo della festa che
si terrà il 20 maggio 2011 presso l’ambulatorio
“Spazio Giovani”.
Da anni il servizio (Psichiatria 4, Unità di
Psichiatria e Psicoterapia) porta avanti un
progetto rivolto ad adolescenti e giovani
dai 16 ai 23 anni che presentano problemi
collegati a sofferenza psicologica (disturbi
d’ansia, attacchi di panico, depressioni ecc…),
in stretta collaborazione con il territorio, la
ASL di Milano e Regione Lombardia, e che,
grazie all’esperienza maturata in comune, si sta
consolidando in un modello integrato di rete.
Con il desiderio di lasciare il segno di
un’esperienza di vita vissuta da tutti gli operatori
e utenti del centro, l’equipe ha promosso, quindi,
una giornata di festa, un evento ludico e artistico
insieme, “colorato” dai dipinti realizzati in
ambulatorio dai ragazzi, frutto finale del lavoro
creativo del laboratorio espressivo “Fotografare
tempestività nella sostituzione dei farmaci anticoagulanti:
quelli utilizzati per la cura ordinaria, infatti, potrebbero dare
possibili malformazioni per il nascituro. “È importante
quindi- conclude Caimi- sospenderli il prima possibile in
favore di presidi, più sicuri per il piccolo”.
in Poesia” condotto da Ivan Tresoldi, famoso
poeta di strada e cofondatore dell’organizzazione
creativa Artkitchen, Milano. Insieme a loro altri
ragazzi si dedicheranno all’intrattenimento
musicale, raccontandosi attraverso la musica dal
vivo e Dj session. La partecipazione è aperta a
tutta la cittadinanza.
DOVE
Ambulatorio Spazio Giovani
Via Besta, 1, Milano
Venerdì 20 maggio 2011 ore 16.30-19.30
Domenica 29 maggio 2011 Niguarda aderisce, per il decimo anno consecutivo,
alla Giornata Nazionale del Sollievo e del Dolore con specialisti in algologia
che effettueranno visite gratuite e daranno informazioni sulle sindromi
dolorose e le tecniche di controllo.
Il dolore cronico o inutile, malattia ancora poco conosciuta e non trattata in
modo adeguato, affligge in Italia circa 10 milioni di persone.
“Ad un anno esatto dall’ entrata in vigore della legge 38- dice Paolo Notaro,
Responsabile della Terapia del Dolore-, che sancisce il diritto alla misurazione
e alla cura del dolore per tutti e per tutte le patologie, abbiamo consolidato
il ruolo di riferimento regionale per la diagnosi e la cura di tutte le sindromi
dolorose difficili”.
Il team ha, infatti, sviluppato nel corso degli anni delle tecniche di neuro
stimolazione midollare per controllare diverse forme di dolore cronico,
refrattario a tutte le terapie tradizionali, interferendo lungo le vie di conduzione
dello stimolo doloroso con il cosiddetto pacemaker del dolore.
PRENOTAZIONI
Da lunedì 2 maggio è possibile prenotare una visita gratuita per la giornata di
domenica 29 maggio, attraverso:
Numero verde di Prenotazione Regionale
800.638.638 (lun-sab: 8.00-20.00)
Sportello Prenotazione di Niguarda
Area Sud, Blocco Sud
lun-ven: 8.00-19.30
sab: 8.00-13.00
Tra i nosTri servizi anche la carTellonisTica pubbliciTaria
poster 6x3 e/o grandi formati
cartelli su pali luce 100x140
stendardi
striscioni
Per qualsiasi informazione relativa all’utilizzo di quanto sopra e per la pubblicità
su Il Giornale di Niguarda rivolgersi a:
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quindici
Parola allo specialista
Che cos’è… la scintigrafia?
Lo spiega Claudio Rossetti, Direttore della Medicina Nucleare
“Una diagnosi radioattiva”
La scintigrafia è una tecnica diagnostica, basata sul
rilevamento delle radiazioni emesse dall’organismo dopo
la somministrazione di farmaci radioattivi. Tali segnali,
elaborati e registrati da un calcolatore, permettono
di indagare efficacemente sede, forma, dimensioni e
funzionalità di alcuni organi, tra cui tiroide, cuore, ossa,
cervello, fegato, reni e polmoni. Pertanto, l’apparecchio
che esegue la scintigrafia non emette radiazioni, ma si
limita a riceverle dagli organi del paziente.
I traccianti e controindicazioni
La scintigrafia è una tecnica semplice ed indolore, e
spesso il tracciante radioattivo o radiofarmaco deve
essere somministrato per via endovenosa. Tra gli isotopi
più utilizzati, vi sono lo Iodio 131 per le indagini sulla
tiroide e il Tecnezio 99m per le valutazioni
dell’apparato scheletrico e del miocardio.
Le dosi di radioisotopo somministrate
sono molto basse e non comportano rischi
significativi per il paziente, anche se
l’utilizzo della tecnica scintigrafica rimane
controindicato in gravidanza (in ogni caso
la somministrazione avviene sempre sotto il
controllo del medico specialista).
Attendere, prego
L’esame scintigrafico inizia con la somministrazione del
radiofarmaco, seguita, in base alla caratteristica anatomica
o fisiologica che ci si propone di indagare, da un certo
periodo di attesa. Per la scintigrafia tiroidea e miocardica,
ad esempio, questo intervallo di tempo si aggira intorno a
20-60 minuti, mentre per la scintigrafia ossea è necessario
un periodo di attesa di 3 ore. Dopo l’attesa, l’esame viene
quindi eseguito su un lettino fisso, su cui il paziente viene
fatto sedere o sdraiare; saranno le testate dell’apparecchio
(denominato gamma camera) a compiere movimenti
rotatori o traslatori intorno all’organismo.
Formazione
Corsi e convegni di maggio
2-3 maggio (I edizione)
4-5 maggio (II edizione)
Corso teorico pratico di
broncoscopia per anestesisti e
rianimatori
Il costante e sempre più veloce sviluppo della
strumentazione endoscopica ha portato ad
un sensibile miglioramento delle possibilità
diagnostiche e terapeutiche nelle affezioni delle
vie respiratorie. Per un anestesista rianimatore
il corretto uso di un fibrobroncoscopio può
rappresentare una valida risorsa a disposizione
per superare le difficoltà nella gestione
spesso complessa di un paziente sottoposto a
ventilazione meccanica invasiva.
Sede: Aula c/o Blocco Sud, III piano, Area
Sud
10 maggio
Gestione della
documentazione clinica
aziendale
La cartella clinica è un bene di straordinaria
importanza, rappresenta il decorso di un
ricovero e assolve a numerose funzioni,
non ultima la riduzione del rischio clinico e
dell’errore in medicina.
Il corso si propone di affrontare il tema
della corretta gestione e compilazione della
documentazione clinica relativamente agli
aspetti organizzativi, gestionali e giuridici.
Sede: Aula D- secondo piano Qualità e
Sicurezza Clinica- Area Sud, pad.6
09.00-16.00
23-24-25 maggio
Ecocardiografia
per patologi neonatali
Il corso è diretto ai neonatologi che abbiano
una minima dimestichezza con le metodiche
diagnostiche con ultrasuoni e che vogliano
acquisire conoscenze di base riguardo alla
valutazione ecocardiografica del neonato
sia pretermine che a termine sia con cuore
normale che con cardiopatia congenita. Il
corso è strutturato sul modello del “training
on the job” con lezioni teoriche alternate ad
esercitazioni pratiche.
Sede: Poliambulatorio Pediatrico, Cardiologia
Pediatrica - Area Nord, pad. 16
anche momenti informativi/formativi rivolti
agli operatori, affidato al DSM del Niguarda.
L’evento è il secondo dei tre previsti.
Sede: Palazzo della Regione Lombardia- via
F. Filzi 22- Milano - 08.30-17.00
23 maggio
Servizi di salute mentale
per adulti e adolescenti:
quali collegamenti, quali
interventi
23 maggio
Patologia articolare della
spalla: S.O.S. spalla
Le conoscenze epidemiologiche più recenti
confermano che tutti i disturbi mentali,
in particolare quelli gravi, insorgono e si
sviluppano in modo progressivo, lento e a
volte aspecifico in una fascia di età collocabile
tra i 12 e i 25 anni.
Regione Lombardia ha attivato un programma
denominato “Prevenzione e tutela della
salute negli adolescenti e nei giovani adulti.
Intervento precoce nelle psicosi” che prevede
“S.O.S. spalla” è un’immaginaria segreteria
telefonica dove il paziente affetto da una
problematica alla spalla lancia una richiesta
d’aiuto. Dall’analisi del “messaggio telefonico”
nasce un percorso diagnostico e delle ipotesi
terapeutiche: è lo spunto per analizzare le più
frequenti patologie della spalla in una maniera
coinvolgente ed efficace.
Sede: Aula Magna- Area Ingresso, pad. 1
19.30-23.30
PER ISCRIZIONI E INFORMAZIONI
www.ospedaleniguarda.it
Riconoscimenti
Premio Vivisalute: the winner is...
I
l prestigioso riconoscimento VivisaluteCeRGAS, per medici e operatori socioassistenziali che uniscono prestazioni di alto
livello con l’attenzione alla persona, quest’anno
ha premiato il Direttore Generale, Pasquale
Cannatelli, e il Direttore del Centro Dislipidemie,
Cesare Sirtori.
L’importanza della formazione mirata alla
professionalità degli operatori e alla centralità
della persona assistita, è una politica ormai da
anni nelle “corde” del Niguarda ed è stata questa
la motivazione che più ha pesato nel premio
ritirato dal nostro Direttore Generale.
Per il Professor Sirtori il premio è un
riconoscimento dell’importante attività svolta
dal Centro Dislipidemie, una struttura che ha
curato oltre 30.000 pazienti, lombardi, italiani ed
anche di altri Paesi, e che ha raggiunto il prestigio
scientifico internazionale con la scoperta della
proteina A-I Milano e con l’avvio, oltre 30 anni
fa, dei primi studi sui prodotti nutraceutici.
La consegna del premio Vivisalute-CeRGAS a Cesare Sirtori
Pasquale Cannatelli ritira il premio
consegnato da A Galliani, Vice-Presidente A.C. Milan
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