La nuova sala ibrida
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La nuova sala ibrida
Aprile - Maggio 2011 ospedaleniguarda.it Poste Italiane Spa Sped. abb.post. Dl n. 353/2003 art 1 (comma1) D&B Milano DISTRIBUZIONE GRATUITA La nuova sala ibrida Con la chirurgia tradizionale, anche le operazioni a guida radiologica le ria Edito Un buon risultato ma non possiamo accontentarci Stavo correggendo l’editoriale per questo numero del giornale, quando mi è stato comunicato l’esito della valutazione del raggiungimento degli obiettivi aziendali assegnati dalla Regione alla Direzione Generale e quindi alla nostra Azienda per il 2010. Grazie al lavoro, all’impegno e alla collaborazione di tutti, direi che la valutazione ed il raggiungimento degli obiettivi sono stati buoni: abbiamo raggiunto un punteggio di 90,3 che ci pone col miglior risultato tra le aziende pubbliche del Sistema Sanitario Regionale; è il riconoscimento di un lavoro di squadra perché gli obiettivi toccano alcuni degli aspetti principali dell’Azienda in cui tutti siamo impegnati ogni giorno. Questo ci gratifica per il lavoro fatto ma non può, né deve, distrarci dal miglioramento, a cui siamo chiamati ancora in molti settori, e dal lavoro che ci è richiesto quest’anno e che sarà particolarmente impegnativo e gravoso. Fatta questa premessa doverosa, riprendo tale e quale l’editoriale che avevo preparato e che sintetizza l’incontro, con tutto il gruppo dei responsabili e dei quadri, in Aula Magna del 14 aprile che aveva come tematiche: “Indirizzi regionali, Posizionamento all’interno del Sistema regionale, Obiettivi economici, organizzativi e di performance, Investimenti e le politiche del personale”. CONTINUA A PAGINA due Pasquale Cannatelli Direttore Generale Niguarda Clinica e formazione La sala ibrida: le apparecchiature sono collegate tra loro e permettono interventi anche in videoconferenza N el Blocco Sud è entrata in funzione la sala ibrida, una sala che ha pochi eguali in Europa e che contiene il meglio dell’innovazione in sanità. Si tratta di una grande sala operatoria, l’unica in Italia dotata di angiografo robotizzato, in cui sono presenti apparecchiature radiologiche che consentono di svolgere sia l’attività chirurgica tradizionale sia quella Cataratta Ecografia d’urgenza Un occhio nuovo con Una pratica sempre più diffusa in Pronto Soccorso. A Niguarda è “materia d’insegnamento” la lente che corregge anche i difetti visivi Corretti astigmatismo, presbiopia, miopia e ipermetropia CONTINUA A PAGINA due CONTINUA A PAGINA due Medicina e tecnologia Asportazione parziale di fegato con tecnica robotica È il primo intervento in Lombardia N un po’ come se portassi la macchina a far riparare e il meccanico non solo me la restituisse funzionante, ma addirittura con qualche cavallo in più. ei giorni scorsi a Niguarda l’èquipe della Chirurgia Generale e dei Trapianti ha portato a termine con successo un intervento particolarmente complesso. Stiamo parlando dell’epatectomia parziale con tecnica robotica in un paziente affetto da epatocarcinoma in cirrosi HCV-correlata complicata da coinfezione HIV. CONTINUA A PAGINA sette CONTINUA A PAGINA sette M olto spesso lo vediamo nei medical division (Dr House, Grey’s Anatomy, E.R. per i più attempati) o nei film: il paziente è appena arrivato con l’ambulanza, giace sulla barella e i medici e gli infermieri si affollano intorno a lui, l’attività è frenetica. interventistica a guida radiologica. Ma che cosa si opera in questa sala del futuro? “Parliamo di interventi a minima invasività- spiega Silvio Klugmann, Direttore Cardiologia 1-Emodinamica- come la chirurgia valvolare, la sostituzione di valvole, i bypass”, ma anche l’ablazione atriale per curare la fibrillazione cardiaca. È Periodico di informazione dell’Azienda Ospedaliera Ospedale Niguarda Ca’ Granda Il giornale di Niguarda Anno 6 - Numero 2 due La nuova sala ibrida Angiografia in 3D SEGUE DALLA PRIMA Nella sala operatoria le apparecchiature sono collegate tra loro e permettono interventi anche in videoconferenza, così come riprese del campo operatorio in alta risoluzione e schermi di controllo touch screen. Il suo punto di forza è la possibilità di far lavorare i diversi specialisti in “concerto” tra loro, contemporaneamente al-lo stesso tavolo operatorio: dal cardiochirurgo al chirurgo vascolare, dall’elettrofisiologo al radiologo. Essere i primi a disporre di nuove tecnologie significa imparare ad usarle per addestrare: Niguarda, infatti, sarà una scuola europea per la formazione di operatori e medici per l’impianto di protesi aortiche. L’Assessore alla Sanità di Regione Lombardia e S. Klugmann, Direttore Cardiologia 1- Emodinamica, tagliano il nastro all’inaugurazione. A sinistra F. Mauri, Direttore Dipartimento Cardiotoracovascolare, e il Direttore Generale P. Cannatelli In occasione dell’inaugurazione della sala ibrida è stato presentato il nuovo sistema di mappaggio elettroanatomico 3D con angiografia rotazionale, utilizzato per l’ablazione della fibrillazione atriale. Il sistema è il primo e unico disponibile in Italia e uno dei pochi nel mondo. L’èquipe della Cardiologia 3 – Elettrofisiologia (diretta da Maurizio Lunati, nella foto sotto) sta attivamente utilizzando la nuova tecnologia che permette la diretta visualizzazione delle strutture cardiache senza preliminare TAC o RNM, la “navigazione” sicura in 3D con gli elettrocateteri per eseguire con maggiore rapidità e sicurezza l’ablazione e la riduzione dell’esposizione radiologica e dei suoi rischi. Le apparecchiature presenti nella sala ibrida Ecografia d’urgenza SEGUE DALLA PRIMA sistematica delle loro tradizionali competenze. ella realtà come nella finzione “L’obiettivo- prosegue Coen- è invece quello di prendere decisioni in tempi rapidi insegnare a riconoscere alcuni quadri ecografici può fare la differenza tra la vita e la specifici di particolare rilevanza nelle condizioni morte: qual è la causa di uno stato di shock? di massima urgenza, come ad esempio capire se C’è una trombosi venosa? Si può escludere è presente l’attività meccanica in corso di arresto un aneurisma aortico come causa di un dolore cardiaco o individuare la possibile causa di addominale? Per rispondere a queste domande un’insufficienza respiratoria acuta”. in pochi minuti l’asso nella manica è una piccola Unitamente a questo obiettivo clinico, per sonda ecografica che puntata su diverse zone l’ambito infermieristico si sono tenuti nel 2010 dell’addome può “sciogliere” molti dubbi sulla dei corsi che hanno consentito agli infermieri Daniele Coen ci mostra uno dei del dipartimento Emergenza-Urgenza EAS di situazione del paziente. manichini su cui si esercitano acquisire competenze specifiche nel reperimento “Negli ultimi 10 anni- spiega Daniele Coen, gli allievi durante i corsi di accessi venosi periferici ecoguidati e nella Direttore della Medicina d’Urgenza e Pronto Soccorso- la metodica dell’ecografia d’urgenza si è affermata valutazione del volume vescicale. nella pratica clinica ricevendo crescenti consensi. Diverse società scientifiche internazionali e molti studi clinici pubblicati sulle più I corsi importanti riviste mediche hanno infatti riconosciuto che mettere un Sono due le modalità attraverso cui l’ecografia clinica d’urgenza ecografo nelle mani del medico d’urgenza consente di raccogliere viene insegnata nel nostro Ospedale. La prima è quella dei corsi in brevissimo tempo informazioni preziose per la diagnosi e il teorico-pratici per i medici-infermieri (del nostro e di altri ospedali) trattamento dei malati più acuti”. Tutto questo anche grazie alla condotti da istruttori medici-infermieri provenienti dalla Medicina tecnologia che ha fatto passi da gigante: la miniaturizzazione d’Urgenza e dall’Anestesia e Rianimazione 1, diretta da Sergio delle macchine a fronte di una maggiore precisione ne ha, infatti, Vesconi. permesso “l’ingresso” in Pronto Soccorso; l’ecografia d’urgenza La seconda è la partecipazione come capofila al progetto regionale è una pratica clinica ormai così diffusa a Niguarda da diventare PLUS (Point of Care Lombardia Ultrasound) in collaborazione “materia d’insegnamento”. con Regione Lombardia e con l’organizzazione internazionale WINFOCUS (www.winfocus.org). In ambedue i casi il percorso Formazione formativo si sviluppa secondo lo standard educativo WINFOCUS La formazione è relativamente contenuta (pochi giorni di teoria e secondo le linee guida della Società Italiana di Medicina di e alcune decine di casi di pratica supervisionata) purché non si Emergenza Urgenza (SIMEU). Alla fine del corso l’iter formativo faccia l’errore di pensare che ci si debba sostituire al radiologo viene validato con la verifica delle conoscenze acquisite e la o all’ecografista professionale nell’acquisizione completa e valutazione analitica dei metodi didattici da parte degli allievi. N Ivano Dragoni, medico della Medicina d’Urgenza, all’ecografo portatile in P. S. Ad oggi Dal 2009 ad oggi a Niguarda si sono svolte 6 edizioni del corso formativo di base e 4 edizioni del corso sull’utilizzo dell’ecografo nella cateterizzazione dei vasi venosi. A questa attività hanno partecipato anche 5 infermieri certificati WINFOCUS che svolgeranno nel 2011 altri quattro eventi formativi. Attualmente si stanno alternando nei servizi di Radiologia e di Ecocardiografia e nei reparti del DEA i 45 medici provenienti dal corso EUPOLIS (ex IReF, Istituto Regionale lombardo di Formazione per l’amministrazione pubblica) che è stato attivato all’interno del progetto PLUS. A breve sono attesi i primi borsisti provenienti dall’estero. Editoriale SEGUE DALLA PRIMA E’ormai consuetudine incontrarci in tre momenti dell’anno per focalizzare e monitorare le principali strategie dell’Ente. E’ una buona abitudine ed è anche un segno di corresponsabilità a cui tutti siamo chiamati. Certamente la vita in ospedale è scandita dal lavoro negli ambulatori, nei servizi di diagnosi e cura e nelle sale operatorie, dalle cure al letto del paziente e dal ritmo del Pronto Soccorso, i protagonisti in prima fila sono l’equipe sanitaria ma dietro le quinte si uniscono tutti i collaboratori dell’area tecnico amministrativa che supportano l’attività strettamente sanitaria. Il primo obiettivo che ci siamo sempre posti è quello di migliorare la cura in termini di appropriatezza, sicurezza, efficienza nei percorsi; proprio per questo il corretto utilizzo delle risorse in un ospedale non è un aspetto secondario: ciò che si spreca non è a disposizione per lo scopo prioritario che è il rispondere in modo qualificato alla domanda di salute delle persone. Ci sono margini di miglioramento per tutti i reparti; il richiamo alle procedure e alle politiche di safety management sono state menzionate tra i primi obiettivi a cui prestare attenzione: questa è una responsabilità dei professionisti e delle equipe professionali. Ci chiediamo di fare il meglio in ciò che facciamo, nulla di più, richiamati al tema anche dell’efficienza della gestione dei processi. I conti devono tornare; quest’anno più che mai. Penso che sia nota a tutti la situazione a livello nazionale e regionale. E’ fatto noto che le risorse finanziarie del fondo nazionale sono più limitate rispetto ad altri anni: per questo Regione Lombardia ha responsabilmente programmato indirizzi, linee guida, budget, che richiamano tutti i componenti del sistema, tra cui gli ospedali e le ASL, ad uno sforzo di attenzione nell’utilizzo delle risorse assegnate, chiedendo maggior efficienza. Abbiamo cercato di rappresentare questo quadro con le conseguenze e gli impegni richiesti alla nostra Azienda. La strategia di intervento non prevede tagli nel garantire la cura e l’assistenza ai cittadini, ma certamente la situazione economico-finanziaria a risorse invariate ci porta inevitabilmente ad un contenimento strutturale dei costi, a strategie per recuperare risorse intra ed extra Aziendali. Per fare questo siamo partiti dalla lettura di alcuni dati. Abbiamo fatto un’analisi attenta dei nostri costi, dell’impiego delle risorse e non ultimo, prestato attenzione particolare ai dati e ai percorsi sanitari. Guardare “nelle pieghe del quotidiano” in un’ottica diversa ci può aiutare a trovare abitudini e costumi che, inconsapevolmente, ci inducono a fare mosse contrarie all’efficienza: utile anche il confronto con i dati messi a disposizione dal Sistema Sanitario Lombardo per valutare come ci posizioniamo rispetto ad altre Aziende Ospedaliere. Un esempio è il recupero in termini di letti disponibili sia per le emergenze che per gli interventi programmati. Una programmazione e gestione diversa ci consentirebbe ogni giorno di avere un importante numero di posti letto in più a disposizione di altrettanti pazienti. Tutto questo facendo le stesse cose meglio, garantendo percorsi di cura più adeguati; questo recupero in efficienza ed appropriatezza ha anche un valore in termini di valorizzazione economica sia in termini di minor costi che di maggiori ricavi: parliamo di milioni di euro nell’anno. Il quadro discusso nell’incontro con tutto il gruppo dirigente ci è servito per darci una linea comune anche rispetto al piano d’assunzione e alle indicazioni date alla nostra Azienda dalla DG Sanità che ci chiedono un allineamento, pur rispettando le nostre caratteristiche di qualità nelle cure e servizi offerti, a quelli che sono alcuni standard regionali. Quest’anno saremo chiamati a fare i conti con i maggiori costi che gli interventi di riqualificazione comportano; l’avvio del Blocco Sud ha una serie di benefici che sono sotto gli occhi di tutti ma comporterà anche maggiori costi a cui far fronte: dobbiamo recuperare anche su questo fronte. Era giusto fare partecipi tutti dei compiti e delle responsabilità a cui siamo chiamati, perché con il contributo di tutti è possibile curare in modo appropriato tenendo conto della sostenibilità del Sistema nel suo complesso. Riprendiamo il cammino faticoso ma stimolante come sempre. Grazie. Pasquale Cannatelli Direttore Generale Niguarda tre Prevenzione Ustioni da farmaci La formazione di bolle che rompendosi danno luogo al distacco dell’epidermide Sindrome di Lyell, una reazione avversa rara. Il progetto REACT per studiarla Effetti indesiderati, non esiste farmaco che non li abbia. In Italia per un centinaio di pazienti l’anno gli effetti più che indesiderati sono veramente devastanti ed ecco che dopo aver mandato giù quella pillola ci si ritrova con ustioni gravi sulla pelle. Niguarda da oltre 2 anni fa parte del gruppo REACT (registro eventi avversi cutanei), uno studio promosso da Regione Lombardia con lo scopo di monitorare le gravi reazioni da farmaci che interessano la pelle e valutarne le possibili cause; tra queste e tra le più gravi c’è la Sindrome di Lyell. In realtà si tratta di 2 sindromi, (insieme alla Lyell c’è anche la Sindrome di Stevens-Johnson), 2 stadi diversi della stessa patologia, in cui a cambiare è l’entità dell’interessamento cutaneo. In entrambe la pelle è l’organo più severamente colpito: si osserva un arrossamento più o meno diffuso, la formazione di bolle che rompendosi danno luogo ad ampie aree essudanti e lesioni alle mucose degli occhi, del cavo orale e dei genitali. Si parla di Sindrome di Stevens-Johnson quando le lesioni interessano meno del 10% della superficie corporea, si ha a che fare con la Lyell quando superano il 30%. Quest’ultima mette l’individuo in condizioni del tutto analoghe a quelle di un grande ustionato richiedendo, in genere, un trattamento in un reparto di terapia intensiva o in un centro specifico per il trattamento delle ustioni. “Molto spesso questi pazienti- spiega Antonella Citterio, medico della Chirurgia Plastica e Centro Grandi Ustionati e partecipante al gruppo REACT- hanno bisogno di assistenza respiratoria, perché hanno una compromissione della bocca e delle prime vie aeree, per cui spesso vengono intubati; il trattamento non è così breve, si può arrivare anche a 30-40 giorni di degenza”. Infusione di morfina per il dolore e continue medicazioni, l’assistenza è assimilabile a quella per un grave ustionato e il pericolo numero uno è l’elevata esposizione alle infezioni. “La differenza- continua Citterio- è che in questo caso il danno è epidermico e non dermico, per cui essendo più superficiale, non c’è bisogno di interventi di ricostruzione e la remissione avviene spontaneamente con il normale processo di riepitelizzazione”. Sulfamidici (una classe di antibiotici), farmaci antinfiammatori non steroidei, diclofenac, ma anche alcuni farmaci antiepilettici, gli antibiotici della classe delle cefalosporine, delle penicilline e dei chinolonici, l’allopurinolo (usato contro la gotta) e la nevirapina (per l’infezione da HIV), i dati raccolti fino ad oggi dicono che questi sono i farmaci a un più alto rischio. “Non si sa ancora il perché- spiega l’altro membro del gruppo REACT Jan Schroeder dell’Allergologia e Immunologia- ma la reazione sembra essere la conseguenza di un’abnorme attivazione a livello cutaneo dei messaggi di morte programmata cellulare (apoptosi). È come se un gran numero di cellule dello strato più superficiale della pelle, l’epidermide, ricevesse un comando di suicidio di massa”. Ovviamente in futuro è imperativo evitare l’uso del farmaco che ha scatenato la reazione, ma è importante non farsi prendere dalla “fobia dei farmaci” nonostante la violenza della sindrome. “La reazione- rassicura Schroederè specifica per un determinato principio attivo: il paziente reagisce in modo abnorme solo in presenza di quella particolare molecola o di altre strettamente correlate dal punto di vista chimico. Qualsiasi altro farmaco non provoca alcuna reazione”. Esperti a confronto È in programma per l’8 giugno un convegno dedicato alla Sindrome di Lyell. L’appuntamento è dalle 9 alle 16 presso l’Aula Magna di Niguarda. La causa è nei geni; attenzione a... La tendenza a sviluppare la reazione ha una probabile base genetica. Vi sono, inoltre, alcune situazioni che facilitano ulteriormente lo sviluppo delle due sindromi. Si tratta di condizioni in cui le difese immunitarie sono alterate, come nell’infezione da HIV, nei casi di radioterapia recente, in alcune malattie cosiddette autoimmuni (ad esempio il Lupus Eritematoso Sistemico, LES), in presenza di tumori. Fisica Sanitaria Esami per valutare la contaminazione per chi rientra dal Giappone Niguarda è uno dei sei centri di riferimento regionale T erremoto, tsunami, disastro nucleare. Il Giappone è in ginocchio e chi rientra dalla terra del sol levante può tornare con la preoccupazione delle radiazioni. Niguarda si è attrezzato e ha predisposto una serie di esami specifici per sciogliere ogni minimo sospetto. Abbiamo intervistato Alberto Torresin, Direttore della Fisica Sanitaria e Stefano De Crescenzo Responsabile della Radioprotezione Fisica e Dosimetria. Cosa offre il nostro Ospedale? Il nostro Ospedale è attrezzato di personale competente, procedure operative e strumentazione, per far fronte agli aspetti sanitari legati alla gestione delle emergenze radiologiche: per questo motivo è stato identificato dalla Regione come uno dei sei centri di riferimento. Le persone provenienti dal Giappone si sono rivolte al Pronto Soccorso, da qui sono state inviate presso la Medicina Nucleare, dove è stata effettuata una valutazione da un punto di vista clinico generale; quindi nella Fisica Sanitaria si sono svolte le analisi strumentali del caso. Quali esami sono stati effettuati? Sono stati sottoposti alla verifica della contaminazione superficiale di cute ed abiti, al monitoraggio tiroideo per la ricerca di I-131 (un radioisotopo dello iodio) e all’analisi radiotossicologica delle urine per verificare l’eventuale presenza di altri radionuclidi. Che cosa si è scoperto? Nei soggetti controllati, prevalentemente provenienti dall’area di Tokio, solo l’analisi radiotossicologica delle urine ha rivelato tracce di Iodio 131: le piccole quantità incorporate sono comunque tali da non comportare alcun tipo di conseguenza sanitaria. Possiamo quindi rassicurare le persone che hanno effettuato i controlli presso di noi come pure tutti coloro che hanno soggiornato a Tokyo nel periodo interessato dalla presenza della “nube”. Nei giorni scorsi la nube radioattiva ha raggiunto l’Europa, che rischio corriamo? Non sono evidenti rischi di alcun tipo per la popolazione in Italia. Esiste una qualificata rete di sorveglianza che controlla continuativamente la radioattività ambientale della nostra Regione garantendo metodiche e sensibilità analitiche di altissimo livello. Gli alimenti che arrivano sulle nostre tavole possono essere contaminati, dobbiamo adottare qualche precauzione? Le nostre tavole non corrono, allo stato attuale, alcun rischio di contaminazione e pertanto non si pone la necessità di adottare alcun tipo di precauzione particolare. Scacco alle radiazioni in tre mosse Un rilevatore di radiazioni: si passa sugli abiti e su tutto il corpo per trovare anche piccole tracce di sostanze radioattive. La tiroide è uno degli organi più esposti alle radiazioni. Il rilevatore a scintillazione è usato per scoprire le tracce di iodio radioattivo, scannerizzando la ghiandola. Il test delle urine, per farlo si utilizzano speciali rivelatori per la spettrometria gamma ad alta risoluzione. www.volkswagen-veicolicommerciali.it Nuovo Amarok. Ti porta dove nessuno è mai arrivato prima. Il Pick Up Volkswagen con un’autonomia di oltre 1000 km* con un pieno. Messo alla prova sul rally più duro del mondo: nuovo Amarok, il veicolo di supporto ufficiale del Rally Dakar 2011. 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Volkswagen Veicoli Commerciali raccomanda . cinque Convegno Depressione post partum: un meeting internazionale Le donne immigrate sono le più a rischio U n convegno internazionale con esperti di fama mondiale, tema la depressione post-partum: a Niguarda psichiatri, ginecologi, psicologi, ostetriche ed infermieri si sono riuniti per parlare e fare il punto della situazione su un disturbo più comune di quello che si pensa. “L’apertura di un convegno a così tante figure professionali- commenta Arcadio Erlicher, Direttore del Dipartimento Salute Mentale- riflette l’approccio multidisciplinare che il nostro Ospedale segue ormai da anni per trattare con successo questa patologia, sia in termini di cura che di prevenzione”. Le ultime “oltreoceano” Organizzato da Mariano Bassi, Direttore della Psichiatria 2, il meeting ha visto l’intervento di due “pesi massimi” della Shari I. Lusskin del Mount Sinai Medical Center di New York “contagioso”? A quanto pare sì, anche per Lee Dennis, che ha parlato di depressione post partum paterna. “Le ultime ricerchedice la studiosa canadese- indicano che la depressione può colpire anche i padri; a differenza delle madri in cui l’esordio è nel primo post-partum, negli uomini sembra che insorga più tardivamente, inoltre la loro prevalenza aumenta col tempo a differenza delle donne in cui il trend è decrescente”. Cindy Lee Dennis dell’Università di Toronto ricerca sulla patologia: Shari I. Lusskin del Mount Sinai Medical Center di New York e Cindy Lee Dennis dell’Università di Toronto, Canada. Dall’esperta americana una puntuale analisi e i risultati dei più recenti studi sulla sicurezza dei farmaci antidepressivi in gravidanza. “L’utilizzo dei farmaci è off-label- spiega Lusskin- e, da quanto emerge dai dati, è utile proseguire la terapia: il rischio di esposizione al principio attivo per il bambino è inferiore al rischio dato dall’esposizione alla malattia depressiva della madre”. Da anni, infatti, si sa che la depressione della madre può avere ricadute sullo sviluppo futuro del piccolo, avendo come possibili conseguenze difficoltà nello sviluppo mentale e motorio, ma anche disturbi comportamentali come ansia, aggressività e atteggiamenti anti-sociali. Un disturbo La situazione in Italia In Italia la patologia colpisce il 13% delle madri e per quanto riguarda la causa diversi studi hanno identificato l’importanza di alcuni fattori di rischio come ansia e depressione durante la gravidanza, stress relativo alla cura del bambino e stress dovuto ad eventi di vita intercorrenti e mancanza di supporto familiare e sociale; attenzione L’Aula Magna durante il convegno La depressione abita in periferia? È sullo sviluppo di disturbi mentali. Sulla depressione, per esempio, i fattori costituzionali, genetica compresa, incidono per il 50%, mentre l’altro 50 è legato al contesto in cui si vive”. Per questo si cercherà di capire se e quanto si rischia vivendo in una zona piuttosto che in un’altra, analizzando i vari quartieri in base alle caratteristiche socio-demografiche della popolazione, alla stabilità o mobilità dei residenti, alla composizione multietnica e alla presenza di giardini, parchi, luoghi di aggregazione, esercizi commerciali, servizi sanitari e sociali. Ma perché i disturbi mentali sono più frequenti nelle grandi città? “Un primo motivo- risponde Bassi- è la rapida trasformazione della comunità e dei rapporti sociali: nelle grandi città si è sempre più soli. Poi c’è l’aspetto dell’insicurezza, che a Milano gioca un ruolo importante nelle periferie”. News Matteo torna a casa È stato dimesso Matteo, il bambino nato lo scorso 27 dicembre dalla mamma in stato di morte cerebrale dalla 21esima settimana di gestazione. Dopo quasi 3 mesi di permanenza nel reparto di Neonatologia il piccolo, che alla nascita pesava solo 1 chilo e 140 grammi, è potuto uscire con il papà. Ora Matteo sta bene e il suo peso ha superato i 3 chili. Il papà Hasitha con il piccolo Matteo e Stefano Martinelli, Direttore della Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale anche a insoddisfazione e conflittualità matrimoniale o intrafamiliare e precedente storia di depressione; giocherebbero contro, inoltre, anche una bassa auto-stima e le gravidanze non volute. S.O.S. immigrate Meeting un luogo comune piuttosto diffuso quello di pensare alle periferie delle città come dei grandi “ricettacoli di disagio”, luoghi che con i loro palazzoni e il poco verde potrebbero influire negativamente sulla psiche di chi vi abita portando fino alla depressione. Parte da Milano un maxi-studio che si propone di disegnare l’identikit del “quartiere più depressivo”. Il progetto, al via entro l’estate, durerà circa un anno e vedrà all’opera l’équipe di Mariano Bassi, Direttore della Psichiatria 2. Lo studio è supportato dai risultati di alcune ricerche americane, che confermano la correlazione tra l’abitare in un quartiere “depresso” e un maggior rischio di deprimersi a propria volta. Una maggiore prevalenza di disturbi patologici, indipendente dalla presenza di fattori di rischio individuali. “Si sa- ha detto Bassi al convegno Big Cities and Mental Health che si è tenuto a Milano- che l’ambiente ha un’enorme influenza Mariano Bassi, Direttore della Psichiatria 2 Proprio la mancanza di una rete relazionale di supporto sarebbe alla base di un rischio maggiore per le donne immigrate. “In una società come la nostra- osserva Bassi-, in cui negli ultimi trent’anni la presenza di immigrati è passata da 320.000 persone (1981) a 4 milioni e 300 mila (2010) e il tasso di natalità è ormai sostenuto soprattutto dalle donne straniere, il tema degli aspetti transculturali non può non essere sentito, anche per quanto riguarda la depressione in gravidanza e nel periodo post partum”. Le donne immigrate, soprattutto quelle di recente immigrazione, infatti, sono più esposte alla depressione, perché presentano maggiori fattori di rischio. “Tra questicontinua Bassi-, lo stress derivante dal processo di acculturazione, la mancanza di un supporto sociale, conseguenza sia delle difficoltà linguistiche e culturali per le quali non riescono ad accedere ai servizi sanitari e sociali per avere sostegno, sia della lontananza dalla famiglia d’origine. Nelle culture nord africana e sud americana, in particolare, la famiglia allargata, soprattutto nella sua componente femminile, rappresenta un punto di riferimento fondamentale, sia durante sia dopo il parto. Infine a pesare è anche la condizione di precarietà economica e abitativa in cui si trovano a vivere queste famiglie”. Tanti gli spunti e le novità emerse nel convegno e su un punto concordano gli esperti: la depressione post partum si può curare e di anno in anno aumentano le informazioni scientifiche a disposizione; lo screening prende sempre più piede e non è lontano il giorno in cui questo “ladro che ruba la maternità” si potrà completamente prevenire. Baby Blues La depressione può presentarsi con disturbi lievi, di carattere fisiologico, noti come “Baby Blues” o “Maternity Blues” che possono colpire fino all’85% delle neomamme, ma che hanno una remissione naturale. Il “Baby Blues” è caratterizzato da sbalzi o labilità d’umore con facile tendenza a pianto, tristezza, ansia e mancanza di concentrazione. Insorge nella prima settimana dopo il parto e tende a scomparire nel giro di pochissimi giorni, essendo principalmente legato alle grandi variazioni ormonali del periodo del puerperio. sei Domanda e risposta Non parlarmi, non ti sento Tappo di cerume: falsi miti e verità a confronto capitato a molti: improvvisamente i suoni si affievoliscono e uno strano rimbombo accompagna le voci di chi ci parla. Le vostre orecchie potrebbero aver fatto la conoscenza di un “ospite” tanto sgradito quanto diffuso: un tappo di cerume. Contrariamente a quello che si pensa il cerume non è sporco, ma è una sostanza oleosa prodotta da cellule specifiche, le cellule ceruminose, presenti nella cute dell’orecchio esterno, la cui funzione è quella di proteggere e mantenere lubrificato il condotto uditivo. Quali raccomandazioni seguire con questo “ospite” fastidioso, ma assolutamente innocuo, l’abbiamo chiesto a Oscar Morelli, Direttore dell’Otorinolaringoiatria. È sofferto e chi deve fare 2-3 lavaggi l’anno, perché produce molto cerume. Spesso si riscontra dopo un bagno o una doccia e quindi in estate è più frequente. Questo perché il cerume è igroscopico, ovvero assorbe l’acqua, quindi a contatto con il liquido si allarga andando a tappare il condotto. Non sempre però il tappo di cerume può dare delle problematiche di udito, a volte può esserci ma non essere sintomatico. A cosa è dovuta la formazione di un tappo? Ci può essere una sovrapproduzione di cerume, oppure ci possono essere delle condizioni anatomiche di tortuosità o ristrettezza che fanno sì che la formazione di cerume vada ad ostruire il condotto. Come si “stappa”? Con un lavaggio. È buona norma prima di sottoporsi a questa operazione, soprattutto per i tappi più vecchi e quindi secchi, utilizzare delle gocce ceruminolitiche che servono ad ammorbidire il tappo in modo da facilitarne l’asportazione. Il lavaggio viene fatto dall’otorino con una siringa ad anelli con un beccuccio stretto per esercitare una discreta pressione in modo da creare un onda di lavaggio che asporti completamente il tappo. Il liquido utilizzato è dell’acqua normale. Chi colpisce di più, c’è una stagionalità? Dipende dall’individuo, c’è chi non ne ha mai Leggendo qua e là ciascuno sembra avere un suo rimedio: dall’olio di oliva ai coni di cera che si vendono in farmacia, funzionano? L’olio di oliva sicuramente no. I coni di cera, benché abbiano un principio fisico “alle spalle”, infatti questa sorta di candele bruciando provocano un vuoto che risucchia il tappo, li sconsiglio perché frequentemente possono provocare dei danni. Ovvero la cera può colare all’interno del condotto uditivo e può provocare, ancora calda, delle ustioni, inoltre, a raffreddamento avvenuto, può formare a sua volta un tappo, che aggiungendosi a quello di cerume, complica la rimozione. Cosa consiglia per l’igiene del condotto uditivo: cotton-fioc o spray per la “manutenzione”? La “manutenzione” del condotto uditivo non dovrebbe essere fatta. Perché è già presente un sistema di pulizia naturale che si basa sul ricambio cellulare, per cui bisogna tenere per buona la legge non scritta che dice che “laddove non passa il dito” è meglio non infilare nient’altro. Quindi bocciati i cottonfioc, se non per la pulizia del padiglione esterno. Laddove ci sia una grossa produzione di cerume, è consigliato l’uso delle gocce ceruminolitiche, per cercare di fluidificarlo e farlo uscire più facilmente. Una buona soluzione sono gli spray per il lavaggio con una soluzione fisiologica, che si trovano in commercio. Ci possono essere possibili complicazioni se si aspetta troppo? No, il tappo di cerume è una situazione che non dà dolore. Sicuramente non è un’urgenza da pronto soccorso e dovrebbe essere trattata anche dal medico di base. Bisogna ricordare che il tappo di cerume di per sé non è una patologia per cui non può generarne delle altre. Bambini in ospedale Arriva il “bollino di qualità” per le pediatrie Da ABIO e SIP il Manuale per la certificazione della Carta dei Diritti dei Bambini e degli Adolescenti in Ospedale Arriva il bollino di qualità per le Pediatrie “a misura di bambino”: una certificazione che consentirà di misurare “l’umanizzazione” dei reparti e di verificare in quali strutture del Paese trovano concreta applicazione i principi sanciti dalla Carta dei Diritti dei Bambini e degli Adolescenti in Ospedale. È quanto prevede l’accordo siglato tra Fondazione ABIO Italia Onlus - per il Bambino in Ospedale e Società Italiana di Pediatria (SIP) che ha portato alla realizzazione di uno strumento per valutare ed accrescere la qualità delle pediatrie italiane, a tutela dei diritti dei bambini, degli adolescenti, dei genitori che affrontano l’esperienza dell’ospedale. Fondazione ABIO Italia e la SIP, insieme a PROGEA/ Joint Commission International, hanno esaminato i 10 punti della Carta dei Diritti dei Bambini e degli Adolescenti in Ospedale e li hanno raggruppati in quattro aree: accoglienza e supporto; diritti dei bambini, degli adolescenti, dei familiari e informazioni; continuità delle cure e integrazione; specificità delle cure. Per ciascuna area il gruppo scientifico ha individuato degli standard di riferimento concreti e misurabili, che permettono di definire i livelli di qualità ed i comportamenti che i reparti di Pediatria devono rispettare nei servizi di diagnosi e cura. Gli standard di qualità e la valutazione dei livelli di rispetto dei principi della Carta dei Diritti, sono stati riportati nel Manuale. Esso sarà utilizzato come strumento trasparente per proporre agli ospedali un percorso di valutazione e di certificazione dei loro reparti di Pediatria, realizzato attraverso la visita di esperti specializzati che misureranno concretamente l’attinenza del reparto agli standard fissati dal Manuale. L’esito positivo del percorso permetterà di ottenere la certificazione ABIO/SIP, dedicata ai reparti di pediatria che rispettano l’applicazione della Carta dei Diritti dei Bambini e degli Adolescenti in Ospedale. Intervista Dal 1978 Fondazione ABIO è al fianco dei bambini in ospedale. “Qual è l’utilità di un Manuale per la certificazione” e “che tipo di accoglienza trovano i piccoli pazienti e i loro genitori negli ospedali italiani”, l’abbiamo chiesto a Regina Sironi, Segretario Generale Fondazione ABIO Italia Onlus. Qual è l’importanza di un Manuale per la certificazione delle pediatrie italiane? La realizzazione del Manuale è un ulteriore passo avanti verso il nostro obiettivo di sempre, l’umanizzazione dell’ospedale. Nel 2008, in collaborazione con SIP, abbiamo redatto e diffuso la Carta dei Diritti dei Bambini e degli Adolescenti in Ospedale. Il documento si basa sull’attuale situazione italiana e sulla trentennale presenza di ABIO nelle pediatrie: evidenzia l’importanza di passare dal concetto di curare a quello di “prendersi cura”, cioè accogliere il bambino e l’adolescente ammalato, tenendo sempre conto dei suoi bisogni emotivi, affettivi e culturali. Ad oggi qual è la situazione delle pediatrie italiane, sono veramente a misura di bambino? Purtroppo molto lavoro deve essere ancora fatto: ci sono strutture vecchie che impediscono, di fatto, un’accoglienza in ospedale rispettosa delle esigenze del bambino e della sua famiglia, ma si rileva anche la necessità che il personale abbia il modo e il tempo di approfondire la propria formazione. Il Manuale consentirà una puntuale valutazione delle realtà ospedaliere rispetto ai principi espressi nella Carta e quindi di elaborare un piano di lavoro per la fase di miglioramento, ove necessaria. News A giudizio di ABIO quali sono le priorità su cui deve “investire” un ospedale per favorire il passaggio da “curare i bambini e i giovani adolescenti” al “prendersi cura di loro”? É fondamentale che il reparto sia un ambiente accogliente, con personale medico e infermieristico capace di curare ma anche di spiegare, di sorridere, di accogliere, con spazi dedicati alla socializzazione, al gioco, alle attività didattiche. La presenza dei volontari e degli insegnanti ha grande importanza: ricreare attorno al bambino e all’adolescente il suo mondo di persona sana, consentendo di ridurre il trauma legato all’ospedalizzazione. Un derby di solidarietà “Niguarda-ABIO” è un binomio che dura ormai da parecchi anni, cosa ha portato questa collaborazione? L’Ospedale di Niguarda è stato uno dei primi ospedali in cui si sono attivati i volontari ABIO: dal 1980 si è sempre operato in piena collaborazione. In questi anni sono stati tanti i progetti portati a termine, ne voglio ricordare uno su tutti: nel 2004 Fondazione ABIO ha sottoscritto un accordo con la Direzione Generale per donare, grazie al primo Progetto Mediafriends - La Fabbrica del Sorriso – tutti gli arredi e le decorazioni per il nuovo reparto che avrebbe riunito in un unico luogo tutte le specialità pediatriche. Solo nel 2007, finiti i lavori per l’adeguamento delle strutture, il Progetto è stato finalmente realizzato e possiamo dire con legittimo orgoglio che l’attuale reparto pediatrico rappresenta il modello che ABIO propone e che ha realizzato in molti reparti sul territorio italiano: ambienti e arredi a misura di bambino, gradevoli e colorati e con tutte le certificazioni di sicurezza; camere a due letti con bagno, letto per i genitori, sale gioco e spazi di socializzazione. Due campioni che danno tutto in campo e che anche fuori non si risparmiano: Javier Zanetti e Rino Gattuso hanno fatto visita a Luca Barisonzi, l’alpino ferito il 18 gennaio scorso in Afghanistan e ricoverato in Unità Spinale. In questi casi i colori delle maglie non dividono, la squadra è unica e fa il tifo per Luca. sette Un occhio nuovo con la lente che corregge anche i difetti visivi SEGUE DALLA PRIMA Così a Niguarda chi si sottopone all’intervento di cataratta non solo può risolvere il problema dovuto al cristallino ormai “consumato” e opaco, ma può riacquisire le diottrie che mancavano a causa di un difetto visivo. “L’intervento di cataratta- spiega Valerio Marino dell’Oculistica, diretta da Giuseppe Carlevaro- consiste nell’asportazione del cristallino attraverso gli ultrasuoni e una sua sostituzione con una lente intraoculare. Recentemente sono state introdotte sul mercato lenti che permettono la correzione dell’astigmatismo, nonché lenti accomodative per la correzione della presbiopia. Inoltre grazie all’utilizzo di piccole lenti multifocali è possibile correggere contemporaneamente difetti refrattivi sia da lontano che da vicino, permettendo una visione chiara e distinta in tutta la gamma delle lunghezze focali”. A questo si deve aggiungere che l’intervento di cataratta viene effettuato in maniera sempre più miniinvasiva attraverso vie di accesso sempre più piccole: si è passati, infatti, da incisioni di 5,2 mm degli anni scorsi ai 1,8 mm attuali. Non solo astigmatismo e presbiopia, ma anche miopia e ipermetropia molto elevate, spesso non trattabili con la laserchirurgia, possono essere corrette grazie all’impianto di lenti speciali (le cosiddette lenti fachiche); in questo caso però l’applicazione è davanti al cristallino che non viene né asportato né sostituito. “L’intervento di cataratta - conclude Carlevaro - si sta configurando sempre più come un intervento di riabilitazione visiva volto all’eliminazione dei difetti di refrazione; sono circa un centinaio i casi trattati con questo tipo di chirurgia dalla nostra équipe”. Asportazione parziale di fegato L’équipe dell’Oculistica durante un intervento di cataratta Il cristallino Il cristallino è la “lente naturale” dell’occhio, una struttura che, insieme alla cornea, consente di mettere a fuoco i raggi luminosi sulla retina. Ha il compito specifico di variare la distanza focale del sistema ottico, cambiando la propria forma, per adattarlo alla distanza dell’oggetto da mettere a fuoco. I difetti di refrazione Miopia: è un vizio refrattivo che non consente di vedere chiaramente da lontano mentre gli oggetti vicini possono essere visti con nitidezza. Astigmatismo: l’occhio astigmatico presenta una deformazione della cornea per questo le immagini vengono percepite con margini indistinti. Ipermetropia: è un difetto refrattivo molto diffuso che comporta l’impossibilità di mettere a fuoco gli oggetti sia nella visione da vicino sia in quella da lontano Presbiopia: è la progressiva riduzione della capacità accomodativa del cristallino causata dall’indurimento della sua struttura. SEGUE DALLA PRIMA É il primo intervento di questo tipo realizzato in Lombardia. I professionisti del Niguarda hanno utilizzato ancora una volta la chirurgia robotica adottata già in diversi casi con buoni risultati clinici nel prelievo di rene da donatore vivente. “Abbiamo pensato di introdurre questa tecnica- spiega Luciano De Carlis, Direttore della Chirurgia Generale e dei Trapianti- anche nella chirurgia epatica, soprattutto nei pazienti in cui tale intervento è un “ponte” ad un eventuale trapianto, in quanto miniinvasivo e come tale ottimamente sopportato da un paziente in gravi condizioni di salute. Inoltre questa tecnica ha il vantaggio di provocare scarse aderenze post-operatorie in previsione del trapianto”. La tecnica ha un indubbio vantaggio anche per i giovani pazienti affetti da patologie benigne come adenomi, iperplasia focale e angiomi. Intervista all’oncologo Carcinoma renale: uno “sconosciuto” in aumento Diagnosi sempre più precoci e farmaci di ultima generazione N on se ne sente parlare molto eppure i tumori del rene sono fra i più imprevedibili: non danno segnali per anni, ma talvolta irrompono con una crescita rapida, manifestandosi in maniera aggressiva con sintomi anche gravi. I dati dicono che l’incidenza del carcinoma renale in Europa e in Italia è aumentata negli ultimi anni di oltre il 30%. Fortunatamente segnali favorevoli arrivano dalle nuove terapie e la sopravvivenza media a 5 anni dalla diagnosi è passata dal 50,9%, del ventennio 1957-1977, al 65,7%, registrato tra il 1996 e il 2003. Abbiamo incontrato Salvatore Siena, Direttore dell’Oncologia Falck di Niguarda Ca’ Granda, per le ultime novità in materia di carcinoma renale. Il giornale di Niguarda Si tratta di un tumore di cui non si sente parlare così spesso eppure l’incidenza è in aumento. A cosa è attribuibile questo dato? L’aumento di diagnosi di carcinoma del rene è dovuto soprattutto alla diffusione nella medicina generale di metodiche diagnostiche estremamente sensibili come l’ecografia. L’ecografia, infatti, consente di diagnosticare spesso la presenza di un carcinoma renale anche quando la persona è completamente senza sintomi. Sono migliorate le possibilità di diagnosi, lo stesso vale anche per le terapie? Dagli anni ’70, l’evoluzione degli approcci terapeutici per il trattamento del carcinoma renale è stata enorme e insieme al miglioramento delle tecniche chirurgiche si è verificato soprattutto lo sviluppo di farmaci efficaci contro questo tipo di tumore, sviluppo che nell’ultimo quinquennio è stato a dir poco vertiginoso. Negli ultimi anni grazie alla ricerca farmacologica sono stati messi a punto trattamenti innovativi che hanno portato a significativi miglioramenti clinici, a un miglioramento della qualità della vita dei pazienti e un prolungamento della loro sopravvivenza. di crescita cellulare contrastando la progressione clinica del carcinoma renale. Ci può fare qualche esempio? Tra le terapie sviluppate recentemente, ottimi risultati hanno raggiunto quelle che utilizzano farmaci di nuova generazione, come il sunitinib, il sorafenib e il bevacizumab, che, impedendo l’afflusso di sangue al tumore, permettono di rallentarne la proliferazione. Ancora più recenti e già disponibili a Niguarda Ca’ Granda sono i farmaci della classe degli inibitori mTOR ovvero everolimus, che si somministra per bocca, e temsirolimus che si somministra endovena. Entrambi questi farmaci interferiscono con i meccanismi Che segnali arrivano dal “fronte” della ricerca? La ricerca clinica e di laboratorio è intensissima anche per una malattia come il carcinoma renale che non è fra i primi 4 “big killers” e i passi avanti negli ultimi anni sono stati considerevoli. La ricerca clinica è finanziata perlopiù da aziende farmaceutiche e da colossi del settore, a mio avviso il fatto che si investa anche per la terapia di malattie non frequenti come il carcinoma renale è un segno di genuinità degli intenti farmaceutici verso il progresso della medicina. Periodico d’informazione dell’Azienda Ospedaliera - Ospedale Niguarda Ca’ Granda Direttore Responsabile: Pasquale Cannatelli Coordinatore Editoriale: Monica Cremonesi In redazione: Giovanni Mauri, Andrea Vicentini, Maria Grazia Parrillo e Valentina Torchia Marketing: Matteo Stocco Direzione e redazione: Piazza Ospedale Maggiore 3 20162 - Milano - tel. 02 6444.2562 [email protected] Foto: Archivio Niguarda copyright Progetto grafico: REASON WHY www.reason-why.it Stampa: NUOVA SEBE S.p.A. Stabilimento di Via Brescia n. 22 20063 Cernusco sul Naviglio (MI) Tel. 02-92104710 Tiratura: 30.000 copie Reg. Tribunale Milano: n. 326 del 17 maggio 2006 Pubblicità: Spada Pubblicità tel. 02.24.30.85.60 - Fax 02.24.30.01.56 www.spadapubblicita.it Pubblicato online sul sito: www.ospedaleniguarda.it ospedaleni- 5x1000 Basta una firma Lo sai che compilando la tua dichiarazione dei redditi puoi donare il tuo 5x1000 ad una delle Associazioni che collaborano con l’Ospedale? Consulta l’elenco delle Associazioni sul sito ospedaleniguarda.it otto Il nuovo niguarda C.R.A.L. Quasi ultimate le demolizioni per poter erigere il Blocco Nord Tante le precauzioni per limitare al minimo polvere, rumore e vibrazioni Il cannone nebulizzatore d’acqua per evitare la diffusione delle polveri Q uasi ultimata la demolizione del padiglione Psichiatria e del padiglione Oncologia. Le due demolizioni hanno permesso di liberare completamente l’area su cui sorgerà il Blocco Nord del nuovo Ospedale; le demolizioni sono ammesse dalla Sovrintendenza ai Beni Architettonici in quanto i due edifici non fanno parte del nucleo storico. La demolizione di questi edifici è stata attuata con gli stessi criteri che sono stati utilizzati nella prima fase dei lavori, quando venne demolita la Radiologia Nord, adiacente a vari reparti critici e nella cui demolizione vennero utilizzati criteri di protezione da tre fattori critici: polvere, rumore e vibrazioni. Nell’area interessata dalle demolizioni esiste sostanzialmente un solo reparto coinvolto che è l’Unità Spinale Unipolare. Il secondo padiglione coinvolto è Contro fattori critici come polvere e rumori in cantiere si alzano grandi barriere a protezione dei padiglioni adiacenti alla zona lavori il padiglione 15 (che contiene servizi quali il 118, l’ICT, l’Ufficio Tecnico e la Fisica Sanitaria) che non ospita pazienti. Sulla falsariga di quanto attuato in precedenza per le demolizioni di Fase 1 nei confronti dei tre fattori critici (polvere, rumore e vibrazioni) è stata allestita una barriera di protezione antipolvere su tutta la superficie est del padiglione 15. Un’altra barriera di protezione anti-polvere e anti -rumore è stata collocata sulla testata est del padiglione Oncologia a protezione dell’Unità Spinale Unipolare. All’interno del cantiere è all’opera un cannone nebulizzatore di acqua al fine di evitare, a prescindere dalle fasi proprie di demolizione, che a causa del vento venga sollevata polvere anche dalle superfici di terreno libero nell’area di cantiere. Per quanto riguarda le vibrazioni (che potranno essere più significative nella fase di scavo delle paratie per le fondazioni del Blocco Nord) la Direzione Lavori concorderà con la Direzione Aziendale e con i reparti interessati gli orari di scavo. Castelli della Loira, Ventimiglia e l’opera all’Arena di Verona Viaggi, una “battaglia” e la musica lirica, questi gli appuntamenti in agenda per il mese di giugno aperti a tutti i soci e non solo. Dal 2 al 5 giugno la meta sarà la Loira e i suoi affascinanti castelli. Una battaglia senza armi e all’ultimo petalo: è in programma per il 19 giugno la gita a Ventimiglia per la 47sima Battaglia di Fiori. Il 25 giugno in un tempio della lirica all’aperto come l’Arena di Verona sarà possibile assistere al Barbiere di Siviglia, una delle opere più famose di Rossini. C.R.A.L. Area Centro-Padiglione 10 tel. 02.6444.3236 (lun-ven dalle 10.00 alle 16.00) www.cralniguarda.it Facce da Niguarda Nuove nomine Abdallah Slim (nella foto a sinistra) è il nuovo Responsabile dei Trapianti Addominali. Alberto Montoli (nella foto a destra) è il nuovo Responsabile del servizio di Dialisi. A loro vanno i nostri migliori auguri di buon lavoro. Dal 1° aprile 2011 il Direttore facente funzioni per il Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale è Luigi Mancini. Dal 1° aprile 2011 Oscar Massimiliano Epis è il Direttore facente funzioni per la Reumatologia. Trasferimenti Si sono trasferiti presso l’Area Sud, Padiglione 7, ala D, 4° piano: - Ospedalizzazione Ematologica Domiciliare - Comitato Etico Scientifico - Dietiste in servizio sul territorio Conciliazione famiglia-lavoro Campus estivo per i figli dei dipendenti L e scuole chiudono, ma il lavoro va avanti e col piccolo come si fa? Quest’anno la soluzione potrebbe essere il campus estivo: dal 13 giugno al 9 settembre giochi, laboratori, compiti con educatori e tanto sport saranno il programma quotidiano per i figli dei dipendenti dai 4 ai 13 anni. L’iniziativa nasce dal questionario compilato per avere un Niguarda con più “servizi su misura”. I genitori hanno chiesto un aiuto concreto per conciliare famiglia e lavoro e l’Ospedale ha deciso di offrire loro questa opportunità. PER PRENOTARE Pre-iscrizioni aperte dal 11 aprile al 13 maggio 2011 Numero verde 800.750.229 (dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 18.30. Posti limitati) Emilio Domenico Fava è il Direttore facente funzioni della Psichiatria 4-Unità di Psichiatria e Psicoterapia. Un grazie e un caro saluto Dal 1° marzo Alessandro Marocchi (nella foto a destra, Direttore del Dipartimento Medicina di Laboratorio e Direttore delle Analisi ChimicoCliniche e Patologia Clinica) è andato in pensione; a lui va un caloroso ringraziamento per la professionalità e il lavoro svolto in tutti questi anni nel nostro Ospedale, che l’ha nominato Primario Emerito, per il costante impegno, l’alto senso di responsabilità e lo spirito di attaccamento verso questa Azienda Ospedaliera. L’incarico di Direttore ad interim delle Analisi Chimico-Cliniche è stato attributo a Giovanni Pietro Gesu. L’incarico di Direttore di Dipartimento di Medicina di Laboratorio è stato affidato a Marcello Gambacorta. Chi visita Niguarda Delegazione dal Pugliese-Ciaccio MODULO D’ISCRIZIONE REGOLAMENTO E PROGRAMMA - Numero verde 800.750.229 - Intranet alla voce: Conciliazione Famiglia-Lavoro - Segreteria Risorse Umane, 1° piano, Pad.6, Area Sud Nei giorni scorsi l’Avvocato Elga Rizzo, commissario straordinario dell’A.O. PuglieseCiaccio di Catanzaro, ha visitato il nostro Ospedale, soffermandosi soprattutto sugli aspetti organizzativi del nostro Pronto Soccorso. Tra i due ospedali verrà avviato presto un protocollo di collaborazione. nove Riconoscimenti Niguarda premiato per la miglior campagna di comunicazione integrata A Il Presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà, consegna il premio al Direttore Generale, Pasquale Cannatelli Kit per i partecipanti al corso “Prossima fermata Il Sito web che segue i trasferimenti Nuovo Niguarda” rriva dalla Provincia il riconoscimento al nostro Ospedale per la campagna 2010 “La Geografia del Nuovo Niguarda”: questo il titolo del progetto di comunicazione integrata che si è aggiudicato il posto più alto del podio al Premio “Comunicami”, nato per incentivare le amministrazioni pubbliche ad attuare una comunicazione pubblica efficace ed efficiente. La campagna, promossa in occasione delle numerose trasformazioni geografiche del 2010 (il nuovo Blocco Sud, le nuove denominazioni ecc.), e rivolta ai diversi target interessati ai cambiamenti (utenti,operatori interni), aveva l’obiettivo di facilitare l’accoglienza delle 13.000 persone che ogni giorno si muovono all’interno della “cittadella della salute”, in un contesto geografico mutato. Per realizzare ciò sono stati utilizzati strumenti diversi: segnaletica, corso di formazione per interni “Prossima fermata Nuovo Niguarda”, il sito dedicato, pannelli allestivi ecc. Questa la motivazione dell’assegnazione del primo premio al Niguarda: “Per lo sforzo di integrazione e di riflessione sulla soddisfazione di un’esigenza primaria in un contesto fisico ampio e articolato, per la cura dei materiali e l’azione portata anche su pubblici interni”. La nuova Mappa Pannelli allestitivi Pneumologia Per tutti i dipendenti Aspergillosi: un convegno per parlarne U n fungo che attacca i nostri polmoni portando a sintomi respiratori molto gravi. Di aspergillosi se n’è parlato in un convegno (IV Workshop Focus on Aspergillosis) organizzato dal Niguarda e dall’Istituto Auxologico Italiano. Abbiamo incontrato il responsabile scientifico del meeting Gianfranco Schiraldi per sapere le ultime novità emerse. L’aspergillosi, chi colpisce? Prevalentemente pazienti affetti già da patologie polmonari croniche quali BPCO (un’ostruzione bronchiale cronica), asma e infiammazioni croniche polmonari o da malattie debolmente immunosoppressive quali artrite reumatoide, epatopatie, diabete. Inoltre è favorita in pazienti che si sottopongono ad una terapia immunosoppressiva. Quali sono i sintomi? I sintomi sono aspecifici e richiedono l’attenzione ed il sospetto da parte dei medici: tosse, febbricola, sangue nel catarro, mancanza di fiato (dispnea), astenia ed anoressia con diminuzione di peso. L’aspergillosi polmonare non riconosciuta, e quindi non curata, porta sia ad un peggioramento apparentemente inspiegabile dell’asma sia in tutti i casi a distruzione progressiva del tessuto polmonare con necessità di ossigenoterapia e, se possibile, di trapianto di polmone. I dati dicono che si tratta di una patologia in aumento, perché? I dati internazionali evidenziano un’incidenza di circa il 4-10% fra i pazienti con patologie croniche polmonari. L’aumento rispecchia il maggior numero di pazienti affetti da patologie polmonari croniche e il crescente uso di blandi immunosoppressori. Ma attualmente colpisce più frequentemente anche persone di giovane età ed in apparente benessere generale. A che tipo di terapia bisogna sottoporsi, ci sono novità? La terapia può essere molto lunga e spesso richiede l’uso di farmaci molto costosi che deve fornire direttamente l’ospedale quali il La nuova intranet Gianfranco Schiraldi durante il convegno Voriconazolo e recentemente il Posaconazolo: la loro efficacia è notevolmente superiore ai precedenti e sono molto meno affetti da effetti collaterali. I segnali sono incoraggianti, soprattutto a Niguarda, dove sta per essere presentato al Comitato Etico di Niguarda un nuovo Studio su un Farmaco innovativo che potrebbe essere una nuova arma a disposizione in queste malattie. Inoltre è in corso uno studio sull’utilizzo della PET per facilitarne la diagnosi. Ortopedia SUBEMA Nei nostri Laboratori e con l’ausilio dei nostri Tecnici ortopedici ricerchiamo e realizziamo soluzioni mirate al benessere del Paziente: Ortopedia Subema Sede Centrale Via G. 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Nella navigazione completamente personalizzabile si possono trovare tutte le news dall’Ospedale, con interviste anche in video, il meteo e la sezione Wiki-Niguarda per rispondere alle domande su come e dove accedere ai servizi. Tra le tante novità anche un forum e un mercatino per vendere tutto ciò che non serve più ma che potrebbe essere utile per qualcun altro. Ci si vede su intranet! Forniamo anche: letti ortopedici elettrici e manuali, materassi e cuscini antidecubito, comode, carrozzine, stampelle e girelli. dieci La Città dell’Arte Un’altra tappa in questa grande Città dell’arte che è Niguarda. Ritorniamo nella chiesa dell’Annunciata. In questo numero i nostri occhi saranno su “La cacciata dal Paradiso Terrestre” di Aldo Carpi. La presentazione, come sempre, è affidata al Primario Emerito Enrico Magliano. ALDO CARPI: “LA CACCIATA DAL PARADISO TERRESTRE” I l 14 aprile 1938, la Commissione artistica dell’erigendo Ospedale Niguarda aveva deciso di affidare la realizzazione delle tre vetrate dell’abside della chiesa dell’Annunciata rispettivamente a Mario Sironi (Annunciazione), ad Aldo Carpi (La cacciata dal Paradiso Terrestre) e ad Alberto Salietti (La natività). Anselmo Bucci era stato tenuto di “riserva” nel caso in cui qualche artista non avesse accettato! “La cacciata dal Paradiso Terrestre” di Aldo Carpi si trova a sinistra della celebre “Annunciazione” di Sironi. Aldo Carpi, si era già dedicato alle vetrate del Duomo e pochi anni prima aveva vinto la cattedra di pittura all’Accademia delle Belle Arti di Milano, ma pur con questi riconoscimenti ufficiali sentiva certamente “la concorrenza” con la confinante vetrata di Mario Sironi, il cui genio non ancora noto al grande pubblico, certamente non sfuggiva al “Professore di Brera”. Sulla sinistra l’Angelo brandisce la spada con gesto minaccioso per cacciare i nostri progenitori dal Paradiso, Dio compare immobile nel centro della composizione e Adamo ed Eva, con movimento diagonale avanzano luminosi verso di noi quasi volessero uscire dalla vetrata. Al di là di questo schema classico (pensiamo alla Cacciata dal Paradiso Terrestre di Michelangelo – Cappella Sistina) l’autore, in modo originale ha invaso la scena con una vegetazione rigogliosa del Paradiso Terrestre collocando tra le piante, in modo quasi fiabesco, animali simbolici come agnelli, cervi, colombe, serpenti. Per quanto riguarda la genesi dell’opera, lo stesso Carpi racconta (“La Lettura” – Milano PLASTICAMENTE: alcune opere esposta al MiArt ArtNow di Milano 1939; pag. 1062) alcuni particolari tra cui la scelta della modella per rappresentare Eva: “… cercai la modella per l’Eva; la trovai perfetta: feci l’impianto di questa figura per prima. La modella, dopo il primo giorno, si ammalò… poi ne fissai una nuova, che era anche bella ma era alta la metà della prima. Questa mi servì ugualmente bene, perché posava con entusiasmo, ed io potei sviluppare la mia Eva alta circa tre metri…”. Per Adamo e l’Angelo vennero usati modelli “normalmente reperibili in Accademia”. La vetrata di Aldo Carpi non è velata di ombre drammatiche come quella di Sironi ma approfitta della ricchezza coloristica per ottenere smaglianti effetti in dinamica armonia. Enrico Magliano Biografia dell’artista Nel 1886 Aldo Carpi nasce a Milano, dove trascorre gran parte della sua vita. Dopo un periodo di apprendistato nello studio del pittore Bersani, entra nel 1906 all’Accademia di Brera, dove è allievo di Tallone e compagno di corso di Funi, Gola e Carrà. Nel 1910 esordisce alle Mostre di Brera e della Permanente e nel 1912 è alla Biennale di Venezia, manifestazione alla quale parteciperà quasi ininterrottamente. Nel 1920 partecipa marginalmente al gruppo di Novecento e nel 1925 vince il prestigioso premio “Principe Umberto”. Nel 1930 vince il concorso per la cattedra di pittura all’Accademia di Brera. Tra i suoi allievi, famosi artisti come: Ennio Morlotti, Bruno Cassinari, Aligi Sassu, Bepi Romagnoni, Giuseppe Banchieri, Tino Vaglieri, Trento Longaretti e Gianni Dova. Nel 1934 inizia a dedicarsi alle vetrate del Duomo di Milano e nel ’39 alle vetrate dell’Ospedale Niguarda. Nel 1944, su delazione di un collega, è arrestato e deportato a Mauthausen, dove documenta la vita e la morte nel campo di concentramento con numerosi drammatici schizzi. Rientrato in Italia nel 1945, viene acclamato direttore dell’Accademia di Brera e il Comune di Milano gli conferisce la medaglia d’oro per Meriti Culturali. Muore a Milano nel 1973. Niguarda fa il pieno d’arte Il MAPP, il Museo d’Arte Paolo Pini del Niguarda, e le sue Botteghe d’Arte (i laboratori di arte-terapia per pazienti con disagio psichico) hanno presentano per il mese di aprile due importanti esposizioni. La prima è stata PLASTICAMENTE, al MiArt ArtNow di Milano, con lavori realizzati “a quattro mani” dagli autori delle Botteghe d’Arte insieme a Enrica Borghi in occasione di un laboratorio pratico condotto dalla stessa artista. Sulla base della libera interpretazione di ogni autore, le opere in mostra hanno avuto per oggetto una riflessione personale sul tema proposto: nuovi spunti per il riutilizzo creativo del materiale di scarto. Il secondo appuntamento è stato il M’APPASSIONI, al Festival Internazionale della Cultura di Bergamo. Anche al Festival Internazionale, che da anni ospita artisti di chiara fama ed istituzioni internazionali, sono state presentate circa 50 opere frutto del lavoro delle Botteghe d’Arte. Appuntamenti - 16 maggio Ciak si vive iak si vive andrà in scena lunedì 16 maggio alle ore 21.00 al Teatro Ciak (ex Fabbrica del Vapore) di Milano. La serata organizzata da AUS, Associazione Unità Spinale Niguarda, e da ASBIN, Associazione Spina Bifida e Idrocefalo Niguarda, ha l’obiettivo di presentare Spazio Vita, un ambizioso e importante progetto a cui andrà interamente devoluto il ricavato dello spettacolo. Tra gli artisti che si esibiranno Ale e Franz, Annalisa Minetti, Simona Atzori e i ballerini del Teatro alla Scala, Fabrizio Fontana, i Camaleonti e molti altri ancora. Progetto Spazio Vita Il progetto Spazio Vita nasce dall’esigenza di creare un centro polifunzionale collegato all’Unità Spinale di Niguarda, destinato a bambini, ragazzi e adulti con spina bifida e para o tetraplegia. C INFO E PREVENDITE AUS Niguarda 02.6472490 lun-ven 14.30-18.30 www.ausniguarda.it [email protected] undici Malattie del viaggiatore Schistosomiasi: un parassita ospitato ma “poco ospitale” Attenzione ai bagni nelle acque dolci tropicali, potreste tornare con un “amico” poco gradito B asta poco perché una vacanza da sogno si trasformi in una vacanza da incubo, soprattutto se siete amanti dell’avventura e dei paesi tropicali. La Schistosomiasi (o Bilharziosi) è una malattia dovuta all’infestazione del nostro organismo da parte di vermi platelminti appartenenti al genere Schistosoma. È una delle più diffuse malattie da vermi parassiti, presente soprattutto in Africa, in America Meridionale e in Estremo Oriente; si calcola che al mondo vi siano più di 200 milioni di persone affette (di queste il 10% è gravemente sintomatico). L’uomo contrae la malattia bagnandosi in acque contenenti le larve del parassita (cercarie): queste si attaccano alla cute, vi penetrano e dai vasi capillari superficiali raggiungo i diversi organi del nostro corpo, qui le uova si accumulano portando alla comparsa di sintomi causati dalla cicatrizzazione dei tessuti. “Non sempre- spiega Massimo Puoti, Direttore Malattie Infettive- la penetrazione attraverso la pelle del parassita può dare un’ eruzione cutanea nei punti di contatto con l’acqua. Dopo 6-8 settimane, in una minoranza di soggetti, può esserci una reazione allergica che si chiama febbre di Katayama e che si caratterizza per prurito diffuso, cefalea e malessere generale. Nella maggior parte dei soggetti l’infestazione è asintomatica ma dopo mesi od anche anni possono comparire i sintomi dovuti all’accumulo delle uova a livello degli organi interni. L’intestino può essere interessato e si possono avere disturbi che vanno dai dolori addominali alla diarrea (anche con presenza di sangue nelle feci), fino all’occlusione intestinale. L’accumulo nei vasi che irrorano il fegato può dare come sintomo più evidente la perdita di sangue dall’esofago (nel mondo la Schistosomiasi è, infatti, la prima causa di emorragia da varici esofagee). La localizzazione urinaria, invece, può portare a cistiti, ma anche ad altre alterazioni come cervicite e salpingite nella donna e prostatite nell’uomo, che nelle forme più severe possono portare fino all’infertilità”. Per fortuna basta un giorno di terapia per debellare l’infezione. Il farmaco si chiama praziquantel e va acquistato in Svizzera o nella Città del Vaticano, in Italia, infatti, non è disponibile se non per uso veterinario. Tuttavia se non potete fare a meno di mete esotiche e di vacanze a stretto contatto con la natura ricordatevi al vostro ritorno di mettere in agenda un check-up in strutture specializzate: un CI O M A I PREPAR ATE ALL’EST semplice esame del sangue (a 4-8 settimane dal ritorno) con indagini parassitologiche mirate servirà ad accertarsi che gli unici souvenir della vacanza siano quelli nella vostra valigia. Zone a più alta incidenza di Schistosomiasi nel mondo Il ciclo vitale del parassita Quando una persona infestata dal parassita urina o espelle feci nelle acque di uno stagno, di un lago, di un torrente o di un fiume, libera le uova del parassita anche fino a un milione al giorno. Quando le uova vengono a contatto con l’acqua, si aprono e i parassiti ne fuoriescono. Spostandosi con l’aiuto di minuscoli peli che hanno sul corpo, i parassiti raggiungono un particolare mollusco: una lumaca d’acqua dolce in cui penetrano. All’interno della lumaca si moltiplicano per le successive 4-7 settimane. Quando lasciano la lumaca, hanno solo 48 ore per trovare una persona o un altro mammifero in cui entrare. Altrimenti moriranno. Ortopedia Quando la colonna si piega Scoliosi e cifosi: solo colpa della postura? “Stai su dritto con la schiena!” quante volte le mamme rimproverano in questo modo i bambini? Eppure a volte non è solo apprensione. Scoliosi e cifosi sono le principali problematiche che riguardano la colonna vertebrale. La scoliosi “La scoliosi- ci racconta Marco Moscati, ortopedico pediatrico- è una curvatura laterale della colonna che conferisce alla spina dorsale l’andamento tipico di una “S” o di una “C”, anziché il suo normale aspetto rettilineo. In alcuni casi è una patologia ereditaria”. Si parla di scoliosi congenita, ma in gran parte dei pazienti la patologia si manifesta durante l’adolescenza. Le femmine non vanno incontro a questa patologia con maggior frequenza rispetto ai maschi, come erroneamente si crede. Le ragazze, però, tendono a sviluppare una curvatura più accentuata e quindi sono loro ad avere più bisogno d’interventi specifici rispetto ai maschi. Si può curare? “Le scoliosi più lievi vengono trattate con ginnastica posturale - spiega Moscati- ed eventualmente ricorrendo all’uso di corsetti correttivi. Il trattamento chirurgico è indicato nei bambini in cui la curvatura della colonna vertebrale superi i 45°, oppure negli adulti se la curva supera i 50-55°”. Si interviene con un autotrapianto di porzioni ossee dell’anca o delle costole, utilizzando chiodi, ganci, viti o tiranti che hanno lo scopo di raddrizzare la spina dorsale. La cifosi Un leggero grado di curvatura della schiena è normale, ma quando è troppo accentuata si tratta di una patologia: la cifosi. Parliamo di un disturbo caratterizzato da una curvatura con concavità anteriore della colonna vertebrale. Anche in questo caso, come per la scoliosi, esiste una forma congenita e una che si sviluppa nel tempo. Entrambi risultano evidenti durante l’adolescenza, ma la forma congenita – denominata cifosi di Scheuermann – è molto più grave. Si può curare? “Lo stretching e il rinforzo della muscolatura addominale attraverso appositi esercizi possono migliorare, ma non risolvere - precisa Moscati - la condizione, che però in genere non causa problemi nell’età adulta”. L’intervento chirurgico è indicato quando la curvatura supera i 75°: l’obiettivo è quello di ridurre la curva raddrizzando e fondendo i segmenti spinali anormali. CONDIZIONI RISERVATE AI LETTORI DE “IL GIORNALE DI NIGUARDA” P R E S T I T I P E R L AV O R AT O R I E P E N S I O N AT I No Call Center: parli subito con noi! SENZA NECESSITÀ DI GARANTI, SENZA MOTIVARE LA RICHIESTA ANCHE SE SEI PROTESTATO O SEGNALATO IN CRIF POSSIBILITÀ di acconto immediato VELOCITA DI EROGAZIONE ...anche MUTUI E PREVIDENZA Da 20 anni offriamo sicurezza, riservatezza, trasparenza, professionalità STUDIO B è a Sesto San Giovanni (MI), Viale Casiraghi, 34 - MM1 Sesto Rondò - e-mail: [email protected] Tel. 02.26221012 - Tel/Fax 02.26220685 Vi aiutiamo a realizzare i vostri sogni www.studiob-sesto.it ISCRITTI ALL’UFFICIO ITALIANO CAMBI n. A83444 dodici Gastroenterologia Attenzione a… Convivere con l’ernia iatale Un fastidio comune, i consigli dello specialista i tratta di un disturbo con cui convive il 15% degli Italiani. L’ernia iatale interessa lo stomaco, che, invece di rimanere al di sotto del diaframma, si sposta verso l’alto, invadendo la zona del torace. La “breccia” di passaggio è un foro nel diaframma detto iato esofageo. In genere le pareti di questa struttura sono ben aderenti all’esofago. A volte, però, può succedere che questa apertura finisca per rilassarsi o dilatarsi, favorendo la risalita di una piccola parte di stomaco nel torace. “Il problema- spiega Aldo Airoldi dell’Epatologia e Gastroenterologia- può essere congenito, altre S volte è causato da una perdita di elasticità dei muscoli a livello dello iato oppure può essere la conseguenza di un trauma addominale. Sembra che ad aumentarne il rischio siano soprattutto i naturali processi di invecchiamento dei tessuti e di tutto l’apparato digerente. Giocano contro anche l’obesità, la gravidanza e il meteorismo”. L’ernia iatale può essere asintomatica o dare disturbi legati al reflusso dei succhi gastrici che entrano in contatto con l’esofago. I fattori che scatenano i sintomi possono essere alcune posizioni e particolari movimenti, come la posizione sdraiata o il piegarsi in avanti. Bruciore retrosternale, acidità, nausea, vomito, salivazione intensa e tosse, oltre a questi sintomi tipici, il reflusso può causare un’infiammazione cronica della mucosa esofagea che può evolvere nel tempo in una lesione precancerosa. “La terapia- conclude Airoldi- si basa su farmaci che inibiscono la secrezione acida dello stomaco, ma nel caso in cui dai farmaci non si avesse alcun giovamento, in alcuni pazienti selezionati, si può considerare un intervento chirurgico di ricostruzione dello sfintere esofageo”. - Evitare (o usare con moderazione) le sostanze che aumentano il reflusso degli acidi nell’esofago, come ad esempio: nicotina (sigarette), caffeina, cioccolato, cibi ricchi di grassi, menta e alcool. - Fare pasti meno sostanziosi e più frequenti e lasciar passare almeno 2 o 3 ore tra il pasto e il momento in cui si va a dormire. - Evitare di chinarsi, di fare esercizi per gli addominali, di indossare cinture strette o altri indumenti che possono aumentare la pressione sull’addome e provocare il reflusso. - Se si è in sovrappeso, perdere peso. Anche l’obesità aumenta la pressione sull’addome. - Nel letto alzare l’appoggio per la testa di circa 20-30 centimetri, mettendo dei cuscini o dei supporti sotto il materasso. Questo permetterà di tenere lontano gli acidi dallo stomaco durante il sonno. Flash Malattie rare: sapere per riconoscere Malattie rare, malattie di pochi e che troppo spesso in pochi conoscono. Tra questi anche i medici di base. Per fare un passo verso la loro conoscenza gli specialisti di Niguarda hanno collaborato con la Scuola di Formazione e Ricerca in Medicina di Famiglia e hanno tenuto 4 incontri in cui si è approfondito “l’universo malattie rare” e la rete regionale predisposta per combatterle. PER INFORMAZIONI www.sifmedico.it nella sezione dedicata sono on-line le presentazioni degli incontri. Niguarda Centro di Riferimento per le Malattie Rare La Sindrome di Rett Colpisce le bambine. Nascono sane e dopo 6-18 mesi ecco i segni di una malattia sconvolgente S u e giù, quelle mani si agitano senza sosta, non possono fermarsi perché sono il segno di una malattia, rara che non si conosce ancora a fondo e che la ricerca sta cercando di combattere. La Sindrome di Rett colpisce prevalentemente le bambine con un’incidenza di 1/10.000 nate e tra i suoi tratti caratteristici ha i movimenti stereotipati delle mani: c’è chi le batte, chi le porta alla bocca e chi mima un lavaggio continuo. Tutti sono il segno più evidente dell’aprassia, una parola che nella sua greca e altolocata assonanza nasconde un significato terribile: l’incapacità di eseguire in maniera corretta i movimenti volontari. La sfera che la Sindrome prende di mira è, infatti, quella neurologica e la stereotipia è solo la punta dell’iceberg di un quadro clinico grave. Molti genitori si sono spesso soffermati sul “cinismo” della malattia: le bambine, infatti, nascono sane e hanno uno sviluppo normale fino ai 6-18 mesi poi subentra la Sindrome. “Si tratta di una malattia multisistemica- spiega Emilio Brunati, Direttore della Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza- per la quale è indispensabile un intervento multidisciplinare che, nel nostro Dipartimento Materno Infantile, siamo in grado di garantire grazie alla presenza di un team specialistico per le disabilità complesse in età evolutiva. Nella maggior parte dei casi la malattia si manifesta a cavallo del primo anno: INTERVISTA Qualche domanda a Lucia Dovigo, Presidente AIR Associazione Italiana Rett. Quando nasce l’AIR e con quale obiettivo? L’AIR è nata nel 1990 dalla volontà di le bambine hanno un arresto dello sviluppo seguito da una regressione, perdono così le abilità precedentemente acquisite come l’uso delle mani finalistico (ovvero i gesti coordinati e diretti ad un determinato fine) e il linguaggio verbale; con la riduzione delle capacità comunicative compaiono anche dei tratti autistici”. La Sindrome, che procede per fasi (vedi box), è progressiva ma ad un certo punto si stabilizza, è stata scoperta a metà degli anni ’60 e per i 20 anni successivi è stata completamente ignorata; oggi è sotto la lente di ingrandimento della ricerca che ne ha individuato i meccanismi genetici e sta approfondendo quelli molecolari per trovare una possibile cura. “Ad oggi tanto è stato fatto, ma molto rimane ancora da realizzare- commenta Brunati-. Fondamentale rimane sempre l’aspetto clinico e di assistenza: l’intento di una struttura come la nostra è quello di fornire un’adeguata sorveglianza medica grazie ai controlli programmati e agli ambulatori specifici per prevenire le tante complicazioni della Sindrome (epilessia, scoliosi, problemi cardiologici, solo per fare qualche esempio); inoltre attraverso attività come la pet-therapy e l’attività in piscina si cerca di mantenere attive le abilità delle piccole, evitando un possibile peggioramento. Quello che si intende essere è un aiuto per la famiglia che in situazioni gravi come queste ha bisogno di un importante sostegno, anche psicologico”. alcuni genitori di bimbe affette dalla Sindrome di Rett, con lo scopo di favorire la conoscenza e la ricerca per debellare questa subdola malattia. Una parte importante della nostra attività è quella di informare sulla patologia, lo facciamo attraverso pubblicazioni, riviste, il nostro sito internet, i contatti con i medici di base e organizzando convegni. Da chi e come viene portata avanti la vostra attività? L’attività viene svolta da noi genitori, in modo del tutto volontario e gratuito Quando i genitori si rivolgono a voi e I quattro stadi clinici della malattia Fase 1 tra i 6 e i 18 mesi. Rallentamento e stagnazione dello sviluppo psicomotorio fino a quel momento normale. Compare disattenzione verso l’ambiente circostante e verso il gioco. Sebbene le mani siano usate in maniera funzionale, irrompono i primi sporadici stereotipi. Rallenta la crescita della circonferenza cranica. Fase 2 da 18 mesi ai 3 anni. Rapida regressione dello sviluppo, perdita delle capacità acquisite, irritabilità, insonnia, disturbo dell’andatura. Compaiono manifestazioni di tipo autistico, perdita del linguaggio espressivo e dell’uso funzionale delle mani accompagnata dai movimenti stereotipati, comportamenti auto-lesivi. La regressione può essere improvvisa o lenta e graduale. Fase 3, stadio pseudo-stazionario. Durata: mesi, anni. Dopo la fase di regressione, lo sviluppo si stabilizza. Diminuiscono gli aspetti di tipo autistico e viene recuperato il contatto emotivo con l’ambiente circostante. Scarsa coordinazione muscolare accompagnata da frequenti attacchi epilettici. Fase 4 all’incirca dopo i 10 anni. Durata anni. Migliora il contatto emotivo. Gli attacchi epilettici sono più controllabili. La debolezza, l’atrofia, la spasticità e la scoliosi impediscono a molte ragazze di camminare, anche se non mancano le eccezioni. Spesso i piedi sono freddi, bluastri e gonfi a causa di problemi di trofismo. quali sono le richieste più comuni? Riceviamo richieste quotidianamente, chi ha appena scoperto che la propria bimba è affetta da questa malattia cerca di avere le maggiori informazioni possibili sul decorso della patologia, su cosa dovrà aspettarsi, ma soprattutto ha bisogno di essere aiutato ad affrontare il difficile momento della diagnosi, a mio avviso il più duro e quello in cui c’è veramente bisogno di un punto di riferimento. Non mancano, inoltre, le richieste di natura legislativa per la pesante carenza delle istituzioni nel supportare le “malattie rare”. Tra i vostri obiettivi c’è anche quello di promuovere la ricerca, che segnali Fonte: Associazione Italiana Rett arrivano da questo “versante”? L’AIR cerca di promuovere la ricerca di base per trovare la cura senza trascurare la ricerca clinica e riabilitativa per dare da subito un sollievo quotidiano alle nostre bambine/ragazze ed alle loro famiglie. La ricerca genetica in questi ultimi anni ha dato molte speranze a tutti noi genitori in quanto si è visto che la Rett non è una patologia degenerativa e da questa malattia si può guarire. Anche se la strada da fare è ancora lunga siamo sicuri che arriveremmo un giorno a non parlare più di Sindrome di Rett. PER INFORMAZIONI www.airett.it tredici Ematologia Sangue “troppo denso” o “troppo fluido”: il Centro di Emostasi Più di 3.300 i pazienti in cura. Rischio trombosi, un ambulatorio per le gravide e... È sotto i nostri occhi tutti i giorni: un piccolo taglio e dopo qualche minuto la fuoriuscita di sangue si blocca. É la coagulazione, un processo vitale per evitare possibili emorragie, ma che deve essere adeguatamente controbilanciato da un’attività di anti-aggregazione: solo in questo modo, infatti, il sangue coagula esclusivamente in caso di lesione, ma rimane fluido durante il suo passaggio nelle vene e nelle arterie. Si tratta di una bilancia che mantiene un delicato equilibrio, ma se uno dei “bracci” pende più dell’altro, si “sconfina nel territorio della patologia” ed ecco che ad entrare in azione sono gli specialisti dell’emostasi. “La nostra attività- spiega Teresa Maria Caimi, Responsabile del Centro- ha come scopo il miglioramento della qualità di vita dei pazienti in terapia anticoagulante orale. Al momento ne seguiamo più di 3.300; il “ritmo giornaliero” va dalle 200 alle 250 visite”. Quando il sangue è “troppo denso”, il principale pericolo è rappresentato dalla trombosi. Alla base della spiccata tendenza a coagulare ci possono essere predisposizioni genetiche, che possono accentuarsi in particolari situazioni di rischio come un intervento chirurgico o periodi di prolungata immobilità. “In questi pazienticontinua Caimi- è fondamentale studiare e prescrivere un’adeguata profilassi anticoagulante prima dell’operazione. L’immobilizzazione della muscolatura crea, infatti, una stasi che facilita la trombosi; spesso allo stesso rischio sono sottoposti anche i pazienti che subiscono l’applicazione di un gesso; in tutti questi casi la predisposizione alla trombosi può portare fino all’embolia polmonare”. L’ambulatorio si occupa anche delle donne in “dolce attesa”. “La gravidanza è una situazione che espone ad una maggiore probabilità di trombosi- spiega Caimi-, in quanto modifica completamente l’assetto coagulativo del sangue. In particolare la sorveglianza è rivolta alle donne che hanno avuto già un episodio di trombosi o complicanze ostetriche precedenti, come una storia di poliabortività, e ai rari casi di donne portatrici di valvole meccaniche cardiache”. In queste ultime pazienti oltre alla necessità di esami periodici per evidenziare la minaccia di trombosi, si affianca la Appuntamenti - 21 maggio Trent’anni di cavalli e bambini S abato 21 maggio tutti in sella per la tradizionale festa coi cavalli aperta a grandi e piccini. Quest’anno l’appuntamento coincide con un importante anniversario: il trentennale del Centro di Riabilitazione Equestre Vittorio di Capua. Era il 1981, infatti, e a Niguarda i box, i paddock e il maneggio aprivano per la prima volta; da allora la riabilitazione equestre è cresciuta molto: da attività poco diffusa, quasi sperimentale, è diventata una pratica sempre più consolidata nel percorso di aiuto alla persona. Per celebrare i 30 anni di attività non mancheranno esibizioni a cavallo, volteggi e l’immancabile “battesimo della sella” per i più piccoli. Malattie emorragiche e il laboratorio Quando il sangue presenta difficoltà nella coagulazione, si parla di malattie emorragiche. Le cause possono essere svariate e interessare a diversi livelli il processo di coagulazione. Tra le patologie più seguite c’è l’emofilia, sia congenita sia acquisita, (il Centro fa parte dell’Associazione Italiana Centri Emofilia ed è coordinatore per il registro europeo per l’emofilia acquisita - EACH), la malattia di Von Willebrand, le piastrinopatie e i difetti congeniti degli altri fattori della coagulazione. Per tutte queste patologie come anche per le malattie tromboemboliche il supporto del laboratorio nel percorso di diagnosi è fondamentale per individuare quel “peso in più” che “sbilancia il carico” nel processo di coagulazione. Iniziative - Dal 14 aprile al 10 maggio Visite andrologiche gratuite Anche quest’anno, la Società Italiana di Urologia (SIU) partecipa ad un’iniziativa di grande rilevanza sociale: la campagna “Basta Scuse”. L’obiettivo è quello di promuovere corretti ed equilibrati stili di vita, utili a prevenire patologie importanti della sfera sessuale maschile come la disfunzione erettile (DE). Anche il Niguarda aderisce a questa importante campagna di sensibilizzazione e informazione, offrendo visite andrologiche gratuite dal 14 aprile al 10 maggio 2011. PER PRENOTARE Le visite sono prenotabili al numero verde: 800. 363. 677 dal lunedì al sabato dalle 8.00 alle 20.00 La disfunzione erettile DOVE E QUANDO Presso il Centro Vittorio di Capua- Area Sud, padiglione Riabilitazione Equestre sabato 21 maggio 2011 ore 15.00 Psichiatria Lo Spazio Giovani in festa Arte, musica e dj session La disfunzione erettile è un problema di salute comune. Nonostante la mancanza di dati certi si stima che un uomo su 10 ne sia affetto. “La disfunzione erettile- spiega Aldo Bocciardi, Direttore dell’Urologiaavvia un circolo vizioso che genera ansia da prestazione nei soggetti che ne soffrono. Questa ansia contribuisce ad aggravare progressivamente la difficoltà erettiva, creando ulteriore frustrazione sia in chi ha il problema, sia nel suo partner. Il primo passo per sconfiggere la disfunzione erettile è essere informati su tutte le sue possibili cause e sulle soluzioni disponibili”. 29 maggio - X Giornata Nazionale del Sollievo: visite gratuite R iunire utenti, professionisti e rappresentati delle diverse istituzioni, protagonisti di una ricca esperienza di collaborazione nella cura e prevenzione del disagio giovanile: questo lo scopo della festa che si terrà il 20 maggio 2011 presso l’ambulatorio “Spazio Giovani”. Da anni il servizio (Psichiatria 4, Unità di Psichiatria e Psicoterapia) porta avanti un progetto rivolto ad adolescenti e giovani dai 16 ai 23 anni che presentano problemi collegati a sofferenza psicologica (disturbi d’ansia, attacchi di panico, depressioni ecc…), in stretta collaborazione con il territorio, la ASL di Milano e Regione Lombardia, e che, grazie all’esperienza maturata in comune, si sta consolidando in un modello integrato di rete. Con il desiderio di lasciare il segno di un’esperienza di vita vissuta da tutti gli operatori e utenti del centro, l’equipe ha promosso, quindi, una giornata di festa, un evento ludico e artistico insieme, “colorato” dai dipinti realizzati in ambulatorio dai ragazzi, frutto finale del lavoro creativo del laboratorio espressivo “Fotografare tempestività nella sostituzione dei farmaci anticoagulanti: quelli utilizzati per la cura ordinaria, infatti, potrebbero dare possibili malformazioni per il nascituro. “È importante quindi- conclude Caimi- sospenderli il prima possibile in favore di presidi, più sicuri per il piccolo”. in Poesia” condotto da Ivan Tresoldi, famoso poeta di strada e cofondatore dell’organizzazione creativa Artkitchen, Milano. Insieme a loro altri ragazzi si dedicheranno all’intrattenimento musicale, raccontandosi attraverso la musica dal vivo e Dj session. La partecipazione è aperta a tutta la cittadinanza. DOVE Ambulatorio Spazio Giovani Via Besta, 1, Milano Venerdì 20 maggio 2011 ore 16.30-19.30 Domenica 29 maggio 2011 Niguarda aderisce, per il decimo anno consecutivo, alla Giornata Nazionale del Sollievo e del Dolore con specialisti in algologia che effettueranno visite gratuite e daranno informazioni sulle sindromi dolorose e le tecniche di controllo. Il dolore cronico o inutile, malattia ancora poco conosciuta e non trattata in modo adeguato, affligge in Italia circa 10 milioni di persone. “Ad un anno esatto dall’ entrata in vigore della legge 38- dice Paolo Notaro, Responsabile della Terapia del Dolore-, che sancisce il diritto alla misurazione e alla cura del dolore per tutti e per tutte le patologie, abbiamo consolidato il ruolo di riferimento regionale per la diagnosi e la cura di tutte le sindromi dolorose difficili”. Il team ha, infatti, sviluppato nel corso degli anni delle tecniche di neuro stimolazione midollare per controllare diverse forme di dolore cronico, refrattario a tutte le terapie tradizionali, interferendo lungo le vie di conduzione dello stimolo doloroso con il cosiddetto pacemaker del dolore. PRENOTAZIONI Da lunedì 2 maggio è possibile prenotare una visita gratuita per la giornata di domenica 29 maggio, attraverso: Numero verde di Prenotazione Regionale 800.638.638 (lun-sab: 8.00-20.00) Sportello Prenotazione di Niguarda Area Sud, Blocco Sud lun-ven: 8.00-19.30 sab: 8.00-13.00 Tra i nosTri servizi anche la carTellonisTica pubbliciTaria poster 6x3 e/o grandi formati cartelli su pali luce 100x140 stendardi striscioni Per qualsiasi informazione relativa all’utilizzo di quanto sopra e per la pubblicità su Il Giornale di Niguarda rivolgersi a: Tel. 02.24.30.85.60 - [email protected] www.spadapubblicita.it COLLEZIONE PRIMAVERA 2011 Viale Casiraghi, 115 - tel. 02.26.22.57.86 Stock House - Viale Casiraghi, 136 - tel. 02.26.22.643 Via XX Settembre, 22 - tel. 02.24.85.118 SESTO SAN GIOVANNI - MM1 SESTO RONDÒ www.viganocalzature.it quindici Parola allo specialista Che cos’è… la scintigrafia? Lo spiega Claudio Rossetti, Direttore della Medicina Nucleare “Una diagnosi radioattiva” La scintigrafia è una tecnica diagnostica, basata sul rilevamento delle radiazioni emesse dall’organismo dopo la somministrazione di farmaci radioattivi. Tali segnali, elaborati e registrati da un calcolatore, permettono di indagare efficacemente sede, forma, dimensioni e funzionalità di alcuni organi, tra cui tiroide, cuore, ossa, cervello, fegato, reni e polmoni. Pertanto, l’apparecchio che esegue la scintigrafia non emette radiazioni, ma si limita a riceverle dagli organi del paziente. I traccianti e controindicazioni La scintigrafia è una tecnica semplice ed indolore, e spesso il tracciante radioattivo o radiofarmaco deve essere somministrato per via endovenosa. Tra gli isotopi più utilizzati, vi sono lo Iodio 131 per le indagini sulla tiroide e il Tecnezio 99m per le valutazioni dell’apparato scheletrico e del miocardio. Le dosi di radioisotopo somministrate sono molto basse e non comportano rischi significativi per il paziente, anche se l’utilizzo della tecnica scintigrafica rimane controindicato in gravidanza (in ogni caso la somministrazione avviene sempre sotto il controllo del medico specialista). Attendere, prego L’esame scintigrafico inizia con la somministrazione del radiofarmaco, seguita, in base alla caratteristica anatomica o fisiologica che ci si propone di indagare, da un certo periodo di attesa. Per la scintigrafia tiroidea e miocardica, ad esempio, questo intervallo di tempo si aggira intorno a 20-60 minuti, mentre per la scintigrafia ossea è necessario un periodo di attesa di 3 ore. Dopo l’attesa, l’esame viene quindi eseguito su un lettino fisso, su cui il paziente viene fatto sedere o sdraiare; saranno le testate dell’apparecchio (denominato gamma camera) a compiere movimenti rotatori o traslatori intorno all’organismo. Formazione Corsi e convegni di maggio 2-3 maggio (I edizione) 4-5 maggio (II edizione) Corso teorico pratico di broncoscopia per anestesisti e rianimatori Il costante e sempre più veloce sviluppo della strumentazione endoscopica ha portato ad un sensibile miglioramento delle possibilità diagnostiche e terapeutiche nelle affezioni delle vie respiratorie. Per un anestesista rianimatore il corretto uso di un fibrobroncoscopio può rappresentare una valida risorsa a disposizione per superare le difficoltà nella gestione spesso complessa di un paziente sottoposto a ventilazione meccanica invasiva. Sede: Aula c/o Blocco Sud, III piano, Area Sud 10 maggio Gestione della documentazione clinica aziendale La cartella clinica è un bene di straordinaria importanza, rappresenta il decorso di un ricovero e assolve a numerose funzioni, non ultima la riduzione del rischio clinico e dell’errore in medicina. Il corso si propone di affrontare il tema della corretta gestione e compilazione della documentazione clinica relativamente agli aspetti organizzativi, gestionali e giuridici. Sede: Aula D- secondo piano Qualità e Sicurezza Clinica- Area Sud, pad.6 09.00-16.00 23-24-25 maggio Ecocardiografia per patologi neonatali Il corso è diretto ai neonatologi che abbiano una minima dimestichezza con le metodiche diagnostiche con ultrasuoni e che vogliano acquisire conoscenze di base riguardo alla valutazione ecocardiografica del neonato sia pretermine che a termine sia con cuore normale che con cardiopatia congenita. Il corso è strutturato sul modello del “training on the job” con lezioni teoriche alternate ad esercitazioni pratiche. Sede: Poliambulatorio Pediatrico, Cardiologia Pediatrica - Area Nord, pad. 16 anche momenti informativi/formativi rivolti agli operatori, affidato al DSM del Niguarda. L’evento è il secondo dei tre previsti. Sede: Palazzo della Regione Lombardia- via F. Filzi 22- Milano - 08.30-17.00 23 maggio Servizi di salute mentale per adulti e adolescenti: quali collegamenti, quali interventi 23 maggio Patologia articolare della spalla: S.O.S. spalla Le conoscenze epidemiologiche più recenti confermano che tutti i disturbi mentali, in particolare quelli gravi, insorgono e si sviluppano in modo progressivo, lento e a volte aspecifico in una fascia di età collocabile tra i 12 e i 25 anni. Regione Lombardia ha attivato un programma denominato “Prevenzione e tutela della salute negli adolescenti e nei giovani adulti. Intervento precoce nelle psicosi” che prevede “S.O.S. spalla” è un’immaginaria segreteria telefonica dove il paziente affetto da una problematica alla spalla lancia una richiesta d’aiuto. Dall’analisi del “messaggio telefonico” nasce un percorso diagnostico e delle ipotesi terapeutiche: è lo spunto per analizzare le più frequenti patologie della spalla in una maniera coinvolgente ed efficace. Sede: Aula Magna- Area Ingresso, pad. 1 19.30-23.30 PER ISCRIZIONI E INFORMAZIONI www.ospedaleniguarda.it Riconoscimenti Premio Vivisalute: the winner is... I l prestigioso riconoscimento VivisaluteCeRGAS, per medici e operatori socioassistenziali che uniscono prestazioni di alto livello con l’attenzione alla persona, quest’anno ha premiato il Direttore Generale, Pasquale Cannatelli, e il Direttore del Centro Dislipidemie, Cesare Sirtori. L’importanza della formazione mirata alla professionalità degli operatori e alla centralità della persona assistita, è una politica ormai da anni nelle “corde” del Niguarda ed è stata questa la motivazione che più ha pesato nel premio ritirato dal nostro Direttore Generale. Per il Professor Sirtori il premio è un riconoscimento dell’importante attività svolta dal Centro Dislipidemie, una struttura che ha curato oltre 30.000 pazienti, lombardi, italiani ed anche di altri Paesi, e che ha raggiunto il prestigio scientifico internazionale con la scoperta della proteina A-I Milano e con l’avvio, oltre 30 anni fa, dei primi studi sui prodotti nutraceutici. La consegna del premio Vivisalute-CeRGAS a Cesare Sirtori Pasquale Cannatelli ritira il premio consegnato da A Galliani, Vice-Presidente A.C. Milan Sesto Autoveicoli Viale Edison, 130 - 20099 Sesto S.G. (MI) Tel. 02.26.28.3.1 www.sestoautoveicoli.it [email protected] Concessionaria aderente al Programma Audi Prima Scelta :plus Audi Prima Scelta :plus Audi A1 1.4 TSI 122CV Stronic, 09/2010, km 5000 € 22.700,00 Audi A3 2.0 TDI FAP 140CV Attraction 09/2009, km 27800 € 19.900,00 Audi A3 1.9 TDI FAP 140CV Ambition 01/2008, km 29000 € 18.900,00 Audi A4 Avant 2.0 TDI 140CV Top Plus 12/2007, km 19500 € 19.500,00 Audi A4 2.0 TDI FAP 143CV Advanced 06/2008, km 71000 € 28.900,00 Audi S4 Avant 3.0 TFSI 333CV Q. Stronic 04/2009, km 52000 € 45.700,00 Audi A3 SPB 1.6 TDI CR. 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