Progetto OgliaSTRAgiovani IL REPORT DEL
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Progetto OgliaSTRAgiovani IL REPORT DEL
2012/2013 Progetto OgliaSTRAgiovani Riorganizziamo insieme i servizi per gli adolescenti in Ogliastra IL REPORT DEL QUESTIONARIO DEGLI ADOLESCENTI 1 2012/2013 Indice 1. Il Progetto OgliaSTRAgiovani ....................................................................................................... 3 2. Il questionario degli adolescenti ................................................................................................. 4 2.1. Il questionario: alcuni cenni metodologici .................................................................................................................. 4 2.1.1. La scelta del questionario nel progetto OgliaSTRAgiovani e alcuni dati sul territorio ogliastrino5 2.2. La scelta delle tematiche ....................................................................................................................................................... 9 2.3. Struttura del questionario e modalità di compilazione .................................................................................... 10 3. Il questionario degli adolescenti .............................................................................................. 12 3.1. Il profilo dei rispondenti e alcune informazioni sulle loro famiglie ........................................................... 12 3.2. I servizi e il tempo libero .................................................................................................................................................... 14 3.4. L’alimentazione ....................................................................................................................................................................... 22 3.5. Lo sport ........................................................................................................................................................................................ 26 3.6. La sessualità .............................................................................................................................................................................. 28 3.7. Le dipendenze .......................................................................................................................................................................... 37 3.8. La violenza ................................................................................................................................................................................. 45 3.9. L’esigenza di formazione ...................................................................................................................................................... 55 Bibliografia ................................................................................................................................................................................................ 57 2 2012/2013 1. Il Progetto OgliaSTRAgiovani Il Progetto OgliaSTRAgiovani è finanziato dalla Regione Sardegna e promosso dalla Asl di Lanusei e dai Comuni dell’Ogliastra nell’ambito delle attività del PLUS Ogliastra. È iniziato a marzo 2012 e si è concluso ad aprile 2013. L’attività, realizzata da un gruppo di professionisti (2 psicologhe, 1 ginecologo, 2 sociologhe, 1 coordinatrice, 1 formatrice e 2 collaboratori), ha coinvolto i giovani dai 13 ai 19 anni e tutti gli operatori che svolgono attività con gli adolescenti nel territorio ogliastrino. Le attività del progetto riguardano l’organizzazione di una rete che supporti i servizi presenti nel territorio a collaborare sinergicamente e la promozione di attività di formazione, consulenza e sostegno per giovani ed educatori. Scopo ultimo del progetto è stato la costituzione di un “gruppo di riferimento”, formato da operatori che svolgono attività con gli adolescenti in Ogliastra, che dovrebbe collaborare attivamente con i servizi pubblici (ASL ed Enti Locali) per la costruzione di interventi rispondenti ai reali bisogni del territorio. Oltre alle attività formative e a quelle di informazione e sensibilizzazione, il progetto prevedeva una fase di analisi della realtà esistente, soprattutto nell’ambito dei servizi in Ogliastra. Abbiamo pertanto somministrato un questionario agli operatori e realizzato con essi alcune giornate di dibattito(con la metodologia dei focus group). Poche settimane più tardi, abbiamo somministrato un altro questionario, illustrato nel presente report, a un campione di 520 ragazzi. I contenuti di questa breve indagine esplorativa, e dunque tanto le motivazioni che si trovano alla base della scelta delle domande, quanto l’analisi e la lettura dei dati, non rappresentano un lavoro a sé ma vanno letti e contestualizzati all’interno di tutte le altre attività del Progetto OgliaSTRAgiovani. Solo tramite una lettura integrata di tutti i rapporti di analisi e formazione svolte sia con gli operatori che con i ragazzi, sarà possibile cogliere appieno la ricchezza del lavoro svolto durante tutto l’anno1. 1 Per approfondire alcune delle scelte teoriche alla base delle domande del questionario, si rimanda al report che raccoglie i contributi della formazione svolta con i ragazzi. 3 2012/2013 2. Il questionario degli adolescenti 2.1. Il questionario: alcuni cenni metodologici Nell’ambito della ricerca sociale il questionario costituisce un esempio di tecnica quantitativa. Si tratta infatti di uno strumento di indagine standardizzato: le domande che lo compongono sono ripetute in maniera identica per ogni intervistato; le possibilità di risposta sono limitate esclusivamente alla scelta fra le opzioni proposte2. Questa struttura rigida e standardizzata consente la successiva elaborazione statistica dei dati. La scelta fra tecniche di ricerca qualitative o quantitative è determinata da numerosi fattori come gli obiettivi conoscitivi della ricerca, le risorse disponibili (economiche, conoscitive), la numerosità della popolazione oggetto di indagine. L’argomento meriterebbe una trattazione più dettagliata che allontanerebbe però dagli obiettivi di questo report; riportiamo tuttavia una breve sintesi delle differenze tra ricerca qualitativa e quantitativa al fine di giustificare le scelte metodologiche del nostro lavoro (Tab. a) TECNICHE QUANTITATIVE TECNICHE QUALITATIVE es. questionario es. interviste, focus group Standardizzate, misurare, intendono Non standardizzate. quantificare fenomeno. un Intendono comprendere fenomeno in un profondità, Attraverso l’analisi delle variabili, attraverso l’immedesimazione e arrivano alla sintesi dei risultati in l’analisi di percezioni grafici e tabelle rappresentazioni Rappresentative Non rappresentative Risultati generalizzabili Non intendono ricostruire e la realtà ma le rappresentazioni di 2 Corbetta (1999: 172) distingue il questionario dall’intervista strutturata e dall’intervista libera in base alla standardizzazione delle domande e delle risposte: nel questionario sono standardizzate entrambe, nell’intervista strutturata le domande si ripetono in modo identico tra gli intervistati ma ammettono risposte aperte, nell’intervista libera l’intervistatore utilizza una traccia a partire dalla quale l’intervistato sviluppa liberamente gli argomenti proposti. 4 2012/2013 essa Necessitano di minori risorse Richiedono economiche. rilevanti risorse economiche e lunghi tempi di Riducono notevolmente i tempi di rilevazione. rilevazione. Non sono adatte per analisi su Permettono analisi su vasta scala vasta scala ma per analisi in profondità Tabella a: Confronto tra tecniche di ricerca qualitative e quantitative 2.1.1. La scelta del questionario nel progetto OgliaSTRAgiovani e alcuni dati sul territorio ogliastrino Secondo i dati ISTAT del 2011, in Ogliastra sono 4017 i giovani di età compresa tra i 13 e i 19 anni. Se Tortolì è il Comune con il maggior numero di ragazzi (Fig. a), il paese più “giovane” è Ulassai, dove la percentuale di adolescenti sul totale della popolazione residente è pari al 9% (Fig. b). Seguono Elini, Girasole e Ilbono, mentre a Baunei, Talana, Ussassai e Triei gli adolescenti non raggiungono i 6 punti percentuali. Non si rilevano differenze significative nella distribuzione per sesso e classi di età (Fig. c e Fig. d). I ragazzi stranieri di età compresa tra i 13 e 19 anni e residenti in Ogliastra sono invece 50, di cui 20 maschi e 30 femmine (Tab. b) 5 2012/2013 Figura a Elaborazioni su dati Istat (gennaio 2011) Figura b Elaborazioni su dati Istat (gennaio 2011) N= 57965 6 2012/2013 Figura c Elaborazione su dati Istat (gennaio 2011) N=4017 Comune M F Totale Arzana 0 1 1 Bari Sardo 3 4 7 Cardedu 1 1 2 Gairo 3 2 5 Ilbono 1 0 1 Jerzu 1 2 3 Lanusei 0 2 2 Loceri 1 4 5 Lotzorai 0 1 1 Osini 0 1 1 Tertenia 0 1 1 Tortolì 9 9 18 Villagrande S. 1 2 3 Totale 20 30 50 Tabella b Distribuzione giovani stranieri per sesso. Elaborazione su dati ISTAT (gennaio 2011) 7 2012/2013 Figura d Elaborazione su dati Istat (gennaio 2011) I dati disponibili riferiti al territorio ogliastrino non sono numerosi (anche perché la Provincia è stata istituita nel 2005, in seguito a una legge regionale del 20013) e uelli presenti ci permettono di delineare un quadro per certi versi critico. Preoccupante è il tasso di disoccupazione, che dal 2008 al 2010 passa dalle 31,1 unità percentuali alle 45,8 per i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni (contro il 39,1% riferito alla Sardegna e il 29,4% al territorio nazionale); aumento rilevabile anche tra chi ha più di 25 anni, laddove dai 10 punti percentuali del 2008 si raggiungono i 15 del 2010. Il tasso di occupazione dei giovani ogliastrini tra i 15 e i 24 anni scende dal 22% del 2008 al 12,4% del 2010, mentre per chi ha tra i 24 e i 34 anni dal 58,4 al 47,8%.4 Dal Primo rapporto sulla devianza minorile in Italia (2008) emerge inoltre che l’Ogliastra detiene il più alto quoziente di criminalità minorile (delitti denunciati a carico di minori su 100.000 minorenni residenti) rispetto alle altre province della regione. 3 Il sistema di indicatori territoriali dell’Istat (Sitis.istat.it) ad esempio rileva i dati per tutte le province italiane escluso quelle di nuova istituzione, tra queste le quattro nuove province sarde, con poche eccezioni. 4 Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro. 8 2012/2013 I risultati di una ricerca condotta nel 2006, che ha coinvolto circa 450 alunni delle quarte classi degli Istituti Secondari di secondo grado (Schilirò, Sette, 2006), rivelano invece la disponibilità e la collaborazione dei ragazzi: circa la metà dei rispondenti ha voluto approfondire le risposte date al questionario a loro somministrato attraverso un colloquio con un esperto, segno, secondo gli autori, di apertura e del desiderio di essere ascoltati. La ricerca comparava i valori rilevati in Ogliastra con un campione nazionale; da tale confronto sono emerse alcune criticità, come la maggiore esposizione a comportamenti rischiosi quali l’assunzione di alcool o di stupefacenti (Ivi: 51). Gli autori hanno dunque prospettato la necessità di interventi di prevenzione della salute, di azioni finalizzate al coinvolgimento degli adulti nel mondo dei giovani, così come di una maggiore integrazione e pubblicizzazione dei servizi già esistenti. Poiché i dati delle statistiche ufficiali non sono sufficienti a delineare un quadro dei bisogni dei giovani ogliastrini, abbiamo proceduto alla somministrazione di un breve questionario per approfondire le esigenze e opinioni degli alunni delle prime classi degli istituti secondari di secondo grado della Provincia. La scelta di focalizzare l’analisi sui ragazzi appena ammessi alle superiori è stata dettata da due motivazioni principali: in primo luogo l'ingresso in un nuovo istituto rappresenta un momento di transizione e di crescita non esente da problematicità; inoltre, a differenza dei ragazzi più grandi, gli studenti in uscita dalle scuole medie non hanno beneficiato di altri programmi o interventi a loro indirizzati5. 2.2. La scelta delle tematiche La scelta delle tematiche è stata operata grazie alla collaborazione delle sociologhe, delle psicologhe e del ginecologo di progetto. Le domande sono state definite allo scopo di ottenere una piccola fotografia della realtà in un territorio dove la carenza di dati, tanto sul mondo dell’adolescenza quanto su quello dei servizi, sembra essere una criticità da affrontare. Con la richiesta di informazioni su alcune tematiche tipiche dell’età adolescenziale, abbiamo così voluto offrire spunti di riflessione che potranno essere utili per approfondire in futuro la conoscenza di questo territorio e del mondo dell’adolescenza in Ogliastra, fermo restando che 5 Come avvenuto nel caso del Progetto della Peer Education promosso dall’Asl di Lanusei, che ha coinvolto quasi tutti gli Istituti superiori ogliastrini. Si rimanda pertanto al report della formazione effettuata negli Istituti Superiori. 9 2012/2013 di per sé anche la stessa consapevolezza della carenza di ricerche sull’argomento, potrebbe rappresentare un importante punto di partenza. Per la scelta dei temi affrontati è stato fatto riferimento ad alcuni studi e ricerche italiane, come quella dell’Istituto Superiore della Sanità (ISS), del Centro Regionale di documentazione per la Promozione della Salute (Dors) e del Centers for Disease Control and Prevention realizzato tramite l’YRBSS (Youth Risk Behaviour Surveillance System) sviluppato negli Stati Uniti con l’obiettivo di monitorare i principali comportamenti a rischio che determinano le più importanti cause di patologie, mortalità e problemi sociali nei giovani. Tali studi individuano tra le tematiche rilevanti connesse all’età adolescenziale alcuni comportamenti a rischio come le dipendenze, i comportamenti sessuali inadeguati, le cattive abitudine alimentari, la guida pericolosa e gli atti violenti. 2.3. Struttura del questionario e modalità di compilazione Il questionario è composto da 54 domande e diviso in 7 sezioni: una prima, introduttiva, presenta l’indagine ai ragazzi assicurandoli sull’anonimato delle risposte. In questa parte iniziale ci interessava rimarcare soprattutto la differenza rispetto a un compito in classe o a un test di verifica, spiegando che nel questionario non esistono risposte giuste o sbagliate, ma solo risposte più o meno adatte per descrivere esperienze e vissuti diversificati. L’invito era quindi quello di rispondere il più liberamente e sinceramente possibile. Le domande iniziali riguardavo soprattutto dati legati all’anagrafica (il genere, il numero dei fratelli/sorelle etc.). Per mettere a proprio agio gli studenti, abbiamo pensato di concentrare la seconda parte del questionario sul tema del tempo libero (quante ore vi dedicano durante la giornata, quali attività svolgono, con chi lo trascorrono); abbiamo inserito anche delle domande per raccogliere le opinioni dei ragazzi sulle loro relazioni sociali (con il gruppo dei pari, la famiglia, gli educatori). La sezioni successive affrontano invece questioni più delicate, per questa ragione sono situate in posizione centrale: all’inizio infatti potrebbero spaventare gli intervistati scoraggiandoli a proseguire mentre, se situati alla fine, si potrebbe andare incontro ad un calo di attenzione, col rischio di lasciare in bianco una parte fondamentale dell’indagine. In queste sezioni siamo 10 2012/2013 entrati nel vivo delle tematiche trattate dal progetto OgliaSTRAgiovani: dipendenze, sessualità, alimentazione e comportamenti violenti. Nella terza sezione abbiamo affrontato il tema delle dipendenze, guardando al consumo di tabacco, alcolici, stupefacenti e internet (quali le motivazioni alla base di questi consumi, quali i punti di riferimento dei ragazzi su questi aspetti). La quarta sezione intendeva invece approfondire i temi legati alla sessualità: la conoscenza dei servizi sul territorio, il livello di informazione dei ragazzi, le figure di riferimento su queste tematiche. La quinta riguardava l’alimentazione (eventuali diete, soddisfazione per il proprio aspetto fisico, figure di riferimento), mentre la sesta interrogava i ragazzi sulla violenza e la guida sicura. Nella sezione conclusiva abbiamo posto alcune domande per ricostruire la situazione familiare dei ragazzi (composizione del nucleo familiare, professione e titolo di studio dei genitori). Si tratta di domande di più facile compilazione ma allo stesso tempo delicate perché richiedono dati sensibili; per questa ragione sono state collocate in chiusura. Infine, abbiamo lasciato una pagina bianca a disposizione dei ragazzi, perché potessero esprimere le proprie opinioni sia sui temi trattati durante il questionario sia su altri argomenti tralasciati ma per loro importanti. Il questionario è stato somministrato tra novembre 2012 e gennaio 2013 da due collaboratori del Progetto OgliaSTRAgiovani. Il tempo di compilazione richiesto era di circa 50 minuti. Per quanto riguarda la modalità di compilazione i ragazzi hanno risposto autonomamente senza l’intervento di un intervistatore. La scelta di non intervenire nel porre le domande si è rilevata adeguata soprattutto per la delicatezza degli argomenti trattati. Un questionario autocompilato tutela maggiormente l’anonimato rispetto all’intervista diretta, inoltre è preferibile qualora il ricercatore desideri risposte meditate, che difficilmente si potrebbero avere nei tempi di un’intervista faccia a faccia, ristretti e stabiliti dall’intervistatore. L’obiettivo della nostra indagine era infatti quello di ottenere dai ragazzi risposte il più sincere possibile, invitandoli nello stesso tempo a riflettere su argomenti che non sempre hanno occasione di problematizzare. Abbiamo comunque assistito alla compilazione, restando in classe per chiarire eventuali dubbi ed evitare risposte collettive. Di seguito illustreremo i risultati raccolti per aree tematiche: per rendere più fruibile e discorsivo il presente report, non verrà seguito lo stesso ordine delle sezioni e delle domande presente nel questionario. 11 2012/2013 3. Il questionario degli adolescenti 3.1. Il profilo dei rispondenti e alcune informazioni sulle loro famiglie Sono stati coinvolti nella nostra indagine 520 studenti appartenenti ai Licei Classico e Scientifico di Lanusei, al Liceo delle Scienze Umane di Lanusei, agli Istituti Professionali Industria e Artigianato (IPSIA) e Tecnico Nautico (ITN) di Tortolì, ai Licei Classico e Scientifico di Tortolì, all’Istituto Tecnico Industriale (ITI) e all’Istituto Tecnico Commerciale di Tortolì (ITC), agli Istituti Agrario e Alberghiero di Tortolì (IPSAR), all’Istituto Professionale Industria e Artigianato di Perdasdefogu(IPSIA), ai Licei Scientifico e Linguistico di Jerzu, all’Istituto Tecnico Commerciale di Jerzu (ITC) e al Liceo Scientifico di Seui. Le Tabelle 1, 2 e 3, illustrano alcune caratteristiche del nostro campione: come facilmente deducibile, l’età della maggior parte dei ragazzi intervistati (65%) è di 15 anni e si presenta una quasi equa distribuzione fra i sessi. Una altissima percentuale degli intervistati, vive con i propri genitori naturali (88%) mentre piuttosto bassa sembra la presenza di famiglie “ricostituite”, segno di una forte persistenza della famiglia tradizionale nel territorio ogliastrino. È interessante notare infine, l’alta percentuale di ragazzi con un solo fratello (48,1%). I ragazzi Val. % n=520 Genere M F 49,4 50,6 Età 14 15 16 17 18-19 5,2 69 16,9 6,5 1,8 Comune Istituto scolastico Seui Perdasdefogu Lanusei Tortolì Jerzu 2,1 4 25 53,1 15,8 Tabella1 12 2012/2013 La famiglia Val. % n=520 Fratelli e sorelle Nessuno 1 2 3 più di 3 9,8 48,1 31,2 6,5 14 In casa con I genitori naturali Un solo genitore Genitore e compagno/a Altro 88,8 5,6 3,7 1,7 Tabella 2 I genitori Madre Padre Val % N=520 Titolo di studio Nessuno 4 Elementari 2,1 Medie 34,8 Superiori 42,1 Laurea 10,4 Post lauream 3,5 Altro 1,2 Occupazione ultimi tre mesi Libero professionista 5,4 Imprenditore 3,8 Impiegato settore pubblico 24,2 Impiegato nel settore privato 11,7 Casalinga 39,2 Operaio, contadino, allevatore 2,5 Artigiano 0,6 Pensionato 0,6 Disoccupato 4,6 Altro 5 4,2 6,9 44,8 31,2 7,3 1,3 1,9 6,9 10,6 27,9 10,2 0,2 23,8 3,3 4,6 4,8 4,6 Tabella 3 13 2012/2013 La maggior parte dei genitori possiede un livello di istruzione scolastico che potremmo definire “medio basso” (scuole medie e scuole superiori) e svolge attività da impiegato nel settore pubblico e in quello privato. Sembra inoltre essere piuttosto alta la percentuale delle madri casalinghe (39,2%) e relativamente bassa quella dei genitori senza occupazione (il 4,6% dei padri e il 4,8% delle madri). 3.2. I servizi e il tempo libero Il tempo libero costituisce uno dei luoghi privilegiati di osservazione degli atteggiamenti e comportamenti che guidano i giovani in età adolescenziale. È un momento essenziale per la vita dell’adolescente, uno spazio personale di crescita nel quale i giovani testano se stessi, le loro abilità e attitudini. Oltre a sperimentare nuove attività e passioni, fuori dalla scuola i ragazzi si relazionano con i pari e acquisiscono abitudini fondamentali nel loro sviluppo psico-fisico (Palmonari, 2001). Abbiamo preso dunque in esame questo tema, focalizzando l’attenzione su aspetti concreti del quotidiano degli intervistati, come le attività che svolgono durante l’orario extra scolastico, le loro passioni, le modalità di conduzione delle relazioni con i propri familiari, con gli educatori e il gruppo dei pari. Comprendere le esigenze dei ragazzi in relazione ai servizi era inoltre in perfetta sintonia con uno degli obiettivi principali del nostro progetto: la riorganizzazione della rete dei servizi per gli adolescenti nel territorio. Figura 1 14 2012/2013 Come illustrato nelle figure 1 e 2, la maggior parte sia dei ragazzi (79,7%) che delle ragazze (77,4%), afferma di passare il proprio tempo libero prevalentemente con gli amici (Fig. 1). Interessante notare come la piazzetta sia per le ragazze (63,5%) un luogo privilegiato in cui trascorrere il proprio tempo extra scolastico mentre per i ragazzi (57,1%) è l’attività sportiva ad avere la meglio (Fig. 2). Figura 2 Ai rispondenti era destinata anche una domanda aperta volta ad indagare, secondo due preferenze in ordine di importanza, il bisogno di servizi nel territorio (Tab. 4). Come vediamo, le scelte privilegiate sembrano essere il cinema, la palestra e i centri sociali e di aggregazione. Leggendo queste informazioni alla luce della domanda precedente, si potrebbe supporre che la mancanza di alcune strutture costituisce una delle motivazioni principali per le quali la piazzetta e la strada erano state precedentemente indicate come luoghi privilegiati in cui recarsi durante l’orario extra scolastico. 15 2012/2013 Quali servizi o spazio per il tempo libero vorresti nel tuo paese? Prima scelta Seconda scelta 172 3 30 36 31 57 9 27 37 35 12 4 25 13 4 22 11 16 29 30 (438) 19 6 16 14 8 22 16 14 34 53 (367) N=520 Cinema Teatro Palestra Piscina Strutture sportive Corsi sportivi alternativi (pattinaggio, ginnastica artistica etc.) Centri di equitazione Luoghi per la musica Centri commerciali, negozi Locali ristorazione Locali notturni Sale giochi Aree naturali Centri sociali e di aggregazione Altro Totale Tabella 4 Tra le attività più significative per gli adolescenti, e che condizionano il loro modo di vivere oggi, c’è indubbiamente il tempo passato a navigare su internet. La rete, bacino di informazioni provenienti da tutto il mondo e potente strumento di comunicazione, può condizionare in modo determinante il loro comportamento. È anche per questo motivo che le campagne di prevenzione per il controllo dell’utilizzo consapevole di internet da parte degli adolescenti sono oggi all’ordine del giorno, così come la prevenzione dei rischi che si possono correre con il suo uso inappropriato (Couyoumdjian, Baiocco e Del Miglio, 2011). Anche da un’indagine condotta su un campione di 1300 studenti delle scuole medie inferiori dalla Società Italiana di Pediatria emerge che gli adolescenti italiani sono sempre più connessi su internet (Società Italiana di Pediatria, 2011). Osservando i risultati del nostro questionario, si evince che la maggior parte dei giovani intervistati (64%) utilizza internet per più di due ore al giorno, il 22% per 3-4 ore e una percentuale molto bassa (4%) naviga in rete per più di 6 ore (Fig. 3). 16 2012/2013 Ciò appare in accordo con i dati dell’Indagine conoscitiva sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia condotta da Eurispes e Telefono Azzurro nel 2012, da cui emerge come negli ultimi anni sia fortemente cresciuto l’uso della rete tra i ragazzi: il 41,7% degli intervistati usa quotidianamente il computer e il 29,4% lo fa abitualmente; nello specifico il 55,6% è composto da “consumatori medi” (1-2 ore) e il 39% da “forti consumatori” (16,2% più di 4 ore e 22,8% 2-4 ore) (Eurispes e Telefono Azzurro, 2012). Figura 3 Nel nostro lavoro abbiamo cercato, per quanto possibile, di capire quale fosse la motivazione principale che spinge i ragazzi all’utilizzo della rete: come illustrato nella Figura 4, i nostri intervistati si connettono soprattutto per comunicare tramite i social network (67,5%), strumenti notoriamente oggi sempre più diffusi anche tra gli adulti. Questo dato riflette quanto emerso dalla già citata ricerca della Società Italiana di Pediatria dalla quale risulta che ben il 67% degli intervistati nel 2010 dichiarava di avere un profilo su un social network, incrementando del 35% i dati dell’anno 2009. Sempre osservando la Figura 4, possiamo notare come solo il 10,4% del nostro campione abbia affermato di utilizzare il web per scaricare film o musica ed estremamente esiguo pare essere il numero di fruitori della rete per effettuare acquisti online (1,9%). 17 2012/2013 Contrariamente a quanto rilevato da Eurispes, solo pochi giovani usano internet per motivi di studio, ossia il 4,3% contro l’83,2% (Eurispes/Telefono Azzurro, 2010). Figura 4 Dati di questo tipo sottolineano l’epocale mutamento delle relazioni e dell’uso del tempo libero oggi. I rapporti virtuali, anche se riconosciuti dai ragazzi come “inaffidabili”, stanno divenendo una regola per la loro vita. Il bisogno di essere sempre connessi può portare ad isolarsi dalla realtà, può nascondere la paura di vivere la vita vera e creare dipendenza alimentando il fenomeno del tech abuse. Andolfi e Mascellani definiscono il tech abuse come “l'eccessivo coinvolgimento nelle attività di rete che distoglie l’attenzione da scuola e lavoro. I collegamenti prolungati anche nelle ore notturne portano allo sconvolgimento del regolare ciclo sonno-veglia. Ma ciò che è più grave è che diminuisce il tempo disponibile per le persone significative, in carne e ossa” (Andolfi e Mascellani, 2010). D’altro canto la rete è un utile strumento di comunicazione perché soddisfa due bisogni fondamentali dell’età adolescenziale: quello di definire la propria identità tramite la relazione con gli altri, attraverso ad esempio l’uso delle chat, e quello di esprimersi e raccontarsi aprendosi al mondo attraverso l’uso dei social network (Facebook, Twitter ecc.). In definitiva 18 2012/2013 internet permette ai ragazzi di modificare la propria immagine sociale, andando anche oltre i giudizi degli altri (Couyoumdjian, Baiocco e Del Miglio 2011). 3.3. Le relazioni Il corretto sviluppo delle relazioni in adolescenza è particolarmente significativo e influenza in modo importante la crescita del ragazzo. E’ un periodo in cui emergono diverse contraddizioni poichè, se da una parte si sente il bisogno di distaccarsi dai genitori, di avere la propria autonomia, di crearsi una propria identità e di costruirsi nuovi rapporti importanti con il mondo esterno, dall'altra si ha comunque l’esigenza del loro appoggio, della loro comprensione, di un sostegno solido e stabile che renda più sicuri. Il bisogno di sentirsi accettati dagli altri, di desiderare di stringere un legame con qualcuno che comprenda e che mostri affetto, al di là della famiglia fa in modo che gli amici, oltre ad essere compagni nei momenti di gioco e confidenti privilegiati, divengano una delle fonti primarie di supporto sociale. Il confronto con il gruppo dei coetanei assume allora fondamentale importanza in quanto costituisce uno dei contesti di riferimento, di crescita e di esperienza più significativi nell’adolescenza, in cui il singolo individuo ha la possibilità di affermarsi nel gruppo e confrontarsi/scontrarsi con le individualità degli altri. Abbiamo dunque ritenuto interessante chiedere ai nostri intervistati quali fossero gli elementi importanti, a loro parere, per entrare a far parte di un gruppo di amici. Come illustrato nelle Figure 5 e 6, un’alta percentuale sia di ragazzi che di ragazze ritiene importante “l’essere intraprendente con l’altro sesso”. E’ possibile notare inoltre una differenza di genere per quel che riguarda la risposta “fare sport” e sull’importanza data alla bellezza, mentre pare in generale avere poca rilevanza la ricchezza economica. Infine emerge, dato forse in parte allarmante sulle percentuali di maschi e femmine che pensano sia importante, per entrare nel gruppo di amici, “fare cose spericolate ed essere balente6”. 6 Il termine sardo balente ha molteplici significati: è talvolta indicato come sinonimo di prepotente e arrogante, altre come sinonimo di avvezzo al pericolo. 19 2012/2013 Figura 5 Figura 6 20 2012/2013 Nel periodo adolescenziale più che mai gli amici sono dei punti di sostegno. L'amico è il confidente, diventa un'estensione del proprio sé, qualcuno con cui parlare liberamente, con cui condividere tutto e con cui ci si sente simili ed è in questo periodo che si comincia a instaurare uno stretto rapporto con l’amico “del cuore” (Petter 2006). Le figure 7 e 8 illustrano alcune informazioni sul rapporto dei nostri intervistati con le persone che fanno parte del loro quotidiano: come possiamo notare, il il 42,1% delle femmine si sente più capita dagli amici mentre il 37,8 % dei maschi afferma di sentirti più capito dalla mamma, il 93,5% dei ragazzi si ritene soddisfatto del rapporto con gli amici, l’88,8% del rapporto con i genitori, l’85,8% del rapporto con i compagni e il 77,3% del rapporto con fratelli/sorelle. Allo stesso tempo, è possibile notare un’alta percentuale di ragazzi poco soddisfatti del rapporto con gli insegnanti (ben il 57,1%) e con gli educatori (il 35%). Figura 7 21 2012/2013 Figura 8 3.4. L’alimentazione Il comportamento alimentare assume un significato particolare nell'adolescente, che è alla ricerca di un'identità e dell'appartenenza ad un gruppo. Si inizia a mangiare più spesso fuori casa insieme ai coetanei e i comportamenti alimentari sono fortemente influenzati dal gruppo, dalle tendenze diffuse e da una determinata immagine corporea. Dal momento che l’adolescente vive un periodo di cambiamento fisico, oltre che psichico, può essere portato ad una sbagliata valutazione della propria immagine del corpo e ad una riduzione dell’autostima. L’alimentazione, in questa fase di sviluppo in particolare, è legata all’immagine di sé e del proprio corpo, di cui occorre accettare i cambiamenti e gestirlo entro un sistema di valori socialmente condivisi. L’immagine di sé degli adolescenti spesso viene formata in base all’opinione che gli altri, in particolare i genitori e i coetanei, hanno e mostrano di avere (Dalla Ragione e Mencarelli, 2012). Proprio la difficoltà a far fronte a questi cambiamenti e il bisogno di essere accettati può portare a essere influenzati da ciò che presentano i media, imitando così i modelli proposti dalla società, spesso legati al mito dell'apparenza. Gli adolescenti inoltre, oltre ad essere esposti a mode alimentari e alla tendenza alla magrezza, sono portati a saltare i pasti e a sviluppare abitudini alimentari irregolari. Al contempo, la 22 2012/2013 bellezza e la magrezza fisica sono, soprattutto per le ragazze, un modo per sentirsi accettate: attraverso il controllo del cibo si cerca di controllare il proprio corpo, in concomitanza con il bisogno di autonomia e indipendenza tipico di questa fase di sviluppo. Come noto infine, lo stress e i turbamenti emotivi possono associarsi a fissazioni alimentari, portando a disturbi della condotta alimentare come l’anoressia e la bulimia, che sono l’espressione di un profondo disagio psicologico. In Italia circa 3 milioni di persone, pari al 5% della popolazione, soffre di disturbi del comportamento alimentare: il 95% sono donne, anche se è in aumento la percentuale degli uomini (Osservatorio ABA e ISTAT, 2010). L’età di esordio di questi disturbi si ha soprattutto tra i 12 e i 25 anni: l’8-10% delle ragazze e l’0,5-1% dei ragazzi soffre di anoressia-bulimia che, in questa fascia di età, rappresentano la prima causa di morte per malattia tra le ragazze (SISDCA, 2010). Una ricerca condotta su un campione complessivo di 770 persone di età media di 25 anni con diagnosi di disordini alimentari, rivoltesi all’Associazione per lo studio e la ricerca sull'anoressia, la bulimia, i disordini alimentari e l'obesità a Roma e Milano, ha riscontrato che il 70,3% soffre di bulimia nervosa, il 23,4% di anoressia nervosa, il 6,3% di disturbi alimentari non altrimenti specificati. Nel campione analizzato, la data di insorgenza del disturbo si aggirava mediamente tra i 15 e i 18 anni, con due picchi (in corrispondenza proprio dei 15 e dei 18 anni) nei due periodi evolutivi significativi, quello della pubertà e quello del passaggio alla fase adulta (ISS, Epicentro http://www.epicentro.iss.it/problemi/anoressia/epid.asp). Anche i dati emersi dal questionario, in Figura 9, mostrano come un’alta percentuale delle ragazze del nostro campione si senta insoddisfatta del proprio aspetto fisico (solo il 38% ha risposto positivamente contro il 62% dei maschi). 23 2012/2013 Figura 9 Figura 10 Come noto, la ricerca del controllo del proprio corpo, può sfociare in un disturbo del comportamento alimentare e spesso questo fatto è connesso all’inizio di una dieta. Abbiamo chiesto ai nostri intervistati se pensassero vi fosse una relazione tra alimentazione e salute: come si evince dalla Figura 10, l’84% sembra avere questa consapevolezza mentre solo il 6% sostiene che non vi sia un legame (Fig. 10). Le figure 11 e 12 mostrano invece come solo il 19% dei ragazzi, affermi di avere seguito una dieta e, di questi, solo il 12,3% ha chiesto il parere di un dietologo. 24 2012/2013 Figura 11 Figura 12 Le figure 13 e 14 riassumono invece informazioni relative ai canali che gli adolescenti intervistati prediligono quando necessitano di ottenere informazioni riguardo una corretta alimentazione. 25 2012/2013 Figura 13 Figura 14 3.5. Lo sport L’attività sportiva rappresenta un aspetto fondamentale per una crescita psico-fisica sana e armonica dell’adolescente. Una regolare attività fisica favorisce la socializzazione e previene l’instaurarsi di alcuni disturbi, comportando una serie di benefici e vantaggi sia sullo sviluppo psicofisico che sui rapporti sociali. A volte però, soprattutto nelle adolescenti, l’eccesso di esercizio fisico in associazione con diete ipocaloriche, può essere un modo per controllare o ridurre il proprio peso corporeo (Bertelloni, 2010). 26 2012/2013 Lo sport è anche una modalità di apprendimento e di crescita, in quanto la tolleranza della frustrazione di una sconfitta, o del commettere un errore, porta a scontrarsi con i propri limiti e ad accettare l’insuccesso. In adolescenza lo sport diviene uno strumento di conoscenza di sé; gli adolescenti imparano a misurarsi con loro stessi, a conoscere il proprio corpo, le proprie abilità e, soprattutto nei giochi di squadra, sperimentano il confronto con gli altri, collaborando in modo leale e rispettoso. Dai dati emersi dal nostro questionario, risulta che il 62% degli adolescenti pratica sport considerandolo un modo per tenersi sani e in forma. Di questi, la maggior parte (il 93,5%) pensa che lo sport sia utile soprattutto per tenersi in forma e per una buona percentuale (l’86,5%) è finalizzato al divertimento e alla socializzazione (76,9%) (Fig. 15 e Fig. 16). Figura 15 27 2012/2013 Figura 16 3.6. La sessualità La dimensione emozionale affettiva e sessuale sono parte integrante della nostra identità ma spesso, per ragioni sociali e culturali, sono circondate da un cordone di disagio e imbarazzo. Gli stessi adulti hanno sovente timore di non essere all’altezza e rimandano il parlare di sesso e sentimenti con i propri figli, a momenti futuri “indefiniti”, come se fosse qualcosa di sconveniente o pericoloso. Un percorso di educazione all’affettività è determinante in questa delicata fase di costruzione dell’identità psicologica e sociale e favorisce un adeguato sviluppo del benessere psicofisico e l’acquisizione di competenze emotivo-relazionali e comunicative nell’adolescente (Maggi, 2004). Nei comportamenti di relazione, in particolare nella sessualità, è indispensabile imparare ad attuare scelte consapevoli e responsabili e ad avere rispetto di sé e degli altri nella diversità di opinioni e decisioni. In tale prospettiva, educare all’affettività non significa solo stimolare nel ragazzo una graduale presa di consapevolezza degli aspetti somatici e fisiologici tipici dei due sessi, ma soprattutto estendere questa consapevolezza agli aspetti psico-relazionali che la sessualità coinvolge: il rapporto con gli altri, il rispetto di sé e dell’altro, la competenza emotiva (Bonino e Cattelino, 2008). 28 2012/2013 Solitamente i giovani ottengono informazioni rispetto a questa tematica attraverso il confronto tra pari o mediante i mass media, arrivando spesso ad acquisire notizie errate o parzialmente corrette. La valorizzazione della sfera affettiva va trasmessa mediante il rinforzo di capacità relative al rispetto proprio e altrui, alla responsabilità dei propri comportamenti, alla capacità di effettuare scelte autonome e, più in generale, ad assumere un atteggiamento positivo e critico e non precostituito; questo anche perché la salute sessuale incide sul benessere individuale e sociale degli adolescenti, nonché sulla qualità della loro vita (Raphael D., 1996). I comportamenti sessuali dei giovani sono notevolmente cambiati negli ultimi 40 anni (Bowie e Ford, 1989; Nichols e Harlow, 2004): si è abbassata l’età del primo rapporto sessuale e incrementate le percentuali di gravidanze e infezioni sessualmente trasmissibili in età minorile. Ciò si associa ad esperienze non pianificate e non protette e ad altri comportamenti a rischio (Bonell, Allen, Strange, Copas, Oakley, Stephenson e Johnson, 2005; Crosby, Leichliter e Brackbill, 2000). A tal proposito, uno studio condotto da Eurispes (Eurispes, 2005; Eurispes, Telefono Azzurro) sugli adolescenti di età compresa tra i 12 e i 19 anni, ha rilevato che il 30% degli intervistati ha avuto rapporti sessuali ed oltre il 50% ha fatto sesso per la prima volta prima dei 16 anni. In particolare, il 38% ha avuto il primo rapporto sessuale tra i 14 e i 15 anni, mentre il 12% ancora prima (tra gli 11 e i 13 anni); ciò è stato anche confermato dallo studio dell’ISS “Salute riproduttiva tra gli adolescenti”(ISS, 2000). La stessa ricerca rivela che la sindrome da immunodeficienza acquisita, una delle malattie in crescente aumento negli anni ‘80 e ‘90, colpisce ora in Italia, 46 casi ogni centomila di un’età inferiore ai 25 anni. Anche il dato relativo alle gravidanze indesiderate merita notevole attenzione: tra i 15 e i 19 anni, il 7 per cento delle ragazze ricorre alla interruzione volontaria [Eurispes, Telefono Azzurro 2009]. È fondamentale per i motivi appena descritti, un’educazione sessuale rivolta ai giovani, al fine di promuovere lo sviluppo di una sessualità serena, consapevole e sicura, anche in virtù del fatto che in Italia manca una legge che regoli l’educazione sessuale e il decreto ministeriale che riforma la scuola secondaria di secondo livello, non ne prevede l’inserimento tra i suoi 29 2012/2013 programmi, lasciando così gli adolescenti senza alcuna informazione (se si esclude quella che dovrebbero avere in famiglia e che non sempre ricevono in modo adeguato). Una delle prime domande inerenti la sessualità che abbiamo posto ai nostri intervistati, era tesa ad indagare con quali figure i ragazzi si sentissero più a loro agio nell’affrontare l’argomento. Come forse facilmente prevedibile, poiché in linea con i risultati di studi precedenti (ISS, Salute riproduttiva tra gli adolescenti: conoscenze, attitudini e comportamenti, 2000), che confermano l’importanza del gruppo dei pari come punto di riferimento per lo sviluppo sessuale, la maggior parte degli intervistati (40,7%) afferma di sentirsi più a suo agio nel parlare di sesso con i propri amici (Tab. 5). Quanto ti trovi a tuo agio a parlare di sessualità con… Val % N=520 Per nulla Genitori 55,6 27,7 10,2 4,5 2,0 (510) Fratelli/sorelle 41,0 29,7 16,6 7,9 4,9 (472) Insegnanti 54,8 29,0 11,8 3,2 1,2 (508) Educatori/animatori 60,2 21,0 12,5 4,5 1,8 (448) Amici 3,3 21,0 23,8 22,8 40,7 (510) Amici di chat 43,5 21,1 14,6 9,8 10,9 (479) Parente adulto 57,6 24,4 10,2 5,8 2,0 (501) Medico 43,4 26,9 16,7 8,4 4,6 (503) Poco A mio agio Abbastanza Molto Totale Tabella 5 Al contrario, la preferenza mostrata nei confronti degli adulti riporta percentuali elevate alla voce “per nulla”, forse anche perché l’adolescente tendenzialmente cerca modelli di identificazione diversi dai genitori e dagli adulti, rappresentati dai coetanei (Begotti, Borca, Calandri, 2008). 30 2012/2013 Figura 17 In riferimento all’età giusta per avere il primo rapporto sessuale non sembrano esserci nel nostro campione, rilevanti differenze di genere: sia i maschi che le femmine indicano infatti in prevalenza la fascia d’età 15 – 17 (Fig. 17). La Figura 18 illustra invece informazioni relative all’età in cui i ragazzi hanno effettivamente avuto il primo rapporto sessuale: la maggior parte di essi ha risposto di non averlo ancora avuto (ricordiamo qui che l’età media degli intervistati è 15 anni). Figura 18 31 2012/2013 I nostri dati sembrano essere in linea con quelli dell’indagine Eurispes (2005) dove il 55% degli intervistati dichiarava di aver avuto il primo rapporto prima dei 16 anni, contro il 46% delle coetanee. Solo il 15% del campione maschile affermava invece di aver avuto il primo rapporto tra gli 11 e i 13 anni; tra le ragazze questa percentuale era sensibilmente più contenuta (8%), mentre era molto più elevata la quota di quante sostenevano di aver avuto il primo rapporto dopo i 15 anni (il 40% a fronte di un dato maschile del 30%). Figura 19 Altro aspetto cruciale della sessualità è, come detto, quello della contraccezione. Alla domanda “Qual è secondo te il contraccettivo più efficace?" la maggior parte dei maschi intervistati ha risposto il preservativo (67,7%), mentre secondo le ragazze è la pillola (40,8%) (Fig. 19). In Italia mancano numeri attendibili riguardo la diffusione della contraccezione e quelli disponibili provengono da stime di mercato o da studi su campioni di popolazione. In generale si è osservato che l’utilizzo dei mezzi contraccettivi è inferiore a quello di altri Stati Europei (Spizzichino, 2011). Una cospicua letteratura testimonia poi, come gli adolescenti non siano avezzi all’uso del preservativo, rendendosi così suscettibili alle malattie sessualmente trasmissibili (MST), compresa l’infezione da HIV. I dati della sorveglianza italiana delle MST mostrano che i giovani 32 2012/2013 tra i 15 e i 24 anni rappresentano addirittura un quinto di tutti i casi di MST segnalati (Salfa et al., 2008). I dati, raccolti da Salfa et al. nel 2008, sulla diffusione delle MST hanno confermato inoltre l’esigenza di predisporre specifiche azioni di profilassi, come per esempio: - campagne di sensibilizzazione rispetto alle MST e ai fattori di rischio associati rivolte alla popolazione generale e a specifici sottogruppi, quali i giovani; - campagne di educazione alla "salute sessuale" rivolte soprattutto ai giovani; - anticipo diagnostico della malattia (ad esempio, screening per chlamydia trachomatis nelle donne di età compresa tra i 15 e i 24 anni). Il 49% dei giovani da noi intervistati afferma di sapere che le malattie sessualmente trasmesse si contraggono in assenza di utilizzo del preservativo, ma preoccupa che ben il 30% e il 17% abbiano risposto rispettivamente “Non saprei” e “Ogni qualvolta si hanno rapporti sessuali”, confermando la scarsa o errata informazione in materia (Fig. 20). Figura 20 Maggiore consapevolezza è invece evidente nella risposta data alla domanda “Chi trasmette una malattia sessualmente trasmissibile?”: il 75% sa che entrambi i partner possono contrarre e contagiare l’altro, senza distinzione di sesso. (Fig. 21) 33 2012/2013 Figura 21 Dal già citato campione dell’ISS, composto da adolescenti italiani di età compresa tra i 14 e i 16 anni, solo il 4% non riteneva necessario che la scuola garantisse l’informazione e l’educazione sessuale nel curriculum scolastico, il 23% la richiedeva a partire dalle elementari e il 58% dalle medie inferiori, con il prevalente desiderio di impegno di personale extrascolastico (55%), eventualmente in collaborazione con il corpo docente. Nella Figura 22, che rappresenta le risposte alla domanda a risposta multipla “A chi ti rivolgi per avere informazioni sul sesso?”, si nota, come prevedibile, che i giovani si rivolgono prevalentemente al gruppo dei pari (57%), poi ad internet (27,4%) mentre solo il 16,8% pare si rivolga ai genitori. 34 2012/2013 Figura 22 Anche dall’indagine dell’ISS emerge come le fonti di informazione privilegiate dai giovani, senza differenze per sesso, siano gli amici (50%) ribadendo l’importanza dei coetanei come referenti fondamentali circa lo sviluppo sessuale (ISS, 2000). Accordo pare esserci anche rispetto alla richiesta di informazioni da parte del medico di medicina generale (l’8% nel nostro campione e il 9% in quello della ricerca dell’ISS). Dall’indagine dell’ISS emerge che oltre il 90% degli adolescenti intervistati consideri l’informazione sessuale utile a garantire maggiore consapevolezza e rassicurazione e il 75% indica l’igiene e le MST tra i temi da trattare (ISS, 2000). Fa riflettere inoltre come solo l’1,2% dei ragazzi da noi intervistati, si rivolge al Consultorio Familiare (Fig. 22), pur essendo quest’ultimo servizio di elezione per la promozione del benessere psicofisico e socio relazionale degli adolescenti, nel quale poter ricevere informazioni chiare e precise e ottenere supporto rispetto a tematiche tipiche di questa fase di sviluppo (Spizzichino, 2011). Ciò nonostante, rispetto alla domanda “Secondo te il consultorio è un luogo in cui…”, i ragazzi sembrano essere a conoscenza, anche se in maniera frammentaria, delle funzioni esplicate dal servizio: anche se il 10,2% afferma infatti di non conoscerlo (Fig. 23). 35 2012/2013 Figura 23 Con chi vai al consultorio? Val. % n=519 Da solo/a 2,0 Con un amico/a 3,7 Con i miei genitori 1,8 Con il mio ragazzo/a 1,4 Non ci vado 88,8 Altro 2,4 Tabella 6 36 2012/2013 3.7. Le dipendenze Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) per droga si intende ogni sostanza che introdotta in un organismo vivente ne modifica il funzionamento e/o gli atteggiamenti sia fisici sia psichici. Alcune droghe, soprattutto l'alcol, l'ecstasy, la cocaina, la cannabis, vengono talvolta considerate dai ragazzi delle sostanze “ricreative”, da utilizzare in compagnia, per divertirsi con gli amici. Spesso si sottovaluta la pericolosità di queste droghe e i problemi sia fisici che psichici connessi alla dipendenza da esse. Una ricerca eseguita sugli studenti degli Istituti Superiori della Provincia di Cagliari, promossa dall’Assessorato alla Pubblica Istruzione della stessa Provincia e condotta dai ricercatori del Dipartimento di Scienze Pediatriche e Medicina Clinica ha evidenziato, già nel 2001, la larga diffusione dell’uso, in età precoce, della marijuana (il 47% dei maschi e il 34,9% delle femmine riferiscono di averne fatto uso) e dell’alcol (l’84,8% dei maschi riferisce di aver bevuto e di berne attualmente in modo pesante rispetto al 70,3% delle femmine)(Minerba, Contu e Pintor, 2001). Oltre alle tradizionali forme di dipendenza da sostanze (droghe e alcol), è oggi in costante aumento tra i giovani il fenomeno delle dipendenze dalle nuove tecnologie (internet, videogames, chat, cellulare) e da alcune tipologie di gioco, derivanti da comportamenti e attività ritenute socialmente lecite ed accettate. Anche il fumo rappresenta ancora oggi un’abitudine in larga misura socialmente accettata specialmente tra i giovani, nonostante le istituzioni cerchino di metterlo sempre più sotto accusa per i danni che è in grado di provocare alla salute, ancor più quando si tratta di adolescenti. Spesso il fumare rappresenta un comportamento attraverso il quale il ragazzo tende a sentirsi al pari di un adulto (Bonino, 2005) e nella decisione di iniziare è in larga misura importante l’approvazione del gruppo dei pari. Il fumo è un modo per fare “cose da grandi” e non più da bambini, è un momento di condivisone nel gruppo, è qualcosa che unisce. Spesso si inizia a fumare in ambiente scolastico, stimolati dall’esempio dei coetanei e, a volte, anche da quello degli insegnanti. La propensione all’utilizzo di droghe come il fumo può avere diverse origini, soprattutto per ciò che concerne i ragazzi in età adolescenziale. Talvolta si possono osservare differenze connesse 37 2012/2013 alla provenienza geografica (Sette e Schilirò) familiare e a fattori socio-economici. Tra i dati della nostra ricerca ne emerge uno relativo alla scelta dell’istituto scolastico frequentato (Fig. 24). La spiegazione delle differenze tra i vari tipi di scuole potrebbe essere ricondotta a fattori interni alle stesse scuole, come ad esempio al diverso orientamento verso l’età adulta che esse comportano, alle differenti opportunità di manifestazione dell’apparire grandi che esse offrono, alle diverse culture di gruppo che si vengono a costruire nel tempo e alla diversa soddisfazione che si crea nei confronti della scuola stessa (Barone, Esposito e Paoli). Non essendoci in questa sede uno spazio adeguato da dedicare all’argomento, ci limitiamo ad osservare come dalla nostra indagine, sia possibile notare alcune differenze tra le risposte date alla domanda “Fumi sigarette?”: il 50,4% degli studenti dei Licei ha risposto di non avere mai provato a fumare contro il 21,8% degli studenti degli Istituti Tecnici e Professionali. Inoltre il 32,6% di questi ultimi afferma di fumare ogni giorno contro il 13,8% degli studenti dei Licei (Fig. 24). Non sembrano emergere invece grosse differenze di genere (Tab. 7) Figura 24 38 2012/2013 Fumi sigarette Maschio Femmina Val % N=515 Si, ogni giorno Si, almeno una volta a settimana Si, meno di una volta a settimana No, non fumo ma ho provato No, non fumo e non ho mai provato 27,6 5,1 5,9 31,1 30,3 19,2 3,8 3,4 32,2 41,4 Tabella 7 Se si osservano le motivazioni che spingono i ragazzi a fumare, e in particolare se si mettono a confronto la motivazione dichiarata da chi fuma con quella attribuita da chi non lo fai ai propri coetanei fumatori, è possibile constatare alcune differenze (Figg. 25 e 26). Figura 25 39 2012/2013 Figura 26 Interessanti anche i dati relativi al consumo di alcol: la maggior parte degli intervistati (il 44%) afferma di non bere ma di avere provato, il 26% non ha mai provato, mentre una piccolissima percentuale (2%) sostiene di consumare alcolici quotidianamente (Fig. 27). Figura 27 40 2012/2013 Esattamente come per il fumo sono osservabili differenze nei dati che riguardano la motivazione addotta da chi beve e l’opinione che ha invece chi non beve nei confronti dei propri coetanei bevitori (Tabelle 8 e 9). Quanto i seguenti fattori influiscono sulla tua scelta di bere alcolici? Val % N=520 Per divertirmi con gli amici Per ballare il discoteca Per sentirmi più disinibito/a e approcciare più facilmente con le ragazze/i Per fare nuove conoscenze Per entrare in un nuovo gruppo Per non pensare e rilassarmi Per nulla Poco Abbastanza Molto 2,1 5,6 12,1 10,4 10,8 6,3 5,4 7,5 14,6 12,1 17,5 9,0 6,2 8,3 5,6 6,9 6,0 6,3 4,2 6,3 2,9 3,3 2,9 7,1 Tabella 8 Quanto i seguenti fattori influiscono sulla scelta dei tuoi coetanei di bere alcolici? Per nulla Poco Abbastanza Molto Val % N=520 Per divertirmi con gli amici Per ballare il discoteca Per sentirmi più disinibito/a e approcciare più facilmente con le ragazze/i Per fare nuove conoscenze Per entrare in un nuovo gruppo Per non pensare e rilassarmi 4,8 16,5 11,0 24,8 45,0 32,1 35,0 20,8 17,7 25,2 23,3 25,2 25,6 30,6 21,7 22,7 28,3 24,8 27,1 22,7 22,7 13,1 22,5 22,9 Tabella 9 Tra i dati riportati in diversi studi, quello che maggiormente preoccupa è il cosiddetto “binge drinking”, ossia il consumo di 6 o più bicchieri di bevande alcoliche in un’unica occasione, comportamento diffuso in special modo tra le ragazze (Bertelloni, 2010). Dai risultati emersi dal nostro questionario è possibile notare come il 60,5% delle ragazze affermi di essersi ubriacata più di una volta (rispetto al 51,8% dei ragazzi) mentre solo il 14% sostiene di non essersi mai ubriacata contro il 25,9% dei coetanei maschi (Fig. 28). 41 2012/2013 Figura 28 Sembra essere più alta, rispetto all’alcol, la percentuale di chi dichiara invece di non avere mai provato a fumare una canna (80%) (Fig. 29). Figura 29 Alla domanda volta ad indagare quali fossero le modalità di reperimento delle droghe, il 47% dei rispondenti ha dichiarato inoltre di non sapere a chi rivolgersi, mentre una percentuale comunque piuttosto consistente, il 25%, sostiene di potersi affidare a un gruppo di ragazzi a scuola (Fig. 30). 42 2012/2013 Figura 30 Quanto ritieni pericolose le seguenti droghe Val % N=520 Cocaina Anfetamine Eroina Alcool Fumo di sigaretta Hashish e marijuana Pasticche e acidi Per nulla 3,1 3,5 2,9 6,5 7,6 6,2 2,7 Poco Abbastanza 3,5 2,7 1 29 31,7 11,2 1,6 17,8 13,6 15,4 42,1 42,4 19,4 11,1 Molto 62,4 50,5 66,5 17,6 14 52,3 63,4 Non saprei 13,2 29,6 14,2 4,9 4,3 10,9 21,2 Tabella 10 Come illustrato dalla Tabella 10, i nostri intervistati ritengono abbastanza o molto pericolose tutte le droghe inserite. Sono considerati abbastanza dannosi sia l’alcool (42,1%) che il fumo di sigaretta (42,4%), mentre si ritengono molto pericolose l’eroina (66,5%), le pasticche e gli acidi (63,4%), la cocaina (62,4&%), l’hashish e la marijuana (52,3%) e, infine, le anfetamine (50,5%). Interessante anche il dato relativo alla motivazione che spinge all’utilizzo di altre sostanze oltre a quelle precedentemente indicate: solo il 9,4% afferma di averne fatto uso per ridurre l’ansia, 43 2012/2013 il 4,8% per aumentare le prestazioni sessuali, il 3,8% per dimagrire, il 3,7% per aumentare le prestazioni sportive e il 2,7% per aumentare il rendimento scolastico (Figura 31). Figura 31 Di seguito infine, in analogia con le sezioni precedenti, presentiamo in Figura 32, il dato relativo ai canali privilegiati dai ragazzi per ottenere informazioni riguardo alle droghe. Figura 32 44 2012/2013 3.8. La violenza Tra le manifestazioni di disagio in adolescenza rientrano anche le condotte violente e i diversi tipi di comportamento ad esse connesse, quali gli atti aggressivi tesi ad oltraggiare gli altri (per esempio il bullismo), le offese alla proprietà (furto e vandalismo), la violazione delle norme di sincerità. Si tratta di comportamenti che hanno in comune la trasgressione delle regole sociali e quindi l’incapacità di rapportarsi adeguatamente alla società stessa. Talvolta sono atti perseguibili per legge, ma spesso rimangono estranei al contesto giudiziario e alle indagini ufficiali. A volte si tratta di modalità consolidate di interazione che possono emergere già durante l’infanzia e che in alcune situazioni si protraggono anche in età adulta, definite dall’influenza di vari fattori individuali e sociali. Più spesso però sono comportamenti che si verificano in età adolescenziale per poi diminuire progressivamente intorno ai 18 - 20 anni, costituendo una sfida all’identità che permette al giovane di sperimentarsi e di assicurarsi un proprio ruolo nella società (famiglia, scuola e gruppo dei pari). I comportamenti violenti possono allora essere concepiti come messaggi, come un linguaggio per comunicare, particolarmente pregnante e rilevante in adolescenza (Bonino e Cattelino, 2008; Cambi, Dell’Orfanello e Landi, 2008). Non è possibile identificare una configurazione specifica di fattori che determini sempre e inevitabilmente condotte aggressive negli adolescenti, ma piuttosto una combinazione di diversi motivi, a livello individuale e sociale. Abbiamo chiesto ai ragazzi di illustrarci, con una domanda aperta che permetteva di dare due risposte in ordine di importanza, cosa fosse per loro un atto di violenza. Nella Figura 33 è possibile osservare le diverse preferenze assegnate: in percentuale maggiore troviamo il fare del male fisico (50,2%) seguita dagli atti di vandalismo (18,1%). 45 2012/2013 Figura 33 In un’ottica psicosociale, le teorie sul comportamento aggressivo focalizzano l’attenzione sugli elementi contestuali, per cui l’azione violenta non è ascrivibile a fattori individuali, ma rappresenta una forma di comportamento sociale fortemente condizionato dal contesto di vita e che a sua volta ha conseguenze sul contesto stesso (Bandura, 1997 e Krahé, 2001). In questa prospettiva, prima di indagare sugli eventuali comportamenti violenti attuati dai giovani ogliastrini, abbiamo ritenuto necessario sondare la loro percezione della violenza nel contesto nel quale vivono. Come è possibile notare dalle Figure 35 e 36, una buona percentuale degli intervistati, percepisce l’ambiente in cui vive come pericoloso (38%) e circa la metà rivela di ad aver assistito ad un atto di violenza. Al contempo è importante leggere questi dati tenendo conto della domanda precedente e illustrata nella Figura 33, dove la concezione della violenza, corrisponde in larga misura ad atti che potremmo definire non eccessivamente gravi, quali una spinta o un calcio. 46 2012/2013 Figura 34 Figura 35 47 2012/2013 Figura 36 Abbiamo inoltre cercato di capire quanto i ragazzi intervistati si sentissero protetti e difesi nel loro ambiente. Alla domanda “Se dovessi denunciare un atto di violenza, vandalismo o simili ad un adulto, credi che ti ascolterebbe?” l’83% ha dato una risposta positiva. Di questa percentuale, il 54% si è dimostrato fiducioso nella volontà e capacità dell’adulto di risolvere i problemi, il 29%, nonostante sia propenso a parlarne, non ha fiducia in una possibile risoluzione, mentre una percentuale piuttosto consistente (17%) afferma che non sarebbe utile riferire l’accaduto all’adulto (Fig. 37). Figura 37 48 2012/2013 Da una ricerca promossa dall'Assessorato provinciale alle politiche sociali dell’Emilia Romagna e realizzata dal Dipartimento di psicologia dell'Università di Bologna tra il 2007 e il 2010, denominata “Comportamenti violenti in adolescenza nella provincia di Rimini” emergeva che un'alta percentuale di ragazzi è coinvolta in atti vandalici, risse e altri atti violenti: il 27% degli adolescenti intervistati aveva partecipato ad atti vandalici e danneggiamenti, il 26% aveva preso parte a risse e il 14 portava con sé un'arma: coltelli, spranghe e altre armi bianche. Solo una piccola percentuale di ragazzi ha compiuto azioni più gravi: il 6,8% dei ragazzi aveva scippato, il 3,2 aveva ferito qualcuno, mentre il 2,6 aveva picchiato per ottenere soldi. Abbiamo sottoposto diverse domande ai nostri intervistati, alcune riguardavano il danneggiamento degli oggetti, altre il furto, altre ancora la violenza fisica e quella verbale. I risultati delle domande relative al danneggiamento volontario di oggetti sono illustrati nelle figure 38 e 39. Figura 38 49 2012/2013 Figura 39 Figura 40 Particolarmente interessanti sembrano essere i dati relativi alla violenza fisica: una percentuale piuttosto consistente, ben il 74% dei ragazzi intervistati ha affermato di aver fatto del male fisico a qualcuno, contro il 26% delle ragazze; per entrambi i generi la motivazione principale sembra essere la vendetta (Figg 40 e 41). 50 2012/2013 Figura 41 Tra i ragazzi che hanno sostenuto di aver rubato (91), il 35,2% afferma di averlo fatto per divertirsi, il 18% perché aveva bisogno di soldi. Decisamente minori le percentuali di chi afferma di aver rubato per vendicarsi o scaricare il nervoso (Fig. 42). Figura 42 Abbiamo poi chiesto ai ragazzi se avessero mai offeso verbalmente qualcuno: come illustrato nelle figure 43 e 44, non si rilevano grandi disparità di genere tra i rispondenti mentre la 51 2012/2013 motivazione principale che porta all’offesa sembra essere nuovamente legata alla vendetta nei confronti di qualcuno. Figura 43 Figura 44 Abbiamo infine chiesto ai giovani intervistati se avessero mai portato in giro con sé un’arma. Come illustrato in Figura 45, ben il 21% ha risposto positivamente. 52 2012/2013 Figura 45 3.8. Il Comportamento alla guida La guida dell’auto o della moto è importante, in particolare nell'età adolescenziale, perché consente di raggiungere una grande libertà e autonomia personale sia fisica che psicologica e influisce sulle dinamiche connesse all’affermazione personale. Ogni anno molti giovani muoiono o hanno delle conseguenze gravi sulla salute a causa di incidenti stradali e la maggior parte di questi incidenti avvengono soprattutto nei week-end. Spesso i giovani adottano dei comportamenti rischiosi durante la guida quali l’eccesso di velocità, l'uso di alcol e droghe, la violazione delle norme stradali, la distrazione, che incidono in modo importante sullo stato psico-fisico e sull’attenzione del guidatore. Il comportamento alla guida è correlato anche alle caratteristiche di personalità del guidatore e alla percezione di sé. Le persone in cui prevale la ricerca della sensazione forte, che hanno uno scarso livello di altruismo e che tendono a correre dei rischi, sono ad esempio generalmente più propensi a guidare veloci. Numerosi studi dimostrano che i giovani inesperti spesso guidano veloci, sottostimano il probabile rischio e confidano eccessivamente sulla loro abilità di guidatori. Da una ricerca di Bonino e Cattellino basata su un campione di 2500 studenti tra i 14 e i 19 anni frequentanti varie scuole del Piemonte e della Valle d’Aosta, emerge che esiste un legame tra i comportamenti devianti come i furti, il vandalismo, la violazione delle norme, i comportamenti aggressivi e la guida pericolosa. Allo stesso tempo i giovani che infrangono le norme della 53 2012/2013 strada, nella maggior parte dei casi, fumano in modo abituale le sigarette e fanno uso di alcool e/o di droghe (Bonino e Cattellino, 2007). Il comportamento rischioso alla guida dell’adolescente può essere l’espressione di una fuga dai problemi, quindi di uno sfogo o un modo per “mostrarsi grandi”, anticipando ed esasperando un comportamento adulto (ad esempio è il caso di chi guida l’auto senza avere conseguito la patente). Essendo il nostro campione composto perlopiù da minori, e dunque non in possesso di una patente di guida, abbiamo preferito ridurre il numero di domande relative all’argomento limitandoci a chiedere informazioni circa l’utilizzo della macchina/motorino fatto dagli intervistati e dai loro amici (Fig. 46). Figura 46 La maggior parte dei ragazzi intervistati afferma di non guidare nemmeno il motorino (73,3%), mentre tra i ragazzi che guidano il 16,6 % dichiara di andare a forte velocità. Figura 47 54 2012/2013 3.9. L’esigenza di formazione Il Progetto OgliaSTRAgiovani ha avuto tra gli obiettivi principali, quello di individuare quali esigenze avessero i giovani rispetto alla fruizione dei servizi presenti nel territorio e quali fossero le attività anche formative attualmente non presenti ma da loro fortemente desiderate. Anche per questo abbiamo ritenuto importante porre alcune domande riguardo all’esigenza, da parte dei nostri intervistati, di seguire corsi inerenti le tematiche affrontate nel questionario. Le Figure 48, 49 e 50, illustrano alcuni dati riguardanti l’esigenza di formazione in materia di droghe, sessualità e alimentazione7. Figura 48 7 Sul tema della formazione con gli adolescenti si rimanda al resoconto delle attività di formazione con gli adolescenti. 55 2012/2013 Figura 49 Figura 50 56 2012/2013 Bibliografia Andolfi M., Mascellani A. (2010), Storie di adolescenza. Esperienze di terapia familiare, Raffaello Cortina Editore Bandura, A. (1977). Social learning Theory. New York: General Learning Press Barone V., Esposito E., Paoli E. (a cura di), Le sostanze psicoattive negli adolescenti Bertelloni S. (2010), Adolescentologia, Milano, Tecniche Nuove Bonino S. (2005), Il fascino del rischio negli adolescenti, Giunti. Couyoumdjian A., Baiocco R., Del Miglio C. 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(2006) Amicizia e innamoramento nell'adolescenza (L'amico del cuore),Giunti, Firenze Salfa M.C., et Al., (2008), Le Infezioni Sessualmente Trasmesse in giovani in Italia, in “Contraccezione, sessualità, salute riproduttiva”, n.2 (2). Spizzichino L. (2011). L’adolescenza e la sessualità. In Faliva C. (a cura di) Tra normalità e rischio. Sant’Arcangelo di Romagna, Maggioli Editore Taggi F. e Dosi G. (a cura di) (2005), Guida e comportamenti a rischio dei giovani. Istituto Superiore Di Sanità. 57 2012/2013 Hanno partecipato alla realizzazione del presente lavoro: Dott.sse Daniela R.Chirra Psicologhe Dott.ssa M. Chiara Lai Psicoterapeute Dott. Alessio Rocca Ginecologo Dott.ssa Giusy F.M. Doneddu Sociologhe Dott.ssa Manuela Porcu Dott.ssa Daniela Ibba Psicologi Dott. Alberto Marci Collaboratori Grazie a… Tutti i ragazzi degli Istituti Superiori che hanno partecipato al Progetto. Un grazie particolare ai dirigenti scolastici e ai referenti per la salute che con grande impegno sono riusciti a rendere più agevole ogni fase del nostro lavoro. Per ulteriori informazioni sul progetto OgliaSTRAgiovani : www.comuneditortoli.it [email protected] 58