rassegna stampa 22_01_2009
Transcript
rassegna stampa 22_01_2009
RASSEGNA STAMPA 22_01_2009 5 19 - 24 GENNAIO 2009 Dopo l’attesa variante per 10 milioni di mq su lotti diffusi in pochi si azzardano a partire A Milano la crisi ferma le aree B2 Il Prg del 1980 rinviava a piani di dettaglio mai approvati – L’Assimpredil: «Imprese alla finestra» I l Comune di Milano mette la parola fine sul capitolo formato dalle 147 aree «B2», ma questo non si traduce in euforia da parte di operatori e proprietari. Prima di Natale il Consiglio comunale di Milano ha definitivamente approvato le delibere di variante che sbloccano queste aree: si tratta di una serie di ambiti diffusi in tutta la metropoli (il 17% è nel centro storico) che interessano un territorio cittadino di circa 10 milioni di mq, e sulle quali il Prg rimandava a una pianificazione di dettaglio. Di fatto sono rimaste da un punto di vista urbanistico immobilizzate per più di 20 anni. Dall’Ance meneghina c’è soddisfazione per la conclusione della lunga vicenda perché erano un pezzo incompiuto della città, ma il momento difficile del mercato e le fatiche ad accedere al credito spingono i costruttori a stare alla finestra. Lo scongelamento delle B2 Lo sblocco ha richiesto tempi lunghissimi. Già nel 1997 una delibera di Giunta (Revisione delle zone di recupero del Prg di Milano, zone omogenee B2) definiva le linee guida per il recupero di tali zone. Ma la prima importante tappa è nel 2003 quando viene approvata la variante pilota per le prime tre B2. Il passo successivo riguardò altre 16 aree per cui la delibera di variante venne approvata nel marzo 2006. Poi a bloccare di nuovo tutto sono sopraggiunti l’insediamento della nuova giunta Moratti e il fatto che nel 2005 fosse stata approvata la nuova legge urbanistica regionale. Le conseguenze sono state un riesame di un gruppo di 118 B2 residue, per cui si arrivò all’adozione del Consiglio comunale tra luglio e settembre del 2007. Ma per controdedurre tutte le numerose osservazioni (erano 162), si è impiegato oltre un anno. Le varianti approvate rileggono le aree andando nel dettaglio e indicando quali interventi possono essere fatti. Si è trattato di un lavoro certosino. In tutto questo tempo era consentita solo la manutenzione ordinaria e straordinaria. Ora è stabilito se è permessa la demolizione e ricostruzione, se è necessario il restauro conservativo; si considerano gli allineamenti con gli edifici circostanti. Inoltre spiegano come è possibile procedere nei singoli interventi: se attraverso permesso di costruire, oppure Dia e in alcuni casi anche con un piano integrato. È stato assegnato un indice generico di 1 mq/mq che nel Prg (in attesa del piano del governo del territorio) è comunque quello più diffuso, ma per il centro storico può essere superiore, mentre per alcune zone periferiche l’indice è di 0,65 mq\/mq. In pratica è adattato nei singoli casi in base al costruito intorno e si raggiunge una Slp complessiva di 1,5 milioni di mq. La destinazione d’uso più diffusa è residenziale, I LOTTI SONO 147, CON SLP 1,5 MILIONI DI MQ Nella cartina le aree B2 di Milano, con diversi colori che però non sono significativi ai fini urbanistici AL VIA Ma Feltrinelli e Gallarate ce la fanno N on tutti gli interventi delle B2 aspetteranno avviati contatti con lo studio di Jacques Herzog e tempi migliori. Anzi sono proprio due delle Pierre de Meuron (entro la fine del mese ci sarà aree più interessanti a prepararsi a sfidare il l’ufficializzazione). È previsto un investimento mercato di Milano: in un caso si tratta di un da circa 30 milioni di euro: «Contiamo per fine comparto di 10mila mq centralissimo tra Porta 2009 di concludere l’iter autorizzativo – ha spieVolta e la stazione Garibaldi di proprietà della gato Massimo Giuliani presidente di Sd Partners società Feltrinelli. società di ingegneria e progettazione architettoniL’altra è per dimensioni, 54mila mq, una delle ca milanese che ha seguito fino a questo momenpiù rilevanti, si sviluppa lungo via Gallarate nel- to il lungo iter della B2 e che affiancherà lo la periferia nordovest della metropoli lombarda studio delle archistar svizzere –. Sarà un edificio e nonostante una proprietà composita ha portato al massimo di sei piani che si svilupperà in lunavanti una iniziativa unitaria. ghezza. Una bella sfida». L’area Feltrinelli venne consideProblematiche diverse per la B2 rata B2 perché pur essendo in piedi via Gallarate che copre una zona no centro presentava ancora tracce La casa editrice quasi abbandonata fatta di piccoli della demolizione bellica affiancate capannoni, orti, stradine. Una suda un pezzo dei bastioni più un farà terziario perficie che per il Comune si preautolavaggio (chiuso da anni) e sta a essere densificata (54mila mq una serra: insomma un’area consi- per 10mila mq di Slp) e che necessita di un riordiderata molto disordinata che necesno. Il quadro proprietario non è sitava di essere ripensata anche stato ancora reso noto, ma a seguiperché in piccola parte di proprietà del Comune. re la trasformazione di questa area è stato chiaSu questa superficie è prevista una Slp di 10mila mato lo studio milanese Kconsult di Maurice mq e nei piani della società editrice verrà realiz- Kanah. Sarà un intervento tutto residenziale che zato per circa 8.000 mq un comparto destinato a dovrà tenere conto della vicinanza del cimitero uffici e per i restanti 2.000 ci sarà spazio per un maggiore e di un elettrodotto da interrare. L’inedificio pubblico: in questa porzione troverà casa tervento è stimato intorno ai 65 milioni di euro la fondazione Feltrinelli, una delle più importan- con 17 abitazioni basse e tre torri: «Pensiamo – ti in Europa per la ricerca sui movimenti sociali e ha commentato l’architetto Kanah – che siano la storia moderna. L’obiettivo di Feltrinelli è che essenziale che gli edifici sia tutti in Classe A. venga realizzato un edificio di grande valore Vorremmo completare le autorizzazioni in sei architettonico tanto che è da tempo che sono stati mesi così da partire il prima possibile». per il 75%, il resto è riservato ad attività definite compatibili cioè di piccolo commercio, terziario. Nessuna corsa al recupero Sembrano passati secoli da quando nel 2007 il Consiglio meneghino aveva adottato le varianti per queste aree. In quel momento la preoccupazione degli operatori era se gli uffici comunali sarebbero stati in grado di smaltire l’affollamento della miriade di B2 pronte a partire. Le stime dell’Ance Milano calcolavano che sbloccarle avrebbe portato a investimenti tra i tre e i sei miliardi di euro. Ma adesso domina l’incertezza: «Con questa situazione di mercato e con le attuali difficoltà che abbiamo nell’accesso al credito - spiega Claudio De Albertis presidente dei costruttori della Provincia di Milano (Assimpredil) e della Borio Mangiarotti – è difficilissimo capire cosa succederà. Gli operatori sono alla finestra e sono pochi quelli che si muovono. Da parte mia ho interessi su due B2, una da solo e una con un collega: abbiamo deciso di tenerle ferme». Non può fare previsioni Carlo Masseroli, assessore allo Sviluppo del territorio del Comune, che però è soddisfatto di vedere concluso quello che per Milano era diventato un pesante strascico: «Sono elementi di completamento della città – ha commentato – e la loro riqualificazione significherà qualità urbana e non certo cementificazione. Abbiamo posto le basi perché si apra un dialogo con una miriade di piccoli e medi interlocutori. Erano in molte occasioni aree di grande degrado, mi auguro diano il via a una microprogettualità che migliorerà la città». Le B2 e il mercato Lo sblocco delle B2 non inciderà in maniera consistente sul mercato milanese secondo Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari. La stima dell’istituto di ricerca è che ogni anno l’offerta di case nuove su Milano non superi in media le 4.000 unità (con un rallentamento nel 2008) a cui bisogna aggiungere anche la parte di compravendita dell’usato per raggiungere un massimo di 30mila abitazioni vendute nei momenti più felici. «Credo che le B2 – ha detto Breglia – riusciranno a fare poco. Intanto c’è da valutare tutto l’iter per arrivare al cantiere e poi in alcuni casi si tratta di immobili che hanno già delle attività funzionanti o degli appartamenti abitati. Alla fine però mi sembra che le difficoltà possano essere riassunte così, da un lato ci sono i problemi indotti dai tempi della Pubblica amministrazione e dall’altro dalle incertezze relative alla fattibilità economica vista la congiuntura attuale». Questo non vuol dire per Breglia che il mercato di Milano soffra di mancanza di interesse verso nuove abitazioni piuttosto il problema sarebbe quello di una mancanza di offerta. MASSIMILIANO CARBONARO 6 CITTÀ E GRANDI RETI 19 - 24 GENNAIO 2009 Anche le imprese calabresi e siciliane si affacciano oltre confine STRATEGIE ANTI-CRISI Sud, i piccoli costruttori all’estero Si emigra anche grazie ai consorzi stabili (spesso “mini”) – Forte spinta delle Ance territoriali P iccole e medie imprese edilizie del Sud Italia che decidono di unirsi in Consorzi stabili o in Associazioni temporanee e di lavorare all’estero. Se è ancora presto per fotografare l’entità del fenomeno, la tendenza è evidente ed è incoraggiata dalle varie associazioni locali dell’Ance. Il nuovo business Le attenzioni sono rivolte ad Albania, Bulgaria e Croazia ma anche, anzi, soprattutto al Nord Africa. In quei Paesi come Tunisia, Algeria e Marocco dove negli anni a venire è prevista l’infrastrutturazione di strade, reti idriche, porti, fognature, nella prospettiva dei nuovi flussi commerciali (e non solo), legati all’apertura dell’area Mediterranea di libero scambio del 2010. Senza contare i maxi-investimenti privati favoriti dai Governi locali per promuovere e realizzare nuove strutture turistiche e centri residenziali, come nel caso del progetto «Porta del Mediterraneo» presentato in Tunisia dal gruppo Sama Dubai e gestito dalla controllata Sama Ech. Un progetto da 25 miliardi di dollari con hotel, luoghi di cultura, centri conferenze e commerciali, strutture sportive e tanti, tanti grattaceli dal design avveniristico. Joint venture in Tunisia Il mercato richiede società specializzate e con il know-how necessario a formare nuova manodopera locale, come sottolineato più volte negli incontri bilaterali per la cooperazione euromediterranea. Così, prima delle feste natalizie alcuni dirigenti dell’Ance Reggio Calabria sono stati a Tunisi per un incontro operativo con i colleghi dell’associazione locale dei costruttori e la settimana scorsa il direttore dell’Ance, Nicodemo Furfaro, ha inaugurato uno sportello permanente degli imprenditori di Reggio (di Ance e Confindustria) presso la Camera di commercio tunisino-italiana dove lavorerà ogni giorno una consulente tunisina stipendiata da Ance e Confindustria. «Adesso – dice l’ingegnere Andrea Cuzzocrea, presidente dell’Ance Reggio Calabria – siamo in attesa che l’associazione tunisina ci fornisca l’elenco degli appalti e dei lavori che possono essere di interesse comune. Come Ance siamo convinti che questo sia un passo utile e necessario, non solo contro la crisi ma nella prospettiva del mercato dei prossimi anni». In programma ci sono 35 miliardi di euro di investimenti per infrastrutture e lavori di altro genere e nei prossimi 5 anni si prevede la realizzazione di 275.000 alloggi per il quartiere futuristico ispirato alla città di Dubai con una nuova infrastruttura portuale, aree di servizio e commerciali e ampliamenti nella zona del “Lago di Tunisi” (Lac sud, 700 ettari), oltre all’allestimento della città sportiva del “Kram”, e della zona turistica di Hergla (nei pressi di Enfidha a circa 100 km a sud di Tunisi). I consorzi stabili Ma c’è di più. Se fino a qualche anno fa chi andava a lavorare all’estero lo faceva in solitudine, ora c’è l’esigenza di unire le forze per accrescere la specializzazione ed essere concorrenziali. «Un fenomeno del tutto nuovo», come conferma il presidente regionale dell’Ance Calabria, Giuseppe Gatto. A Reggio Calabria sei diverse società hanno NORD AFRICA ED EUROPA DELL’EST LE METE PREFERITE I Paesi nei quali sono presenti o in fase di penetrazione le imprese di costruzione di Sicilia e Calabria La Cofer si allea con pugliesi e veneziani U n consorzio stabile tra imprese del sud e del nord per battere la concorrenza, contrastare la crisi e conquistare mercati all’estero. L’idea è venuta ai titolari di tre società edili: Cofer Srl di Lamezia Terme in provincia di Catanzaro, Latino Srl di Lecce e Rossi Renzo Costruzioni di Marcon in provincia di Venezia. Il consorzio si chiama Ecit, è nato ad agosto e ha sede a Roma, nel quartiere Parioli. Insieme le tre società attualmente sommano un giro di affari annuo di oltre 30 milioni di euro (calcolato sugli ultimi cinque anni di attività, ndr) e possono partecipare ad appalti fino a 185 milioni e per varie tipologie di lavori: dalla costruzione di edifici alle opere marittime, dalle autostrade alle opere in cemento armato, dai restauri di beni monumentali agli impianti tecnologici, fino alla partecipazione in iniziative di project financing. Quanto basta ad aggredire il mercato estero, tanto più che già a marzo, grazie al fatturato 2008 con una crescita pari al 45 per cento, Ecit potrà partecipare a gare fino a 250 milioni di euro. Così, il consorzio ha assunto consulenti nei Paesi più interessanti e preparato una brochure bilingue – italiano e inglese – da consegnare a rappresentanti istituzionali e imprenditori stranieri di Croazia, Albania, Ungheria e Libia. «In tempo di crisi – dice Antonio Ferraro, 40 anni, titolare della Cofer e presidente del nuovo Consorzio – unirsi consente non solo di avere una maggiore specializzazione e di potere partecipare ad appalti di importi superiori, ma anche di ottimizzare i costi per risorse umane e spese di gestione». In comune le tre aziende hanno un’esperienza ultra decennale (nel caso della Cofer, quasi ventennale), la certificazione Soa, appalti aggiudicati in tutta Italia e fatturati di tutto rispetto. «La Cofer ha un valore di produzione di oltre sette milioni di euro nel 2007 – dice Ferraro – Latino 11 milioni di euro e Rossi 22 milioni». Ma cosa spinge imprese così consolidate a investire fuori dall’Italia? «Lavorare in Italia – dice ancora Ferraro – è sempre più difficile. Tra la progettazione e la cantierabilità delle opere passano anche degli anni e il sistema di aggiudicazione al massimo ribasso diventa non remunerativo e iniziano le controversie. All’estero questo accade con meno frequenza, anche perché c’è meno concorrenza specializzata e i prossimi anni saranno quelli decisivi per l’infrastrutturazione». «Inoltre – continua Ferraro – la certficazione Soa non esiste e per l’aggiudicazione dei grandi appalti conta soprattutto il fatturato». La Demoter di Messina apripista in Tunisia È considerato un antesignano delle imprese del Sud all’estero e oggi rappresenta un punto di riferimento anche per altri costruttori siciliani e calabresi che vogliono investire fuori dall’Italia. Già, perché Carlo Borrella, 46 anni, presidente dell’Ance di Messina è anche direttore generale della Demoter Spa (valore di produzione di 44 milioni nel 2007 e 205 dipendenti), l’azienda di famiglia nata nel 1978 che vanta ormai da quattro anni propri uffici a Tunisi. Cresciuta con i lavori per la costruzione di autostrade e ferrovie e diventata una media impresa di costruzioni generali del settore delle infrastrutture (acquedotti, metanodotti, gallerie, strade), la Demoter ha nel proprio “curriculum” la realizzazione di appartamenti per il ministero degli Esteri italiani a Mostar in Bosnia (importo appalto sei milioni e 500mila euro) e a Fier in Albania (importo appalto quasi 11 milioni di euro), ma soprattutto la costruzione di grandi infrastrutture in Tunisia: la diga di Douimis (appalto del ministero dell’Agricoltura tunisino per un importo dei lavori tre milioni e 860mila euro) e alcuni lavori di sistemazione dei bacini di Chaffar e Sidi Salah (committente il ministero della Cooperazione tunisino per un importo di sette milioni 850mila euro). «Siamo arrivati in Tunisia quattro anni fa – racconta Borrella – e abbiamo formato un’Ati con alcune imprese del posto. A Tunisi abbiamo nostri uffici con 35 addetti: due siciliani e 33 tunisini». In Libia e Algeria la società, ha eseguito inoltre alcune manutenzioni e già dal prossimo anno conta di rafforzare l’asset all’estero ricavando dai lavori fuori confine il 25 per cento del fatturato. Rispetto a quattro anni fa, anche Borrella indica però una tendenza nuova: quella delle imprese a unirsi, a fare gruppo per superare la concorrenza. «Qualcosa di inedito per le regioni del sud e che nasce probabilmente dalla crisi del settore», sottolinea. E se la Demoter guarda soprattutto all’Algeria e al mercato dell’Est, un gruppo di imprenditori dell’Ance Messina si preparano a sbarcare in Bulgaria. «Si tratta di una decina di società specializzate soprattutto in infrastrutture», spiega Borrella. Sempre in provincia di Messina, significativa per le piccole imprese è anche l’esperienza dei Fratelli Anastasi di Villafranca Tirrena specializzati nella realizzazione di impianti sportivi. La prima pista d’atletica a portare la loro firma all’estero è stata realizzata nel 1999 a Willaya di Batna in Algeria. Da allora hanno costruito impianti (di atletica e campi di calcio) anche in Polonia e a Malta. già creato un consorzio stabile. Si chiama Pitagora e può spaziare dalla realizzazione di opere idrauliche e fognarie a quella di strade e altre infrastrutture. Tra le imprese del consorzio c’è anche la Srl di Cuzzocrea: Aet (Ambiente, edilizia e territorio), cinque milioni di fatturato, che è anche la media dei fatturati delle altre imprese che aderiscono al consorzio. Insieme possono partecipare ad appalti fino a 25 milioni di euro. In Tunisia sono pronti a creare una nuova Ati con imprese locali. Le trattative private Ad attirare l’attenzione delle piccole imprese italiane sono anche le modalità di assegnazione dei lavori per cui si ricorre spesso a trattativa privata o a procedure chiuse. «Quello che conta maggiormente è il fatturato e l’esperienza delle imprese», dice Antonio Ferraro, titolare insieme ai fratelli della Cofer Srl di Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro. La sua è un’azienda con un valore di produzione di sette milioni di euro nel 2007. Eppure anche Ferraro ha deciso di creare un nuovo consorzio stabile con altre imprese e di sondare il mercato estero, assumendo consulenti in Croazia, Albania, Ungheria e Libia. Infrastrutture e non solo Anche in Sicilia il fenomeno è in crescita. La Demoter di Messina, specializzata, tra l’altro in costruzione di dighe e captazione delle acque, è arrivata in Tunisia già 4 anni fa, ha aperto uffici con personale locale e creato un’Ati con altre imprese del posto: la Sotudes Euroafrican Brederò. Risale invece a tre anni fa l’ultimo appalto aggiudicato in Albania a un’altra Ati formata da due imprese palermitane: Coci Srl e Infrastrutture Srl, rispettivamente di Ugo Argiroffi presidente dell’Ance di Palermo, e dell’architetto Mario Stillone. Oggetto: la realizzazione dell’acquedotto di Corcia e lavori per cinque milioni e mezzo di euro. «In Italia c’è poco – dice Argiroffi – guardare all’estero è importante perché si possono trovare nuovi spazi. Lì c’è bisogno di imprese specializzate e per il Nord Africa, la Sicilia è l’interfaccia naturale». La Coci e la Infrastrutture Srl sono interessate ora a Tunisia e Senegal, considerato uno dei Paesi più affidabili del continente africano. In Senegal hanno già assunto un consulente per le public relation e tra qualche settimana voleranno in Africa per allacciare rapporti con le autorità locali e verificare il sistema di affidamento dei lavori, fuori dalle regole europee. L’appello alle Istituzioni «Non crediamo che i Paesi del Mediterraneo siano una nuova Eldorado ma di certo, in futuro si potranno trovare migliori opportunità che in Sicilia», aggiunge il presidente dell’Ance di Trapani Rosario Ferrara. Qualche mese fa in una conferenza stampa indetta per lanciare l’Sos sulla crisi del settore, aveva sottolineato la necessità di un piano di internazionalizzazione delle imprese edili siciliane. Oggi rilancia l’invito alla Regione: «Si faccia garante istituzionale dei percorsi di cooperazione che interessano la nostra categoria così come avviene per le imprese del commercio e, al Nord, per l’edilizia». PAGINA A CURA DI GIOIA SGARLATA 19 - 24 GENNAIO 2009 CITTÀ E GRANDI RETI 7 L’Istituto per l’edilizia abitativa torna sul mercato per acquistare nuove abitazioni e terreni Trento, Itea in cerca di 50 immobili Previsti fino a 15 milioni di spesa – Grazie all’effetto crisi la speranza è spuntare prezzi più bassi C inquanta nuove abitazioni per l’edilizia sociale o terreni edificabili per lo stesso scopo. Li sta cercando sul mercato l’Istituto trentino di edilizia abitativa, Itea (in mano alla Provincia autonoma). Il bando è stato pubblicato nei giorni scorsi (www.itea.tn.it/immobiliari), le proposte dovranno pervenire entro il 26 febbraio. Itea non è nuova a certe iniziative: di appartamenti ne aveva reperiti in questo modo 36 a maggio, dotati di certificato CasaClima B e box auto. «Siamo stati pienamente soddisfatti degli acquisti di primavera; con questa seconda ricerca di immobili – dice la presidente Aida Ruffini – verificheremo anche se, con la crisi edilizia, i prezzi scendono». La spesa prevista viene stimata tra i 12 e i 15 milioni. Una delle caratteristiche indispensabili perché un’offerta sia accolta prevede che gli immobili da comperare siano interi. Non sarà possibile acquisire alloggi sparsi, anche perché si porrebbero problemi di organizzazione con gli appartamenti privati. Avranno maggiori probabilità di essere accettati, quindi, i terreni edificabili con progetto sulla carta. Itea cerca abitazioni tra i 40 e gli 85 metri quadrati: l’avviso precisa che, indicativamente, il 50% dovrà prevedere due stanze da letto piccole, cioè nuclei familiari a due componenti, il 10% una stanza da letto matrimoniale, il 15% due stanze per tre persone e un altro 15% per quattro persone e il restante 10% con tre stanze da letto per famiglie numerose. Come per il bando dello scorso anno, anche questa volta gli appartamenti dovranno avere standard energetici CasaClima B. Nel 2008 l’Itea ha consegnato 180 alloggi nuovi ai quali ne vanno aggiunti 320 di risulta (dagli inquilini che per motivi vari non li occupano più) ristrutturati. Per quest’anno si prevede un analogo numero di abitazioni consegnate: 210 nuove e 300 di risulta. «L’acquisto sul mercato – spiega ancora Ruffini – è necessario per garantire il flusso di 300-500 appartamenti all’anno per l’assegnazione ai richiedenti. A regime dovremmo arrivare alla cifra di 600». Nel 2007 erano rimaste inevase 4.200 domande di alloggio Itea da parte della popolazione. Per questi nuclei familiari la Provincia offre un contributo integrativo all’affitto. Per il 2009 la giunta ha stanziato a questo fine 8 milioni e mezzo di euro. Itea sta portando a termine nuove costruzioni e ristrutturazioni a SOCIAL HOUSING Rovereto, dove ci saranno 79 alloggi nuovi, a Nago Torbole (20), a Riva del Garda (60), e a Pergine (8). Nell’ambito delle strategie anticrisi, Itea spenderà nel 2009 circa 80 milioni. Per fine gennaio è in calendario la prima riunione operativa coordinata da Itea per definire il modello di casa in legno che consentirà di realizzare, con materiali naturali e possibilmente locali, almeno il 10% dei 3.000 nuovi alloggi del piano decennale straordinario. L’obiettivo a medio termine sarà di arrivare al triplo. STEFANO ISCHIA anorama In Piemonte 17 progetti per residenze collettive Erp, per nuovo e recupero Edilizia agevolata, la Sardegna stanzia 100 mln condannato Ligresti I L’ l Piemonte sperimenta iniziative pilota di social housing. In seguito a un bando per la ricerca di manifestazioni di interesse pubblicato lo scorso luglio, la Regione ha ammesso a finanziamento 17 interventi, principalmente destinati alla costruzione di alloggi e residenze collettive per la locazione temporanea di mamme sole con bambini, giovani, disoccupati e persone in difficoltà. I progetti riguardano il territorio cittadino o provinciale di Alessandria, Asti, Novara, Torino e Vercelli: il contributo regionale sarà di 10,5 milioni e farà da volano a un investimento complessivo di oltre 42 milioni fra risorse di altri enti locali e fondi privati. «In risposta al bando – spiegano i tecnici della direzione Edilizia – abbiamo ricevuto 27 proposte. Di queste, 11 saranno immediatamente finanziate e altre sei, di cui cinque relative al Comune di Torino, sono in attesa di un perfezionamento formale. Per quanto riguarda le domande restanti, cinque sono state escluse mentre altre cinque sono state sospese con la richiesta di un approfondimento da effettuare entro il 20 febbraio e potranno in futuro ricevere un contributo. L’apporto iniziale della Regione sarà di 1,5 milioni e sarà destinato alle spese di acquisto degli immobili o delle aree e alla progettazione delle iniziative». La determina con la graduatoria e l’elenco degli interventi è stata pubblicata sul «Bollettino» n. 2 del 15 gennaio. Rispetto alle due linee di intervento previste dal bando, cioè la realizzazione e gestione di residenze per la locazione temporanea (massimo 18 mesi) o di appartamenti da cedere in locazione permanente a canone ridotto, con possibilità di riscatto, i progetti sono orientati in massima parte alla prima tipologia. Beneficiari dei finanziamenti saranno una cooperativa, un’impresa edile, due agenzie territoriali e sei Comuni, coinvolti in più interventi. In tutto saranno realizzati 106 alloggi e 13 microcomunità o residenze collettive, vincolati all’uso sociale per almeno 30 anni. «Tutti i progetti gestionali – spiega l’assessore alle Politiche territoriali, Sergio Conti – sono di tipo solidale e sono stati elaborati sulla base delle linee guida per l’housing sociale approvate dalla Giunta nel novembre 2007. L’obiettivo di questa prima iniziativa è quello di dar vita a nuovi modelli abitativi». edilizia popolare in Sardegna si prepara a una boccata di ossigeno con un finanziamento regionale di quasi 100 milioni di euro destinati alla costruzione e ristrutturazione di circa 920 abitazioni. Il piano prevede interventi di nuova costruzione e il recupero di edifici da riconvertire in alloggi di edilizia economica e popolare da assegnare a canone sociale alle famiglie a minor reddito. Il programma avrà due distinte linee di intervento. La prima, con una dotazione finanziaria di poco più di 39 milioni, consentirà all’Azienda regionale per l’edilizia abitativa (Area), di realizzare 432 alloggi, di cui 258 in 13 comuni ad alta tensione abitativa, mentre i restanti 174 saranno costruiti in altri 29 centri. Questi rappresentano la parte di risorse destinate alla costruzione dei nuovi alloggi, con i Comuni maggiormente popolati, tra cui Sassari, Oristano, Carbonia e Iglesias, che si spartiranno il grosso dello stanziamento: 23 milioni e mezzo. I restanti 16 milioni verranno divisi tra gli altri 29 Comuni. Una seconda linea prevede solo la ristrutturazione e il riadattamento di edifici di proprietà pubblica o da acquistare in 59 Comuni, in alcuni casi associati ad Area, per ricavarne 485 alloggi, con un investimento complessivo di poco meno di 60 milioni. In questo caso l’obiettivo principale è quello di recuperare immobili pubblici e privati che adesso non hanno una destinazione residenziale, utilizzando il patrimonio abitativo o edilizio esistente e attualmente abbandonato. I Comuni beneficiari sono stati individuati dopo un’istruttoria condotta da Area. Sono già partiti, invece, i primi contributi per la costruzione, l’acquisto o il recupero della prima casa. E stata da poco pubblicata la graduatoria per i contributi a fondo perduto, fino a un massimo di 25mila euro, per costruire, comprare o ristrutturare la prima casa, di cui si avvantaggeranno soprattutto le giovani coppie. Lo stanziamento di 25 milioni è stato suddiviso tra oltre mille idonei. Ancora non ci sono stime sulla ripartizione dei fondi, ma dai primi dati sulla divisione territoriale risultano esserci alle spalle di Cagliari, Nuoro e Sassari due località dell’interno: Sedilo e Orune; altri centri minori hanno, poi, ottenuto diversi contributi. MARIA CHIARA VOCI FABIO PIREDDU L’Acer lancia una campagna di monitoraggio continuo dell’attività delle imprese Roma, un bollino blu ai cantieri sicuri C ontro l’impiego di manodopera in nero e per favorire il rispetto delle norme per la sicurezza sul lavoro, l’Associazione costruttori edili di Roma e del Lazio (Acer) lancia la campagna «Bollino blu». L’iniziativa consisterà in un’attività di monitoraggio periodico dei cantieri edili allo scopo di verificare la corretta applicazione delle norme di sicurezza. I cantieri che rispettano le norme di sicurezza verranno “segnalati” con un bollino blu attaccato sul cartellone al- l’ingresso. Una sorta di operazione “cantieri in vetrina”, come la ha definita il presidente dell’Acer, Eugenio Batelli, «per indicare – spiega – in quali cantieri si sta tentando di lavorare nel rispetto delle regole e delle persone. Non pretendiamo – precisa Batelli – di assegnare “bollini blu”, essendo questo un concetto statico mentre il cantiere è per noi l’emblema della dinamicità: ciò che oggi può risultare in ordine, domani può non esserlo più. Da qui nasce l’esigenza del monitoraggio continuo». L’attività si rivolgerà a tutte le imprese, in particolare a quelle iscritte all’Acer e più in generale a tutte quelle operanti nella provincia di Roma. Le visite tecniche saranno affidate al Comitato territoriale paritetico di Roma. Le aziende verranno contattate a seguito di loro richiesta diretta, su indicazione dell’Acer o sulla base delle notifiche preliminari inviate alle Asl dai committenti. Sarà fissato un appuntamento in cantiere per una prima visita tecnica e per concordare un programma di visite periodiche. Si parte da qui, insomma, per porre un freno al fenomeno del lavoro sommerso. Fenomeno «cui si affianca costantemente quello della violazione delle norme in materia di sicurezza – ha aggiunto Batelli – e che è riconducibile a situazioni di economia sommersa. Mi riferisco in particolare, ai microlavori di ristrutturazione edilizia privata e al settore dell’abusivismo, in cui tutto è irregolare». GIULIA DEL RE I l Tribunale Civile di Milano ha condannato la società Immobiliare Lombarda (Gruppo Fondiaria-Sai, Ligresti) a risarcire 85 famiglie per un totale di 1,5 milioni di euro. La causa era stata intentata da alcuni abitanti del quartiere Le Terrazze di via dei Missaglia costruito in edilizia convenzionata ma poi affittato a prezzi più alti. In sostanza gli abitanti del quartiere pagavano affitti pari a 1.000-1.100 euro al mese contro i 600-700 stabiliti. La società ha reso nota «la convinzione della piena correttezza del proprio operato», e ha annunciato ricorso in appello. ■ Italia-Libia, sovrattassa all’Eni per finanziare la nuova autostrada S aranno le principali società petrolifere, Eni in testa, a pagare tramite addizionale Ires il costo di 5 miliardi di dollari per realizzare le infrastrutture libiche previste nell’accordo Gheddafi-Berlusconi dell’estate scorsa. Lo prevede un emendamento del Governo al Ddl di ratifica dell’accordo, all’esame in Parlamento. ■ Gronda di Genova, 5 tracciati da Aspi per tentare l’intesa U n dibattito “alla francese” per far scegliere all’opinione pubblica il tracciato su cui realizzare la gronda di Ponente, il by-pass autostradale di Genova. Sono visibili sul sito del comune i 5 tracciati scelti insieme ad Autostrade per l’Italia. L’opera è nella convenzione 2004 ma finora non è stato concordato nessun progetto preliminare. Ora si tenta questa strada per far digerire l’opera al territorio. (a.giamb.) ■ Modena, estorsioni nei cantieri: arriva un terzo arresto Èstato arrestato dai carabinieri della Compagnia di Formia Giovanni Forte, 32enne pregiudicato di Afragola (Napoli) considerato il terzo uomo del gruppo che aveva tentato diverse estorsioni nei cantieri edili del modenese. L’inchiesta che ha portato al suo arresto, condotta dal Pm di Modena Stefania Mininni, il 6 dicembre aveva già visto la cattura dei due presunti complici di Forte: Salvatore Natale, 43 anni, di Casal di Principe (Caserta) e residente a San Felice sul Panaro (Modena), e Biagio Cecere, 51 anni, di Afragola residente a Finale Emilia (Modena). ■