rassegna stampa 22_01_2009

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rassegna stampa 22_01_2009
RASSEGNA STAMPA
22_01_2009
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19 - 24 GENNAIO 2009
Dopo l’attesa variante per 10 milioni di mq su lotti diffusi in pochi si azzardano a partire
A Milano la crisi ferma le aree B2
Il Prg del 1980 rinviava a piani di dettaglio mai approvati – L’Assimpredil: «Imprese alla finestra»
I
l Comune di Milano mette la
parola fine sul capitolo formato dalle 147 aree «B2»,
ma questo non si traduce in
euforia da parte di operatori e proprietari.
Prima di Natale il Consiglio comunale di Milano ha definitivamente
approvato le delibere di variante che
sbloccano queste aree: si tratta di
una serie di ambiti diffusi in tutta la
metropoli (il 17% è nel centro storico) che interessano un territorio cittadino di circa 10 milioni di mq, e
sulle quali il Prg rimandava a una
pianificazione di dettaglio. Di fatto
sono rimaste da un punto di vista
urbanistico immobilizzate per più di
20 anni. Dall’Ance meneghina c’è
soddisfazione per la conclusione della lunga vicenda perché erano un
pezzo incompiuto della città, ma il
momento difficile del mercato e le
fatiche ad accedere al credito spingono i costruttori a stare alla finestra.
Lo scongelamento delle B2
Lo sblocco ha richiesto tempi lunghissimi. Già nel 1997 una delibera
di Giunta (Revisione delle zone di
recupero del Prg di Milano, zone
omogenee B2) definiva le linee guida per il recupero di tali zone. Ma la
prima importante tappa è nel 2003
quando viene approvata la variante
pilota per le prime tre B2. Il passo
successivo riguardò altre 16 aree per
cui la delibera di variante venne approvata nel marzo 2006. Poi a bloccare di nuovo tutto sono sopraggiunti l’insediamento della nuova giunta
Moratti e il fatto che nel 2005 fosse
stata approvata la nuova legge urbanistica regionale. Le conseguenze sono state un riesame di un gruppo di
118 B2 residue, per cui si arrivò
all’adozione del Consiglio comunale
tra luglio e settembre del 2007. Ma
per controdedurre tutte le numerose
osservazioni (erano 162), si è impiegato oltre un anno.
Le varianti approvate rileggono le
aree andando nel dettaglio e indicando quali interventi possono essere
fatti. Si è trattato di un lavoro certosino. In tutto questo tempo era consentita solo la manutenzione ordinaria e
straordinaria. Ora è stabilito se è permessa la demolizione e ricostruzione, se è necessario il restauro conservativo; si considerano gli allineamenti con gli edifici circostanti. Inoltre
spiegano come è possibile procedere
nei singoli interventi: se attraverso
permesso di costruire, oppure Dia e
in alcuni casi anche con un piano
integrato. È stato assegnato un indice generico di 1 mq/mq che nel Prg
(in attesa del piano del governo del
territorio) è comunque quello più diffuso, ma per il centro storico può
essere superiore, mentre per alcune
zone periferiche l’indice è di 0,65
mq\/mq. In pratica è adattato nei singoli casi in base al costruito intorno
e si raggiunge una Slp complessiva
di 1,5 milioni di mq. La destinazione d’uso più diffusa è residenziale,
I LOTTI SONO 147, CON SLP 1,5 MILIONI DI MQ
Nella cartina le aree B2 di Milano, con diversi colori che però non sono significativi ai fini urbanistici
AL VIA
Ma Feltrinelli e Gallarate ce la fanno
N
on tutti gli interventi delle B2 aspetteranno avviati contatti con lo studio di Jacques Herzog e
tempi migliori. Anzi sono proprio due delle Pierre de Meuron (entro la fine del mese ci sarà
aree più interessanti a prepararsi a sfidare il l’ufficializzazione). È previsto un investimento
mercato di Milano: in un caso si tratta di un da circa 30 milioni di euro: «Contiamo per fine
comparto di 10mila mq centralissimo tra Porta 2009 di concludere l’iter autorizzativo – ha spieVolta e la stazione Garibaldi di proprietà della gato Massimo Giuliani presidente di Sd Partners
società Feltrinelli.
società di ingegneria e progettazione architettoniL’altra è per dimensioni, 54mila mq, una delle ca milanese che ha seguito fino a questo momenpiù rilevanti, si sviluppa lungo via Gallarate nel- to il lungo iter della B2 e che affiancherà lo
la periferia nordovest della metropoli lombarda studio delle archistar svizzere –. Sarà un edificio
e nonostante una proprietà composita ha portato al massimo di sei piani che si svilupperà in lunavanti una iniziativa unitaria.
ghezza. Una bella sfida».
L’area Feltrinelli venne consideProblematiche diverse per la B2
rata B2 perché pur essendo in piedi via Gallarate che copre una zona
no centro presentava ancora tracce La casa editrice quasi abbandonata fatta di piccoli
della demolizione bellica affiancate
capannoni, orti, stradine. Una suda un pezzo dei bastioni più un farà terziario
perficie che per il Comune si preautolavaggio (chiuso da anni) e
sta a essere densificata (54mila mq
una serra: insomma un’area consi- per 10mila mq
di Slp) e che necessita di un riordiderata molto disordinata che necesno. Il quadro proprietario non è
sitava di essere ripensata anche
stato ancora reso noto, ma a seguiperché in piccola parte di proprietà del Comune. re la trasformazione di questa area è stato chiaSu questa superficie è prevista una Slp di 10mila mato lo studio milanese Kconsult di Maurice
mq e nei piani della società editrice verrà realiz- Kanah. Sarà un intervento tutto residenziale che
zato per circa 8.000 mq un comparto destinato a dovrà tenere conto della vicinanza del cimitero
uffici e per i restanti 2.000 ci sarà spazio per un maggiore e di un elettrodotto da interrare. L’inedificio pubblico: in questa porzione troverà casa tervento è stimato intorno ai 65 milioni di euro
la fondazione Feltrinelli, una delle più importan- con 17 abitazioni basse e tre torri: «Pensiamo –
ti in Europa per la ricerca sui movimenti sociali e ha commentato l’architetto Kanah – che siano
la storia moderna. L’obiettivo di Feltrinelli è che essenziale che gli edifici sia tutti in Classe A.
venga realizzato un edificio di grande valore Vorremmo completare le autorizzazioni in sei
architettonico tanto che è da tempo che sono stati mesi così da partire il prima possibile».
per il 75%, il resto è riservato ad
attività definite compatibili cioè di
piccolo commercio, terziario.
Nessuna corsa al recupero
Sembrano passati secoli da quando nel 2007 il Consiglio meneghino
aveva adottato le varianti per queste
aree. In quel momento la preoccupazione degli operatori era se gli uffici
comunali sarebbero stati in grado di
smaltire l’affollamento della miriade
di B2 pronte a partire. Le stime dell’Ance Milano calcolavano che
sbloccarle avrebbe portato a investimenti tra i tre e i sei miliardi di euro.
Ma adesso domina l’incertezza:
«Con questa situazione di mercato e
con le attuali difficoltà che abbiamo
nell’accesso al credito - spiega Claudio De Albertis presidente dei costruttori della Provincia di Milano
(Assimpredil) e della Borio Mangiarotti – è difficilissimo capire cosa
succederà. Gli operatori sono alla finestra e sono pochi quelli che si
muovono. Da parte mia ho interessi
su due B2, una da solo e una con un
collega: abbiamo deciso di tenerle
ferme». Non può fare previsioni Carlo Masseroli, assessore allo Sviluppo del territorio del Comune, che
però è soddisfatto di vedere concluso quello che per Milano era diventato un pesante strascico: «Sono elementi di completamento della città –
ha commentato – e la loro riqualificazione significherà qualità urbana e
non certo cementificazione. Abbiamo posto le basi perché si apra un
dialogo con una miriade di piccoli e
medi interlocutori. Erano in molte
occasioni aree di grande degrado, mi
auguro diano il via a una microprogettualità che migliorerà la città».
Le B2 e il mercato
Lo sblocco delle B2 non inciderà
in maniera consistente sul mercato
milanese secondo Mario Breglia,
presidente di Scenari Immobiliari.
La stima dell’istituto di ricerca è che
ogni anno l’offerta di case nuove su
Milano non superi in media le 4.000
unità (con un rallentamento nel
2008) a cui bisogna aggiungere anche la parte di compravendita dell’usato per raggiungere un massimo
di 30mila abitazioni vendute nei momenti più felici. «Credo che le B2 –
ha detto Breglia – riusciranno a fare
poco. Intanto c’è da valutare tutto
l’iter per arrivare al cantiere e poi in
alcuni casi si tratta di immobili che
hanno già delle attività funzionanti o
degli appartamenti abitati. Alla fine
però mi sembra che le difficoltà possano essere riassunte così, da un lato
ci sono i problemi indotti dai tempi
della Pubblica amministrazione e dall’altro dalle incertezze relative alla
fattibilità economica vista la congiuntura attuale». Questo non vuol dire
per Breglia che il mercato di Milano
soffra di mancanza di interesse verso
nuove abitazioni piuttosto il problema sarebbe quello di una mancanza
di offerta.
MASSIMILIANO CARBONARO
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CITTÀ E GRANDI RETI
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GENNAIO
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Anche le imprese calabresi e siciliane si affacciano oltre confine
STRATEGIE ANTI-CRISI
Sud, i piccoli costruttori all’estero
Si emigra anche grazie ai consorzi stabili (spesso “mini”) – Forte spinta delle Ance territoriali
P
iccole e medie imprese
edilizie del Sud Italia che
decidono di unirsi in Consorzi stabili o in Associazioni temporanee e di lavorare all’estero. Se è ancora presto per fotografare l’entità del fenomeno, la tendenza è evidente ed è incoraggiata
dalle varie associazioni locali dell’Ance.
Il nuovo business
Le attenzioni sono rivolte ad Albania, Bulgaria e Croazia ma anche,
anzi, soprattutto al Nord Africa. In
quei Paesi come Tunisia, Algeria e
Marocco dove negli anni a venire è
prevista l’infrastrutturazione di strade, reti idriche, porti, fognature, nella prospettiva dei nuovi flussi commerciali (e non solo), legati all’apertura dell’area Mediterranea di libero
scambio del 2010. Senza contare i
maxi-investimenti privati favoriti
dai Governi locali per promuovere e
realizzare nuove strutture turistiche
e centri residenziali, come nel caso
del progetto «Porta del Mediterraneo» presentato in Tunisia dal gruppo Sama Dubai e gestito dalla controllata Sama Ech. Un progetto da
25 miliardi di dollari con hotel, luoghi di cultura, centri conferenze e
commerciali, strutture sportive e tanti, tanti grattaceli dal design avveniristico.
Joint venture in Tunisia
Il mercato richiede società specializzate e con il know-how necessario a formare nuova manodopera locale, come sottolineato più volte negli incontri bilaterali per la cooperazione euromediterranea. Così, prima
delle feste natalizie alcuni dirigenti
dell’Ance Reggio Calabria sono
stati a Tunisi per un incontro operativo con i colleghi dell’associazione
locale dei costruttori e la settimana
scorsa il direttore dell’Ance, Nicodemo Furfaro, ha inaugurato uno
sportello permanente degli imprenditori di Reggio (di Ance e Confindustria) presso la Camera di commercio tunisino-italiana dove lavorerà
ogni giorno una consulente tunisina
stipendiata da Ance e Confindustria.
«Adesso – dice l’ingegnere Andrea Cuzzocrea, presidente dell’Ance Reggio Calabria – siamo in
attesa che l’associazione tunisina ci
fornisca l’elenco degli appalti e dei
lavori che possono essere di interesse comune. Come Ance siamo convinti che questo sia un passo utile e
necessario, non solo contro la crisi
ma nella prospettiva del mercato dei
prossimi anni». In programma ci sono 35 miliardi di euro di investimenti per infrastrutture e lavori di altro
genere e nei prossimi 5 anni si prevede la realizzazione di 275.000 alloggi per il quartiere futuristico ispirato
alla città di Dubai con una nuova
infrastruttura portuale, aree di servizio e commerciali e ampliamenti nella zona del “Lago di Tunisi” (Lac
sud, 700 ettari), oltre all’allestimento della città sportiva del “Kram”, e
della zona turistica di Hergla (nei
pressi di Enfidha a circa 100 km a
sud di Tunisi).
I consorzi stabili
Ma c’è di più. Se fino a qualche
anno fa chi andava a lavorare all’estero lo faceva in solitudine, ora
c’è l’esigenza di unire le forze per
accrescere la specializzazione ed essere concorrenziali. «Un fenomeno
del tutto nuovo», come conferma il
presidente regionale dell’Ance Calabria, Giuseppe Gatto. A Reggio
Calabria sei diverse società hanno
NORD AFRICA ED EUROPA DELL’EST LE METE PREFERITE
I Paesi nei quali sono presenti o in fase di penetrazione le imprese di costruzione di Sicilia e Calabria
La Cofer si allea con pugliesi e veneziani
U
n consorzio stabile tra imprese del sud e del nord per
battere la concorrenza, contrastare
la crisi e conquistare mercati all’estero. L’idea è venuta ai titolari
di tre società edili: Cofer Srl di
Lamezia Terme in provincia di
Catanzaro, Latino Srl di Lecce e
Rossi Renzo Costruzioni di Marcon in provincia di Venezia.
Il consorzio si chiama Ecit, è
nato ad agosto e ha sede a Roma,
nel quartiere Parioli. Insieme le
tre società attualmente sommano
un giro di affari annuo di oltre 30
milioni di euro (calcolato sugli
ultimi cinque anni di attività, ndr)
e possono partecipare ad appalti
fino a 185 milioni e per varie
tipologie di lavori: dalla costruzione di edifici alle opere marittime,
dalle autostrade alle opere in cemento armato, dai restauri di beni
monumentali agli impianti tecnologici, fino alla partecipazione in
iniziative di project financing.
Quanto basta ad aggredire il mercato estero, tanto più che già a
marzo, grazie al fatturato 2008
con una crescita pari al 45 per
cento, Ecit potrà partecipare a gare fino a 250 milioni di euro.
Così, il consorzio ha assunto consulenti nei Paesi più interessanti e
preparato una brochure bilingue –
italiano e inglese – da consegnare
a rappresentanti istituzionali e imprenditori stranieri di Croazia,
Albania, Ungheria e Libia.
«In tempo di crisi – dice Antonio Ferraro, 40 anni, titolare della Cofer e presidente del nuovo
Consorzio – unirsi consente non
solo di avere una maggiore specializzazione e di potere partecipare ad appalti di importi superiori, ma anche di ottimizzare i costi
per risorse umane e spese di gestione». In comune le tre aziende
hanno un’esperienza ultra decennale (nel caso della Cofer, quasi
ventennale), la certificazione
Soa, appalti aggiudicati in tutta
Italia e fatturati di tutto rispetto.
«La Cofer ha un valore di produzione di oltre sette milioni di euro
nel 2007 – dice Ferraro – Latino
11 milioni di euro e Rossi 22
milioni».
Ma cosa spinge imprese così
consolidate a investire fuori dall’Italia? «Lavorare in Italia – dice
ancora Ferraro – è sempre più
difficile. Tra la progettazione e la
cantierabilità delle opere passano
anche degli anni e il sistema di
aggiudicazione al massimo ribasso diventa non remunerativo e iniziano le controversie. All’estero
questo accade con meno frequenza, anche perché c’è meno concorrenza specializzata e i prossimi
anni saranno quelli decisivi per
l’infrastrutturazione». «Inoltre –
continua Ferraro – la certficazione Soa non esiste e per l’aggiudicazione dei grandi appalti conta
soprattutto il fatturato».
La Demoter di Messina apripista in Tunisia
È
considerato un antesignano delle imprese del
Sud all’estero e oggi rappresenta un punto di
riferimento anche per altri costruttori siciliani e
calabresi che vogliono investire fuori dall’Italia.
Già, perché Carlo Borrella, 46 anni, presidente
dell’Ance di Messina è anche direttore generale
della Demoter Spa (valore di produzione di 44
milioni nel 2007 e 205 dipendenti), l’azienda di
famiglia nata nel 1978 che vanta ormai da quattro
anni propri uffici a Tunisi. Cresciuta con i lavori
per la costruzione di autostrade e ferrovie e diventata una media impresa di costruzioni generali del
settore delle infrastrutture (acquedotti, metanodotti, gallerie, strade), la Demoter ha nel proprio
“curriculum” la realizzazione di appartamenti per
il ministero degli Esteri italiani a Mostar in Bosnia
(importo appalto sei milioni e 500mila euro) e a
Fier in Albania (importo appalto quasi 11 milioni
di euro), ma soprattutto la costruzione di grandi
infrastrutture in Tunisia: la diga di Douimis (appalto del ministero dell’Agricoltura tunisino per un
importo dei lavori tre milioni e 860mila euro) e
alcuni lavori di sistemazione dei bacini di Chaffar
e Sidi Salah (committente il ministero della Cooperazione tunisino per un importo di sette milioni
850mila euro). «Siamo arrivati in Tunisia quattro
anni fa – racconta Borrella – e abbiamo formato
un’Ati con alcune imprese del posto. A Tunisi
abbiamo nostri uffici con 35 addetti: due siciliani e
33 tunisini».
In Libia e Algeria la società, ha eseguito inoltre
alcune manutenzioni e già dal prossimo anno conta
di rafforzare l’asset all’estero ricavando dai lavori
fuori confine il 25 per cento del fatturato. Rispetto
a quattro anni fa, anche Borrella indica però una
tendenza nuova: quella delle imprese a unirsi, a
fare gruppo per superare la concorrenza. «Qualcosa di inedito per le regioni del sud e che nasce
probabilmente dalla crisi del settore», sottolinea. E
se la Demoter guarda soprattutto all’Algeria e al
mercato dell’Est, un gruppo di imprenditori dell’Ance Messina si preparano a sbarcare in Bulgaria. «Si tratta di una decina di società specializzate
soprattutto in infrastrutture», spiega Borrella. Sempre in provincia di Messina, significativa per le
piccole imprese è anche l’esperienza dei Fratelli
Anastasi di Villafranca Tirrena specializzati nella realizzazione di impianti sportivi. La prima pista
d’atletica a portare la loro firma all’estero è stata
realizzata nel 1999 a Willaya di Batna in Algeria.
Da allora hanno costruito impianti (di atletica e
campi di calcio) anche in Polonia e a Malta.
già creato un consorzio stabile. Si
chiama Pitagora e può spaziare dalla realizzazione di opere idrauliche
e fognarie a quella di strade e altre
infrastrutture. Tra le imprese del
consorzio c’è anche la Srl di Cuzzocrea: Aet (Ambiente, edilizia e territorio), cinque milioni di fatturato,
che è anche la media dei fatturati
delle altre imprese che aderiscono al
consorzio. Insieme possono partecipare ad appalti fino a 25 milioni di
euro. In Tunisia sono pronti a creare
una nuova Ati con imprese locali.
Le trattative private
Ad attirare l’attenzione delle piccole imprese italiane sono anche le
modalità di assegnazione dei lavori
per cui si ricorre spesso a trattativa
privata o a procedure chiuse. «Quello che conta maggiormente è il fatturato e l’esperienza delle imprese»,
dice Antonio Ferraro, titolare insieme ai fratelli della Cofer Srl di
Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro. La sua è un’azienda con un
valore di produzione di sette milioni
di euro nel 2007. Eppure anche Ferraro ha deciso di creare un nuovo
consorzio stabile con altre imprese e
di sondare il mercato estero, assumendo consulenti in Croazia, Albania, Ungheria e Libia.
Infrastrutture e non solo
Anche in Sicilia il fenomeno è in
crescita. La Demoter di Messina,
specializzata, tra l’altro in costruzione di dighe e captazione delle acque, è arrivata in Tunisia già 4 anni
fa, ha aperto uffici con personale
locale e creato un’Ati con altre imprese del posto: la Sotudes Euroafrican Brederò.
Risale invece a tre anni fa l’ultimo appalto aggiudicato in Albania a
un’altra Ati formata da due imprese
palermitane: Coci Srl e Infrastrutture Srl, rispettivamente di Ugo Argiroffi presidente dell’Ance di Palermo, e dell’architetto Mario Stillone.
Oggetto: la realizzazione dell’acquedotto di Corcia e lavori per cinque
milioni e mezzo di euro. «In Italia
c’è poco – dice Argiroffi – guardare
all’estero è importante perché si possono trovare nuovi spazi. Lì c’è bisogno di imprese specializzate e per il
Nord Africa, la Sicilia è l’interfaccia naturale». La Coci e la Infrastrutture Srl sono interessate ora a Tunisia e Senegal, considerato uno dei
Paesi più affidabili del continente
africano. In Senegal hanno già assunto un consulente per le public
relation e tra qualche settimana voleranno in Africa per allacciare rapporti con le autorità locali e verificare il
sistema di affidamento dei lavori,
fuori dalle regole europee.
L’appello alle Istituzioni
«Non crediamo che i Paesi del
Mediterraneo siano una nuova Eldorado ma di certo, in futuro si potranno trovare migliori opportunità che
in Sicilia», aggiunge il presidente
dell’Ance di Trapani Rosario Ferrara. Qualche mese fa in una conferenza stampa indetta per lanciare
l’Sos sulla crisi del settore, aveva
sottolineato la necessità di un piano
di internazionalizzazione delle imprese edili siciliane. Oggi rilancia
l’invito alla Regione: «Si faccia garante istituzionale dei percorsi di cooperazione che interessano la nostra
categoria così come avviene per le
imprese del commercio e, al Nord,
per l’edilizia».
PAGINA A CURA DI
GIOIA SGARLATA
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CITTÀ E GRANDI RETI
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L’Istituto per l’edilizia abitativa torna sul mercato per acquistare nuove abitazioni e terreni
Trento, Itea in cerca di 50 immobili
Previsti fino a 15 milioni di spesa – Grazie all’effetto crisi la speranza è spuntare prezzi più bassi
C
inquanta nuove abitazioni per l’edilizia sociale o terreni edificabili per lo stesso scopo.
Li sta cercando sul mercato l’Istituto trentino di edilizia abitativa, Itea
(in mano alla Provincia autonoma).
Il bando è stato pubblicato nei giorni scorsi (www.itea.tn.it/immobiliari), le proposte dovranno pervenire
entro il 26 febbraio.
Itea non è nuova a certe iniziative: di appartamenti ne aveva reperiti in questo modo 36 a maggio,
dotati di certificato CasaClima B e
box auto. «Siamo stati pienamente
soddisfatti degli acquisti di primavera; con questa seconda ricerca di
immobili – dice la presidente Aida
Ruffini – verificheremo anche se,
con la crisi edilizia, i prezzi scendono». La spesa prevista viene stimata tra i 12 e i 15 milioni. Una delle
caratteristiche indispensabili perché un’offerta sia accolta prevede
che gli immobili da comperare siano interi. Non sarà possibile acquisire alloggi sparsi, anche perché si
porrebbero problemi di organizzazione con gli appartamenti privati.
Avranno maggiori probabilità di essere accettati, quindi, i terreni edificabili con progetto sulla carta.
Itea cerca abitazioni tra i 40 e
gli 85 metri quadrati: l’avviso precisa che, indicativamente, il 50%
dovrà prevedere due stanze da letto
piccole, cioè nuclei familiari a due
componenti, il 10% una stanza da
letto matrimoniale, il 15% due stanze per tre persone e un altro 15%
per quattro persone e il restante
10% con tre stanze da letto per
famiglie numerose. Come per il
bando dello scorso anno, anche
questa volta gli appartamenti dovranno avere standard energetici
CasaClima B.
Nel 2008 l’Itea ha consegnato
180 alloggi nuovi ai quali ne vanno
aggiunti 320 di risulta (dagli inquilini che per motivi vari non li occupano più) ristrutturati. Per quest’anno si prevede un analogo numero
di abitazioni consegnate: 210 nuove e 300 di risulta. «L’acquisto sul
mercato – spiega ancora Ruffini –
è necessario per garantire il flusso
di 300-500 appartamenti all’anno
per l’assegnazione ai richiedenti. A
regime dovremmo arrivare alla cifra di 600».
Nel 2007 erano rimaste inevase
4.200 domande di alloggio Itea da
parte della popolazione. Per questi
nuclei familiari la Provincia offre
un contributo integrativo all’affitto. Per il 2009 la giunta ha stanziato a questo fine 8 milioni e mezzo
di euro.
Itea sta portando a termine nuove costruzioni e ristrutturazioni a
SOCIAL HOUSING
Rovereto, dove ci saranno 79 alloggi nuovi, a Nago Torbole (20), a
Riva del Garda (60), e a Pergine
(8). Nell’ambito delle strategie anticrisi, Itea spenderà nel 2009 circa
80 milioni.
Per fine gennaio è in calendario
la prima riunione operativa coordinata da Itea per definire il modello
di casa in legno che consentirà di
realizzare, con materiali naturali e
possibilmente locali, almeno il
10% dei 3.000 nuovi alloggi del
piano decennale straordinario.
L’obiettivo a medio termine sarà di
arrivare al triplo.
STEFANO ISCHIA
anorama
In Piemonte 17 progetti
per residenze collettive
Erp, per nuovo e recupero Edilizia agevolata,
la Sardegna stanzia 100 mln condannato Ligresti
I
L’
l Piemonte sperimenta iniziative pilota di social housing. In
seguito a un bando per la ricerca di manifestazioni di interesse
pubblicato lo scorso luglio, la Regione ha ammesso a finanziamento 17 interventi, principalmente destinati alla costruzione di
alloggi e residenze collettive per la locazione temporanea di
mamme sole con bambini, giovani, disoccupati e persone in
difficoltà. I progetti riguardano il territorio cittadino o provinciale
di Alessandria, Asti, Novara, Torino e Vercelli: il contributo
regionale sarà di 10,5 milioni e farà da volano a un investimento
complessivo di oltre 42 milioni fra risorse di altri enti locali e
fondi privati.
«In risposta al bando – spiegano i tecnici della direzione
Edilizia – abbiamo ricevuto 27 proposte. Di queste, 11 saranno
immediatamente finanziate e altre sei, di cui cinque relative al
Comune di Torino, sono in attesa di un perfezionamento formale.
Per quanto riguarda le domande restanti, cinque sono state escluse mentre altre cinque sono state sospese con la richiesta di un
approfondimento da effettuare entro il 20 febbraio e potranno in
futuro ricevere un contributo. L’apporto iniziale della Regione
sarà di 1,5 milioni e sarà destinato alle spese di acquisto degli
immobili o delle aree e alla progettazione delle iniziative».
La determina con la graduatoria e l’elenco degli interventi è
stata pubblicata sul «Bollettino» n. 2 del 15 gennaio. Rispetto alle
due linee di intervento previste dal bando, cioè la realizzazione e
gestione di residenze per la locazione temporanea (massimo 18
mesi) o di appartamenti da cedere in locazione permanente a
canone ridotto, con possibilità di riscatto, i progetti sono orientati
in massima parte alla prima tipologia. Beneficiari dei finanziamenti saranno una cooperativa, un’impresa edile, due agenzie
territoriali e sei Comuni, coinvolti in più interventi. In tutto
saranno realizzati 106 alloggi e 13 microcomunità o residenze
collettive, vincolati all’uso sociale per almeno 30 anni. «Tutti i
progetti gestionali – spiega l’assessore alle Politiche territoriali,
Sergio Conti – sono di tipo solidale e sono stati elaborati sulla
base delle linee guida per l’housing sociale approvate dalla
Giunta nel novembre 2007. L’obiettivo di questa prima iniziativa
è quello di dar vita a nuovi modelli abitativi».
edilizia popolare in Sardegna si prepara a una boccata di ossigeno con un finanziamento regionale di quasi 100 milioni di
euro destinati alla costruzione e ristrutturazione di circa 920
abitazioni. Il piano prevede interventi di nuova costruzione e il
recupero di edifici da riconvertire in alloggi di edilizia economica
e popolare da assegnare a canone sociale alle famiglie a minor
reddito.
Il programma avrà due distinte linee di intervento. La prima,
con una dotazione finanziaria di poco più di 39 milioni, consentirà
all’Azienda regionale per l’edilizia abitativa (Area), di realizzare
432 alloggi, di cui 258 in 13 comuni ad alta tensione abitativa,
mentre i restanti 174 saranno costruiti in altri 29 centri. Questi
rappresentano la parte di risorse destinate alla costruzione dei
nuovi alloggi, con i Comuni maggiormente popolati, tra cui
Sassari, Oristano, Carbonia e Iglesias, che si spartiranno il grosso
dello stanziamento: 23 milioni e mezzo. I restanti 16 milioni
verranno divisi tra gli altri 29 Comuni. Una seconda linea prevede
solo la ristrutturazione e il riadattamento di edifici di proprietà
pubblica o da acquistare in 59 Comuni, in alcuni casi associati ad
Area, per ricavarne 485 alloggi, con un investimento complessivo
di poco meno di 60 milioni. In questo caso l’obiettivo principale è
quello di recuperare immobili pubblici e privati che adesso non
hanno una destinazione residenziale, utilizzando il patrimonio
abitativo o edilizio esistente e attualmente abbandonato. I Comuni
beneficiari sono stati individuati dopo un’istruttoria condotta da
Area.
Sono già partiti, invece, i primi contributi per la costruzione,
l’acquisto o il recupero della prima casa. E stata da poco pubblicata la graduatoria per i contributi a fondo perduto, fino a un
massimo di 25mila euro, per costruire, comprare o ristrutturare la
prima casa, di cui si avvantaggeranno soprattutto le giovani
coppie. Lo stanziamento di 25 milioni è stato suddiviso tra oltre
mille idonei. Ancora non ci sono stime sulla ripartizione dei
fondi, ma dai primi dati sulla divisione territoriale risultano
esserci alle spalle di Cagliari, Nuoro e Sassari due località
dell’interno: Sedilo e Orune; altri centri minori hanno, poi,
ottenuto diversi contributi.
MARIA CHIARA VOCI
FABIO PIREDDU
L’Acer lancia una campagna di monitoraggio continuo dell’attività delle imprese
Roma, un bollino blu ai cantieri sicuri
C
ontro l’impiego di manodopera in nero e per favorire il
rispetto delle norme per la sicurezza sul lavoro, l’Associazione costruttori edili di Roma e del Lazio
(Acer) lancia la campagna «Bollino blu».
L’iniziativa consisterà in un’attività di monitoraggio periodico dei
cantieri edili allo scopo di verificare la corretta applicazione delle
norme di sicurezza. I cantieri che
rispettano le norme di sicurezza
verranno “segnalati” con un bollino blu attaccato sul cartellone al-
l’ingresso. Una sorta di operazione
“cantieri in vetrina”, come la ha
definita il presidente dell’Acer, Eugenio Batelli, «per indicare – spiega – in quali cantieri si sta tentando di lavorare nel rispetto delle
regole e delle persone. Non pretendiamo – precisa Batelli – di assegnare “bollini blu”, essendo questo un concetto statico mentre il
cantiere è per noi l’emblema della
dinamicità: ciò che oggi può risultare in ordine, domani può non
esserlo più. Da qui nasce l’esigenza del monitoraggio continuo».
L’attività si rivolgerà a tutte le
imprese, in particolare a quelle
iscritte all’Acer e più in generale a
tutte quelle operanti nella provincia di Roma. Le visite tecniche
saranno affidate al Comitato territoriale paritetico di Roma. Le
aziende verranno contattate a seguito di loro richiesta diretta, su
indicazione dell’Acer o sulla base
delle notifiche preliminari inviate
alle Asl dai committenti. Sarà fissato un appuntamento in cantiere per
una prima visita tecnica e per concordare un programma di visite
periodiche.
Si parte da qui, insomma, per
porre un freno al fenomeno del
lavoro sommerso. Fenomeno «cui
si affianca costantemente quello
della violazione delle norme in materia di sicurezza – ha aggiunto
Batelli – e che è riconducibile a
situazioni di economia sommersa.
Mi riferisco in particolare, ai microlavori di ristrutturazione edilizia privata e al settore dell’abusivismo, in cui tutto è irregolare».
GIULIA DEL RE
I l Tribunale Civile di Milano ha condannato la società Immobiliare Lombarda
(Gruppo Fondiaria-Sai, Ligresti) a risarcire 85 famiglie per un totale di 1,5 milioni
di euro. La causa era stata intentata da
alcuni abitanti del quartiere Le Terrazze
di via dei Missaglia costruito in edilizia
convenzionata ma poi affittato a prezzi
più alti. In sostanza gli abitanti del quartiere pagavano affitti pari a 1.000-1.100
euro al mese contro i 600-700 stabiliti.
La società ha reso nota «la convinzione
della piena correttezza del proprio operato», e ha annunciato ricorso in appello. ■
Italia-Libia, sovrattassa all’Eni
per finanziare la nuova autostrada
S aranno le principali società petrolifere,
Eni in testa, a pagare tramite addizionale
Ires il costo di 5 miliardi di dollari per
realizzare le infrastrutture libiche previste nell’accordo Gheddafi-Berlusconi dell’estate scorsa. Lo prevede un emendamento del Governo al Ddl di ratifica
dell’accordo, all’esame in Parlamento. ■
Gronda di Genova, 5 tracciati
da Aspi per tentare l’intesa
U n dibattito “alla francese” per far scegliere all’opinione pubblica il tracciato
su cui realizzare la gronda di Ponente, il
by-pass autostradale di Genova. Sono visibili sul sito del comune i 5 tracciati
scelti insieme ad Autostrade per l’Italia.
L’opera è nella convenzione 2004 ma
finora non è stato concordato nessun progetto preliminare. Ora si tenta questa
strada per far digerire l’opera al territorio. (a.giamb.) ■
Modena, estorsioni nei cantieri:
arriva un terzo arresto
Èstato arrestato dai carabinieri della Compagnia di Formia Giovanni Forte, 32enne pregiudicato di Afragola (Napoli) considerato il
terzo uomo del gruppo che aveva tentato
diverse estorsioni nei cantieri edili del modenese. L’inchiesta che ha portato al suo arresto, condotta dal Pm di Modena Stefania
Mininni, il 6 dicembre aveva già visto la
cattura dei due presunti complici di Forte:
Salvatore Natale, 43 anni, di Casal di Principe (Caserta) e residente a San Felice sul
Panaro (Modena), e Biagio Cecere, 51 anni,
di Afragola residente a Finale Emilia (Modena). ■