pop surrealism - Sistema Museo

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pop surrealism - Sistema Museo
Testo tratto da www.sistemamuseo.it il 14/03/2017 ore 14:59 - pagina 1 di 5
POP SURREALISM
Palazzo Collicola
Spoleto (06049 PG)
Durata: fino al 15 ottobre 2010
Autore: Sistema Museo
Data: 03 settembre 2010
a cura di Alexandra Mazzanti e Gianluca Marziani.
in collaborazione con Dorothy Circus Gallery
UN NUOVO INIZIO di Alexandra Mazzanti
"Immaginate questa mostra come una festa, un rituale magico, che si prefigge di realizzare un sogno alchemico: la
transustanziazione universale delle cose. Le immagini che vedrete hanno autori diversi, storie diverse, quindi proprietà
diverse, tuttavia, attraverso i processi alchemici della mente e del corpo, perderanno la loro identità. Cesseranno di
essere ciò che erano. Verranno assimilate ed incorporate. Gli ospiti subiranno una trasformazione, naturalmente
continuando ad essere quello che erano ma attraverso le suggestioni delle opere di questa mostra cambieranno e
diventeranno compagni (coloro che condividono il pane) commensali radunati sotto il cielo illuminato delle intuizioni
profonde comuni ed intime. Nella festa espositiva, le specifiche individualità umane e professionali dell'artista, hanno
opportunità di dialogare attraverso la personale declinazione tecnica del linguaggio delle immagini, che gli ospiti
assimileranno "così come il rituale assimilerà i suoi ospiti".
(liberamente tratto da "Parole da mangiare" di Rubem A. Alves)
Il POP SURREALISMO è il perfetto fermo immagine della nostra epoca: l'epoca della globalizzazione. Possiamo
considerarlo il più importante movimento pittorico di epoca recente. Nasce in California, verso la fine degli anni Settanta,
grazie allo spirito creativo del cartoonist Robert Williams per poi toccare il suo apice con Mark Ryden, Joe Sorren e Ron
English, fino all'attuale espansione in cui proliferano nuovi talenti come Travis Louie, Naoto Hattori, Marion Peck... E' il
movimento di un'arte visiva popolare che spesso presenta un sense of humor vivace, altre volte impietoso, altre ancora
semplicemente sarcastico.
Pur rimanendo in sintonia con le radici surrealiste degli anni Trenta, le profezie figurative della Pop Art si rigenerano in un
costante movimento tra registrazione del reale e immediata rielaborazione onirica. Quest'arte visionaria, come le sue
radici surrealiste, scaturisce da un processo in cui l'inconscio emerge durante i sogni. Carattere comune alle
manifestazioni surrealiste è la critica radicale al monopolio della razionalità cosciente, liberando le potenzialità
immaginative dell'inconscio per il raggiungimento di uno stato conoscitivo "oltre" la realtà (sur-realtà), una fase "altra" in
cui veglia e sogno si conciliano in modo armonico e profondo. I pop surrealisti partono dal Surrealismo per rifarsi allo
spirito rivoluzionario del pop puro: in equilibrio tra le prospettive euforiche orientate al progresso e quelle più
pessimistiche che maturano in condizioni di monopolio dell'ottusità capitalistica. Rielaborando i temi cari alla Pop anni
Sessanta, passando attraverso le seduzioni dell'industria e della moda con le loro assurdità, attraversando gli allucinati
automatismi psichici del Surrealismo con ironia e sarcasmo, i pop surrealisti raggiungono un'immediata leggibilità.
Il POP SURREALISMO si nutre di metropoli, laboratorio e vittima del disastro di una razionalità senz'anima. Il pubblico,
incerto di fronte alle ingerenze freudiane del surrealismo classico, può immediatamente cogliere il messaggio pop
surrealista che esprime la disillusione con icone alla portata di tutti.
Il recupero di icone pop, la matrice rivoluzionaria della street-culture, unite ai codici visivi del fumetto underground e a
tutto ciò che germoglia dal territorio delle sottoculture, nutrita dall'immaginario cartoonistico disneyano e dalla musica
punk-rock: qui la cultura pop surrealista genera un mix variegato e multiforme. Atmosfere paradossali in cui si muovono
sinuose veneri che, sbucando dai teschi, citano i coloriti teschi infarciti di rose del Dia de los Muertos messicano,
rimandando alle inquietudini visionarie di David Lynch. Una nuova mitologia in cui alberi e animali antropomorfi attendono
silenziosi in un'atmosfera di dubbio e pericolo; donne efebiche eternamente bambine dai grandi occhi e dagli esili corpi
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regnano sul mito dell'infanzia, abbracciate da cuccioli di animali; mostri non più cattivi diventano demoni disperati da
compatire. Ma anche Gesù, Barbie, Mao, Obama, lo stesso Warhol si muovono assieme in un metaspazio dove ogni cosa
somiglia al reale che si mescola al sangue, alla paura, alla morte.
Siamo in un mondo somigliante al nostro che, richiamando e rivoltando certe matrici paesaggistiche, domestiche e
individuali, riattinge ad antiche tecniche pittoriche, da Caravaggio a Hieronymus Bosch, da Rubens a Guido Reni.
Mentre nel surrealismo classico il vero soggetto è l'assurdità della vita (come nella metafisica di de Chirico), nel mix
culturale che genera il POP SURREALISMO l'assurdo è proprio la realtà, e così l'assurdo del surrealismo storico viene
sostituito dal fiabesco. Il risultato è una surreale fusione, alchemica e inconsueta, una miscela multiculturale nella quale si
mescolano richiami al mondo ludico dell'infanzia e aspetti di un onirico carnevale noir che reinventa una realtà
ectoplasmatica in cui si riflette la società odierna con le sue illogiche complessità.
Fortemente legata all'arte cinematografica e come questa di immediato impatto, prende e restituisce suggestioni ed
immaginari in una sorta di scambio osmotico. Se la celebre casa di Edward Hopper ha ispirato Alfred Hitchcock per
"Psycho", gli scenari talvolta grotteschi di David Stoupakis ci rimandano ai racconti circensi e alla teatralità di Federico
Fellini, così come possiamo ritrovare nell'opera "French Kiss" di Ray Caesar lo spirito della "Marie Antoniette" di Sofia
Coppola e possiamo immaginare un legame tra i fantasmi di Travis Louie e le presenze del film "The Others". Le
mirabolanti invenzioni dell'Alice di Tim Burton, regista simbolo del pop surrealism, pittore e disegnatore egli stesso, e i
personaggi nati dalle più sbalorditive assurdità della tecnica del cinema 3d ci sembrano giocare insieme ai "Paludosus
Volaticus" di Scott Musgrove e al morphing dell'America di pelouche creata da Jeff Soto.
Parallelamente ai virtuosismi tecnici pittorici e digitali, a sostegno di nuove importanti tematiche ed ideologie, gli artisti
ritornano allo studio dell'arte classica, quale elemento rassicurante e rafforzativo, riappropriandosi della tecnica e
dell'iconografia, dal ritratto al paesaggio, reinventati in chiave dissacratoria o celebrativa. Memori dei baffi apposti alla
"Gioconda" da Marcel Duchamp, Marion Peck sostituisce il viso di una "Maya Desnuda" con una triste maschera da
pagliaccio, Lola cita "La Dama con l'Ermellino" nel suo tenero ritratto "Warmth...", Ron English scherza con figure
preraffaellite truccandole come i musicisti del gruppo rock Kiss.
Nella ricchezza e vitalità del movimento sono presenti tanto i temi cari alla protesta della giovane America, come nei
manifesti-denuncia di Shepard Fairey, quanto il lirismo sospeso dei ritratti femminili di Kris Lewis, o i bambini immersi in
paesaggi liquidi, racchiusi in un loro oceano inaccessibile, come nel "Portrait of Gelsomina & Romeo" di Joe Sorren. In
un'epoca che impone volumi sovrabbondanti al corpo femminile, l'arte del Pop Surrealismo propone sottili membra e volti
in primo piano, dominati da occhi immensi che racchiudono la pietà e la grazia delle madonne contemporanee.
POP + SURREALISMO + X = POP SURREALISMO di Gianluca Marziani
POP da una parte. SURREALISMO dall'altra.
Due radici generative che portano la memoria su piattaforme temporali delineate: la prima antecedente allo spartiacque
del 1945, la seconda legata agli anni Sessanta della ricrescita economica e sociale. Ora il Surrealismo con la sua
attitudine visionaria, le sue composizioni complesse, i suoi mondi altri; ora la Pop Art col suo feticismo per corpi e merci,
la sua superficialità profonda, i suoi cortocircuiti figurativi. Due modi di ripensare il reale, due vie per leggere le criticità
sociali in maniera elaborativa e avanzata, veggente come nelle migliori ipotesi che diventano "movimento".
POP SURREALISM (in lingua inglese per il rispetto verso le origini californiane del movimento) nasce da uno dei migliori
incastri tra quelle forze creative. Una miscela in cui la teoria, sia chiaro, arriva dopo l'approccio inventivo degli artisti, dopo
la vena metabolica del modello stilistico, dopo le origini disegnate di una tendenza etica che vede la California come
patria elettiva. I riferimenti risultano molti e variamente leggibili: emergono le radici fumettistiche di Robert Crumb, la
pittura di Robert Williams e Raymond Pettibon, il pianeta pop di Mel Ramos e John Wesley, gli universi Marvel e DC
Comics, le sculture di Paul McCarthy e Mike Kelley, tanto cinema d'animazione (da Walt Disney a Pixar il salto è diretto),
Hollywood come mitografia quotidiana, la musica indie targata West Coast, universi underground e overground (la cultura
street, le origini del mondo skate narrate da Ed Templeton, la letteratura di scuola Beat, riferimenti come Larry Clark...)
ma, soprattutto, emerge Los Angeles come luogo speciale ed estremo, un laboratorio di contrasti insanabili e conviventi,
una metropoli dove "highbrow" e "lowbrow" si sono sempre mescolati e influenzati a vicenda. Una città come linfa
ispirativa dentro un'America che porta ogni contrasto al massimo grado, fino alla catarsi che esplode sul quadro
attraverso arte, cinema, musica e letteratura. Questi quattro piani linguistici appartengono alla natura interna del Pop
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Surrealism, al suo motore elaborativo e digestivo, ad una metabolizzazione pluricentrica dei riferimenti. L'artista dipinge
mondi che contengono montaggio e movimento interno (cinema), matrici implicite di testo e dialogo (letteratura), fino ad
un suono nascosto che riguarda l'antagonismo generazionale (musica) con le sue memorie rock. La visione diviene
olistica, la pittura comunica con la stessa molteplicità interpretativa che Oliver Stone o Martin Scorsese mettono nel loro
cinema in apparenza "popolare". Il Pop Surrealism è cronaca del quotidiano dentro le sublimazioni fantastiche di una
pittura ben congegnata e paziente: purissima visione radicale sul confine tra verità e denuncia.
Molteplici visioni dentro universi in cui ogni artista ritrova la sua geografia elettiva. Variano le atmosfere e gli stili, il carico
emotivo e la tensione psicanalitica, i riferimenti personali e le mescolanze plausibili. Non cambia la volontà di raccontarci
altri piani del reale, territori ulteriori che appartengono ai surrealismi insinuanti della mente. Come in un giro ideale a Los
Angeles, anche il loro mondo narrato si trasforma in un luogo impervio e imprevedibile, attraente e respingente, miscuglio
di crudele e sublime, normale e assurdo, morbido e spigoloso. Giorno e notte si compenetrano in una fusione di
sentimenti e attitudini: ogni cosa contiene il suo doppio e molto di più, richiama il reale con regole proprie e riconoscibili. Il
POP SURREALISM racconta di luoghi e personaggi ideali che incarnano le paure ancestrali, il viaggio onirico, gli
archetipi dell'infanzia, le aspirazioni oltre le piattezze del quotidiano. Un territorio d'accoglienza speciale per coloro che
rileggono la storia, gli eventi quotidiani, i piccoli e grandi drammi sociali. Una metageografia in cui individuo e società si
fondono nelle visioni morali di una pittura emozionale, "classica" e al contempo dissacrante, ben congegnata per tecnica
e soluzioni, oltre il vincolo limitante dei generi.
Il POP SURREALISM indica una via empatica che rispecchia lo spirito più contaminato del nostro tempo. Diverse ipotesi
figurative che mostrano la visionarietà e il suo plausibile iperrealismo. Paesaggi, corpi, animali, storie, natura, oggetti: è
questo il mondo che si misura con la cifra metabolica degli artisti. Un metaspazio dove tutto somiglia all'iperreale ma dove
percepisci atmosfere sospese, un senso di attesa spasmodica e silenziosa, di dubbio o pericolo, di silenzi anormali o
strani rumori in arrivo. Il meccanismo percettivo è lo stesso di Salvador Dalì, Paul Delvaux o Joan Mirò: prima intravedi lo
stadio generale dell'immagine, poi catturi alcuni elementi in evidenza, quindi scivoli nei dettagli nascosti, nei controcampi
impliciti, nelle chiavi interpretative, nella giusta misura delle distanze. Il Pop Surrealism parte dalla natura iconografica del
Surrealismo, ne imita l'impianto percettivo e sensoriale; però ne evolve lo stadio onirico con una visionarietà fortemente
pop, schizoide e mediatica, una specie di acceleratore iconografico degli immaginari tra illustrazione e fumetto. Legare la
cultura pop a quella surrealista è stato il punto di svolta del fenomeno: perché questi artisti hanno masticato il lato oscuro
del pop, la zona d'ombra del feticismo ironico, i nodi più iconoclasti degli anni Sessanta. Il risultato è un gigantesco
mondo parallelo che segue proprie regole ma somiglia al reale che ci circonda. Un'altra realtà che sposta i piani percettivi
e sensoriali, ricordandoci i contesti d'appartenenza nella scia fluida di un'avventura senza limiti apparenti.
Attraverso quei flussi surreali ci inoltriamo in una pittura narrativa dal meticoloso impianto figurativo. Il metamondo dei
sogni, come ci hanno insegnato Luis Buñuel e René Magritte, evoca il lato spiazzante del plausibile, i lati molteplici
dell'esperienza ad uno stadio ulteriore. Un mondo somigliante al nostro che vuole reinventarsi, richiamando e rivoltando
certe matrici paesaggistiche, domestiche, individuali. In perfetta sintonia con le radici surrealiste degli anni Trenta,
mescolando la visione con le profezie figurative del Pop, gli artisti del nostro viaggio hanno un occhio chiuso ed uno
semiaperto. Sembrano in costante movimento tra la registrazione del reale e la sua immediata rielaborazione onirica. Si
attaccano alla vitalità pratica del vivere, ai riferimenti tra infanzia e adolescenza, alle aspirazioni morali e alle cronache del
quotidiano. Al contempo, debordano nell'inaspettato, toccano le fisionomie del fantastico metropolitano. Ricreano un
possibile surrealismo odierno, figlio di un'epoca trasversale, polivalente, elettronica.
Le loro sono storie di anime solitarie che non si perdono, di occhi puntati sul proprio spirito inquieto, di sentimenti estremi
e amori incondizionati. Storie di bellezze nascoste e sogni realizzabili, di piccole e grandi utopie a portata delle giuste
emozioni. Storie di mondi fantastici e stimolanti, crudeli e contaminati per natura. Storie che si accendono di luci
emozionali, visioni prismatiche, accelerazioni magnetiche. O che catturano le zone oscure delle derive inquiete, il dramma
nascosto della solitudine, la paura atavica in un posto di adulti famelici.
Immaginari che diventano storie... da vivere come fiabe compresse in cui diamo noi il giusto finale, l'epilogo che più ci
piace. Perché mentre cinema, letteratura e musica offrono risposte plausibili al dubbio esistenziale, l'arte visiva crea
domande a cui si aggancia il nostro sguardo, rispondendo nella maniera che sentiamo "nostra". Siamo noi la X del titolo, il
frammento finale che valorizza la luce antagonista del POP SURREALISM.
Orari:
mercoledì, giovedì, venerdì, sabato, domenica e lunedì
10.30-13.00/16.00-19.00
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martedì
16.00-18.30
Costi:
Biglietto integrato Palazzo Collicola, Arti
€ 7.00 Intero
€ 5.00 Ridotto A (dai 15 ai 25 anni, oltre i 65 anni e per gruppi superiori alle 15 persone)
€ 3.50 Ridotto B (dai 7 ai 14 anni)
BIGLIETTO RIDOTTO SOLO MOSTRE
PER POSSESSORI SPOLETO CARD
E RESIDENTI CITTA' SPOLETO
€ 3.00
Per informazioni:
tel e fax 0743.46434
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