Teoria dei Monti Pater
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Teoria dei Monti Pater
Teoria dei Monti Pater Ipotesi della genesi del nome “ Italia” La ricerca delle tracce arcaiche dell’uomo, nel tempo, sono da ritrovarsi nel “pensiero invisibile”delle tradizioni culturali, mitologiche, religiose, filosofiche, archeologiche-scientifiche e toponomastiche. I popoli primitivi avevano una sola fonte, per attingere la “conoscenza” del loro passato: essa era ed è la leggenda. Un episodio storico lascia sempre una traccia nella memoria (parte in-visibile) dei popoli, sotto forma di racconto orale, trasformandosi in Mito. L’essere umano, per “sete di sapere” si spinge oltre l’indagine delle origini preistoriche, cercando di spiegare l’emersione delle terre ferme spingendosi al Caos primordiale: la Vita. Lo scopo di tale ricerca, è di restituire “visioni reali” a fatti storici, tramandati di padre in figlio, oralmente, dove, nomi di uomini, monti e paesi, si celano dietro a simbolismi arcaici, come il nome Italia. La mitologia ha una memoria indelebile, i primi popoli storici, di cui si hanno notizie della loro concezione del mondo, è sicuramente la popolazione Sumera. I Sumeri, come gli Egizi, avevano intuito le leggi fondamentali dell’evoluzione, della medicina, con varie specializzazioni, di matematica, di tecnica, d’astronomia, che solo millenni dopo la loro scomparsa furono riscoperte e riutilizzate ( Vedi Erodoto libro II). Così la filosofia sumera fu adottata dai popoli semiti (Bibbia), essi crearono il concetto di Logos (dal greco: parola). Dio creò attraverso la parola. La genesi sumera incomincia con la denominazione di ciò che mancava nel creato. “A Babilonia c’è una grande statua d’oro di Zeus-Marduk seduto e accanto gli sta una gran tavola d’oro dalle porte di bronzo. In mezzo al tempio si erge una torre massiccia, e questa torre è posta un’altra torre e su questa un’altra fino ad otto torri. La strada che vi sale è costruita all’esterno a spirale” “Ziggur-at–torre” (Erodoto libro II). Nell’ antico Testamento Mosè, scala il monte Horeb (Sinai), per andare a colloquio con El-Shaddai, il Signore della Montagna, il dio di Abramo (Genesi 17:1), più tardi chiamato Jehovah, il Padre Eterno unico dio. Mentre Aronne (fratello di Mosè) invocava il vitello ai piedi della montagna (Esodo 32:20). Gli egizi durante la XVIII dinastia, adorarono Aton, il dio unico (La lotta contro il Caos, attraverso il Logos degli Dei). I babilonesi attribuirono l’impresa al dio Marduk, gli assiri al dio Assur, gli ebrei a Jahvè che sconfisse il drago Leviathan e poi ad Adamo AD(AT)AM.. Padre- Madre.. I greci, gli italici e i celti, concepivano l’uomo primordiale un”animale selvaggio” privo d’intelligenza e sempre dopo la creazione del mondo, con l’ausilio della “parola degli Dei”, divenne intelligente (Giove -Toro -Pen-Zeus). Per prima apprese l’uso del fuoco sacro a Iovis (Nerito,fuoco), poi i metalli, la ceramica (Atri foto monete, Castelli, foto ceramica), nacquero così i culti italici, rimasti quasi intatti nelle tradizioni dei giorni nostri. Altre tracce preistoriche riscontrabili, sono il diluvio universale, la torre di Babele, At-lantide, ritornano raccontati da quasi tutti i popoli della Terra. Furono avvenimenti vissuti dall’umanità ancestrale. Glaciazioni: Diluvio Universale.Cataclismi: At-lantide, e tramite il linguaggio furono tramandate. Storie, che “parlano” dell’uomo in relazione con elementi naturali, primordiali Terra, Acqua, Fuoco, per poi divenire Madre, Padre, Figlio. (mare, monti, uomo). (Foto Islanda) “Quando il nome dell’Uomo fu fissato, il Gran Monte, Padre Enlil, come un enorme toro, poggiò il suo piede sulla Terra. La Terra dolce, vacca feconda, fu impregnata del ricco seme del Cielo.” Il rito sacro del matrimonio- Samuel Noah Kramer. (Foto maiolica castellana) Nella maggior parte delle lingue del mondo la parola “Madre”contiene la lettera M: mater ,amma, ma. La parola “Padre” contiene sempre la lettera T, la P, o B: pater, abu, baba ,atta ,ata, ad(t), at. Secondo alcuni studiosi questo accade perché i bambini, pronunciano come prima sillaba MA e di conseguenza le madri la attribuiscono per sé, la seconda e la terza sono PA e TA (AT) e i padri se le attribuiscono per loro. (Trombetti). Nell’era primitiva della parola, fu riconosciuto alle sillabe MA e TA (AT) un ruolo primordiale di creazione, il Divino. La dea MAter, il dio PATer così furono creati. Nell’immaginario collettivo e religioso i monti rivestirono un ruolo fondamentale nella “personificazione” del Dio CreATore. Le vette protratte verso l’alto, il Cielo, erano il collegamento verso il divino: il Paradiso. Il dirigersi in alto era lo sfuggire ai pericoli della Terra (Mater), generatrice anche di belve feroci, quali orsi, leoni, coccodrilli o uomini d’altre tribù ed etnie; la salvezza, in caso di aggressione, poteva solo trovarsi in luoghi inaccessibili, opposti e sacri: le cime delle montagne “sorreggono” il cielo, dimora degli Dei. In assiro Atru e in etrusco la parola Atranes significano “elevato”. (foto di monti). “Io so che i Persiani.. sono soliti fare sacrifici a Zeus salendo sui monti più alti; chiamano Zeus tutta la volta del cielo. Sacrificano al Sole e alla Luna e alla Terra e al Fuoco, all’Acqua e ai Venti .” Erodoto, Storie . Nella toponomastica e nella letteratura, ritroviamo con una certa frequenza in alcuni termini le sillabe AT, in relazione con gli dei e le montagne. Da studi antropologici si evince che la parola AT abbia il significato di Padre (PATer). Il pATer-creATore, tale radice la ritroviamo, in una moltitudine di nomi: da Atlante-Atlantide, Atos, NunaAt, Atata (Padre) nella lingua Inuit, il popolo dei ghiacci; per poi, tornare alla latitudine del tropico del cancro TahAt, a l’Asia Muztag Ata, Nanga ParbAt, ArarAt, Aetna, PAter Appenninus etc, monti della Madre Terra. Dall’Africa, alla Grecia, all’Anatolia, l’Asia, fino alla Groenlandia e l’Italia, gli Atlanti italo-africano-arcade, per volere di Zeus, “sorreggono” sulle spalle la volta dei cieli. (Foto mappa geografica) Il grande filosofo dell’antichità, Platone, nella descrizione dei riti sacri della mitica leggenda del “Continente scomparso”, ci narra, affascinandoci, di un rituale, che si svolgeva ad Atlantide, dove ogni anno, in un’area prestabilita di un tempio, i sacerdoti riunivano tutti gli abitanti , per un rito supremo, il sacrificio di un toro. Simbolicamente il toro, animale sacro, nell’antichità si rappresentava e sacrificava a Padre-Zeus, o Pater-Giove, dove le “corna” per similitudine rappresentavano i monti. Nella mitologia greca Zeus rapì Europa, trasformandosi in toro, simbolo di forza. Nella parola “giove-ntù”, come nella città di Torino…al cospetto dei monti sacri al dio Pen.. la radice è sempre il toro-Giove, nell’immaginario collettivo dei popoli è sinonimo di virilità, definendo l’età in cui l’espressione della forza e potenza sono ai massimi livelli. (foto della moneta italica del toro che incorna il lupo) Singolare e punto cardine, della ricerca in questione, è il nome, Italia. Nell’antica lingua OscaUmbra (italico) la parola toro si scriveva VITulus-Vitlu (toro-vitello), da cui l’ipotesi ebbe origine il nome Italia, per poi divenire, in seguito (foto moneta) nel 90 a.c., la nazione Italia, (in opposizione a Roma), nata in terra d’Abruzzo a Corfinium e posta a capitale, ribattezzata dai confederati, Italica. (Geografia libro V, Strabone). Riti sacri, nei quali il simbolo taurino era l’emblema d’identificazione etnica: “Iupater Sace, tefe estu vitlu vufru, sestu…fetu Iuvepatre vuciiaper natine fratru Atiieriu.”, che significa “Mi metto a tua disposizione con questo vitello votivo. Si offra a Giove Padre (Athu Iove) per la gente Vovicia dei fratelli Atiedii.”. ( G. Devoto ) Tucidide (IV sec. a.C.) nella descrizione della “guerra del Peloponneso” ci ricorda che Italo fu uno dei capi dei Siculi (Popoli del mare) da cui prese il nome l’Italia. “Dei Siculi sono anche oggi in Italia e questa regione è stata chiamata Italia da Italo, uno dei loro re, ….”(VI 2,3-6). Nel terzo millennio d.C. ai piedi della montagna simbolo dell’Italia peninsulare, il Monte Corno, ritroviamo sinonimi arcaici nella misteriosa valle del Vomano o Siciliana e dell’ATerno, dove le memorie dei popoli italici, restano attualmente, soffocate dal mondo greco e latino-cristiano e in loro confuse, nell’immaginario popolare. (foto del Gran Sasso) La mole del Gran Sasso d’Italia da milioni di anni, dona fiumi, foreste e colline coltivate con vigneti e uliveti , menzionati da Plinio e altri storici antichi, luoghi sacri, agli antichi italici. Essi ricavavano tutto il necessario per il sostentamento della propria sopravvivenza da questa terra e tramite la parola attribuirono “nomi sacri”al territorio. Notiamo che per magnificenza e imponenza, la struttura piramidale del “Monte Corno” ebbe un ruolo atavicamente principale nel Pantheon italico. Ancora oggi mitizzato il “Gigante-Re di Pietra”. Pur susseguendosi più civiltà, in esso la leggenda e il simbolismo continua, rimane intatto. Le indagini svolte tramite lo studio dei testi antichi, testimonianze antropologiche, studio e ricerca della toponomastica-geologica del territorio, ci conducono all’ipotesi (o tesi), che lo stesso nome ITALIA derivi dal simbolismo del Gran Sasso (d’Italia), tramite l’interazione dei popoli che abitarono le sue pendici. Ancora oggi nel territorio abruzzese per distinguere le varie tipologie di abitanti si usano appellativi quali: Pretuziani, Marrucini, Peligni, Vestini, Piceni, Frentani, Marsi, Sabini, Equi, Hatriani, Sanniti, tribù italiche per eccellenza (Plinio), che attuarono in seguito, la creazione dello Stato-Nazione Italia. (foto moneta) Per non andare incontro a malintesi o distorsioni del delicato argomento trattato, citerò alcuni punti cardine di tale ipotesi. Un primo testo antico da cui trae spunto la ricerca è “La guerra del Peloponneso” di Tucidide (431 a.C.) dove lo scrittore colloca nel bacino del Mediterraneo le lotte delle varie etnie, dando un filone politico-militare di grande importanza, per lo studio della cultura europea. Dunque la guerra degli Ateniesi nel capitolo del libro VI, dove Tucidide ci descrive la spedizione in Sicilia nell’inverno del 416-5 (XVI anno di guerra), narra chiaramente dei Siculi, non originari dell’isola (dei siculi sono anche oggi in Italia e questa regione è stata chiamata Italia da Italo, uno dei loro re, che portava questo nome). Quindi Italo, capo leggendario dei Siculi, prima della colonizzazione della Sicilia. Ma chi era costui? O che rappresentava? Un uomo, un simbolo? In Etrusco “Itale” significava “principe”. Collocati nell’Italia centrale, i siculi insieme ai Liburni in tempi antichissimi occuparono le attuali Marche e Abruzzo. Plinio nel libro terzo N.H., Europa 1, ci ricorda che “La maggior parte di questa zona fu possesso dei Siculi e dei Liburni e lo furono in particolare i territori palmense, pretuzio e di Atri”. Illiri, dominatori del mare Ad (t) riaticum, gli Atrii, Pelasgi che dall’Epiro in età primitive si spinsero alle coste opposte del mare Adriatico, fino all’area padana (3500 a.c.). Fondarono così “città padre”o “città stirpi”: Atri nel Piceno, Aternum l’odierna Pescara, Andria in Puglia e Adria sul delta del Po. Stirpe At-lantica per eccellenza. Citando Strabone nel libro V Geografia ci ricorda descrivendo il Piceno che “il fiume Matrinus, discende dalla città degli Adriani, Adria (Atri), ed ha un porto da cui prende il nome e gode di ottime difese naturali grazie alla collina su cui si ergono le mura e ai monti altissimi tutt’intorno che non sono accessibili agli eserciti”. (foto di Atri) Nelle antiche monete atriane ritroviamo i simboli della vetusta città marinara (VII sec. a.C.). Uno dei “Popoli del Mare”, riportati nella nota Iscrizione egizia, guerra risalente al dominio faraonico di Merneptah e Ramsess III (XIV-XII sec. A. c.), dove furono riportati gli sconfitti: Achei, Siculi, Danai, e Lici. L’Adriatico-Atri, la Valle Siciliana, la valle dell’Aterno e il Gran Sasso, furono i punti cardine della civiltà degli Atrii (Siculi). Un Dio supremo era venerato…HAtranus. Dio del fulmine e della guerra con a guardia del suo tempio dei cani (foto moneta atriana), un Pater, di stirpe pelasgica. Le testimonianze del passaggio del popolo Siculo-Pelasgi, oltre ad essere riportate dalla Stele egizia, affiorano sui testi di Omero, Iliade (II, 347), Strabone (V,2 – 4 – 5), descrivono che i Pelasgi avevano origine nell’Arcadia. Dionisio di Alicarnasso (I,XXVIII), riferisce che il così detto “muro Pelasgico”, una volta circondava la città fortezza di At-ene. Il bacino dell’Adriatico era, la loro dimora, culla di molte civiltà. Nel territorio del Gran Sasso, muraglie ciclopiche pelasgiche, le ritroviamo nella Valle Siciliana (Vomano, sito colle del Vento-muro dei Paladini), a Magliano, al di sopra della località di Torricella Sicura (Sicula). Nei pressi dell’antica città del Colle del Vento ai piedi dell’ “Arco di Cigliano”, ho rinvenuto nei dintorni del paese di Nerito, più precisamente in località “fonte Vecchia” delle iscrizioni con caratteri etruschipretuziani. (foto fonte) Citando il Palma sull’etimologia del nome “Nerito”ci fa notare che “Neritos, dal greco “fonte” significhi luogo ampio ed alto. Suppongo come il nome dell’abitato Piano Vomano. Il vicino paese al pelagico Colle del vento (Muro dei Paladini). Un’antica leggenda narra che sia Nerito che Piano Vomano furono distrutti da “formiche”, saranno i guerrieri Mirmidoni del mitico Achille? Chissà, le date coincidono. Forse delle casualità, ma se nelle monete antiche Atriane del VII sec. A.C. (Massimo Pallottino) è raffigurato il volto di Hatranus (foto), con le lettere HAT – TAH Dio del Fulmine e del fuoco sacro come Giove. Si hanno le prime conferme, se poi aggiungiamo il sito di Fano Adranus (Adriano-Annunziata), prospiciente al monolito (oracolo) di Monte Corno. I racconti del novantaquattrenne Francesco Bonaduce di Pietracamela sulle spedizioni condotte negli anni 1926-30 alla ricerca del toro d’oro del Gran Sasso o le maioliche del 500 di Castelli che raffigurano un toro che scruta il cielo. Il ritrovamento del fregio nell’edificio rurale a S. Atto (Teramo) con la raffigurazione di due teste di toro, la stele taurina a monte Giove di Cermignano (Teramo) (vedi foto). Nell’alta valle del Vomano (Siciliana), troviamo, un ulteriore indizio, nelle antiche cartine geografiche, una delle vette di Monte Corvo (catena del Gran Sasso), la vetta occidentale era denominata, Arco di Cigliano. Possiamo affermare che visivamente le bastionate che contraddistinguono questo monte e discendono nella valle del Chiarino, assumono l’aspetto di un arco, cioè curvo geometricamente- come in latino- (in dialetto la parola “curvo” si dice “curv” “ e il corvo, animale, similmente è pronunciato “curv”). Se poi aggiungiamo”Cigliano”, che non ha nessun riferimento toponomastico nel territorio, potrà trasformarsi in “Siciliano”, come l’omonima Valle. Il monte potrà denominarsi, Monte Curvo, Arco Siciliano, sulla via Sicilia. (foto cartina geografica+ Monte). Ma ora torniamo al capo Italo (siculo), unito all’antico italico “vitulus”che significa toro, vitello (animale sacro) da cui l’ipotesi dell’ origine del nome Italia. Italo non era che il “Gigante di pietra”, cioè: il Gran Sasso. Ancora oggi i versanti settentrionali sono denominati “valle Siciliana”. Ricordiamo l’antica Atri con il suo porto e le sue monete, Fano (tempio) a Corno, il tempio Hadranus, a Fanum Adriano (come alle pendici dell’Etna, troviamo l’abitato di Adrano, nella terra di Sicilia, ricordando Tucidide, l’analogia con Gran Sasso è stupefacente.). Da Martinsicuro (Siculo) all’Arco Siciliano (Monte Corvo), il fiume Aterno (la città Aternum), Amiternum, la via Sicilia (Caecilia), le Mura Pelasgiche (Colle del Vento e Magliano), il fiume Arno, dove la dominanza morfologica, sul territorio della sagoma del Monte Corno (sacro) è ancora oggi visibilmente “vivente”. Esso non vuole passare inosservato, sia dalla costa adriatica, che dall’entroterra vestino, sabino e pelino. Una montagna che ha suscitato nel suo simbolismo, storie e leggende, divenendo mito. (foto) Dove, lo stesso Virgilio, nell’Eneide (XII), descrive il “Sasso Vivente” come “ Pater Appenninus”, e l’appellativo di padre è esclusivo di Giove- Zeus-Pen rappresentati nell’immaginario religioso antico nella visione in-visibile della sacralità fuoco del toro e dei monti (Appenninus, Alpen), così per gli Italici, i Celti, i Greci, gli Egizi ecc. Come per magia la traccia indelebile della leggenda è visibile: At-pater, Itale- Italo-Italia, vitlu, il Gran Sasso diviene per antonomasia la Montagna Sacra Italica Atlantidea e dal suo cuore nasce un fiume, il rio Arno. Come per gli Etruschi un fiume sacro. L’Arno dal significato arcaico “CreAtore”, frutto del pATer Appenninus che dona la Vita. E fu così, tramite la parola, la “Teoria dei Monti Padre” ebbe inizio. Davide Peluzzi Un grazie particolare a Lirim Alija Gennaio 2006