libro poesie - Associazione La Guglia
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la Poesia non ha confine, nessun limite, nessuna restrizione; la Poesia non può essere confinata, forse non può nemmeno essere definita Premio POESIA SENZA CONFINE 2016 Associazione Culturale Onlus “La Guglia” Agugliano (An) POESIA SENZA CONFINE 2016 INTRODUZIONE LA SCINTILLA DELLA POESIA Ho sempre pensato che per chi scrive in versi esista una stretta connessione tra la parola fertilità e la parola felicità, le quali possiedono la stessa radice etimologica. Del resto credo anche che la felicità di un albero da frutto coincida con la sua produzione, e sicuramente esiste una certa forma di compiutezza, di realizzazione o almeno avvicinamento alla felicità per le donne quando diventano madri. Per un poeta buttare giù dei versi significa liberarsi di un’urgenza, alleggerirsi di un grumo di parole che spingono per essere messe in fila, secondo un certo ordine, sul bianco di una pagina. Ora non tutto quello che fa ressa e urge e vuole essere detto possiede i requisiti minimi per essere considerato poesia; quali siano questi requisiti minimi non è dato sapere, essendo ogni classificazione, ogni regolamentazione quanto di più lontano da quello spazio di libertà in cui si muove la poesia; ma possiamo anche provare a infrangere la regola e affermare che una certa consapevolezza nell’uso della lingua costituisce una specie di passaporto per la libera circolazione all’interno del territorio poetico. L’utilizzo di una lingua gregaria, cioè prefigurata dagli stereotipi in cui ogni lingua si articola, sbarra le porte d’accesso alla poesia, ne impedisce il volo, perché la poesia per volare ha bisogno dell’invenzione, di un utilizzo creativo della lingua, di frangere gli schemi della consuetudine comunicativa e porsi in modo nuovo, nascere da una prospettiva linguistica che abbia il profumo della originalità. Inoltre credo che un altro requisito minimo per prendere il volo sia effettuare una adeguata rincorsa. Per adeguata rincorsa intendo una padronanza della lingua, non disgiunta da una buona conoscenza del linguaggio poetico. Entrambe necessitano di continue, proficue letture, che sappiano spaziare in molti ambiti, comprendano il linguaggio letterario ma anche quello giornalistico, non tralasciando i linguaggi specialistici; per conoscere il linguaggio della poesia è necessario leggere i poeti, non solo i classici, ma soprattutto i contemporanei, perché la lingua della poesia è in 5 INTRODUZIONE POESIA SENZA CONFINE 2016 continuo movimento, come tutto del resto, e se l’attività di scrivere versi è un vero e proprio lavoro, è necessario che gli strumenti del mestiere vengano continuamente lucidati e rinnovati, aggiornati. Il lavoro del poeta rientra tra quelli artigianali, è come il lavoro del panettiere, del falegname, della parrucchiera, e come per tutti i lavori artigianali richiede una cura particolare, meticolosa, un’attenzione e una tensione che non possono permettersi mai un calo nella resa. Nel libro Il fuoco e il racconto (edizioni Nottetempo 2014), il filosofo Giorgio Agamben afferma: “Scrivere significa: contemplare la lingua, e chi non vede e ama la sua lingua, chi non sa compitarne la tenue elegia né percepirne l’inno sommesso, non è uno scrittore”. La poesia dovrebbe essere una festa della lingua, se esistessero ancora gli abiti della domenica dovrebbe essere la lingua vestita a festa, ma ormai non esiste più l’abito della domenica come non esiste più la domenica. Fedele a questo assunto, Alessandra Carnovale veste la lingua con gli abiti di tutti i giorni, vi scopriamo l’angustia delle otto ore e del cartellino da timbrare, i selfie sorridenti, i pettegolezzi dei vicini e le gatte sui divani sonnecchianti. Quello che ne fa una festa è l’ironia che sottende l’intero discorso, l’amarezza di fondo offerta con un cucchiaino di sarcasmo, l’intento parodistico, l’irrisione nei confronti delle false verità elargite a scopo propagandistico e consolatorio dal potere, il paese che riparte, l’amico in flacone cui affidarsi; un’esasperazione di assonanze, di rime, rende ancora più acuminato il dileggio: «Pubblicherà qualche selfie sorridente / da Lampedusa / o da un altro posto / altrettanto accogliente». E’ l’ironia che abbiglia il discorso, e ce lo fa amare, e percepirne l’aspetto di festa irriverente. Nelle composizioni di Roberto Ragazzi è la malattia della mamma a calamitare attenzione ed empatia, in una breve sequenza in cui è la distanza incolmabile al centro del componimento: «Sono tuo figlio mamma, non ricordi? / Ah, si, si… tuo figlio / E abbasserai gli occhi 6 POESIA SENZA CONFINE 2016 INTRODUZIONE alle mani, / al fazzoletto di cotone bianco…». Qui lingua, ritmo, ascendenze, si collocano entro l’argine di una tradizione consolidata. In Chiara Baldini spira un bel vento di modernità, un vigore espressionista che fa risaltare i contorni di ogni verso: «la notte è fatta di bocche spalancate / alla pietà dell’aria». Si tratta di immagini forti che alludono a un vissuto familiare, a sentimenti di grande solidità, a un passato non scevro di dolori: «Ché ogni carezza perduta / è uno schiaffo». Ogni discorso sul dolore, sulla perdita, presenta rischi evidenti di squilibrio, e governarlo richiede impegno e sobrietà, sorveglianza del verso e della misura del sentimento, che non esondi, non sfugga ad ogni controllo. In Tristano Tamaro il dolore della perdita veste i panni di una cronaca convulsa, la corsa in ospedale: «mamma piange, / mamma perduta nel deserto / d’un malinconico letto grigio». Il tempo è scandito dalle pause, dal silenzio, dal litigio con un medico stanco, dalle note del chiaro di luna suonato a mezzogiorno, infine: «Mezzogiorno e quarantadue / e… la tua morte, / un cucchiaio colmo di silenzio». Con Rita Stanzione benediciamo il tempo che ci resta, la certezza che la natura fiorirà di sentimenti; qui si parla di gioia: «io incarno la gioia invernale», ed è con gioia che il verso sgorga e si libra, diventa senza peso, manifestazione di pura creatività: «Afferrami: la voce si lega al tuo nome / e tutti i suoni che s’inventa / sono zampilli, sono / il giro intero dell’acqua». La poesia di Elena Micheletti si apre con una citazione da Cesare Pavese, qui ribaltata: «Verrà anche la primavera / dopo la morte, / ma non avrà né i tuoi occhi / né i miei». Anche qui poesia della memoria, degli affetti, dei ricordi, anche qui l’incedere sicuro del verso che dispensa frammenti, si concentra su dettagli: la sciarpa, i sandali estivi, 7 INTRODUZIONE POESIA SENZA CONFINE 2016 nei quali è condensato un mondo di significati. In definitiva il lavoro del poeta possiede analogie con lo sforzo di chi, in un lontanissimo passato, si dedicava all’accensione del fuoco attraverso lo strofinamento di legnetti, o la percussione di una pietra focaia, solo che il poeta è lì che strofina le parole perché ne scaturisca la scintilla della poesia. Lavoro impervio, che richiede abilità, devozione, pazienza, e infine impegno, studio, dedizione. Paolo Polvani* POESIA SENZA CONFINE 2016 “POESIA SENZA CONFINE” 2016 Componenti la Giuria di esperti Poesia in Lingua PAOLO POLVANI (Presidente) - Barletta Poeta e critico letterario MATTEO GRECO - Gagliano del Capo (LE) Poeta e scrittore EMANUELA RAMBALDI - Bologna Poetessa, scrittrice e critico letterario PATRIZIA SARDISCO - Monreale (PA) Poetessa, scrittrice e critico letterario CLAUDIA ZIRONI - Bologna Poetessa, scrittrice e critico letterario * Presidente Giuria di esperti Poesie in lingua. 8 9 POESIA SENZA CONFINE 2016 “POESIA SENZA CONFINE” Sezione IN LINGUA 10 11 POESIA SENZA CONFINE 2016 POETI IN LINGUA POETI IN LINGUA Premiati dalla Giuria di esperti 1. Alessandra CARNOVALE - Roma 2. Roberto RAGAZZI - Trecenta (RO) 3. Chiara BALDINI - Ravenna Poeti segnalati Elena MICHELETTI - Bologna Rita STANZIONE - Roccapiemonte (SA) Tristano TAMARO - Trieste Menzioni Francesco BARGELLINI - Pistoia Monica FIORENTINO - Sorrento (NA) Francesco Vinicius Dorival TRULLI - Bologna Diego ZANOLETTI - Sarezzo (BS) 12 13 POETI IN LINGUA POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 POETI IN LINGUA Alessandra Carnovale 1a CLASSIFICATA Alessandra CARNOVALE Inserto economico Il Paese, hanno detto, riparte; nessuno, in realtà, aveva notato le valigie preparate furtivamente, di notte, per non alimentare i pettegolezzi dei vicini e non spaventare le gatte sui divani sonnecchianti. Chissà se è diretto al mare o ai monti o se preferisce, invece, le città d’arte. Il primo elemento di seduzione della terna vincente s’incardina nel ritmo: si tratta di un ballabile franto, sincopato, giocato su una serie di assonanze dislocate con giusta avvedutezza, e imperniato su immagini da cui si leva una sana ventata di ironia, insieme a uno sguardo disincantato, e un’amarezza di fondo. Ispirata alle quotidiane nevrosi, a una situazione di crisi non più e non solo circoscritta all’aspetto economico, ma ormai diffusa ed estesa a tutti i piani esistenziali nella loro complessità: dal lavoro agli affetti, alle relazioni. E tuttavia una sapiente immersione nel vino buono dell’ironia ne mitiga le asprezze e induce a un sentimento di condivisione, induce a una doverosa riflessione sui nostri tempi, senza trascurare un cenno di sorriso. La sequenza dei temi procede secondo una verticalità inversa: spesso i poeti partono dalle proprie vicende esistenziali e ampliano la visuale con un progressivo allargamento del campo prospettico, fino a ricomprendere temi sociali. Qui si parte dalla presunta, in realtà risibile ripartenza del paese, per arrivare a un verso sempre più intriso nella quotidianità privata. 14 Non ha neanche incaricato un parente di andare ad abbeverare le piante; l’assenza sarà breve: è evidente. Pubblicherà qualche selfie sorridente da Lampedusa o da un altro posto altrettanto accogliente, assaggerà il sushi con la nostalgia di un piatto di pasta fumante e sarà di ritorno in ancor meno di un istante. 15 POETI IN LINGUA POESIA SENZA CONFINE 2016 POETI IN LINGUA POESIA SENZA CONFINE 2016 Alessandra Carnovale Buoni amici In bocca lascia un buon sapore, il mio amico, lo devo confessare. Il mio amico mi consola la sera, quando resto sola e troppi pensieri non fanno scivolare in un sonno beato e prolungato; mi conforta, questo amico fidato, e mi incoraggia a sostenere l’angustia delle otto ore e del cartellino da timbrare, tutti i giorni, senza evasione. Sa mitigare, l’amico mio caro, rabbia e agitazione e scioglie, con poco, ogni brutta emozione. Ve lo voglio presentare, alprazolam, in flacone (generico o versione originale) è davvero l’amico a cui ci si può affidare. Alessandra Carnovale Buoni propositi Questa sera, forse, mi ammazzo: ho già pronto il veleno e un biglietto d’addio, lì sul comodino e buonanotte a voi, canguri, che saltate a piè pari cinque giorni su sette, nella corsa oscena alle distrazioni dei fine settimana. Vi lascio i vuoti e gli orrori nella contabilità fornitori, i saldi incoerenti tra le infiniti ragioni e i reiterati torti, fatture senza coperture e ceneri di ieri, da indossare nelle occasioni migliori. Stasera, forse,(non) mi ammazzo però andare avanti così, 16 è davvero uno strazio. 17 POETI IN LINGUA POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 POETI IN LINGUA Roberto Ragazzi 2° CLASSIFICATO Roberto RAGAZZI Delicati versi della memoria, dell’immaginazione e del sentimento, dove lo sguardo del poeta assomiglia a quello di un pittore, così aperto verso il paesaggio da farne sia cornice che sfondo delle situazioni emotive. Un uso sapiente della metrica e della rima offre al lettore una bella musicalità fino ad arrivare alle chiuse che, nell’indurre stupore e commozione, costituiscono gli apici poetici dei componimenti. Sono momenti della propria vita che il poeta ci offre, sono momenti che possono essere delle nostre vite mentre trovano la loro universalità nell’empatia di una quieta e garbata condivisione: il ritorno a un luogo caro come tra le braccia materne; gli struggenti momenti in cui si trova di fronte all’anziana madre immemore di quanto le era più caro; il pensiero, quasi d’affetto, rivolto al momento futuro della propria mancanza definitiva da questa terra. 18 Autunno a Civita Son venti forti oppure son parole, o acqua che discrosta la tua terra, nell’invadenza cieca della sorte il tuo, al mio destino, rassomiglia. Son pallide le rive dei calanchi e rugginose le colate delle frane, l’estate dei colori si nasconde e lascia il grigio opaco sulle rive. Si giace come foglie sulla strada che autunno pare dorma rassegnato, la nebbia che avvolge il campanile ricade senza voce sul selciato. Sono partite le risa dei bambini e la finestra riposa nei battenti, i fiori dentro i vasi sui balconi s’inchinano sfibrati sulle pietre. Solo nell’ora alta del meriggio, quando il raggio vince la foschia, sorridi come donna innamorata che si adagia sui gradoni della via. Sarà che sosti lieve sulle sponde di un mare sbrindellato senza acqua e come barca in secca sulla riva del navigare ti manca la fatica. Sarà che riposi quando è sera tra i riflessi dorati della luna e che nel sortilegio della bruma t’addormenti che sembri una bambina. Sarà che si destano in memoria le simili cose passate della vita, ma niente odora tanto di bellezza se, come mamma, mi aspetti sulla porta. 19 POETI IN LINGUA POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 Roberto Ragazzi Roberto Ragazzi Il fazzoletto di cotone bianco Pensiero della sera Verrò a trovarti anche domani, suonerò il campanello e mi aprirà “la Valentina”. Nel suo italiano incerto come sempre mi dirà: “Prego entri, è seduta là di fuori, sullo sdraio, in giardino!” Mi avvicinerò piano al tuo fianco, ti appoggerò la mano sui capelli bianchi e, per non spaventarti, sussurrerò un breve: “Ciao!” al tuo silenzio. Il solito velo nello sguardo mi negherà ai tuoi occhi, in quell’equilibrio incerto su un precipizio di mancanze e pensieri vuoti. Poi, con lo sguardo perso, nell’ombreggiare sul viso consumato, ancora una volta mi chiederai: “Chi sei?” “Sono tuo figlio mamma, non ricordi?” “Ah! Si, si… tuo figlio!!” E abbasserai gli occhi alle mani, al fazzoletto di cotone bianco arrotolato tra le dita e non ti verrà a conforto il ricordare di avermi amato tanto. Scaglie di sole mi illumineranno le mani tra le ombre pavide dei rami, cadranno sulla polvere di sabbia e senza eco rimbalzeranno alla collina. Sarà di fuoco l’orma del mio piede che brucerà nel vento ogni desiderio e muto cadrà ogni rimpianto come petalo nel freddo gelido dell’inverno. Sarà di acqua la mano che dilava e cancella i colori sui muri della strada, le poche cose che ho scritto, innanzi si nasconda, tra i misteri della notte la mia luce sulla terra. Starò disteso con gli occhi chiusi e mi sarà estraneo per una volta il cielo, non ci sarà né blu né temporale nel mio fermarmi, dimentico al respiro. 20 POETI IN LINGUA 21 POETI IN LINGUA POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 POETI IN LINGUA Chiara Baldini Albeggia nel letto d’ospedale 3a CLASSIFICATA Chiara BALDINI La notte è fatta di bocche spalancate alla pietà dell’aria. Così è anche la Primaluce - se rubata alle ossa il soffio della Malessenza: dalle narici fuori a rincalcarsi ancora in quelle labbra di buco come il serpente del primo peccato che si morde la coda. Così la Vita fa di speranza l’io-mi-dispéro e in risacca l’inverso. Del dolore scrivono tutti. Non tutti però lo fanno con grazia, con fluida leggerezza, con questo senso dell’universale che fa del lettore un privilegiato. Non uno spaesato voyeur entrato per caso in contatto con l’intimità dell’autore, esibita con stucchevole egocentrismo. Ma qualcuno che ha trovato una casa, e un motivo per abitarla. Perché, al poeta, occorre farli addensare, i versi, e poi farli asciugare. E da ultimo farli danzare. Così che il lettore davanti a loro si apra, si lasci colmare. Perché la poesia che riempie è fatta di parole che non esondano, perfette nel numero, nella consistenza, e nel ritmo. Davanti alle quali non resta che aderire, come fossero i nostri pensieri, le nostre emozioni, i nostri ricordi. Come se fosse proprio così, proprio quella, la poesia che noi avremmo voluto scrivere. 22 23 POETI IN LINGUA POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 Chiara Baldini Chiara Baldini La sutura Brucomela Ti aspetta di nuovo sui piedi per ballare la vostra canzone piccina rito segreto, corpi affiancati carillon familiare che lava dieci anni di lotte. Ci vuole la pelle aperta, a volte per accogliere la vita. Farsi passare dall’ago accettare la sutura. Ci vuole tutto il tempo, a volte perfino quello passato. Ci vuole qualunque mano sulle vostre guance aperta. Ci vuole. Ché ogni carezza perduta è uno schiaffo. È successo oggi, di corvée a Torino (città che poi non ha del nostro) che il Brucomela girando al Valentino mi sia passato addosso, nel ricordo di quell’altro sulla passeggiata estense tra la gramigna e i papaveri assolati che in testa mi scampanellano sempre a Primavera. E con Lei di noi il ricordo. È successo oggi: pensare a quanto fosse forte in corpo il caldo. Io bozzolo, tu gigante. È successo oggi: provare solo un attimo la mancanza (prova forse di quel male che scongiuro ancora) e destarmi nell’ora dove siamo invertiti. Io gigante e tu bambino. 24 POETI IN LINGUA E sapere che la pena è tanta come per il corpo che da più in alto cade. 25 POETI IN LINGUA POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 POETI IN LINGUA Elena Micheletti Nel nome di un padre Elena MICHELETTI segnalata Puntellati da echi e richiami colti, i testi di questa terna modulano nuclei tematici universali attraverso la rappresentazione di frammenti di esistenza umana e dettagli del mondo naturale che, mediati da un discorso poetico fondato su una lingua essenziale e che alterna versi lunghi a versi brevi e talora brevissimi, assumono valenze emblematiche. La circolarità delle stagioni è esclusivo appannaggio della Natura, all’esperire umano il tempo non concede ritorni ma prosegue inesorabile la propria corsa lineare anche dopo la fine dell’esistenza nostra e delle cose e delle persone che ci sono care. L’Uomo può ripercorrere a ritroso il proprio irripetibile viaggio soltanto attraverso l’esercizio della memoria e, “con uno sguardo solo, dal basso”, tornare a osservare i molti colori che hanno fatto da sfondo pregnante al paesaggio. Ma la memoria, specie nel primo dei componimenti della terna segnalata, è qui prefigurata come punto indefinito in un futuro che tuttavia allude a una distanza pacificante, a una ricomposizione pacata del senso “delle ore passate / come in un prestito”. Al poeta - poeta-figlio di questa temporalità finita, poeta-fingitore, poeta-giocoliere - nello struggimento del proprio silenzio, l’urgenza frustrata e sempre risorgente della ricerca della parola calzante e lo stupore per la scoperta di “quanto siano sempre state grandi / le nostre infinite / piccolezze”. 26 Tra tutte le parole con cui ogni giorno gioco oh padre, nel fingermi poeta come tu mi chiami, non ce n’è una che ti stia. Alla maniera di quei sandali estivi che a festa ti regalammo e che tu portasti con la cura di un uomo giusto. Nè trovo suoni meno stanchi dei tuoi occhi, allegorie che ti comprendano, similitudini sufficienti. Ho colto ogni tuo gesto vivo, come la mano che, durante i pasti, si avvicina al cuore; per avere un feretro di ricordi su cui piangere quando non ci sarai. Ma neanche di questo so parlare. E non so dirti quanto il pensiero mi strugga di poterti donare de le arti nostre, la più bella, soltanto il mio silenzio. 27 POETI IN LINGUA POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 Elena Micheletti Senza titolo Chino, sui tuoi anni attraversi con la memoria la stagione del verde, prima e quella dell’oro. L’ultimo canto dei grilli, silenzioso congedo e nel cielo da te addomesticato, tutto sembra essere in ordine. Solo le tue scarpe sono stanche. POETI IN LINGUA Elena Micheletti Pittore di germogli e di solstizi, ti appresti, abbassandoti il cappello, a ricoprire la tua tela e intriso di colore eterno stai come l’ultimo papavero come un solo giorno del tuo calendario. Forse sanno che non ha più importanza se domani pioverà? Quando sarà di nuovo ottobre per te? Oggi, che le tue sacre luci intermittenti, come monete nel tuo cassetto, non ti sussurrano più segreti ma epitaffi e che il cane, sul ciglio, piange i tuoi passi. Ti chiedi forse, se le tue braccia sono forti? O se l’alba donna di osteria, verrà ancora a bussare alla tua porta? 28 29 POETI IN LINGUA POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 Elena Micheletti Sonetto Verrà anche la primavera, dopo la morte, ma non avrà nè i tuoi occhi nè i miei. Osserveremo con uno sguardo solo, dal basso delle Alpi austriache, l’arancione dell’unica baita e ci domanderemo se basteranno i chilometri di una vita insieme per arrivare fino a lì. POETI IN LINGUA Elena Micheletti dove nel dirmi tutto quello che sai sulla Triplice Alleanza, ti ricorderai di come ti piacciono le mie mani piccole. Arriverà anche la primavera e tu mi toglierai la sciarpa e noi ci stupiremo di quanto siano sempre state grandi le nostre infinite piccolezze. Giocheremo anche, con le scelte, come quando tiriamo ad indovinare di chi sono i panni stesi fuori al sole ad asciugare. E non ci farà paura non conoscere mai la verità. Ti consegnerò la rabbia delle ore passate come in un prestito e tu, ne farai un’alba apparecchiata su cui ridere. A volte ti basterà una panchina, 30 31 POETI IN LINGUA POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 POETI IN LINGUA Rita Stanzione Arnie Rita STANZIONE segnalata Il crepitio degli spigoli, al sole svela un cavo d’arnie più selvagge Mi scaldo le guance -Che bellalo dico nello specchio fondo, allo sgualcito lenzuolo a tutto il peso del miele maturato nella poesia della costola giuntura di altre mani –uniche: qui o in altri luoghi hanno rapito il sempre, in cambio di una corona emaciata sulla fronte Sostenuta da una versificazione che trova nel settenario il proprio ritmo elettivo, la silloge non esita ad affidarsi a versi doppi (alessandrini) e a versi composti, oltre che a giochi fonici di allitterazioni e assonanze, per sottolineare passaggi nevralgici. Nella terna presentata prende forma, come promanando da un caldo e assolato paesaggio interiore, il canto di una “gioia invernale” che incarna il saper aspettare e che si dispiega, al contempo, quale misura lucida del peso relativo assunto dal sé e dalle sue “certezze incrollabili”, da un sé che si scopre consapevole di appartenere”… al filo / del tempo perso nel tempo”, di essere parte minima di un tutto che ne contiene e sopravanza il passaggio. Tuttavia, sulla soglia di questa fatidica condizione esistenziale, il soggetto lirico non rimane preda dello sgomento poiché sembra aver mutuato una dolce fortezza dall’abitante delle proprie profondità: la “poesia della costola”. È grazie a lei che è possibile avvertire preziosi ogni attesa e ogni ritorno, in quanto in tale ritmo si può sempre scorgere la benedizione di un nuovo principiare, di una primavera legata alla fioritura della propria Poesia: è solo legandosi al nome della Poesia, pare dirci il poeta, che la voce può inventare i suoni che afferrano “il giro intero dell’acqua”, la visione astratta, liberata e intera, di tutte le cose. 32 Ma io incarno la gioia invernale l’ascesa della sabbia nelle giornate acriliche foss’anche per aspettare l’esodo delle cellule una per una verso la porta delle lucciole 33 POETI IN LINGUA POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 Rita Stanzione Rita Stanzione L’ho vista camminare Come la casa il volo e le stanze L’ho vista camminare con le sue ballerine bianche superare le grida grigie della città Abbiamo avuto poi certezze incrollabili come la casa il volo e ogni stanza dove il peso ci è scomparso la costola è sulla costola si è scoperta a te E’ adiacenza di passaggi è un fatidico incontro Apparteniamo al filo del tempo perso nel tempo Afferrami: la voce si lega al tuo nome e tutti i suoni che s’inventa sono zampilli, sono il giro intero dell’acqua Penso alla pioggia dei pollini dove la natura fiorirà di sentimenti - quando mi abbracci sono in una condizione astratta, sono libera la primavera è un ritmo che torna sulla soglia di casa, spettinandomi - ancora siamo inizi, benediciamo il tempo che ci resta 34 POETI IN LINGUA 35 POETI IN LINGUA POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 POETI IN LINGUA Tristano Tamaro cane da battaglia Tristano TAMARO segnalato La poesia di Tristano Tamaro dà il meglio di sé quando si rivolge all’esterno dell’io autoriale e guarda il mondo, come accade nel componimento “Mamma mia”. In tal caso, lo sguardo del poeta ha il coraggio di affacciarsi sui luoghi più ardui, ai limiti del dicibile, laddove il mistero dell’esistere si offre in tutta la sua sfolgorante e terribile drammaticità e bellezza, al tempo stesso. I versi sono asciutti, secchi, essenziali, tali da mettere in scena ad ogni verso, o coppia di versi, delle immagini vigorose, che affondano nella profondità del vissuto attraverso uno sguardo che dimostra di saper lavorare ad una visione personale del mondo. Da una stanza d’ospedale ai confini dell’universo, non c’è luogo in cui la voce di Tristano ha paura di levarsi, inchiodare la realtà e raccontare dell’uomo, fare luce. 36 Sono un vecchio cane di guerra, zoppicante e pieno di cicatrici. Cammino vicino ai muri e mi nascondo nell’oscurità, proprio come fanno le stelle. Non ho progetti, vivo alla giornata incrociando gli angoli come le notti e i giorni che mi vengono a trovare. Tutti i ricordi li ho confinati in una scatola di cartone; ho solo preghiere di vento e trenta vocaboli arrugginiti che mi fanno compagnia. Ma capita, a volte, un sentore di nostalgia che m’avvolge come una coperta d’inverno. In fondo, sono soltanto la traccia di un’impronta sotto una nevicata, in una promessa di primavera. 37 POETI IN LINGUA POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 Tristano Tamaro Tristano Tamaro mamma mia tu per sempre Le porte girevoli della notte spalancano l’ospedale. Mamma piange, mamma perduta nel deserto d’un malinconico letto grigio. Le ore rincorrono un’oscurità senza fine. L’aria di palude dell’ospedale invade l’intero universo. Il dolore distribuisce biglietti gratis al tavolino d’angolo. Passa un camice bianco; passa silenziosa l’aiutante di morfina. Ho un bicchiere di lacrime che verso di nascosto nel lavandino. Guardo fuori dalla finestra; c’è un cielo che non serve a niente. Le scale sono sempre più in salita. Ti guardo e non trovo corridoi per tentare una possibile fuga. Litigo con un medico stanco. Arriva mezzogiorno. Mio padre a casa, sul pianoforte, suona il Chiaro di Luna. Mezzogiorno e quarantadue e… la tua morte, un cucchiaio colmo di silenzio. Una scimitarra fredda di luna taglia il cielo su un mare di pietra. Siamo seduti sul solito scoglio, a raccontarci di fantasmi e risate, di biciclette blu e dentini bianchi, facendo il verso a un destino che non ci voleva bene. Ma abbiamo il nostro pianeta di ricordi e occasioni mancate, di discorsi interrotti e salti di vento che abbiamo negato anche a Dio. Non uno spartito di memorie, ma una melodia che non cade mai e che fa ballare un cielo bugiardo ormai confinato al suo destino. Ora la brezza ci bagna con le sue luci allontanando lo schermo del buio con favole uguali e sempre diverse. Soltanto tu e io, come sempre, a disfare l’inventario di un mondo che è volato via e non lo sa; soltanto tu e io, come sempre, mentre la marea ci rimbocca il cuore, piano, per non farci ancora male. 38 POETI IN LINGUA 39 POETI IN LINGUA POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 POETI IN LINGUA Francesco Bargellini Preghiera perché tocchi un’anima anche a mia figlia Francesco BARGELLINI menzione Concedi anima a mia figlia. Quel poco; e non sia proiezione di carne, non sia cinematografia, non sia una protervia dell’arte. Anima, dalle. Dagliela subito, scheggiata come il frantume, striata e blesa, ma palpitante: dalle il codino delle lucertole, dalle un pistacchio, un addome di lucciola. Immetti la sostanza ingenua viva, scuoti il sonaglio di luce verde per la covata degli anni. Suona mia figlia. E ti prego di farla soffrire e piangere alquanto, se l’animerai: di risparmiarle gelate degne di Cocito. Tu scioglila, piantale un fuoco amaro nel petto abituato a contrarsi; ma dalle espansione, esprimila mentre le infondi il tuo vento. Tu spiegala, esponila, fammela vela. Che sia aperta e piena. E pendula su ramo basso, edule e rossa: una mela. 40 41 POETI IN LINGUA POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 POETI IN LINGUA Monica Fiorentino PS. Ti penso Venezia di luna. Dopo l’ultima pioggia. L’eco del tuono. Monica FIORENTINO menzione Neve – petali di ciliegio la primavera Nude. Le mie labbra a vestirsi Della tua bocca 42 43 POETI IN LINGUA POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 POETI IN LINGUA Francesco Vinicius Dorival Trulli Blu indigeno ci sono confini che fermano le cose le allontanano in universi opposti Francesco Vinicius Dorival TRULLI menzione ne cogliamo forse l’eco ma non possiamo decifrarne il senso sono i confini dell’indiscusso dove le persone non hanno ascolto e la terra non nutre anime in questi luoghi la percezione ammanta sottilissime venature che noi crediamo albe che noi speriamo alte ma affievoliamo quell’invisibile certezza ostentando i giorni brillanti per sentirci ancora una volta padroni e padri 44 45 POETI IN LINGUA POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 POETI IN LINGUA Diego Zanoletti Polpette Diego ZANOLETTI menzione 46 quanta voglia avrei di abbracciarti… Ma fottiti, dammi un Caterpillar che ti schiaccio i brufoli… Potrei strapparti l’anima e gettarla nel caminetto… Ma il caminetto, per quel che ne so, serve per riscaldarsi, quindi immagino sarebbe fatica sprecata… il sesso migliore lo abbiamo fatto da quando non stiamo più insieme, ma ti pensavo, stavo pensando al tuo culo, a quella perfezione fatta a forma di culo… Avrei davvero voglia di passare qualche momento con te, ti bacerei fino a farti piangere… So farmi odiare, ma lo faccio con stile. 47 POESIA SENZA CONFINE 2016 “POESIA SENZA CONFINE” Sezione DIALETTO 48 49 POESIA SENZA CONFINE 2016 INTRODUZIONE APPUNTI SULLA QUESTIONE DIALETTALE Ciò che comunemente e in maniera quanto mai spicciola si dice quando ci si approssima al dialetto sono delle considerazioni semplici e intuitive, facili da enucleare ma senza una dimostrazione scientifica, di dominio pubblico perché oramai divenute realtà inopinabili, quasi dati di fatto. Mi riferisco al fatto che il dialetto sia una lingua minoritaria rispetto a quella nazionale -ufficiale e standardizzata- di un determinato Paese, che il dialetto -ancora- viene considerato come una lingua inferiore, di serie C e dunque stigmatizzata da più parti in base a considerazioni più o meno ovvie e, parimenti, che il dialetto è un codice linguistico in via d’estinzione. Sono, infatti, questi i discorsi principali che concernono il dialetto ossia il suo caratterizzarsi per la sua marginalità e subalternità nonché per essere drammaticamente in disuso. Gli studiosi, che affrontano l’intera questione in maniera più ravvicinata e con dati empirici in mano, sembrano consegnarci dei dati per lo più contrastanti che vanno, però, letti con attenzione. Se in taluni casi ci sono analisi e sondaggi -quest’ultimi spesso maggiormente conformi al reale problema in questione- che danno speranza perché il dialetto sembra poter vivere di una “linfa” nuova, dall’altro non mancano realtà eclatanti di insoddisfazione e negazione del dialetto, finanche di feroce soppressione dei fenomeni folklorici locali. Il critico Pietro Civitareale che molto si è speso sulla situazione del dialetto oggi nelle nostre Regioni non ha mancato di parlare del fenomeno della “dialettalità negata”. Franco Brevini, uno dei maggiori studiosi del fenomeno dei dialetti in Italia, ha sempre asserito con convinzione e cognizione di causa, che il nostro Paese è forse uno dei pochi al mondo dove, su una superficie di territorio non molto esteso, sussistono dialetti, vernacoli e parlate assai diversificate e stratificate a rappresentare un immenso mosaico di idiomi caratteristici, spesso con una loro grammatica e sintassi. Per fare un esempio che riguarda direttamente lo scrivente dirò che 50 51 INTRODUZIONE POESIA SENZA CONFINE 2016 nella sola provincia di Ancona sono definibili almeno quattro dialetti che si caratterizzano per significative e importanti dissomiglianze linguistiche, sintattiche, grammaticali e fonologiche: dall’anconetano -che è un’isola linguistica- allo jesino, al fabrianese, sino al senigalliese: dialetti che si spalmano su una superficie limitata e al cui interno sussistono ulteriori varietà con particolare attenzione alla tipica diversità lessiografica tra il portulano (quello del porto e, comunque, della zona costiera) e il dialetto del centro, nelle città adagiate sul litorale Adriatico. Le zone liminari tra l’una e l’altra area sono assai difficili da delimitare e circoscrivere con nettezza anche perché in quelle fasce di superficie sussistono varietà ulteriormente differenziate con commistioni curiosi e unici tra i dialetti confinanti che, in qualche modo, si contaminano l’un l’altro convivendo e dando vita a lemmi e costruzioni particolarissime, impossibili da ritrovare in altre zone. L’Italia centrale in particolare -mi riferisco in primis alle Marche, all’Umbria e all’alto Abruzzo- sembra essere la fertile culla di queste tante parlate che spesso, pur trovandosi in territori adiacenti, hanno poco di comune tanto da rendere difficile la comunicazione. Nei piccoli paesi di provincia, nell’interno delle Regioni, sussistono parlate molto strette, dai suoni difficilmente riproducibili che in taluni casi hanno una diffusione assai limitata a pochi centinaia di persone o ad una sola borgata del paese. Sono gli anziani, fieri detentori di una tradizione immacolata densa di legami con la terra, di un sentire la spiritualità in maniera arcaica e di riti in simbiosi con la natura, che custodiscono quell’universo linguistico che trova difficoltà ad esser tramandato. Non è solo la lingua ufficiale, quella nazionale, che minaccia le parlate dialettali cercando di normalizzarne la forma e soppiantare quei codici linguistici obsoleti, minoritari, arcaici e sgrammaticati ma anche l’ingerenza della lingua straniera, dell’inglese, che con il fenomeno dei prestiti linguistici o dei calchi semantici, di fatto finisce per far prediligere nell’uso comune di lingua nazionale terminologie anglosassoni. 52 POESIA SENZA CONFINE 2016 INTRODUZIONE La questione sarebbe, però, sin troppo semplice se non intervenisse un reale disinteresse nei confronti della custodia di queste varianti linguistiche, di queste speziate forme comunicative che si identificano con il loro posto di residenza. In molti casi, in varie realtà geografiche, esistono enti ed associazioni preposte alla difesa del dialetto mediante attività e percorsi a vari livelli che possano incentivarne l’uso e renderlo un valore aggiunto anche per le nuove generazioni. Esistono, però, come si diceva poc’anzi, anche realtà abbandonate a se stesse, dove rimangono ormai pochissimi parlanti di quell’idioma che lentamente andrà a morire quando quelle stesse persone periranno senza che nessuno se ne interessi, le coltivi, promuova attività di ricerca, studio, anche a livello comparativo. Sono beni rari che vanno a perdersi sotto la luce del giorno. Ricchezza che risiede nello spettro delle ampie varietà e poliedricità di forme comunicative che l’uomo, nel lungo termine, non potrà più far rivivere e coltivare se non interviene in tempi ragionevolmente brevi, in maniera decisa e con operazioni fattive e mirate. Questo concorso che annualmente propone la partecipazione alla sezione di poesia in dialetto è un chiaro esempio di come l’uomo mostri un’alta coscienza nei confronti dei fatti sociali, di ciò che ci riguarda. Dare la possibilità a poeti ed amanti del vernacolo di esprimersi con questi codici e linguaggi espressivi è una opportunità non di poco conto perché può consentire a chi non impiega / non può impiegare il proprio vernacolo nel suo universo domestico, lavorativo, sociale, ambientale di rivivere il tempo della sua infanzia e adolescenza e, comunque, di respirare odori e colori di un’età che ha impresso in maniera decisiva la propria crescita: quella del legame autentico ed intimo con la propria terra. Parlare il dialetto non è solo comunicare qualcosa servendosi di un idioma che ha pochi parlanti ma è anche vivere ciò che si comunica, esprimere la propria emozionalità in maniera pura, comunicare con trasporto, fare dell’atto linguistico un momento sensoriale. La pra53 INTRODUZIONE POESIA SENZA CONFINE 2016 ticità e l’ilarità che spesso si sposano molto bene all’uso del dialetto in poesie scanzonate o scenette o dialoghi domestici rende manifesta questa capacità di esprimere con vigore ed enfasi l’emozione, il proprio coinvolgimento, l’incanto e la spontanea freschezza di un dire pratico e saggio privo di ragionamento e costruzione. Finché esisteranno iniziative lodevoli come queste, che danno il benvenuto a tutte le parlate d’Italia senza spauracchi di emarginazione, c’è da sperare che non si perda quella ricchezza impalpabile e sparpagliata in tutto lo Stivale che in molti casi è lì, ferma e silente in uno stato di torpore, impolverata, se non addirittura in una comatosa letargia che anticipa l’agonia. Lorenzo Spurio* POESIA SENZA CONFINE 2016 “POESIA SENZA CONFINE” Componenti la Giuria di esperti Poesia in Dialetto LORENZO SPURIO (Presidente) - Jesi (AN) Poeta, scrittore e critico letterario ELVIO ANGELETTI - Senigallia (AN) Poeta GERMANA DUCA RUGGERI - Urbino (PU) Poetessa e scrittrice MASSIMO GRILLI - Ancona Poeta LUCIANO SOMMA - Napoli Poeta, scrittore e compositore * Presidente Giuria di esperti Poesie in dialetto. 54 55 POESIA SENZA CONFINE 2016 POETI DIALETTALI POETI DIALETTALI premiati dalla Giuria di esperti 1. Luciano GENTILETTI - Rocca Priora (RM) 2. Ivano ROSELLINI - Cascina (PI) 3. Gaetano CATALANI - Ardore Marina (RC) Poeti segnalati Francesco Maria GOTTARDI - Erba (CO) Emanuele INSINNA - Palermo Anna Maria LAVARINI - Verona Anita PELOSO VALLARSA - Arcè di Pescantina (VR) Note critiche di Lorenzo Spurio (Presidente della Giuria) 56 57 POETI DIALETTALI POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 POETI DIALETTALI Luciano Gentiletti La voja de vive ‘Sta vita scappa via come fa er vento, li giorni fanno a chi se ne va prima, ero un pischello e mo... sto su la cima, a scenne, ce lo so, ce vò un momento. 1° CLASSIFICATO Luciano GENTILETTI La suadente spumosità e il giocoso intercalare del romanesco vivifica nelle nostre orecchie con piacevolezza echi di rimarchevole memoria: il sonetto del Belli, le rime asciutte e perentorie di Trilussa, accomunati entrambi da un fascino verso la vita intesa al contempo come mistero e gioco. Nella triade di componimenti proposta da Gentiletti non è, però, questo l’utilizzo che il Nostro fa del vernacolo che, se spesso è stato impiegato con impareggiabili esiti nella trattazione di vicende domestiche e di borgata, può essere pure adatto per occuparsi di tematiche di ampio respiro, di vere e proprie cancrene sociali, mali inenarrabili, violenze spregiudicate che riguardano il mondo di fuori e offendono il senso dell’esistenza. È così che Gentiletti affila l’uso sintattico per guarnire liriche che contenutisticamente sono assai dure e lancinanti nelle immagini, dolorose e asfittiche nelle descrizioni. Le derivazioni nefaste di un terrorismo religioso, che ha piombato il mondo civile nell’ansia cronica, sono ben delineate in un atroce fatto di attualità dove una ragazza viene immolata per la causa religiosa e fatta saltare in aria in difesa di una logica stragista deprecabile. Fanno male le immagini così incisive frutto della gratuità della cronaca d’oggi, quegli “schizzi di sangue” o quell’orsacchiotto deposto sulla bara di un bambino morto durante l’ennesima infelice traversata verso le nostre coste. A legare il trittico poetico di Gentiletti, dove sono diapositive di un mondo feroce e perduto, è la densa riflessione sul tempo che veloce scorre, portando al cambiamento e producendo la metamorfosi di tutto il mondo vivente. In questo processo -spesso involutivo, raramente progressivo- l’uomo può far valere la sua parte ma tutto dovrà partire dalla rinata autocoscienza delle proprie responsabilità. 58 Nun te n’accorgi che ‘sto tradimento se conzuma cor tocco de ‘na lima. Sei ‘na parola in cerca de ‘na rima... un fiore fatto cresce sur cemento. Nisuno sa che c’è doppo la sera quanno ch’er còre ormai nun t’ariscalla e l’anima stranita se dispera. Ma quanno er bruco monta su ‘na calla, perché ha finito de campà per tera, quann’esce er sole... vola ‘na farfalla! La voglia di vivere Questa vita ci sfugge come fa il vento, / i giorni passano velocemente, / ero un fanciullo e adesso sono anziano, / capisco che non ho molto tempo davanti a me. / Non ci accorgiamo del tempo che passa... è come un tradimento, / si consuma lentamente come fa la lima quando lavora il ferro. / Sei come una parola che cerca una sua armonia... / un fiore già destinato a scomparire. / Nessuno ti può dire cosa accadrà / quando il tuo cuore cesserà di battere / e la tua anima si troverà smarrita. / Forse ci trasformeremo come avviene per il bruco / che dopo aver vissuto una vita in un modo / ne inizia un’altra... volando. 59 POETI DIALETTALI POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 Luciano Gentiletti Er sacrileggio (In Nigeria una bambina di dieci anni viene fatta esplodere in un mercato) Co li vestiti neri de la morte, assetati der sangue de la gente, ‘na banda de sciacalli, là in Oriente, leva la vita... ar posto de la Sorte. Mo, ‘na pupetta, un’anima innocente, viè mannata ar mercato co le sporte: c’è annata co la madre tante vorte, oggi però... nun deve comprà gnente. Un botto fa succede er finimonno... schizzi de sangue... robba da nun crede... sta pupa manna tutti all’artro monno. In nome de ‘sto Dio, che nun se vede, l’omo distrugge er Bene ner profonno, sfruttanno la bandiera de la Fede. Il sacrilegio Vestiti con i panni neri della morte, / assetati dal sangue delle persone, / una banda di criminali, là in Oriente, / compie dei massacri sostituendosi al destino. / Capita allora, che una bimba, un’anima innocente, / viene mandata in un mercato con le borse della spesa: / molte volte si è recata lì insieme alla mamma, / oggi però... non deve comprare nulla. / Un forte boato crea lo scompiglio... / sangue dappertutto... cosa impossibile da credere... / quella bimba è stata fatta esplodere creando un massacro. / Nel nome di un Dio che non vediamo, / l’uomo si macchia dei crimini più efferati, / nascondendosi sempre dietro la bandiera della Fede. 60 POETI DIALETTALI Luciano Gentiletti Er sogno sfranto (La tragedia di Lampedusa) Er giorno ch’aspettava, mo è arivato: - Stanotte è quella giusta -, j’hanno detto. La madre se lo tiene stretto ar petto, se parte pe ‘sto viaggio disperato. Er mare fa paura, s’è gonfiato, nun serve pregà Cristo o Maometto, quell’onna nun cià còre né rispetto, er sogno der futuro è sprofonnato. Nun sente più chi piagne e se dispera, nun cerca più la madre... nun je manca: er silenzio ha stroncato la bufera. Mo, finarmente, c’è arivato a tera... cià un orsacchiotto su ‘na bara bianca... faceva dodici anni a Primavera. Il sogno infranto (La tragedia di Lampedusa) Il giorno tanto atteso finalmente è arrivato. / gli hanno detto che questa notte è quella giusta, / La madre lo tiene stretto al petto / si parte... per un viaggio disperato. / Il mare mette paura, si è agitato, / non serve pregare Cristo o Maometto, / l’onda non ha cuore né rispetto, / il sogno tanto desiderato si è infranto, / Non sente più chi piange né chi si dispera / non cerca la madre... non gli manca: / il silenzio ha messo a tacere la tempesta. / Finalmente ora ha toccato terra... / ha un orsacchiotto sopra la bara bianca... / compiva dodici anni in Primavera. 61 POETI DIALETTALI POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 POETI DIALETTALI Ivano Rosellini Senti amore mio... Quer tu’ fruscià di gonne, che fragranza! É un volo di farfalle senza posa, è una canzon’ar vento, è lla speranza tu possa cambià ‘r mondo co’ una rosa. 2° CLASSIFICATO Ivano ROSELLINI Le tre poesie proposte sono tutte incentrate a porre la giusta e meritata attenzione dinanzi a due categorie importanti del nostro universo sociale: gli anziani e la donna. Al sorriso mesto dell’anziano il Nostro accompagna un vero e proprio canto alla donna, un panegirico dell’universo femminile, tracciandone con vivo entusiasmo le proprietà che più la caratterizzano e sottolineandone con efficacia l’importanza nelle nostre vite personali e collettive. Dal disincanto e la mestizia dell’anziano, all’immagine di un lucore accecante, dalla vita che in qualche modo si arrovella sull’esistenza passata rimanendo ad essa legata in maniera salda, all’effluvio di doti che il Nostro riconosce nel genere femminile, esaltandole. La poesia è anche questo: dar spazio a tutti quegli abitanti del mondo che spesso sembrano non avere voce, perché stigmatizzati o silenziati per ragioni di varia natura, riconoscendo il debito verso chi molto ha fatto per garantire una società di un certo tipo e la possibilità di un futuro (l’anziano) e chi, invece, grazie al mistero della vita, permette di perpetuare all’infinito l’umanità (la donna). Si apprezzano di queste liriche l’incisività delle immagini che consente al lettore di fruire visivamente in maniera molto pratica di quanto l’io lirico evoca e l’attenzione direi puntigliosa -se non spasmodica- nel costruire le fitte trame di questo sentito e vincente canto alla vita. 62 Ma ‘un basta l’8 marzo e lla mimosa! Un giorno ‘un basta, e un anno ‘un è abbastanza! Da scoglio, ora sei un’onda fragorosa contro ‘ muri di gomma e di ‘gnoranza. E con la dignità che t’appartiene te poi spezzare tutte le catene! Onni violenza su di te è un delitto, chi la ‘ommette fra ll’indifferenza ‘un sa che ‘r primo è llui a esse’ sconfitto! Perchè è un uomo triste, è un uomo senza nè cuore nè coscienza. La vita, non è vita senz’amore, senza sentì fruscià gonne sur cuore, senza sentì ‘r rumore de’ sensi, di passioni ‘he piano, piano ti fanno toccà ‘r cèlo cólle mano com’esse’ un aroprano fra ‘cèli di percalle ‘ome lla pelle di donne che hanno ll’occhi delle stelle. 63 POETI DIALETTALI POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 Ivano Rosellini POETI DIALETTALI Ivano Rosellini E vecchi Hanno ‘r sorriso dorce der mattino che spunta alle finestre de’ su’ denti, pe’ ffalli parè sempre più contenti da cima a riva fin’all’abbaino. Se cambia ‘r mondo, ‘un cambia ‘r su’ destino: accosto a’ freschi e di rasente a’ vènti imbiancan come vecce sull’attenti cor naso rosso da ‘n bicchier di vino. E nell’incanti dell’inverni dorci, rimpannucciati ‘om’un rusignolo, si scardano fra lloro cólli scorci d’un sigaro ‘he ni balla fra lle mano. Segueno ‘r fumo ‘he sciama via lontano: forse è la voglia dell’urtimo volo... Senti amore mio... Quel tuo frusciar di gonne, che fragranza! / É un volo di farfalle senza posa, / è una canzone al vento, è la speranza / tu possa cambiar il mondo con una rosa. / Ma non basta l’8 marzo e la mimosa! / Non basta un giorno, e un anno non è abbastanza! / Da scoglio ora sei un’onda fragorosa / contro i muri di gomma e di ignoranza. / E con la dignità che ti appartiene / te puoi spezzare tutte le catene! / Ogni violenza su di te è un delitto / chi la commette fra l’indifferenza / non sa che il primo è lui a esser sconfitto! / Perchè è un uomo triste, è un uomo senza / nè cuore nè coscienza. / La vita, non è vita senza amore, / senza sentir frusciar gonne sul cuore, / senza sentir il rumore / dei sensi, delle passioni che piano piano / ti fanno toccar il cielo con le mani / come un aeroplano / fra cieli di percalle come la pelle / di donne che hanno gli occhi delle stelle. 64 I vecchi Hanno il sorriso dolce del mattino / che spunta alle finestre dei loro denti, / per farli sembrar sempre più contenti / dal fondo alla cima fino all’abbaino. / Se cambia il mondo non cambia il loro destino: / accanto ai freschi e di rasente ai venti / imbiancano come vecce sull’attenti / col naso rosso da un bicchier di vino. / E negli incanti degli inverni dolci, / rimpannucciati come un usignolo, / si scaldano fra di loro con gli scorci / di un sigaro che gli trema tra le mani. / Seguono il fumo che sciama via lontano: / forse è la voglia dell’ultimo volo... 65 POETI DIALETTALI POESIA SENZA CONFINE 2016 Ivano Rosellini Donna Sei come ‘r mare che ‘mprofuma ‘r vento e pinge ll’onda stanca sulla rena in una notte d’una stella appena, perchè sei te che brilli ‘n firmamento. Te sei la corda di ‘ver sentimento che move ‘r mondo, com’un’artalena, co’ una carezza appena. Un fiume ‘n piena quando ti penso mentre m’addormento. Vedi, te sei dorcezza, non peccato... E quer sorriso ‘he ti ‘llumina ‘r viso rindoppa le tu’ rughe del passato e anche la ‘órpa antía der Paradiso. Senti, a sentì ‘ tu’ battiti der cuore ‘ncomincio ora a capì cos’è ll’amore: com’un treno a vapore... mi sbuffi drent’all’anima e...allo specchio mi par d’esse’ più giovane...che vecchio... Donna Sei come il mare che improfuma il vento / e spinge l’onda stanca sulla rena / in una notte di una stella appena / perchè sei te che brilli nel firmamento. / Te sei la corda di quel sentimento / che muove il mondo, come un’altalena, / con una carezza appena. Un fiume in piena / quando ti penso mentre mi addormento. / Vedi, te sei dolcezza, non peccato... / E quel sorriso che ti illumina il viso / nasconde le tue rughe del passato / ed anche la colpa antica del Paradiso. / Senti, a sentir i tuoi battiti del cuore / comincio ora a capir cosa è l’amore: / come un treno a vapore... / mi sbuffi dentro all’anima e...allo specchio / mi par di essere più giovane...che vecchio... 66 POETI DIALETTALI POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 POETI DIALETTALI Gaetano Catalani Aùndi sunnu? 3° CLASSIFICATO Gaetano CATALANI Il percorso di segni e intuizioni che si sviluppa nel verso libero di Gaetano Catalani è costellato dalla doviziosità di descrizioni dell’età trascorsa che il Nostro rievoca con lucidità senza vergognarsi di provare dolce stupore, nostalgia e, forse, un malcelato senso di rimorso per ciò che poteva o non poteva accadere. Nessuno conosce le scale sbrecciate che la Vita ci porrà dinanzi né l’altezza delle stesse e di fatto l’itinerario esistenziale è un continuo trasbordo tra porti sicuri d’emozioni, zone franche, antri di insicurezza, golfi di ignoto e litorali non ben pronosticabili. Nel caratteristico vernacolo reggino -nella sua variante di Ardore Marina di cui Catalani è originariosi respira tra i versi che vengono forniti al lettore una sensibilità profonda nell’io lirico, ancorato fortemente ai bagliori di ricordi che, continuamente, tornano a visitarlo, soprattutto nelle nottate insonni, in momenti di votata ma assordante solitudine. Solo l’esperienza del tempo può fornire all’uomo una qualche labile traiettoria da seguire per una pacifica convivenza col presente, anche quando esso è pregno di traumi, episodi spigolosi che ritornano, veri e propri black out emozionali. Nello spessore del verso che caratterizza la cifra stilistica di Catalani è rimarchevole il colloquio lento e fidato con l’altro, nella profonda onestà di auto-radiografarsi e leggersi dentro, come dinanzi a uno specchio. I gravami di istanti che sono scorsi troppo velocemente o di momenti che, di colpo, hanno prodotto cesure con l’esistenza non sono altro che cicatrici che l’epidermide tenta di ricucire. Come la massa grigia, nell’uomo anche l’epitelio ha reminiscenza della sofferenza. 68 Nottati sani chjicàtu sup’e libri, sulu e c’a manu sup’a frunti, quant’arbi hjurìru i chigliu vitru mentr’u suli u celu culuràva. Tempi duri, ma di sònnari chjìni e di penzèri c’a speranza cundùti, di sacrifici e di promìssi a pàtrima mentr’i notti nta seggia m’addurmìa. No deludìa e diventai nu medicu, m’aùndi jìu a cotrarànza mia chi comu hjuri all’arba si japrìa e com’u rizzu a sira si chjudìa? Na durci malincunia m’aggràmpa si mi ricordu i petricegli chjatti chi come derfini perciàvanu l’undi. Chi fini fici u campicègliu a mari e gliu palluni ca rocìa nt’arrìna, u primu jorn’i scola, i chjanti mei e gli cammis’a hjuri ca u sartu mi cusìa, u primu basu fatt’i mari e sali, a prima delusioni c’ancora bruscia? Scuppièttanu e s’astùtanu i ricordi com’u stoppìnu i na candìla morta, senza cchjù cira e sutt’a luci di stigli c’ancòra guardu e u cori mi ricrìanu. Càmpanu forzi nta chista mia poisìa scritta nta na notti c’arrobbài o sonnu ammenz’a targhi, coppi e menziùni chjini di rruggia, lagrim’e pùrvari. 69 POETI DIALETTALI POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 Gaetano Catalani POETI DIALETTALI Gaetano Catalani Emoziùni Nc’era nu mari lisciu e trasparenti, n’arrina fina fina e luccicanti, na barchiceglia cu nu poch’ i genti, tri piscaturi e nu suli mpertinenti. Cu ttìa nto hjancu parìa nu sònnaru, nta radiu “Emoziùni” di Battisti, eu ti basava e tu basavi a mmia, ma vinn’a sira e i curza ta fujìsti. Ntisi nu schjantu fora du cancegliu, parìa nu tronu fattu di lamèri, nto pettu mi trasìu comu curtegliu e u sent’ancora comu fuss’ajjèri. Na spera i suli a faccia t’agliumava e ti facìa cchjù beglia di na fata, u cori rumbuliàva e s’astutàva, pò ripigghjàva e s’astutàva mata. Pe’ bravi anni nu hjuri ti portài, gliu jornu non volìa mu stuju, ma u tempu è na carogna, ti scordài, or’esti sira, tocc’a mmìa mu fuju. Dove sono? Notti intere piegato sui libri, / solo e con la mano sulla fronte, / quante albe sono fiorite da quel vetro / mentre il sole il cielo colorava. / Tempi duri, ma di sogni pieni / e di pensieri con la speranza conditi, / di sacrifici e di promesse a mio padre / mentre di notte sulla sedia m’addormentavo. / Non lo delusi e diventai un medico, / ma dov’è andata la giovinezza mia / che come fiore all’alba si apriva / e come il riccio la sera si chiudeva? / Una dolce malinconia mi assale / se mi ricordo le piccole pietre piatte / che come delfini infilzavano le onde. / Che fine ha fatto il campetto a mare / e quel pallone che rotolava sulla sabbia, / il primo giorno di scuola, i pianti miei / e quelle camice a fiori che il sarto mi cuciva, / il primo bacio fatto di mare e sale, / la prima delusione che ancora brucia? / Scoppiettano e si spengono i ricordi / come lo stoppino di una candela morta, / senza più cera e sotto la luce delle stelle / che ancora guardo e il cuore mi rallegrano. / Vivranno forse in questa mia poesia / scritta in una notte che ho rubato al sonno / in mezzo a targhe, coppe e menzioni / piene di ruggine, lacrime e polvere. 70 Emozioni C’era un mare liscio e trasparente, / una sabbia finissima e luccicante, / una barchetta con un po’ di gente, / tre pescatori e un sole impertinente. / Con te al fianco sembrava un sogno, / nella radio “Emozioni” di Battisti, / io ti baciavo e tu baciavi me, / ma venne la sera e di corsa fuggisti. / Sentii uno schianto fuori dal cancello, / sembrava un tuono fatto di lamiere, / nel petto mi entrò come coltello / e lo sento ancora come fosse ieri. / Un raggio di sole il viso t’illuminava / e ti rendeva più bella di una fata, / il cuore si rivoltava e si spegneva, / poi riprendeva e di nuovo si spegneva. / Per tanti anni un fiore ti portai, / quel giorno non volevo cancellarlo, / ma il tempo è una carogna, ti scordai, / ora è sera, tocca a me fuggire. 71 POETI DIALETTALI POESIA SENZA CONFINE 2016 Gaetano Catalani Di voti basta pocu Sempi cchjù ssùpa ti ndi nchjàni e u cel’azzurru pari ca farcìgghj, torni cuntenta n’attra vot’accàni carrijànd’u mangiari pe to’ fìgghj. Parìnchj u cori c’u profumu i hjuri e arta voli nta grazia du Signuri, l’ali stendìcchj pemmu ti ristori, e pò i sbatti comu parpitu di cori. A to cumparza pur’a sir’agliùma e nte rangàri t’appòj cu nu turdu, non avi nugliu ca di tia s’addùna, ma eu ti guardu e i paci mi gurdu. E’ veru, sì na povera cucciàrda e a luna si ngiacia mu ti guarda, ma bastarrìa nu cavulu spicàtu pemmu faci nu cor’appassiunatu. A volte basta poco Sempre più su te ne sali / e il cielo azzurro sembra che falci, / torni contenta un’altra volta qui / portando il cibo per i tuoi figli. / Riempi il cuore col profumo dei fiori / e alta voli nella grazia del Signore, / le ali stendi per ristorarti / e poi le sbatti come palpito di cuore. / La tua comparsa pure la sera accende / e sugli aranci ti appoggi con un tordo, / non c’è nessuno che di te s’accorge, / ma io ti guardo e di pace mi sazio. / E’ vero, sei una povera allodola / e la luna si abbassa per guardarti, / ma basterebbe un cavolo spigato / per rendere un cuore appassionato. 72 POETI DIALETTALI POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 POETI DIALETTALI Francesco Maria Gottardi Vusa la vita, vusa Vusa la vita, vusa tött i sò ann passaa. Francesco Maria GOTTARDI segnalato “Ta sa regòrdat, Nina da magg i maragnöö prufömm fa fen, da paja man da carèzz, pecaa…” “Guai sa la sa ’l mè pà…” Canta la vita, canta canzon dal temp pasaa. Poesie che rintracciano nei versi scarni e veloci fotogrammi di un passato fatto di semplicità vissuto nella placida serenità di una famiglia amorevole, esperienze amorose, conforto e amicizia con l’ambiente campestre. Le liriche toccano i tratti indistinguibili di un’esistenza che ha visto passare momenti di leggiadria e di coesione come quelli legati ai cicli delle terra e ai relativi raccolti delle messi ma anche a corse amorose a perdifiato quando, di nascosto, invasi da un totalizzante sentimento d’amore e di desiderio, si rincorreva l’amata per unirsi a lei, con la petulante ossessione che nessuno rivelasse ciò che c’era stato. Il Nostro compie ora -col trascorso del tempoun percorso diverso, direi a tratti contrario di ciò che l’animo ricercava in quei momenti, ossia quello dell’esternazione e del recupero dell’infanzia e dell’adolescenza. Queste poesie sanno parlare al cuore perché parlano con semplicità del semplice, trasmettendo il vigore pressante di una memoria salda e impetuosa. I carichi di passato -come quelli dolorosi e bui del famoso binario 21 della stazione di Milano- riemergono in maniera automatica e pulsante, quasi inarrestabili, quali pietre miliari di un’esistenza che ha visto con i propri occhi il baratro senza fine della civiltà dove galleggia la malvagità umana. 74 “Ta speci gió a la pista biuta l’èrba dal praa par cüna ta vistirà la lüna”. “Sa la savèss la mama saress la sua vergogna”. E canta e vusa e canta gira la giustra e và… “Citu, respira adasi e tegn a man ul fiaa”. L’aqua dal lagh ’sta sira l’è un spècc ilüminaa sbüsaa da mila stèll. Riciamm scundüü in di nivul… Ültim puntèll. 75 POETI DIALETTALI POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 Francesco Maria Gottardi POETI DIALETTALI Francesco Maria Gottardi I pà ca gh’huu da dentar Fòrta la vus, regiû la vus ca vegn auntra da là dal mür dal temp. A dessedà i silenzi i vus di tanti vus parlan da dent. Generazión d’òman sicür la nòsta. In di so man la fed. La fed in l’òmm libar ’mè ’l vent ca ’l pòrta via luntan sumenz da sentiment. Grida la vita, grida. Grida la vita, grida / tutti i suoi anni passati. / “Ti ricordi, Nina / di maggio i covoni / profumo di fieno, di paglia / mani di carezze, peccati... / “Guai se lo sa mio padre... / Canta la vita, canta / canzoni del tempo passato. / “Ti aspetto giù alla pista / nuda / l’erba del prato per culla / ti vestirà la luna”. / “Se lo sapesse la mamma / sarei la sua vergogna”. / E canta e grida e canta / gira la giostra e va... / “Zitto, respira adagio / tieni prezioso il fiato”. / L’acqua del lago questa sera / è uno specchio illuminato / bucato da mille stelle. / Richiamo nascosto nelle nuvole... / Ultimo appuntamento. 76 T’huu cugnussüü papà dòpu ca ta see naa. E huu cugnussüü tò pà e i pà di tanti pà naa via par sempar... I pà di nòstar pà... I pà ca gh’huu da dentar. 77 POETI DIALETTALI POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 Francesco Maria Gottardi POETI DIALETTALI Francesco Maria Gottardi Binari vintön Ingichida dal frècc la stazión la respira carisna. Ul binari l’è lé fassaa da silenzi... Pö d’un bòtt una lüs la disliga dai gropp la memòria. Sa dessedan i umbar presuner da la stòria. Turnarann in la nòcc silenziusa presenza. I padri che ho dentro. Forte la voce, *regiû / la voce che ritorna / di là dal muro del tempo. / A risvegliare i silenzi / le voci di tante voci / parlano dentro. / Generazioni / di uomini sicuri / la nostra. / Nelle loro mani/ la fede. / La fede nell’uomo / libero come il vento / che porta via lontano / semi di sentimenti. / Ti ho conosciuto / papà / dopo che te ne sei andato. / Ed ho conosciuto / tuo padre / e i padri dei tanti padri / andati via per sempre... / I padri dei nostri padri... / I padri che ho dentro. *Regiû = Reggitore 78 Ma d’un tratt una vus un lament e pö cent e pö mila... Henn miliuni quii vus cunt i brasc islungaa. Cunt i man par ca sbüsan ul cel 79 POETI DIALETTALI POESIA SENZA CONFINE 2016 Francesco Maria Gottardi e dumandan: “perchè? Perchè nömm”? Invernu del quarantarii Milan Stazión Central... Binari vintön! Binario ventuno Intirizzita dal freddo / la stazione / respira fuliggine. / Il binario è lì / fasciato di silenzi... / Poi d’un botto / una luce / slega dai nodi / la memoria. / Si risvegliano le ombre / prigioniere della storia. / Torneranno / nella notte / silenziosa presenza. / Ma d’un tratto / una voce / un lamento / e poi cento / e poi mille... / Son milioni / quelle voci / con le braccia allungate. / Con le mani / par che buchino il cielo / e domandino: / “perché? / Perché noi”? / Inverno del quarantatrè / Milano / Stazione Centrale... / Binario ventuno! 80 81 POETI DIALETTALI POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 POETI DIALETTALI Emanuele Insinna Patri nostru – Inch’allah Emanuele INSINNA segnalato Tre liriche di tematica differente eppure in qualche modo legate in maniera unica, intersecate originalmente attorno al fascino per la vita e l’esigenza di ribellione. L’io lirico dedica una poesia all’amata descrivendone con perizia e trasporto emotivo le grazie che tanto lo entusiasmano ponendo particolare rilievo sui dettagli della fisicità così graziosa e avvenente. Nelle altre due poesie assistiamo, invece, a motivi intrecciati attorno a diritti negati od abusati, dell’indifferenza di ghiaccio dinanzi a sciagure dei nostri fratelli, di violenze spregiudicate che accadono alle nostre donne e, ancora, di sevizie e collusioni che intaccano gli apparati governativi. Il Nostro ci fornisce un’immagine a mosaico della ricca e profumata terra di Sicilia della quale è originario, soppesando con rimarchevole attenzione gli elementi che la connotano come terra ricca di contrasti, dai nutriti divari, dalle problematicità diffuse e da un modo di fare e pensare le cose in qualche modo viziato e distorto a causa di logiche di prevaricazione. In “Vogghiu fare lu pueta” il canto più alto del Nostro, quasi una dichiarazione d’intenti, un annuncio a cuore aperto nel quale il poeta si fa profeta del linguaggio. Con la sola arma bianca della parola il poeta si annuncia cantore e cronista della vita, di ogni suo aspetto più bello, dalla simbiosi con la natura ad ogni recondito anfratto di dolore, quale l’indifferenza verso le donne. Il canto di denuncia si radicalizza in maniera impetuosa con echi di impareggiabile resa emotiva nella poesia in cui il protagonista è Mare Nostrum, causa e fine della speranza di molti. Dalla poesia intimista in onore alla donna, all’elegia sofferta, il Nostro compie il periplo ampio della poesia che dice e tace, che rivela e denuncia. 82 Sta notti, ogni ricciulu di la risacca ntona un lamentu dulurusu. Ntra unna e unna di lu mari si jsa un cantu di morti ca veni di lu funnu, chiù funnu di li mai scavati sipulturi. Di l’aspra e rinusa sponna, cu vecchi rilitti senza stinnardi a lu ventu, continuanu a viniri i figghi di la fame e di la guerra. Signanu, su un mari famelicu di vite scanusciuti, na rutta di spiranza. Nchiuvati na la cruci di l’esistenza, passati da duluri a duluri, sunnu a la ricerca di antichi strati di spiranza. Chini di primavera hannu li petti e ansanu dicisi versu la propria meta. Vistuti d’arcubalenu vennu a supplicari, cu labbra sirrati e occhi vasci, dispirata salvizza a lu gridu: PATRI NOSTRU – INCH’ALLAH, ma trovanu tristi armi umane senza carità, senza amuri di l’uni e pi l’avutri, ca mettunu reguli e traccianu cunfini, nun virinu ne li vivi e ne li morti e hannu lastricatu li so cori cu l’nnifferenza. 83 POETI DIALETTALI POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 Emanuele Insinna POETI DIALETTALI Emanuele Insinna Vogghiu fari lu pueta Vogghiu fari lu pueta pi pittari cu li culuri di li versi mei l’aurora quannu cumpari, imbellittari l’ultimu raggiu di suli ca avvampa cimi, vaddi e l’unni di lu mari. Cogghiri cu li rimi mei l’ummira calanti, tinciri tutti li fogghi d’argentu vivu e na li nuttati senza luna falli brillari, addumari li stiddi marini na lu funnu di lu mari pi fallu addivintari celu brillanti. Vogghiu fari lu pueta p’annacari picciriddi, ancili senza ali, na li manu di babau infirnali, nnuccenti ca pi la fami diventanu accussì sicchi ca s’infilanu na li nostri sonni chiù amari. Padre Nostro - Inch’allah Questa notte, ogni ricciolo della risacca / intona un lamento doloroso. / Tra onda e onda del mare / s’innalza un canto di morte / che viene dal fondo, più profondo / delle non mai scavate sepolture. / Dall’aspra sabbiosa sponda, / con vecchi relitti / senza vessilli al vento, / continuano a venire / i figli della fame e della guerra. / Tracciano, su un mare famelico di vite ignote, / una rotta di speranza. / Inchiodati sulla croce dell’esistenza, / passati da dolore a dolore, / sono alla ricerca d’antiche strade di speranza. / Pieni di primavera hanno i petti / e ansano decisi verso la propria meta. / Vestiti d’arcobaleno vengono a supplicare, / con labbra serrate ed occhi bassi, / disperata salvezza al grido: PADRE NOSTRO – INCH’ALLAH / Ma trovano tristi anime umane / senza carità, senza amore degli uni e per gli altri, / che mettono regole e tracciano confini, / non vedono né i vivi né i morti / e hanno lastricato i loro cuori / con l’indifferenza. 84 Vogghiu fari lu pueta p’abbanniari li pupara ca fannu liggiazzi pi fari riturnari li jurnatari all’asta na li chiazzi, lu vasamanu a lu mafiusu, li giurnali ca jsanu marusu, scrivunu di nenti e si gnutticanu a li putenti. Vogghiu fari lu pueta pi sbriugnari l’indiffirenza pi li fimmini ammazzati, 85 POETI DIALETTALI POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 POETI DIALETTALI Emanuele Insinna pi li patri di famigghia senza lavuru e pi li morti ca si lassanu annigari ‘mmenzu stu nostru mari disiatu e duru. Vogghiu fari lu pueta pi gridari cu vuci di cannuni lu me amuri pi sta me terra unni si taci, china di firite, meli e nun si trova mai paci, unni l’aria prufuma di Gesù Cristu e diavuluni. Emanuele Insinna La fimmina di la me vita La donna ca tant’amu è biunnulidda, di latti e rosi è la so ‘ncarnatura, onesta, virgugnusa e l’anima di picciridda. Duci l’accentu e duci la natura. Grazia e simpatia svigghia, lu so sbriu dilicatu abbagghia. Si vidi cu chiarizza la so eleganza, lu spirutu e la magnetica mpurtanza. S’appigghia e ardi comu un focu di pagghia ma ‘na carizza, un vasu, squagghia. Avi chiù palori ca lu mari la rina, ma cu idda l’anima mea saffina. Li tinirizzi e li ‘mmizzigghi sunnu tutti pi niputi e figghi. Lu so omu sapi pigghiari e tantu amuri ci sapi dari. Voglio fare il poeta Voglio fare il poeta per dipingere / con i colori dei miei versi l’aurora quando appare, / imbellettare l’ultimo raggio di sole / che accende cime, valli e le onde del mare. / Raccogliere con le mie rime l’ombra calante, / tingere tutte le foglie d’argento vivo / e nelle notti senza luna farli brillare, / accendere le stelle marine nel fondo del mare / per farlo diventare cielo brillante. / Voglio fare il poeta per cullare / bambini, angeli senza ali, / nelle mani di babau infernali, / innocenti che per la fame diventano / così magri che s’infilano / nei nostri sogni più amari. / Voglio fare il poeta per gridare a gran voce contro / i pupari che fanno cattive leggi / per fare ritornare i lavoratori a giornata / all’asta nelle piazze, / il baciamano al mafioso, / i giornali che alzano maroso, / scrivono di niente / e si piegano ai potenti. / Voglio fare il poeta per svergognare / l’indifferenza per le donne ammazzate, / per i padri di famiglia senza lavoro / e per i morti che si lasciano annegare / in mezzo questo nostro mare desiderato e duro. / Voglio fare il poeta per gridare con voce di cannone / il mio amore per questa mia terra dove si tace, / piena di ferite, miele e non si trova mai pace / dove l’aria profuma di Gesù Cristo e diavoloni. 86 Li frutti di lu so jardinu ‘nzuccarati sunnu ’n-ncantu nn’avissi un panaru ogni matinu, m’arrifriscassi li carni e lu cantu. Chistu è l’amurusu focu ca nun s’astuta mai, è lu filu magicu ca t’ammogghia e nun si rumpi mai, è frinisia, è un sentimentu prufunnu ca fa palpitari lu cori quannu di luntanu la viu arrivari. 87 POETI DIALETTALI POESIA SENZA CONFINE 2016 Emanuele Insinna La donna della mia vita La donna che tanto amo è biondina, / di latte e rose è la sua carnagione, / onesta vergognosa e l’anima di bambina. / Grazia e simpatia sveglia, / il suo brio delicato abbaglia. / Si vede con chiarezza la sua eleganza, / lo spirito e la magnetica importanza. / S’accende e arde come un fuoco di paglia / ma una carezza, un bacio, squaglia. / Ha più parole che il mare la réna, / ma con lei l’anima mia s’affina. / Le tenerezze e le coccole / sono tutti per i nipoti e i figli. / Il suo uomo sa pigliare / e tanto amore ci sa dare. / I frutti del suo giardino / zuccherati sono un incanto ne avessi un paniere ogni mattina, / mi rinfrescerei le carni e il canto. / Questo è l’amoroso fuoco che non si spegne mai, / è il filo magico che t’avvolge e non si rompe mai, / è frenesia, è un sentimento profondo che fa palpitare / il cuore quando da lontano la vedo arrivare. 88 89 POETI DIALETTALI POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 POETI DIALETTALI Anna Maria Lavarini Serco Anna Maria LAVARINI segnalata Il dialetto veneto occidentale -nella versione del veronese- è il mezzo comunicativo adottato dalla poetessa per esprimere miscugli di sensazioni che il vernacolo sembra addirittura amplificare, impreziosendo l’utilizzo semantico soprattutto nelle formule con le quali la poetessa denuncia una personale disillusione verso un’età meno ricca internamente. La Nostra ci parla della “morte del gelsomino”, metafora floreale di ampia risonanza ad intendere un mondo in gravosa rovina, in una letargia pericolosa che si approssima al deterioramento, all’oblio e all’assenza. Un’edicola religiosa in prossimità del porto è il motivo di elucubrazione sul fenomeno eclatante del tempus fugit ma anche e soprattutto dell’evidenza dell’imbarbarimento morale, sociale e religioso. L’emblema votivo, da sentita incarnazione del bene e fonte di speranza per gli avventurosi marinai, è divenuto un tempio di polvere, ricco di ragnatele e prossimo allo sfascio. La Nostra ci mette dinanzi ad un’ambientazione con le sue implicazioni affettive in un prima e dopo a voler sottolineare in maniera esaustiva quanto il trascorso del tempo possa influire sul sovvertimento di una condizione semplice e frugale legata al passato, ma pur sempre vivida e ricca di amore. Predominano nelle liriche una disincantata amarezza e mestizia nei confronti di ciò che “non è più”; in questi cumuli di passato, dove difficilmente la luce riesce a rinverdire la gioia del vissuto, è forte la sensazione di un’età tramontata, di una morte che ha prodotto abbandono e silenzio. Colorare il presente è uno scopo che l’uomo deve perseguire con foga e resilienza anche quando si è tristemente consapevoli -come scrive la Nostrache “delle farfalle non è rimasto / altro che il ricordo”. 90 Mi; che camino co scarpe grosse, stonarea se sercasse parole grande, sgionfe de saver. Mi vao a la serca par le stradele de la me contrà, parole da late, s-cete, che sa da bon, e drento le piasse de la me sità, fole de storia, de batalie e de amori, drento ’n te i veci vicoli vece parole, che le possa ricordarme cossa l’è l’onestà. Serco drento a le cese grande, la belessa, e in quele minude, s-ciarade apena da qualche lumin; novene e orassioni, e adrio le rive de ’l me Adese sgoli libari de cocai, che i porta fin a le porte de ’l cèl, sogni che no i è boni de ciapar ’l volo. Serco silensi drento ’l bosco, là in colina, silensi che spande profumi e sinfonie e drento casa; calor, amor, teneressa e na piova de parole imbombeghè de armonia, de poesia, par sorarme stà sé, che me brusa l’anema. 91 POETI DIALETTALI POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 Anna Maria Lavarini POETI DIALETTALI Anna Maria Lavarini Quatro muri Drento quatro muri, gh’era el mondo. Un mondo pien de amor, amor che scaldava se tirava la tramontana, che rinfrescava se s-ciocava el sol leon. Sogni e speranse se sossolava, arente al camin, e la vecia lucerna spandea veli de dolcessa e armonia, sora i ricami de la dota. Quatro muri, un nial che tegnea rancurà i sentimenti piassè bei, farfale colorade, che sgolava lesiere fora dal cor. Cerco Io; che cammino con scarpe grosse, / stonerei se cercassi parole / grandi, gonfie di sapere. / Io vado cercando / per le stradine della mia contrada, / parole da latte, schiette, / che sanno di buono, / e dentro le piazze della mia città, / fole di storia, di battaglie e di amori, / dentro nei vecchi vicoli, / vecchie parole, che possono / ricordarmi cosa è l’onestà. / Cerco dentro le chiese grandi, / la bellezza, / in quelle minute, rischiarate appena / da qualche lumino; novene e orazioni / e lungo le rive del mio Adige / voli liberi di gabbiani, / che portano fino alle porte del cielo, / sogni che non sono più capaci di prendere il volo. / Cerco silenzi dentro il bosco, / là in collina, / silenzi che spandono profumi e sinfonie / e dentro casa; calore, amore, tenerezza / e una pioggia di parole / inzuppate di armonia, di poesia, / per spegnere questa sete, / che mi brucia l’anima. 92 Ma è bastà un temporal catio, par scancanar la porta, e drento neve e giasso fasea da paroni. È tornà primavera, co fiori e sol ma… drento ai quatro muri, no ghè profumi, no ghè calor, la vecia lucerna la manda na luce fiapa, da no poder infilar l’ucia e de le farfale no è restà altro che ‘l ricordo 93 POETI DIALETTALI POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 Anna Maria Lavarini POETI DIALETTALI Anna Maria Lavarini Abandon L’era bela come na perla, e pressiosa piassè de l’oro par la gente de mar, la Capelina vissin al porto, drento na madona co ‘l butin, e ‘n angelo d’arente e fiori sempre freschi ‘nte ’n bicer sora l’altarin, e de fora, sora i scalini, un vaso de gelsomini. I pescatori che passava de là, na preghiera de scapon prima de ‘ndar in mar e de ritorno co la calma de la strachessa i se fermavaa pregar, a ponsar. Quattro mura Dentro quattro mura, / c’era il mondo. / Un mondo pieno di amore, / amore che scaldava / se tirava la tramontana, / che rinfrescava / se picchiava il sol leone. / Sogni e speranze, / si crogiolavano, vicino al camino, / e la vecchia lucerna spandeva / veli di dolcezza e armonia, / sopra i ricami della dote. / Quattro mura, un nido / che teneva in serbo / i sentimenti più belli, / farfalle colorate, che volavano / leggere fuori dal cuore. / Ma è bastato un temporale cattivo / per scardinare la porta, / e dentro neve e ghiaccio / facevano da padroni. / È tornata la primavera, con fiori e sole / ma… dentro alle quattro mura, / non ci sono profumi, ne calore, / la vecchia lucerna manda una luce fioca, / da non poter infilar l’ago / e delle farfalle non è rimasto / altro che il ricordo. 94 Desso na capelina sensa età, ‘bandonà, co drento na madona, straca de spetar, co ‘l so butin che l’à perso la bela siera, udo ’l bicere e sora i muri sgrostadi i quadreti de le grassie ricevude, querti da veli de teraine. Fora un vaso crepà mus-cio e papaveri nati a sorte sechi e scoloridi, i palesa la morte del gelsomin. Passa ‘l tempo ma… no ghè pi pescatori che passa de là. 95 POETI DIALETTALI POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 Anna Maria Lavarini Abbandonata Era bella come una perla, / e preziosa più dell’oro / per la gente di mare, / la Cappellina vicino al porto, / dentro una madonna con il bambino, / ed un angelo li vicino, / e fiori sempre freschi in un bicchiere sopra un piccolo altare, / e fuori, sopra i gradini, / un vaso di gelsomini. / I pescatori che passavano di là, / una preghiera di fretta / prima di andare in mare, / e di ritorno con la calma della stanchezza / si fermavano a pregare, a riposare / Adesso una cappellina senza età, / abbandonata, con dentro / una madonna, stanca di aspettare, / col suo bambino / che ha perso la bella cera / vuoto il bicchiere / e sopra i muri scrostati, / quadretti delle grazie ricevute, / coperti da veli di ragnatele. / Fuori un vaso crepato, / muschio e papaveri nati a sorte, / secchi e scoloriti, / palesano la morte del gelsomino. / Passa il tempo ma… / non ci sono più pescatori, / che passano di là. 96 97 POETI DIALETTALI POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 POETI DIALETTALI Anita Peloso Vallarsa Ciacole Se sponsa le ciacole sui brassi vodi de i veci, quei veci sentè su le panchine dal schenal tuto duro e le sentade tute slise. Anita PELOSO VALLARSA segnalata Poetica del ricordo intrisa di una densa nostalgia che degrada in commozione. Non è presente in questo poetare un colloquio con il tempo atto a spiegare o in qualche modo a considerare lo stato presente in relazione alle vicende che hanno segnato il passato intimo e collettivo della Nostra. Lo sguardo, infatti, si ferma proprio al passato che attraverso questi versi sembra parlare in maniera sibillina, quasi in presa diretta. Le emozioni che l’io lirico prova rivivendo certe memorie diluitesi nel corso degli anni affiorano da immagini di semplicità domestica come quella della madre mentre sferruzzava ai ferri o del gatto che con i suoi grandi occhi color d’oro che le passava tra le gambe. È evidente nella puntualità delle immagini -e con essa la precisione dei ricordiun lieve sentimento d’assenza e solitudine come se il presente -nel quale l’io lirico scrive- fosse in qualche modo sospeso, assente, dichiarato inutile. Notevole la lirica d’apertura, “Ciacole”, che ravviva la necessaria e giusta analisi sulla questione del dialetto, idioma che non solo è in grado di comunicare qualcosa -come ogni lingua codificata- ma che ha la stupefacente capacità di trasmettere anche il gradiente emozionale, la componente partecipativa, l’afflato, il pathos. Nel sentimento apologetico nei confronti del vernacolo, la Nostra palesa un forte radicamento al suo ambiente, un legame spesso e protettivo ai valori passati nonché un’esigenza identitaria che necessita di essere difesa. Questo perché il dialetto -come recita la summenzionata poesiausa le parole che “vengono dal cuore / sono lì che si mescolano”. 98 I se le conta a pian a pian che ben se le capissa i le cuna, i le rancura, i le dise silabando co na s-cianta de soriso, che no le se perda che no le se consuma parché le sgola dal cor e i è lì che le ruma e le ruma... I è tochi de vita che se imboressa le rampéga ne l’aria fin su i muri che i le scolta e i le caressa. No importa se i ciacola in meso al ciasso no importa se nissun ghe bada no importa se ormai i varda la fine de la so strada... Ma se te li encontri, fermete en poco te sentirè qualche parola, magari en poco stramba che te strucarà de ocio. E alora te capirè che no la pol finir 99 POETI DIALETTALI POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 Anita Peloso Vallarsa nel desmentegon del tempo... te sentirè s-ciufar el treno de la memoria ch’el porta a spasso sto nostro parlar, sto nostro bel ciacolar che l’ è la nostra e anca la to storia. POETI DIALETTALI Anita Peloso Vallarsa Gh’e’ de i ricordi Gh’è de i ricordi che ancora me incanta... come el sbrissiar de i fili de lana su le quatro uce de i feri da calsa che i parea zugar, tra i diei de me mama. E intanto la gata co’ la coa alta la se strussiava tra ‘na carega e l’altra slargando i oci giali come ori fin che i ponti i parea ‘ndar da par lori. Gh’è de i ricordi che ancora me toca... come el tenaro s-ciocar de la so boca, nel baso de la bona note, dopo averme combinà le cuerte e serà i scuri de le finestre. E intanto la campana de la ciésa dondolandose come en te ‘na cuna la ciamava en sèna la bela luna a intonarme la nina nana. Chiacchiere Si riposano le chiacchiere dialettali / sulle braccia vuote dei vecchi / quei vecchi seduti sulle panchine / dallo schienale tutto duro / e la seduta tutta consumata. / Parlano tra loro lentamente / per capirsi bene / cullano le parole, le proteggono con cura / le pronunciano quasi sillabandole / sorridendo un pochino / in modo che non si perdano / che non si consumino / perché vengono dal cuore / e sono lì che si mescolano. / Sono parte della vita / che si rallegra / salgono nell’aria / fino sui muri che le ascoltano e le accarezzano. / Non è importante se chiacchierano in dialetto tra tanto chiasso / non importa se nessuno ci fa caso / non importa se sono coscienti / di essere ormai sulla strada della fine della vita... / Ma se tu li incontri, fermati un poco / sentirai qualche parola / magari un poco strana per te / che ti strizzerà l’occhio. / Ed allora capirai che quella parola non può finire / nel dimenticatoio del tempo... / sentirai il ciuf-ciuf del treno della memoria / che porta a spasso il nostro dialetto / questa nostra bella parlata / che è la nostra ed anche la tua storia. 100 Gh’è de i ricordi che ancora me improfuma... come el boior de la lissia co la so s-ciùma, la voia de moreti de ligorissia l’udor del brusin del late che va de sora. E intanto la vanilina vanitosa la imboressava i brufoli de la sbrisolona, fin che el cucù el saltava fora a descantar el tempo, de ora en ora. 101 POETI DIALETTALI POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 Anita Peloso Vallarsa Gh’è de i ricordi che ancora me comove... come el fià su i veri quando piove, l’alba, el tramonto, vardè par la prima olta e le orassion... dite a pian, a pian, fin che nissun me scolta. E i è sti ricordi, che me iuta, che me iuta a capir, che la vita bison vivarla, vivarla tuta... Ci sono dei ricordi Ci sono dei ricordi / che ancora mi incantano... / come lo scivolare dei fili di lana / sui ferri da maglia per le calze / che sembravano giocare, tra le dita di mia madre. / Ed intanto la gatta con la coda diritta / si strusciava tra una sedia e l’altra / allargando i suoi occhi gialli come ori / mentre i punti della calza sembravano costruirsi da soli. / Ci sono dei ricordi / che ancora mi emozionano... / come il tenero schioccare delle labbra di mia madre, / nel bacio della buona notte, dopo avermi rimboccato le coperte / e chiuso gli scuri delle finestre. / Ed intanto la campana della chiesa / dondolandosi come in una culla / chiamava sulla scena la bella luna / ad intonarmi la ninna nanna. / Ci sono dei ricordi / che ancora mi improfumano... / come lo sbollentare del bucato con la lisciva e la sua schiuma, / il desiderio delle pasticche di liquirizia a forma di moretti / l’odore del latte che bollendo fuoriesce dal pentolino. / Ed intanto la vaniglia in polvere, vanitosa, nel farsi sentire col suo profumo / eccitava la rustica friabile torta sbrisolona* / mentre il cucù dell’orologio / batteva a tempo le ore. / Ci sono dei ricordi / che ancora mi commuovono... / come il fiato caldo sui vetri quando piove, / l’alba, il tramonto osservati per la prima volta / e le preghiere... recitate sottovoce, piano piano, senza farmi sentire da alcuno. / E sono questi ricordi che mi fanno capire / che vale la pena di vivere.... * tipo di dolce che si sbriciola molto facilmente, grumoso. 102 POETI DIALETTALI Anita Peloso Vallarsa La dormiva... La dormiva, sta foto picenina cucià en te l’album dei ricordi granda come na diapositiva la dormiva, la dormiva... La dormiva, sta picenina sora en ninsol de carta nera su en cussin de cola seca sensa cuerte de carta velina. La dormiva, sta picenina e tuto intorno tanti dentini bianchi come ponti de sorafil i ghe fasea da cornisa. La dormiva, sta picenina co’ la pele impolvarà e tuta bianca, nera e grisa un bel giorno, l’ à scominsià a sognar... La sognava, sta foto picenina de saltar fora, de farse granda, granda par ciapar la parola, par contar che da più de setant’ani l’è stà lì ferma, en posa, stofegando tuto el so fià. Ieri, nel far en desbriga la m’è capitada fra le man. L’ò caressà, sta picenina g’ò scancelà sbreghi de bombe e sighi de sirene... E g’ò visto me mama, magra impicà che la me strensea forte forte su ‘n prà selvadego e sensa fiori. G’ò sentio la so vosse cantarme na filastroca e alora mi, ridea, ridea, ridea... Desso, gò le lagreme in boca. 103 POETI DIALETTALI POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 Anita Peloso Vallarsa “POESIA SENZA CONFINE” Sezione STUDENTI Dormiva Dormiva, questa foto piccolina / accucciata nell’album dei ricordi / grande come una diapositiva / dormiva, dormiva... / Dormiva, questa piccolina / sopra un lenzuolo di carta nera / su un guanciale di colla secca / senza la protezione di carta velina. / Dormiva, questa piccolina / circondata da tanti dentini bianchi / come punti di sopraggitto / che le facevano da cornice. / Dormiva, questa piccolina / ricoperta di polvere / e tutta in bianco e nero / un bel giorno, cominciò a sognare... / Sognava questa foto piccolina / di uscire dall’album, di ingrandirsi / per poter parlare, per dire / che da più di settant’anni era rimasta lì / ferma, in posa, trattenendo il fiato. / Ieri, nel riordinare / mi è capitata tra le mani. / L’ho accarezzata, questa piccolina / ho cancellato squarci di bombe / ed urla di sirene... / Ed ho visto mia madre, magra, magra / che mi stringeva forte forte / su un prato incolto e senza fiori. / Ho sentito la sua voce cantarmi una filastrocca / ed allora io ridevo, ridevo, ridevo... Ora ho le lacrime in bocca. 104 105 POESIA SENZA CONFINE 2016 SCUOLE SECONDARIE DI I GRADO POESIE IN LINGUA SCUOLE SECONDARIE DI I GRADO Studenti premiati 1. Michael MENGHI - Ist. Compr. “Badaloni” - Recanati (MC) 2. Federico DIOTALLEVI - Ist. Compr. “G. Padalino” - Fano (PU) 3. Eleonora CAGLI - Ist. Compr. “G. Padalino” - Fano (PU) Menzione speciale Ins. Paola SCORCELLA e Classe 2 B Ist. Compr. “Badaloni” - Recanati (MC) 106 107 SCUOLE SECONDARIE DI I GRADO Michael Menghi 1o classificato Parole Parole come specchio di quello che si pensa parole di bambino specchio dell’innocenza. Parole già pensate, e create su misura, parole libere contro ogni schema e censura. POESIA SENZA CONFINE 2016 I.C. “Badaloni” Recanati (MC) POESIA SENZA CONFINE 2016 I.C. “Badaloni” Recanati (MC) SCUOLE SECONDARIE DI I GRADO Michael Menghi 1o classificato Parole di un momento che restano in eterno che vanno contro al lento scorrere del tempo. Parole rumorose in segno di protesta, silenzi insopportabili da far scoppiar la testa. Parole, parole, parole... Parole belle, sapienti, usate per il bene, parole differenti da quelle di un insieme. Parole come ponti uniscono persone, parole come armi creano divisione. Parole come massi in un mare di ipocrisia, parole già scritte che rimangono, comunque sia. Parole come dardi scoccati all’improvviso, che bloccano la mente, e soffocano il respiro. 108 109 SCUOLE SECONDARIE DI I GRADO Federico Diotallevi 2o classificato POESIA SENZA CONFINE 2016 I.C. “G. Padalino” Fano (PU) POESIA SENZA CONFINE 2016 I.C. “G. Padalino” Fano (PU) Paesaggio Ritratto dell’anima Mi piace guardare dalla finestra del mio salotto. Da lì vedo un albero. Non posso scorgerlo interamente: una casa lo nasconde. Vedo spuntar solo la parte superiore. La vedo oscillare impegnata in una lenta danza suggestiva. Mi perdo ad osservarla nel suo ritmo cadenzato. Questa vista mi rapisce, mi affascina. Evoca in me un’immagine conosciuta: un quadro di Van Gogh! Mi diverte, allora immaginare il pittore affacciato alla mia finestra mentre ritrae questo paesaggio! Ritratto di serenità la mia esistenza nuda di preoccupazioni. 110 SCUOLE SECONDARIE DI I GRADO Eleonora Cagli 3a classificata Suono di armonia il mio cuore incontaminato. Fulcro di Luce la mia esistenza generosa. La mia vita. 111 POESIA SENZA CONFINE 2016 SCUOLE SECONDARIE DI I GRADO POESIE IN DIALETTO SCUOLE SECONDARIE DI I GRADO Studenti premiati 1. Vittoria SONNANTE - Ist. Compr. “E. Fermi” - Mondolfo (PU) 2. Classe Ia - Scuola Media Esanatoglia - (MC) 3. Ivan MONACO - Ist. Compr. “L. della Robbia” - Appignano (MC) 112 113 SCUOLE SECONDARIE DI I GRADO Vittoria Sonnante 1a classificata El tamarig El tamarig da la corteccia grigia cresc tra la collina e la batigia, umile pianta da la scorza dura è propri na forza d’la natura; spess è contort sa la chioma fluent s piega e s storc a sconda del vent, cresc tra la rena pina d sal epur vien su bella e non sta mai mal; quand en c’è el vent sembra c piagn com un fiulin quand fa l lagn; e invec è el sudor o mei “essudato” e caso strano è anca salato! Non sarà un cas che anca el poeta la cita quand piov in mezz d’la pineta, “le tamerici salmastre ed arse” scrisse D’Annunzio… così mi parse; per portà in gir ma qualchidun, dicevn spess in tel cas oportun i nostri nonni dai capei grig… “si propri grezz com un Tamarig!” Anca no sin un po’ grezzi… mo com un diamant! Apena cavat da la roccia dura, che brilla anca senza sfaccettatura; 114 POESIA SENZA CONFINE 2016 I.C. “E. Fermi” Mondolfo (PU) POESIA SENZA CONFINE 2016 SCUOLE SECONDARIE DI I GRADO I.C. “E. Fermi” Mondolfo (PU) Vittoria Sonnante 1a classificata cert en s pol confrontà el diamant sal tamarig? El prin val i sold, brilla e c n’è poc sal scond si e no s’acend el foc! E’ vera, mo s pol spiegà qual è el segret per continuà a brilà, aven da fa com el tamarig che cresc sui grep e fa un sac d radic; lavora e spegn fort per sta sempr su né el vent e né el fred el butn mai giù, s’adatta, s piega e mai non s spezza… …st tamarig è na fortezza! La tamerice La tamerice dalla corteccia grigia / cresce tra la collina e la battigia, / umile pianta dalla scorza dura / è proprio una forza della natura; / spesso è contorta con la chioma fluente / si piega e si torce a seconda del vento, / cresce tra la sabbia piena di sale / eppure viene su bella e non sta mai male; / quando non c’è vento sembra che pianga / come un fanciullo quando si lagna; / e invece è il sudore o meglio “essudato” / e caso strano è anche salato! / Non sarà un caso che anche il poeta / la cita quando piove in mezzo alla pineta, / “le tamerici salmastre ed arse” / scrisse d’Annunzio... così mi parve; / per prendere in giro qualcuno, / dicevano spesso nel caso opportuno / i nostri nonni dai capelli grigi... / “sei proprio grezzo come una tamerice!” / Anche noi ragazzi siamo un po’ grezzi… / ma come un diamante! / Appena estratto dalla roccia dura / che brilla anche senza sfaccettatura; / Certo non si può confrontare / un diamante con una tamerice. / Il primo vale soldi, brilla e ce n’è poco / con il secondo si e no ci si accende il fuoco. / È vero, ma si può spiegare / qual è il segreto per continuare a brillare, / dobbiamo fare come la tamerice / che cresce sulle scarpate e mette molte radici; / lavora ed è ben salda per star sempre eretta / né il vento né il freddo la buttano mai giù / s’adatta, si piega e mai si spezza... / ...questa tamerice è una fortezza! 115 SCUOLE SECONDARIE DI I GRADO Classe Ia 2o classificato POESIA SENZA CONFINE 2016 Scuola Media Esanatoglia (MC) Lu supplìzziu de la matìna Cèrte òrdi pénzo ch’è na tortùra de venì a scòla è véro che de le fadìghe co li sei e li sètti vàbbu e mmàmma recompènzo, ma quìssi me pàre màtti! Pàrleno loro e nze po’ dì na paròla (tte se ffiàara!!!), chiédeno a me, sto zìttu, e me fànno fònne lu cervellìttu… Tòcca sta’ vvóni, sennò pe na fanfàra chiàmeno la Sciàra! Me sa che lu vidèllu adè lu mèjo me sta callàra: ce fa zzombà e cce fa magnà e, quàanno ce vóle, du zzambàte ce le dà. Quìssi pretènneno, pretènneno, ma che tte preténni, li mortàli zzùmbi? No lo sànno quàndu so lùnghi? No lo capìsceno le quistióni che cc’aimo? Che ne sànno che vvórdì se tte se róppe la pleistéscio (in quésso sìmo tutti uguàli e nisciùnu è vvìssciu) o se tte se mpàlla lu piccì… Pénzeno sulu a la pena per quìllu poru gobbìttu de Recanàti, ma pe nnuàndri pori carceràdi misericòrdia nge l’hanno. È quélla de italiàno, se no ntèrroga, ce vène a rreccondà de quìllu poeta fissàtu co li cimitèri, nge pénza mai che Mmataràzzi ha signàu l’altrujéri??? Lo dìge pùre lu prète tre òrde lu dì 116 POESIA SENZA CONFINE 2016 SCUOLE SECONDARIE DI I GRADO Scuola Media Esanatoglia (MC) Classe Ia 2 classificato o ch’è ppeccàtu mortàle de nfierì! Comùnque, a la fine, n’è cattìi, è lu mestiére loro: du urlàcci, ‘n quàttro, tre ppredicózzi… Nte ce stròzzi. Il supplizzio della mattina Certe volte penso / che è una tortura venire a scuola: / è vero che delle fatiche / con i sei ed i sette babbo e mamma ricompenso, / ma questi mi sembrano matti! / Parlano loro e non si può dire una parola / (ti si lanciano dietro!!!), / chiedono a me, sto zitto, / e mi fanno fondere il cervelletto... / Bisogna star buoni, sennò per una fanfara / chiamano la Sciarra! * / Mi sa che il bidello è il migliore in questo calderone: / ci fa saltare e mangiare / e, quando ci vogliono, due calci ce li da.** / Questi pretendono, pretendono, / ma che pretendi, i salti mortali? / Non lo sanno quanto sono lunghi? / Non li capiscono i problemi che abbiamo? / Che ne sanno che vuol dire / se ti si rompe la playstation / (in questo siamo tutti uguali e nessuno è speciale) / o se s’impalla il pc... / Pensano solo alla pena per quel povero gobbetto di Recanati, / ma per noialtri poveri carcerati / misericordia non ce l’hanno. / E la prof d’italiano, / se non interroga, ci viene a raccontare / di quel poeta fissato con i cimiteri, / non pensa mai che Materazzi / ha segnato l’altro ieri??? / Lo dice pure il prete tre volte al dì / che è peccato mortale infierire! / Comunque, alla fine, non sono cattivi, / è il loro mestiere: / due urlacci, un quattro, tre predicozzi... / Non ti vanno di traverso. * Sciarra è il cognome dell’insegnante di matematica, nonché vicaria della scuola, e quindi figura piuttosto autorevole. ** Ovviamente l’abbiamo inserito per la rima, non accade realmente… 117 SCUOLE SECONDARIE DI I GRADO POESIA SENZA CONFINE 2016 Ivan Monaco 3o classificato POESIA SENZA CONFINE 2016 I.C. “L. della Robbia” Appignano (MC) A’ mamm Io teng na mamm doce comm o’ zuccher, io teng na mamm can at chiù bell nun ce sta, pecchè l’ammor suoie pe me è tutt o munne. Esse nun vo che chiagne, ma sul n’abbracce suoie me ra tant calor. Ogni juorne pe me si comm nu surris, quann te veche me brillen l’uocchie. Tu faie tutt pe nuie figli rint a sta casa, se sent semp addore e cose bon, pecchè si na cosa grand. Pur io quann a veche penz... Maronn, che mamm ca teng, na mamm fort comm o fierr! Esse ce vo nu bene gruoss assaje. Nun ce fa mancà mai nient. E furtun patmm ca se l’ha pijat. Com se dice a Napl… chi tene mamm nun chiagne. POESIE IN LINGUA SCUOLA PRIMARIA Studenti premiati 1. Lorenzo BALDINI - Scuola Primaria “G. Verdi” San Marcello (AN) 2. Alessandro SCARPETTA - Ist. Compr. “Via Piave” Morrovalle (MC) 2. Emma TORTOLINI - Scuola Primaria “T. Lippera” Cerreto d’Esi (AN) 3. Filippo CELLI - Ist. Compr. “Carlo Urbani“ - Moie (AN) 3. Rossi Dinanyiris TRAFERRO CARRERAS, Alexandra MUNTEANU, Giada PIRCHIO, Erida PREBIBAJ - Scuola Primaria “G. Marconi” - Loreto (AN) La mamma Io ho una mamma dolce come lo zucchero, / io ho una mamma che un’altra più bella non ce, / perché l’amore suo è per me tutto il mondo. / Lei non vuole che piango, ma solo un suo abbraccio mi da tanto calore. / Ogni giorno per me sei come un sorriso, / quando ti vedo mi brillano gli occhi. / Tu fai tutto per noi figli dentro questa casa, / si sente sempre odore di cibi buoni, / perché sei una cosa grande. / Pure io quando la vedo penso... / Madonna, che mamma che ho, / una mamma forte come il ferro! / Lei ci vuole un bene assai grande. / Non ci fa mancare mai niente. / E fortuna mio padre che se l’è presa. / Come si dice a Napoli... / chi ha la mamma non piange. 118 119 SCUOLA PRIMARIA Lorenzo Baldini 1o classificato POESIA SENZA CONFINE 2016 Scuola Primaria “G. Verdi” San Marcello (AN) I.C. “Via Piave” Morrovalle (MC) Fa bene al cuore Anche se diverso Donare agli altri fa bene al cuore, regala alla tua vita tanto calore. Non è importante quanto dai, ma con quanto amore lo farai. Non devi volere niente in cambio, donare qualcosa non è uno scambio. Al povero in strada regala una monetina, al bimbo meno fortunato la tua automobilina; vedrai i loro visi diventare sorridenti, e sarà meglio di tanti complimenti. Erano ancora dei ragazzini sognavano veder correre in casa dei bambini. Poi la lieta notizia che rende la vita una letizia. Questo ci guadagni... il tuo cuore si è riempito e perciò ti sei arricchito. Donando hai un giocattolo in meno ma il tuo cuore è strapieno: la gratitudine di quel bambino meno fortunato che grazie al tuo dono oggi ha giocato. Non scordarti mai di donare il tuo sorriso, soprattutto quando vedi un triste viso e anche se non ti ricambierà, avrai imparato la gratuità. SCUOLA PRIMARIA POESIA SENZA CONFINE 2016 Alessandro Scarpetta 2o classificato pari merito Il pancione cresceva ogni giorno un pochino emozionante era sentir battere il tuo cuoricino. Finalmente sei arrivato! Mamma e papà tanto tempo ti hanno aspettato! A pochi giorni da questa grande felicità un velo di tristezza li ha avvolti già. Il dottore li ha informati della tua diversità e ora vedono il tuo futuro con tanta difficoltà. Rabbia e tristezza, hanno accompagnato la tua fanciullezza. Ma adesso che sei cresciuto, per tante cose hai molto fiuto. La tua capacità nell’osservare, ti rende un ragazzino molto speciale. Anche i tuoi genitori ti sanno apprezzare per ciò che sai fare. La diversità può essere preziosa se accettata come ogni altra cosa: basta sapersi amare e imparare a apprezzare anche gli scherzi che la natura può fare. 120 121 SCUOLA PRIMARIA Emma Tortolini 2a classificata pari merito POESIA SENZA CONFINE 2016 Scuola Primaria “T. Lippera“ Cerreto d’Esi (AN) POESIA SENZA CONFINE 2016 I.C. “C. Urbani” Moie (AN) Acqua pulita Acrostici Questa è la storia dell’acqua che nasce limpida e allegra, ancora in fasce, scende correndo nella natura: ma quanto è bella, ma quanto è pura! Arriva a valle increspata dal vento, ma è già alle porte l’inquinamento: si getta nel lago e incontra il cemento. L’acqua rallenta, ancora ridendo. Poi trova fabbriche, case e veleni, su strade ferrate passano i treni, ci sono auto, rifiuti, liquami. Oh! Mamma mia: l’uomo, che infame! L’asfalto brucia nel caldo d’estate, il fumo si scarica nell’aria e ricade. Povera acqua, sempre più nera, non è più limpida e neanche serena! Diretta a lenta velocità, verso un’ancora più sporca città. Ma quando l’orrore diventa rovina e la natura non è più vicina, appare un ultimo raggio di sole, una speranza: il depuratore! E lui felice e contento che fa? Aspetta che l’acqua attraverso ci va. E col suo lavoro di filtro che dà? Un’acqua pulita che al mare andrà. LAMPEDUSA L’isola che rappresenta la salvezza Affronta ogni giorno il travaso di Masse umane da un continente all’altro, dai Porti nord-africani partono i profughi E confidano nella bontà D’animo degli Italiani, Un giorno, chissà… ci Sarà qualcuno che li Amerà per la loro generosità 122 SCUOLA PRIMARIA Filippo Celli 3o classificato pari merito I BARCONI Il mare in Burrasca non li spaventa Anche oggi due barconi hanno Raggiunto le nostre Coste ed erano pieni zeppi di persone Ognuno di loro porta Nel cuore Il desiderio di un futuro migliore IMMIGRATI Io li vedo sul telegiornale, sono Migliaia e Migliaia, affamati, sporchi e Impauriti. I soccorritori Generosamente danno loro cibo, qualche coperta e Recuperano Anche i corpi caduti in mare! I loro volti pieni di Tristezza dovrebbero Insegnarci l’amore 123 SCUOLA PRIMARIA Traferro Carreras, Munteanu, Pirchio, Prebibaj 3i classificati pari merito POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 SCUOLE PRIMARIE Scuola Primaria “G. Marconi” Loreto (AN) Un mondo di mimose Passo per la via e un intenso profumo danzante per l’aria mi solletica il naso. Piccoli soli, attaccati alle braccia tese degli alberi, regalano un’esplosione di colore alla natura ancora assopita. Gialle, belle, morbide, vellutate, tante e delicate sono le mimose che urlano al vento: “Arriva la Primavera”. 124 POESIE IN DIALETTO SCUOLE PRIMARIE Studenti premiati 1. Giorgia PICCOTTI - Scuola Primaria “G. Verdi” - San Marcello (AN) 2. Alessandro SCARPETTA - Ist. Compr. “Via Piave” - Morrovalle (MC) 3. Giulia BARCHIESI - Scuola Primaria “G. Verdi” - San Marcello (AN) 3. Elena SANTONI - Scuola Primaria “G. Verdi” - San Marcello (AN) 125 SCUOLE PRIMARIE Giorgia Piccotti 1a classificata POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 SCUOLE PRIMARIE Scuola Primaria “G. Verdi” San Marcello (AN) Ist. Comprensivo “Via Piave” Morrovalle (MC) Alessandro Scarpetta 2o classificato Un mondo migliore Ciagghio visogno de sbottà! Pe sta bene servono ingredienti speciali…. Ecco allora una pozione da be’ ogni giorno, soprattutto quando ce comportamo male co le persone che ce stanno accanto. Un calderò de rispetto, un pizzico de docezza, un cucchiaio de voglia de fa, un mestolo de felicità, una ciotola de umiltà, sorrisi in quantità! Mescolare tutto con calma, mettere il pentolò sul fuoco ed aspettà! Bevila tutto d’un fiato… poi t’accorgerai di quanto sia bella la vita! Ate lo recordi de cuanno te diciio de fallo sgobbà? Aah ma tu sii lo vergà! Lu coccu de papà no nze putia toccà. Aduia lo nome rinnovà addè uardalo là mango na donna iela fa a troà! lu coccù de papà. No gli sii dato né arte e né parte anzi no n’arte ce l’ha lo vocciò a mbarato a scolà! Brao vergà! Pure de te m’agghio da vergognà. Io no zo potuto mai parlà: lee carze le porta lo vergà e gnisciuna putia rognecà. Io no te staco a accusà che lo bon padre no sii saputo fa è solo che so stracca de spettà che sto figlio gliela fa a cambià. So preoccupata. E anche co sta vita ngazzata vurrio un bo de soddisfaziò. Invece sempre preoccupaziò. Aa fine o sai che te dico? Me sta sulo core perché perché gliè voio vene anche se ogni tando mefà piglià ste pene. Un mondo migliore Per star bene servono / ingredienti speciali… / Ecco allora una pozione da bere ogni giorno, / soprattutto quando ci comportiamo male / con le persone che ci stanno accanto. / Un paiolo pieno di rispetto, / un pizzico di dolcezza, / un cucchiaio di voglia di fare, / un mestolo di felicità, / una ciotola di umiltà, / sorrisi in quantità! / Mescolare tutto con calma, / mettere il pentolone sul fuoco / ed aspettare! / Bevila tutto d’un fiato… / poi ti accorgerai di quanto sia bella la vita! 126 127 SCUOLE PRIMARIE POESIA SENZA CONFINE 2016 POESIA SENZA CONFINE 2016 Alessandro Scarpetta 2o classificato Ist. Comprensivo “Via Piave” Morrovalle (MC) Scuola Primaria “G. Verdi” San Marcello (AN) SCUOLE PRIMARIE Giulia Barchiesi 3aclassificata pari merito Donà In una poesia come se po’ spiegà il donà? Dono un fiore a mi madre per quello che me fa. Un bacio a mi padre per quello che me dà. Una carezza a mi fradello per quando me viè a judà. Un sorriso a mi nonna per pranzo che ha dà preparà. Una abbraccio granne a nonno perché me viè a pià. Un saluto a zio che spesso me fa ‘ncavolà. Una telefonada a zia pè falla tranquillizzà. Un bel piatto de minestrò a mi cugino perché sa da ‘grassà. Ho bisogno di sfogarmi Ti ricordi di quando ti dicevo di farlo lavorare? / Ah! Ma tu sei il capofamiglia! / Il preferito di papà / non si poteva toccare! / Doveva rinnovare il cognome / adesso, guardalo là / neanche una donna è stato capace di trovarsi! / Il preferito di papà. / Non gli hai insegnato nessun mestiere / Anzi noo!! Un mestiere ce l’ha!!! / Il fiasco del vino ha imparato a scolare! / Bravo capofamiglia! / Anche di te mi devo vergognare /io non ho potuto mai parlare: / i pantaloni li portava il capofamiglia e nessuno poteva protestare. / Io non ti sto accusando / di non essere stato un buon padre / è solo che sono stanca di aspettare / che questo figlio riesca a cambiare. / Sono preoccupata / E anche con questa vita arrabbiata / Vorrei un po’ di soddisfazioni / Invece arrivano sempre preoccupazioni. / Alla fine sai cosa ti dico? / Mi sta sul cuore / perché gli voglio bene / anche se ogni tanto mi fa prendere queste pene. 128 Donare In una poesia come si può spiegare il donare? / Dono un fiore a mia mamma per quello che mi fa. / Un bacio a mio padre per quello che mi da. / Una carezza a mio fratello per quando mi viene ad aiutare. / Un sorriso a mia nonna per il pranzo che deve preparare. / Un grande abbraccio a nonno perché mi viene a prendere. / Un saluto a zio che spesso mi fa incavolare. / Una telefonata a zia per farla tranquillizzare. / Un bel piatto di minestrone a mio cugino perché deve ingrassare. 129 SCUOLE PRIMARIE Elena Santoni 3aclassificata pari merito POESIA SENZA CONFINE 2016 Scuola Primaria “G. Verdi” San Marcello (AN) Donà Avemo donado il cibo e avemo ‘mparado che… donà significa amà, donà voldì da amici guardà, donà significa aiutà. Un dono lo poi fa’ coll’amore je dai n’fiore che je riempe l’core. Donà ce m’para a offrì le cose nostre pe falle diventà pure vostre. Un sorriso è donà… Allora adè posso dì che donà è un lavoro da fa’. Donare Abbiamo donato il cibo e abbiamo imparato che… / donare significa amare, / donare vuol dire essere amici / donare significa aiutare. / Un dono lo puoi fare con l’amore / gli dai un fiore che gli riempie il cuore. / Donare ci insegna ad offrire le nostre cose / per farle diventare anche vostre. / Un sorriso è donare… / Allora adesso posso dire che donare / è un lavoro da fare. 130 Organizzazione Associazione La Guglia Patrocinio Collaborazione Comune di Agugliano Comune di Polverigi Finito di stampare nel mese di ottobre 2016 presso la Poligrafica Bellomo di Ancona