Lo Stato della penisola araba ha meno di due milioni di abitanti ma
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Lo Stato della penisola araba ha meno di due milioni di abitanti ma
Mondo | Il Nord Est asiatico Qatar Lo Stato della penisola araba ha meno di due milioni di abitanti ma sarà l’organizzatore dei Mondiali di calcio del 2022 L’Emiro Tamin bin Hamad al-Thani e, da sinistra, alcuni suoi investimenti: Volkswagen, Harrods, Al Jazeera, Paris Saint Germain 14 OUTLOOK - Settembre/Ottobre 2013 Alla ricerca dello sviluppo Grazie alle immense riserve di gas il Paese è ricchissimo e in questi anni sta investendo in tutto il mondo, dai progetti immobiliari alle squadre di calcio. Ma il cambiamento inizia dall’interno. Perché il nuovo giovane emiro Tamim bin Hamad al-Thani vuole lasciare un’impronta fortemente innovativa di Ugo Bertone S apreste rispondere alla domanda: «Che cosa hanno in comune Lionel Messi, la maison Valentino, Tony Blair, Nicolas Sarkozy, i Fratelli Musulmani, i grandi magazzini londinesi Harrod’s e quelli parigini di Printemps, la Costa Smeralda, Zlatan Ibrahimovic, David Beckam, il Barcelona Football Club e il Paris Saint Germain nonché Porsche, Volkswagen. Barclays Bank e il Crédit Suisse, e perfino il London Stock Exchange e quindi, di riflesso, la Borsa italiana?». Risposta: «Tutti costoro, vuoi direttamente vuoi attraverso il fondo sovrano Qatar Investment Authority (Qia), hanno ricevuto, ricevono o riceveranno quattrini dall’emirato arabo del Qatar». La notizia arriva dal quotidiano spagnolo «El Paìs», in un reportage allarmato sulla diplomazia del pallone dell’emiro che, nel 2022, riuscirà a trasportare i più forti giocatori del mondo per disputare in pieno inverno un’edizione dei Mondiali che si annuncia comunque rivoluzionaria. Anche se non avessero successo gli obiettivi del piano Aspire voluto, già nel 2007 dal nuovo emiro, il 33enne Tamim bin Hamad al-Thani, proprietario della squadra di calcio del Paris Saint Germain, cui nel giugno scorso il padre, lo sceicco Hamad bin Khalifa al-Thani ha ceduto il potere. Il Qatar ha applicato, in grande, il modello del vivaio sportivo del Barcelona: in 15 Paesi quasi un milione di ragazzi, frutto di Novembre/Dicembre 2013 - OUTLOOK 15 Mondo | Il Nord Est asiatico La scheda | Il Paese del gas l Qatar è un emirato retto da una monarchia di tipo assolutistico, benché basata sulla costituzione, ed ereditario. La famiglia regnante è la dinastia degli al-Thani, ramo del clan beduino dei Beni Tameem. Il Paese ha iniziato la sua crescita economica in concomitanza con le operazioni di estrazione petrolifera iniziate a partire dal 1935. Tuttavia, solo negli ultimi decenni del secolo scorso, a partire dalla formale indipendenza della nazione, il Qatar ha iniziato il cammino verso lo sviluppo e la modernità che negli ultimi anni ha subìto una forte accelerazione, con la costruzione, fra le altre cose, della moderna città di Doha, la capitale dello Stato che conta oggi circa 350.000 abitanti. Al momento attuale l’economia del Qatar dipende strettamente dalla produzione degli idrocarburi (petrolio e, soprattutto, gas natu- I rale, risorsa di cui il Paese detiene le maggiori riserve a livello mondiale dopo Russia e Iran), che rappresenta circa il 55 per cento del Pil, l’85 delle esportazioni verso l’estero e il 70 delle entrate statali. Allo scopo di rendersi economicamente indipendente dalla produzione di petrolio e gas naturale, il Qatar sta trasformando la sua economia attraendo consistenti investimenti esteri, in particolar modo nel settore delle costruzioni e delle infrastrutture ma anche, di recente, per progetti industriali. Il Qatar, grazie alla sua strategica posizione geografica, si pone come hub per il transito delle merci dai mercati emergenti dell’Estremo oriente a quelli europei e viceversa nonché, grazie ai bassi costi della manodopera (la gran parte di essa proveniente da India, Bangladesh e dalle Filippine) e dell’energia, si pone altresì come base ideale per la produzione industriale, la ricerca e lo sviluppo di nuovi prodotti e tecnologie (favorito, in questo, anche dalla recente creazione della Free Trade Zone del Qatar Science and Technology Park) e come centro finanziario, con la creazione dell’imponente quartiere Qatar Financial Centre. Un ulteriore stimolo alla crescita e all’interesse dall’estero è costituito dai consistenti investimenti nei settori immobiliare e turistico. Tra i più importanti “Pearl of the Gulf” (una serie di isole artificiali che verranno realizzate nel tratto di mare fronteggiante il West Bay District di Doha) e il Lusail Development Project. Per la prima volta verrà consentito a cittadini stranieri di possedere appartamenti, ville e altre proprietà immobiliari che vi verranno realizzate. una prima selezione, hanno partecipato ai corsi di calcio tenuti in Asia, Africa e America Latina da seimila volontari e allenatori professionisti. Lo scopo è di selezionare 50 ragazzi per Paese e sottoporli a nuovi test per un mese. I migliori ricevono una borsa di studio per perfezionare le proprie doti in un centro del Qatar o in Senegal. L’obiettivo? Preparare giovani bisognosi a un’eventuale carriera da professionista in Europa. O, più ancora, convincere i migliori a prendere la cittadinanza qatariota per giocare con la casacca dell’emirato ai Mondiali che dovranno lanciare la gloria del marchio Qatar, la nuova terra delle «Mille e una notte». Forse è fantacalcio. O fantapolitica. Anche se l’elenco delle acquisizioni è senz’altro destinato ad allungarsi, non foss’altro che per l’alleanza che lega il Fondo strategico italiano, controllato dalla Cassa depositi e prestiti, con il Qia. L’amico del Golfo, insomma, è il primo naturale acquirente in caso di cessioni di quote in Eni (Qia controlla il 3 per cento di Shell). O un potenziale investitore eccellente nei grandi progetti di real estate (ha già acquistato il 40 per cento di Porta Nuova, il complesso urbanistico del quartiere della moda a Milano). Il Qatar ha applicato il modello «Barcelona»: quasi un milione di ragazzi hanno partecipato a corsi di calcio in Asia, Africa e America Latina: Lo scopo è selezionare 50 giovani per Paese da sottoporre a nuovi test; i migliori ricevono una borsa di studio per perfezionarsi. L’obiettivo? Avere un bacino di calciatori da proporre ai club europei. Ma anche convincere i migliori a prendere la cittadin anza qatariota per giocare ai Mondiali del 2022 16 OUTLOOK - Novembre/Dicembre 2013 In ogni caso, se è vero (e probabilmente lo è) che lo sport è una metafora efficace delle ambizioni e degli obiettivi di una nazione, le ambizioni calcistica del giovane emiro sono lo specchio di un salto di qualità del piccolo ma ricchissimo Paese, serbatoio di immense riserve di gas. Un salto coerente con i successi del padre Hamad, salito al potere nel 1995. Sotto la sua guida, l’emirato si è prima emancipato dagli aiuti occidentali sul piano economico, grazie ai ricavi del gas e del petrolio, per poi accumulare un’immensa ricchezza grazie a riserve energetiche accertate che garantiscono una capacità di produzione annuale di gas naturale liquefatto di 77 milioni di tonnellate, ovvero trenta miliardi di dollari l’anno. Il Qatar è un fazzoletto di terra grande quanto l’Abruzzo ma che dispone delle terze riserve al mondo di gas naturale, quindi in grado di crescere a livelli per noi ormai inimmaginabili (il Pil è salito del 18 per cento nel 2011 e dell’8 per cento nel 2012) e con prospettive sempre più brillanti a mano a mano che il mondo dell’industria cerca di passare ai carburati alternativi. Il Paese ha meno di due milioni di abitanti, più o meno cinque immigrati per ogni qatariota (requisito primo Sopra, lo skyline di Doha, la capitale del Qatar A sinistra: shopping time al Villaggio Mall di Doha, uno dei più famosi centri commerciali del Paese, dove è stata ricreata un’ambientazione in stile Venezia per ottenere la cittadinanza è esservi residenti da almeno 23 anni), gode di un reddito pro capite di 103.000 dollari, secondo al mondo solo a quello del Liechtenstein. Ma se si tiene conto dei vantaggi riservati ai cittadini ufficiali qatarioti, il reddito reale sale ad almeno 400.000 dollari. Qui, caso unico o quasi nel Golfo, è permesso il voto alle donne, che possono contare su un ministro nella compagine del nuovo governo. Non solo. È stato Hamad a creare, sul modello della «Cnn», il network «Al Jazeera», la più potente e autorevole fonte giornalistica del Medio Oriente, potente arma ideologica al servizio dell’emirato. Infatti, è vero che la difesa del suo territorio è garantita dai 10.000 soldati a stelle e strisce acquartierati nella base aerea di Al Udeid, la più grande della regione, e in quella dell’esercito ad AsSayliyah, che vigilano sui campi di gas in condominio con la potenza sciita per eccellenza, l’Iran. Ma il Qatar in politica estera, dall’Egitto alla Siria, ha ormai una posizione largamente autonoma, con l’evidente obiettivo di fare pesare la sua potenza economica nello scacchiere strategico più turbolento del pianeta. Anche grazie alla sua tv, «Al Jazeera», apertamente schierata in Il Paese ha meno di due milioni di abitanti e circa cinque immigrati per ogni qatariota, che svolgono tutti i lavori pesanti. Il reddito pro capite è di 103.000 dollari, secondo al mondo solo a quello del Liechtenstein. Ma contando i vantaggi riservati ai cittadini qatarioti (la cittadinanza si ottiene solo se si risiede in Qatar da almeno 23 anni) il reddito reale sale a 400.000 dollari. È l’unico Paese del Golfo dove è permesso il voto alle donne Novembre/Dicembre 2013 - OUTLOOK 17 D A L Mondo | Il Nord Est asiatico O R A Il profilo Il giovane emiro A sinistra, Tamim bin Hamad Al-Thani, emiro del Qatar, all’assemblea generale delle Nazioni Unite a New York lo scorso settembre Sotto, lavori di finitura a Porta Nuova, il quartiere della moda di Milano a 33 anni, due mogli e sei figli. È Tamim bin Hamad al-Thani, da giugno 2013 nuovo emiro del Qatar. Secondo figlio del matrimonio tra lo sceicco Hamad bin Khalifa al-Thani e la sua seconda moglie, Mozah bint Nasser al-Missned, si è laureato all’accademia militare di Sandhurst nel Regno Unito nel 1998 ed è stato nominato principe ereditario cinque anni dopo. Lo sceicco Tamim prende la guida di un Paese piccolo, ma estremamente ricco, grazie alle consistenti riserve energetiche, e che negli ultimi anni ha saputo fare da ponte tra l’Islam e l’Occidente. La sua grande passione? Il calcio. Non a caso uno degli ultimi investimenti è stato l’acquisto della squadra francese Paris Saint Germain, ed è stato uno dei più forti sostenitori dei Mondiali di calcio in Qatar nel 2022. La decisione è presa ma non mancano polemiche, soprattutto per il problematico svolgimento del torneo nel corso dell’estate. In quel periodo dell’anno, le temperature nel Golfo Persico possono facilmente raggiungere i 50 gradi, contro una temperatura media di 24 gradi centigradi nel periodo invernale. Tuttavia la proposta di spostare la competizione in inverno ha incontrato l’opposizione delle maggiori squadre di club europee, preoccupate per le ripercussioni, in particolare finanziarie, che questo avrebbe sui calendari dei tornei nazionali e continentali. Egitto con i Fratelli Musulmani. O grazie all’attivo finanziamento dello sforzo militare dei ribelli anti Assad in Siria. I segnali della forza economica del Qatar, insomma, sono tanti e numerosi. E non è difficile capire che le scelte dell’emirato, al pari o forse anche di più di quelle degli Emirati Arabi Uniti, peseranno sempre di più. Soprattutto per l’Italia. Sia perché, come si è visto, il Qatar è anche un grande buyer in giro per il mondo, forte di una disponibilità da investire, secondo le ultime stime, nell’ordine dei 25-30 miliardi di dollari. Sia per il valore strategico del gas qatarino sbarcato nel rigassificatore di Rovigo (il 10 per cento circa dei consumi della nostra nazione). Ma, non meno importante, perché per gli interventi di modernizzazione del Paese mediorientale sono stati stanziati oltre 180 miliardi di dollari, di cui 70 destinati al programma per la costruzione di infrastrutture in vista del mondiale di calcio. Per capire le dimensioni della scommessa basti dire che l’import, nel 2012, non ha superato i 20 miliardi di dollari contro un surplus commerciale di 76 miliardi (il settimo assoluto al mondo). Tra i progetti si trova di tutto: P I Ù 1 9 5 8 C H E C O S T R U I A M O M A I R I S O L L E VA R E S A P P I A M O I L N O S T R O P E R C O M E V O I FA R L O P E R T E R R I T O R I O ! H • SOPRALLUOGHI e VALUTAZIONE DANNI • MESSA in SICUREZZA • PROGETTAZIONE Ricostruzione POST-SISMA • PRATICHE per RICHIESTA CONTRIBUTI • RISTRUTTURAZIONE e RICOSTRUZIONE • ADEGUAMENTO SISMICO Il fondo sovrano Qatar Investment Authority (Qia) opera anche in Italia: ha un’alleanza con il Fondo strategico italiano, controllato dalla Cassa depositi e prestiti. È il primo acquirente in caso di cessioni di quote da parte di Eni e ha già acquistato il 40 per cento di Porta Nuova, il complesso urbanistico del quartiere della moda a Milano Chiavi in mano Azienda certificata ISO 9001:2008 e attestata SOA DAL 1958 COSTRUIAMO PER VOI Le nostre case... la nostra storia! 18 OUTLOOK - Novembre/Dicembre 2013 S. Felice sul Panaro (MO) - tel. 0535 84242 - [email protected] - www.stabellinicostruzioni.com Mondo | Il Nord Est asiatico I DATI ECONOMICI Pil: 106,8 miliardi di euro Composizione del Pil per settore economico: agricoltura: 0,1%; industria: 78,8%; terziario: 21,1% Crescita del Pil: 8% nel 2012, 18% nel 2011, 16,3% nel 2010 Popolazione: 1.853.000 abitanti Tasso di disoccupazione: 0,5% Debito pubblico: 10,3% del Pil Inflazione: +1,9% Maggiori settori industriali: produzione e raffinazione del petrolio, produzione di gas naturale, fertilizzanti, prodotti petrolchimici, siderurgia, cemento e cantieristica navale, industria dell’alluminio e della plastica Impagabile Avere sempre informazioni esclusive e raccolte alla fonte. Entra in iTunes e Google play e scarica la tua app. Consulta sul tuo smartphone 8850 profili biografici dei personaggi di maggiore rilievo e 5800 profili delle aziende e Istituzioni più rappresentative in Italia. Il nostro costante aggiornamento ti offre una visione reale di chi conta nel panorama economico, politico, sociale e culturale. News, comunicati stampa e interessanti contributi video. Uno strumento di lavoro imprescindibile, che porta nel mondo il valore, la competitività e affidabilità del nostro Paese. WHO’S WHO IN ITALY S.r.l. email: [email protected] www.whoswho.eu Export: Giappone (31,3%), Corea del Sud (16,5%), Singapore (9,1%), India (8,1%), Thailandia (4,3%), Emirati Arabi Uniti (4%) Importazioni: Usa (13,1%), Italia (8,8%), Giappone (7,9%), Germania (7,2%), Corea del Sud (6,3%); Francia (6,1%), Regno Unito (5,5%) l’isola artificiale «Pearl of the Gulf» (400 ettari di superficie, quasi 20 chilometri di spiagge per 40.000 residenti internazionali) e il complesso residenziale Lusail, la costruzione del nuovo porto commerciale, del nuovo aeroporto internazionale, della rete ferroviaria e del Friendship Causeway Bridge, il ponte che unirà il Qatar e il Bahrein; ma anche la Città della Scienza e della Tecnologia, il Centro di Medicina Sidra e l’istituzione di un’Education City, volta a garantire alti livelli di istruzione. Più il Piano per la sicurezza alimentare, che dovrebbe consentire, entro 12 anni, di rendere possibile l’agricoltura sul 40 per cento del territorio, oggi occupato dal deserto. Le opportunità di business, dunque, non mancano, soprattutto se inserite nella cornice di un Paese che ha Una raffineria di petrolio nei pressi di Mesaieed, a una cinquantina di chilometri da Doha tra le aliquote fiscali più basse al mondo e non conosce l’Iva. Un mercato ricco e che dovrebbe essere assai ricettivo nei confronti del made in Italy (a cominciare dal fashion e dall’arredamento), che invece negli ultimi anni ha subìto una contrazione, nonostante il boom dell’import legato all’apertura del rigassificatore di Rovigo. Forse perché, nonostante l’indiscutibile valore strategico e finanziario del Qatar, Doha è troppo poco presente nelle rotte del business italiano. Una città strana, la capitale del Qatar, accomunata a Los Angeles da un particolare: negli ampi viali della città scorre un fiume d’auto ininterrotto, tra cui non è raro individuare Rolls Royce, Aston Martin o Ferrari. Insomma, non si vede nessuno andare a piedi, se non gli operai pakistani o indiani che, la testa coperta da una pezza di stof- Novembre/Dicembre 2013 - OUTLOOK 21 Mondo | Il Nord Est asiatico fa, costruiscono le strade e i palazzi che si spingono verso il cielo. Non è questo il destino dei 250.000 qatarioti che godono della cittadinanza, ovvero i benedetti sudditi di sua altezza reale. Loro possono permettersi una passeggiata al City Center o in uno degli altri centri commerciale della capitale: uomini vestiti di bianco, donne in nero, bambini griffati, tutti assieme tra le vetrine dei negozi. I più sportivi magari si cimentano sui pattini sulla pista del ghiaccio nella hall, sotto una cupola che tiene lontani i raggi del sole del deserto. Non mancano attrazioni di altro genere. Le mostre d’arte, che però talvolta riservano sorprese: l’esposizione dedicata agli dei dell’Olimpo, la scorsa primavera, ha registrato la censura nei confronti di tre statue ellenistiche. Si era pensato di coprire le nudità per rispettare la «sensibilità comune» ma la Grecia, in un sussulto di dignità, ha preferito riportare ad Atene le opere concesse in prestito. È andata meglio a Damien Hirst, discusso ma famosissimo artista britannico, con «Relic»: i suoi squali sono esposti in questi mesi nella più spettacolare mostra mai tenuta dal pur già strapagato maestro dell’arte contemporanea. Una mostra che non poteva tenersi che a Doha, terra in cui diventano sempre più evidenti gli effetti collaterali della ricchezza. Causa lo stile di vita sedentario, risultato diretto di una struttura sociale in cui tutti i lavori più impegnativi e logoranti sono delegati agli immigrati, i qatarioti figurano ai primi post al mondo per disturbi legati all’obesità e al diabete. L’allarme è stato lanciato da un articolo del quotidiano saudita «Al Watan»: entro cinque anni, se non si interviene, il 73 per cento delle donne e il 69 per cento degli uomini del Qatar sarà afflitto da obesità. Già oggi il Qatar è al quinto posto nel mondo in questa triste graduatoria, per effetto di costumi culturali e alimentari sbagliati. «Se non accetti il cibo che ti viene offerto, offendi il tuo ospite. E viceversa, se qualcuno lascia casa tua senza avere ricevuto un invito, si sentirà insultato», si lamenta con il «New York Times» un giovane manager, Abdulla al-Naimi. «Metà della mia famiglia ha il diabete», aggiunge, «a cominciare da mia madre e da tre miei cugini. Io mangio troppo e non faccio esercizio fisico». E una principessa di sangue reale, in anonimo, è ancora più inquietante: «Cinque bambini, su sette della mia famiglia, hanno già problemi di peso. Mio fratello pesa 130 chili fin da quando aveva 19 anni e un altro, a dieci anni, già passa gli 80 chili». Colpa di una dieta e di regole suicide. «A scuola si fa uno spuntino e poi il pranzo. Rientrati a casa si mangia una seconda volta, in genere un pranzo robusto a base di riso ed agnello. Poi c’è la merenda e la cena». Ma non è finita: «Se vado da un’amica, per prima cosa mi trovo la tavola imbandita. Non importa se sono già piena, se non mangio è un insulto». Urge l’export di una più sana dieta mediterranea, magari arricchita da palestre made in Italy. • Consulenza Strategica Aziendale Manufacturing e Servizi prossima apertura! accanto all'hotel Executive Via Circondariale S. Francesco, 2 41042 Fiorano Modenese (Mo) tel. +39 0536 030013 fax +39 0536 030012 Rapid Continuous Improvement W World orld Class Manufacturing