Parte 1 – Le origini del nuoto

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Parte 1 – Le origini del nuoto
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Progetto
“Staffetta 4x100 misti…tutti in acqua
in gara per la Cittadinanza,
Costituzione, Salute e Sicurezza”
LA STORIA DEL NUOTO
1° PARTE: LE ORIGINI DEL NUOTO
Ilaria Pizzarotti
LE ORIGINI DEL NUOTO
La storia del nuoto trova le sue origini sin dalla preistoria, oltre 7000 anni fa,
come testimonia il rinvenimento di pitture rupestri rappresentati uomini
nell'atto del nuoto risalenti all'Età della pietra. Sport acquatico dalla storia
ultra millenaria, viene inserito nel programma olimpico fin dai Giochi della I
Olimpiade.
1. Le prime testimonianze di una disciplina antenata del nuoto risalgono al
periodo preistorico. Disegni risalenti all'Età della Pietra (8.000 anni fa) sono
stati trovati nella “Caverna dei Nuotatori”, sull'altopiano del Gilf Kebir nei
pressi di Wadi Sora (o Sura) nell'Egitto sud-occidentale, sono state rinvenute
delle pitture rupestri rappresentanti uomini eseguire movimenti simili a quelli
degli attuali stili del nuoto.
Ingresso della caverna dei nuotatori
La Caverna dei Nuotatori è una grotta che è stata scoperta nel mese di
ottobre 1933 dall’ esploratore ungherese László Almásy. Nel libro di Michael
Ondaatje "il paziente inglese", da cui poi è stato tratto l'omonimo film diretto
da Anthony Minghella che nel 1996 ha vinto nove premi Oscar, si raccontano,
tra le altre cose, i particolari di questa grande scoperta: il Paziente Inglese, al
secolo Ladislaus von Almasy, era passato lungo questa falesia nel deserto
egiziano e, in una grotta, aveva casualmente trovato meravigliosi graffiti
preistorici: uomini dalla forme sinuose che sembravano nuotare sulle pareti.
In una spedizione recente, effettuata nel 2002 dal torinese Massimo Foggini,
è stata scoperta una seconda caverna dalle caratteristiche simili a quelle di
Wadi Sura, dove si vedono ancora figure umane che nuotano.
Grotta Foggini
Tra le ipotesi prese in considerazione, però, c'è anche quella che gli uomini
rappresentati eseguano movimenti di un rituale estraneo alla attività
natatoria.
Purtroppo, il poco interesse dimostrato dal governo egiziano nei confronti di
queste zone, definite tra le più desolate della terra, le lascia in esclusiva ai
pochi viaggiatori amanti del deserto. Ciò ha portato negli anni al degrado dei
dipinti, come già si è verificato nella Grotta dei Nuotatori dove pezzi di roccia
si sono staccati dalle pareti perdendo importanti porzioni decorate.
La capacità di nuotare o comunque di tenersi a galla è stata probabilmente
una qualità sviluppata dagli antichi cacciatori, successivamente è stata il
mezzo per spostare eserciti e armate anche di grandi dimensioni. In un primo
tempo i soldati attraversarono fiumi e corsi d'acqua rimanendo sulle loro
cavalcature, ma in seguito lo fecero nuotando essi stessi.
2. Un papiro egizio risalente al 3000 a.C. contiene i primi geroglifici con
accenni al nuoto in forma ideografica, e anche un sigillo di argilla egiziano
datato tra il 4000 a.C. e 9000 a.C. mostra quattro nuotatori durante quella
che si ritiene sia una variante del crawl.
Il sigillo egizio detto 'degli ispettori delle acque' reca inciso il geroglifico per
"l'azione di nuotare". Riprodotto dall'archeologo e storico tedesco Carl Diem
nell'opera Körpenkultur im alten Aegypten (Limpert, Berlin 1938), il sigillo
raffigura un personaggio che nuota in una sorta di crawl (stile libero),
testimoniando così la conoscenza di questa tecnica fin dal 3° millennio a.C.
Altri geroglifici della stessa epoca rappresentano ideograficamente l'azione del
nuotare: vi sono raffigurati personaggi con le braccia posizionate una
avanzata davanti al capo e l'altra distesa con la mano oltre il fianco; tutti
inoltre rappresentano la figura umana con le gambe distese separate, come
in una azione dall'alto verso il basso. Al Regno Nuovo (1580-1085 a.C.)
risalirebbero invece numerosi cucchiai per unguenti, realizzati sia in legno sia
in avorio, su cui è raffigurato il corpo nudo di nuotatrici, con mani e gambe
unite e protese, come nella posizione che si assume per scivolare in acqua.
3. In uno dei bassorilievi di Nimrud, antica città assira sul fiume Tigri,
risalente all'880 a.C. e conservato al British Museum di Londra, sono
raffigurati tre guerrieri che fuggono a nuoto, due dei quali si sostengono con
piccoli otri, mentre il terzo è nella caratteristica posizione con le braccia
pronte a spingere in modo alternato e le gambe allungate e leggermente
flesse al ginocchio, che sembrano accennare un movimento alternato dei
piedi nel piano verticale; la testa è alta con lo sguardo rivolto nella direzione
di avanzamento. La prima delle tre figure di guerrieri-nuotatori offre inoltre
un'illuminante informazione relativa alle tecniche che potevano allora essere
impiegate per vincere e sfruttare le correnti e percorrere in acqua anche
grandi distanze: il guerriero procede infatti sostenendosi con una vescica
assicurata alla vita, che mantiene gonfia soffiandovi dentro attraverso un
budello, la cui apertura e chiusura viene controllata con la mano sinistra,
mentre si spinge con la mano e il braccio liberi.
Bassorilievo di Ninive
4. Testimonianze pittoriche tombali sono state ritrovate in Italia, nei territori
dell'antica Etruria e della Magna Grecia: tomba della Caccia e della Pesca, o
degli Etruschi, a Tarquinia, del 7° secolo a.C.; tomba del Tuffatore, a
Paestum, del 6° secolo a.C., prima espressione della pittura greca in Italia.
Nelle due rappresentazioni è molto simile la posizione del tuffatore, che si
lancia dall'alto delle rocce nel primo caso, verso uno specchio d'acqua
dall'alto di una costruzione appositamente realizzata nel secondo caso.
Raffigurazioni come quelle di Paestum e di Tarquinia sono la conferma di
come nuotare fosse un'attività diffusa e naturale. La tomba etrusca, riportata
alla luce nel 1873, rappresenta il tuffo come un gesto tecnicamente evoluto,
eseguito alla presenza di spettatori che seguono la scena da una barca,
chiaro segno dell'interesse che questo tipo di esibizioni, programmate o
estemporanee che fossero, aveva presso gli Etruschi.
5. Non mancano poi testimonianze della pratica del nuoto presso le antiche
popolazioni dell'America o presso quella dei Cafri, nell'Africa sudorientale,
l'osservazione delle quali nel corso del 19° secolo fece tra l'altro riscoprire nel
mondo occidentale le tecniche più avanzate di nuoto.
Tra gli esempi più celebri si ricordano i dipinti murali della camera di
Tepantitla a Teotihuacán (presso Città del Messico), che mostrano uomini
nell'atto di bagnarsi nelle acque di Tlalocán, paradiso del dio Tlaloc.
6. Per quanto riguarda le regioni asiatiche, le popolazioni che vivevano lungo
il grande fiume Indo costruivano, già dal 3° millennio a.C., città dotate di veri
e propri impianti per la balneazione.
7. Numerose sono inoltre le citazioni bibliche di natatoria (Isaia 22,9; 22,11;
2 Re 20,20) e di allusioni al nuoto (Isaia 25,11; Ezechiele 47,5; Atti 27,42) o
ad acque termali (Genesi 36,24).
8. Sebbene il nuoto non fosse compreso nel programma dei giochi olimpici
dell'antichità, i Greci lo praticavano tenendolo in grandissima considerazione.
Uno dei peggiori insulti per un greco era definirlo incapace di correre e di
nuotare. Nelle antiche leggi di Atene il nuoto faceva parte della prima
educazione. La letteratura e le raffigurazioni artistiche ci testimoniano l’uso
del crawl. Anche gli Spartani si tuffavano tutti i giorni nel loro fiume ondoso,
a scopo di allenamento.
Le opere di storici come Erodoto (490/480-424 a.C.) o Tucidide (460-395
a.C.) testimoniano della pratica e dell'abilità nel nuoto nel mondo greco: nelle
sue Storie Erodoto racconta di gare di nuoto organizzate dal grande re
persiano Serse I (485-465 a.C.), mentre nel VII libro delle Guerre del
Peloponneso Tucidide narra di come gli Ateniesi, durante la spedizione contro
Siracusa, fossero stati in grado di neutralizzare l'effetto di grossi pali che i
Siracusani avevano piantato sul fondo del mare, a difesa delle navi ancorate
nel porto, grazie all'opera di tuffatori che immergendosi li avevano segati.
Lo storico greco Erodoto
9. Anche presso la cultura romana il nuoto era considerato tra le principali
attività sportive, divenendo un vero e proprio fatto agonistico, ed era inoltre
praticato come esercizio militare. Oltre al gusto per la pratica termale (a
scopo igienico, terapeutico o ludico) sono molte le testimonianze che provano
l'interesse dei Romani verso il nuoto, tra le quali si ricorda quella di Cicerone
che, nell'orazione Pro Caelio, accenna alla folla di gente che accorreva sul
Tevere per nuotare.
Per quanto riguarda le popolazioni del Nord Europa, nel De origine et situ
Germanorum Tacito (1°-2° sec. d.C.) racconta che presso i popoli germanici
gli eroi erano spesso campioni di nuoto e di tuffi; lo stesso storico ricorda
l'abilità nel nuoto dei Batavi, dei Germani e degli Svevi.
Publio Cornelio Tacito (55-117 d.C.)
10. Nel Medioevo, contrariamente a un'ipotesi diffusa, non vi fu una netta
frattura con la tradizione classica per quanto riguarda la pratica del bagno.
Radicalmente modificata fu invece la componente ludica, fortemente
contrastata dalla Chiesa; ma se i piaceri derivanti dai balnea mixta (strutture
molto diffuse nella tarda antichità) vennero di continuo condannati, l'uso del
bagno fu invece sempre favorito e incoraggiato, attribuendo a questa pratica
sia un valore simbolico sia uno scopo igienico, sociale e assistenziale. A
Roma, tra il 4° e il 5° secolo, fu proprio la Chiesa a svolgere un ruolo
fondamentale nella costruzione e gestione dei balnea, come attestano le
iniziative in tal senso dei papi Damaso, Ilario e Simmaco (Liber Pontificalis, I,
pp. 183, 245, 262), conservando così pressoché intatta la tradizione classica.
Numerosa è anche la documentazione per i secoli successivi: dai balnea
edificati nel 9° secolo presso la basilica vaticana a Roma (Liber Pontificalis, II,
pp. 27-28), alle strutture presenti nei palazzi normanni dell'Italia meridionale,
ai bagni termali di Gerona, in Spagna, ricostruiti alla fine del Duecento.
Con l'avvento del cristianesimo l'occidente cominciò a perdere il suo interesse
per il nuoto. La Chiesa popolò il mare di mostri immaginari e fantastici. Se
per Plino la sirena non era che una prova della seducente varietà della natura
per la Chiesa prese a simboleggiare la lusinga dei piaceri carnali che i devoti
dovevano temere e fuggire.
11. Riguardo invece al nuoto inteso propriamente come attività sportiva, va
ricordato il manuale dell'umanista Nicolaus Wynman, il cui primo volume fu
pubblicato nel 1538 ad Augusta con il titolo Colymbetes, sive de arte natandi
dialogus et festivus et iucundus lectu. Egli descriveva gli stili del dorso e della
rana, raccomandando inoltre che non solo i ragazzi, ma anche le giovani si
dedicassero all'apprendimento del nuoto.
12. In Inghilterra, il primo manuale fu pubblicato a Londra nel 1587 da Sir
Everard Digby, con il titolo De arte natandi libri duo, in cui si spiega
dettagliatamente la tecnica del nuoto sul fianco.
Nel 1696 Melchisédech Thévenot dette alle stampe a Parigi (ed. Moette) la
sua Art de nager.
Mentre nel 1794 il diacono Oronzio De Bernardi pubblicò L'uomo galleggiante,
o sia l'arte ragionata del nuoto (Napoli, Stamperia reale), che sull'argomento
divenne l'opera più tradotta e più letta in Europa, dove si stava diffondendo
anche l'uso dei bagni di mare accanto a quelli termali.
Dalla prima metà del 19° secolo in Inghilterra ha inizio il nuoto moderno,
agonistico. Le tecniche natatorie si evolvono e si formano i primi organi
ufficiali a livello mondiale.
Nel 1858, alla periferia di Melbourne, si tenne la prima competizione di nuoto
a carattere internazionale: fu disputata sulla distanza di 100 yard e fu
solennemente definita Campionato del Mondo. I britannici, tuttavia, ebbero il
merito di capire che il futuro della pratica sportiva era nell'associazionismo.
Così a Londra, nel 1869, nacque una federazione che riuniva alcuni club
nazionali di nuoto, disposti ad accettare regole chiare e valide per tutti. Man
mano che il nuoto cresceva di popolarità venivano costruite nuove piscine, e
quando nel 1880 fu creato un nuovo organismo direttivo, la Amateur
Swimming Association, questo contava più di 300 società iscritte.
PROPOSTE DIDATTICHE
• Disegnare la linea del tempo e collocare le immagini con accanto le
didascalie (lavoro individuale).
• Ricerca dei riferimenti storici del nuoto e nelle opere letterarie antiche
(per medie) e documenti iconografici (per elementare) (lavoro in piccoli
gruppi).
• Discussione all’interno del gruppo classe delle differenze tra gli scopi del
nuoto “antico” e gli scopi del nuoto attuale, partendo dalle proprie
esperienze personali.