Una cineteca dantesca

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Una cineteca dantesca
Una cineteca dantesca
Nel Mezzogiorno di fuoco (di Fred Zinnemann, con Gary Cooper) del Cammino della speranza
[(di Pietro Germi, con Raf Vallone) di nostra Vita privata (di Louis Malle,
[con Brigitte Bardot)
mi ritrovai in una Selva di dannati (di Luis Buñuel, con Simone Signoret) oscura,
ché la diritta Via dalla pazza folla (di John Schlesinger, con Julie Christie) era smarrita.
Ahi quanto a dir qual era è Cosa buffa (di Aldo Lado, con Ottavia Piccolo) dura
esta Selvaggia bianca (d Arthur Lubin, con Maria Montes) selvaggia e aspra e forte
che nel Pensiero d’amor (di Mario Amendola, con Silvia Dionisio) rinnova la Paura d'amare
[(di Garry Marshall, con Michelle Pfeiffer).
Tant’è amara che poco è Più forte dell'amore (di Curtis Bernahardt, con Charles Laughton)
[Morte a Venezia (di Luchino Visconti, Silvana Mangano).
Ma per trattar del Ben Hur (di William Wyler, con Charlton Heston) ch’i’ vi trovai,
dirò de l’altre Cose da pazzi (di Georg Wilhelm Pabst, con Aldo Fabrizi) ch’i’ v’ho scorte.
Io ti salverò (di Alfred Hitchcock, con Ingrid Bergman) nonso Ben Hur (di Fred Niblo, con
[Meredith Baxter) ridir com’Io sono mia (di Sofia Scandurra, con Stefania Sandrelli) vi entrai,
tant’Era notte a Roma (di Roberto Rossellini, con Giovanna Ralli) pien di Sonno di ghiaccio (di
[Wes Craven, con Michael Beck) a quel Punto debole (di Ted Kotcheff, con Peter Fonda)
che la verace Via col vento (di Victor Fleming, con Vivien Leigh) abbandonai.
Ma poi ch’i’ fui al Piède più lungo (di Frank Tashlin, con Martha Hyer) d’un College (di
[Castellano & Pipolo, con Federica Moro) giunto,
là Dove vai tutta nuda (di Pasquale Festa Campanile, con Maria Grazia Buccella) terminava
[quella Valle del destino (di Tay Garnett, con Gregory Peck)
che m’avea di Paura (Jerrold Freedman, con Carroll Baker) il Coraggio scappiamo! (di Yves
[Robert, con Catherine Deneuve) compunto,
guardai in Alto tradimento (di Victor Saville, con Elizabeth Taylor) e vidi le sue Spalle nude (di
[David Hare, con Bridget Fonda)
vestite già de’ Raggi mortali del dottor Mabuse (di Hugo Fregonese, con Yvonne Furneaux) del
[Pianeta Venere (di Elda Tattoli, con Lilla Brignone)
che mena dritto altrui per ogni Calle Mayor (di Juan Antonio Bardem, con Josè Suarez).
Allor fu la Paura e amore (di Margarethe von Trotta, con Fanny Ardant) un poco queta,
che nel Lago delle vergini (di Marc Allégret, con Simone Simon) del Core 'ngrato (di Guido
[Brignone, con Carla del Poggio) m’era durata
la Notte d'estate con profilo greco, occhi a mandorla e odore di basilico (di Lina Wertmüller,
[con Mariangela Melato) ch’Io Chiara e lo Scuro (di Maurizio Ponzi, con Giuliana de Sio)
[passai con tanta Pietà per i giusti (di William Wyler, con Eleanor Parker).
“sostituzione”: la struttura (SAV) è un’invenzione dell’oulipiano Jacques Jouet: essa prevede la sostituzione dei
sostantivi, degli aggettivi o dei verbi contenuti in un testo poetico con altrettanti titoli (ad esempio di libri), dei
quali viene riportato l’autore. Applicando la struttura all’incipit dell’Inferno, Jouet organizzò Una biblioteca
dantesca tutta particolare.
Qui il riferimento è all’Inferno, ma con una sostituzione limitata quasi ai soli sostantivi, con titoli di film
corredati di regista e interprete principale.
Una cineteca dantesca
in Oplepiana (Zanichelli, 2002)
(1)
I versi originali delle prime terzine possono leggersi tenendo conto di quanto appare nel testoni carattere tondo e delle
parti in corsivo sottolineate.
Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai in una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinnova la paura
Tant’è amara che poco è più morte.
Ma per trattar del bench’i’ vi trovai,
dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte.
Io non so ben ridir com’io vi entrai,
tant’era pien di sonno a quel punto
che la verace via abbandonai.
Ma poi ch’i’ fui al piè d’un colle giunto,
là dove terminava quella valle
che m’avea di paura il cor compunto,
guardai in alto e vidi le sue spalle
vestite già de’ raggi del pianeta
che mena dritto altrui per ogni calle.
Allor fu la pauraun poco queta,
che nel lago del cor m’era durata
la notte ch’io passai con tanta pieta.