Salve ragazzacci. Come va? Vi eravate quasi

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Salve ragazzacci. Come va? Vi eravate quasi
X-MEN
Salve ragazzacci. Come va? Vi eravate quasi dimenticati di me,
lo so. Di nuovo in ritardo, ma stavolta una tacchetta più
felice del solito. Qualche giorno fa ho visto i trailer di
Constantine, Gotham e The Flash, e sapete bene che mi esalto
come un bambino… ma cominciamo subito. Anzi no. Prima devo
parlare di un’altra cosa che non c’entra nulla. Mi sta
piacendo molto l’interpretazione di Diane Kruger nel The
Bridge americano, che sto recuperando con un ritardo inaudito.
Ok, l’ho detto. Ora andiamo davvero avanti. X-MEN: GIORNI DI
UN FUTURO PASSATO.
Il ritorno agli Homo-superior di Bryan Singer era film che
dovevo vedere assolutamente sul grande schermo. Quindi ieri
sera ero lì, nella sgangherata sala 3, pronto a godermi lo
spettacolo. E prima di parlare dei viaggi nel tempo della
pellicola, un viaggio nel passato ve lo propongo anch’io.
Ritengo che il primo X-Men sia un capolavoro tra i film tratti
dai. Un film corale diretto con classe, personaggi scritti
ottimamente e funzionali, interpretazioni e dialoghi che
restano nei ricordi (Magneto in primis, e nessuno oserà
contraddirmi!). Insomma, prima che The Avengers
piantasse nuovi paletti per i cine-comicsuccessivi,
c’erano gli X-Men e l’ottimo lavoro svolto con i
primi due capitoli. Singer torna a dirigere anche il
secondo episodio, X-Men 2, scatenandosi con più
azione (un monito: la scena in cui Nightcrawler attenta alla
vita del presidente andrebbe rivista ogni tanto, giusto per
capire che non tutti possono giocare con una cinepresa a fare
i registi…), senza però abbandonare la profondità dei
personaggi e una trama efficace. Questo film ha anche il
merito di avermi fatto apprezzare Wolverine in alcune sequenze
pur non essendo tra i mie personaggi preferiti: purtroppo al
cinema Wolverine è stato addolcito molto, manca di violenza
reale di conseguenza vederlo incazzato come nella scena
dell’attacco alla scuola di Xavier, fa quasi tirare un sospiro
di sollievo. Dico quasi perché poi torna a essere una spalla
di Gianni e Pinotto. Perfetto, adesso sapete anche che questo
è ciò che penso. Ora riempitemi di calci. E dopo che mi avrete
preso a calci, aggiungerò spavaldo che i due film su Wolvie
fanno pure schifo. Avremo tempo di approfondire prossimamente,
se mai riuscissi a finire l’articolo. Facciamo un breve balzo
e arriviamo a X-Men: conflitto finale. Il cast è sempre lo
stesso, ma in questo pessimo film manca la mano di Bryan
Singer. Non solo, manca la direzione artistica giusta per
bucare lo schermo.
Non so voi, ma io mi accorgo quando la direzione è tanto
puntuale da ottenere dagli attori anche quegli sguardi che
penetrano l’otturatore e riflettono discorsi sott’intesi di
sottile sceneggiatura, trascendendo tutto ciò che
effettivamente si vede sullo schermo. Singer questo lo sa
fare, e direi bene per giunta! Lui dialoga con gli interpreti
e tira fuori il loro meglio. Beh, cazzo, in Conflitto Finale
l’approfondimento dei personaggi e l’interesse nei confronti
di un’adeguata mimesis recitativa rasenta lo zero.
Effettivamente di quel film, se ci ripenso, mi porto dietro
solo esplosioni, cazzotti e superpoteri sparati qua e là,
oltre ad una Fenice davvero pessima. Anche la merdosa scena di
confronto tra l’Uomo Ghiaccio e Pyro che poteva risollevare le
sorti del film occupa, attualmente, la porzioncina di ciò che
personalmente chiamo M. In. Mi Ce., ovvero la Memoria inutile
del mio cervello (della Minmice fanno parte anche il jingle di
Cicciobello e il ritornello “MenoomaaleecheSilviooc’è”, oltre
a tante altre stronzate simili). Dunque Conflitto Finale è da
dimenticare, punto.
Ora è il turno di Matthew Vaughn (si, quello del mitico KickAss e Stardust), che nel 2011 firma la regia di X-Men:
L’inizio, citiamolo però con il suo titolo originale, ovvero
First Class, perché, sinceramente, “L’inizio” fa un po’
ridere. Questa pellicola spacca il culo e lo dico, come
sempre, senza peli sulla lingua. È molto gratificante seguire
le vicende dei giovani protagonisti Charles Xavier (aka
Professor X) e Erik Lehnsherr (Magneto), della loro profonda
amicizia e del tentativo di costruire qualcosa assieme prima
della rottura, sia dal punto di vista visivo (Vaughn è un
altro fuoriclasse, sia chiaro) che di quello della
sceneggiatura. Le interpretazioni di James McAvoy (Professor
X) e Michael Fassbender (aka Magneto) sono davvero
superlative. Oltretutto resta impresso nella memoria
l’ispirato e malvagio (malvagio è meglio di cattivo, tenetelo
bene a mente!) Kevin Bacon, nei panni di Sebastian Shaw,
leader del Club Infernale e assassino della madre di Erik.
Anche il cameo di Wolverine è divertente (con un sonoro ed
esilarante vaffanculo, e non poteva essere altrimenti). In
questo film recita anche January Jones nel ruolo di Emma Frost
che cito non solo per riportare alla mente dei miei amici nerd
uno splendore di donna, ma anche per ricordarla nella serie tv
Mad Men, che difficilmente verrà dimenticata dai più.
Beh, i salti temporali sono finiti, giusto? Ah già, merda! Ci
sono i due film spin-off di Wolverine, ma sapete che c’è? Non
voglio annoiarvi con parolacce e commenti negativi sparati qua
e là a ruota libera. Non ora per lo meno. Mi piacerebbe farmi
odiare per bene con un articolo dedicato.
X-Men: giorni di un futuro passato, ci siamo. Ed era ora,
porco cazzo! Il ritorno di Bryan Singer agli X-Men non dovevo
perderlo. Non ero in grado di aspettare placidamente blu-ray,
come farò con The Amazing Spiderman 2: il Potere di Electro.
No. Giorni di un futuro passato me lo guardo appena uscito.
Vado al cinema alle 20:15. E’ ancora giorno e per un
nottambulo come me andare in giro con il sole richiede una
certa energia, soprattutto perché vengo da una serataccia di
puro vizio. Lo sforzo lo faccio volentieri, penso con il
biglietto in mano: <<Bryan Singer insieme a un cast
stellare>>. Mi siedo. Le luci si spengono. Abbiamo modo di
commentare al volo quanto sia imbarazzante la sala 3 e quanto
sia scuro quel dannato schermo. Il film inizia ed io ci sono
dentro.
(Inutile che vi scriva occhio agli spoiler, vero?).
Il futuro. Robot che sembrano più alieni (anzi, quando aprono
la faccia per sputare fuoco mi hanno ricordato Il Distruttore
del primo Thor), le sentinelle, hanno quasi sterminato del
tutto i mutanti e gli esseri umani. Un esiguo manipolo di eroi
riesce di volta in volta a sfuggire all’inevitabile massacro,
grazie alla giovane e dotata Kitty Pryde, che proietta
indietro nel tempo la coscienza di qualcuno in modo che possa
avvisare il gruppo dell’imminente attacco e possano spostarsi
altrove prima di essere macellati, cambiando così il corso
degli eventi. In un ultimo, come disperato tentativo di mutare
il presente, Magneto e Xavier hanno l’idea di mandare indietro
nel tempo Wolverine (solo lui può resistere a un viaggio così
stressante dal momento che la sua mente si rigenera, ma guarda
un
po’…),
per
ostacolare
l’omicidio di colui che ha
creato il programma sentinelle,
Bolivar Trask, ad opera della
splendida Raven/Mystica, evento
che ha di fatto scatenato
l’inizio del futuro distopico di
cui sopra. Per riuscire nella
missione, il buon Wolvie deve recuperare, nell’anno 1973, sia
il giovane e disilluso Professor X sia Magneto, imprigionato
sotto il Pentagono con l’accusa di aver ucciso Kennedy. Dopo
aver mezzo convinto il professore, grazie all’aiuto di Pietro,
(che poi sarebbe Quicksilver, figlio di Magneto, ma per una
questione sui diritti del personaggio lasciano a malapena
intendere che possa essere suo figlio, inoltre, dai fumetti, è
totalmente diverso) un mutante che si muove alla velocità
della luce e che Wolverine avrebbe conosciuto in passato (mi
sono perso qualcosa?!?). Il gruppo, di cui fa parte anche
Bestia, riesce a liberare Erik in quella che tecnicamente è la
scena più bella, divertente e godibile del film: Quicksilver
veste tutta la sua spavalderia, di nuovo Singer dimostra che
lui il regista lo sa fare ad altissimi livelli (cazzo!),
regalando allo spettatore un miracolo visivo che andrebbe
analizzato anche questo. Mentre gli eroi si sbattevano,
Bolivar Trask e Raven perseguivano i loro obiettivi, uno
cercando di far approvare il programma sentinelle, l’altra
cercando di uccidere Trask. A Parigi, proprio quando sta per
riuscirci, Magneto insieme al prof. e Wolvie la bloccano per
tempo. Magneto decide di ucciderla affinché non sia più una
minaccia per la sopravvivenza mutante e, di fatto, in modo che
nessuno possa mai fare esperimenti su di lei (le sentinelle
del futuro, grazie agli studi sul sangue di Mystica, possono
adattarsi ai poteri di ogni mutante e sono praticamente
invincibili). In una scena fantastica per le riprese e la
qualità anacronistica delle immagini (anche il formato video è
quello dell’epoca ed è una raffinatezza di quelle che mi fanno
capire quando una pellicola è curata o meno), lei fugge ferita
da Magneto. I mutanti sono stati rivelati al mondo. Nel futuro
comincia l’attacco al rifugio in cui una spossata Kitty
mantiene a fatica Logan ancorato mentalmente all’altra epoca.
Nixon, inutile pensare il contrario, dopo essersi reso conto
della minaccia mutante, approva il programma sentinelle,
organizzando un grande evento davanti alla Casa Bianca, dove
si presentano i primi prototipi (molto più convincenti e
carini dei robot-alieni del futuro). I robot finiscono sotto
il controllo di Magneto che, fedele alla sua linea di
pensiero, vuole fisicamente distruggere il presidente Nixon e
i suoi collaboratori politici, salvando la sua specie dagli
umani una volta per tutte. Mystica intanto è sempre
intenzionata a uccidere Trask e ci prova di nuovo, sfruttando
la malabolgia creatasi. Xavier riesce però a dissuaderla a non
premere il grilletto e di conseguenza viene ripresa dalle
telecamere come salvatrice del presidente, quando spara contro
Erik, ferendolo. Il programma sentinelle non avrà mai il via
libera, Magneto si ritira chissà dove e Wolvie si sveglia in
un radioso futuro in cui ci sono cammei davvero interessanti
(un mezzo azzeramento degli eventi che al fan potrebbe piacere
o sembrare ‘na paraculata, decidete voi comunque a me rivedere
un personaggio in particolare mi ha preso davvero bene…). Non
spoilero nemmeno il finale nascosto dopo i titoli di coda, che
nella sua brevità riesce a gasare e prepara l’attesa a X-Men:
Apocalypse, di cui si occuperà sempre Singer. Insomma, credo
di aver detto tutto. La sceneggiatura è un po’ ingarbugliata,
ma forse attraverso il mio articolo sembra ancora più
incasinata. Insomma, stai seduto a guardare il film e cerchi
di scoprire se tutti i buchi con gli altri film sono
rispettati, se questa cosa ridà o non ridà, se questo evento
s’incastra bene oppure no. E’ sicuramente una pellicola da
vedere e rivedere per essere apprezzata al meglio, cosa che
farò appena avrò il disco in mano. Vabbè Emanuè, ma t’è
piaciuto o no stò cazzo di film? Mo’ scrivi un romanzo, non è
che possiamo stare qua a leggere un articolo fino al prossimo
X-Men! Lo dobbiamo andare a vedere? Il film mi è piaciuto
molto, questo è quanto. E’ il miglior film di Singer sugli XMen? No, quello resta il primo. X-Men:
Giorni di un Futuro Passato, nel
complesso,
alza
lo
standard
dell’universo X, e come sempre Singer
lavora con classe, e non mi aspettavo di
meno. Ci sono scene che davvero vi
resteranno dentro (non vi ho parlato
dello stadio in cielo, o della violenza delle sentinelle
quando uccidono mutanti che conosciamo bene come fossero
formiche impotenti, di Striker da giovane, della guerra del
Vietnam e del Johnny Walker, e di altre cose che è
semplicemente meglio vivere in prima persona). Forse i
dialoghi non sono sempre all’altezza (lì ci mettono una pezza
i bravi McAvoy, Fassbender e Lawrence, senza dimenticare un
freddo e serioso Trask reso al meglio da Peter Dinklage),
tuttavia va riconosciuto che c’era tanta carne al fuoco e una
marea di personaggi non è mai facile da gestire. O questo è
quello che voglio raccontare a me stesso per mettermi l’anima
in pace. Personalmente le uniche critiche negative che avanzo
riguardano proprio la comunicazione verbale che poteva essere
migliorata giusto un po’ (gli scambi tra Erik e Charles nel
primo X-Men sono da brividi d’eccellenza, invece nel secondo
quel brivido raramente compare…), e sul vecchio cast, quello
nel futuro, che di fatto è una comparsata nel film e viene
sfruttato veramente male fatta eccezione per una sequenza tra
Magneto e il Professore che mi ha quasi commosso: Ian McKellan
e Patrick Stewart dimostrano di essere due grandissimi attori,
anche se impiegati come una specie di cammeo; l’espediente fa
sembrare il tutto un film sui giovani X-Men con Wolverine che
in questa pellicola, come mi faceva notare il buon Paolo[1],
non fa un cazzo ed è quasi superfluo. Comunque un cine-comic
degno e un Bryan Singer in forma come lo volevo. Con
Apocalypse spero possa alzare di nuovo il tiro. Sarò lì a
gustarmelo, questo è sicuro. Ora andate a vedere questo
dannato film, e gasatevi come mi gaso io, oggi avete letto
pure troppo. Un saluto, miei cari sventurati!
[1] Fratello non biologico dell’autore dell’articolo, uno dei
tanti che non ha mai avuto (n. d. r.).