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il giornale italiano
anno 12, n. 112 giugno 2006
Le Frecce Tricolori sorvolano l'Altare della Patria all'occasione della Festa della Repubblica
All'occasione della Festa
Nazionale
Svizzera, l'Italia ne sarà
l'ospite d'onore attraverso diverse
Associazioni Regionali:
Emilia Romagna, Marche,
Lazio, Calabria, Sardegna, Sicilia e
forse altre, con la loro cultura,
artigianato, gastronia, folclore.
il giornale italiano
Augura a tutti
i lettori, amici e
famigliari,
Buone Vacanze
1° agosto 2006
al Parc des Bastions
venite numerosi
Per informazioni:
Gnazzo-Puglisi Carmen
(022 3447172)
MARTINET-POLGA SA
Secrétariat de Genève
5, chemin Surinam
1203 Genève
Il Sindacato.
Tel.: 022 949 12 00
Fax: 022 949 12 20
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Tél. (004122) 342 01 32
Fax (004122) 342 59 61
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il giornale italiano
anno 12, n. 112
giugno 2006
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Benedetto XVI a Auschwitz
Più inquietante è quello che non ha detto
di Daniele Garrone (decano della Facoltà valdese di teologia di Roma)
L
a lettura del discorso tenuto da papa
Benedetto XVI ad Auschwitz-Birkenau
suscita alcune considerazioni, sia per quello
che ha detto, sia per quello che ha taciuto: i
silenzi sono più eloquenti e più inquietanti
delle parole; le cose dette sono accompagnate dall'omissione di parole che avrebbero
dovuto essere dette.
1. "Perché, Signore, hai taciuto? Perché
hai potuto tollerare tutto questo? ... Dov'era
Dio in quei giorni? Perché Egli ha taciuto?"
Il papa ha ripreso una domanda che i Salmi
di Israele pongono a Dio, senza remore, da
adulti nella fede. Un conto, però, è se questa
domanda, anzi questa protesta, la pongono
quelli che ad Auschwitz morivano o ad Auschwitz sono sopravvissuti, un conto è se la
pone un cristiano sul luogo del loro patibolo,
un tempo circondato da una massa di cristiani indifferenti, più spesso corrivi o direttamente complici. "Dov'è Dio?" non è stata la
sofferta preghiera dei cristiani rispetto ad
Auschwitz.
Negli anni del nazismo le chiese cristiane
non hanno invocato il Dio di Abramo, di
Isacco, di Giacobbe e di Gesù perché intervenisse a favore del suo popolo d'Israele e neppure lo hanno fatto per molto tempo dopo.
Non "dov'era Dio?", ma "dove erano i cristiani, in particolare i vertici delle chiese?":
questa è la prima e più drammatica domanda
che ogni cristiano - tanto più il papa che pretende di parlare come vicario di Cristo e pastore della chiesa universale - doveva porre ad
Auschwitz. Non dell'imperscrutabile segreto
di Dio, ma delle scrutabilissime responsabilità dei cristiani doveva parlare. Doveva dire
una parola sul rapporto tra il secolare e radicato antigiudaismo cristiano, virulento anche
nella sua chiesa nei decenni che precedono la
Shoah, e lo sterminio nazista.
Avrebbe dovuto ricordare che l'odio antiebraico è uno dei risvolti sinistri delle da lui
tanto celebrate radici cristiane dell'Europa e
che è stato propagato da predicatori e teologi
di ogni confessione, da vescovi, cardinali e
papi, non da "figli della chiesa" sviati.
Avrebbe potuto lasciarsi ispirare dalle voci
significative di tanti cristiani della sua terra
che hanno detto, ad esempio: "Dichiariamo
che, con le nostre omissioni e con i nostri
silenzi, siamo stati complici davanti al Dio
della misericordia del crimine che è stato
commesso contro gli ebrei da membri del
nostro popolo" (Dichiarazione del Sinodo
della Chiesa evangelica di Germania, Weissensee, 1950), oppure: "Riconosciamo la
corresponsabilità e la colpa
dei cristiani nell'olocausto,
nella diffamazione, nella
persecuzione e nell'assassinio degli ebrei nel terzo
Silenziato: L'ultimo film di
Costa-Gavras racconta dei
rapporti tra Vaticano e il
regime nazista. Pochi
ricordano che il Concordato
tra Hitler e la Santa Sede fu
firmato in pochi mesi nel
giugno del 1933
Reich" (Sinodo evangelico
della Renania, 1980).
Avrebbe dovuto dire, insomma, che il primo pensiero di un cristiano ad Auschwitz è quello della colpa
della propria chiesa, non
quello dei silenzi di Dio.
Nulla di tutto questo si trova
nel suo discorso.
2. Solo partendo dal riconoscimento delle colpe della
propria storia, il tema della
riconciliazione - una delle
parole più ricorrenti nel
discorso papale - avrebbe
potuto avere una vera pregnanza e l'auspicata
"purificazione della memoria" non avrebbe eluso i
drammatici interrogativi che
pone la storiografia. Come
molti hanno già rilevato, la
sua lettura della storia tedesca durante il nazismo come
quella di un "popolo sul quale un gruppo di criminali raggiunse il potere mediante promesse
bugiarde", di un popolo "usato e abusato come
strumento della loro smania di distruzione e di
dominio", è una interpretazione revisionistica.
Come se non sapessimo nulla della storia, come
se non sapessimo che con quel "gruppo di criminali" un suo predecessore stipulò un concordato
invece di condannarlo, come se non sapessimo
che l'altra metà della cristianità tedesca, quella
protestante, a quel "gruppo di criminali" diede il
suo appoggio. Come se non sapessimo che, salvo poche, sparute eccezioni - che il Papa non ha
menzionato, dalla Rosa Bianca al gruppo di cospiratori dell'ammiraglio Canaris - non ci fu una
resistenza tedesca a quella che Bonhoeffer ha
definito "la grande mascherata del male".
Se di tutto questo ci si ricordasse, "la Chiesa"
non sarebbe risparmiata dal fango e dal sangue
della storia umana e le sarebbe molto più difficile parlare ad Auschwitz. Invece, l'immagine che
esce dal discorso del Papa ad Auschwitz è quella
della "Chiesa" che può parlare a nome di tutti i
popoli, per tutte le colpe, perché in fondo essa
non ne ha, che può tutto riconciliare e purificare
come se fosse super partes.
3. Il papa ha voluto parlare anche come
"figlio del popolo tedesco". Non si capisce perché, allora, ha parlato in italiano. Avrebbe dovuto avere il coraggio dell'ex presidente della Repubblica Federale di Germania, Johannes Rau,
Auschwitz: morituri a raccolta
recentemente scomparso, un pio cristiano, predicatore laico nella sua chiesa, che in tedesco si
rivolse alla Knesset, il parlamento di Israele,
uditorio ben più difficile della paludata delegazione che ascoltava il Papa ad Auschwitz.
La lingua che ad Auschwitz non può che suonare sinistra a memoria d'uomo avrebbe potuto
esprimere con la massima pregnanza il no all'
orrore che essa stessa ha veicolato. Oppure
avrebbe potuto ricordarsi di Willy Brandt, che si
inginocchiò in silenzio. Parla di più un tedesco
ammutolito che un tedesco che parla italiano.
(Avvenire dei Lavoratori, 01 giugno 2006)
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SCRIVONO
DI NOI
IN LIBRERIA
Rossana Rossanda
"LA RAGAZZA DEL SECOLO SCORSO"
Editore Einaudi - collana Supercoralli
anno 2005 – pagine 385 – euro 18.00
"Questo non è un libro di storia. È quel che mi rimanda la
memoria quando colgo lo sguardo dubbioso di chi mi è attorno:
perché sei stata comunista? perché dici di esserlo? che intendi?
senza un partito, senza cariche, accanto a un giornale che non è
più tuo? è una illusione cui ti aggrappi, per ostinazione, per
ossificazione? La vicenda del comunismo e dei comunisti del
Novecento è finita così malamente che è impossibile non porsela.
Che è stato essere un comunista in Italia dal 1943? Comunista
come membro di un partito, non solo come un momento di
coscienza interiore con il quale si può sempre cavarsela: "In
questo o in quello non c'entro". Comincio dall'interrogare me.
Senza consultare né libri né documenti ma non senza dubbi."
Al via il processo Parmalat
Due anni e mezzo fa un buco di oltre 14 miliardi di euro nei
conti di Parmalat faceva sprofondare il gruppo nella
bancarotta fraudolenta. Di quella montagna di denaro,
apparentemente scomparso nel nulla e occultato in falsi
bilanci e contabilità parallele, circa 10 miliardi di euro
provenivano da 135mila piccoli investitori che avevano
acquistato azioni e titoli della compagnia e che, da un giorno
all'altro, hanno visto i loro risparmi andare in fumo. Ieri i
responsabili di quel terremoto che ha scosso le fondamenta
dell'economia italiana hanno cominciato a rendere conto alla
giustizia dei loro atti. Nell'auditorium Paganini, alla periferia
di Parma, si è aperta l'udienza preliminare a carico di 64
imputati per reati che vanno dalla bancarotta fraudolenta
all'associazione a delinquere, dal falso in bilancio alle false
comunicazioni sociali.
El Mundo, Spagna, 6 giugno 2006
Il governo contro Mills e Berlusconi
Roberto Vecchioni
"DIARIO DI UN GATTO CON GLI STIVALI "
Editore Einaudi – collana I Coralli
anno 2006 – pagine 166 – euro 14.50
Un "contastorie" spunta fuori dal ventre della notte al centro di
una piazza e inizia a raccontare ai bambini del villaggio delle
favole. Parla di lupi nei boschi, di principi azzurri, di piante di
fagioli che bucano il cielo; c'è Biancaneve, Pollicino, la piccola
fiammiferaia. Sembrano le storie già sentite mille volte ma ben
presto i bambini si rendono conto che quel che stanno ascoltando
è nuovo, strano. Bello, però. Come l'altra faccia della luna. Perché
la favola torna storia, i principi uomini; i cattivi e i buoni si
scambiano i ruoli e niente, proprio niente, è come appare.
Piero Melograni
"LE BUGIE DELLA STORIA"
Editore Mondadori – collana Saggi
anno 2006 – pagine 215 – euro 15.00
All'udienza in corso a Milano sulla compravendita di diritti
televisivi, nell'ambito del processo Mediaset nel quale sono
imputati per corruzione in atti giudiziari Silvio Berlusconi e
l'avvocato inglese David Mills, la presidenza del consiglio
italiano si è costituita parte civile chiedendo un risarcimento
di 250.000 mila euro per il danno morale e di immagine. Il
legale della presidenza del consiglio, Maria Gabriella
Vanadia, ha spiegato che il caso Mills-Berlusconi ha intaccato
la fiducia nel ruolo del capo del governo e del ministro della
giustizia. "E' un'offesa contro lo Stato", ha detto.
The Daily Telegraph, Gran Bretagna, 6 giugno 2006
L'Italia si prepara a far quadrare i conti
Lo stato dei conti italiani è peggiore del previsto. Il ministro
dell'economia Tommaso Padoa-Schioppa ha annunciato ieri
che il disavanzo pubblico dell'Italia è stimato al 4,2 per cento
del prodotto interno lordo (pil), e non al 3,8 previsto dal
precedente governo. E non è tutto: senza una nuova
finanziaria il deficit 2006 potrebbe raggiungere il 4,6 per
cento del pil. Ieri Padoa-Schioppa ha informato la
Commissione europea della situazione, mentre Romano Prodi
studiava un modo per spiegare agli italiani che dovranno tirare
la cinghia.
El Pais, Spagna, 7 giugno 2006
Una scelta di dieci menzogne tramandate dagli storici.
A partire dalla più grossa: la Storia si ripete e serve a prevedere il
futuro. Melograni smonta alcune finora indiscusse
verità e dimostra prove alla mano che: l'Italia
doveva essere federata e non unita; la Belle
Epoque fu tutt'altro che un'epoca di pace e di
sviluppo; le rivoluzioni scoppiano nei momenti di
prosperità, non in quelli di povertà e stenti; la
il giornale italiano
Grande Guerra non fu determinata da cause Esso riporta le notizie provenienti dall’Italia, dalla Svizzera e altrove, che
economiche; i comunisti mangiavano i bambini; interessano particolarmente gli italiani di Ginevra. Ogni mese il giornale
Marx non visitò mai una fabbrica; la italiano è recapitato per posta al vostro domicilio. Esce 10 volte all’anno.
globalizzazione esiste da secoli; gli italiani non
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capirono Guglielmo Marconi.
il giornale italiano / CP 1025 / 1227 CAROUGE / CCP 12-20992-3
Ogni capitolo è un sintetico e preciso saggio.
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il giornale italiano
In margine all’Esposizione “Nous autres” al Musée
d’ethnographie de Genève
NOI ALTRI
E’ facile dire “Sono come noi” ! Di quanto tempo
avremo ancora bisogno per dire “Siamo come loro”.
anno 12, n. 112
giugno 2006
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Dichiarazione universale dell’UNESCO sulla diversità
culturale, adottata dalla 31^ sessione della Conferenza
Generale dell’UNESCO a Parigi il 2.11.2001
Articolo 1. La diversità culturale, patrimonio comune
dell’umanità.
“La cultura prende forme diverse attraverso il tempo e lo
spazio. Questa diversità si incarna nell’originalità e nella
pluralità delle identità che caratterizzano i gruppi e le società
che compongono l’umanità. Fonte di scambi, di innovazione e
di creatività, la diversità culturale è, per il genere umano,
necessaria come la biodiversità per l’ordine vitale. In questo
senso essa costituisce il patrimonio comune dell’umanità e deve
essere riconosciuta e affermata a beneficio delle generazioni
presenti e di quelle future.”
Eccola
qua la Ginevra internazionale,
quella
che
abbiamo
quotidianamente sotto gli occhi e che ci propone, in aggiunta
agli scorci cittadini già diventati per noi familiari, una gran
varietà di lingue, di religioni e di culture. Ma cosa comporta
questo impatto particolare cosi’ evidente nella sua dimensione
internazionale? Per alcuni questa diversità rappresenta un
problema mentre per altri un arricchimento ed un vantaggio.
E’ proprio l’atmosfera ginevrina che viene riprodotta, in scala
molto piu’ ingigantita e variopinta, nella hall del Museo
d’etnografia di Ginevra con la scena avvolgente di statuette e
figurine rappresentanti i nostri simili provenienti dal mondo
intero. Inoltre un opportuno giuoco di specchi moltiplica
queste presenze intorno a noi mettendoci quasi a confronto
con la vasta umanità che popola la Terra e dandoci la
dimensione della nostra infinitesimale partecipazione alla vita
terrestre. Questa rappresentazione dovrebbe anche suggerire
l’idea che gli altri, coloro che con tanta disinvoltura spesso
consideriamo diversi, siamo forse anche noi.
Non è certo facile far penetrare questa idea nella mente
dell’essere umano che, secondo l’etnologo Claude LéviStrauss nel suo celebre libro Race et histoire, è per sua natura
etnocentrico cioè ha la tendenza a considerarsi il solo al
mondo ad avere ragione ed a comportarsi in maniera civile e a
vedere nel comportamento dello straniero qualcosa di poco
comprensibile se non, addirittura, di scandaloso. Ed allora
ecco che etnocentrismo e discriminazione conducono
naturalmente verso comportamenti di sospetto se non di odio
dei quali la storia – passata, recente e attuale – ci fornisce
innumerevoli ed agghiaccianti esempi.
Merito di questa interessante esposizione è proprio quello di
condurci dentro un’esplorazione dei rapporti umani attraverso
un gran numero di testimonianze etnografiche, di documenti,
di oggetti quotidiani, di creazioni artistiche e di quanto altro
possa informarci circa gli usi e i costumi dei cosiddetti popoli
altri. Tutto questo per entrare nella sfera reale della vita degli
uomini e far si’ che quelle strutture incoscienti sulle quali
sono stati in gran parte costruite le attitudini culturali e sociali
– come sosteneva appunto Lévi-Strauss - possano essere
messe in discussione.
Secondo l’etnologo francese i comportamenti xenofobi sono
causati da paure irrazionali e da fantasticherie che hanno come
conseguenza l’incomprensione nei confronti di modi di vivere
il cui senso
profondo rimane straniero. Si puo’ qui
aggiungere che il fenomeno dell’emigrazione è stato,
particolarmente in passato,
al
centro
di
questa
concezione
etnocentrica
peggiorata dal fatto che lo
straniero, oltre ad essere un
diverso,
oltrepassava
i
confini messi a difesa di una
pretesa superiorità culturale
e sociale. Superiorità messa
subito in discussione dalla
dichiarata
necessità
di
avvalersi dell’opera dei
cosiddetti diversi senza i
quali sarebbe stato difficile
considerarsi
civilmente
realizzati.
Ed è quindi il rispetto per le
diversità culturali che questa
esposizione ci propone per
arrivare, nella giungla delle
multiple identità, ad accettare
l’altro e la sua differenza
basandosi
sulle
diverse
considerazioni
che
noi
occidentali abbiamo degli altri
ma non dimenticando gli
sguardi, spesso di riprovazione,
che quegli stessi altri ci
rimandano e che non possiamo
assolutamente ignorare.
essepi
Esposizione "NOUS AUTRES"
fino all’aprile 2007
Musée d’ethnographie de Genève
Bd. Carl-Vogt, 65 – 1205 Genève
aperto tutti giorni (escluso il lunedi’) dalle 10 alle 17
entrata libera
Patronato INCA-CGIL
5, ch. Surinam / Case postale 346
1211 GINEVRA 13
Tel. 022 344 71 72 - Fax 022 340 05 10
e-mail: [email protected]
Aperto dal lunedì al venerdì:
09.00 - 12.00 e 14.30 - 17.30
il giornale italiano
anno 12, n. 112
Furbi e fessi
(Rubrica « a tu per tu » : il messaggero, 30 maggio 2006)
Signor Gervaso, le pecore anarchiche che collettivamente
premiano i furbi e sputano in faccia agli intelligenti e agli
onesti non fanno che danneggiare se stesse e la Nazione
tutta.
Questo si può vedere dalle piccole cose della vita quotidiana
(pulizia delle strade, stile di guida, rispetto della cosa pubblica)
ai fatti più vasti della geopolitica
nazionale (condoni, costruzioni,
inefficienze, clientele). I furbi e i
disonesti nel Nord Europa o in
Svizzera sono considerati deficienti inutili al sistema, bollati
come cretini e imprigionati se
attivi.
"Auguriamoci - qualcuno ha
scritto - la sconfitta dei furbi e la
vittoria degli intelligenti". Un
principio che dovrebbe essere
alla base di una qualsiasi società civile. Nel Nord Europa
(vivo in Inghilterra) lo è da sempre.
Solo una società gestita da politici onesti e intelligenti può
salvare l'Italia da un baratro sempre più vicino. E glielo dice
uno che, quando torna a Roma, pensa davvero che Nerone
si stia rivoltando nella tomba. Anziché vedere miglioramenti, non vede che gravi peggioramenti negli ultimi dieci anni.
Saluti da Londra.
Alessio, [email protected]
Caro Alessio, mi stupisco del suo stupore. Non so quando
lei abbia lasciato l'Italia e da quanto tempo viva in Inghilterra. Io, anche se ho viaggiato molto e conosco abbastanza
bene la Gran Bretagna, sul mio Paese non mi faccio più
illusioni. E quando uno non si fa più illusioni, non ha più
speranze. In mezzo secolo l'Italia è cambiata, com'è cambiato il mondo. Escluso il centro storico, il volto della Città
Eterna (un'eternità conquistata campando alla giornata),
non è più lo stesso. I quartieri di oggi non sono più quelli di
ieri. Il traffico è insostenibile e il caos indescrivibile. C'è sicuramente più benessere, ma anche più malavita e più instabilità sociale, più precarietà. La burocrazia, con le sue
infinite magagne, la sua ottusità, la sua infingardaggine, la
sua inettitudine è quella di sempre. E quella di sempre è la
mentalità degli abitanti: indolenti e strafottenti, menefreghisti e opportunisti. Non tutti, per carità, ma i più, sì. Si arrangiano, vivono di espedienti e fregano il fisco - o ci provano pensando solo di far ciccia per sé e per i propri cari.
Non tutti sono così. Ci sono fior di galantuomini, gente che
fa il proprio dovere, bene e fino in fondo. Ma l'aria che tira è
questa. E non solo a Roma, una città che, comunque, adoro e che non lascerei per nessuna ragione al mondo (dove
troverei un altro Pincio, un'altra piazza di Spagna, un'altra
Trastevere, un altro Circo Massimo, un'altra Caracalla?
Dove?). Gli abitanti del resto dello Stivale sono italiani anche loro. E se dai romani molte cose li dividono, molte ai
quiriti le accomunano. Il senso civico e dello Stato, il rispetto delle leggi e delle regole, non ce l'hanno nemmeno loro.
Si sentono anche loro furbi, più furbi del vicino.
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Siamo davvero pecore anarchiche che stanno nel gregge non perché in questo si riconoscano, ma perché gli
conviene. Non c'importa chi sia il padrone. C'importa
che abbia un occhio di riguardo per noi, che ci faccia il
piacere, che ci lasci passare con il rosso, non ci tolga i
punti dalla patente. Un padrone che faccia il padrone
con gli altri, ma ci riservi un trattamento di favore.
Quanto alla classe politica, così povera di classe
(Destra e Sinistra non fa differenza), cosa vuole che le
dica? È lo specchio del Paese. I governanti non sono
peggiori né migliori dei governati. Lo stampo è lo stesso,
e anche la pasta. Chi nelle stanze del potere palatino ha
sottomano i bottoni, che può premere come e quando
vuole, li pigia infischiandosi di chi in quelle stanze lo ha
mandato.
In un Paese che campa alla giornata, tutti campano alla
giornata. E questo spiega perché viviamo così male e
così bene. Male perché chi pensa solo al presente rischia un brutto risveglio. Bene perché chi pensa al presente senza farsi troppe domande, senza porsi troppi
problemi, se lo gode. Poi, si vedrà.
Lei, caro Alessio, capirà che, rebus sic stantibus, stando
così le cose, c'è poco da fare. Andiamo avanti senza
andare avanti, affidandoci alla buona sorte, allo storico
stellone. Ci consoliamo con il memento evangelico: "A
ogni giorno è sufficiente il suo affanno". O con la battuta
dell'eroina di "Via col vento": "Domani è un altro giorno".
Finora, tutto sommato, ce la siamo cavata. E questo ci
basta per continuare ad essere quelli che siamo e a fare
quel che abbiamo sempre fatto: i furbi. Finché non troviamo uno più furbo di noi che ci fa fessi.
[email protected]
il giornale italiano
il giornale italiano pubblica, a puntate,
« LA GUIDA PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO:
DIRITTI E DOVERI »,
a cura del Ministero dell’Interno che, tramite
i Comuni di iscrizione all’AIRE, lo avrebbe dovuto
inviare a tutti gli italiani residenti all’estero.
GUIDA PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO:
DIRITTI E DOVERI (sesta parte)
ELENCO AGGIORNATO DEGLI ITALIANI
RESIDENTI ALL'ESTERO
Nel 2003, dopo l'entrata in vigore della Legge 27 dicembre 2001, n. 459
– che ha previsto l'esercizio di voto per corripondenza del izaliani residenti all'estero – e del suo Regolamento di attuazione (D.P.R. 104/2003),
è stato istituito l'Elenco Aggiornato dei cittadini italiani all'estero, finalizzato alla predisposizione dell'Elenco degli elettori.
Quali dati contiene l'Elenco Aggiornato?
Nell'Elenco Aggiornato sono registrati i seguenti dati:
•
nome e cognome del cittadino italiano;
•
cognome anche del coniuge per le donne coniugate o vedove
•
luogo e data di nascita;
•
sesso;
•
Stato di residenza; indirizzo; casella postale;
•
Ufficio consolare;
•
Comune di iscrizione all'Aire.
Come viene realizzato l'Elenco Aggiornato?
I Ministeri degli Affari Esteri e dell'Interno confrontano, in via informatica, i dati contenuti nelle Anagrafi degli italiani residenti all'estero
con qauelli degli schedari consolari.
In base ai risultati del confronto il Ministero dell'Interno stila l'Elenco
Aggiornato, formato dai nominativi delle persone iscritte sia nelle
Anagrafi degli italiani residenti all'estero che negli schedari consolari (dati allineati), nonchè dai nominativi di coloro che sono iscritti
solo nelle Anagrafi degli italiani residenti all'estero.
Nel caso in cui il nominativo risulti iscritto soltanto negli schedari consolari, la persona non viene inserita nell'Elenco Aggiornato. Nel caso, invece, che nei due elenchi (AIRE e schedari consolari) corrispondano i dati
reltivi al nome, cognome e data di nascita, ma non quelli relativi all'indirizzo, si assume l'indirizzo risultante negli schedari consolari.
Cittadini italiani iscritti nell'Elenco Aggiornato, al marzo 2005 risultano iscritti nell'Elenco Aggiornato 3.439.846 cittadini italiani.
COMITATO PERMANENTE ANAGRAFICO-ELETTORALE
Che cos'è il Comitato permanente anagrafico-elettorale?
Al fine di coordinare gli interventi necessari per realizzare ed aggiornare
l'Elenco degli italiani residenti all'estero è stato istituito, dall'art. 6 del
D.P.R. 104/2003, il Comitato permanente anagrafico-elettorale composto
da 13 membri esperti nella maeria, di cui:
•
tre del Dipartimento per gli Italiani nel Mondo;
•
tre del Ministero degli Affari Esteri;
•
tre del Ministero dell'Interno;
•
uno del Dipartimento per l'Innovazione e le Tecnologie;
•
uno dell'Associazioone Nazionale dei Comuni d'Italia (ANCI);
•
uno dell'Associazione Nazionale Ufficiali di Stato Civile e
d'Anagrafe (ANUSCA);
•
uno del Comune di Roma.
In aggiunta ai membri effettivi sono stati nominati altrettanti membri
supplenti.
MATRIMONIO ALL'ESTERO E NASCITA DI FIGLI
Il cittadino italiano che intenda sposarsi all'estero deve, per prima cosa,
richiedere le pubblicazioni di matrimonio rivolgendosi, se residente in
Italia, al Comune di iscrizione anagrafica oppure, se residente all'estero e
regolarmente iscritto all'AIRE, al Consolato italiano di residenza.
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Concluse le pubblicazioni è possibile contrarre matrimonio dinanzi all'autorità straniera o presso il Consolato italiano.
La mancata effettuazione delle pubblicazioni non inficia la validità del matrimonio, ma puo' dar luogo all'applicazione dell'art. 14 del Codice Civile che
prevede il pagamento di un'ammenda che va da 41,32 a 206,58 euro.
Se la celebrazione avviene dinnanzi alle autorità straniere è necessario che
una copia dell'atto di matrimonio venga fatta pervenire al Consolato, affinchè
quest'ultimo provveda a trasmetterlo al Comune italiano competente, per la
trascrizione nei registri dello stato civile.
E' importante che nomi, cognomi, luoghi e date di nascita riportati nell'atto di
matrimonio siano minuziosamente controllati dagli interessati, allo scopo
di verificare che non vi siano errori nel documento originale. Nel caso
che si riscontrino errori, è necessario richiedere le rettifiche, rivolgendosi
sempre al Consolato italiano competente per territorio.
Se, dopo il matrimonio e la registrazione dell'atto, il cittadino intende risiedere in Iotalia, il coniuge straniero dovrà domandare il visto di ingresso in qualità di "familiare al seguito", presentando:
•
modello domanda di visto;
•
dichiarazione per "familiare al seguito" fatta dal cittadino italiano;
•
n. 2 foto tessera a colori del coniuge straniero;
•
copia dei passaporti di entrambi i coniugi;
•
passaporto del coniuge straniero con validità residua non inferiore a
16 mesi dalla data di presentazione della domanda di visto.
I figli di cittadini entrambi italiani o di almeno un genitore italiano, anche se nati all'estero ed eventualmente in possesso di un'altra cittadinanza, sono cittadini iotaliani. Pertanto la loro nascita deve essere registrata
in Italia. Questo anche qualora il genitore acquisti o riacquisti la cittadinanza. In questi casi tale cittadinanza viene trasmessa ai figli ancora minorenni e
conviventi al momento dell'acquisto o riacquisto della stessa.
I genitori dovranno pertanto richiedere, recandosi presso il Consolato italiano competente, la trascrizione dell'atto di nascita dei propri figli nel Comune di iscrizione all'AIRE o di residenza in Italia.
Per effettuare la comunicazione di una nascita, bisogna presentarsi all'Ufficio
consolare con i seguenti documenti:
atto di nascita, rilasciato dal competente Ufficio di stato civile della
circoscrizione, accompagnato dalla traduzione in italiano. Tale
traduzione deve essere certificata, dall'autorità diplomaticoconsolare o da un traduttore ufficiale, conferme al testo originale;
documentazione comprovante la cittadinanza italiana di almeno uno dei
genitori (carta di identità, passaporto italiano o certificato di cittadinanza italiana).
Il Consolato dopo aver legalizzato, ove prescritto, la firma dell'autorità straniera che ha rilasciato l'atto di nascita, lo trasmette in Italia per la sua trascrizione e la conseguente iscrizione all'AIRE del nuovo nato.
Una volta trascritto l'atto di nascita, l'ufficiale dello stato civile italiano
provvede a correggere, mediante annotazione, il cognome del minore,
ove lo stesso sia stato attribuito in modo non conforme all'ordinamento
italiano.
Qualora gli interessati vogliano mantenere il cognome attribuito al figlio nel
Paese di nascita e qualora tale cognome non sia conforme a quello previsto
dall'ordinamento italiano, dovranno avanzare richiesta di cambiamento di
cognome ai sensi degli artt. 84 e seguenti del D.P.R. 3/11/2000, n. 396.
(segue)
Salviamo la Costituzione
Aggiornala, non demolirla
Coordinamento nazionale delle iniziative per la
difesa della Costituzione e per il referendum
contro il progetto di riforma della IIa parte della Costituzione
Il 25 e il 26 giugno
Vota NO
il giornale italiano
anno 12, n. 112
"Vite rovinate dal pallone. Storie di
tifo e ordinaria follia" in un'antologia
"solidale" di racconti
giugno 2006
pagina 7
FARSA ITALIA
Valerio Agostinone
Premierato "ad personam"
ROMA\ aise\ - Il tifo calcistico
non nuoce gravemente alla
salute. Qualche volta. Il tifoso,
animale sociale camaleontico e
a tratti pericoloso, i calciatori,
gli arbitri sono i protagonisti
delle pagine di "Vite Rovinate
dal Pallone. Storie di tifo e ordinaria follia" (pag.160, 10 euro),
un’antologia di racconti dedicati allo sport più amato dagli
italiani, il calcio.
La ferocia, la correttezza e la
sofferenza di chi la domenica
dimentica mogli, amici e parenti, si rincorrono per le pagine di
un progetto edito e curato da
Giulio Perrone, che dichiara:
"in un momento in cui lo sport
è stato messo da parte dagli
interessi economici e di potere,
proprio alla vigilia dei Mondiali
di calcio, ho pensato che realizzare "Vite Rovinate dal Pallone" potesse ricordare a tutti che
il calcio è soprattutto divertimento, aggregazione, lealtà e
passione".
Le voci raccolte in questo libro,
alcune all’esordio letterario,
raccontano le vite appassionate
dei tifosi.
Cosa ha fatto chi l’11 settembre
è comunque andato allo stadio?
Nicola Ravera Rafele, autore di
"Idrolitina", racconta il pomeriggio vuoto e silenzioso di tre
ragazzi che si sfidano ai rigori
per esorcizzare il dolore e la
paura dell’attacco alle Twin
Towers. La tensione del prepartita elettrizza le pagine scritte
da Cosimo Argentina, giovane
promessa della narrativa italiana che ha già stupito con
"Viaggiatori a sangue caldo" (Avagliano, 2005). Il flusso
di ricordi di un glorioso Napoli,
la squadra con più tifosi al
mondo, e di una storia di famiglia si snoda fra le pagine di
"Sindrome di Stoccolma" di
Ferdinando Cotugno, all’esordio assoluto nella narrativa italiana. Il canto d’amore di Des
Moulins per la Juventus, che
vuol dire gioventù e quindi purezza e gioia, che tanto bene fa
all’anima di chi oggi legge i
giornali e piange la gloria
trascinata nel fango per colpa dell’avidità e della furbizia di pochi potenti. Juventus protagonista anche della
prosa effervescente di Mauro Mirci che è stato allo
stadio per caso, tifoso per
caso come Paolo Di Paolo,
autore del racconto aperto
"Moggi".
E come dimenticare la tragica lotta sempre persa dalle
donne contro le finali,
contro i derby e contro la
bruciante passione del calcio che scavalca persino le
gioie del sesso. Alessandro
Petrini, voce emergente e
talentuosa, già vista nell’antologia "Nulla è per sempre.
59 ultimi respiri" (Giulio
Perrone Editore, 2006), mette una partita del Milan davanti ad una proposta di
matrimonio, senza troppi
rimpianti. I piedi che fanno
la magia per 90 minuti e le
vite che si spezzano sono i
protagonisti del racconto
"Quattro Milioni" di Demetrio Paolin, autore de "Il
Pasto Grigio" (Untitl.ed,
2005). Senza dimenticare
chi mette ordine, l’uomo
super partes, l’arbitro
Severino, protagonista
di "Giustizia" di Gavino
Angius.
Seconda iniziativa
editoriale in favore di
associazioni attive nel
sociale per la Giulio
Perrone Editore, dopo
"Noir No War",
realizzato in
collaborazione con
Emergengy, per "Vite
Rovinate dal Pallone" la
casa editrice romana
devolverà il 10% del
ricavato dalle vendite in
favore dell’associazione
Save The Children,
organizzazione per la
difesa e la promozione
dei diritti dei bambini.
La parte della Costituzione che si è fatta confezionare su
misura che più di tutte piace al Cavalier Berlusca è quella
riguardante i privilegi del Primo Ministro, carica alla quale
lui modestamente ritiene di poter pretendere fino a quando se
ne sarà stufato.
Una volta ridotto il Presidente della Repubblica (anche lui
ovviamente di sua scelta) al ruolo di semplice passa-carte ai
suoi ordini, il Primo Ministro-tipo ideato da Forza Italia e
dalla Lega si riserva l'indiscusso potere costituzionale di
assumere, cambiare, sospendere o licenziare i Ministri da lui
stesso designati, indire le elezioni, sciogliere le Camere,
redigere leggi: il tutto senza dover ricevere alcun voto di
fiducia dal Parlamento, visto che è gia stato personalmente
eletto e consacrato dal voto popolare. Tanto più che, secondo
lui, per ottenere questo basta inventare una sfilza di promesse
-patacca da mantenere volendo "a babbo morto" (e guai se
qualcuno osa poi ricordargliele).
Per il Berlusca, però, la trovata più geniale da riversare nella
Carta Costituzionale è stata la disposizione secondo cui il
Primo Ministro (cioè invariabilmente lui) può essere
"sfiduciato" (ma quando mai ?) unicamente dalla sua stessa
maggioranza, senza alcun malaugurato intervento di quella
banda di sovversivi che si permette di farsi chiamare
opposizione (ma che roba è ?).
In effetti se non fosse politicamente sconcia questa trovata
sarebbe addirittura esilarante. Basti immaginare per questo
cosa capiterebbe a qulche sprovveduto parlamentare reclutato
nella squadra berlusconiana che si mettesse in testa di
esprimere qualsiasi dubbio sull'inestimabile valore o la
superiore oppurtunità dei propositi dell'esimio Cavaliere. Che
se poi qualche illuso ci fosse, conoscerebbe già l'unica
procedura ammessa e collaudata per esprimere il proprio
dissenso: chiudersi in casa, spegnere tutte le luci e infilarsi
sotto il letto o in un armadio, e lì sfogarsi a formulare dentro
di se ogni possibile oscenità all'indirizzo del padrone
Berlusca.
Insomma possiamo
anche riderci sopra, ma
pensiamo soprattutto a
dare la risposta che
merita alla sfrontata
pretesa di Berlusconi e
dei suoi accoliti di
scippare un "Signorsì"
degli italiani a
quell'assurda
accozzaglia di
espedienti di comodo
che vorrebbero imporre
a proprio vantaggio
nella Carta
Costituzionale.
Cominciamo quindi a
metterli di fronte al
nostro sonoro e
soverchiante "NO".
Poi vedremo come
ragionare.
il giornale italiano
anno 12, n. 112
Mondiali di calcio
Emigrati oscurati come nel 2002
Interpellanza del Senatore
Micheloni (Ulivo) al
Ministro
delle
Comunicazioni Gentiloni:
“Partite oscurate su Rai
International”. Per il
Ministro Melandri è
“grave che gli italiani
all’estero vengano privati di questo diritto”.
E chiede un incontro con il presidente Rai
Petruccioli
ROMA – Mondiali di calcio: Rai
International non li trasmette. E il senatore
dei DS eletto nella Circoscrizione Europa
Claudio Micheloni si rivolge al Ministro
delle Comunicazioni Paolo Gentiloni. In una
interrogazione a risposta orale presentata l’8
giugno il senatore chiede quali “misure
urgenti” si intendono adottare “affinché i
cittadini italiani residenti all’estero, costretti
per motivi di lavoro a vivere lontano dal loro
Paese, possano assistere interamente alle
trasmissioni Rai e sentirsi parte, nel seguirne
le prestazioni agonistiche, della nazionale di
calcio italiana impegnata in Germania”.
Micheloni chiede anche “se non si ritenga
opportuno che, nella stipula dei futuri
contratti per l’acquisto di diritti televisivi di
manifestazioni sportive come i mondiali di
calcio, la Rai provveda a far inserire una
clausola che le consenta la trasmissione
dell’evento anche al di fuori del territorio
nazionale, tenuto conto che la
programmazione televisiva dell’emittente sul
circuito internazionale è seguita quasi
esclusivamente dai nostri concittadini
r e s i d e n t i
a l l ’ e s t e r o ” .
Micheloni ricorda nell’interrogazione che la
Rai “sulla base degli accordi stipulati per
l’acquisto dei diritti televisivi di “Germania
2006”, dovrà provvedere, mediante il sistema
del criptaggio, all’oscuramento del proprio
circuito internazionale in concomitanza
dell’inizio delle trasmissioni delle partite del
campionato mondiale di calcio”. E che
“l’evento ripete quanto già avvenuto nel
2002, in occasione dei mondiali di calcio di
Corea e Giappone, allorché per la prima
volta venne impedito a tutti i cittadini italiani
residenti all’estero di poter assistere non
soltanto alle partite di calcio ma anche ai
programmi
s p o r t i v i
“highlight” e
alle cronache
legate
alla
manifestazione
sportiva”.
“Il tema del criptaggio
delle partite della nazionale
italiana all’estero è molto
sentito tra le nostre
comunità” ha affermato il
Senatore Micheloni . Che
proprio per tale ragione ha
voluto che “l’interrogazione
che ho presentato l’8 giugno
scorso su questa vicenda
fosse il mio primo atto
giugno 2006
pagina 8
Melandri facendo osservare che l’Italia “ha
chiesto ai connazionali all’estero di concorrere
alla definizione della maggioranze politiche”.
Pertanto il fatto che gli italiani nel mondo
“vengano oggi privati in un certo senso di un
diritto non onora – ha ribadito il Ministro - le
scelte strategiche del servizio pubblico”.
Melandri ha chiesto un incontro con il presidente
della Rai Petruccioli. E Micheloni plaude:
“Benissimo ha fatto il Ministro Melandri, non
nuova a queste attenzioni, a prendere in mano la
cosa e a chiedere subito un incontro al Presidente
Petruccioli”. “Sono sicuro che il Ministro
Melandri e il Presidente Petruccioli faranno tutto
il possibile per cercare di superare questo annoso
problema”, ha concluso Micheloni.
(Inform/ADL)
Nella foto sopra a sinistra, il Senatore Claudio
Micheloni, nelle altre tre il Ministro allo Sport
e Politiche Giovanile, Giovanna Melandri, in
visita alla nazionale italiana di calcio prima
della loro partenza per la Germania.
parlamentare”. “Con la
nostra presenza in
Parlamento e con la
concomitanza dei mondiali
– ha detto Micheloni – e
dopo anni che chiedevamo
attenzione in questa
d ir e z io n e , f in a l me n t e
l’argomento è arrivato ai
piani alti della politica
italiana”.
Intanto, a margine del
convegno della Federazione
nazionale stampa italiana su
informazione sportiva ed
etica, il Ministro allo Sport e
Politiche Giovanili
Giovanna Melandri ha
attaccato la Rai che non
trasmette all’estero le partite
degli azzurri ai Mondiali. E’
un fatto che Melandri
giudica “grave”. “So che ci
sono motivi economici
dietro questa scelta, ma è
una scelta che non onora il
servizio pubblico italiano”
h a
a g g i u n t o
La Vespa celebra 60 anni di
successo
Torino - Sarà
Vespa 1948
presentato
sabato 17
giugno a
Torino il
volume "60
anni della
Vespa", scritto
da Giorgio
Sarti ed edito
da Giorgio Nada per celebrare l'anniversario del
celebre locomotore che cade proprio in questi
giorni. L'evento è all'interno della
manifestazione internazionale Euro Vespa 2006,
il tradizionale incontro tra gli appassionati del
ciclomotore, che si svolge quest'anno a Torino.
Fu nell'aprile del 1946, in un paese frastornato
dalle terribili vicende belliche, che i primi
quindici esemplari della Vespa uscirono dagli
stabilimenti Piaggio di Pontedera (PI). Si trattò
del debutto di un rivoluzionario veicolo a due
ruote, che oltre a lasciare una traccia indelebile
nella storia dei trasporti, è diventato un autentico
fenomeno di costume per le generazioni a
venire.
Oggi, a
sessant'anni dal
suo debutto, la
Vespa si è
affermata in
ogni parte del
mondo con 17
milioni di
esemplari
venduti.
La Vespa in "Vacanze Romane"
il giornale italiano
anno 12, n. 112
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COSTITUITE LE COMMISSIONI
PERMANENTI AL SENATO: ECCO DOVE
SIEDERANNO I SEI ELETTI ALL’ESTERO
ROMA\ aise\ - Nella tarda mattina di oggi, (n.d.r.: 6 giugno) si
sono riunite al Senato le commissioni permanenti per
l’ufficializzazione della loro composizione e l’elezione dei
rispettivi Presidenti.
Le Commissioni permanenti sono 14, specializzate per materia
secondo uno schema che riflette, in linea di massima, i settori
corrispondenti ai diversi Ministeri e composte in modo tale da
rispecchiare proporzionalmente i rapporti numerici tra le forze
politiche presenti in Parlamento.
Dei sei Senatori eletti all’estero, tre sono stati assegnati alla IIIa
Commissione, Affari Esteri ed Emigrazione. Si tratta di Claudio
Micheloni e Edoardo Pollastri, del Gruppo dell’Ulivo, e
Antonella Rebuzzi di Forza Italia. Alla Xa Commissione,
Industria, Commercio e Turismo, prenderà parte Luigi Pallaro,
Gruppo Misto, mentre Nino Randazzo, l’Ulivo, è stato assegnato
alla IXa, Agricoltura e Produzione Agroalimentare. Alla VIa
Commissione, Finanze e Tesoro, infine, ha trovato posto Renato
Turano, dell’Ulivo.
Nessuno degli eletti all’estero è stato assegnato alla Ia
Commissione, Affari Costituzionali, competente su temi assai
rilevanti, come l’eventuale riforma della legge elettorale,
auspicata da molti, o la legge sulla cittadinanza.
Federazione delle Colonie Libere
Italiane in Svizzera
Magnusstrasse 20, CH-8004 Zurigo (Postfach 7330, CH-8023 Zürich)
Tel. 044/241 87 27 Fax 044/241 87 76 E-mail: [email protected]
Blocher blocca il FIMM
"Il Governo del quale faccio parte è consapevole della
delicatezza degli impegni che lo attendono. La politica estera
rappresenterà una componente essenziale dell'azione del
Governo, con l'obiettivo di consolidare e rafforzare la presenza
e il ruolo dell'Italia in Europa, sulla scena internazionale, negli
organismi internazionali". Così si esprime il neo-Ministro degli
Esteri, Massimo D'Alema, nel messaggio inviato a tutto il
personale della Farnesina, "in servizio in Italia e presso le
Rappresentanze diplomatiche e gli Uffici consolari all'estero".
"Non mi nascondo - prosegue D'Alema nel messaggio - le
difficoltà che ci separano da questo traguardo. Anche per
questo confido di poter contare sulla collaborazione di Voi tutti,
ben conoscendo e apprezzando le doti di lealtà, dedizione,
professionalità, senso dello Stato di cui tutto il personale della
Farnesina è da sempre depositario . Faccio quindi affidamento
sul Vostro sostegno: esso sarà indispensabile ad affrontare al
meglio le responsabilità che mi appresto ad assumere".
La Confederazione non intende più sovvenzionare in via
ordinaria le strutture del Forum per l'integrazione delle
migranti e dei migranti (FIMM Svizzera). Sussidi saranno
concessi, ma soltanto per singoli progetti. Il Dipartimento
federale di giustizia e polizia, che fa capo a Christoph
Blocher, ha già rescisso il relativo contratto che garantiva al
Forum un contributo annuale di 300'000 franchi. La decisione
ha effetto retroattivo al primo gennaio di quest'anno.
Di fronte a questa decisione, l'Esecutivo della Federazione
delle Colonie Libere Italiane in Svizzera (FCLIS) esprime il
suo profondo sdegno per una scelta politica miope, unilaterale
e punitiva nei confronti non solo del FIMM ma anche dei
programmi di una seria politica di integrazione.
Tale decisione è ancora più grave in quanto dettata
dall'esplicita volontà d'impedire che un'organizzazione come
il FIMM – al quale aderisce una parte significativa delle
associazioni dei migranti in Svizzera in rappresentanza di
oltre 50 comunità di stranieri – agisca democraticamente, in
conformità a quanto stabilito dai propri statuti, per la tutela
dei diritti degli stranieri residenti nella Confederazione.
Al FIMM viene infatti imputato di essersi impegnato per
sostenere le iniziative finalizzate alla naturalizzazione
agevolata, bocciata in votazione popolare nel settembre 2004,
e di essersi opposto all'inasprimento delle leggi sul diritto
d'asilo e sugli stranieri che saranno sottoposte a referendum il
prossimo mese di settembre.
Il taglio dei contributi pubblici, che costituiscono poco meno
del 50% dei fondi necessari al FIMM per svolgere le sue
attività, è un segno tangibile di rifiuto e di repressione nei
confronti di iniziative volte a perseguire una costruttiva
integrazione degli stranieri diretta a contenere fenomeni di
emarginazione sociale.
L'Esecutivo FCLIS, esprimendo la piena solidarietà al
FIMM, invita il Consiglio federale, i partiti e tutte le forze
sociali svizzere e degli stranieri in Svizzera ad agire affinché
il Dipartimento di giustizia e polizia ritorni sulla propria
decisione consentendo al FIMM di continuare ad operare,
sotto il segno dell'integrazione, nell'interesse d'una
convivenza pacifica, presupposto fondamentale per una
crescita democratica e civile dell'intera società elvetica.
Patronato A.C.L.I. al Servizio della Gente
Rue de Carouge 53 / CH-1205 GINEVRA
Tel. 022 7810932 - Fax 022 7810933
e-mail: [email protected]
Orari di apertura:
lunedì, martedì, mercoledì, giovedì
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venerdì: 09.00-11.30 / 13.00-16.00
(Coordinamento Associazioni Italiane Ginevra)
Case postale 1025 / 1227 CAROUGE / Tel. 022 3434927
e-mail: [email protected]
Segretario responsabile : Silvano COCCO
Cassiere : Francesco CELIA
Segreteria : Giovanni PAGGI
Consiglieri : Franco ANTONELLI
Oliviero BISACCHI
"Conto sulla collaborazione di tutti voi"
Così si esprime il neo-Ministro degli Esteri D'Alema nel
messaggio inviato a tutto il personale della Farnesina,
in Italia e all'estero
SEGRETERIA DEL C.A.I.G.
il giornale italiano
anno 12, n. 112
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LA ROSA (4)
E mai, certo, da anni e anni, al Circolo, per via, nelle case, a
passeggio, avevano canticchiato tanto, senza volerlo, senza
saperlo, i "civili" di Pèola.
La signora Lucietta vedeva e sentiva tutto questo. Il guizzare
di tanti desiderii da occhi accesi che la seguivano in tutte le
mosse e la carezzavano con lo sguardo voluttuosamente, il
calore di simpatia che la avvolgeva, inebriarono in breve
anche lei.
Non ci sarebbe voluto tanto, perché già fremeva, friggeva di
per sé, la signora Lucietta. Che impiccio le davano certe
ciocchette di capelli, che le cadevano su la fronte appena
chinava il capo per seguire con gli occhi il nastro di carta
punteggiato che si svolgeva dalla macchinetta ticchettante sul
tavolino dell'ufficio! Scrollava il capo e quasi sobbalzava,
come per un vellicamento di sorpresa. E che improvvise
caldane e che subitanei arresti di respiro, che finivano a un
tratto in una stanca risatina! Oh, ma piangeva anche, sì, sì,
piangeva in certi momenti, senza saper perché. Lagrime calde,
brucianti, per un oscuro, improvviso scompiglio nella mente,
per uno strano orgasmo, che le dava un serpeggiar di smanie
per tutto il corpo, un'insofferenza... Non poteva frenarle,
quelle lagrime, e sbuffava, sbuffava di stizza, ma poi, subito
dopo, per un nonnulla, ecco, si rimetteva a ridere.
Per non pensare a niente, per non andare svolazzando con la
fantasia dietro ogni immagine comica o pericolosa, per non
sorprendersi assorta in certe previsioni inverosimili, l'unica
era d'attendere giudiziosamente al suo ufficio; raccogliersi,
prendere a due mani e tener ben ferma l'attenzione, perché
tutto procedesse là dentro in perfetta regola, con perfetto
ordine. E ricordarsi, ricordarsi sempre che a casa intanto,
affidati a una vecchia serva molto stupida e rozza, c'erano i
suoi due poveri piccini orfani. Che pensiero era questo! Tirarli
su, da sola, col suo lavoro, col suo sacrificio, quei figliuoli!
miseramente, pur troppo; oggi qua, domani là, randagia con
essi... E poi, quando sarebbero cresciuti, quando si sarebbero
fatta una vita per loro, forse del suo sacrificio, di tutte le sue
pene non avrebbero tenuto alcun conto. No, via! via! Erano
ancor tanto piccini... Perché immaginare queste cose brutte?
Sarebbe stata vecchia, lei, allora; sarebbe passato comunque il
suo tempo; e quando il tempo è passato e si è vecchi, anche ai
ricordi tristi siamo già abituati a far buon viso...
Chi diceva così? Lei, lo diceva. Ma non perché veramente le
sorgessero spontanee nell'animo queste considerazioni
affliggenti. Passava ogni mattina dall'ufficio e talvolta anche
sul tramonto, quando usciva dal Municipio, il segretario
comunale, quel signor Silvagni incontrato sul treno. Si
tratteneva un momento, lì sull'uscio o davanti lo sportello; le
parlava di cose aliene, anche liete; rideva con lei della caccia
che si dava ai cani, per esempio, e delle difese che ne
prendevano le donne brutte del paese. Ma negli occhi di
quell'uomo, in quei grandi occhi chiari, intenti e tristi che le
restavano a lungo impressi nella memoria dopo ch'egli se
n'era andato via, la signora Lucietta leggeva quelle
considerazioni affliggenti. Il pensiero dei figliuoli, ogni volta,
chi sa perché?, glielo richiamava lui, angosciosissimo; pur
giugno 2006
pagina 10
senza ch'egli ne avesse chiesto affatto o glien'avesse fatto parola
per incidenza.
Tornava a sbuffare, a ripetersi che i suoi figliuoli erano ancor
tanto piccini... e dunque, via! perché avvilirsi? non doveva e non
voleva. Là, su, su, coraggio! Era giovine, lei, per ora... tanto
giovine... e dunque...
- Come dice, signore? Ma sì: conti le parole del telegramma, e poi
calcoli due soldi di più. Vuole un modulo a stampa? No? Ah,
tanto per saperlo... Ho capito. A rivederla, signore... Ma di niente,
si figuri...
Quanti ne entravano all'ufficio a rivolgerle di quelle stupide
domande! Come non ridere? Eran pur buffi davvero tutti quei
signori di Pèola. E quella commissione di giovinotti, soci del
Circolo di compagnia, col loro bravo presidente anziano, entrato
all'ufficio una mattina, per invitarla alla famosa festa da ballo
annunziatale in treno dal signor Silvagni! Che scena! Tutti con gli
occhi spiritati, che da un canto pareva se la volessero mangiare e
dall'altro provassero una strana maraviglia nell'accorgersi che da
vicino ella aveva il nasetto così e così, così e così la bocca e gli
occhi e la fronte, per non parlare che della testa soltanto! Ma i più
impertinenti erano anche i più impacciati. Nessuno sapeva come
cominciare:
- Vorrà farci l'onore... - È consuetudine annuale, signora... Una
piccola soirée dansante... - Oh, ma senza pretese, si figuri! - Festa
in famiglia... - Ma sì, lasciate dire! - È consuetudine annuale,
signora... - Ma via, che dice! basta che voglia verarnente
onorarci...
Si torcevano, si strizzavano le mani, si guardavano in bocca l'un
l'altro nell'atto che si buttavano a parlare, mentre il presidente,
che era anche il sindaco del paese, s'intozzava sempre più,
paonazzo dalla stizza. S'era preparato il discorso, lui, e non glielo
lasciavano dire. S'era passato anche il cerotto con gran cura su la
lunga ciocca di capelli rigirata sul cranio, e aveva infilato i guanti
canarini e inserito due dita, dignitosamente, tra i bottoni del
panciotto.
- È consuetudine annuale, signora...
La signora Lucietta, confusa, per quanto con una gran voglia di
ridere e tutta vermiglia in volto per quei pressanti inviti, più degli
occhi cupidi che delle labbra impacciate, cercò di schermirsi in
prima: era ancora a lutto, lo sapevano... e poi, i due figliuoli...
stava con loro la sera soltanto... non li vedeva per tutto il giorno...
era usa metterli a letto lei... e poi aveva tante cose a cui
attendere...
- Ma via! per una sera... - Poteva anche venire dopo averli messi a
letto... - E non c'era la serva?.. per una sera!
A uno dei giovanotti, nella furia, scappò detto finanche:
- Il lutto? Ma che sciocchezza!
Ebbe una gomitata in un fianco e non fiatò più.
La signora Lucietta promise in fine che sarebbe andata, o
piuttosto, che avrebbe fatto di tutto per andare; ma poi, quando
tutti se ne furono andati, rimase a guardarsi nella manina bianca
posata su la veste nera il cerchietto d'oro che il Loffredi sposando
le aveva messo al dito. La sua manina era allora così gracile:
manina di ragazzetta; e ora che le dita erano un po' ingrossate,
quell'anellino le faceva male. Così stretto era, che non poteva
cavarselo più...
III
Nella camera da letto del vecchio quartierino mobigliato, la
signora Lucietta ora stava a dire a se stessa di no, che non sarebbe
andata; e intanto dondolava - aòh - su le ginocchia il suo
angioletto biondo, vestito di nero – aòh, aòh - questo suo più
piccino, caro caro, che voleva ogni sera addormentarsi in braccio
a lei.
(segue)
il giornale italiano
anno 12, n. 112
giugno 2006
pagina 11
La ricetta del mese
a cura di
Fiorella CELIA-FOSSELLA
Caponata di melanzane
Ingredienti per 4 persone :
4 melanzane, sale, cipolla, sedano,
500 gr. di pomodori, 150 gr. di olive
verdi, capperi, aceto e zucchero
Preparazione : tagliate le
melanzane a pezzetti senza
sbucciarle, spolverizzatele di sale e
fate sgocciolare l’eccesso di acqua.
Scaldate olio abbondante e
mettetevi a cuocere le melanzane.
Quando sono cotte levatele col
mestolo forato. Nello stesso olio
mettete un trito di cipolla e sedano,
aggiungete i pomodori sbucciati e
senza semi, a pezzi, le olive
snocciolate. Lasciate cuocere la
salsa una ventina di minuti.
Rimettete nel tegame le
melanzane, aggiungete due
cucchiaiate di capperi e bagnateli
con una cucchiaiata di aceto, in cui
avrete sciolto unl pizzico di
zucchero. Cuocete ancora
10-15 minuti.
Le ricette per l'estate
Fiori di zucchine fritti
Ingredienti per 4 persone : 16 fiori di
zucchina. Per la pastella : una
cucchiaiata di farina, 1 cucchiaio
d’olio, olio per friggere e sale
Preparazione : preparate la pastella
con la farina diluita con una
cucchiaiata di olio ed acqua; deve
riuscire un pò fluida. Lasciatela
riposare 30 minuti. Pulite i fiori delle
zucchine, tagliate il peduncolo, levate
il pistillo o tagliateli in due per il lungo.
Immergeteli nella pastella, uno ad
uno; devono restare bene avvolti.
Friggeteli nell’olio abbondante e molto
caldo. Appena sono dorati
sgocciolateli, asciugateli su carta
assorbente, salateli.
Melone a sorpresa
Ingredienti per 4 persone :
1 melone, fragoline, lamponi, uva,
mirtilli, ribes, pesche, altra frutta,
zucchero e liquore
Preparazione : vuotare il melone,
mantenendo intero l’involucro perchè
servirà per la preparazione. Tagliate a
dadetti la polpa, dopo aver scartato i
semi e parte filacciosa. Unitevi la
frutta, le pesche a pezzettini ed altra
frutta a volontà; zuccherateli e
profumateli con un liquore a scelta.
Riempite il melone e tenetelo al fresco
nel frigorifero per alcune ore prima di
servirlo.
Il comico franco-belga Raymond Devos è morto oggi (n.d.r.: 15 giugno) al suo domicilio di
Saint-Remy-les-Chevreuse, vicino Parigi, di un attacco celebrale. Aveva 83 anni.
Alcune sue celebri battute:
- «Quand on s’est connu, ma femme et moi, on était tellement timides tous les deux qu’on n’osait pas se regarder. Maintenant, on ne peut plus se voir.»
- «Si ma femme doit être veuve un jour, j’aimerais mieux que ce soit de mon vivant.»
- «Qui prête à rire n’est jamais sûr d’être remboursé.»
- «Le rire est une chose sérieuse avec laquelle il ne faut pas plaisanter.»
- «Du moment qu’on rit des choses, elles ne sont plus dangereuses.»
- «Une fois rien, c’est rien; deux fois rien, c’est pas beaucoup, mais pour trois fois rien, on peut déjà acheter quelque chose, et pour pas
cher.»
- «Je n’aime pas être chez moi. A tel point que lorsque je vais chez quelqu’un et qu’il me dit: Vous êtes ici chez vous, je rentre chez moi!»
- «Mais pourquoi courent-ils si vite? Pour gagner du temps! Comme le temps, c’est de l’argent... plus ils courent vite, plus ils en gagnent.»
- «Il paraît que quand on prête l’oreille, on entend mieux. C’est faux! Il m’est arrivé de prêter l’oreille à un sourd. Il n’entendait pas mieux.»
- «Même avec Dieu, il ne faut pas tenter le Diable.»
- «Un croyant, c’est un antiseptique.»
- «Si Dieu n'est pas marié, pourquoi parle-t-on de sa grande Clémence.»
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anno 12, n. 112
giugno 2006
pagina 12
Messaggio del Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari
Esteri, Onorevole Massimo D'Alema, ai connazionali all'estero
ell'assumere l'incarico di Ministro
degli Affari Esteri della Repubblica
Italiana, sono molto lieto di rivolgere un
caloroso saluto ai nostri connazionali
all'estero.
Le italiane e gli italiani che per necessità o
per scelta hanno fatto del mondo la loro
dimora rappresentano da sempre una
risorsa preziosa, anche se non sempre
adeguatamente valorizzata, per il nostro
Paese. Lo sono ancora di più adesso che,
con l'esercizio del diritto di voto, è stata
finalmente loro riconosciuta pienezza di
capacità di rappresentanza politica e
parlamentare.
La presenza in
Parlamento di una
delegazione di italiani
all'estero non è però solo
motivo di giustificato
orgoglio; essa deve servire
da stimolo per
riqualificare ulteriormente
l'azione del Governo e
delle pubbliche
amministrazioni,
avvicinandola sempre di
più alle esigenze ed
A Franco Danieli la delega per gli
Italiani nel Mondo
U
Franco Danieli
na nomina, quella sancita dal nuovo
Governo Prodi, che risponde alle
aspettative dei più, e che ha fin da subito
ottenuto il sostegno e l'approvazione delle
rappresentanze italiane all'estero, a partire dai
neoeletti membri di Senato e Camera per la
Circoscrizione Estero. Danieli da anni, infatti, si
occupa delle problematiche delle comunità
italiane all'estero, e segue da vicino la situazione
dei nostri connazionali; senza dimenticare che egli stesso ha vissuto sulle
proprie spalle la condizione di emigrante, avendo lavorato per trenta anni in
Svizzera come stagionale presso le fabbriche elvetiche durante le ferie estive,
per integrare le entrate familiari.
Nato il 20 aprile 1956 a Galatone (Lecce), Franco Danieli attualmente risiede a
Bologna. Avvocato di professione, specializzato in diritto del lavoro e
internazionale, è stato eletto deputato per la prima volta nel 1994 nel collegio
Modena-Sassuolo e riconfermato nel 1996 nel collegio di Milano. Eletto nella
XII legislatura, alla Camera, ha fatto parte della Commissione lavoro pubblico
e privato e del Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione degli accordi
di Schengen ed è stato componente del Direttivo del Gruppo Progressisti Federativo. L'elezione al Senato è arrivata il 13 maggio 2001. Tra gli incarichi
ricoperti, sotto il Governo Amato II, è stato Sottosegretario di Stato per gli
affari esteri (dal 27 aprile 2000 al 10 giugno 2001), e, successivamente
membro della Commissione Affari esteri ed emigrazione del Senato (dal 22
giugno al 25 giugno 2001); e dal 7 ottobre 2003 al 27 aprile 2006 ancora vice
presidente. Dal 20 febbraio 2003 al 27 aprile 2006 fa parte del Comitato per le
questioni degli italiani all'estero.
aspettative
legittime dei
cittadini
italiani
all'estero,
anche dei più
lontani. In
questo sforzo
il Ministero
degli Esteri
intende
svolgere un
ruolo di vigile
impulso.
Tengo ad
assicurare che esso si impegnerà al meglio
delle sue capacità per il raggiungimento di
questo obiettivo.
Massimo D'Alema
Massimo D'Alema
N
Deposito: 022 344 11 22
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