Foglio n. 379 - Parrocchia Sant`Angela Merici

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Foglio n. 379 - Parrocchia Sant`Angela Merici
marzo 2009
C
arissimi,
in questi giorni di prova e di sofferenza a seguito
del grave incidente occorso a mio fratello, mi sento
portato dall’affetto e dalla preghiera della comunità che avverto quanto mai vicina. Ringrazio tutti
coloro che in diversi modi mi hanno fatto arrivare un messaggio,
una parola, un saluto; coloro che con discrezione si sono interessati e nel riserbo pregano: non riesco a ringraziare tutti personalmente, ma tutto questo movimento che si innalza all’Altissimo mi
commuove e aiuta me e la mia famiglia a vivere con fede questa
dura prova e, sono certo, darà a Roberto la forza di reagire, di
lottare e di farsi forte.
Le lunghe ore in terapia intensiva nella febbrile attesa di una parola, di un segnale, l’irrefrenabile corsa dei pensieri che si immaginano un futuro diverso e in salita, la necessità di essere di sostegno e di dare conforto… mi hanno immerso in una condizione di
umana fragilità e di grande precarietà per tutto ciò che costituisce
la normalità di una giornata.
Gli interrogativi di senso, le domande per come cambia la vita
dopo un grave incidente, la preoccupazione per la qualità della vita che diamo per scontata e che apprezziamo solo quando
è insidiata… sono diventate invocazione, sommessa preghiera
all’Eterno, che con le parole del salmo 8 mi fa domandare:
«Che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi,
il figlio dell’uomo, perché te ne curi?».
Mentre invochiamo dalla medicina e dalla scienza la cura e l’integrità delle forze, la preghiera si pone la domanda: che cos’è l’uomo?
E come insegna il salmista, la domanda non va posta a se stessi,
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né agli altri uomini, ma a Dio, direttamente a lui.
Il salmista mi insegna che per conoscerci dobbiamo guardare in alto, per conoscere
l’uomo dobbiamo sollevare lo sguardo, perché se lo confrontiamo con l’immensità del
firmamento, se lo misuriamo con lo scorrere del tempo, con il susseguirsi delle generazioni, con il numero sterminato di uomini e donne che vivono un’esistenza che pare
insignificante, che muoiono… verrebbe da rispondere come diceva la quaresima di una
volta - e sono le parole che l’Eterno rivolge ad Adamo dopo il peccato (Genesi 3, 19) - :
«Polvere tu sei e in polvere ritornerai».
Nel testo biblico queste parole più che un castigo dicono che cosa è l’uomo se guarda
se stesso senza un Altro che ne sveli il senso nascosto.
Se osserva solo la propria esistenza che altro può dire un uomo?
È un essere vivente che, come ogni altro essere vivente e proprio perché vivente, è destinato a soffrire, a morire.
Certamente anche da sola questa constatazione è salutare: ci libera da tutte le arroganze
che riempiono la vita, illudendoci di dare un senso a noi stessi senza Dio. Lo sguardo
disincantato di chi ricorda la propria caducità libera dall’arroganza, dalle illusioni, dalle
invidie. È vero: l’uomo è polvere, è un soffio e le sue arroganze sono così ridicole!
Ma non mi basta, mi parrebbe di scivolare in un cinismo fine a se stesso, perché invece
questa è anche la condizione che rende lo sguardo appunto più pulito e capace di vedere l’invisibile, in grado di guardare l’amore e la fedeltà di Dio.
«Che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi,
il figlio dell’uomo, perché te ne curi?».
La domanda suona quasi come una sfida all’Eterno: che cosa conta un uomo? Eppure
nonostante l’apparente precarietà deve essere importante se Dio si ricorda di lui!
Non solo, ma se noi lungo tutta la quaresima celebriamo la condivisione da parte di Dio
della nostra precarietà perché il Figlio di Dio si è fatto uomo e ha condiviso la fragilità
dell’uomo, veniamo accompagnati alla Pasqua che ci dimostra che la nostra vita fragile e
precaria non è più un cammino verso la polvere, ma verso la risurrezione.
La quaresima ci orienta a far sì che la Pasqua del Signore imprima senso e direzione alla
nostra esistenza.
Con la sua vita e la sua morte Gesù ci mostra con chiarezza che non ogni modo di vivere vince la fragilità, ma soltanto una vita orientata al dono di sé. È l’amore che vince la
morte. È il Crocifisso che è risorto.
Per questo non esiste un destino immutabile: fede e preghiera sono potenze che possono influire e farci ammettere che alla fine sono più forti e hanno vinto.
«Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e
Roberto sarà guarito».
Io chiedo perché credo.
p. Giuseppe
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magistero
Dio benedica il Camerun! Dio benedica l’Africa!
il primo discorso di Benedetto XVI in terra d’Africa
Signor Presidente, Illustri Rappresentanti
delle Autorità civili, Signor Cardinale Tumi,
Venerati Fratelli Vescovi, Cari fratelli e sorelle,
grazie per il benvenuto con cui mi avete
accolto. E grazie a Lei, Signor Presidente,
per le Sue gentili parole. Apprezzo grandemente l’invito a visitare il Camerun e
per questo desidero esprimere la mia riconoscenza a Lei ed al Presidente della
Conferenza Episcopale Nazionale, l’Arcivescovo Tonyé Bakot. Porgo il mio saluto a tutti voi che mi avete onorato con
la vostra presenza in questa circostanza,
e desidero che sappiate quale gioia mi
procura l’essere tra voi in terra africana,
per la prima volta dalla mia elezione alla
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Sede di Pietro. Saluto affettuosamente i
miei Fratelli Vescovi, come pure il clero
e i fedeli laici qui convenuti. Il mio rispettoso saluto va anche ai Rappresentanti del Governo, alle Autorità civili e
al Corpo diplomatico. Dal momento che
questa Nazione, così come numerose altre in Africa, si avvicina al cinquantesimo
anniversario della sua indipendenza, desidero aggiungere la mia voce al coro dei
rallegramenti e degli auspici che i vostri
amici in ogni parte del mondo vi invieranno in tale lieta occasione. Con gratitudine registro la presenza di membri di
altre Confessioni cristiane e di seguaci di
altre religioni.
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Unendovi a noi in questo giorno, voi offrite un chiaro segnale della buona volontà e dell’armonia che esiste in questo
Paese tra persone di differenti tradizioni
religiose.
Vengo tra voi come pastore. Vengo per
confermare i miei fratelli e le mie sorelle nella fede. Questo è stato il compito
che Cristo ha affidato a Pietro nell’Ultima
Cena, e questo è il ruolo dei successori di Pietro. Quando Pietro predicò alla
moltitudine in Gerusalemme nel giorno
di Pentecoste, erano presenti tra loro anche visitatori provenienti dall’Africa. La
testimonianza poi di molti grandi santi di
questo Continente durante i primi secoli
del cristianesimo – San Cipriano, Santa
Monica, Sant’Agostino, Sant’Atanasio, per
nominarne solo alcuni – assicura all’Africa
un posto di distinzione negli annali della
storia della Chiesa. Fino ai giorni nostri
schiere di missionari e di martiri hanno
continuato ad offrire la loro testimonianza a Cristo in ogni parte dell’Africa, e oggi
la Chiesa è qui benedetta con la presenza
di circa centocinquanta milioni di fedeli.
Quanto appropriata è dunque la decisione del Successore di Pietro di venire in
Africa per celebrare con voi la vivificante fede in Cristo, che sostiene e nutre un
così gran numero di figli e figlie in questo
grande Continente.
Verso il secondo Sinodo Africano
Fu qui a Yaoundé nel 1995 che il mio
venerato Predecessore, Papa Giovanni
Paolo II, promulgò l’Esortazione postsinodale Ecclesia in Africa, frutto della
Prima Assemblea Speciale per l’Africa del
Sinodo dei Vescovi, svoltasi a Roma l’anno precedente. Il decimo anniversario
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di quello storico momento fu celebrato
or non è molto con grande solennità in
questa stessa città. Sono venuto qui per
presentare l’Instrumentum laboris per la
Seconda Assemblea Speciale, che si realizzerà a Roma nel prossimo Ottobre.
I Padri del Sinodo rifletteranno insieme
sul tema: “La Chiesa in Africa a servizio
della riconciliazione, della giustizia e della pace: ‘Voi siete il sale della terra…Voi
siete la luce del mondo (Mt 5,13-14)”.
Dopo quasi dieci anni del nuovo millennio, questo momento di grazia è un appello a tutti i Vescovi, sacerdoti, religiosi
e fedeli laici del Continente a dedicarsi
nuovamente alla missione della Chiesa
a portare speranza ai cuori del popolo
dell’Africa, e con ciò pure ai popoli di
tutto il mondo.
Anche in mezzo alle più grandi sofferenze, il messaggio cristiano reca sempre
con sé speranza. La vita di Santa Josephine Bakhita offre uno splendido esempio
della trasformazione che l’incontro con
il Dio vivente può portare in una situazione di grande sofferenza ed ingiustizia.
Di fronte al dolore o alla violenza, alla
povertà o alla fame, alla corruzione o
all’abuso di potere, un cristiano non può
mai rimanere in silenzio. Il messaggio
salvifico del Vangelo esige di essere proclamato con forza e chiarezza, così che
la luce di Cristo possa brillare nel buio
della vita delle persone. Qui, in Africa,
come pure in tante altre parti del mondo, innumerevoli uomini e donne anelano ad udire una parola di speranza e di
conforto. Conflitti locali lasciano migliaia di senza tetto e di bisognosi, di orfani
e di vedove. In un Continente che, nel
passato, ha visto tanti suoi abitanti cru-
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delmente rapiti e portati oltremare a lavorare come schiavi, il traffico di esseri
umani, specialmente di inermi donne e
bambini, è diventato una moderna forma
di schiavitù. In un tempo di globale scarsità di cibo, di scompiglio finanziario, di
modelli disturbati di cambiamenti climatici, l’Africa soffre sproporzionatamente:
un numero crescente di suoi abitanti finisce preda della fame, della povertà, della
malattia. Essi implorano a gran voce riconciliazione, giustizia e pace, e questo è
proprio ciò che la Chiesa offre loro. Non
nuove forme di oppressione economica
o politica, ma la libertà gloriosa dei figli
di Dio (cfr Rm 8,21). Non l’imposizione
di modelli culturali che ignorano il diritto
alla vita dei non ancora nati, ma la pura
acqua salvifica del Vangelo della vita.
Non amare rivalità interetniche o interreligiose, ma la rettitudine, la pace e la
gioia del Regno di Dio, descritto in modo
così appropriato dal Papa Paolo VI come
“civiltà dell’amore” (cfr Messaggio per il
Regina caeli, Pentecoste 1970).
Camerun terra di speranza
Qui in Camerun, dove oltre un quarto
della popolazione è cattolica, la Chiesa
è ben piazzata per portare avanti la sua
missione per la salute e la riconciliazione.
Nel Centro Cardinal Léger, potrò osservare di persona la sollecitudine pastorale
di questa Chiesa locale per le persone
malate e sofferenti; ed è particolarmente
encomiabile che i malati di Aids in questo
Paese siano curati gratuitamente. L’impegno educativo è un altro elemento-chiave
del ministero della Chiesa, ed ora vediamo gli sforzi di generazioni di insegnanti
missionari portare il loro frutto nell’opera
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dell’Università Cattolica dell’Africa Centrale, un segno di grande speranza per il
futuro della regione.
Il Camerun è effettivamente terra di speranza per molti nell’Africa Centrale. Migliaia di rifugiati dai Paesi della regione
devastati dalla guerra hanno ricevuto qui
accoglienza. È una terra di vita, con un
Governo che parla chiaramente in difesa dei diritti dei non nati. È una terra di
pace: risolvendo mediante il dialogo il
contenzioso sulla penisola Bakassi, Camerun e Nigeria hanno mostrato al mondo che una paziente diplomazia può di
fatto recare frutto. È una terra di giovani,
benedetta con una popolazione giovane
piena di vitalità e impaziente di costruire
un mondo più giusto e pacifico. Giustamente viene descritto come un’“Africa
in miniatura”, patria di oltre duecento
gruppi etnici differenti che vivono in armonia gli uni con gli altri. Sono, queste,
altrettante ragioni per lodare e ringraziare Dio.
Venendo tra voi, oggi, prego che la Chiesa qui e dappertutto in Africa possa continuare a crescere nella santità, nel servizio alla riconciliazione, alla giustizia e alla
pace. Prego perché il lavoro della Seconda Assemblea Speciale del Sinodo dei
Vescovi possa soffiare sul fuoco dei doni
che lo Spirito ha riversato sulla Chiesa in
Africa. Prego per ciascuno di voi, per le
vostre famiglie e i vostri cari e chiedo a
voi di unirvi a me nella preghiera per tutti gli abitanti di questo vasto continente.
Dio benedica il Camerun! Dio benedica
l’Africa!
(Aeroporto Nsimalen di Yaoundé,
17 marzo 2009)
Parrocchia
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s p e c i a l e « c r i s i e s t i l i d i v i ta »
L’altro mercato possibile
La recessione mondiale, originata dal fallimento di alcune grandi banche americane e
diffusasi – per il classico “effetto domino” – a tutte le più importanti piazze finanziarie, sta
colpendo pesantemente non soltanto i Paesi in via di sviluppo, ma anche i ceti medi e le
famiglie dei ricchi Stati occidentali, Italia compresa. Da tempo le Chiese cristiane lancia­
vano allarmi, mettendo in guardia l’opinione pubblica dai miraggi di una economia “di
carta”. Che fare ora? Serve un cambiamento radicale di mentalità economica, che sappia
innestare nel sistema quelle virtù etiche che il libero mercato, da solo, non si sa dare. Una
visione complessiva, insomma, in cui il profitto sia in funzione della crescita e del rispetto
dell’uomo e dell’ambiente.
Un’altra economia oggi non è soltanto possibile, è necessaria. Se vogliamo superare le
sfide che ci attendono e i problemi che ci affliggono (emergenza climatica, povertà, crisi
finanziaria globale) sarà fondamentale nei prossimi anni conciliare la creazione di valore
economico con quella di valore sociale e ambientale. Il sistema economico vigente ha
prodotto grandissimi benefici in termini di sviluppo economico, miglioramento degli
indicatori sociali e lotta alla povertà in molte aree del mondo aumentando il numero di
«anni felici» (aspettativa di vita + qualità della vita stessa) per miliardi di persone.
Allo stesso tempo il progressivo deterioramento del problema ambientale, il permanere
di sacche di povertà estrema, la crisi delle relazioni interpersonali e la crescente povertà
di senso nei Paesi più sviluppati, assieme a una crisi finanziaria globale che mette oggi a
rischio le conquiste precedentemente raggiunte, ne sottolineano alcuni limiti strutturali.
Per delle sue logiche interne il sistema economico ha finito per imporre una scala di
valori alterata nella quale la creazione di valore economico per l’azionista viene prima
di tutto e prevale in caso di conflitti con altre dimensioni fondamentali del ben vivere
e dello sviluppo della persona. In questa scala alterata l’uomo consumatore e azionista
viene prima dell’uomo lavoratore e portatore di relazioni, ma alla fine tutti e quattro ci
rimettono quando logiche incontrollate creano cortocircuiti a livello di sistema come
quelli che stiamo vivendo in questi mesi.
La crisi finanziaria globale dimostra inoltre che il mercato non è in grado di produrre (e
anzi finisce per distruggere nelle sue crisi) quei valori morali di cui ha estremo bisogno
per funzionare: senso civico, valori morali, fiducia interpersonale tra gli agenti economici, tra banche e banche, tra banche e imprese, tra risparmiatori e banche. Non è
possibile risolvere questo problema semplicemente declamando delle istanze morali
fuori dalla piazza del mercato. L’unica soluzione “incarnata” è quella di dare valori al
mercato, dando paradossalmente “un mercato ai valori”, ovvero praticando e vivendo i
valori all’interno delle logiche del mercato.
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La radice etica della crisi
Non possiamo non domandarci il “perché” di questa crisi, che ha una portata mondiale e
che sarà – a quanto sembra – caratterizzata da una particolare gravità e durata nel tempo.
Spetta certamente ai politici, agli economisti, ai tecnici porsi le domande sulle cause della
presente situazione. Appare già con sufficiente chiarezza come l’origine dei mali stia a
monte dell’economia, perché la produzione, la distribuzione e l’uso delle risorse implica­
no sempre un insopprimibile aspetto etico. Può dirsi etica un’economia che non mette al
centro l’uomo ma il profitto da perseguire ad ogni costo? Quanta responsabilità – delle
fatiche del momento presente – ha quella finanza divenuta virtuale, che ha perso di vista
l’economia reale centrata sul benessere delle comunità e dei singoli? Non ho dubbi: l’eti­
ca – e il primo valore etico è il rispetto della persona in tutte le sue dimensioni – non è
un’aggiunta all’economia, ma ne è il fondamento. Sempre quando si calpesta l’etica sulla
breve o lunga distanza a pagarne le gravissime conseguenze sono l’uomo, la società, la
natura e l’economia stessa!
card. Dionigi Tettamanzi
Omelia nella Notte della Solennità del Natale del Signore
25 dicembre 2008
È questa intuizione di base che ha portato alla nascita dell’economia solidale, del consumo e risparmio responsabile, del “voto con il portafoglio”, determinando la progressiva
costruzione di “realtà-lievito” nel sistema economico in grado di produrre quei valori di
cui il mercato ha bisogno. Attraverso di esse i cittadini stanno diventando sempre più
consapevoli del fatto che, con le loro scelte di consumo e di risparmio, sono i veri arbitri del futuro del pianeta. Lo sono diventati sostenendo iniziative un tempo di nicchia,
piccoli semi che oggi sono ormai alberi frondosi. Nuove modalità di accesso al credito
per i non bancabili come la microfinanza coinvolgono oggi più di 3 mila istituzioni nel
mondo che prestano a più di 100 milioni di poveri (più di 400 milioni, considerando le
famiglie interessate). Il commercio equo e solidale, uno degli esempi più noti di “voto
con il portafoglio”, ha oggi il 30 per cento del mercato delle banane nel Regno Unito e
ha compreso, lavorando sul campo, che il vero problema della povertà dei produttori
marginalizzati del Sud del mondo non è la scarsità di produzione, ma i limiti di accesso
al mercato, le strozzature dei canali di sbocco, l’impossibilità di investire nel proprio
progresso accedendo a credito e istruzione. Se restiamo nel sistema a due dimensioni
(privato e pubblico) nel quale i cittadini hanno un ruolo meramente passivo, non vinceremo mai le sfide che ci aspettano. Soltanto l’aumento della partecipazione dei cittadini
attraverso il voto con il portafoglio e la creazione di un “privato sociale” in grado di competere con Stato e mercato, stimolando il primo a una maggiore efficienza e il secondo a
una maggiore responsabilità sociale possono portarci fuori dal tunnel. Un’altra economia
è necessaria e possibile, la responsabilità è nelle nostre tasche e nelle nostre mani.
Leonardo Becchetti
(tratto da “Jesus”, febbraio 2009)
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Parrocchia
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,
Stile di vita e consumi
Certamente occorre eliminare le cause strutturali le­gate al sistema di governo dell’eco­
nomia mondiale, che destina la maggior parte delle risorse del piane­ta a una minoran­
za della popolazione. Tale ingiusti­zia è stata stigmatizzata in diverse occasioni dai ve­
nerati miei predecessori, i Servi di Dio Paolo VI e Giovanni Paolo II. Per incidere su larga
scala è neces­sario “convertire” il modello di sviluppo globale; lo richiedono ormai non
solo lo scandalo della fame, ma anche le emergenze ambientali ed energetiche. Tut­
tavia, ogni persona e ogni famiglia può e deve fare qualcosa per alleviare la fame nel
mondo adot­tando uno stile di vita e di consumo compatibile con la salvaguardia del
creato e con criteri di giustizia verso chi coltiva la terra in ogni paese.
Benedetto XVI, Angelus, 12 novembre 2006
I cattolici e la recessione:
vie di uscita dalla pazza crisi
Le Chiese cristiane avevano messo in guardia dall’idolatria della finanza facile. Ora
che il crack si è esteso a tutte le piazze economiche del mondo, studiosi ed economisti di matrice cattolica avanzano proposte
concrete per dar vita a un’economia “alternativa”.
«La recessione negli Stati Uniti durerà per
l’intero 2008 e, anche se non sarà come
quella del ’29, sarà la più difficile degli ultimi
vent’anni». L’economista Nouriel Roubini,
tra i consiglieri economici della Casa Bianca
nel 1998 e del Tesoro nel 1999, era stato
buon profeta. Esattamente un anno fa aveva
spiegato che «se guardiamo al mercato im­
mobiliare, alle vendite al dettaglio, alla di­
soccupazione, tutto indica che la recessione
negli Stati Uniti non sarà lieve, ma severa»;
aveva poi aggiunto che «sul mercato non ci
sono solo problemi di liquidità, ma di insolvenza» e aveva previsto almeno «quattro tri­
mestri di recessione».
[…] Anche la Chiesa si era fatta sentire a più
riprese. E nell’ultimo anno aveva moltipli-
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cato gli interventi. A febbraio dello scorso
anno monsignor Celestino Migliore, rappresentante all’Onu della Santa Sede, nel corso
dell’annuale sessione dell’Esoc (Consiglio
economico sociale), aveva invitato a «pro­
teggere le basse entrate delle famiglie e dei
lavoratori dal collasso finanziario». A ottobre,
poi, aprendo il Sinodo dei vescovi, Benedetto XVI aveva ripreso le critiche dei suoi predecessori al capitalismo, sottolineando che
«il crollo delle grandi banche ci dice che i
soldi scompaiono, sono niente, e tutte que­
ste cose che sembrano vere in realtà sono di
secondo ordine». Nessuna solidità, aveva aggiunto, «è garantita a chi costruisce solo sulle
cose visibili, come il successo, la carriera, i
soldi». Più recentemente, in occasione della Giornata mondiale della pace del primo
gennaio, il Papa era tornato sull’argomento,
insistendo sul fatto che «una finanza del bre­
vissimo termine diviene pericolosa per tutti,
anche per chi riesce a beneficiarne durante
l’euforia finanziaria», e aveva denunciato che
«la crisi alimentare nasce non tanto dal poco
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cibo quanto da fenomeni speculativi e da ca­
renza di un assetto di istituzioni politiche ed
economiche capaci di fronteggiare le neces­
sità e le emergenze». Attacchi all’ideologia
di un libero mercato senza freni sono arrivati in questi giorni anche dall’arcivescovo
di Westminster, Cormac Murphy O’Connor,
che ha dichiarato: «Nel 1989, con la caduta
del muro di Berlino, il comunismo è morto.
Nel 2008 è morto il capitalismo». Ancora più
duro il vescovo luterano Wolfgang Huber,
presidente della Chiesa evangelica tedesca,
che ha accusato il presidente della Deutsche
Bank, Josef Ackermann, di una nuova forma
di idolatria del denaro. Di fronte alla recente
crisi economica Huber ha denunciato la «di­
lagante cultura dell’avidità dei potenti della
finanza». E ha attaccato l’influente banchiere per aver auspicato che il suo gruppo creditizio possa raggiungere un rendimento del
25 per cento. Auspicio che, per il vescovo
luterano, è paragonabile alla «danza idola­
trica intorno al vitello d’oro».
Non che il banchiere tedesco sia l’unico a
cercare rendimenti in tempi di crisi. Se c’è
chi perde, c’è anche chi approfitta delle
perdite per consolidare i suoi capitali, speculando sulle disgrazie altrui. E c’è persino
chi “gioca” sui fallimenti. Dopo la bancarotta di Lehman Brothers, sui portali di scommesse internazionali, infatti, sono fioccate le
puntate su quante banche e quali colossi finanziari chiuderanno i battenti nei prossimi
mesi. E su quanta gente resterà a casa senza
lavoro. Nessuna pietà, insomma, di fronte
a un crollo finanziario senza precedenti dal
secondo dopoguerra, che si sta trasformando in crisi dell’economia reale, in disoccupazione, in aumento della povertà soprattutto per i Paesi in via di sviluppo e per le
classi sociali più svantaggiate.
Una crisi profonda
Ma se c’è chi pensa ai guadagni di breve periodo o a soluzioni per tamponare l’emer9
genza, c’è anche chi si interroga più in profondità sulle cause di ciò che sta accadendo
e sulle lezioni da trarne. La Federal Reserve
sta immettendo liquidità, i governi nazionali decidono come sostenere interi settori
in crisi, mercati delle auto in testa, la Banca
europea abbassa i tassi di interesse, le grandi
imprese cercano i modi più opportuni per
rallentare la crisi e scongiurare la recessione.
Ma per il futuro a lungo termine servono interventi più sostanziali.
«Mi sento di dire», spiega Luigino Bruni, docente di Economia all’Università di MilanoBicocca, «che siamo di fronte alla fine di un
certo tipo di capitalismo finanziario e spe­
culativo. Un capitalismo cresciuto troppo e
male negli ultimi decenni. Questa crisi è il
punto di arrivo di almeno 50 anni di econo­
mia finanziaria che ha consentito, nei Paesi
occidentali, uno standard di vita superiore
alle possibilità reali di reddito». Inutile prendersela con i mutui subprime, che «sono
stati solo la goccia che ha fatto traboccare
un vaso già pieno. D’altra parte, già Keynes
aveva denunciato che il prezzo che si paga a
un capitalismo finanziario che trasforma i 10
euro reali in cento disponibili per la spesa è
quello della fragilità».
Per l’economista, però, «questa crisi è an­
che un’occasione, perché segnala uno sti­
le di vita che non è sostenibile nei termini
che si è immaginato per 50 anni. È una crisi
seria, importante, di tipo culturale e an­
tropologico, prima di essere solo finanzia­
ria o economica. Essa dunque può anche
spingere a una riflessione profonda per il
cambiamento. Non si tratta di immaginare
un’economia senza banche e senza finanza,
ma occorre che anche oggi fioriscano im­
prenditori e banchieri animati da scopi più
grandi del solo profitto». […]
Stefano Zamagni, ordinario di Economia
politica all’Università di Bologna e, dal
2007, presidente dell’Agenzia per le Onlus
[…] non ha dubbi: «Questa crisi annuncia­
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ta svela tutti i limiti del neo-consumismo.
Un modello che la Chiesa ha condannato
e condanna perché porta alla rovina. Per
secoli la finanza è stata vista e si è svolta in
funzione dell’economia reale, cioè in fun­
zione della produzione di beni e servizi che
consentissero lo sviluppo e l’uscita dalla mi­
seria. In contemporanea con la globalizza­
zione è invece avvenuta una inversione: la
finanza è diventata fine a sé stessa. Le cor­
rezioni per uscire da questa situazione sono
certamente economiche ma, prima ancora,
devono essere culturali». […]
«Le ricette non possono essere solo eco­
nomiche», sottolinea Bruni. «Innanzitutto
perché c’è un problema sul fronte di ciò
che produce finanza o impresa; ma c’è,
dall’altra parte, anche uno stile di vita che
abbiamo dopato. Si sta consumando troppo
e al di là del reddito. Questo è un problema
culturale: si è cercato il lusso facile per tutti
e l’indebitamento al consumo, che molti­
plica le possibilità di spesa senza reddito.
Questo sistema era una sorta di catena di
Sant’Antonio e a un certo punto qualcuno
ha riconosciuto il bluff. Era inevitabile per­
ché alla fine, nell’economia, la base dello
sviluppo deve essere il reddito, la produ­
zione, le merci, i beni. Se non c’è questo,
non si può creare ricchezza con un pezzo di
carta. Alla lunga la ricchezza che funziona
e crea sviluppo deve essere legata al lavoro
umano, non a ingegnerie finanziarie di varia
natura. Questa crisi è anche una crisi di uno
stile di vita propagandato dalla Tv, dai me­
dia, dalla pubblicità. Uno stile che non era
sostenibile né dall’ambiente né, come si è
visto, dall’economia».
L’ideologia del consumo
Carenze strutturali di un sistema che Zamagni sintetizza così: «La crisi è stata ali­
mentata da quella che potremmo chiamare
l’avidità e cioè questa malsana tendenza a
interpretare la felicità delle persone come
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strettamente collegata con il possesso e il
consumo di beni. È il cosiddetto model­
lo consumistico che non funziona. Qual è
l’idea del consumismo? Che tu per essere
felice devi consumare sempre di più. Tu sei
quel che consumi. Tu sei e realizzi il tuo po­
tenziale tanto più quanto più riesci a con­
sumare. Allora se questa è la cultura che di­
venta pervasiva, le persone sono messe nel­
la condizione di guadagnare sempre di più
per poter consumare sempre di più. Ma per
guadagnare di più non si può attendere il
frutto del lavoro, come è stato per millenni.
Un tempo per guadagnare di più bisognava
aumentare l’attività produttiva agendo sul
lavoro, sulle risorse, sulle idee. Oggi invece il
meccanismo è che si può guadagnare di più
speculando sui mercati finanziari. In questo
modo può accadere che nel giro di 24 ore
il capitale iniziale venga quadruplicato. Tut­
to ciò, però, solo se hai fortuna, coraggio e
soprattutto un’alta propensione alla truffa.
L’attività speculativa è diventata un’attività a
disposizione del cittadino medio».
Non è tutto: «L’altro aspetto da tener pre­
sente è l’uso delle carte di credito. Soprat­
tutto negli Stati Uniti, la gente ha in media
tre o quattro carte di credito in modo da al­
zare la capacità di spendere, cioè di consu­
mare senza aver prima risparmiato. La tradi­
zione ci ha insegnato che prima si risparmia
e dopo si spende. Con la carta di credito si
elimina il passaggio iniziale: si consuma e
solo dopo, se si riesce a guadagnare, si ripa­
ga quello che si è già preso. Questo mecca­
nismo per un po’ di anni ha funzionato, ma
quando le banche cominciano a chiedere
di rientrare dai debiti cominciano i guai».
Secondo Zamagni sono questi meccanismi,
questi stili di vita che vanno combattuti e
sradicati. Essenziali, per promuovere un
cambiamento culturale, sono quelle esperienze come l’economia di comunione, la
Banca Etica, i bilanci di giustizia, il commercio equo e solidale, la sobrietà.
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Lotta ai falsi bisogni
«Il sistema economico non possiede al suo interno criteri che consentano di distingue­
re correttamente le forme nuove e più elevate di soddisfacimenti dei bisogni umani
dai nuovi bisogni indotti, che ostacolano la formazione di una matura personalità... È
necessario, perciò, adoperarsi per costruire stili di vita, nei quali la ricerca del vero, del
bello e del buono e la comunione con gli altri uomini per una crescita comune siano gli
elementi che determinano le scelte dei consumi, dei risparmi e degli investimenti.»
Giovanni Paolo II
Centesimus annus, n. 36
Esperienze non solo simboliche
Non si tratta soltanto di esperienze simboliche, ma di «realtà importanti, tanto più in
questo momento», commenta Bruni. «Es­
senziali per un motivo molto semplice: in
questa crisi abbiamo avuto dei soggetti che
hanno perso, come le banche d’affari che
hanno fallito, ma abbiamo avuto dei soggetti
che hanno vinto, come per esempio la Ban­
ca Etica. Chi ha fatto investimenti in fondi
etici, chi aveva un’azione o un’obbligazio­
ne acquistata tre anni fa, oggi ha un titolo
molto robusto. Chi aveva investito in titoli
su fondi ambientalmente sostenibili, aveva
fatto soltanto una scelta etica. Oggi però si
vede che è stata anche una scelta econo­
mica, perché sono fondi che non sono falli­
ti, anzi si sono apprezzati. Quando c’è una
crisi socio-ambientale, ci sono specie che si
estinguono e altre specie che si affermano.
La crisi dimostra che c’è un’economia soste­
nibile e una che non è sostenibile né dal lato
della produzione né dal lato del consumo».
[…] La finanza etica è sostenuta anche dal
mondo islamico: nessuna speculazione,
niente interesse sui prestiti, nessun investimento in attività immorali (droga, armi,
pornografia). Quello che per i musulmani è
il semplice rispetto delle regole del Corano
ha fatto marciare l’islamic banking al ritmo
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di un più 15 per cento l’anno in termini di
capitali investiti e lo ha, almeno per il momento, tenuto al riparo dalla crisi finanziaria. Le grandi religioni, insomma, condividono le parole chiave: sobrietà, risparmio,
lavoro. E condannano chi pensa di poter
uscire dalla crisi spingendo ulteriormente
sull’acceleratore dei consumi. «Adesso»,
conclude Bruni, «è immorale l’invito al con­
sumo, soprattutto considerando la precarie­
tà del lavoro. Un governo che voglia rilan­
ciare i consumi deve offrire lavoro, renderlo
più sicuro, creare nuove opportunità. Altri­
menti l’invito a consumare è una presa in
giro per le famiglie che sono in difficoltà. Il
problema vero non è quindi quello dei con­
sumi, ma il tipo di consumi. È sui bisogni e
beni collettivi, come i trasporti e la sanità,
che si gioca oggi il rilancio dell’economia.
Scoraggiare l’auto privata e mettere a dispo­
sizione trasporti pubblici che funzionano,
per esempio, è certamente antipopolare,
ma è la ricetta che può funzionare. Anche
perché scoraggia l’individualismo, in un
momento in cui la crisi più pericolosa non
è quella economica, ma quella dei rapporti
sociali».
Annachiara Valle
(tratto da “Jesus”, febbraio 2009)
Parrocchia
S.Angela Merici
Un’esperienza concreta:
i Bilanci di Giustizia
“Quando l’economia uccide bisogna cambiare!”. Con
questo slogan Beati i costruttori di pace, in occasione del
quinto raduno del movimento tenutosi a Verona il 19 settembre 1993, lanciano la campagna Bilanci di Giustizia rivolta alle famiglie, intese come soggetto micro-economico.
Ad oggi le famiglie impegnate sono più di 800.
Cosa si prefigge la campagna? In sintesi, l’obiettivo delle famiglie è modificare secondo giustizia la struttura dei propri consumi e l’utilizzo dei propri risparmi, cioè
l’economia quotidiana. Parlare di “giustizia” è impegnativo, perché suppone un orizzonte etico condiviso in buona parte ancora da costruire, ma la sfida è proprio quella
di combattere l’invadenza e lo strapotere della “razionalità economica” a partire dal
carrello del supermercato e dallo sportello di una banca. Da qui l’adesione convinta
al consumo critico e alla finanza alternativa (MAG e Banca Etica) a favore di uno sviluppo che risulti sostenibile per i poveri del pianeta, per il pianeta stesso e – perché
no – anche per noi.
Ciò che però contraddistingue Bilanci di Giustizia è l’idea che questi obiettivi si possano realizzare efficacemente solo insieme, in modo organizzato, mediante una comunicazione costante e un’azione comune. Lo strumento ideato sia per “auto-misurare” il
proprio impegno che per socializzarlo nel movimento e all’esterno, in funzione politica,
è quello del bilancio familiare; lì si rendono visibili e si quantificano i cambiamenti effettuati nelle scelte economiche.
I bilanci mensili degli aderenti alla Campagna sono inviati alla segreteria nazionale, che
ne cura l’elaborazione statistica e redige un rapporto annuale. La segreteria pubblica
inoltre una circolare periodica che serve a tenere in collegamento le famiglie impegnate
nell’operazione.
Le famiglie impegnate nella campagna hanno dimostrato la possibilità di condurre una
vita sobria senza compiere sacrifici eccessivi: prova ne sia che la spesa media mensile risulta inferiore al dato medio Istat sui consumi degli italiani e che, nella sua composizione,
è stato rilevato un minore esborso per generi voluttuari, quali l’abbigliamento e i regali.
Comportamenti ormai consolidati sono la raccolta differenziata dei rifiuti e l’acquisto di
prodotti delle Botteghe del Mondo, messi in atto dal 60% degli aderenti, insieme alla
preferenza per alimenti di stagione e il riuso e scambio di vestiti, abitudini acquisite da
quasi il 50%.
Di fronte ai meccanismi economici dominanti e al miraggio di rendite elevate, le preferenze dei bilancisti vanno ad investimenti finanziari nelle MAG, in Banca Etica e nelle
cooperative sociali.
A questo si affianca il sostegno economico ai progetti di cooperazione e sviluppo con
foglionformativo - n. 379 - marzo 2009
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l’intento di favorire una più equa distribuzione delle risorse e una globalizzazione nel
segno della solidarietà.
Una parte del bilancio familiare spesso viene destinata ad interventi strutturali sulla casa,
con la posa di pannelli solari o la coibentazione delle pareti, o sull’auto, con l’installazione dell’impianto a gas, hanno comportato una spesa complessiva di alcune decine
di milioni; altrettanti ne sono stati impiegati per l’auto-formazione, attraverso la sottoscrizione di abbonamenti a riviste “alternative” e l’appoggio a gruppi ed associazioni
pacifiste ed ambientaliste.
Per una vita di sobrietà evangelica
La povertà è uno stile di vita che testimonia - a partire dalle scelte basilari e concrete
del vissuto quotidiano - il primato del Regno di Dio e della sua giustizia.
[…] Pensiamo – in concreto – all’appello silenzioso ad una maggiore condivisione
dei beni che ci rivolgono i tanti poveri delle nostre città e del mondo intero, all’uso
– a volte scriteriato ed egoistico - delle limitate e vitali risorse del pianeta. Questi e
altri motivi esigono da parte di tutti, grazie anche all’azione educativa della Caritas,
rinnovate scelte di sobrietà da diffondere e condividere a raggio sempre più ampio.
Mi aspetto quindi che l’attività di animazione sviluppata dalla Caritas Ambrosiana
si esprima anche nella direzione di favorire modelli e stili di vita insieme profetici e
praticabili, annuncio e profezia di un modello di sviluppo più equo e sostenibile.
Anche nelle nostre parrocchie, sempre più persone si trovano a fare i conti con la
povertà. […]
Una povertà subita, non scelta, e che di evangelico ha ben poco. Una condizione
che si affaccia per le mutate condizioni personali (perdita o riduzione del lavoro,
sopravvenute difficoltà quali malattia, rottura del legame coniugale) o – non di rado
– per la non sapiente gestione delle risorse economiche.
Tante persone contraggono debiti per beni secondari, compromettendo così la pos­
sibilità di corrispondere adeguatamente alle esigenze basilari. Quanto è urgente che
si torni ad educare con forza alla sobrietà, ad impegnare i soldi per ciò che è davvero
importante, distinguendo saggiamente gli investimenti per i beni fondamentali (cibo,
casa, spese per la salute, istruzione) da ciò che è voluttuario.
In questa stagione, che si preannuncia difficile dal punto di vista economico e finan­
ziario, dobbiamo investire su questa azione educativa, anche a rischio di risultare
impopolari: altrimenti sempre più persone verranno coinvolte nel dramma della po­
vertà. Tanta povertà si può prevenire, risparmiando molta sofferenza!
card.
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Dionigi Tettamanzi, Messaggio per la Giornata Diocesana Caritas,
La famiglia … il mondo, 9 novembre 2008
Parrocchia
S.Angela Merici
Batti la crisi con il cervello!
l’AltraCard di Bilanci di Giustizia
20 suggerimenti per vivere meglio consumando meno
alimentazione
trasporti
economia
domestica
denaro
tempo libero
Il governo ha promesso a pochi 40 euro al mese. Bilanci di giustizia ti propone di battere
la crisi con l’AltraCard lo strumento per spendere meno migliorando la qualità della vita
e rispettando l’ambiente. Per uscire da questa crisi – che non è nata perché le persone
hanno smesso di consumare – va urgentemente pensata e progettata un’alternativa: con
l’AltraCard possiamo fare scelte concrete a servizio di un vero benessere che comprenda
solidarietà e sostenibilità ambientale. L’AltraCard si costruisce sul sito dei Bilanci di Giustizia (www.bilancidigiuatizia.it): abbiamo raccolto venti semplici gesti con i quali ognuno
può sperimentare un cambiamento nel suo vivere quotidiano. Per ogni azione, vengono
evidenziati i guadagni in qualità della vita, quelli per l’ambiente e naturalmente anche il
risparmio economico,una famiglia di 4 persone può risparmiare al mese dai 120 ai
500 euro. Far proprie queste nuove abitudini non è facile; per questo proponiamo di fare
rete tra persone con uno stile di vita consapevole, una rete dove ognuno possa sentirsi
protagonista, ma anche ponte con tanti altri.
Ecco i venti semplici gesti con i quali ognuno può sperimentare e verificare un cambiamento nel suo vivere quotidiano:
- Invece di bere acqua in bottiglie bevo acqua del rubinetto
- Invece di comperare il pane autoproduco pane biologico
- Invece di mangiare ogni giorno carne preparo un pasto a base di legumi
- Invece di comperare insalata confezionata compero insalata sfusa
- Invece di comperare pizza surgelata faccio la pizza in casa
- Invece di comperare latte fresco confezionato compero il latte alla spina
- Invece di far colazione al bar faccio colazione a casa
- Invece di usare sempre l’automobile uso i mezzi pubblici negli spostamenti urbani
- Invece di correre in auto senza risparmio uso l’auto senza superare i 2500 giri su
strade urbane e statali
- Invece di andare al lavoro in auto mi reco al lavoro in bicicletta
- Invece di usare tovaglioli o fazzoletti di carta uso tovaglioli e fazzoletti di stoffa
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Invece di usare piatti usa e getta uso piatti in ceramica
Invece di comperare vestiti nuovi acquisto e scambio vestiti usati
Invece di sprecare energia elettrica la utilizzo in modo oculato
Invece di tenere la temperatura in casa a 20°C l’abbasso di un grado
Invece di utilizzare la dose di detersivo proposta dalla confezione ne uso metà dose
Invece di andare in una struttura alberghiera nel week-end usufruisco e sviluppo lo
scambio di ospitalità
- Invece di comperare i regali li autoproduco: dipingo, scrivo, modello, cucino, creo
- Invece di comperare i libri, i dischi e i dvd li prendo a prestito in biblioteca o li
scambio con amici
- Provo a tener conto per un mese di come spendo i miei soldi
Sul sito (www.bilancidigiustizia.it) potrai calcolare i guadagni in qualità della vita, i risparmi di risorse ambientali e naturalmente anche il risparmio economico.
Dentro le parole: stile
Lo stylus era la piccola asticella, in metallo o in osso, di cui gli antichi si servivano
per scrivere su tavole cosparse di cera. Ogni scrivano aveva quindi il suo stylus, di
qui il facile passaggio a significare il modo di scrivere dell’autore. Lo stile descrive
dunque la riconoscibilità, l’appartenenza, fino a estendersi alle caratteristiche di
un modo di pensare, di costruire, di esprimersi. Lo stile gotico di una chiesa è di­
verso dallo stile romanico di un’altra, tanto per fare un esempio. Lo stile individua
una differenza riconoscibile, è una novità che parla. Gli affreschi di Giotto o le
elaborate maioliche di una moschea (dove non esiste un volto) esprimono il sen­
timento religioso attraverso una diversità di linguaggio e di contenuti. Uno stile
richiede convinzione, disciplina e allenamento, perché altrimenti degrada. Anche
per mantenere un buono ‘stile libero’, del resto, bisogna continuare a nuotare…
Equomanuale nel web
Un progetto del Dipartimento di Teologia dell’Unione Cristiana Evangelica Battista e della
Commissione per l’Ambiente e la Globalizzazione della Federazione delle Chiese Evangeliche
La strada nella quale sono cresciuto era una strada senza uscita. Ogni giorno, dopo pranzo, vi entrava la macchina del gelataio che agitando un campanellino attirava l’attenzione sulla sua bottega ambulante che si fermava di fronte a casa nostra. Erano gli anni
sessanta e mi ricordo l’infantile delusione quando da dietro le tende vedevo il gelataio
mettere in moto, senza aver potuto approfittare della sua offerta. Noi allora, un cono
con due gusti, ce lo potevamo permettere soltanto una settimana sì e una no. Oggi le
15
Parrocchia
S.Angela Merici
cose sono cambiate e posso scendere giù a comprarmi un gelato, o anche un’intera torta
gelato, a qualsiasi ora del giorno o della notte. Questo non vale soltanto per il gelato,
ma per molti beni di consumo. Stranamente però persiste in me un leggero senso di
delusione anche dopo che ho potuto soddisfare molti dei miei desideri materiali. “I soldi
non fanno la felicità” è una saggezza popolare che ormai ha ricevuto tanto sostegno da
parte di autorevolissime istituzioni economiche. Per una grande parte della popolazione,
però, i soldi non sono una questione di gelato settimanale, ma della razione alimentare giornaliera necessaria alla sopravvivenza. L’equo-manuale indaga sulla relazione tra
l’insoddisfazione di fronte all’offerta di beni di consumo e la disperazione causata dalla
loro completa assenza.
Che cos’è?
Il titolo del progetto è Equo-manuale. Proposte per mettere mano ad un sistema economico segnato dalla disuguaglianza. Equo-manuale è una parola composta dai termini “equità” e “manuale”. L’intenzione del progetto è di informare con parole comprensibili su alcuni meccanismi dell’economia che sono andati fuori controllo e producono
nel mondo uno squilibrio di beni e risorse che negli ultimi anni si è accentuato drammaticamente. Ha fatto il giro del mondo la notizia che le 358 persone più ricche del pianeta
possiedono un patrimonio grande quanto gli introiti annuali del 45% della popolazione
più povera - ovvero circa tre miliardi di persone. Tra le varie realtà che stanno dietro alle
percentuali ci sono le bidonville, la fame, i soldati mercenari, le bambine prostitute.
Quali sono i temi trattati?
Ogni due mesi uscirà on line (all’indirizzo www.ucebi.it) un nuovo numero dell’equomanuale dedicato a un argomento specifico:
1. Il sistema bancario e la finanza internazionale (già on line)
2. Il debito internazionale (già on line)
3. La fame nel mondo (già on line)
4. La democrazia non-partecipata (già on line)
5. L’appropriazione del creato (già on line)
6. Il potere delle transnazionali (15 aprile 2009)
7. Lo scandalo della pubblicità (15 luglio 2009)
8. Le armi (15 ottobre 2009)
9. Nuove schiavitù e sfruttamento del lavoro (15 gennaio 2010)
10.La decrescita (15 aprile 2010)
11.Conclusioni (15 luglio 2010)
Le conclusioni e l’eventuale pubblicazione finale delle stesse sono previste per la fine
dell’estate del 2009.
Come è fatto?
Il progetto mira a informare, spiegare, coscientizzare, ma anche a fornire degli strumenti
per trasmettere queste conoscenze. Le ultime pagine di ogni capitolo saranno quindi
dedicate a presentare associazioni o istituzioni che si occupano della problematica, e a
foglionformativo - n. 379 - marzo 2009
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fornire indicazioni su dove ricevere assistenza o aiuto e comunione per cambiare stile di
vita. Verranno presentati strumenti mediatici, informatici e liturgici. Ogni capitolo introdurrà in maniera semplice i meccanismi dell’economia internazionale, li discuterà alla
luce di alcuni temi biblici e teologici offrendo materiali e link per continuare a lavorare
in comunità e individualmente. La presente pubblicazione si rivolge infatti, in primis, a
persone che lavorano nelle chiese cristiane: pastori, parroci, leader di gruppi di studio
e di animazione e discussione. Saremmo però molto felici se i materiali proposti potessero anche suscitare l’interesse e la curiosità di persone di altre religioni o non credenti
con i quali entreremmo volentieri in contatto. Speriamo, inoltre, che possa rivelarsi una
benefica lettura per chiunque voglia accrescere la propria conoscenza base sui temi proposti. Invitiamo sin d’ora tutti i lettori a interagire con noi tramite la pagina “in piazza”
(in costruzione) nella quale troveranno spiegazioni su come diventare protagonisti del
progetto.
Una base spirituale
“Imparate a fare il bene; cercate la giustizia, rialzate l’oppresso, fate giustizia all’orfano,
difendete la causa della vedova!”, così il profeta Isaia ammonisce il popolo ebraico intorno al 700 a.C. Una frase che già da sola costituirebbe ragione sufficiente per le chiese
cristiane di oggi per occuparsi dell’economia trattandosi della struttura che opprime, che
produce orfani e colpisce duramente chi è vulnerabile perché è rimasto/a solo/a. Tutta la
Bibbia è piena di ammonimenti destinati a chi si arricchisce a scapito altrui e di tentativi
di correggere dei sistemi economici ingiusti.
Le Chiese prendono posizione
Questa è la ragione per cui le chiese sono chiamate a conoscere il fenomeno e a prendere posizione. Il Consiglio Ecumenico delle Chiese ha discusso nella sua ultima assemblea a Porto Alegre (2006) il documento AGAPE (Alternativa Globale Ambiente,
Pace, Economia); la Conferenza Europea delle Chiese (Sibiu 2007) parla di povertà e
resistenza al corrente sistema economico nel terzo capitolo del suo documento finale;
la Chiesa Luterana ne ha fatto argomento della sua assemblea a Winnipeg nel 2003;
la Conferenza Episcopale statunitense sin dal 1986 ha emanato un documento in cui
esprime preoccupazione al riguardo. Ma la posizione più articolata finora è stata presa
dalla chiesa Riformata che tramite un processus confessionis della durata di dieci anni ha
percorso con le sue chiese nel mondo un itinerario di discussioni e interrogazioni delle
chiese povere alle chiese ricche. Un lungo processo di coscientizzazione che è sfociato
nella confessione di fede di Accra del 2004.
Non ci occuperemo dei temi ecologici, benché il degrado ambientale sia collegato all’incontrollato sfruttamento delle risorse e all’insostenibile sviluppo economico in atto. Ma
per ragioni di ampiezza della discussione ci limiteremo a trattare dei temi meno evidenti
che a nostro parere sono alla base dell’insano arricchimento di pochi a costo dell’impoverimento di quasi tutti.
Buono studio!
i responsabili, Herbert Anders e Mark Ord
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Parrocchia
S.Angela Merici
Stili di vita: per saperne di più
Bibliografia
• F. Gesualdi, Sobrietà. Dallo spreco di pochi al diritto di tutti, Centro Nuovo modello di
sviluppo-Feltrinelli, Roma-Milano 2005.
• S. Morandini, // tempo sarà bello. Fondamenti etici e teologici per nuovi stili di vita,
EMI, Bologna 2003.
• S. Pochettino - A. Berruti, Dizionario del cittadino del mondo. Problemi comuni e
cittadinanza attiva, EMI, Bologna 2003.
• A. Poggio, Vivi con stile, Editrice Terre di mezzo, Milano 2007.
• Pontificio Consiglio Della Giustizia e Della Pace, Compendio della Dottrina sociale
della Chiesa, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2004.
• Wuppertal Institut, Futuro sostenibile. Riconversione ecologica, Nord-Sud, Nuovi stili
di vita, EMI, Bologna 1999.
Sitografia
• www.aitreconomia.it (il portale della rivista «Altreconomia», l’informazione per agire).
• www.bilancidigiustizia.it (in controtendenza con la società di oggi, consumando
meno e meglio si guadagna in qualità di vita reimpossessandosi del proprio tempo,
gustando il piacere dell’autoproduzione, riscoprendo tradizioni e scoprendo nuove
culture. Questo sono i “Bilanci di Giustizia”: monitorare il proprio consumo per cambiare l’economia dalle piccole cose, dai gesti quotidiani).
• www.cambieresti.net (il progetto CAmbieReSti? è promosso dal Comune di Venezia,
cofinanziato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, nell’ambito del
secondo bando per il sostegno alle Agende 21 locali italiane).
• www.comunitaefamiglia.org (sito di “Mondo comunità e famiglie”, associazione di
promozione sociale che nasce nel giu­gno del 2003 con l’intento di avvicinare tra loro
tutte le esperienze di vita che sono scaturite dalla comunità di Villapizzone a Milano,
avviata nel 1978 da Bruno ed Enrica Volpi insieme a Massimo e Danila Nicolai e ad
un gruppo di Padri gesuiti).
• www.decrescita.it (per riflettere sulla necessità e l’urgenza di un’inversio­ne di tendenza rispetto al modello dominante dello sviluppo e della crescita illimitati. Un’inversione di tendenza che si ren­de necessaria per il semplice motivo che l’attuale
modello di sviluppo è ecologicamente insostenibile, ingiusto ed incompati­bile con il
mantenimento della pace).
• www.educazionesostenibile.org (il portale italiano sull’educazione sostenibile).
• www.fedevangelica.it/comm/glam0.php (le pagine del sito della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia dedicate all’attività della commissione globalizzazione e
ambiente – GLAM - istituita nel febbraio 2001, come evoluzione della precedente
commissione Ambiente, allo scopo di sensibilizzare le chiese della FCEI sui problemi
che l’ingiustizia economica e la distruzione della terra pongono al mondo e in particolare alla fede cristiana).
• www.retegas.org (i Gruppi di Acquisto Solidali - GAS - nascono da una riflessione sulla
foglionformativo - n. 379 - marzo 2009
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necessità di un cambiamento profondo del nostro stile di vita. Come tutte le esperienze
di consumo critico, anche questa vuole immettere una «domanda di eticità» nel mercato, per indirizzarlo verso un’economia che metta al centro le persone e le relazioni).
• www.viviconstile.org (il sito di Legambiente sugli stili di vita. Contiene approfondimenti sui consumi, relativi a casa, scuola e lavoro, tempo libero, mobilità, abitare,
elettrodomestici)
oratorio
Gruppo ’94: proposte per vivere…con stile
Quest’anno abbiamo pensato di proporre ai nostri ragazzi un percorso su temi sociali
molto importanti e attuali, con l’obiettivo di portarli a guardare oltre la loro realtà quotidiana e divenire consapevoli del mondo che li circonda. Un primo passo di questo
cammino di apertura è sicuramente rivolto alla nostra comunità parrocchiale. Per questo
abbiamo proposto ai ragazzi alcuni impegni, contestualizzandoli all’interno del percorso
delle nostre riunioni. Per esempio, ogni settimana i ragazzi a turno scrivono una preghiera che condividono poi con la comunità durante la messa domenicale delle 10. Un
altro impegno è sicuramente la gestione del banchetto equo & solidale che abbiamo
promosso attraverso l’allestimento di una mostra e festa natalizia. Ultimo, ma non meno
importante, è il progetto della raccolta differenziata.
Chiara, Anna, Serena e Arlind
Raccolta differenziata in oratorio: contribuisci anche tu!
Da oggi ci sarà una novità in oratorio: il cestino non è più uno solo!
L’idea è nata grazie alle riunioni e alle attività che il nostro gruppo ha fatto sul commercio
equo & solidale, che ha dieci principi base, uno dei quali è il rispetto dell’ambiente. Da
qui abbiamo sviluppato un nuovo argomento, partendo dall’importanza della creazione
che Dio ci affida: la Terra. In riunioni successive, grazie anche all’incontro con alcuni
animatori di Animondo, abbiamo parlato di spreco e di risparmio energetico, ma la
lezione più importante che abbiamo imparato è che anche noi, nel nostro piccolo, possiamo contribuire a salvaguardare l’ambiente con piccoli gesti quotidiani, e uno di questi
è certamente l’impegno nella raccolta differenziata.
Per questo motivo abbiamo pensato di dare la possibilità a tutti coloro che vivono in oratorio di contribuire alla tutela dell’ambiente. Il nostro impegno concreto è stato quello di
predisporre varie aree di riciclo in tutto l’oratorio, attrezzate con contenitori specifici di
diversi colori (gialli, grigi e bianchi) in base al loro utilizzo. Speriamo nella buona volontà
di tutti voi affinché siate parte attiva nel nostro progetto, non chiediamo molto… solo di
rispettare le regole della raccolta differenziata!
il gruppo ‘94
19
Parrocchia
S.Angela Merici
Provincia Italiana dei Sacramentini
Assisi, 1-2 giugno 2008
Eucaristia e cura
delle ferite della storia
2° CONVEGNO NAZIONALE
Domenica 31 maggio
Accoglienza e cena alle ore 20.00
Lunedì 1 giugno
> 7.30 | Lodi
> 9.00 | Saluti e Introduzione
Patrizio Rota Scalabrini - «Avvicinatosi, fasciò le
sue ferite» (Lc 10, 25-37)
Ivo Lizzola - Per una comunione delle fragilità
> 12.00 | Celebrazione dell’Eucaristia
> 15.00 | Prendersi cura delle ferite della storia - Gruppi tematici:
1. la vita: malattia, sofferenza e morte
(Laura Giangreco, chirurgo)
2. la fraternità: stranieri e convivenza tra diversi
(Simona Beretta, Pastorale dei Migranti - Milano)
3. la politica: amministrazione del territorio e bene comune
(Paola Pessina, già sindaco di Rho)
4. la condivisione: riconciliare illusione e realtà
(Sr. Rita Giaretta, Casa Rut - Caserta)
5. la legalità: la lotta alle mafie
(don Marcello Cozzi, referente nazionale di Libera Formazione)
6. la comunicazione: l’informazione spettacolo e le alternative possibili
(Dario Paladini, Terre di Mezzo)
> 19.00 | Adorazione eucaristica e vespri
Martedì 2 giugno 2009
> 7.30 | Celebrazione dell’Eucaristia
> 9.00 | Fulvio De Giorgi - Per la cura di alcune ferite “pastorali”. Rapporto tra laici e
religiosi oggi
> 10.30 | Report dei gruppi e conclusioni
> 12.30 | Pranzo e partenza
Per informazioni e iscrizioni rivolgersi alla Segreteria parrocchiale.
foglionformativo - n. 379 - marzo 2009
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attualità
“PER AMORE DEL MIO POPOLO”
Quindici anni fa moriva don Peppino Diana,
ucciso dalla camorra a Casal di Principe
Sabato 21 marzo, primo giorno di primavera, si è svolta a Napoli la quattordicesima edi­
zione della “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie”
promossa da Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie per ricordare tutte le
vittime innocenti delle mafie e rinnovare in nome di quelle vittime l’impegno di contrasto
alla criminalità organizzata. In particolare quest’anno ricorre il quindicesimo anniversario
della morte di don Peppino Diana, ucciso dalla camorra il 19 marzo 1994 nella sacrestia
della chiesa di cui era parroco, a Casal di Principe, nell’agro aversano, mentre si preparava
a celebrare la messa. Qui di seguito riportiamo il documento-appello – ancora di scottan­
te attualità - diffuso a Natale del 1991 in tutte le chiese di Casal di Principe e della zona
aversana da don Peppino e dai parroci della forania.
Siamo preoccupati
Assistiamo impotenti al dolore di tante famiglie che vedono i loro figli finire miseramente
vittime o mandanti delle organizzazioni della camorra.
Come battezzati in Cristo, come pastori della Forania di Casal di Principe ci sentiamo
investiti in pieno della nostra responsabilità di essere “segno di contraddizione”.
Coscienti che come chiesa “dobbiamo educare con la parola e la testimonianza di vita
alla prima beatitudine del Vangelo che é la povertà, come distacco dalla ricerca del superfluo, da ogni ambiguo compromesso o ingiusto privilegio, come servizio sino al dono
di sé, come esperienza generosamente vissuta di solidarietà”.
La Camorra
La Camorra oggi é una forma di terrorismo che incute paura, impone le sue leggi e tenta
di diventare componente endemica nella società campana.
I camorristi impongono con la violenza, armi in pugno, regole inaccettabili: estorsioni
che hanno visto le nostre zone diventare sempre più aree sussidiate, assistite senza alcuna autonoma capacità di sviluppo; tangenti al venti per cento e oltre sui lavori edili, che
scoraggerebbero l’imprenditore più temerario; traffici illeciti per l’acquisto e lo spaccio
delle sostanze stupefacenti il cui uso produce a schiere giovani emarginati, e manovalanza a disposizione delle organizzazioni criminali; scontri tra diverse fazioni che si
abbattono come veri flagelli devastatori sulle famiglie delle nostre zone; esempi negativi
per tutta la fascia adolescenziale della popolazione, veri e propri laboratori di violenza
e del crimine organizzato.
Precise responsabilità politiche
È oramai chiaro che il disfacimento delle istituzioni civili ha consentito l’infiltrazione del
potere camorristico a tutti i livelli. La Camorra riempie un vuoto di potere dello Stato che
21
Parrocchia
S.Angela Merici
nelle amministrazioni periferiche é caratterizzato da corruzione, lungaggini e favoritismi.
La Camorra rappresenta uno Stato deviante parallelo rispetto a quello ufficiale, privo però
di burocrazia e d’intermediari che sono la piaga dello Stato legale. L’inefficienza delle
politiche occupazionali, della sanità, ecc; non possono che creare sfiducia negli abitanti
dei nostri paesi; un preoccupato senso di rischio che si va facendo più forte ogni giorno
che passa, l’inadeguata tutela dei legittimi interessi e diritti dei liberi cittadini; le carenze
anche della nostra azione pastorale ci devono convincere che l’Azione di tutta la Chiesa
deve farsi più tagliente e meno neutrale per permettere alle parrocchie di riscoprire quegli spazi per una “ministerialità” di liberazione, di promozione umana e di servizio.
Forse le nostre comunità avranno bisogno di nuovi modelli di comportamento: certamente di realtà, di testimonianze, di esempi, per essere credibili.
Impegno dei cristiani
Il nostro impegno profetico di denuncia non deve e non può venire meno.
Dio ci chiama ad essere profeti.
- Il Profeta fa da sentinella: vede l’ingiustizia, la denuncia e richiama il progetto originario di Dio (Ezechiele 3,16-18);
- Il Profeta ricorda il passato e se ne serve per cogliere nel presente il nuovo (Isaia 43);
- Il Profeta invita a vivere e lui stesso vive, la Solidarietà nella sofferenza (Genesi 8,18-23);
- Il Profeta indica come prioritaria la via della giustizia (Geremia 22,3 -Isaia 5)
Coscienti che “il nostro aiuto é nel nome del Signore” come credenti in Gesù Cristo il
quale “al finir della notte si ritirava sul monte a pregare” riaffermiamo il valore anticipatorio della Preghiera che é la fonte della nostra Speranza.
NON UNA CONCLUSIONE: MA UN INIZIO
Appello
Le nostre “Chiese hanno, oggi, urgente bisogno di indicazioni articolate per impostare
coraggiosi piani pastorali, aderenti alla nuova realtà; in particolare dovranno farsi promotrici di serie analisi sul piano culturale, politico ed economico coinvolgendo in ciò gli
intellettuali finora troppo assenti da queste piaghe”.
Ai preti nostri pastori e confratelli chiediamo di parlare chiaro nelle omelie ed in tutte
quelle occasioni in cui si richiede una testimonianza coraggiosa;
Alla Chiesa che non rinunci al suo ruolo “profetico” affinché gli strumenti della denuncia
e dell’annuncio si concretizzino nella capacità di produrre nuova coscienza nel segno
della giustizia, della solidarietà, dei valori etici e civili (Lam. 3,17-26).
Tra qualche anno, non vorremmo batterci il petto colpevoli e dire con Geremia “Siamo
rimasti lontani dalla pace… abbiamo dimenticato il benessere… La continua esperienza
del nostro incerto vagare, in alto ed in basso,… dal nostro penoso disorientamento circa
quello che bisogna decidere e fare… sono come assenzio e veleno”.
Forania di Casal di Principe (Parrocchie: San Nicola di Bari, S.S. Salvatore, Spirito Santo - Casal di
Principe; Santa Croce e M.S.S. Annunziata - San Cipriano d’Aversa; Santa Croce – Casapesenna; M.
S.S. Assunta - Villa Literno; M.S.S. Assunta - Villa di Briano; Santuario di M.SS. di Briano)
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La Bibbia in ogni famiglia
Presso la segreteria parrocchiale sono disponibili i volumi
della Bibbia, curata da don Bruno Maggioni e Gregorio
Vivaldelli, nella nuova traduzione della CEI. L’edizione,
personalizzata con alcune pagine di introduzione a ricor­
do del 50° della fondazione della Parrocchia, è ricca di
spiegazioni, indici tematici, percorsi di lettura.
Adatta soprattutto a chi cerca una guida per accostarsi alla
Scrittura, può diventare anche l’occasione di un dono.
Agenda della comunità
Venerdì 27 marzo
 Alle ore 21 quarta tappa del Quaresimale. Marco Ubbiali interverrà sul tema: Giovani, comunicazione e formazione: un’emergenza educativa? a partire da Mc 14, 51 «Lo
seguiva un ragazzo che aveva addosso soltanto un lenzuolo».
Lunedì 30 marzo
 Alle ore 21 si riunisce il Consiglio Pastorale Parrocchiale
Giovedì 2 aprile
 Alle ore 21, presso le aule della catechesi, secondo incontro con i genitori dei bambini nati nel 2001 che inizieranno il cammino di catechesi dell’iniziazione cristiana.
Venerdì 3 aprile
 Alle ore 21 ultima tappa del Quaresimale. Giorgio Lanzi interverrà sul tema: Fraternità e responsabilità: se l’economia e il lavoro accompagnano i percorsi delle fede.
Sabato 4 aprile
 Ritiro dei ragazzi della catechesi che celebreranno i sacramenti della Cresima e
dell’Eucaristia.
Domenica 5 aprile
 Alle ore 17 adorazione comunitaria.
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Parrocchia
S.Angela Merici
Domenica 19 aprile
 Alle ore 18 si riunisce il gruppo giovani famiglie 1 (animatori Oriana e Maurizio Andreozzi e Tata e Luigi Mapelli). L’incontro si concluderà con la cena comunitaria.
Domenica 26 aprile
 Alle ore 18 si riunisce il gruppo giovani famiglie 2 (animatori Rosella e Massimo Gianotti). L’incontro si concluderà con la cena comunitaria.
Centro d’ascolto
Ogni martedì dalle ore 9 alle ore 12 e dalle 16 alle 18
è attivo in parrocchia il Centro d’ascolto,
dove le persone in difficoltà possono incontrare dei volontari che ascoltano
i loro problemi e cercano di accompagnarle nella ricerca di soluzioni,
offrendo loro aiuti concreti e orientandole ai servizi e alle risorse del territorio.
Su appuntamento viene offerto anche un servizio di consulenza legale.
Incontri pomeridiani per la terza età
Questo il calendario di aprile degli incontri promossi dal Movimento Terza età (ore
15.30)
giovedì 2 aprile
la signora Marisa Carcano ci intratterrà su Milano che sorride
martedì 7 aprile
giochiamo a Burraco!!!
giovedì 9 aprile
partecipiamo alla liturgia del Giovedì Santo in parrocchia
giovedì 16 aprile
tombola in allegria!!!
martedì 21 aprile
incontro biblico con Renata Andreotti sulla Prima lettera di san
Paolo apostolo ai Corinti
giovedì 23 aprile
documentario
martedì 28 aprile
giochiamo a Burraco!!!
giovedì 30 aprile
catechesi mensile tenuta da padre Battista sul testo Le due frontiere (5° incontro). A seguire festeggeremo i compleanni di marzo.
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centro cuLturaLe
ARTE E FEDE
Mercoledì 15 aprile, ore 15, visita guidata a Villa Necchi-Campiglio “un gioiello ritrovato” (via Mozart, 14).
MOSTRE
Giovedì 2 aprile, alle ore 16.30, visita alla mostra Futurismo 1909-2009 (Palazzo Reale). Prenotazioni entro il 10 marzo 2009.
CORSI
Proseguono le iscrizioni per i corsi avanzati di personal computer.
Per maggiori informazioni e prenotazioni la Segreteria del Centro culturale è aperta al
lunedì, dalle 17 alle 18, e martedì mercoledì giovedì, dalle 18 alle 19.
In decanato
Lunedì 23 marzo
Alle ore 20.45, presso il Teatro Blu, ultimo incontro del secondo anno della scuola
triennale di formazione per i laici. Monsignor Franco Buzzi interverrà sul tema: La chiesa
e le chiese.
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In città
Mercoledì 25 marzo
Alle ore 14.30, presso la Fondazione Ambrosianeum, via delle Ore 3, incontro con
padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa, a ottocento anni dall’incontro tra
San Francesco d’Assisi e il Saladino. Cristianesimo e Islam tra memoria e progetto.
Alle ore 21, presso la Caritas Ambrosiana, via S. Bernardino 4, padre Pierbattista
Pizzaballa, custode di Terra Santa, terrà una serata sul tema Pietre vive nella terra dei
muri. Modera Giuseppe Caffulli.
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Venerdì 27 marzo
Alle ore 9, presso il Salone d’onore della Triennale, viale Alemagna 6, Casa della carità, in collaborazione con La Triennale e la Fondazione Unidea, promuove un convegno
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Parrocchia
S.Angela Merici
internazionale sul tema della sofferenza urbana dal titolo Strade liberate. Esperienze a
confronto per la promozione delle persone ai margini della città. Interverranno, tra
gli altri, Benedetto Saraceno e Benito Baranda.
Lunedì 30 marzo
Alle ore 18, presso la Fondazione Lazzati, per iniziativa di Città dell’uomo e di Comunità lavoro, si terrà una tavola rotonda dal titolo Nell’epicentro della crisi: le ricadute
sull’occupazione. Interverranno Giacomo Vaciago, Gian Primo Cella e Michele Colasanto. Coordina Luciano Caimi.
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Mercoledì 1 aprile
Alle ore 18, presso la Fondazione Ambrosianeum, via delle Ore 3, a cent’anni dalla sua nascita, i temi cardine del pensiero di Giuseppe Lazzati sono riproposti in un
intreccio di filosofia, teologia e musica: un percorso tra arte e cultura, per riflettere sul
presente. Relatore padre Marco Salvioli o.p., Studio Filosofico Domenicano di Bologna.
Al pianoforte Chiara Bertoglio. Coordina Guido Stella.
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“Topolini a teatro”
Rassegna di teatro ragazzi
domenica 22 marzo
“Storia di una gabbianella e del gatto
che le insegnò a volare”
di Elisa Carnelli e Federica Sassaroli
con Federica Sassaroli
domenica 29 marzo
“Le mille e una notte”
regia di Silvano Ilardo
con Maria Carpaneto e Silvano Ilardo
Ingresso euro 5, inizio spettacoli ore 16.30
Per info e prenotazioni: [email protected]
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Nella comunità parrocchiale
ABBIAMO ACCOMPAGNATO ALLA PASQUA ETERNA
Giovanni Carpani – 24 febbraio 2009 (anni 88)
Luciana Prazzoli – 10 marzo 2009 (anni 77)
Pietro Olivadese – 11 marzo 2009 (anni 67)
Francesco Ferraro – 12 marzo 2009 (anni 76)
Direttore responsabile p. Giuseppe Bettoni – Capo Redattore Tata Tanara – Impaginazione Pensieri e Colori – Stampa Francesco Canale
Un ringraziamento particolare a tutti coloro che collaborano con gli articoli, alla fascicolatura e alla diffusione
del Foglio Informativo
Parrocchia
Trovate il Foglio Informativo anche su: www.americisss.it
S.Angela Merici
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