H.P. Isler, MONTE IATO. SCAVI 1995-1997

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H.P. Isler, MONTE IATO. SCAVI 1995-1997
Scuola Normale Superiore di Pisa
Comune di Gibellina
CESDAE
Centro Studi e Documentazione sull’Area Elima
- Gibellina -
TERZE
GIORNATE INTERNAZIONALI DI
STUDI SULL’AREA ELIMA
(Gibellina - Erice - Contessa Entellina, 23-26 ottobre 1997)
ATTI
II
Pisa - Gibellina 2000
ISBN 88-7642-088-6
MONTE IATO: SCAVI 1995-1997
HANS PETER ISLER
Osservazioni preliminari
Nel periodo preso in considerazione1 gli scavi svolti dall’Istituto di Archeologia dell’Università di Zurigo a Monte Iato
sono stati proseguiti con la venticinquesima, la ventiseiesima e la
ventisettesima campagna, ognuna di cinque settimane di lavoro
sul terreno. Le indagini hanno riguardato da un lato la zona
dell’agora greca, dall’altro l’abitato greco che è stato esaminato
in vari punti2. Tenteremo di dare un riassunto sintetico dei lavori,
privilegiando il periodo arcaico per il quale le conoscenze si sono
negli ultimi anni arricchite in maniera del tutto inaspettata,
rimandando per una documentazione più ampia alle nostre relazioni pubblicate sulle riviste Sicilia Archeologica e Antike Kunst3.
In appendice alla nostra relazione presenteremo alcune testimonianze epigrafiche sperando di trovare per esse particolare riscontro in questa sede.
L’agora greca
Erano due i temi degli ultimi scavi (tav. CXXXIV, 1), e cioè
la forma architettonica del lato meridionale dell’agora e il gruppo
di edifici sacri che si trova a SO dell’agora stessa.
La zona sud-orientale dell’agora
Nella zona sud-orientale dell’agora4 si sono definiti due
vani trapezoidali, separati da una canaletta, quello orientale a sua
volta suddiviso da un muro con porta, parzialmente conservato.
I due vani facevano da sottostruzione all’ala S del portico orientale, estendendosi comunque alquanto oltre la linea del colonnato
verso O. Tutta la zona risultava molto compromessa da interventi
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medievali, ma si sono conservate tracce di due periodi di uso e di
un periodo di frequentazione databile agli inizi dell’epoca romana imperiale.
Addossati a S al muro di limite meridionale dell’agora si
sono trovati tre ambienti con corridoio antistante (tav. CXXXIV,
2), di cui due abbastanza bene conservati con tracce dell’intonaco
bianco, in un caso con uno zoccolo nero e con i pavimenti in opus
signinum5 semplice e in cocciopesto in situ. La superficie rossa,
in parte consumata, ha nei due casi permesso di riconoscere la
posizione dei mobili. Nel vano centrale la caratteristica forma
delle tracce (tav. CXXXIV, 3) permette di riconoscervi una sala
di banchetto, un triklinos. Nel vano più piccolo adiacente c’era
traccia di un solo mobile lungo la parete N; piuttosto che di un
monoklinos si tratterà di un cubicolo. Ma la funzione del complesso dei tre vani con corridoio resta per ora aperta: se cioè si tratta
di un annesso all’agora di funzione pubblica, oppure di un’abitazione privata, addossatasi al monumento pubblico. L’allestimento delle sale con l’intonaco non risale comunque al momento
stesso della loro costruzione, che non è ancora definito con
precisione, ma è parte di un rifacimento in occasione del quale
venne chiusa e ricoperta di stucco anche una porta di comunicazione tra i due vani orientali.
Un saggio (tav. CXXXV, 1) che collega i resti del lastrico
dell’agora a N con il muro di limite dell’agora a S ha permesso
di riconoscere che tutto il lato S della piazza poggia, come
avevamo sempre pensato, su di un riempimento artificiale, formato da una massicciata di pietre come base. La datazione della
costruzione dell’agora intorno al 300 a. C. resta qui ulteriormente
confermata. Ma di particolare interesse erano i ritrovamenti
sottostanti la massicciata. In diretto contatto con la roccia si sono
infatti trovati due resti di muri anteriori arcaici che non seguono
l’orientamento della piazza ellenistica. Quello più a S si lascia
datare tramite alcuni materiali provenienti dalla trincea di fondazione nella roccia calcarea alla metà del VI sec. a. C. o alquanto
prima. Si tratta ovviamente di resti di abitazioni più semplici della
casa a cortile greca sulla quale torneremo. Potrebbe trattarsi di
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case da collegare con l’elemento indigeno tra gli abitanti di
Monte Iato6.
Gli edifici sacri a SO dell’agora
Sono continuate le ricerche nel tempio a oikos ellenistico7
(tav. CXXXIV, 1) il quale, a nostra grande sorpresa, ricalca la
pianta di un edificio analogo più antico di cui usa i muri come
fondazione; l’edificio più antico, orientato come quello più
recente a N, è stato costruito intorno al 480/470 a. C.8. La
ricostruzione a un livello più alto era senz’altro diventata necessaria in seguito alla sua costruzione dell’agora ellenistica che
poggia a S, come abbiamo visto, su di un riempimento artificiale.
Concluso lo scavo del tempio a oikos si sta tentando di
collegarlo, tramite un saggio lungo 16 m, con il cosiddetto
edificio del IV secolo9, un edificio sacro di tipo punico, che anche
esso si è sovrapposto a uno più antico, probabilmente anch’esso
un edificio sacro, databile alla metà del V sec. a. C., del quale non
riprende però la pianta10. Lo scavo (tav. CXXXV, 2) tuttora in
corso ha già confermato le datazioni proposte per i due edifici
sacri menzionati. Sotto i muri dei due monumenti si osserva ora
un muro più antico di costruzione molto accurata, anch’esso
certamente arcaico, che viene obliterato già alla metà del V sec.
a. C. Anche se gli scarsi resti non permettono ovviamente nessuna
interpretazione precisa, si potrebbe pensare, oltre che a un’altra
abitazione, anche a un predecessore dei due edifici sacri che si
sono sovrapposti.
Il quartiere occidentale
Lo scavo a NE della casa a peristilio 111
Gli scavi in questo settore (tav. CXXXV, 3) hanno portato a
una migliore conoscenza anzitutto dell’annesso S di funzione
ancora non del tutto chiarita. Ma di particolare interesse era anche
qui che sotto l’annesso si sono trovati i resti di un’altra costruzione tardo-arcaica (tav. CXXXVI, 1), databile al 480-460 a. C.12. A
un periodo anteriore alla costruzione appartengono due fram-
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menti di una kylix del tipo dei comasti (K 17171) (tav. CXXXVII,
1), attribuibile al Pittore KY o alla sua cerchia e databile intorno
al 580/570 a. C. Si tratta del più antico vaso attico finora attestato
a Monte Iato13.
La casa greca a cortile
Le scoperte più sensazionali si sono però fatte nella casa
greca a cortile14 (tav. CXXXVI, 3). L’estensione complessiva
della casa, databile, come si sa, al tardo arcaismo, in quanto già
distrutta intorno al 470/460 a. C.15, non è ancora nota, ma già ora
la casa è tra le più grandi del suo periodo che si conoscono. Il lato
orientale della casa era a due piani, la parte occidentale era
formata da un cortile, in un secondo tempo suddiviso. Al piano
superiore si trovava almeno una sala da banchetto. Questa era
dotata di un pavimento in calce dipinto in rosso (tav. CXXXVI,
2), un’altra stanza contigua a S di uno dipinto forse in grigio o blu,
ma comunque bruciato16. Il crollo, conservatosi almeno parzialmente intatto sotto una massicciata appartenente alla fase ellenistica della casa, conteneva gran parte dell’inventario della sala di
banchetto, tra cui non pochi vasi attici figurati anche di pregio.
Non è possibile fornire in questa sede un quadro completo del
ricchissimo materiale. Mi limito a illustrarne una scelta.
Per primo vediamo un alabastron con figura di negro in
costume orientale (K 16796) (tav. CXXXVII, 3) che appartiene
a una classe ben nota17. Uno skyphos a figure nere (K 16797) (tav.
CXXXVII, 4) appartenente alla classe dell’airone bianco è notevole per la sua decorazione, una scena piuttosto singolare,
ripetuta sui due lati, che ci mostra un cittadino ateniese, seguito
dalla consorte, che si presenta davanti alla dea poliade, Atena, che
tocca il suo bastone/clava. L’iconografia ricalca quella più diffusa di Eracle in presenza di Atena18. Colpisce il fatto che una scena
così intimamente collegata con Atene si trovi su di un vaso
importato a Iaitas, e viene il sospetto che il padrone di casa non
solo fosse un greco, ma anzi un personaggio con contatti più
stretti con Atene, ovviamente non definibili in base alle sole
testimonianze archeologiche. Il nome del padrone (tav. CXXXVII,
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2) di casa era probabilmente MENTWR, come risulta da un
graffito sotto un piede di kylix (K 17191) dallo stesso contesto,
senz’altro un’indicazione del proprietario del vaso19. Tre sono le
kylikes attiche figurate trovate nel crollo della sala da banchetto.
Una di esse (K 17060) (tav. CXXXVIII, 1-2), piuttosto comune20, mostra sui due lati Eracle in lotta con il leone e appartiene
al noto Gruppo Leafless. La seconda (K 17113) (tav. CXXXIX,
1-2), con, anche qui sui due lati, un giovane accovacciato che
tiene un grande gallo, chiara allusione erotica, è attribuibile al
Pittore di Charterhouse che ha un’opera molto limitata21.
La terza kylix, a figure rosse (K 17058) (tav. CXXXIX, 3) del
tipo C, è del Pittore delle kylikes Chairias dell’Agora, un maestro
soprattutto attestato ad Atene stessa e pochissimo esportato,
anche lui con un’opera limitata nel numero22. Era uno specialista
di kylikes piccole di buona qualità con scene non raramente
erotiche, come questa etèra nuda accovacciata che si lava, soggetto non raro sulle kylikes usate in occasione del banchetto. Non
manca neppure l’indicazione di un eromenos, CAIRIAS KALOS.
La nostra kylix è senz’altro tra le scoperte più prestigiose di
vasellame attico a figure rosse fatte finora nell’interno della
Sicilia. Un problema interessante che vorrei sottolineare è, se i
banchetti che si svolgevano nella nostra casa seguissero, anche
per il quadro erotico – etère e giovani eromenoi – il costume di
Atene, oppure se si tratta piuttosto di situazioni ideali alle quali le
pitture hanno il compito di alludere, il che mi sembra più probabile. Resta il fatto che vasi intimamente connessi con il mondo
aristocratico ateniese e raramente esportati (e qui si tiene conto
anche della kylix del Pittore di Charterhouse) abbiano raggiunto
Monte Iato. Viene confermato il sospetto che il padrone di casa
abbia possibilmente avuto un nesso particolare con Atene.
Presento infine un ultimo vaso a figure rosse, purtroppo
molto lacunoso (K 10784/10809/10813/14681) (tav. CXL, 1),
una grande anfora a collo23 di cui i frammenti sono sparsi su tutta
la zona e che sono in parte anche stati trovati in strati ellenistici.
Il vaso non è lontano dalla bottega del Pittore di Berlino, come
indica l’ornamento. Su un lato si distingue una scena di commiato
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con il guerriero armato, con scudo allungato da un pezzo di cuoio
caratteristico per rappresentazione tardo-arcaiche e dello stile
severo, e con una donna a sinistra, poco conservata, e un vecchio
a destra. L’altro lato mostrava alcune divinità, tra cui probabilmente Artemide accompagnata da una cerbiatta. Anche questo
vaso è senz’altro, tra quelli trovati nell’interno della Sicilia24, dei
più prestigiosi per la qualità.
Tralascio le ceramiche di produzione regionale, tutte kylikes, mostrando solo un esempio di kylix Iato K 480 (K 17059)
(tav. CXL, 2)25 e passo alle produzioni indigene, tra cui qualche
pezzo molto particolare. Per primo si illustra un cratere a colonnette
(K 10769)26 (tav. CXL, 3), chiaramente imitazione di un prototipo greco che rimane, per quanto riguarda la forma, piuttosto
vicino al modello. Più originale per la sua forma e decorazione è
un vaso che si potrebbe designare come deinos (K 16784)27 (tav.
CXLI, 1), a decorazione tricroma, caratteristica per la quarta fase
della ceramica indigena dipinta a Monte Iato28. Singolare è la
decorazione a doppie volute sulla spalla. Ma il vaso indigeno più
particolare è una piccola oinochoe (K 17219) (tav. CXLI, 2)
frammentaria, con, sulla spalla, due figure umane in movimento,
con le dita delle mani chiaramente indicate; è noto che rappresentazioni di figure umane sono rarissime nella ceramica dipinta29. Alla fine di questa panoramica che ha voluto mettere in
risalto solo i tratti più particolari del ritrovamento vorrei sottolineare un ultimo fatto, e cioè che vasi di fabbrica greca, greca
coloniale e indigena siano stati usati contemporaneamente nel
contesto di un banchetto greco e in una casa abitata, pare, da
Greci. Si tratta qui di un’assimilazione culturale che abbiamo già
in altre occasioni30 ritenuta caratteristica dell’elemento greco a
Monte Iato.
La casa a peristilio 2
Sarò breve per quanto riguarda le novità alla casa a peristilio 231 (tav. CXLII, 1) dove lo sterro procede lentamente,
considerato che l’interro arriva a 5,7 m. Si conosce ormai la
pianta della parte occidentale della casa, con l’ingresso a S che si
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apre su di un vano, come nella casa a peristilio 1, poi il cortile con
4 per 5 colonne, pure esso certamente a due piani, l’unità di
rappresentanza32 sul lato O, e infine una stanza decorata con
intonaco rosso nell’angolo nord-occidentale. La casa, con una
profondità di 27 m, risulta ancora più estesa della casa a peristilio 1.
Il quartiere orientale dell’abitato
Qui33 (tav. CXLII, 4) è stato individuato l’asse viario principale della città che sale dalla porta urbica verso l’agora. La strada,
larga tra 4,3 e 4,8 m, è affiancata sui due lati da costruzioni
ellenistiche. È in corso di scavo attualmente una abitazione
signorile disposta a terrazze sul pendio, con stanze a livelli
differenti collegate da scale (tav. CXLII, 2, 5). Un elemento
interessante è una costruzione a pianta circolare (tav. CXLII, 3)
con un diametro di 3,5 m, intonacata all’interno. Potrebbe trattarsi di un laconicum, elemento poco attestato finora in case private
ellenistiche34. L’ambiente, ancora ricoperto dal crollo, rimane da
scavare, in vista di una interpretazione sicura della sua funzione.
Iato medievale
Per quanto riguarda Iato postantica gli scavi hanno portato
alla luce in alcuni settori anche lembi dell’abitato medievale che
non hanno però aggiunto nuove informazioni di carattere generale. Basti ricordare che la mostra Federico e la Sicilia, dalla terra
alla corona, svoltasi nel 1994/1995 a Palermo, ha dato l’occasione per fare il punto sulle conoscenze attuali riguardanti l’epoca
sveva a Monte Iato35.
Documenti epigrafici
Concludo presentando tre documenti epigrafici che sottopongo al giudizio degli specialisti presenti.
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H. P. ISLER
Un documento elimo?
Il frammento inv. K 16405 (tav. CXLIII, 1-2) faceva parte di
una coppetta semplice con vernice bruna all’esterno (ad eccezione della base) e proviene da uno strato di riempimento ellenistico
sovrapposto a uno arcaico nell’annesso dell’edificio sacro a NE
della casa a peristilio 136, che conteneva anche molti altri materiali più antichi. In base alla forma e alla decorazione la coppetta è
databile alla metà del V sec. a. C.37.
La lettura del graffito, compromessa anche dalla rottura tra
i due frammenti e possibilmente incompleto a sinistra, non è
facile. I singoli tratti sono poco sicuri, l’autore del graffito sembra
poco esperto. Si tratta di un testo greco? O elimo? O addirittura
sicano?
Un tentativo di lettura potrebbe partire da sinistra con una
alpha a freccia38, una lambda39, una omikron formata da singoli
tratti brevi. Le due ultime lettere sarebbero una my40 e una iota.
Difficile a sciogliere sembra la parte rimanente al centro, ma le
due ultime lettere chiamano forse una epsilon, contaminata nel
graffito con un altra iota? La lettura sarebbe in tal caso: ALOI
EMI, «appartengo a Alo" o ..]alo"», nome di persona al dativo.
Secondo l’Agostiniani questa formula è finora, e lo cito testualmente, «l’unico tratto morfologico altamente qualificante» conosciuto per l’elimo41. Si tratterebbe allora di un graffito in
elimo?
Ma c’è da chiedersi se resta possibile anche una lettura
greca42, in alfabeto selinuntino43? In questa città la formula EMI
per indicare un possesso è pure attestata44, ma comunque costruita con il genitivo e non con il dativo.
Un inconsueto bollo su tegola
Il bollo di tegola (tav. CXLIII, 3-4) a due righe su una tabella
che si restringe un poco verso il centro non è finora conservato
completo, ma il testo si lascia integrare con l’aiuto dei due
frammenti finora noti Z 277445 e Z 2914 di cui uno trovato già nel
1994, l’altro nel 1997, tutt’e due nel settore meridionale dell’agora
in strati posteriori che non ne permettono una datazione
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stratigrafica. I bolli su tegola a Monte Iato sono di solito a una sola
riga, siano essi destinati a indicare la funzione dell’edificio,
l’attività di magistrati o il nome del fabbricante46.
La riga superiore, integrata con i due frammenti, è formata
di cinque segni, quella inferiore di sei. La seconda riga è retrograda, per la prima non esistono elementi per decidere, in base alle
singole lettere, in quale direzione andrebbe letta. La lettura, non
difficile per il già noto frammento, si complica con quello nuovo,
ovviamente bollato con uno stampo già usato in questa zona o
comunque poco chiaro. Per la prima riga avevamo proposto la
lettura ]HFW, ma anche WFH[ resta possibile. Per la seconda riga
abbiamo letto ]ARKO. Per quanto riguarda il nuovo bollo si
distingue sulla destra due volte la stessa lettera che rassomiglia,
ma non è identica allo H centrale. Tra i due H della prima riga si
vorrebbe leggere U, mentre la lettera sottostante si rivela piuttosto
illeggibile.
Partendo dall’ipotesi, ragionevole, che si tratti di un bollo di
fabbricante ci aspetteremmo un nome di persona, eventualmente
con un patronimico. Ma come ottenere un nome greco in base alle
lettere conservate e complete, con una successione die W-F-H-UH, o viceversa, e alla seconda riga, H-?-A-R-K-O? Si potrebbe
tentare di interpretare i due segni a destra non come lettere, ma
come qualcosa di ornamentale. In tal caso la seconda riga potrebbe essere MARKO(U), ma per la prima non c’è rimedio.
Abbiamo anche valutato se si potesse leggere il segno a destra
come una beta elima47, pensando a un nome di persona elimo
possibilmente con una doppia -bb-48. In tal caso si presenterebbero però problemi di carattere cronologico. Il bollo, in base alle
lettere, per es. all’omikron piccolo o alla alpha con barra orizzontale non può essere molto recente, ma non penso che una datazione
anteriore al IV sec. a. C. già avanzato sia possibile; lascio
comunque il giudizio ai specialisti. È pensabile che elementi
dell’alfabeto elimo si siano mantenuti fino a un’epoca così
tarda49? Sono questi i problemi che mi hanno indotto a presentare
il nostro umile documento in questa sede.
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H. P. ISLER
Nuovi frammenti dell’iscrizione dedicatoria del teatro di
Iaitas
L’ultima parte del mio intervento si occupa di una iscrizione
parzialmente già nota (tav. CXLIV, 1). Nel 1986 avevamo
trovato, riusato in un muro svevo, un frammento di iscrizione
monumentale che abbiamo allora interpretato come parte dell’iscrizione dedicatoria del teatro stesso50. Nel 1997 ne è stato
trovato un altro frammento, questa volta in un muro svevo nella
parte meridionale dell’agora (tav. CXLIV, 2). L’ipotesi di un
collegamento dell’iscrizione con il teatro rimane comunque
valida, in quanto il nuovo frammento è più piccolo e perciò più
leggero. Ma è chiaro che la dispersione dei frammenti sul monte
è più estesa di quanto pensassimo.
Esiste forse anche un terzo frammento della stessa iscrizione51 (tav. CXLIV, 3). Si tratta di un’iscrizione conservata nel
Museo Regionale ‘Antonino Salinas’ di Palermo, pubblicata da
M. T. Manni Piraino nel catalogo delle iscrizioni greche52. È stata
trovata nel 1969 da B. Rocco ‘nella zona dei templi’ e cioè senza
dubbio a Monte Iato (e non a San Giuseppe Iato, come potrebbe
far pensare il titolo dell’articolo); rimane aperto dove B. Rocco
abbia localizzato ‘i templi’, ma a noi sembra probabile che
l’iscrizione provenga dalla zona dell’agora. L’appartenenza alle
altre due, che in base all’autopsia fanno indubbiamente parte
della stessa iscrizione, non è certa per la terza; da quando sono a
conoscenza della sua esistenza essa risulta inaccessibile dietro
alcuni pannelli delle mostre temporanee. Ritengo comunque, in
base alle informazioni fornite dalla Manni Piraino e alla foto
pubblicata, che il frammento faccia senz’altro parte della nostra
iscrizione.
Nel 1986 avevamo proposto una lettura della pietra nota
allora. Eravamo partiti comunque da un quadro in un certo senso
troppo stretto, pensando ad una iscrizione breve, di un solo blocco
non troppo lungo. L’iscrizione dedicatoria del bouleuterion di
Segesta, già menzionata53, ci insegna ora che dobbiamo piuttosto
ipotizzare un’iscrizione lunga, possibilmente formata da più
lastre, anche se ha solo tre righe. Riteniamo che l’integrazione del
MONTE IATO: SCAVI 1995-1997
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nome di persona Antallos nella prima riga sia tuttora valida
(almeno nel caso si tratti dell’inizio dell’iscrizione).
Ora il frammento del 1986 ci dà l’altezza complessiva delle
lastre e anche l’inizio dell’iscrizione (o comunque di una lastra).
Il frammento di Palermo conserva, secondo la Manni Piraino, i
lati originari destro e inferiore; se il lato destro è conservato nella
sua forma originale, è ovvio che ad essa doveva seguire un’altra
lastra, in quanto l’iscrizione non può terminare con la sequenza
N-Q-E. Il nuovo frammento è rotto sui lati e sotto e ci conserva
parte delle prime due righe. Per quanto riguarda il testo, RABO e
CIAI, non ci aiuta molto per una comprensione migliore del
testo, anche perché la successione dei tre frammenti resta da
stabilire. Certo è che il frammento di Palermo non può precedere
direttamente quello del 1986, perché in tal caso risulterebbero
sequenze di lettere assurde, anzitutto nella seconda riga: S-P-K,
impossibile in greco. Speriamo di poter imparare di più dalla
pubblicazione dell’iscrizione del bouleuterion di Segesta che ci
potrebbe indicare il formulario. RABO potrebbe eventualmente
far parte del patronimico di Antallos. Alla seconda riga ci
sarebbero da integrare tre lettere tra KAITOI e CIAI, soluzione
certo possibile. Ma se il frammento di Palermo è veramente,
come pare, la prova per l’esistenza di una lastra seguente dobbiamo abbandonare l’idea di combinare i frammenti sopravvissuti in un’unica lastra. Per il momento vale sempre, almeno per
il frammento di Palermo e per quello nuovo, quanto scrive la
Manni Piraino: «Impossibile una qualsiasi integrazione». E non
rimane altro che sperare nella fortuna dello scavo.
726
H. P. ISLER
NOTE
1
Cf. la relazione sugli scavi 1992-1994: H. P. ISLER, Monte Iato:
Scavi 1992-1994, in «Atti delle Seconde Giornate Internazionali di Studi
sull’area Elima, Gibellina 1994», Pisa-Gibellina 1997, 1019-1028.
2
Per un riassunto delle nostre conoscenze attuali si rimanda ora a H.
P. ISLER, Monte Iato - L’abitato di epoca ellenistica, in «Wohnbauforschung
in Zentral- und Westsizilien, Zürich 1996», Zürich 1997, 29-35.
3
Cf. H. P. ISLER, Monte Iato: la venticinquesima campagna di
scavo, SicA, XXVIII, 87-89, 1995, 19-38; ID., Monte Iato: la ventiseiesima
campagna di scavo, SicA, XXIX, 90-92, 1996, 7-30; ID., Monte Iato: la
ventisettesima campagna di scavo, SicA, XXX, 93-95, 1997, 23-44; ID.,
Grabungen auf dem Monte Iato 1995, AntK, XXXIX, 1996, 52-64; ID.,
Grabungen auf dem Monte Iato 1996, AntK, XL, 1997, 48-60; ID., Grabungen auf dem Monte Iato 1997, AntK, XLI, 1998, 40-50.
4
Per gli scavi anteriori cf. ISLER, Monte Iato: Scavi 1992-1994... cit.,
1021-1022. Sul lato N dell’agora l’impegno negli ultimi anni è stato minimo.
5
Per i pavimenti a Monte Iato cf. ora H. P. ISLER, Monte Iato:
Mosaici e pavimenti, in «Atti del IV Colloquio dell’Associazione Italiana per
lo Studio e la Conservazione del Mosaico, Palermo 1996», a cura di R. M.
Carra Bonacasa e F. Guidobaldi, Roma 1997, 19-32.
6
Per una tipologia delle case arcaiche nei centri interni della Sicilia
occidentale e centro-meridionale cf. F. SPATAFORA, Tipologie abitative arcaiche nei centri indigeni occidentali: Il caso di Monte Maranfusa, in
«Wohnbauforschung in Zentral- und Westsizilien, Zürich 1996», Zürich
1997, 151-157.
7
Cf. ISLER, Monte Iato: Scavi 1992-1994... cit., 1022.
8
Cf. ISLER, Monte Iato: la venticinquesima campagna di scavo...
cit., 24.
9
Cf. H. P. ISLER, Monte Iato. Guida archeologica, Palermo 1991,
40.
10
Cf. ISLER, Guida... cit., 41.
11
Cf. ISLER, Monte Iato: Scavi 1992-1994... cit., 1022-1023.
12
Cf. ISLER, Monte Iato: la venticinquesima campagna di scavo...
cit., 27 sg. ID., Grabungen auf dem Monte Iato 1996... cit., 51.
13
Per le prime importazioni a Monte Iato che risalgono ancora al
tardo VII sec. a. C. vd. ora H. P. ISLER, Indigeni e Greci nella Sicilia
occidentale: Le più antiche importazioni greche a Monte Iato, in «Studi in
onore di Piero Orlandini», in corso di stampa. Per i rinvenimenti di kylikes
tipo comasti, piuttosto rari, cf. ora F. GIUDICE, Il ruolo di Catania nella rete
dei traffici commerciali del Mediterraneo, in «Catania antica. Atti del
Convegno della Società Italiana per lo Studio dell’Antichità Classica, Cata-
MONTE IATO: SCAVI 1995-1997
727
nia 1992», [Pisa 1996], 97-148, 100-101 con figg. 1 e 10.
14
Cf. ISLER, Monte Iato: Scavi 1992-1994... cit., 1023-1024. Per una
discussione più dettagliata e per l’illustrazione dei rinvenimenti rimando alle
relazioni preliminari citate in n. 3, e particolarmente a Monte Iato: la
ventiseiesima campagna di scavo... cit., 14-24, con figg. 27-41, e a Grabungen
auf dem Monte Iato 1996... cit., 53-57, con tav. 10 sg.
15
Cf. per ultimo ISLER, Grabungen auf dem Monte Iato 1996... cit.,
57.
16
Per questi pavimenti cf. ISLER, Monte Iato: Mosaici e pavimenti...
cit.
17
Cf. ISLER, Grabungen auf dem Monte Iato 1995... cit., 60.
18
Cf. ISLER, Grabungen auf dem Monte Iato 1995... cit., 61.
19
Cf. ISLER, Monte Iato: la ventiseiesima campagna di scavo... cit.,
15 sg. con n. 74.
20
Cf. ISLER, Grabungen auf dem Monte Iato 1996... cit., 54. Per altri
esempi analoghi provenienti dalla Sicilia occidentale cf. ISLER, Monte Iato: la
ventiseiesima campagna di scavo... cit., 16 sg. con n. 81.
21
Cf. ISLER, Grabungen auf dem Monte Iato 1996... cit., 53.
22
Cf. ISLER, Grabungen auf dem Monte Iato 1996... cit., 54-55. Per
uno studio più dettagliato di questa kylix cf. ID., Schale aus Iaitas: Neues zum
Werk des Malers der Aias-Chairias-Schalen? AntK, XLI, 1998, 3-16.
23
Cf. ISLER, Grabungen auf dem Monte Iato 1996... cit., 54 con
bibliografia anteriore.
24
Cf. il noto cratere attribuito a Euthymides da Morgantina, BEAZLEY,
2
ARV , 28, 10. Inoltre si può ricordare il cratere a colonnette del Pittore di
Harrow da Sabucina, BEAZLEY, Paralipomena 354, 39 bis.
25
Per questa classe ora S. VASSALLO, Coppe tipo ‘Iato K 480’ Tipologia e diffusione, Quaderni del Museo Archeologico Regionale ‘Antonino
Salinas’, 2, 1996, 91-113.
26
Cf. ISLER, Monte Iato: la ventiseiesima campagna di scavo... cit.,
15 sg. con n. 77.
27
Cf. ISLER, Monte Iato: la ventiseiesima campagna di scavo... cit.,
15 sg. con n. 78.
28
Per le fasi cf. H. P. ISLER, Monte Iato, in «Gli Elimi e l’area elima
fino all’inizio della I guerra punica. Atti del Seminario di Studi, PalermoContessa Entellina 1989», ASS, S. IV, XIV-XV, 1988-1989, 277-285, 282284.
29
Cf. ISLER, Monte Iato: la ventiseiesima campagna di scavo... cit.,
16 sg. con nota 51.
30
Cf. ISLER, Guida... cit., 20.
31
Cf. ISLER, Monte Iato: Scavi 1992-1994... cit., 1024.
32
Per la tipologia di questi complessi di rappresentanza a tre vani in
728
H. P. ISLER
Sicilia e altrove cf. H. P.ISLER, Einflüsse der makedonischen Palastarchitektur
in Sizilien, in «Basileia. Die Paläste der hellenistischen Könige, Internationales
Symposion Berlin 1992», Mainz 1996, 252-256. Inoltre K. DALCHER, Studia
Ietina VI: Das Peristylhaus 1 von Iaitas. Architektur und Baugeschichte,
Zürich 1994, 155 sg.
33
Cf. ISLER, Monte Iato: Scavi 1992-1994... cit., 1025-1026.
34
Cf. questa problematica ultimamente M. KIDERLEN, Megale Oikia.
Untersuchungen zur Entwicklung aufwendiger griechischer Stadthausarchitektur. Von der Früharchaik bis 3. Jh. V. Chr., Lange 1995, 59 con n. 218. Per
laconica in case romane repubblicane del II sec. a. C. cf. per es. la Villa dei
Misteri di Pompei: E. FABBRICOTTI, I bagni nelle prime ville romane, Cronache Pompeiane, II, 1976, 29-111, 37sg. con figg. 5 e 5 a.
35
H. P. ISLER, Monte Iato, in C. A. DI STEFANO - A. CADEI (a cura di),
Federico e la Sicilia dalla terra alla corona. Archeologia e Architettura,
Palermo 1995, 121-150. Per i resti antropici cf. R. DI SALVO, Gli esemplari di
Monte Iato: Antropologia e paleopatologia, ibid. 151-161.
36
Cf. sopra e, per la situazione stratigrafica, ISLER, Monte Iato: la
venticinquesima campagna di scavo... cit., 27.
37
Per un esemplare simile cf. V. TARDO, Materiali dalla necropoli
punica di Solunto. Studi preliminari. Ceramica d’importazione e di tradizione greca, in AA. VV., Archeologia e Territorio, Palermo 1997, 75-93, 83, nr.
17, fig. 8, con bibliografia. Inoltre N. BONACASA, L’area sacra, in A. ADRIANI
et alii, Himera I. Campagne di scavo 1963-1965, Roma 1970, 51-235, 107,
Ac 138 (inv. H64.130), tav. XXX,7.
38
Attestato tra le iscrizioni di Segesta, ma caratteristico piuttosto per
la Sicilia orientale e centrale secondo L. AGOSTINIANI, La lingua degli Elimi.
Per uno stato della questione, in «Gli Elimi e l’area elima fino all’inizio della
prima guerra punica. Atti del Seminario di studi, Palermo-Contessa 1989»,
ASS, S. IV, XIV-XV, 1988-1989, 345-368, 355.
39
Quanto detto per l’alpha vale pure per la lambda, cf. AGOSTINIANI,
art. c., 355.
40
La my con gambe uguali e parte media corta si ritrova tra le
iscrizioni di Selinunte, cf. per es. L. DUBOIS, Inscriptions grecques dialectales
de Sicile. Contribution à l’étude du vocabulaire grec colonial, Roma 1989,
53, nr. 40 (V sec. a. C.) oppure 69, nr. 71; cf. in part. anche la dedica a Eracle
da Poggioreale, non lontano da Monte Iato, DUBOIS, o. c., 84 sg., nr. 84. Ma
vi sono attestate anche forme diverse.
41
AGOSTINIANI, art. c., 366. Per la questione del dativo ibid., 364 sg.
42
Sul problema di una lettura greca di parte dei graffiti segestani si
è soffermato giustamente AGOSTINIANI, art. c., 350-352.
43
Per le iscrizioni in alfabeto selinuntino in genere cf. DUBOIS, o. c.,
37-85, nrr. 29-84.
MONTE IATO: SCAVI 1995-1997
44
729
Per es. DUBOIS, o. c., 81-83, nr. 81, e pure 71-73, nrr. 73-75.
Comune sembra EIMI, cf. DUBOIS, o. c., 69 sg., nr. 71 e 73 sg., nr. 76.
45
Cf. H. P. ISLER, Monte Iato: la ventiquattresima campagna di
scavo, SicA, XXVII, 85-86, 1994, 27-47, 28 sg., fig. 9.
46
Fondamentale per i bolli su tegole di Monte Iato rimane P. MÜLLER,
Gestempelte Ziegel, in H. BLOESCH - H. P. ISLER (edd.), Studia Ietina I,
Erlenbach-Zürich 1976, 49-77. Paralleli mancano anche a Entella, cf. B.
GAROZZO, Bolli su coppi ed embrici ad Entella, in G. NENCI (a cura di), Entella
I, Pisa 1995, 169-184.
47
Cf. AGOSTINIANI, art. c., 356.
48
Cf. ora il nome Bibako" dell’iscrizione dedicatoria del bouleuterion
di Segesta, scritto comunque con la beta greca. Cf. per ora G. NENCI,
L’impianto urbanistico di Entella, in «Wohnbauforschung in Zentral- und
Westsizilien, Zürich 1996», Zürich 1997, 125-130, 128, e anche M. C. PARRA,
Segesta: uso e reimpiego della città greco-romana in forme architettoniche
ed edilizie di Calatabarbaro, ibid., 141-150, 142-143.
49
Per il problema della fine della cultura elima, tuttora non risolto,
cf. E. LEPORE, Conclusioni, in «Gli Elimi e l’area elima fino all’inizio della I
guerra punica. Atti del Seminario di Studi, Palermo-Contessa Entellina
1989», ASS, S. IV, XIV-XV, 1988-1989, 375-386, 384.
50
Inv. I 5. cf. H. P. ISLER, Monte Iato: la sedicesima campagna di
scavo, SicA, XIX, 62, 1986, 29-48, 31 sg., fig. 6. Anche ID., Grabungen auf
dem Monte Iato 1986, AntK, 30, 1987, 25-33, 26 sg., fig. 1.
51
Devo la segnalazione ad alcuni membri dell’ArcheoClub di Palermo che ringrazio vivamente.
52
Cf. M. T. MANNI PIRAINO, Iscrizioni greche lapidarie del Museo di
Palermo, Palermo 1973, 65 sg., nr. 40, tav. 25.
53
Cf. supra, con n. 48.
TAV. CXXXIV
1. Iaitas. Agora. Pianta schematica 1997.
2. Iaitas. Agora. Lato S: vani intonacati, da
SO.
3. Iaitas. Agora. Lato S: il triklinos, da N.
TAV. CXXXV
1. Iaitas. Agora. Lato S: il saggio con i muri
arcaici, da N.
2. Iaitas. Agora. Lato S: il saggio tra gli edifici
sacri, con il muro arcaico anteriore, da E.
3. Iaitas. Quartiere occidentale. Pianta schematica della casa a peristilio 1 con le
costruzioni sul lato NE.
TAV. CXXXVI
1. Iaitas. Quartiere occidentale. I resti tardo-arcaici sotto l’annesso S della costruzione a NE della casa a peristilio1, da N.
2. Iaitas. Quartiere occidentale. Casa greca
a cortile, il crollo con i frammenti del pavimento in calce rosso, da S.
3. Iaitas. Quartiere occidentale. La casa greca a cortile, da N.
TAV. CXXXVII
1. Iaitas. Frammento della kylix attica del
tipo dei comasti K 17171. H. cm 4,6.
2. Iaitas. Piede di kylix K 17191 con
graffito MENTOR. Diam. cm 7.
3. Iaitas. Alabastro attico K 16796. H.
conservata cm 14.
4. Iaitas. Skyphos attico K 16797. Diam. cm 23.
TAV. CXXXVIII
1. Iaitas. Kylix attica K 17060 del Gruppo Leafless. Diam. cm 22.
2. Iaitas. Kylix attica K 17060 del Gruppo Leafless, particolare.
TAV. CXXXIX
1. Iaitas. Kylix attica K 17113 del Pittore di Charterhouse. Diam. cm 22,9.
2. Iaitas. Kylix attica del Pittore di Charterhouse, particolare.
3. Iaitas. Kylix attica K 17058 del Pittore delle kylikes Chairias dell’Agorà, diam. cm
16,1.
TAV. CXL
1. Iaitas. Frammenti dell’anfora a collo attica K 10784/10809/10813/
14681. H. del frammento con la testa di cerbiatto cm 6.
2. Iaitas. Kylix K 17059 del tipo K 480. Diam. cm 11,5.
3. Iaitas.Cratere a colonnette indigeno K 10769. H. cm 20,8.
TAV. CXLI
1. Iaitas. Deinos indigeno K 16784. Diam. orlo cm 12.
2. Iaitas. Oinochoe indigena K 17219. H. cm 12.
TAV. CXLII
2. Iaitas. Quartiere orientale. L’abitazione a terrazze, da N.
1. Iaitas. Casa a Peristilio 2. Pianta
schematica 1997.
3. Iaitas. Quartiere orientale. L’abitazione a terrazze, stanza circolare.
4. Iaitas. Quartiere orientale. Pianta schematica 1997.
5. Iaitas. Quartiere orientale. L’abitazione a terrazze, sez. N-S.
TAV. CXLIII
1. Iaitas. Frammento di coppetta K 16405 con graffito. Disegno.
2. Iaitas. Frammento di coppetta K 16405
con graffito. Diam. cm 10.
3. Iaitas. Frammento di tegola Z 2774 (largh.
cm 10,5) con bollo.
4. Iaitas. Frammento di tegola Z 2914 con
bollo.
TAV. CXLIV
1. Iaitas. Iscrizione dedicatoria del teatro di Iaitas, frammento I 5. H. cm 44.
2. Iaitas. Iscrizione dedicatoria del teatro di Iaitas, frammento I 5 B (disegno). H. cm 29.
3. Museo Archeologico regionale ‘A. Salinas’, Palermo. Probabile frammento dell’iscrizione dedicatoria del teatro di Iaitas, da Manni Piraino.