quello che nessuno dice sulla previdenza: ma vale la pena aderire
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quello che nessuno dice sulla previdenza: ma vale la pena aderire
QUELLO CHE NESSUNO DICE SULLA PREVIDENZA: MA VALE LA PENA ADERIRE AL “FONDO PERSEO”? IN QUESTO PERIODO LE AMMINISTRAZIONI INSIEME AD ALCUNI SINDACATI, IN PARTICOLARE LA CGIL, SONO A PUBBLICIZZARE IL “PERSEO”, FONDO PENSIONE DEI LAVORATORI DI REGIONI, AUTONOMIE LOCALI E SANITÀ. NON MERAVIGLI QUESTA COMMISTIONE TRA SINDACATO E AZIENDE, SOCI SU UN AFFARE COSÌ LUCROSO COME IL “FONDO PENSIONE”. DA DOVE VENGONO I FONDI PENSIONE: Sono figli della “controriforma” del Governo Dini (L. 8 agosto 1995 n. 335) sulla previdenza che ha smantellato, con il consenso di tutti i partiti e dei sindacati cgil-cisl-uil e autonomi, il sistema previdenziale che fino a quel momento garantiva ai lavoratori una pensione dignitosa. Ricordiamo che il trattamento pensionistico pubblico, con il sistema retributivo e con 40 anni di contributi, erogava oltre l’83% dell’ultima retribuzione mentre con il sistema contributivo è difficilmente calcolabile ma, in una condizione di lavoro stabile (peraltro sempre meno esistente), è ipotizzabile una percentuale tra il 40 e il 50%. UN AFFARE ECCEZIONALE – Dietro la propaganda invasiva e totalizzante che descriveva, attraverso dati addomesticati, il sicuro crack del sistema pensionistico, si nascondevano interessi ben più concreti. Nel 1995 eravamo in pieno boom di quella finanziarizzazione dell’economia che ci ha portato ai disastri attuali ma che garantiva grandi profitti per banche, istituti finanziari e imprenditori e dove i soldi da immettere nel sistema non bastavano mai. Costituire fondi pensione permetteva a questi soggetti di avere ulteriori risorse e alle condizioni migliori, cioè senza rischi visto che queste erano dei lavoratori e il loro assegno previdenziale era ben lontano da dover essere liquidato. Insomma quale migliore affare di quello in cui il “cliente” mette i quattrini per decenni senza ricevere niente, fino a quando, a vecchiaia avanzata (verso i 70 anni), gli verrà restituito in piccole rate, ma solo se vivrà abbastanza a lungo, il capitale versato, almeno quello sopravvissuto alle speculazioni finanziarie e al pagamento delle spese di gestione. UN DOPPIO FURTO - Quelli stessi che hanno attuato questo furto a danno dei lavoratori, politici e sindacati, sono gli stessi che impongono ai lavoratori di compensare la perdita attraverso la stipula di fondi aperti o chiusi e P.I.P., il costo dei quali erode il salario. L’unico elemento di contrasto fra queste diverse lobbies politicoimprenditoriali-sindacali era se avvantaggiare i fondi aperti o quelli chiusi, cioè se favorire i fondi messi sul mercato dalle assicurazioni private o quelli costituiti, in comunella, da sindacati e imprenditori. CONFLITTO DI INTERESSE – Era ed è noto il legame che molti politici avevano ed hanno con il sistema bancario e assicurativo, come è evidente l’interesse di sindacati e dei grandi imprenditori (molto meno dei piccoli) di prendere in mano la gestione di miliardi di Euro versati dai lavoratori. I soggetti che hanno deciso la morte del sistema previdenziale retributivo (politici di lobbie, banche-assicurazioni-Società di Intermediazione Mobiliaresocietà di gestione fondi di investimento, imprenditori e sindacati) erano tutti soggetti che ne traevano vantaggi diretti. Quindi una posizione interessata, un”conflitto di interesse” su un giro di affari di miliardi di Euro che graveranno sulle spalle dei lavoratori e hanno permesso di dirottare risorse verso gli interessi degli imprenditori più grossi delle diverse categorie e verso il sistema finanziario. FINANZIAMENTO DEI FONDI – Per aderire ai fondi il lavoratore dovrà effettuare un versamento di una percentuale del salario definita contrattualmente altra piccola parte è versata dal datore di lavoro, inoltre il lavoratore deve indirizzare il proprio TFR (liquidazione) al fondo. I datori di lavoro versano una quota estremamente limitata ma hanno una rappresentanza nel consiglio di Amministrazione pari al 50%. Non ci sono valide giustificazioni alla gestione paritaria dei fondi previdenziali dei lavoratori se non nel collaborazionismo sindacale che cerca vantaggi per sé e non per i lavoratori. Si crea così un ulteriore “conflitto di interesse” perché i datori di lavoro avranno l’interesse a far investire sulle proprie aziende o su quelle collegate. LA TRUFFA DEL SILENZIO ASSENSO – Visto che i lavoratori opponevano resistenza, anche se purtroppo individuale e passiva, a questo nuovo furto del loro salario, il legislatore è ricorso, nel privato, alla formula del “silenzio assenso”. Questa consiste nell’obbligo del lavoratore di esprimere la propria contrarietà ad aderire ad un fondo pensione, entro sei mesi altrimenti l’adesione è automatica e non si può tornare indietro. FONDI CONTRATTUALI APERTI – Sono quelli costituiti e gestiti da soggetti privati come Banche, Società di gestione del Risparmio (SGR), Società di intermediazione Mobiliare (SIM), assicurazioni. In genere sono alimentati dai contributi dei lavoratori ma non, in genere, da quelli dei datori di lavoro. Questi non si nascondono dietro apparenze no-profit ma sono apertamente dentro alle logiche speculative di mercato. FONDI CHIUSI O FONDI NEGOZIALI - sono fondi di categoria istituiti attraverso accordo fra sindacati e datori di lavoro che se ne dividono anche la gestione. Non più quindi una gestione unica, ma una frammentazione che moltiplica gli organismi e quindi anche i costi. Al momento sono presenti oltre 150 fondi chiusi (altrettanti aperti e poi ci sono i PIP) che significa lo stesso numero di assemblee di delegati, consigli di amministrazione, collegio dei sindaci revisori, presidente, vicepresidente, responsabile del fondo, sedi, personale amministrativo ecc., insomma tutti luoghi dove padroni e sindacati (e politici) possono posizionare i propri personaggi a spese dei lavoratori aderenti. A questi importanti costi si aggiungono quelli legati alla intermediazione finanziaria (SIM) di quei soggetti privati (che poi sono sempre più o meno le stesse banche e assicurazioni che gestiscono i fondi aperti e i PIP) a cui viene affidata al gestione degli investimenti sul mercato finanziario (borsa) in titoli di debito e di capitale come regolato dall’art. 4 del D.M. 703/1996 e che chiaramente si ritagliano la loro fetta di torta. Un affidamento la cui frammentazione è la rappresentanza dei diversi interessi presenti nel Consiglio di Amministrazione. Per ultime poi ci sono le banche depositarie, che sono poi più o meno le stesse che controllano le SIM e che rappresentano un ulteriore costo. Insomma sui soldi versati dai lavoratori ci mangiano tutti: padroni, sindacati, banche, assicurazioni e, indirettamente la politica. PERCHÉ REGALARE IL TFR/TFS? - Se il TFR (TFS per i dipendenti pubblici) sia pure penalizzato dalla tassazione introdotta da destra e sinistra, si rivaluta annualmente in maniera automatica (1,5% + 75% dell’indice FOI), i fondi pensione per avere un incremento effettivo devono contare su una condizione del mercato finanziario molto favorevole, che vada oltre a quanto è rappresentato dai costi di gestione che sono presenti anche quando risultano invece perdite, aggravandole. Il TFR/TFS viene liquidato a fine rapporto di lavoro tutto insieme mentre, nel caso di un suo versamento in un fondo pensione rientra attraverso l’assegno integrativo al momento del pensionamento, con il contagocce, sempre ammesso che non sia stato bruciato dalla speculazione finanziaria. Di fronte a queste evidenze si capisce in questi anni, la resistenza dei lavoratori, nonostante gli incentivi fiscali, ad aderire a questi fondi. RISCATTO - Il D. Lgs. n. 252/2005 introduce e disciplina il riscatto parziale o totale dei fondi pensione. Prima del decreto, non era obbligatoria alcuna forma di riscatto. Se aderisce ai fondi pensione, il lavoratore perde il diritto alla liquidazione. In caso di dimissioni o licenziamento individuale, ha diritto a riscattare soltanto il 50% di quanto versato. Il riscatto e il trasferimento di quote si escludono a vicenda. In altre parole, se opta per il riscatto, e trova un altro impiego con lo stesso o diverso fondo di categoria, perde la quota del 50% maturata nel precedente impiego, quota che non viene girata nel nuovo fondo. Può ottenere il riscatto totale chi resta disoccupato più di 48 mesi, o subisce un'invalidità permanente che riduce la capacità lavorativa a meno di un terzo. Si ricorda che dando l’adesione ad un fondo non si può tornare indietro. REVERSIBILITÀ - La legge italiana non prevede la reversibilità obbligatoria della pensione complementare in caso di decesso del coniuge. Non è quindi un diritto dei sottoscrittori, ma un'opzione che si paga in termini di una rendita minore al momento della pensione e/o maggiori contributi previdenziali. In base al D. Lgs. n. 252 del 2005, è invece previsto il riscatto totale delle posizioni maturate a favore di eredi legittimi o testamentari e beneficiari designati, in caso di decesso dell'iscritto prima del pensionamento. FALLIMENTO – Nel caso di fallimento del fondo pensione, come già accaduto negli anni scorsi per Cassa IBI, Comit, Carlo Felice di Genova … per il lavoratore non sono previste garanzie o risarcimenti. GESTORI DEI PATRIMONI – I maggiori sono legati a una decina di banche: Eurizon - 18%; gruppo Intesa Sanpaolo - Pioneer - 16%; gruppo Unicredit - Duemme - 8%; gruppo Banca Esperia - AXA - 6% - Allianz - 6% - Unipol - 6% -Bnp Paribas - 5% - Capitalia Am - 4% ; gruppo Unicredit - Credit Agricole - 4% - Generali - 3% BANCHE DEPOSITARIE – sono più o meno le solite: Mps - 43,16%; ex divisione di Monte dei Paschi di Siena ceduta al gruppo Intesa SanPaolo - Icbpi - 37,46%; acronimo di Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane Intesa BCI - 13,79%; gruppo Intesa SanPaolo - 2S Banca - 2,82%; gruppo Unicredit - Unicredit - 2,52% - Iccrea Banca - 0,08%; del gruppo BCC - Banche di Credito Cooperativo IL FONDO PERSEO – è, insieme a Espero(scuola) e Sirio (pubblica amministrazione), il fondo costituito per i lavoratori delle Regioni, Autonomie Locali e Sanità. Si presenta come “senza fini di lucro” ma chi vi svolge un ruolo non lo fa gratis, come in una associazione di volontariato, costano le sedi, i consigli di amministrazione, gli impiegati, le SIM e le banche e tutto il resto. A questo i lavoratori della sanità dovrebbero versare i propri soldi e il proprio TFR/TFS. SE ADERISCI NON PUOI TORNARE INDIETRO E PERDI LA LIQUIDAZIONE NOI NON ADERIAMO !!! ROBin