per.corsi ottobre 2013 - Corsi
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per.corsi ottobre 2013 - Corsi
per.corsi EDITORIALE S O C I E T À C O O P E R AT I VA P E R L A R A D I O T E L E V I S I O N E S V I Z Z E R A D I L I N G U A I TA L I A N A OTTOBRE 2013 PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI Camere federali alla RSI – Il rapporto del CP 2 PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI Trasmissioni elettorali sotto la lente – Il caso del mediatore 6 CORSI INCONTRO Intervista a Paola Ceresetti 7 CORSI DIETRO LE QUINTE Lingua, dizione e pronuncia 11 PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI Riunioni del CR e del CP 15 CORSI DIETRO LE QUINTE I nuovi programmi della RSI 16 PER.CORSI COMUNI Serate pubbliche e altri eventi 18 CO:RSI Il senso e l’efficacia di una società cooperativa sono garantiti da una solida e crescente base di affiliati, mentre la sua voce si fa sentire attraverso l’azione e la partecipazione di soci attivi, coinvolti e propositivi. È con questo obiettivo che la CORSI, quale rappresentante del pubblico di lingua italiana della RSI, si impegna costantemente a raggiungere ascoltatori e spettatori con un ventaglio di eventi il più diversificato possibile. I primi otto mesi del 2013 sono stati per noi molto positivi e incoraggianti, con oltre 60 richieste di adesione. Ringraziamo di cuore i nuovi arrivati e invitiamo coloro che ci leggono o che ci incontrano alle nostre manifestazioni, a considerare la possibilità di unirsi a noi. Quindi, se vi stanno a cuore i programmi della RSI; se volete farci sapere cosa ne pensate e fare in modo che le vostre opinioni e i vostri suggerimenti possano essere presi in considerazione; se vi piace l’idea di incontrare di persona giornalisti e dirigenti radiotelevisivi; se pensate di partecipare ai nostri eventi rivolti a ogni fascia di pubblico; se desiderate approfittare delle proposte esclusive del nostro CLUB (viaggi, concerti e promozioni speciali) DATECI PIÚ FORZA DIVENTATE SOCI DELLA CORSI! info su: WWW.CORSI-RSI.CH Dino Balestra – “È la nuova TV, bellezza!” 22 CORSI OLTRE 50 anni di RTR 23 CORSI FUORI Incontro con l’ATTE 25 PER.CORSI DEI SOCI Fondazione svizzera Pro Venezia 27 CORSI FUORI Ci vediamo a Sapori e Saperi 2013! 29 CORSI IN BUCALETTERE Françoise Gehring – Il reale valore della metà 30 PER.CORSI CRITICI SOMMARIO PERIODICO DELLA Antonella Rainoldi – Tele & altre visioni 31 CORSI IN CALENDARIO Eventi pubblici 32 PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI Notizie dagli organi e dal Consiglio del pubblico per.corsi per.corsi 2 3 Ogni anno il Consiglio del pubblico costituisce al suo interno diversi gruppi di lavoro incaricati di valutare la qualità delle trasmissioni andate in onda alla RSI. Le osservazioni e le conclusioni scaturite da questi incontri vengono trasmesse alla direzione RSI e confluiscono nel Rapporto annuale d’attività CORSI, a disposizione di tutti i soci. In ogni numero della nostra rivista, vi proponiamo in anteprima l’analisi di un gruppo di lavoro. MONITORAGGIO DELLA COPERTURA DELLA SESSIONE ESTIVA DELLE CAMERE FEDERALI 3 - 21 GIUGNO 2013 In occasione degli ultimi lavori parlamentari prima della pausa estiva 2013, il Consiglio del pubblico ha esaminato servizi e corrispondenze da Palazzo federale. Sono emerse le osservazioni presentate nel rapporto che potete leggere in queste pagine, discusse anche nella seduta del 13 agosto con il direttore RSI Dino Balestra e con il responsabile dell’informazione Maurizio Canetta. Ecco le emissioni prese in considerazione dal monitoraggio del Consiglio del pubblico: RSI TG principale ore 20.00 e RG ore 12.30 (con alcune osservazioni su RTS Le 19h30 e SRF Tagesschau). nonostante l’importanza, è stata piuttosto negletta. Sufficiente invece lo spazio riservato ad altri soggetti, dibattuti in Parlamento o d’interesse 1. Con quale profondità e spessore nazionale, quali la proposta di Econosono trattati i temi cruciali. La sessione oggetto di monitoraggio ha mie Suisse sulla fiscalità delle imprese straniere, l’iniziativa della Marche avuto un carattere particolare, in blanche contro i pedofili, l’approvazione quanto a monopolizzare i lavori delle Camere (e l’interesse generale) è stato della definizione di “Swiss Made”, il il dibattito riguardante la cosiddetta Lex rifiuto delle due iniziative UDC (immiUSA che, con i corollari della questione grazione e famiglie), la proposta del Consiglio federale sulla possibilità di Snowden-attività CIA in Svizzera e del analisi sugli embrioni. rapporto Aymo Brunetti (scambio automatico di informazioni), ha fatto la parte del leone nei servizi di cronaca e 2. Comprensibilità e completezza. di approfondimento. La copertura della La comprensibilità in generale è buona. Tuttavia, in relazione alla Lex USA (e sessione estiva si è risolta (e questo non solo) si evidenziano anche provale per le tre reti televisive) per due blematiche di una certa importanza, terzi nell’esame di questo argomento, sia in merito alle scarse spiegazioni dei pur certamente centrale. Ampia comunque la gamma dei temi di livelli istituzionali nei quali si svolge il dibattito e delle procedure decisiocui i TG hanno dato conto anche se nali, sia sulla definizione chiara della alcuni, quali gli investimenti per le infrastrutture ferroviarie e la moratoria materia in discussione. In particolare, sull’apertura di nuovi studi medici, sono spesso i corrispondenti tralasciano di precisare a che livello si svolgano i stati un po’ schiacciati dal peso della lavori parlamentari (ad esempio poca Lex USA; avrebbero meritato un chiarezza nella distinzione tra proposte approfondimento, in particolare evidenziando gli effetti delle decisioni a del Consiglio federale e dibattiti del Legislativo, tra lavori commissionali e livello regionale. La revisione dell’AI, TELEGIORNALE ORE 20.00 dibattiti nel plenum, tra voti di entrata in materia e decisioni nel merito). È opportuno essere più rigorosi e chiari, senza pedanteria. La questione si nota chiaramente nelle edizioni del 12.06.13 dove non si è distinto con chiarezza tra dibattiti di entrata in materia e discussioni di merito, tra lavori commissionali e discussioni nel plenum della Camera; lo stesso giorno non si sono sottolineate, e comunque non sufficientemente, le modifiche di sostanza che il Consiglio degli Stati aveva apportato al testo della Lex USA prima di approvarla, in particolare a tutela di impiegati e di terzi. Da segnalare, per chiarezza, un servizio di contesto della RTS il 06.06.13 sulla Lex USA e, sempre sulla RTS, una migliore spiegazione del tema delle una questione ricorrente; si ha l’impressione che non vi sia sempre una comprensione esatta delle tematiche (in particolare di quelle ad alto tasso di tecnicità), o almeno che non vi sia una chiara coscienza di questa comprensione, ciò che porta ad accumulare fatti e punti di vista, tentando così di sostituire una non chiara lettura dell’evento con un affastellarsi di input che non sempre aiutano. Bisogna rendersi conto che, per informare al meglio una platea distratta e con un fisiologico basso tasso di attenzione, occorre procedere “per via di levare” e che la comprensione del pubblico si nutre di concetti chiari, di spiegazioni brevi e del coraggio di adottare una chiave di lettura, anche a costo di lasciare per strada qualche aspetto secondario. Occorre però capire quale aspetto è fondamentale e quale è invece, appunto, secondario. Dall’inizio della sessione sulla Lex USA (e anche il mercoledì precedente, 29.05.13, quando la proposta del Consiglio federale è stata presentata) nei TG della RSI è mancata una formulazione chiara di che cosa fosse «la proposta di legge urgente per consentinorme sull’analisi genetica degli embrio- re alle banche svizzere sotto inchiesta ni proposta dal Consiglio federale negli Stati Uniti di trasmettere al fisco (07.06.13; qui la RSI un po’ “a rimoramericano dati coperti dal segreto chio”). Bello anche il confronto Marra bancario». Nel corso delle numerose (contraria)-Baumann (favorevole), a corrispondenze e servizi da Berna che illustrazione del secondo “no” del hanno seguito passo passo il va e vieni Consiglio nazionale all’entrata in materia fra commissioni, sedute dei gruppi sulla Lex USA (RTS 19.06.13); lo stesso parlamentari, votazioni nelle due giorno, buon commento del corrispon- Camere si è parlato di: accordo fiscale, dente SRF sulle possibilità del Consiglio conflitto fiscale, Lex America, Lex USA, federale di agire sul fronte dell’assistenza intesa affinché le banche svizzere delle banche alle autorità americane, collaborino con il fisco americano. Non anche in assenza della legge speciale si è mai descritta la legge speciale, la urgente proposta dall’Esecutivo. quale aveva contenuti e articolazioni Gli argomenti principali sono stati molto chiari e brevi e facilmente affrontati sotto varie angolature; una presentabili. Una contestualizzazione è preoccupazione di completezza che stata fatta solo nella seconda settimana non è sempre andata a favore della di sessione, nel TG del 12.06.13, chiarezza d’informazione. Per la RSI è riprendendo un servizio RTS. 3. Equilibrio fra l’interesse nazionale e le ripercussioni regionali. Nel caso specifico, la RSI non ha affrontato le ripercussioni regionali della Lex USA. La SRF ha intervistato le banche cantonali (ZH e BS) potenzialmente coinvolte nel contenzioso USA e la RTS (11.06.13) ha dedicato un’ampia e bella pagina alla questione delle banche cantonali con una lunga intervista a Pelli; ci si sarebbe atteso un analogo interesse da parte della RSI, visto il peso e il ruolo del settore bancario nel cantone Ticino. Oltretutto Pelli è presidente di BancaStato; occasione mancata di avere un parlamentare ticinese cognito, con idee forti sul tema (addirittura in contrasto con quelle delle banche cantonali). Sia sulla moratoria per l’apertura di nuovi studi medici sia sull’aumento del credito per le infrastrutture ferroviarie alcune informazioni, ma anche spiegazioni sulle scarse ricadute per il Ticino degli investimenti per le ferrovie, sarebbero state benvenute. Incomprensibile l’assenza di reazioni dalla Svizzera italiana sul rapporto SECO sugli effetti della libera circolazione; anche se c’era stata una copertura nel Quotidiano; data l’importanza del tema, nel TG una ribattuta ci stava. 4. Quale valore si aggiudicano le altre regioni linguistiche e qual è il valore aggiunto nella scelta dei parlamentari intervistati? L’argomento centrale della sessione aveva una chiara valenza federale (anche se con potenziali ripercussioni cantonali), ciò che ha posto in subordine il riferimento non solo alla propria regione linguistica, ma anche - e a fortiori - alle altre. Pelli, Rusconi, Carobbio e Pantani sono stati i parlamentari ticinesi intervistati, scelte pertinenti con le tematiche; per contro, nessun grigionese ha avuto PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI l’occasione di esprimersi (ad eccezione di Eveline Widmer-Schlumpf). Trovare un giusto equilibrio fra chi scegliere per parlare su di un determinato tema non è sempre facile; s’impone una valutazione quindi fra competenza tematica, competenza linguistica e rappresentatività regionale. Nel corso di questa sessione questo equilibrio è stato globalmente trovato. Da evitare comunque di prendere dei parlamentari unicamente perché parlano un po’ di italiano; inoltre, i deputati che vengono intervistati perché competenti nella materia specifica dovrebbero essere fatti parlare nella loro lingua madre piuttosto che in un italiano stentato (in questo senso, un caso scolastico di come non si dovrebbe fare è l’intervista della RTS a Eveline Widmer-Schlumpf sulla Lex USA - RTS, 11.06.13 -, dove la consigliera federale è apparsa molto esitante; un’esitazione causata dalla poca padronanza della lingua francese, ma che è apparsa come attinente al merito della questione). Sui TG RTS e SRF si è largamente privilegiata la reazione di deputati cogniti della lingua (fossero essi “poliglotti” o provenienti dalla regione linguistica in questione), ma comunque non si è avuta l’impressione che gli intervistati fossero stati scelti per motivi diversi dalla loro specifica competenza o dal ruolo (capigruppo, presidenti di partito) che essi ricoprono. per.corsi per.corsi 4 banche e il ruolo del dollaro per l’attività bancaria e finanziaria svizzera. sono stati trattati unicamente nelle emissioni mattutine o serali. 6. Conflitto o scandalo quale criterio di scelta. Considerato l’aspetto particolarmente tecnico del tema principale, tutti i TG (ma in particolare quelli della RTS e della SRF) hanno tentato di ravvivare la questione, insistendo sulle discussioni di corridoio, gli interessi contrapposti, il ruolo delle lobby e degli interessi cantonali che portavano deputati a scostarsi dalla disciplina di partito. Come spesso accade, i corrispondenti SRF fanno qualche sforzo di troppo per essere spiritosi; lo sforzo si nota e il risultato è dubbio, comunque non serve. Il tono sbarazzino di RTS disturba invece meno, trattandosi di un marchio di fabbrica del TG della RTS; se vogliono essere spiritosi, ci riescono. 3. Qualità e comprensibilità. Sia i testi sia i commenti possono certamente essere considerati di buon livello e comprensibili da tutto il pubblico. Apprezzabile è pure l’impostazione basata sulla conversazione tra il conduttore in studio e il corrispondente da Berna. 7. Tipologie giornalistiche e supporti grafici. Nello specifico si è dato fondo a tutte le tipologie giornalistiche, con percepibile attenzione e interesse a proporre al pubblico, pure nel caso di temi un poco ostici (o forse proprio per quello), un’offerta variata anche dal punto di vista linguistico (nel senso di linguaggio visivo). RADIOGIORNALE ORE 12.30 1. Temi trattati. Il tema della Lex USA è stato la “notizia 8. Annotazioni su forma e qualità. regina” di tutti i radiogiornali. Le Nei TG RTS/SRF viene maggiormente corrispondenze hanno seguito puntualdemandato al presentatore il compito 5. Rilevanza per la quotidianità dei di fornire le articolazioni essenziali della mente lo svolgimento dei dibattiti e dell’andirivieni della proposta di legge telespettatori? notizia. Nel TG RSI tutto o quasi viene fra le due Camere, le commissioni e i In questo caso, la scelta degli argomenti demandato al servizio. Occorrerebbe vari gruppi parlamentari. dipende dall’agenda dei dibattiti. sviluppare maggiormente (ma senza Specificatamente sulla Lex USA, si esagerare) la componente live e soprat- L’informazione sul tema è stata insomma puntuale e precisa. L’unica pecca è sarebbe forse potuto fare capire meglio tutto dare in quella sede la notizia l’impatto della questione, e del conten- principale; il peso delle immagini rischia stata la mancata sottolineatura delle cause delle divergenze. Fa comunque zioso in generale con gli USA, sull’attivi- di deviare l’attenzione su questi eccezione il breve ma efficace riassunto tà bancaria e finanziaria svizzera; ad elementi e la voce off sulle immagini delle vicenda presentato da Johnny esempio chiarendo il tipo di sanzioni non catalizza sufficientemente l’attenCanonica nell’edizione del 12 giugno. che gli USA possono imporre alle zione del pubblico. 2. Gamma degli argomenti. La gamma dei temi trattati nelle cronache parlamentari non è stata invero molto ampia. Il tema della Lex USA è stato in effetti talmente dominante da relegare in secondo piano tutti gli altri, compreso quello dello “scambio automatico di informazioni” (peraltro collegato anch’esso al settore bancario e con implicazioni fiscali), come pure la questione del marchio “Swiss Made”, la moratoria sugli studi medici, il controllo dei medicinali (e altre questioni legate al tema della salute), la revisione dell’AI, il conflitto con la Germania sull’aeroporto di Kloten, il rifiuto del divieto di velare il volto ecc. In qualche caso, questi temi, 4. Rapporto tra interesse nazionale e regionale. I temi regionali non hanno avuto un’attenzione particolare nelle cronache “federali” della sessione. Lo si sarebbe potuto fare semmai su altri argomenti, ad esempio sul no del Consiglio degli Stati al divieto di velare il volto, tema anche di una votazione cantonale. Il poco spazio riservato alle tematiche diverse dalla Lex USA non lo ha comunque consentito. Del resto, è forse un bene non confondere i piani - federale o cantonale - su cui i dibattiti avvengono. L’unico argomento nel quale è stato fatto un riferimento regionale è stato quello dell’acquisto degli aerei Gripen, per il quale sembra che in contropartita l’industria svizzera - tra cui alcune fabbriche ticinesi - potranno fornire loro prodotti alla Svezia. 5. Parlamentari intervistati. Contrariamente ad altre occasioni, i parlamentari intervistati sono stati scelti in funzione del loro ruolo specifico nell’ambito dei temi trattati, senza riguardo particolare per la lingua. Ad esempio, Filippo Lombardi è stato intervistato in quanto presidente del Consiglio degli Stati, non in quanto rappresentante ticinese. Si tratta di un cambiamento apprezzabile, rispetto al “Ticino-centrismo” o alla ricerca disperata di qualche deputato confede- 5 rato che sappia esprimersi più o meno bene in italiano, cui si assiste spesso in altre occasioni. 6. Conflitti o scandali come criterio di scelta? Si è caduti qua e là nell’errore di non distinguere a sufficienza fra “interessi svizzeri” e interessi del mondo bancario, né fra quelli delle banche (tante o poche, comunque in numero limitato) messe sotto accusa negli USA e quelli della piazza finanziaria elvetica. 7. Tipologie giornalistiche. A prevalere sono state le cronache (talvolta introdotte da un breve dialogo fra il conduttore in studio e il corrispondente da Berna) e le interviste, che generalmente facevano seguito alle cronache stesse e al suono originale di qualche stralcio del dibattito parlamentare, nel corso del quale l’intervistato di turno aveva espresso il suo punto di vista. Rari gli approfondimenti sulle cause del contenzioso USA-banche svizzere. Va comunque detto che la questione era già stata trattata a più riprese in precedenza e anche nell’ambito di altre trasmissioni (ad esempio Modem). Sono pure stati pochi i commenti veri e propri. Certo, non tocca ai cronisti dare giudizi; ma sarebbe utile aiutare il pubblico a capire che talune decisioni sono influenzate anche da arrièrepensées che con il tema in discussione hanno poco o nulla a che vedere. Franco Celio Tiziana Mona Paolo Sala Giacomo Viviani Marco Züblin PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI Notizie dagli organi per.corsi 6 La rubrica del mediatore RSI propone di volta in volta un caso di reclamo di particolare interesse. In questo numero si parla del ricorso inoltrato da un candidato al Consiglio di Stato ospite di una trasmissione preelettorale. La parola al supplente mediatore Stefano Vassere. PARTECIPAZIONE A TRASMISSIONI ELETTORALI Il mediatore per la RSI Gianpiero Raveglia è stato chiamato recentemente a redigere un rapporto di particolare interesse in relazione a un reclamo riguardante l’ambito delle trasmissioni elettorali, conclusosi con la conciliazione delle parti ma con l’accordo sull’opportunità di disporre comunque di un parere. Si tratta di un settore delicato in quanto nella valutazione dei diritti e dei doveri sono in gioco questioni generali quali il diritto di accesso al programma, il principio del pluralismo e il rispetto della pluralità, la neutralità e l’equidistanza, il principio di oggettività, i quali acquisiscono un peso specifico rilevante nel caso di trasmissioni preelettorali, dove i doveri di diligenza del giornalista paiono accrescersi in modo sensibile. Nel caso in particolare, il reclamante, candidato al Consiglio di Stato nelle ultime elezioni, contesta principalmente due cose, rilevate nell’ambito di una trasmissione di presentazione della lista del suo partito cui partecipavano tutti i candidati per il governo e un rappresentante della direzione. Al reclamante sono state poste rispetto agli altri partecipanti (compreso il rappresentante della direzione) un numero inferiore di domande, ritenute «oltretutto non connesse a una tematica politica di ampio respiro, di modo che non esigevano una risposta articolata». Al reclamo era allegata una tabella, poi in parte confermata dai rilievi del mediatore, secondo la quale gli erano stati concessi solo 3 interventi mentre agli altri candidati e al rappresentante della direzione si concedevano da 4 a 8 interventi, con un tempo totale di parola e quindi di antenna di 170 secondi, contro i 195345 degli altri partecipanti. La posizione della RSI tendeva in parte a rilevare il carattere generale della trasmissione, che avrebbe avuto l’intento ne dei suoi programmi. Se da un lato l’emittente deve garantire ai candidati e ai partiti l’accesso alle sue trasmissioni e ai suoi media secondo “criteri oggettivi”, d’altro canto «questo principio non significa che l’emittente debba trattare i partiti e i candidati in maniera assolutamente identica». Alcune scelte, come l’ordine d’entrata dei vari partiti in relazione al loro peso politico, dovrebbero peraltro essere spiegate esplicitamente al pubblico. Inoltre, per le modalità di organizzazione di queste trasmissioni l’emittente beneficia di un potere di apprezzamento. Nel caso specifico, concedendo che «la trasmissione qui contestata era sicuramente sbilanciata a sfavore del di presentare più il partito che i singoli reclamante», si è ritenuto tra l’altro che candidati separati, oltre al fatto che in le recenti elezioni cantonali delineasseperiodi preelettorali questo genere di ro a priori alcuni scontri tra coppie di misurazione dell’antenna deve essere candidati in particolare all’interno dei inserita in un contesto più generale: a partiti, che peraltro sono stati concontare qui dovrebbero essere non fermati dal risultato elettorale che ha solo e non tanto il tempo e le opporvisto proprio questi stessi candidati ai tunità a disposizione del candidato vertici delle preferenze espresse dal in un’unica trasmissione, ma anche le popolo. Nonostante ciò, il mediatore partecipazioni ad altre trasmissioni e in ha ritenuto di raccomandare alla RSI di sostanza le opportunità offerte ai can- prestare maggiore attenzione al tempo didati di beneficiare di un diritto di spa- di parola e alle domande poste ai sinzio complessivo. A tutto ciò si aggiungoli candidati, «pur senza un’eccessiva gerebbe anche la possibilità offerta di rigidità» e informando preventivamente opportuni interventi anche quando non i partecipanti sulla struttura prevista per si sia direttamente chiamati a risponde- la trasmissione. re a una domanda diretta ed esplicita: i microfoni sarebbero, in questo senso, concretamente sempre aperti. Nella sede delle considerazioni, il meIl mediatore e il supplente mediatore diatore rileva come in casi come questi sono nominati dal Consiglio del non si ponga un problema di diritto di pubblico CORSI con l’incarico accesso al programma, e che il recladi vagliare i reclami degli utenti mante può però sollevare la violazione all’indirizzo di singoli programmi diffusi del dovere di oggettività e quella del e dell’offerta editoriale della RSI. dovere di pluralità e pluralismo; il tutto Rimangono in carica 4 anni. deve comunque tenere conto dell’autonomia dell’emittente nella concezio- per.corsi CORSI INCONTRO Appuntamento con il mondo che ci osserva e che ci parla 7 CARO TG, GRAZIE! La nostra intervista. Lei ha percorso un lungo tratto di strada con la radiotelevisione svizzera: giornalista e presentatrice del TG - inviata anche in zone “calde” - e corrispondente da Berna. Quali sono le esperienze cui si sente più legata, le più importanti, non solo per la sua carriera ma anche in senso strettamente personale? Paola Ceresetti inizia a collaborare con l’allora TSI nel 1987, da studentessa all’Università di Zurigo. Il telegiornale in quegli anni veniva ancora trasmesso dalla città sulla Limmat (il passaggio a Lugano avverrà solo nel 1988). Nel 1990 si laurea in lettere spagnole, italiane e russe. Dopo un anno di praticantato, nel 1993 diviene redattrice per il TG, posizione che ricoprirà per i dieci anni successivi. Dal 2003 al 2013 sarà corrispondente politica da Berna. Ha lasciato l’azienda radiotelevisiva il 31 agosto 2013, per ricoprire il ruolo di portavoce del Dipartimento federale degli affari esteri alla missione svizzera presso l’ONU di Ginevra. La maggior parte dei viaggi nelle zone difficili, dove assisti alle grandi tragedie umane, ti insegna a essere felice di quello che hai, a riflettere sul fatto che nella vita non c’è nulla di definitivo o che si possa dare per scontato; il benessere e la tranquillità possono sparire da un momento all’altro. L’esperienza che mi ha segnata maggiormente a livello personale è stata probabilmente la crisi dei profughi in Kosovo (1999); io ero al confine con l’Albania e guardavo tutte queste mamme che scappavano con i loro bambini, al freddo e sotto la pioggia - si trattava di famiglie molto numerose con bimbi piccoli -; donne che non avevano niente da mangiare né per sé né per i propri figli. Per anni, guardando mio figlio dormire nel suo letto, con la pancia piena, ho pensato a quanto potessi ritenermi fortunata. Un’esperienza “stravolgente” un po’ per tutti nel mestiere - una lezione che ci ha fatto male ma dalla quale abbiamo imparato molto - è stata la rivoluzione in Romania, nel 1990. Da un lato c’erano Ceasescu e la Securitate che difendevano lo stato totalitario, dall’altro il popolo, coloro che cercavano di liberarsi da questo giogo. Per molti giorni il destino del regime è rimasto incerto, mentre le agenzie battevano bilanci terrificanti, si parlava di 70’000 morti, cadaveri sulle strade, cecchini che sparavano sulla popolazione e via dicendo. Noi avevano alcuni colleghi sul terreno (per la RSI, Aldina Crespi e Tiziana Mona), che però non potevano confermarci queste notizie, in quanto non ne erano testimoni. In redazione arrivavano immagini di cecchini appostati sui tetti che non si vedevano però mai sparare, e di cadaveri, tra cui ricordo una madre con un bebè in braccio, una cosa straziante… In questa occasione ci siamo tutti fatti prendere la mano, nonostante le smentite dei nostri corrispondenti, e poi è emerso che si trattava di una montatura da parte dei rivoltosi, interessati a fare apparire la situazione ben più grave di quel che era, per ottenere il sostegno della comunità internazionale. La maggioranza dei media (non solo svizzeri) è così caduta in una trappola che ha insegnato l’importanza di verificare i fatti non una, ma più e più volte, e a dare retta di più a chi è sul terreno. Un’altra esperienza importante l’ho fatta in Qatar, lavorando per la prima volta con dei colleghi arabi, ai tempi dell’invasione statunitense dell’Iraq nel 2003: mi sono accorta di come questi giornalisti ci conoscessero perfettamente - parlavano inglese, francese, italiano, alcuni erano perfino stati a Berna, Zurigo o Ginevra - mentre io a malapena sapevo pronunciare i loro nomi. Mi sono resa conto di quanto spesso noi occidentali possiamo soffrire di egocentrismo e quanto sia essenziale fare uno sforzo per conoscere, per andare verso gli altri. Negli ultimi anni i media e il mondo dell’informazione sono molto cambiati. Come ha vissuto questa evoluzione alla RSI? La tecnologia ci facilita senz’altro la vita, e di molto. Quando iniziai, a Zurigo avevamo una macchina per scrivere meccanica. Ricordo che mi si incastravano sempre le dita tra i tasti ed essendo totalmente incapace di battere per.corsi CORSI INCONTRO a macchina, per completare un testo mi ci volevano ore; allora si usava la carta carbone -una copia della notizia andava al capo edizione, una al presentatore e una al lettore off- e non potevi sbagliare, altrimenti avresti dovuto ricominciare tutto daccapo. Uno dei divertimenti più comuni dei colleghi “sperimentati”, come Marco Filippini ed Eros Costantini, era quello di lasciarmi arrivare a tre quarti del testo per poi battere un tasto a caso, e obbligarmi a riprendere dall’inizio. Il computer in questo senso ci è stato d’aiuto e oggi noi possiamo comunicare con il mondo intero in un attimo, mentre “ai tempi” riuscire a parlare al telefono con l’inviato in Sudamerica era tutt’altro che facile. Uno svantaggio è che i ritmi di lavoro sono accelerati tantissimo e di conseguenza i tempi di riflessione si sono notevolmente accorciati. È un peccato, perché spesso hai bisogno di fermati un momento a riflettere su quello che vedi e su quello che ti raccontano le persone. Quando ho iniziato, non esisteva il TG delle 12 e un duplex (corrispondenza in diretta, ndr) o una diretta erano un fatto eccezionale. Se si pensa che oggi un giornalista potrebbe dover fare un duplex alle 12, poi scrivere un pezzo per la sera, accompagnato magari da un nuovo duplex…! Anche il modo di informarsi è cambiato: non si aspetta più il TG delle 20 per sapere che cosa è successo nel mondo, quando si possono leggere in ogni momento i giornali online. Per questo credo che il TG debba dare qualcosa in più della sola notizia, deve fornire spiegazioni, approfondimenti, avere ospiti. Oggi si chiede molto ai giornalisti, in termini di preparazione, ma fare questo lavoro è sempre appassionante, soprattutto quando vai a scoprire cosa sta dietro la notizia. Il giornalismo di qualità ha un futuro laddove è - e sarà - capace di contestualizzare la massa di notizie che troviamo in rete. Il giornali- sta deve cioè assumere sempre di più il suo ruolo di mediatore fra l’avvenimento e chi lo vuole conoscere e capire. Il fatto che il TG non abbia redazioni tematiche (gli esteri, il nazionale ecc.) può rendere le cose più complicate per i giornalisti, considerati anche i ritmi accelerati cui ha appena accennato? In realtà no, perché ci si può sempre appoggiare agli altri. Fra colleghi, ci si sente e ci si aiuta. Chi ha competenze specifiche, le può condividere con chi deve occuparsi di quel tema particolare, anche se, naturalmente, le aspirazioni personali dei giornalisti vengono nel limite del possibile prese in considerazione. Anche a me è successo, a per.corsi 8 Berna, di dover spiegare ad altri colleghi come presentare o spiegare una notizia nazionale. Le redazioni tematiche al TG sono state tentate molte volte, ma non è stato possibile portarle avanti a causa del numero ridotto di giornalisti. Si pensi al fatto che il telegiornale deve coprire un sacco di turni, e quello del presentatore, in particolare, è un ruolo che “mangia” forze in redazione, limitando la disponibilità di un collega magari molto bravo perché già previsto alla conduzione di un’edizione del TG. Per i tedeschi e per i romandi è un’altra storia, loro hanno più collaboratori. Ad ogni modo, l’importante è ricordare che non sei solo, anche quando affronti un argomento che non conosci bene. Ci dia uno spaccato della vita del corrispondente a Berna. Berna è un posto di lavoro magnifico, con redazioni trilingue per la TV, quadrilingue per la radio. Si lavora molto insieme, anche se con mentalità, esigenze e approcci diversi; si discute parecchio, si parla apertamente, ci si confronta sulla politica ma anche sui pezzi dei colleghi. Il tutto in modo molto sereno. E poi l’accesso diretto che hanno i giornalisti accreditati a chi la politica federale la fa ogni giorno (un privilegio in Svizzera, inimmaginabile anche solo in Italia o Francia) permette di capire meglio le dinamiche delle prese di decisione. Un vero lusso. In un rapporto che ha preso in esame la copertura della sessione estiva delle Camere federali alla RSI (2013), il Consiglio del pubblico della CORSI sottolinea l’importanza di spiegare © Servizi del Parlamento 3003 Berna 9 le tematiche in discussione a Berna “per via di levare”, cioè selezionando dall’insieme di dati e di voci le informazioni essenziali per capire le varie questioni in gioco. Questo presuppone un’ottima comprensione degli argomenti stessi da parte del corrispondente, fatto che non viene dato per scontato. Come risponde a questo appunto, sulla base della sua esperienza? cultura possono dare di più, e proporsi loro stessi come strumento didattico. Di questa cosa discutono molto anche i colleghi tedeschi, perché negli ultimi anni c’è una sorta di pudore nell’utilizzare direttamente le competenze dei giornalisti: facendo intervenire l’esperto si ha l’impressione di essere percepiti come più credibili. Fidiamoci invece dei giornalisti della RSI, che per la maggior parte sono molto preparati. Il corrispondente è pagato per essere bene in chiaro, e dal mio punto di vista lo è. Appena arrivi a Berna inizi a “leggere-leggere-leggere”, impari, metti il naso nei dossier - a Berna come a Washington o a Roma -. Certo, il lavoro di volgarizzazione non è semplice, a fronte di tematiche complesse. Al TG il giornalista ha a disposizione solo un minuto e mezzo per riassumerle, e lavorando per il servizio pubblico deve considerare la pluralità delle opinioni, non si possono certo presentare le questioni sotto l’angolo che si predilige. Una cosa che si potrebbe fare di più, e non mi riferisco solo ai pezzi che trattano di politica, è quella di rivalutare il ruolo del giornalista quale veicolo di spiegazione. Fino a una decina di anni or sono, c’erano colleghi di grande esperienza che non esitavano ad affiancare il presentatore per proporre un commento, una “news analysis”, fornire didascalie, un supporto didattico. Questo ruolo è oggi coperto dagli esperti, si va a chiamare il professore universitario o il politico che si è occupato di un particolare dossier. Secondo me i giornalisti che hanno competenze specifiche o che rientrano da un viaggio, che conoscono bene un paese o una Un altro rischio in cui può incorrere il corrispondente è quello di partire dal presupposto che il pubblico sia sufficientemente al corrente o preparato sulle questioni federali (incluse nozioni di civica). Non è sempre così. Come evitare di cadere in questo errore e, soprattutto, come si può riuscire a rendere interessanti notizie che di per sé possono risultare pedanti o tecniche? Vengono già fatti grossi sforzi in questo senso, anche se limitati dai pochi mezzi a disposizione della RSI. Il vantaggio è che a Berna si lavora con i colleghi svizzero-tedeschi o romandi, e quindi si può spesso ricorrere al loro materiale e alle loro interviste. L’ideale per permettere allo spettatore di capire e sentirsi coinvolto, consiste nel cercare una storia che visualizzi il dibattito parlamentare. Se si parla, per esempio, della revisione della legge sull’invalidità e si dice che chi ha una malattia psichica in un determinato caso non riceverà più la rendita, mostrare una persona che si trova in questa situazione, far vedere le difficoltà con cui si confronta, avvicina la problematica al pubblico. Certo, poi si deve anche riferire del per.corsi 10 per.corsi CORSI DIETRO LE QUINTE Appuntamento con la rubrica dedicata ai messaggi degli ascoltatori e degli spettatori 11 Tutti possono esprimere un’opinione sui programmi RSI in modo semplice e diretto; basta infatti scrivere un messaggio all’indirizzo [email protected] o collegarsi al sito pubblicorsi.ch e affidare le proprie impressioni a 1’000 battute. Il Consiglio del pubblico esamina i messaggi nel corso delle sue riunioni mensili, alle quali partecipa anche il direttore della Radiotelevisione. dibattito parlamentare, soprattutto se si fa servizio pubblico. E’ chiaro che, in questo modo, uno stesso tema porta a dover realizzare due pezzi invece che uno solo, e qui torniamo alla questione delle risorse. A Berna non è un gran problema perché si può contare anche sul lavoro dei colleghi delle altre regioni. Con altri temi è più laborioso, anche se i capi edizione si sentono un paio di volte al giorno per informarsi su che cosa producono gli altri. La RSI utilizza molto materiale filmato dalle altre TV svizzere, e se un potenziale di miglioramento esiste, credo sia legato proprio alla collaborazione con le altre redazioni, non solo per gli italofoni, ma in generale, anche tra germanofoni e romandi. Secondo lei, la RSI è sufficientemente attenta a ciò che avviene nel resto della Svizzera? Il TG della RSI è sempre stato molto svizzero, più svizzero di quello prodotto dai colleghi romandi e tedeschi, il più svizzero di tutti. E non è nemmeno un merito, ma è dovuto piuttosto al fatto che la nostra unità aziendale ha meno forze. Spesso i nostri colleghi al di fuori della Svizzera italiana realizzano pezzi molto interessanti anche per la RSI, e da lì si attinge parechio, e forse si potrebbe attingere ancor di più. E le radiotelevisioni delle altre regioni linguistiche quanto sono aperte alle diverse realtà federali, in particolare a quella della Svizzera italiana? Gli svizzero-italiani godono di un grande capitale di simpatia presso gli svizzero-tedeschi, che poi però tollerano male lo scadimento del dibattito politico, i colpi bassi, le campagne combattute “di pancia” piuttosto che a suon di argomenti e di fatti… Questo non ci fa bene, perché anche nelle questioni e nelle battaglie più serie ne esce un’immagine folcloristica con cui dobbiamo fare i conti. I romandi sono LA QUESTIONE DELLA LINGUA, TRA DIZIONE E PRONUNCIA un po’ più comprensivi anche perché hanno una situazione simile, soprattutto a Ginevra, dove - come noi abbiamo la Lega dei ticinesi – c’è il Movimento dei cittadini ginevrini (MCG), il quale adotta strategie di comunicazione poco diplomatiche che spesso puntano anche sul colpo basso mediatico. Però il capitale di simpatia presso i romandi è molto minore rispetto a quello di cui godiamo presso gli svizzeri tedeschi, forse per il fatto che i romandi stessi sono una minoranza. Insomma, se gli italofoni vogliono ottenere qualcosa a Berna devono puntare sul sostegno degli svizzero-tedeschi. Perciò l’immagine che la maggioranza ha di noi è molto importante. Il suo nuovo ruolo all’ONU implica un’attenzione particolare alle relazioni internazionali. Come valuta la copertura degli esteri da parte della RSI, anche rispetto a ciò che propongono rispettivamente la RTR, la DRS e la RTS? Il TG della RSI ha avuto un grande maestro in Aldo Sofia, molto esigente e attento sugli esteri, onnipresente in redazione, sempre pronto a dirti “leggi questo, leggi quest’altro, chiama questo o quell’altro”, una guida che ha dato un’impronta straordinaria e di grande qualità al telegiornale. E questo è un capitale che resta. Poi sia per impostazione sia per scelta editoriale, il TG ha voluto sempre essere un servizio pubblico “svizzero”, con un ordine di news che dalla Svizzera si apre verso gli esteri. I colleghi romandi hanno fatto una scelta che privilegia il nazionale e il locale, mentre l’estero viene tratta- to solo in casi di eventi di particolare rilevanza. Il TG degli svizzero-tedeschi è più corto rispetto a quello della RSI, quindi con meno notizie, ma una buona apertura verso l’estero. Che cosa apprezza particolarmente alla RSI? Continuerà a seguirla? Con tre ragazzi in casa (mio figlio e i due figli di mio marito), la mia vita privata non mi permette al momento di sedermi in poltrona la sera a guardare la TV, ma recupero il TG online la mattina in ufficio. Ai miei ex colleghi più maturi, auguro di tutto cuore di trovare il tempo, la voglia e la volontà di investire nella formazione delle nuove leve. Di prepararle alla ricerca e verifica delle informazioni, alla presentazione, alla lettura. Si tratta di un lavoro sicuramente non facile, soprattutto quando si va di corsa. Il rischio è che i giovani vengano lasciati un po’ a sé stessi. Spero che il TG possa mantenere il capitale di competenze di cui dispone e trasmetterlo ai nuovi arrivati. Dopo la partenza di Paola Ceresetti, a Berna rimangono i seguenti corrispondenti TV: Saul Toppi, Simona Cereghetti, Fabio Storni. Le voci dalla capitale federale per la radio sono invece di: Johnny Canonica, Mattia Serena e Roberto Chiesa. Nel complesso, a coprire il territorio svizzero per la RSI sono 11 corrispondenti TV e 10 corrispondenti radio. Prendendo spunto dai commenti e dalle critiche depositate nella nostra casella di posta elettronica e rivolte alla programmazione radiotelevisiva, poniamo alcune domande a Maurizio Canetta, responsabile del dipartimento informazione RSI, e a Francesco Coluccia, responsabile del dipartimento intrattenimento RSI. Sotto la lente in questo incontro: dizione, pronuncia e linguaggio di chi sta davanti a microfoni e telecamere. Capita di tanto in tanto che il pubblico ci segnali errori di dizione e di pronuncia (incluse malcelate cadenze regionali) da parte degli animatori e dei giornalisti; un utente invita la RSI a insegnare ai presentatori la giusta respirazione per una lettura corretta e comprensibile dei testi. In che modo la formazione RSI si occupa di questi aspetti, sono previsti corsi appositi? MC: I giornalisti che vanno al microfono e in video seguono formazioni ad hoc, nelle quali vengono forniti gli elementi base (respirazione, attenzione alle pronunce e al ritmo, gestualità). Ci sono poi dei così detti richiami, che servono a correggere vezzi o errori che con il tempo possono incrostarsi. Quelli della lettura e della conduzione sono capitoli molto importanti, perché volto e voce sono parte integrante del messaggio e della comunicazione. Sono cosciente che abbiamo dei limiti e che ci sono delle aree di miglioramento. Proprio quest’anno il dipartimento informazione sta conducendo un lavoro a tappeto sui volti e le voci per cercare di garantire uno standard di qualità adeguato. Maurizio Canetta, capo dipartimento informazione RSI FC: Organizziamo corsi di lettura che contemplano esercitazioni e aspetti quali adeguata respirazione, postura, gestualità. I collaboratori ricevono la documentazione relativa alla pronuncia dei toponimi della Svizzera italiana; per divertirci con le parole e riscoprire i misteri e i trabocchetti della nostra lingua, abbiamo messo a disposizione numerose copie della dilettevole grammatica curata da Cesare Marchi Impariamo l’italiano, le lezioni semiserie contenute nell’azzeccato libro di Beppe Severgnini L’italiano e un manuale di linguaggio giornalistico. È importante ridestare interesse, stimolare la curiosità e far leva sulla passione… Ciò non è sufficiente; talvolta si commettono errori, non sempre causati dall’ignoranza: la diretta e le emozioni possono incidere sulla prestazione. È vero che negli ultimi anni, per rendere la comunicazione più colloquiale, diretta e spontanea, l’interesse verso la dizione, la scansione, il ritmo è scemato. Occorre quindi ritrovare il giusto equilibrio. Non di rado accade che nomi di luogo e di persona, soprattutto se nelle altre lingue nazionali, vengano storpiati o pronunciati “all’inglese”. Queste imprecisioni potrebbero rivelare un’insufficiente conoscenza del territorio e della realtà svizzera. Ma i giornalisti non dovrebbero prepararsi prima di andare in onda, e come migliorare in ogni caso la situazione? per.corsi CORSI DIETRO LE QUINTE MC: La preparazione è fondamentale e ogni lettura va provata e verificata. A volte i tempi di produzione sono molto stretti e capita anche ai più esperti di inciampare in una pronuncia, in un accento sbagliato. Non dovrebbe evidentemente succedere, perché l’errore di questa natura è percepito dal pubblico come trascuratezza o superficialità. Quanto ai nomi delle località o di persona, è un mare magnum abbastanza complicato. Naturalmente si può perdonare l’errore su una località della Polonia o dell’Uzbekistan, molto meno giustificabile la scivolata su nomi o località regionali o nazionali. A volte è anche una questione di concentrazione, che va comunque trovata in ogni situazione. Le pronunce all’inglese sono figlie del nostro tempo e gli esempi sono molti, a partire da “media” che spesso e volentieri diventa “midia”. Verifica e interventi puntuali (che avvengono) sono l’unica ricetta per ridurre gli errori. FC: Il capitolo della preparazione è disciplinato dai turni di lavoro ed è codificato nei prontuari distribuiti a tutti i collaboratori. Bisogna considerare che il rapporto con il tempo nel corso degli ultimi anni è mutato; i redattori e i conduttori sono sollecitati da un numero crescente di fonti e vettori; l’opera di selezione e il processo decisionale, in una realtà sempre più complessa e sfaccettata, richiedono un maggior impegno. Può capitare di sentire qualche approssimazione, ma eviterei di generalizzare. Le statistiche confermano che negli ultimi due anni l’attenzione verso la realtà nazionale è aumentata. Non dobbiamo comunque dimenticare che “la miglior improvvisazione è quella preparata”. Uso improprio dei termini, espressioni e luoghi comuni, frasi fatte, abuso di superlativi, vezzeggiativi o anglicismi sono altri difetti di forma che al pubblico non sfuggono. La RSI emana ni avanti” e a dire con il corpo e con le mani “vattene”: il linguaggio non verbale sarà quello percepito di più. Anche in questo caso ci sono corsi e momenti di formazione. Detto questo, bisogna anche dire che la misura è essenziale, un atteggiamento troppo impostato o addirittura attoriale va evitato, la spontaneità è un fattore-chiave nella conquista della fiducia del pubblico. delle direttive in tal senso e c’è un monitoraggio della lingua da parte dei responsabili di programma? MC: Potrei difendermi dicendo che c’è una responsabilità della scuola, che ha ridotto molto l’attenzione su questi aspetti, ma sarebbe troppo facile e anche ingiusto. Le frasi fatte, le espressioni alla moda sono la tomba del giornalismo e della lingua italiana. Anche qui conta l’attenzione puntuale, la verifica, l’intervento. Non credo si tratti di emanare direttive, la casistica è troppo ampia e sfugge alla sistematizzazione. Bisogna lavorare sull’esempio e sull’analisi. Stiamo ad esempio conducendo un’analisi linguistica e formale sulle Cronache della Svizzera Italiana, cercando proprio di identificare gli usi lessicali impropri, l’abuso di frasi fatte, lo stile troppo burocratico di alcuni testi. I risultati serviranno a tutte le redazioni per ragionare e riflettere su questi aspetti, che possono sembrare formali, ma sono invece di sostanza. Per citare un paio di esempi concreti, poche settimane or sono ho spedito una nota a tutte le redattrici e i redattori sull’uso improprio di comminare (che non vuol dire infliggere, ma minacciare una pena) e ho discusso con un conduttore la confusione che a volte facciamo fra tasse e imposte, segnalazione arrivata, tra l’altro, dal Consiglio del pubblico. Sono forse gocce nel mare, ma l’attenzione su questi temi è certamente presente. FC: Difficile regolamentare un capitolo così complesso e articolato. I conduttori e i redattori, di solito, seguono le indicazioni che figurano nei Vademecum delle reti (di seguito qualche esempio) e nelle Linee editoriali delle trasmissioni che contraddistinguono i nostri palinsesti. Le numerose analisi d’ascolto comprendono ovviamente anche il monitoraggio della lingua italiana. In questo periodo stiamo sensibilizzando i collaboratori invitandoli a evitare luoghi comuni e formule stereotipate, scorcia- per.corsi 12 Francesco Coluccia, capo dipartimento intrattenimento RSI toie, queste, che limitano una riflessione approfondita e originale. È il classico caso in cui la forma determina anche la sostanza: la frase fatta alimenta il luogo comune, il luogo comune facilita la diffusione del qualunquismo. Quanto conta l’atteggiamento verbale di un giornalista (proprietà di linguaggio ma anche intonazione e pause) nel rendere attrattivo e interessante un programma? MC: Il giornalista è anche un professionista della comunicazione e dunque deve porsi il problema del ritmo, dell’effetto della comunicazione non verbale (in video, ovviamente) o paraverbale, perché sappiamo che sono aspetti che hanno un impatto decisivo sulla percezione di ascoltatori e spettatori. Provate a dire a una persona “Vie- FC: La lingua e il linguaggio figurano fra gli arnesi del mestiere che, con altri strumenti, ci permettono di costruire una drammaturgia degna del servizio pubblico: l’obiettivo non è certo quello di tediare o irritare gli spettatori. È importante comunicare con chiarezza, correttezza e precisione senza escludere una parte del pubblico: l’esibizione narcisistica attraverso un linguaggio forbito non dovrebbe contagiare chi opera in un mezzo di comunicazione di massa. Lo stile del giornalista permette alla trasmissione di profilarsi nell’affollato panorama mediatico. Per gli animatori e i conduttori è un elemento che caratterizza il format e la rete. Non sottovaluterei aspetti quali l’espressività e l’empatia! La comunicazione non si riduce all’asettica trasmissione di informazioni (questo tema può essere approfondito leggendo il libro scritto da Danilo Dolci Dal trasmettere al comunicare): è un processo che comprende anche la sfera emotiva. Davanti al microfono e alla telecamera: si fa/dice e non si fa/dice… MC: La casistica è troppo vasta per essere illustrata in un articolo. A mio parere valgono sempre il rispetto per chi ascolta o guarda, il rigore della preparazione, l’attenzione massima alla forma, la preoccupazione di essere chiari, la coscienza dell’importanza del compito che svolgiamo, ma anche la consapevolezza che facciamo un bellissimo mestiere e per molti versi siamo dei privilegiati. FC: È facile rispondere a questa richiesta, estrapolando da uno dei tanti Vademecum (ho scelto quello di Rete Uno), alcune raccomandazioni rivolte agli animatori e ai redattori. Prima di aprire il microfono dobbiamo chiederci: “Che cosa sto per dire, quali parole utilizzerò, a chi mi sto rivolgendo?”. - La lingua che si usa in radio è un equilibrato mix tra scritto e parlato. In ogni caso la lingua deve essere corretta. È sempre opportuno, in caso di dubbi, consultare un buon vocabolario (sul web c’è l’imbarazzo della scelta), per rendere il nostro lessico più variato, colorato e ricco. Cerchiamo di usare un buon numero di sinonimi ed evitiamo, quando è possibile, di impiegare inglesismi inutili: spesso la gente non li capisce e magari noi li pronunciamo male. La preparazione di un testo, che sarà raccontato agli ascoltatori, ci permette di non cadere in errori più o meno comuni, involontari, commessi magari per distrazione. - Le frasi che compongono gli interventi dell’animatore devono essere brevi e coordinate fra loro: evitate, ogni volta che potete, le subordinate, che rendono il discorso tortuoso e inadatto alla memorizzazione. Usate spesso il punto. - Attenzione all’uso degli aggettivi: ce ne sono di abusati che inducono noia e non colorano più il sostantivo a cui si riferiscono: carino, delizioso, mitico, stupefacente, favoloso ecc. - Evitare i luoghi comuni, le espressioni parassite, le verbosità eccitate, languide o inconsistenti. - Nelle fasce di intrattenimento musicale, il parlato deve distinguersi per brevità, contenuto e variazione di argomenti e ritmo. - Il rispetto della personalità dell’ascoltatore è un principio fondamentale. Vanno evitati tanto la derisione quanto l’esposizione al cosiddetto “effetto berlina”. L’ascoltatore merita rispetto, semplice ascoltatore o interlocutore che sia. 13 - L’interazione con gli ascoltatori è una risorsa importante ma difficile da gestire. Deve essere empatica ma al contempo deve evitare di cadere nell’eccesso di familiarità. - Evitate anche “i cari, carissimi ascoltatori”. Non sono i nostri amici, i nostri parenti. - Non ci si parla addosso. - Non si sconfina nel private-joke e nell’autocelebrazione. - Non si tenta la battuta a tutti i costi. - Non si sconfina nel turpiloquio e non si raccontano volgarità. - Nei “doppi” è necessario evitare le sovrapposizione di voci. Quali possono essere le differenze e quali le affinità espressive fra chi presenta programmi d’informazione e chi si occupa di intrattenimento, cultura, sport…? MC: Ci sono delle regole che valgono per tutte le trasmissioni radiofoniche e televisive, l’ABC del mestiere. Riguardano il modo di porsi mai sguaiato, la correttezza professionale e linguistica, la ricerca di una comunicazione calda ed empatica. Ogni genere necessita però di caratteristiche particolari. È ovvio, ad esempio, che il ritmo e il tono devono essere diversi tra informazione e intrattenimento. Il linguaggio è necessariamente più formale nell’informazione e più sciolto nell’intrattenimento, più settoriale nello sport o nella musica (dove il pubblico è tendenzialmente più disposto ad accettarlo e capirlo). Il pubblico deve poter distinguere i generi, anche se in qualche settore la tendenza alla mescolanza (infotainment, ad esempio) si sta affermando. Resta comunque essenziale essere molto in chiaro su quale rete si sta lavorando e a quale pubblico (o pubblici) ci si sta rivolgendo. FC: Il tema del linguaggio, per chi opera nel mondo della comunicazione, risulta fondamentale. Il punto di partenza è per.corsi 14 PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI Notizie dagli organi IL CONSIGLIO REGIONALE l’uso corretto e appropriato della lingua italiana che va declinata nei contesti che conosciamo: da Zerovero al TG, da Millevoci a Frontaliers. È chiaro che dobbiamo adottare una modalità comunicativa che tenga conto del target, dello spirito della trasmissione e del vettore. La coerenza di registri è d’obbligo. In sintesi, come valutate la situazione alla RSI? MC: Buona con possibilità di miglioramento, tenendo anche conto che il bacino al quale attingiamo è per forza di cose ristretto. FC: In tutta sincerità, il quadro mi sembra buono, con picchi d’eccellenza e qualche caduta, soprattutto di stile. Dai monitoraggi emergono pochi errori marchiani. Le sporadiche (ma legittime!) critiche giunte in redazione non dovrebbero alimentare quei luoghi comuni secondo cui si presta poca attenzione alla preparazione, ma dovrebbero spronarci a migliorare, partendo però da casi concreti. Non possiamo nascondere che durante recenti colloqui di assunzione abbiamo constato che l’italiano parlato da molti giovani (aspiranti animatori e redattori con un buon grado d’istruzione!) risulta povero, scarno e talvolta stentato. Uno stimolo per la RSI a dare il buon esempio, senza sottovalutare che la lingua è materia viva e in rapida evoluzione (o involuzione), specialmente in una realtà “globalizzata”, multimediale e interattiva dove prosperano acronimi, abbreviazioni e neologismi. La RSI si impegna con regolarità a curare un uso appropriato della lingua italiana in tutti i suoi aspetti: la questione è spesso al centro degli incontri fra giornalisti e animatori radiotelevisivi. A titolo di esempio, alla riunione degli animatori di Rete Uno del 21 agosto 2013 è stato invitato Giorgio Passera, uno dei responsabili della trasmissione dedicata al buon italiano Il grillo. In tale occasione sono stati toccati temi quali il linguaggio radiofonico (che risponde a regole diverse rispetto alla forma scritta), la preparazione degli interventi parlati, l’uso del condizionale, l’abusata forma “piuttosto che”, l’utilizzo di termini come “quest’oggi”, “evidente” ecc. Un’approfondita riflessione e discussione sul linguaggio è stata al centro anche di un recente incontro degli animatori di Rete Tre, che si sono detti ben consapevoli dell’importanza di tornare con regolarità e frequenza su quello che per la radio è lo strumento di comunicazione per eccellenza, una materia “viva”, che cambia giorno dopo giorno, da maneggiare con cura, attenzione e, possibilmente, con piacere e passione. Sul tappeto i “tic” verbali (modi di dire, espressioni, termini utilizzati spesso senza rendersi conto e che rischiano di sviare l’attenzione dell’ascoltatore), i temibili luoghi comuni, l’utilizzo ragionato e moderato di avverbi e aggettivi e in particolare dei superlativi. Da segnalare infine che una nota aggiuntiva sulla lingua italiana sarà inserita nel Vademecum di Rete Uno autunno 2013. Nel tardo pomeriggio di giovedì 5 settembre, il Consiglio regionale si è riunito allo Studio 2 a Besso per discutere e approvare i rapporti finali dei suoi 3 gruppi di lavoro. Fra l’altro, è stata presentata la nuova impostazione delle serate CORSI 2014, che porrà al centro dell’attenzione l’informazione nel servizio pubblico e nell’era delle nuove tecnologie. per.corsi 15 I membri presenti alla seduta sono stati informati sulla procedura di selezione e nomina del nuovo direttore RSI, e hanno accettato le domande di adesione di 47 nuovi soci, che portano a quasi 60 il numero complessivo delle richieste di affiliazione alla Società cooperativa per i primi otto mesi del 2013. Un risultato incoraggiante. Durante i lavori ha preso la parola anche Tiziana Mona, che in qualità di presidente, ha illustrato alcuni aspetti dell’attività 2013 del Consiglio del pubblico. IL CONSIGLIO DEL PUBBLICO La seduta estiva del Consiglio del pubblico, che tradizionalmente si svolge al di fuori della sede RSI di Lugano-Besso, si è tenuta quest’anno nella cornice del Festival internazionale del film di Locarno, dove, al termine dei lavori, alcuni suoi membri hanno assistito in Piazza Grande alla proiezione del film L’esperienza Blocher di Jean-Stéphane Bron. Nel corso della riunione pomeridiana, oltre ad approvare il rapporto sulla copertura dei lavori della sessione estiva delle Camere federali (presentato in dettaglio alle pagine 2-5), il CP ha discusso con la direzione e i responsabili dei dipartimenti RSI i risultati di un’analisi di alcuni programmi radiotelevisivi condotta in parallelo con l’Azienda. Il CR si compone di 25 membri. Si riunisce in media 2 volte l’anno, e costituisce al suo interno 3 gruppi di lavoro che si occupano rispettivamente dei progetti di serate pubbliche, dell’analisti dei concetti di programma e dell’esame della qualità dei programmi. Sono state inoltre presentate le novità dei palinsesti RSI 2013-2014 e sono stati costituiti nuovi gruppi di lavoro che si chineranno nelle prossime settimane su alcune trasmissioni RSI. CORSI DIETRO LE QUINTE Informazione, sport, cultura, intrattenimento…: un viaggio per scoprire che cosa ci proporrà nei prossimi mesi la RSI per.corsi per.corsi 16 CHE C’È DI NUOVO? I programmi della RSI hanno il vento in poppa e gli ascolti televisivi e radiofonici dei primi nove mesi dell’anno lo testimoniano. Squadra che vince, comunque, si cambia (almeno in parte), perché viviamo tempi di rivolgimenti tumultuosi nelle abitudini del pubblico e la pura conservazione non è sufficiente. Vediamo dunque alcune delle “new entry”, non tralasciando certo il web. Il Quotidiano propone il sabato Turné (scritto così, come il titolo del film di Salvatores), un inserto di attualità culturale, erede di Festa mobile, che tratta tutti i generi della cultura che anima il territorio e la cui presentazione, affidata a Damiano Realini, sarà itinerante. Tornano le grandi serie televisive con le nuove stagioni di Homeland, The Mentalist e Castle, mentre debutta Chicago Fire, serie dedicata ai pompieri. Un anniversario importante (i 50 anni dall’assassinio di Kennedy) sarà trattato in un numero monografico di Falò il 21 novembre. Cambio della guardia per il quiz che introduce la prima serata: Fabrizio Casati è dal 2 settembre il mazziere di Black Jack, mentre Il rompiscatole, in onda dopo il Quotidiano, è affidato al giovane Federico Soldati. A proposito di volti nuovi, Mirko Bordoli ha preso il posto della neo-mamma Silvia Spiga nella terza edizione di Linea rossa. Il talk che dà voce ai giovani, nelle puntate del 17 e 24 novembre ci darà appuntamento nella sala del Consiglio degli Stati di Berna, per un confronto aperto e diretto con ragazze e ragazzi provenienti da tutta la Svizzera su temi quali la multiculturalità e la vocazione umanitaria del nostro Paese. Ha poi esordito sulle note di Paganini (la domenica mattina alle 10.30) la giovane Giada Marsadri. Lo sport indica la via della multimedialità prossima ventura e il lunedì alle 20.30 propone Ventidisport, condotto da Niccolò Casolini, un programma sul filo dell’attualità con ospiti e interazione del pubblico, trasmesso anche in radio e in streaming su rsi.ch. Lo streaming in diretta di avvenimenti sportivi, di attualità, cultura e intrattenimento sarà una delle caratteristiche del sito RSI, dopo la modifica dell’ordinanza federale, che dà alla SRG SSR più margine d’azione in questo campo. L’online della RSI prepara le maggiori innovazioni in novembre e gennaio: da novembre infatti ci saranno una homepage rinnovata e una nuova struttura del sito, basate sui motori di successo dell’informazione, dello sport e della meteo. Da gennaio, invece, andrà online tvsvizzera.it, proposta di contenuti svizzeri e svizzero italiani per il pubblico italiano, un po’ quello che offrono 3Sat e TV5 in francese e tedesco, ma adattato alle esigenze del futuro digitale. Gli Svizzeri Ci sono momenti del palinsesto che rompono la logica della regolarità degli appuntamenti, che rappresenta la base per la creazione dello scheletro di uno schema di programmi. È necessario a volte sorprendere il pubblico, creare avvenimenti unici o cicli di trasmissioni che facciano alzare le antenne dell’attenzione. L’operazione nazionale Gli Svizzeri ha proprio queste caratteristiche. Gettare uno sguardo al proprio passato per comprendere e conoscere il proprio futuro. La SRG SSR cercherà di affrontare questa ambiziosa sfida dedicando tutto il mese di novembre alla Svizzera e agli Svizzeri con un’operazione nazionale e regionale che coinvolgerà la televisione, la radio e il web. Die Schweizer, Les Suisses, Gli Svizzeri, Ils Svizzers sarà, quindi, per la SRG SSR un’occasione ulteriore per adempiere al proprio mandato di servizio pubblico, recuperando, affrontando e discu- tendo, insieme al pubblico e attraverso momenti di informazione, svago, dibattito e discussione, temi come quello dell’identità, dei valori, delle tradizioni, della cultura. Al centro dell’intero progetto ci sono quattro docufiction sulla storia della Svizzera e su sei personalità che possono dirsi straordinarie non tanto per le vicende biografiche, ma soprattutto per l’influsso che hanno esercitato sugli eventi storici: Werner Stauffacher, Hans Waldmann, Nicolao della Flüe, accompagneranno il pubblico attraverso il XIV e il XV secolo, con la nascita della Confederazione; Guillaume-Henry Dufour, Alfred Escher e Stefano Franscini saranno guida per l’800, segnato dalla formazione della Svizzera moderna. L’offerta nazionale non si ferma qui. La SRG SSR, infatti, intende trattare il tema nei vari programmi di informazione, culturali, di intrattenimento e sportivi. Un’attenzione particolare sarà rivolta ai bambini. Helveticus, una serie animata di 26 puntate, darà loro la possibilità di avvicinarsi in modo semplice alla storia della Svizzera. Dal 4 all’8 novembre, sulle prime reti radiofoniche nazionali andrà poi in onda l’operazione 2 famiglie, 1 Svizzera: quattro famiglie, provenienti da ciascuna regione linguistica, si scambieranno casa e quotidianità. Un esperimento nuovo nel suo genere, nel quale verranno messe in gioco uguaglianze e differenze tra le varie culture e tradizioni svizzere. E sull’online l’opinione pubblica sarà chiamata a esprimersi sulla Svizzera, sui suoi valori e sul suo futuro, attraverso l’applicazione “Svizzera da cliccare”: compilando un questionario digitale, 17 si potranno confrontare le proprie risposte con quelle di personaggi famosi della Svizzera di oggi e di ieri. La RSI intende dare un contributo forte all’operazione, realizzando programmi e momenti ad hoc o trattando il tema in quelli già esistenti: serate speciali e dibattiti informativi in televisione, film svizzeri, approfondimenti alla radio e tanto altro ancora. L’operazione Gli Svizzeri coinvolge tutti i dipartimenti di programma. La coordinazione dell’offerta è affidata a Enrico Lombardi, mentre Maurizio Canetta è il delegato RSI nel gruppo di concertazione nazionale. Per una RSI sempre più… parte del tuo mondo! Milena Folletti responsabile dipartimento palinsesti e immagine RSI per.corsi PER.CORSI COMUNI Serate pubbliche e altri eventi. Sul territorio, in mezzo a voi. LA RSI E L’ITALIANITÀ per.corsi 18 BERNA, HOTEL BERN 11 SETTEMBRE Relatori: Guglielmo Bozzolini, direttore ECAP (Centro per la formazione migranti, Zurigo), Roger de Weck, direttore generale SRG SSR, Nicoletta Mariolini, delegata al plurilinguismo dell’amministrazione federale, Remigio Ratti, presidente di Coscienza Svizzera, Silva Semadeni, consigliera nazionale per il cantone dei Grigioni Moderatore: Diego Erba, coordinatore del Forum per l’italiano in Svizzera Il plurilinguismo svizzero e la difesa dell’italianità nella realtà radiotelevisiva nazionale e locale. Il tema, attualissimo, è stato oggetto di un dibattito l’11 settembre a Berna in uno degli incontri pubblici promossi dalla CORSI. L’appuntamento all’Hotel Bern ha richiamato un folto pubblico proveniente dal Ticino e ancora più numeroso di confederati per oltre un centinaio di partecipanti. «Lo smantellamento dell’italiano non è una perdita solo per il Ticino e i Grigioni, ma per tutta la Svizzera che vede assottigliarsi il suo ricco capitale linguistico e culturale», ha rilevato aprendo i lavori Luigi Pedrazzini, presidente della CORSI. «La prospettiva è preoccupante soprattutto se coinvolge la RSI che è il veicolo più importante per affermare l’italianità e favorire l’integrazione», ha aggiunto Pedrazzini. 19 Sono stati circa 40 i soci CORSI che hanno accolto l’invito a recarsi a Berna in torpedone per il dibattito pubblico organizzato all’Hotel Bern. Curiosamente dal convegno è però emerso che se l’italiano arranca faticosamente, il buon tedesco rischia di più, “ucciso” com’è dai dialetti che stanno riaffermandosi largamente nei cantoni d’oltre San Gottardo come reazione all’inglese globalizzante. Per Nicoletta Mariolini, delegata di recente nomina al plurilinguismo dell’amministrazione federale, è stata la prima verifica del suo impegno per ristabilire un maggiore equilibrio linguistico nei criteri di nomina dei “quadri” federali, oggi penalizzanti per le minoranze. Eppure le norme di salvaguardia ci sono, ma si stenta ad applicarle. «Però non mi arrendo e nutro sempre un po’ di ottimismo», ha concluso l’ex municipale di Lugano. «Coloro che conoscono l’inglese possono relazionarsi con il 47% degli europei», ha detto il prof. Remigio Ratti, presidente di Coscienza Svizzera, presentando i relativi dati statistici. La stessa chance l’hanno coloro che parlano tedesco e francese. «È però una soluzione opportunistica rispetto a quella dell’“elveticità sostenibile”, ossia all’apprendimento delle tre lingue nazionali (quindi italiano compreso) la cui conoscenza allarga la copertura europea al 62%». Secondo Ratti la componente italofona uscirebbe rafforzata dall’aumento dei consiglieri federali da 7 a 9, con la garanzia di vedere rappresentata anche la Svizzera italiana. Una prospettiva condivisa da tutti. A livello federale c’è però un organismo nel quale la rappresentanza latina è nettamente maggioritaria: 6 su 7. Si tratta del Comitato di direzione della SRG SSR, nel quale la Svizzera italiana conta 2 membri (il direttore della RSI Dino Balestra e Marco Derighetti) e altri 4 sono francofoni. Un ruolo importante è anche quello degli emigrati italiani oltre San Gottardo. Una massa tutt’altro che trascurabile, stratificata dalle diverse generazioni e ulteriormente rafforzata dagli ultimi arrivati, impiegati nell’alta tecnologia e nella ricerca, che ricavano le informazioni nazionali dalla RSI. «Chi si occupa delle loro esigenze linguistiche e culturali?», si è chiesto Guglielmo Bozzolini, direttore del Centro per la formazione migranti di Zurigo, rilevando che attual- mente ci sono degli italofoni ai vertici di UBS, università svizzere e sindacati. E Dino Balestra ha aggiunto che da un sondaggio è emerso che una buona fetta dell’audience radiofonica è registrata proprio nella Svizzera interna. In concreto, che cosa fare per togliere l’italiano dalla marginalità? «Insistere nel parlare i nostri idiomi», ha suggerito Silva Semadeni, consigliera nazionale poschiavina che si esprime anche in romancio. «Le maggioranze apprezzano e condividono la nostra fedeltà alle radici linguistiche». E il direttore generale della SRG SSR Roger de Weck ha indicato una soluzione nelle cosiddette “finestre” televisive, ossia nell’introduzione di spazi dedicati alle minoranze linguistiche, con servizi sottotitolati per renderli comprensibili a tutti. Una proficua contaminazione delle lingue e delle culture delle diverse regioni. De Weck ha aggiunto uno schietto elogio per l’attività della RSI, «la migliore delle tre reti nazionali». L’apprezzamento, essendo stato fatto a Berna, non è sembrato adulatorio. Il dibattito è stato moderato e stimolato dal prof. Diego Erba, coordinatore del Forum per l’italiano in Svizzera che grazie al suo impegno sta concretizzando i suoi obiettivi. Teresio Valsesia giornalista Durante la giornata i partecipanti hanno avuto la possibilità di visitare la sede della direzione generale SRG SSR e la mostra Qin, l’imperatore eterno e i suoi guerrieri di terracotta al Bernisches Historisches Museum. Alla trasferta ha preso parte anche il CCR, che nel pomeriggio ha tenuto una sua seduta presso la sede della direzione generale SRG SSR. Stiamo organizzando altri eventi interessanti! Seguite i nostri aggiornamenti sul sito www.corsi-rsi.ch. per.corsi PER.CORSI COMUNI Serate pubbliche e altri eventi. Sul territorio, in mezzo a voi. per.corsi 20 INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DEI COMUNI DEL BELLINZONESE E DEL LOCARNESE dall’altra - si rendono conto dell’importanza e del valore culturale dell’Orchestra oppure si tratta di un “messaggio” che ancora deve passare? In altre parole, vi sentite sostenuti? LOCARNO, SUPSI 13 SETTEMBRE Per esempio, la CORSI sostiene in maniera importante le nostre iniziative per bambini e famiglie e un concerto annuale. Fino al 2017 le vostre risorse sembrerebbero garantite. E poi? Su iniziativa della CORSI, una trentina fra sindaci e/o rappresentanti di vari comuni del Bellinzonese e del Locarnese (e valli) si sono ritrovati venerdì 13 settembre a Locarno per un aggiornamento sulla situazione attuale dell’OSI (Orchestra della Svizzera italiana) e un invito a voler sostenere maggiormente questa istituzione che opera per tutta la Svizzera italiana e non è legata solo al Sottoceneri. Importante ambasciatrice culturale a livello nazionale e internazionale, il cui valore si riflette nelle prestigiose collaborazioni con musicisti di altissimo livello, l’OSI è confrontata con una realtà non sempre facile in termini finanziari. Per questo, deve poter contare sul costante sostegno delle istituzioni e dei privati che credono nella sua qualità e nel suo merito. Per capire meglio “come sta” l’Orchestra della Svizzera Italiana, incontriamo il suo direttore artistico Denise Fedeli. All’incontro di Locarno, che aveva appunto l’obiettivo di sensibilizzare i comuni su questo tema, hanno preso la parola Pietro Antonini, presidente FOSI (la Fondazione che gestisce l’Orchestra) e Luigi Pedrazzini, presidente della CORSI (che è parte del Consiglio di Fondazione). La Società cooperativa ha anche sostenuto il concerto dell’OSI tenutosi la sera stessa nella Chiesa di San Francesco a Locarno, nell’ambito delle Settimane musicali di Ascona. A partire da quest’anno il finanziatore principale dell’OSI è il cantone Ticino; segue la SRG SSR, con una integrazione da parte della RSI. Al terzo posto si trovano due new entry, ovvero il comune di Lugano e l’Associazione degli Amici dell’OSI. Vanno infine citati anche il cantone dei Grigioni e una lunga lista di comuni del Luganese e delle altre regioni. I contributi elencati coprono grosso modo i costi fissi, di cui il 90% sono stipendi; per i costi di produzione, invece, ovvero solisti, direttori, viaggi, hotel ecc., dobbiamo di volta in volta cercare finanziatori - perlopiù acquirenti - e sponsor. A seguito della progressiva e drastica riduzione del sostegno finanziario da parte della radiotelevisione di servizio pubblico SRG SSR, chi sono i principali finanziatori dell’OSI, e in che misura riescono a coprire le spese? Tutto dipenderà dalla RSI: se la direzione deciderà di disdire la nuova convenzione, con scadenza alla fine del 2017, l’equilibrio trovato in questi anni verrà a mancare e sarà necessario costruire da capo un nuovo modello di finanziamento, cosa tutt’altro che facile. Se invece, come tutti noi ci auguriamo, la direzione della RSI rinnoverà il suo impegno oltre il 2017, tutti gli altri finanziatori saranno incoraggiati a tener duro, continuando a far squadra nella cordata di sostegno all’OSI. Secondo lei, la Svizzera italiana - il pubblico da un lato e le istituzioni © Daniel Vass Alcuni sostengono l’OSI a spada tratta, altri la ignorano. Nel complesso credo che negli ultimi anni molti abbiano preso coscienza del significato culturale e della forza rappresentativa dell’Orchestra della Svizzera italiana, arrivando a considerare questa storica istituzione come parte integrante del proprio vissuto. 21 che comprenderà anche un teatro e sala concerto da 1’000 posti). Quali sono le vostre aspettative? Non sappiamo esattamente quando sarà inaugurato il LAC. Comunque noi ci aspettiamo una sala strepitosa, con l’acustica perfetta, adatta a ospitare i più raffinati solisti e direttori d’orchestra, nella quale poter suonare il più possibile... Com’è composta l’Orchestra, come lavora e quanti concerti/attività tiene ogni anno in Svizzera e all’estero? L’OSI è composta da 41 musicisti stabili stipendiati, che lavorano a tempo pieno per garantire lo svolgimento dell’attività annuale, suddivisa in prove, concerti nelle diverse stagioni musicali, registrazioni radiofoniche e televisive, trasferte in Svizzera e all’estero e tournée nei diversi continenti. Mediamente l’OSI tiene 70 concerti all’anno, sviluppati a partire da 40 programmi diversi. A breve è prevista l’inaugurazione del LAC a Lugano (un centro culturale Nata a Lugano e diplomatasi in pianoforte, composizione e direzione d’orchestra al Conservatorio “G. Verdi” di Milano, Denise Fedeli è direttore artistico-amministrativo dell’Orchestra della Svizzera italiana da maggio 2008. In precedenza ha svolto attività come direttore d’orchestra, salendo sul podio di numerose prestigiose orchestre internazionali. Si è prodotta anche in campo operistico e ha tenuto tra l’altro una tournée nei maggiori teatri svizzeri con 17 recite della Cenerentola di Rossini, oltre a dirigere diverse composizioni teatrali del Novecento. Nell’ambito della musica contemporanea ha realizzato molte prime assolute, ha collaborato con il laboratorio Tempo Reale di Firenze e ha partecipato alla rassegna Di Nuovo Musica abbinata al Festival Wien Modern. Per diversi anni ha collaborato con la RSI sia curando e presentando programmi di musica, sia in qualità di assistente musicale; è stata pure docente presso il Conservatorio della Svizzera italiana dal 1991 al 2007. per.corsi CO:RSI 22 Sguardi sulla SRG SSR e sulle sue società regionali. Cinquant’anni or sono nacque la televisione romancia. più attivo nell’economia di una trasmissione, condividendole con gli autori, gli ospiti e il resto del mondo. Declinazione multimediale sempre più accentuata - come vuole la strategia SRG SSR - e accresciuta interattività con il pubblico sono dei pilastri su cui si fondano i palinsesti dei due canali televisivi e delle tre reti radio recentemente presentati alla stampa. Senza entrare nei dettagli, che molti avranno già appreso dai giornali, vorrei comunque sottolineare alcune novità importanti precedute da un attento riesame delle priorità pubblicistiche e dell’assegnazione delle forze in campo. La prima consiste nel ritorno, all’interno dell’edizione del sabato del Quotidiano, di una finestra di attualità culturale. Si chiama Turné e, come il nome indica, è realizzato in esterno, ogni settimana in una località diversa in cui si fa, in senso lato, cultura. Il prodotto è frutto della collaborazione tra il Dipartimento dell’informazione e quello della Cultura, e anche questo è un aspetto particolarmente positivo in ottica RSI: le sinergie tra dipartimenti, testate e singoli collaboratori provenienti da aree diverse sono sempre più indispensabili per ottimizzare le risorse disponibili, ma anche, per i diretti interessati, un’opportunità di arricchimento reciproco che un’azienda come la nostra è in grado di offrire ai suoi dipendenti. Una seconda segnalazione va al nuovo quiz televisivo delle 20.40 Black Jack che ha il delicatissimo compito di accompagnare il pubblico all’inizio del programma serale vero e proprio. Una sfida difficilissima, quella di trattenere il pubblico potenzialmente ammaliato dalle sirene d’oltreconfine, ma che, per il momento almeno, sembra riuscire, indici alla mano. Altro magnete tradizionale di pubblico per.corsi 23 CINQUANT’ANNI DI TELEVISIUN RUMANTSCHA «È LA NUOVA TV, BELLEZZA!» Fatico a ricordare, nei miei quasi quarant’anni di appartenenza alla SRG SSR - e più specificatamente alla RSI - un periodo simile a quello oggi che stiamo vivendo. Come mai in passato, la nostra Azienda si sta trasformando per adeguarsi al mutato contesto generale, al quadro economico-finanziario-politico-legislativo e, soprattutto, alle nuove attese di un pubblico che non aspetta. Sarà proprio il pubblico a decretare, a medio termine, quale ruolo la nostra Azienda eserciterà, in futuro, nel panorama dei media svizzeri. In questo senso, per imporsi, non conta più soltanto l’offerta di programma in senso stretto, ossia contenuti e confezione delle singole trasmissioni, bensì (e non meno) anche le modalità con cui i nostri “clienti” potranno usufruirne. La facoltà, da un lato, di (ri)vederle quando più fa loro comodo, di affrancarsi cioè dalla dittatura del palinsesto, è certamente un’arma vincente che in questi anni ha forse sottratto anche alla RSI qualche frazione di punto in termini di ascolto lineare, aggiungendone però molti di più quanto ad accessi - anch’essi ormai pienamente misurabili - al sito rsi.ch. Sito, detto tra parentesi, che già prima di Natale si presenterà largamente potenziato, più ricco e più interattivo. Ecco, proprio l’interattività, la volontà di coinvolgere molto più che in passato ascoltatori e telespettatori nei programmi e nelle altre iniziative RSI è un’altra caratteristica che ogni dipartimento, ogni produttore, ogni giornalista sono chiamati a dare nella loro attività. Il pubblico, quantomeno una sua parte crescente, vuole dire la sua, interagire, porre domande, offrire le sue opinioni, suggerire riflessioni su quanto gli viene proposto: vuole, insomma, interagire ed è disposto ad assumere un ruolo molto C O R S I O LT R E (che pure divide) è lo sport: anche in questo campo l’autunno televisivo offre due novità in una serata - quella del lunedì su LA 2 - che si prefigura originale e interessante. Sport Rewind è un programma privo di presentatore interamente basato sulla riproposta di spezzoni tratti dalle Teche RSI (risorsa di programma sempre più centrale a disposizione della RSI): immagini emozionanti di vecchi campioni e gesta eroiche che hanno emozionato la Svizzera italiana e che anche oggi riescono ancora a far vibrare il cuore degli appassionati. Subito dopo, un nuovo magazine, Ventidisport, che è televisivo, ma prodotto in uno studio radiofonico e - ormai nessuno si stupisce più caratterizzato da ampie declinazioni e modalità multimediali, social media in primis. Parafrasando Woody Allen, «È questa la nuova televisione, bellezza!». Dino Balestra direttore RSI © RSI / Daulte La prima trasmissione: Balcun tort La prima trasmissione televisiva in lingua romancia - Balcun tort - è stata diffusa il 17 febbraio del 1963. Responsabile per il progetto dell’emissione, della durata di 60 minuti, era Tista Murk, che quale redattore radio e unico dipendente dell’allora CRR (oggi SRG.R) a Coira, coordinava i progetti e i contenuti tra la CRR e la direzione della televisione DRS a Zurigo. Il numero delle trasmissioni aumentò da due nel 1963 a otto-nove negli anni dal 1967 al 1971. L’offerta televisiva dei primi anni era incentrata sulle tradizioni, la musica, l’arte e la letteratura romance. Tra Coira e Zurigo: la redazione suddivisa Per indirizzare maggiormente Balcun tort sull’attualità, già nel 1965 le relative trasmissioni erano state spostate dal settore “patria” al settore “cultura e scienze”. Sin dall’inizio degli anni ’70 i Romanci attribuivano ormai alla televisione un ruolo chiave nella battaglia per la difesa e la salvaguardia della lingua. Per promuovere quei contenuti ritenuti necessari per conservare la lingua romancia, si affermò la proposta di spostare maggiori competenze su Coira, con lo scopo dichiarato di produrre un programma più ampio, per quanto possibile realizzato da propri collaboratori in un apposito studio. Tuttavia la direzione della SRG non entrò nel merito della richiesta di creare uno studio televisivo a Coira e Balcun tort restò dipendente da Zurigo. Dalla metà del 1973, però, la CRR assunse le competenze di una propria unità di produzione, con personale e finanze propri, per il programma e per la coordinazione della produzione: il prezzo della maggiore autonomia fu pagato con un duro lavoro di strutturazione. Essere presenti: l’ampliamento dell’offerta di programmi. Benché l’unità di programma di Coira abbia costituito la propria redazione solo negli anni ’70, era già avvenuto un avvicinamento ai gusti del pubblico e furono rapidamente sviluppati trasmissioni e format indirizzati a specifici target di utenti. Si cominciò nel 1972 con la favola della buona notte per i bambini: la Istorgina per ils pitschens, un appuntamento che scrisse la storia della televisione romancia. L’ampliamento dei programmi degli anni ’70 mirava alla comprensione tra le regioni, tra differenti idiomi e all’attualizzazione del patrimonio linguistico. Carburante per la lingua: Telesguard e Svizra rumantscha. Nel 1980 due nuovi format sostituirono il precedente Balcun tort: il sabato la rassegna Telesguard informava durante 10 minuti sull’attualità regionale, mentre il magazine Svizra rumantscha, diffuso la domenica, aveva il focus sull’approfon- dimento. L’offensiva per una normalità della minoranza romancia nella Svizzera quadrilingue venne condotta in modo dichiarato, e ai media elettronici veniva attribuito in questo ambito un ruolo decisivo. Mentre la SRG SSR attenuò la propria pressione riguardo ai programmi radiofonici, così che il programma di Radio Rumantsch passò dai 40 minuti del 1984 alle 24 ore del 2007, in ambito televisivo lo sviluppo fu molto più difficile. Un programma completo diffuso attraverso un canale proprio non entrava ancora in discussione. La nuova consapevolezza: giornalisti invece che promotori della lingua. La CRR (SRG.R) e la direzione degli studi regionali - che dal 1994 erano direttamente responsabili per i programmi, la produzione, il personale e le finanze - si preoccuparono particolarmente di dare alla Svizra rumantscha la forma più adeguata. I formati mutarono rapidamente e un nuovo orientamento si imponeva. Nel 1997 vennero quindi per.corsi 24 avevano sognato sin dagli inizi dell’era televisiva. Furono così discussi parecchi progetti, nessuno dei quali, però, andò in porto. La RTR consolidò invece il proprio settore multimediale: le piattaforme rtr.ch per gli adulti, simsalabim.rtr. ch per i bambini e battaporta.rtr.ch per i giovani accompagnano attualmente i programmi della RTR e sono scaricabili, udibili e visionabili dovunque e in ogni momento. emanate nuove direttive di programma e per Telesguard e Svizra rumantscha furono definiti chiari requisiti di distinzione. Prese pure forma una nuova linea giornalistica, che considerava la lingua piuttosto come mezzo invece che quale diretto contenuto del programma. Infine si investì molto anche nella formazione, con la professionalizzazione della redazione e della regia, taglio e mixaggio di immagini suoni e commenti. Queste misure tendevano tutte a creare una normalizzazione, non nel senso della definizione dettata negli anni ‘80 dalla politica linguistica, ma piuttosto verso una normalizzazione nell’ambito dei programmi: la redazione televisiva di Coira si avvicinò quindi ai vigenti standard giornalistici. © Televisiun Rumantscha Convergenza nel Centro media. Con l’acquisizione nel 2006 del Centro media, la RTR Radiotelevisiun Svizra Rumantscha intraprese una funzione di pioniere all’interno della SRG SSR: quale prima unità aziendale realizzò in modo conseguente la convergenza tra i media, sia nel campo dell’organizzazione sia in quello dei contenuti e dei mezzi di produzione. Il motivo di questo anticipo sui tempi era chiaro: l’unità aziendale risultava essere la più piccola ma anche la più flessibile rispetto alle altre consorelle della SRG SSR. Con la presenza di uno studio proprio, con gli apparati di regia e di produzione tecnica, la nuova infrastruttura del Centro media offriva teoricamente la possibilità della gestione di un proprio canale televisivo, ciò di cui i romanci Il futuro di RTR Radiotelevisiun Svizra Rumantscha. Le previsioni sono una cosa difficile da fare, a maggior ragione se esse riguardano le future tecnologie nel campo dei media e il comportamento degli utenti. La RTR cerca di tenerne conto con il potenziamento della propria offerta multimediale. L’output quotidiano può variare sensibilmente, e anche le collaborazioni in ambito regionale, nazionale e internazionale diventano più semplici. Le piattaforme incentrate sui temi delle Alpi o delle minoranze rendono dovunque i contenuti di richiamo. Se la RTR giocherà bene le sue carte, l’unità aziendale continuerà a essere un catalizzatore per lo sviluppo della società e della cultura della Svizzera romancia, così come lo è stata la televisione negli ultimi 50 anni. CORSI FUORI Uno spazio regolare dedicato alle associazioni di categoria e ai gruppi di interesse, per capire come la RSI risponde alle esigenze e alle aspettative di questa parte del pubblico per.corsi 25 In questa “puntata” ci occupiamo di chi non è più giovanissimo e incontriamo la presidente dell’ATTE (Associazione ticinese terza età), avv. Agnese Balestra Bianchi. “QUELLA CHE VA RAFFORZATA OGGI È LA COESIONE TRA GENERAZIONI” L’agenda dell’ATTE propone un ventaglio davvero ampio di attività per il tempo libero, che va dai corsi più disparati e impegnativi alle escursioni e ai viaggi. Quanto è cambiata la persona anziana negli ultimi trent’anni (l’ATTE è stata fondata nel 1980)? Invece della terza, si può ora parlare di una “nuova età”, come recita una trasmissione della RSI? Trent’anni orsono, la terza età era ancora percepita come l’età ultima. Oggi invece è normale distinguere fra terza, quarta e anche quinta età. Vi sono gli “anziani giovani” e i “grandi anziani”. L’ATTE cerca di offrire servizi e attività che soddisfino tutti, anche se, specialmente nei centri diurni, l’attenzione resta incentrata sulle accresciute esigenze di socializzazione dei più anziani. Oggi la terza età può davvero essere vissuta come una “nuova età”, sia perché è la prima volta nella storia che l’aspettativa di vita – e soprattutto l’aspettativa di una vita attiva - si sta allungando in modo generalizzato, sia perché, con il pensionamento, si apre per la persona un nuovo ciclo di vita, più libero e meno impegnativo di quello precedente. Lei condivide l’opinione comune che gli over 60 siano la fascia di pubblico che segue maggiormente la radio e la televisione? Penso che non sia solo un’opinione, ma un fatto statisticamente dimostrato. Avendo più tempo libero, è abbastanza inevitabile che ne trascorriamo di più davanti alla televisione o ascoltando la radio. Inoltre, molti anziani escono malvolentieri la sera, per cui radio e televisione restano il diversivo più a portata di mano. Anche se constato che è in forte aumento il numero di coloro che si fanno catturare da internet. Per quanto può constatare nella sua posizione, i programmi della RSI piacciono agli anziani? Personalmente che cosa pensa dell’offerta dedicata a chi è meno giovane? Sicuramente sono i più seguiti, con una preferenza di giorno per la radio e la sera per la televisione. So che molti anziani amano in modo particolare i programmi di Rete Due per l’ ampia per.corsi 26 Molto, se l’isolamento è forzato perché le gambe non sorreggono più o perché gli occhi si affaticano troppo nel leggere a lungo o perché non si guida più e si abita lontano dai centri. Ma questo solo per alcune ore del giorno o della notte: neppure la voce amica della radio può sostituire il calore di un contatto umano reale e personale; la vicinanza di parenti e amici, laddove è possibile, o - laddove non lo è - la solidarietà di coloro che, spesso a loro volta anziani attivi nel volontariato, organizzano una visita a domicilio o un pranzo in compagnia o altre piacevoli attività. Perché l’ATTE è soprattutto questo: anziani che aiutano gli anziani. Volete segnalarci un’iniziativa/un’attività in cui siete coinvolti e che ritenete possa essere interessante anche per un approfondimento legato alla RSI e alla sua offerta? Non esitate, contattateci! per.corsi 27 VENITE A VENEZIA PER ... RACCONTARE STORIE MOLTO INTRIGANTI E AFFASCINANTI! offerta culturale e di musica classica, e forse anche per i toni pacati e i ritmi meno incalzanti. Radio e televisione devono di certo trovare momenti in cui trattare temi che interessano agli anziani, ma non mi piacerebbe che si confezionassero programmi distinti per le varie fasce di età. Quella che va rafforzata oggi è la coesione tra generazioni, la conoscenza e il rispetto reciproci. Prossimamente la CORSI organizzerà un dibattito pomeridiano dedicato alle problematiche della terza età, che tratterà il tema dell’isolamento. Pensando anche agli anziani non più autosufficienti, quanto possono aiutare la radio e la televisione ad arginare la solitudine? PER.CORSI DEI SOCI © ATTE Tutti gli interessati sono invitati a partecipare al pomeriggio CORSI in programma mercoledì 23 ottobre con inizio alle ore 15.00 presso l’Auditorio del liceo cantonale di Mendrisio sul tema SOLITUDINE E ISOLAMENTO: COME USCIRNE relatori: Maria Giuseppina Scanziani, giornalista e scrittrice Franco Zambelloni, filosofo e docente Marianne Villaret, segretaria generale ATTE Paolo Gugliemoni, giornalista RSI e con Eugenio Jelmini, conduttore, il Gioco dei ricordi (RSI) moderatrice: Mariarosa Mancuso, giornalista RSI Discuteremo in modo simpatico, approfondito e con l’ausilio di spezzoni cinematografici l’offerta radiotelevisiva rivolta al pubblico della terza età, per raccogliere le opinioni degli ascoltatori e degli spettatori su come anche la RSI, con i suoi programmi, possa essere d’aiuto e di sostegno a chi vive una situazione di isolamento o solitudine. I nostri relatori affronteranno questa problematica, comune sia agli anziani che ai giovani, da un punto di vista intergenerazionale: all’incontro parteciperà anche una classe di quarta liceo. Per coinvolgere chi non ha la possibilità di spostarsi, l’intero evento sarà trasmesso in diretta streaming sul sito internet della CORSI www.corsi-rsi.ch L’evento è organizzato dalla Società cooperativa per la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana in collaborazione con ATTE, Pro Senectute, Generazioni e sinergie e RSI. La Fondazione svizzera pro Venezia si prefigge di raccogliere fondi per la salvaguardia del patrimonio culturale di Venezia, di destinarli a tale scopo nell’ambito dell’iniziativa di soccorso internazionale e di coordinare al meglio gli sforzi profusi in Svizzera a tal fine. In tal senso Pro Venezia cerca di sensibilizzare un vasto pubblico per meglio informarlo e coinvolgerlo negli obiettivi sviluppati dalla Fondazione. Ne parliamo con il suo presidente, l’avv. Giordano Zeli. con non poche difficoltà, a far lavorare per la prima volta su un cantiere dei giovani studenti di restauro. E per di più è riuscita a dar avvio a una collaborazione internazionale fra l’Istituto veneto per i beni culturali (IVBC) e la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI), tanto che studenti svizzeri e italiani hanno potuto lavorare assieme per il restauro del portale. Avvocato Zeli, che importanza riveste l’attività della Fondazione nella salvaguardia delle opere d’arte nella città lagunare? Pro Venezia è stata costituita dal Consiglio federale il 3 luglio 1972 in risposta all’appello dell’UNESCO e del Consiglio d’Europa, che si erano rivolti alla comunità internazionale per salvare Venezia dopo la tremenda alluvione del 1966. Dalla sua costituzione ha promosso e finanziato molti restauri seguendo nella misura del possibile il fil rouge che si è data fin dalla sua nascita: sottolineare e rafforzare la relazione culturale esistente tra la Svizzera e l’Italia, e meglio con Venezia, scegliendo monumenti o opere veneziane realizzate da architetti e artisti svizzeri o opere che hanno, per altri versi, attinenza con la Confederazione. Infatti il legame fra la Svizzera e Venezia parte da lontano e ben prima del 1972; già a partire dal XV secolo è documentata la presenza di maestranze svizzere: architetti, lapicidi, scultori e stuccatori provenienti dal Ticino. In occasione del suo ultimo restauro, il portale della Chiesa dei Carmini di Mariani o Contini da Lugano, Pro Venezia ha voluto coinvolgere anche le nuove generazioni: è riuscita, Per tutti questi motivi abbiamo coniato qualche anno fa lo slogan “da emergenza a progetto culturale”, che ben fa capire l’attività e l’obiettivo della Fondazione. Per sostenere l’attività della Fondazione è stata costituita l’Associazione degli amici di Pro Venezia, alla quale possono aderire tutti coloro che hanno a cuore Venezia. Un compito ulteriore della Fondazione, quale membro dell’Associazione dei comitati internazionali privati, è anche il ruolo vigile di “watch dog” nell’accezione più ampia del termine di salvaguardia. Infatti si vuole a tutti costi evitare che la città diventi una Disneyland e venga profanata dall’afflusso sconsiderato dei turisti e dalle grandi navi, mentre diminuiscono costantemente i residenti! Lo scorso anno ricorreva il vostro 40° anniversario. Quali sono i prossimi obiettivi? Evidentemente continuare sulla via tracciata in questi ultimi quarant’anni. Attualmente è all’esame il progetto di restauro della Cappella dei Tessitori di seta nella Chiesa dei Gesuiti, opera di Domenico Rossi da Morcote (che ha pure realizzato la Chiesa di San Stae sul Canal Grande, primo restauro della nostra Fondazione), ove hanno lavorato gli stuccatori ticinesi Abbondio Stazio da Massagno e Carpoforo Tencalla Mazzetti da Bissone. Questo progetto ci permetterà anche di esplorare un campo ancora troppo poco conosciuto, ovvero quello degli stuccatori. Abbiamo anche in cantiere, in collaborazione con l’USI, la realizzazione del sito web della Fondazione. L’obiettivo è di permettere più facilmente l’accesso alla nostra attività e alla nostra documentazione, dar migliore visibilità a Pro Venezia e quindi all’importanza della salvaguardia della Città lagunare. Viste le finalità di sensibilizzazione e divulgazione della vostra Fondazione e sapendo che il suo presidente è pure membro della CORSI, che ruolo possono rivestire i media - pensiamo in particolare alla nostra RSI - nel fare conoscere, promuovere e valorizzare il patrimonio artistico e la memoria dei suoi autori e protagonisti? per.corsi 28 Sul territorio, in mezzo a voi 29 DAL 25 AL 27 OTTOBRE LA CORSI E LA RSI SARANNO PRESENTI CON UN PROPRIO STAND ALLA FIERA SAPORI E SAPERI 2013 AL CENTRO ESPOSIZIONI MERCATO COPERTO DI MENDRISIO! Soprattutto partecipando e informando su attività come la nostra. Ricordo con piacere la presenza a scadenze regolari della televisione della Svizzera Italiana durante il restauro del Monumento Mocenigo nella Chiesa di San Lazzero dei Mendicanti: tutti le fasi del restauro sono state seguite e regolarmente presentate a dipendenza dell’avanzamento dei lavori. In questo modo è stato possibile divulgare l’attività della Pro Venezia e nel contempo rivalorizzare l’operato degli artisti ticinesi, il legame culturale fra la Svizzera e Venezia e trasmettere alle giovani generazioni la passione per la salvaguardia del “nostro” patrimonio culturale. Come valuta l’offerta culturale alla RSI? Ritiene che dia abbastanza spazio a temi quali l’architettura e l’arte? per.corsi PER.CORSI COMUNI Programma Stand CORSI: © Fondazione pro Venezia Chiesa dei Carmini, prima e dopo il restauro Per quanto attiene alla radio ritengo di sì, talvolta però troppo “confinata” su Rete Due (peraltro ottima), per cui, secondo me, la cultura in genere dovrebbe trovare i necessari spazi anche sulle altre reti, magari con un taglio diverso, un po’ più leggero e accattivante, “sacrificando” il tempo (troppo secondo me) dedicato al vaniloquio musicale… e ai giochi! Anche la televisione potrebbe far di più. Per entrambe le strutture i soggetti non mancano di certo. Venite a Venezia con noi una volta e vedrete che si possono raccontare storie molto intriganti e affascinanti. venerdì 25 ottobre dalle ore 14.00 pomeriggio dedicato alle scuole. Lo stand CORSI sarà allestito con alcune postazioni internet, dove i ragazzi potranno divertirsi e imparare con il programma di giochi musicali online dell’OSI www.osiland.ch ore 18.30 dibattito CORSI sul tema La RSI tra regione e nazione* Con Dino Balestra, Marco Bazzi, Antonio Bolzani, Reto Ceschi, Sacha Dalcol e Antonella Rainoldi. Avvocato e notaio, Giordano Zeli (Bellinzona 1950) è stato magistrato dell’ordine giudiziario ticinese dal 1981 al 1991 e agente generale dell’Helvetia Assicurazioni a Lugano dal 1991 al 2013. Membro di diversi consigli di amministrazione, ha svolto intensa attività politica nelle fila del partito liberale radicale. In ambito culturale, oltre che presidente della Fondazione svizzera pro Venezia, fa parte del consiglio della Fondazione svizzera Pro Patria, del consiglio della Fondazione Ticino nostro, del comitato dell’Associazione Carlo Cattaneo di Lugano, del comitato dell’Associazione degli amici del Conservatorio della Svizzera italiana e del Rotary Club di Lugano, di cui è stato anche presidente. L’elenco continua con l’Associazione degli amici del Museo cantonale d’arte, della CORSI, del Festival internazionale del film di Locarno, degli Amici dell’Accademia di architettura di Mendrisio, degli Amici della Scala, del Museo etnografico della valle di Muggio, della Pro Valle di Muggio e dell’Accademia italiana della cucina. La discussione sarà seguita da un momento conviviale con piatto caldo a sorpresa offerto dalla CORSI e cucinato dagli apprendisti cuochi della SPAI. sabato 26 ottobre ore 17.00 La CORSI offre un’esibizione del Quintetto Bislacco domenica 27 ottobre ore 16.00 La CORSI offre una seconda esibizione del Quintetto Bislacco I brani eseguiti dal Quintetto sono stati scelti sulla base di un nesso con il tema della gastronomia. La presentazione è a cura di Giacomo Newlin, giornalista gastronomico della Rete Uno (RSI), che affiancherà la CORSI nell’animazione dello stand per tutta la durata della fiera. Lo stand della CORSI ospiterà anche l’OSI e la Fondazione Monte San Giorgio. * per ulteriori dettagli vi invitiamo a visitare il nostro sito internet www.corsi-rsi.ch VENITE A TROVARCI! CON.CORSI Spedite al nostro segretariato CORSI entro e non oltre il 1° novembre 2013 una vostra ricetta originale e inedita, i cui ingredienti principali inizino con le lettere che compongono la parola C-O-R-S-I (spezie, aromi e condimenti semplici verranno considerati ingredienti secondari, e potranno essere inclusi a piacere). Ad esempio: Cetrioli, Olive, Riso, etc.. La nostra giuria, composta da Giacomo Newlin e Raffaella Biffi (conduttrice della trasmissione RSI Piatto forte), decreterà il vincitore del concorso, che si aggiudicherà una trasferta gratuita con la CORSI in occasione di uno dei suoi eventi 2014. Le ricette potranno anche essere consegnate direttamente al nostro stand a Sapori e Saperi, dal 25 al 27 ottobre al Mercato coperto di Mendrisio. PARTECIPATE ANCHE VOI! Segretariato CORSI, via Canevascini 7, cp, 6903 Lugano oppure [email protected] per.corsi CORSI IN BUCALETTERE Giornalisti e penne note ci scrivono 30 IL REALE VALORE DELLA METÀ Ci si può accontentare di un piccolo aumento delle donne di fronte a una telecamera, a un microfono o con la penna in mano? No. Se è vero che qualche passettino in avanti è stato compiuto rispetto ai tempi in cui l’unico volto femminile era quello delle “signorine buonasera”, nel mondo dell’informazione le donne sono ancora ampiamente sottorappresentate. E quando si tratta di posti dirigenziali, la situazione è ben peggiore. L’editoriale del numero di giugno di per. corsi, dedicato «all’altra metà del cielo, componente essenziale, seppur non sempre sufficientemente considerata, della complessa realtà umana», annuncia l’avvio di un ciclo di conferenze dedicato alle giornaliste. E comunica una sostanziale parità di genere nelle nuove richieste di adesioni alla CORSI. Non possiamo che rallegrarcene, sperando che sia un segnale propizio per un chiaro cambiamento di paradigma. Sì, perché purtroppo i numeri sono spietati. Nel consiglio regionale della CORSI su 25 membri, solo 4 sono donne; nel Comitato del consiglio regionale 6 membri su 7 sono uomini; nel Consiglio del pubblico su 17 membri, 6 sono donne. La vicepresidenza del Consiglio regionale e del Comitato affidata a una donna (Anna Biscossa), la presidenza e la vicepresidenza del Consiglio del pubblico declinata al femminile (rispettivamente Tiziana Mona e Raffaella Adobati Bondolfi) non possono certamente essere soddisfacenti in termini di rappresentanza di genere, sebbene si tratti di personalità (conosco personalmente solo Biscossa e Mona) di assoluto valore e schierate da una vita in favore delle pari opportunità e dei diritti delle donne. A conti fatti, nel quadro complessivo delle strutture della CORSI, l’altra metà del cielo è confinata ai bordi della cornice massiccia, garante di una visione patriarcale e purtroppo legata a rigorose ma anche logore logiche di spartizione politica. Non basta, come dicevo, l’aumento di donne nelle redazioni: i commenti, le opinioni, gli editoriali sono sempre e ancora ampiamente in mani maschili, così come i posti di responsabilità o di direzione di testate e dipartimenti. È il solito soffitto di cristallo che impedisce alle donne di raggiungere i massimi livelli di una carriera giornalistica. Esattamente come altre forme di potere, anche l’informazione perpetua una discriminazione di genere. Eppure di donne capaci e competenti ce ne sono. Rivendicare una maggiore presenza di donne anche nelle stanze dei bottoni - dove si prendono le decisioni e dove dunque si esercita il potere - non è solo una questione di genere, ma anche e soprattutto di società. È davvero realizzabile la parità tra donna e uomo se non vi è parità di rappresentazione anche nell’informazione, tenuto conto del suo impatto sull’opinione pubblica? Senza un’informazione capace di integrare la componente di genere, sarà tutto molto più difficile. Valorizzare regolarmente - e non solo come fatto sporadico - la rappresentazione reale e non stereotipata della molteplicità di ruoli del mondo femminile, è fondamentale. Non solo a livello di produzione e di diffusione dell’informazione, bensì anche a livello di strutture della CORSI, che si fa garante del rispetto del servizio pubblico e delle esigenze dell’utenza della Svizzera italiana. Una CORSI davvero rappresentativa della società in cui si muove, dovrebbe avere nei propri organi un numero nettamente maggiore di donne. Non basta tuttavia aspettare che esse si facciano avanti. Occorre proporle e soprattutto sostenerle votandole. La storia delle donne svizzere - e delle donne di molti altri paesi - è una storia di santa pazienza, di attese, di resistenza, quasi fossimo tutte destina- te alla maratona. Ogni piccolo passo compiuto, conquistato con fatica e caparbietà, rappresenta dunque un successo. Il progetto “Storie di donne” - che coinvolge la CORSI, la RSI e la Commissione pari opportunità del cantone Ticino - è indubbiamente una buona iniziativa e si inserisce nel solco del dibattito sui rapporti tra donna e media, che in molti paesi ha ritrovato vigore grazie anche al successo del documentario-denuncia Il Corpo delle donne di Lorella Zanardo. Sarebbe però auspicabile trasformare il progetto in concrete proposte operative. Perché se sul principio e il valore delle pari opportunità la condivisione è praticamente unanime, quando si tratta di tradurli in pratica svaniscono come per incanto dalla lista delle priorità o vengono considerati una fastidiosa palla al piede. Lasciare il legittimo spazio all’altra metà del cielo - attribuendo alla “metà” non un valore simbolico, vagamente romantico o drammaticamente approssimativo - sarebbe davvero il minimo sindacale. Françoise Gehring giornalista per.corsi PER.CORSI CRITICI Una rubrica di critica radiotelevisiva TELE &ALTRE VISIONI di Antonella Rainoldi In un periodo infelice come l’estate i telefilm USA mantengono accesa l’attenzione degli appassionati, grazie anche alle mosse dei programmatori. Possiamo parlare di questo, invece di discettare sull’eccessiva presenza della serialità americana in palinsesto? A guardare il ranking, la classifica delle serie più seguite dal 17 giugno al 31 agosto, su LA 1, si resta a bocca aperta, stupiti dai numeri. Castle è il telefilm più visto, con 41’700 spettatori e oltre il 34% di share. Grey’s Anatomy, medical drama adorato dal pubblico femminile, con 30’200 spettatori e il 31,4% di share è il secondo titolo in classifica. Seguono The Mentalist (26’400, 27% di share), Private Practice (26’200, 26,3% di share) e Criminal Minds (21’400, 25,7% di share). Solo al sesto posto arriva Body of proof: undici puntate per una media di 19’700 persone, 26,1% di share. Body of proof non è certo un prodotto di altissimo livello, ma ha un numero importante di fedeli. E a noi serve per definire la strategia di programmazione della RSI. Nessuno parla mai della capacità della RSI di valorizzare i telefilm americani. Lo facciamo noi in questa sede. La critica costruttiva, come la chiamano alcuni pensatori, può aspettare. Per salvaguardare il piacere della visione telefila non basta proiettare serie di qualità: bisogna saper costruire il palinsesto prestando attenzione al pubblico di riferimento, garantire una certa ritualità, rappresentare un contenuto appealing in anteprima, possibilmente anticipando l’Italia nella prima visione. Sono tutte caratteristiche indispensabili per attirare l’audience. Così sono nati i martedì, mercoledì e venerdì sera all’americana, con la successione di tre telefilm diversi, ciascuno con un solo episodio, e un ordine sequenziale ben ragionato. Prendiamo il “venerdì poliziesco” tutto estivo. Body of proof è una delle serie più seguite, giustamente precede The Closer, un po’ meno forte, e la trascina. Ma anche il terzo titolo ne trae vantaggio: è successo con Law & Order: Special Victims Unit. Difficile, invece, il debutto de Il becchino, serie 31 in quattro puntate della SRF trasmessa dalla RSI a partire dal 30 agosto in lingua originale con sottotitoli (il prodotto non è niente male, è anche una riflessione sulla fiction europea). In termini di ascolti, il venerdì si è rivelato fanalino di coda: dieci edizioni per una media di 15’200 spettatori, 22,9% di share, oltre otto punti in meno il 30 agosto. Mentre le serate del martedì e mercoledì non sono mai scese sotto il 23,5% e 24,5% (uno spettatore su quattro ha scelto di seguire la RSI). Bisogna però mettere in conto gli effetti della contro programmazione: se il “venerdì poliziesco” non avesse subito la concorrenza di Rai e Mediaset, avrebbe certamente avuto esiti molto più confortanti. (in collaborazione con Lara Moro, Medienreferentin RSI, elaborazione Panel TV Mediapulse) DIVENTATE SOCI DELLA CORSI! Il/la sottoscritto/a chiede di diventare socio/a della CORSI: Compilate il modulo qui a fianco e con una quota unica di CHF 100 potrete unirvi a noi. nato/a il Siamo già oltre 2’500! domicilio Per tutte le condizioni di adesione: www.corsi-rsi.ch e-mailtelefono nome e cognome professione attinente di nazionalità ho conosciuto la CORSI tramite ■ internet ■ evento CORSI ■ evento OSI ■ altro luogo e data firma compilare e spedire al Segretariato CORSI, via Canevascini 7, cp, 6903 Lugano per.corsi CORSI IN CALENDARIO 32 EVENTI 21 OTTOBRE, COIRA SALA MULTIFUNZIONALE SEDE RTR, ORE 18.00 LA RSI TRA LE CULTURE POLITICHE 23 OTTOBRE, MENDRISIO AUDITORIO LICEO CANTONALE, ORE 15.00 SOLITUDINE E ISOLAMENTO, COME USCIRNE? 25 OTTOBRE, MENDRISIO MERCATO COPERTO, ORE 18.30 LA RSI TRA REGIONE E NAZIONE 25-27 OTTOBRE, MENDRISIO STAND CORSI-RSI A SAPORI E SAPERI 2013 22 NOVEMBRE, LUGANO-BESSO STUDIO 2 RSI, ORE 20.30 CONFERENZA DEL CICLO 2013-2014 “UNIVERSO FEMMINILE E MEZZI DI COMUNICAZIONE” 16-23 NOVEMBRE, BELLINZONA (DATA DA ANNUNCIARE) EXPOCENTRO PREMIAZIONE CONCORSO CORSI “GIOVANI AUTORI” 2013 NELL’AMBITO DEL FESTIVAL CASTELLINARIA INOLTRE: (DATA DA ANNUNCIARE) IN DIRETTA DAGLI STUDI TV DI COMANO 60 MINUTI CHIUSURA DEL CICLO DI SERATE PUBBLICHE CORSI 2013 SEGUITECI ANCHE SU FACEBOOK WWW.FACEBOOK.COM/ CORSIRSI 29 NOVEMBRE, LOCARNO CHIESA DI SAN FRANCESCO, ORE 20.30 CONCERTO OSI SEDE SUPSI, A PARTIRE DALLE 19.00 APERITIVO DI BENVENUTO PER I NUOVI SOCI CORSI 2013 E YOUTUBE WWW.YOUTUBE.COM/ CORSIRSI PARTECIPATE AI NOSTRI EVENTI E UNITEVI ALLA CORSI! E MANDATE AL CONSIGLIO DEL PUBBLICO LE VOSTRE OSSERVAZIONI WWW.PUBBLICORSI.CH NE TERREMO CONTO! SEGUITE I NOSTRI AGGIORNAMENTI COSTANTI: VISITATE WWW.CORSI-RSI.CH IMPRESSUM Editore: CORSI Società cooperativa per la radiotelevisione svizzera di lingua italiana Contatti: www.corsi-rsi.ch [email protected] Tel: +41 (0)91 803 65 09 o +41 (0)91 803 60 17 Fax: +41 (0)91 803 95 79 casella postale, via Canevascini 7 6903 Lugano Redazione: Chiara Sulmoni Giampaolo Baragiola Progetto grafico e impaginazione: Marco Mariotta Designs Cristina Hurni Immagini: Alessandro Crinari Ali Kashef al-Ghataa Daniel Vass Loreta Daulte Sito internet: Cryms sagl, Manno Stampa: Tipografia Stucchi SA, Mendrisio