per.corsi ottobre 2013 - Corsi

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per.corsi ottobre 2013 - Corsi
per.corsi
EDITORIALE
S O C I E T À C O O P E R AT I VA P E R L A R A D I O T E L E V I S I O N E S V I Z Z E R A D I L I N G U A I TA L I A N A
OTTOBRE 2013
PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI
Camere federali alla RSI –
Il rapporto del CP 2
PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI
Trasmissioni elettorali sotto la
lente – Il caso del mediatore 6
CORSI INCONTRO
Intervista a Paola Ceresetti 7
CORSI DIETRO LE QUINTE
Lingua, dizione e pronuncia 11
PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI
Riunioni del CR e del CP 15
CORSI DIETRO LE QUINTE
I nuovi programmi della RSI 16
PER.CORSI COMUNI
Serate pubbliche
e altri eventi 18
CO:RSI
Il senso e l’efficacia di una società cooperativa sono
garantiti da una solida e crescente base di affiliati, mentre
la sua voce si fa sentire attraverso l’azione e la partecipazione di soci attivi, coinvolti e propositivi.
È con questo obiettivo che la CORSI, quale rappresentante del pubblico di lingua italiana della RSI, si impegna
costantemente a raggiungere ascoltatori e spettatori con
un ventaglio di eventi il più diversificato possibile. I primi
otto mesi del 2013 sono stati per noi molto positivi e
incoraggianti, con oltre 60 richieste di adesione. Ringraziamo di cuore i nuovi arrivati e invitiamo coloro che ci
leggono o che ci incontrano alle nostre manifestazioni, a
considerare la possibilità di unirsi a noi.
Quindi, se vi stanno a cuore i programmi della RSI; se
volete farci sapere cosa ne pensate e fare in modo che
le vostre opinioni e i vostri suggerimenti possano essere
presi in considerazione; se vi piace l’idea di incontrare di
persona giornalisti e dirigenti radiotelevisivi; se pensate
di partecipare ai nostri eventi rivolti a ogni fascia di pubblico; se desiderate approfittare delle proposte esclusive
del nostro CLUB (viaggi, concerti e promozioni speciali)
DATECI PIÚ FORZA
DIVENTATE SOCI DELLA CORSI!
info su: WWW.CORSI-RSI.CH
Dino Balestra –
“È la nuova TV, bellezza!” 22
CORSI OLTRE
50 anni di RTR 23
CORSI FUORI
Incontro con l’ATTE 25
PER.CORSI DEI SOCI
Fondazione svizzera
Pro Venezia 27
CORSI FUORI
Ci vediamo a
Sapori e Saperi 2013! 29
CORSI IN BUCALETTERE
Françoise Gehring –
Il reale valore della metà 30
PER.CORSI CRITICI
SOMMARIO
PERIODICO DELLA
Antonella Rainoldi –
Tele & altre visioni 31
CORSI IN CALENDARIO
Eventi pubblici 32
PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI
Notizie dagli organi e
dal Consiglio del pubblico
per.corsi
per.corsi
2
3
Ogni anno il Consiglio del pubblico costituisce al suo interno diversi gruppi di
lavoro incaricati di valutare la qualità delle trasmissioni andate in onda alla RSI.
Le osservazioni e le conclusioni scaturite da questi incontri vengono trasmesse
alla direzione RSI e confluiscono nel Rapporto annuale d’attività CORSI, a
disposizione di tutti i soci. In ogni numero della nostra rivista, vi proponiamo
in anteprima l’analisi di un gruppo di lavoro.
MONITORAGGIO DELLA COPERTURA DELLA SESSIONE ESTIVA
DELLE CAMERE FEDERALI 3 - 21 GIUGNO 2013
In occasione degli ultimi lavori parlamentari prima della pausa estiva 2013, il
Consiglio del pubblico ha esaminato servizi e corrispondenze da Palazzo federale. Sono emerse le osservazioni presentate nel rapporto che potete leggere
in queste pagine, discusse anche nella seduta del 13 agosto con il direttore RSI
Dino Balestra e con il responsabile dell’informazione Maurizio Canetta.
Ecco le emissioni prese in considerazione dal monitoraggio del Consiglio del
pubblico: RSI TG principale ore 20.00 e RG ore 12.30 (con alcune osservazioni
su RTS Le 19h30 e SRF Tagesschau).
nonostante l’importanza, è stata
piuttosto negletta. Sufficiente invece lo
spazio riservato ad altri soggetti,
dibattuti in Parlamento o d’interesse
1. Con quale profondità e spessore
nazionale, quali la proposta di Econosono trattati i temi cruciali.
La sessione oggetto di monitoraggio ha mie Suisse sulla fiscalità delle imprese
straniere, l’iniziativa della Marche
avuto un carattere particolare, in
blanche contro i pedofili, l’approvazione
quanto a monopolizzare i lavori delle
Camere (e l’interesse generale) è stato della definizione di “Swiss Made”, il
il dibattito riguardante la cosiddetta Lex rifiuto delle due iniziative UDC (immiUSA che, con i corollari della questione grazione e famiglie), la proposta del
Consiglio federale sulla possibilità di
Snowden-attività CIA in Svizzera e del
analisi sugli embrioni.
rapporto Aymo Brunetti (scambio
automatico di informazioni), ha fatto la
parte del leone nei servizi di cronaca e 2. Comprensibilità e completezza.
di approfondimento. La copertura della La comprensibilità in generale è buona.
Tuttavia, in relazione alla Lex USA (e
sessione estiva si è risolta (e questo
non solo) si evidenziano anche provale per le tre reti televisive) per due
blematiche di una certa importanza,
terzi nell’esame di questo argomento,
sia in merito alle scarse spiegazioni dei
pur certamente centrale.
Ampia comunque la gamma dei temi di livelli istituzionali nei quali si svolge il
dibattito e delle procedure decisiocui i TG hanno dato conto anche se
nali, sia sulla definizione chiara della
alcuni, quali gli investimenti per le
infrastrutture ferroviarie e la moratoria materia in discussione. In particolare,
sull’apertura di nuovi studi medici, sono spesso i corrispondenti tralasciano
di precisare a che livello si svolgano i
stati un po’ schiacciati dal peso della
lavori parlamentari (ad esempio poca
Lex USA; avrebbero meritato un
chiarezza nella distinzione tra proposte
approfondimento, in particolare
evidenziando gli effetti delle decisioni a del Consiglio federale e dibattiti del
Legislativo, tra lavori commissionali e
livello regionale. La revisione dell’AI,
TELEGIORNALE
ORE 20.00
dibattiti nel plenum, tra voti di entrata
in materia e decisioni nel merito). È
opportuno essere più rigorosi e chiari,
senza pedanteria. La questione si nota
chiaramente nelle edizioni del 12.06.13
dove non si è distinto con chiarezza tra
dibattiti di entrata in materia e discussioni di merito, tra lavori commissionali
e discussioni nel plenum della Camera;
lo stesso giorno non si sono sottolineate, e comunque non sufficientemente,
le modifiche di sostanza che il Consiglio
degli Stati aveva apportato al testo della
Lex USA prima di approvarla, in particolare a tutela di impiegati e di terzi.
Da segnalare, per chiarezza, un servizio
di contesto della RTS il 06.06.13 sulla
Lex USA e, sempre sulla RTS, una
migliore spiegazione del tema delle
una questione ricorrente; si ha l’impressione che non vi sia sempre una
comprensione esatta delle tematiche
(in particolare di quelle ad alto tasso di
tecnicità), o almeno che non vi sia una
chiara coscienza di questa comprensione, ciò che porta ad accumulare fatti e
punti di vista, tentando così di sostituire
una non chiara lettura dell’evento con
un affastellarsi di input che non sempre
aiutano. Bisogna rendersi conto che, per
informare al meglio una platea distratta
e con un fisiologico basso tasso di
attenzione, occorre procedere “per via
di levare” e che la comprensione del
pubblico si nutre di concetti chiari, di
spiegazioni brevi e del coraggio di
adottare una chiave di lettura, anche a
costo di lasciare per strada qualche
aspetto secondario. Occorre però
capire quale aspetto è fondamentale e
quale è invece, appunto, secondario.
Dall’inizio della sessione sulla Lex USA
(e anche il mercoledì precedente,
29.05.13, quando la proposta del
Consiglio federale è stata presentata)
nei TG della RSI è mancata una formulazione chiara di che cosa fosse «la
proposta di legge urgente per consentinorme sull’analisi genetica degli embrio- re alle banche svizzere sotto inchiesta
ni proposta dal Consiglio federale
negli Stati Uniti di trasmettere al fisco
(07.06.13; qui la RSI un po’ “a rimoramericano dati coperti dal segreto
chio”). Bello anche il confronto Marra
bancario». Nel corso delle numerose
(contraria)-Baumann (favorevole), a
corrispondenze e servizi da Berna che
illustrazione del secondo “no” del
hanno seguito passo passo il va e vieni
Consiglio nazionale all’entrata in materia fra commissioni, sedute dei gruppi
sulla Lex USA (RTS 19.06.13); lo stesso parlamentari, votazioni nelle due
giorno, buon commento del corrispon- Camere si è parlato di: accordo fiscale,
dente SRF sulle possibilità del Consiglio conflitto fiscale, Lex America, Lex USA,
federale di agire sul fronte dell’assistenza intesa affinché le banche svizzere
delle banche alle autorità americane,
collaborino con il fisco americano. Non
anche in assenza della legge speciale
si è mai descritta la legge speciale, la
urgente proposta dall’Esecutivo.
quale aveva contenuti e articolazioni
Gli argomenti principali sono stati
molto chiari e brevi e facilmente
affrontati sotto varie angolature; una
presentabili. Una contestualizzazione è
preoccupazione di completezza che
stata fatta solo nella seconda settimana
non è sempre andata a favore della
di sessione, nel TG del 12.06.13,
chiarezza d’informazione. Per la RSI è
riprendendo un servizio RTS.
3. Equilibrio fra l’interesse nazionale e
le ripercussioni regionali.
Nel caso specifico, la RSI non ha
affrontato le ripercussioni regionali della
Lex USA. La SRF ha intervistato le
banche cantonali (ZH e BS) potenzialmente coinvolte nel contenzioso USA
e la RTS (11.06.13) ha dedicato
un’ampia e bella pagina alla questione
delle banche cantonali con una lunga
intervista a Pelli; ci si sarebbe atteso un
analogo interesse da parte della RSI,
visto il peso e il ruolo del settore
bancario nel cantone Ticino. Oltretutto
Pelli è presidente di BancaStato;
occasione mancata di avere un parlamentare ticinese cognito, con idee forti
sul tema (addirittura in contrasto con
quelle delle banche cantonali).
Sia sulla moratoria per l’apertura di
nuovi studi medici sia sull’aumento del
credito per le infrastrutture ferroviarie
alcune informazioni, ma anche spiegazioni sulle scarse ricadute per il Ticino
degli investimenti per le ferrovie,
sarebbero state benvenute.
Incomprensibile l’assenza di reazioni
dalla Svizzera italiana sul rapporto
SECO sugli effetti della libera circolazione; anche se c’era stata una copertura
nel Quotidiano; data l’importanza del
tema, nel TG una ribattuta ci stava.
4. Quale valore si aggiudicano le altre
regioni linguistiche e qual è il valore
aggiunto nella scelta dei parlamentari
intervistati?
L’argomento centrale della sessione
aveva una chiara valenza federale
(anche se con potenziali ripercussioni
cantonali), ciò che ha posto in subordine il riferimento non solo alla propria
regione linguistica, ma anche - e a
fortiori - alle altre.
Pelli, Rusconi, Carobbio e Pantani sono
stati i parlamentari ticinesi intervistati,
scelte pertinenti con le tematiche; per
contro, nessun grigionese ha avuto
PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI
l’occasione di esprimersi (ad eccezione
di Eveline Widmer-Schlumpf). Trovare
un giusto equilibrio fra chi scegliere per
parlare su di un determinato tema non
è sempre facile; s’impone una valutazione quindi fra competenza tematica,
competenza linguistica e rappresentatività regionale. Nel corso di questa
sessione questo equilibrio è stato
globalmente trovato. Da evitare
comunque di prendere dei parlamentari unicamente perché parlano un po’ di
italiano; inoltre, i deputati che vengono
intervistati perché competenti nella
materia specifica dovrebbero essere
fatti parlare nella loro lingua madre
piuttosto che in un italiano stentato (in
questo senso, un caso scolastico di
come non si dovrebbe fare è l’intervista
della RTS a Eveline Widmer-Schlumpf
sulla Lex USA - RTS, 11.06.13 -, dove la
consigliera federale è apparsa molto
esitante; un’esitazione causata dalla
poca padronanza della lingua francese,
ma che è apparsa come attinente al
merito della questione).
Sui TG RTS e SRF si è largamente
privilegiata la reazione di deputati
cogniti della lingua (fossero essi “poliglotti” o provenienti dalla regione
linguistica in questione), ma comunque
non si è avuta l’impressione che gli
intervistati fossero stati scelti per motivi
diversi dalla loro specifica competenza
o dal ruolo (capigruppo, presidenti di
partito) che essi ricoprono.
per.corsi
per.corsi
4
banche e il ruolo del dollaro per
l’attività bancaria e finanziaria svizzera.
sono stati trattati unicamente nelle
emissioni mattutine o serali.
6. Conflitto o scandalo quale criterio
di scelta.
Considerato l’aspetto particolarmente
tecnico del tema principale, tutti i TG
(ma in particolare quelli della RTS e
della SRF) hanno tentato di ravvivare la
questione, insistendo sulle discussioni di
corridoio, gli interessi contrapposti, il
ruolo delle lobby e degli interessi
cantonali che portavano deputati a
scostarsi dalla disciplina di partito.
Come spesso accade, i corrispondenti
SRF fanno qualche sforzo di troppo per
essere spiritosi; lo sforzo si nota e il
risultato è dubbio, comunque non
serve. Il tono sbarazzino di RTS disturba
invece meno, trattandosi di un marchio
di fabbrica del TG della RTS; se vogliono
essere spiritosi, ci riescono.
3. Qualità e comprensibilità.
Sia i testi sia i commenti possono
certamente essere considerati di buon
livello e comprensibili da tutto il
pubblico. Apprezzabile è pure l’impostazione basata sulla conversazione tra il
conduttore in studio e il corrispondente da Berna.
7. Tipologie giornalistiche e supporti
grafici.
Nello specifico si è dato fondo a tutte
le tipologie giornalistiche, con percepibile attenzione e interesse a proporre
al pubblico, pure nel caso di temi un
poco ostici (o forse proprio per
quello), un’offerta variata anche dal
punto di vista linguistico (nel senso di
linguaggio visivo).
RADIOGIORNALE
ORE 12.30
1. Temi trattati.
Il tema della Lex USA è stato la “notizia
8. Annotazioni su forma e qualità.
regina” di tutti i radiogiornali. Le
Nei TG RTS/SRF viene maggiormente
corrispondenze hanno seguito puntualdemandato al presentatore il compito
5. Rilevanza per la quotidianità dei
di fornire le articolazioni essenziali della mente lo svolgimento dei dibattiti e
dell’andirivieni della proposta di legge
telespettatori?
notizia. Nel TG RSI tutto o quasi viene
fra le due Camere, le commissioni e i
In questo caso, la scelta degli argomenti demandato al servizio. Occorrerebbe
vari gruppi parlamentari.
dipende dall’agenda dei dibattiti.
sviluppare maggiormente (ma senza
Specificatamente sulla Lex USA, si
esagerare) la componente live e soprat- L’informazione sul tema è stata insomma puntuale e precisa. L’unica pecca è
sarebbe forse potuto fare capire meglio tutto dare in quella sede la notizia
l’impatto della questione, e del conten- principale; il peso delle immagini rischia stata la mancata sottolineatura delle
cause delle divergenze. Fa comunque
zioso in generale con gli USA, sull’attivi- di deviare l’attenzione su questi
eccezione il breve ma efficace riassunto
tà bancaria e finanziaria svizzera; ad
elementi e la voce off sulle immagini
delle vicenda presentato da Johnny
esempio chiarendo il tipo di sanzioni
non catalizza sufficientemente l’attenCanonica nell’edizione del 12 giugno.
che gli USA possono imporre alle
zione del pubblico.
2. Gamma degli argomenti.
La gamma dei temi trattati nelle
cronache parlamentari non è stata
invero molto ampia. Il tema della Lex
USA è stato in effetti talmente dominante da relegare in secondo piano
tutti gli altri, compreso quello dello
“scambio automatico di informazioni”
(peraltro collegato anch’esso al settore
bancario e con implicazioni fiscali),
come pure la questione del marchio
“Swiss Made”, la moratoria sugli studi
medici, il controllo dei medicinali (e
altre questioni legate al tema della
salute), la revisione dell’AI, il conflitto
con la Germania sull’aeroporto di
Kloten, il rifiuto del divieto di velare il
volto ecc. In qualche caso, questi temi,
4. Rapporto tra interesse nazionale e
regionale.
I temi regionali non hanno avuto
un’attenzione particolare nelle cronache “federali” della sessione. Lo si
sarebbe potuto fare semmai su altri
argomenti, ad esempio sul no del
Consiglio degli Stati al divieto di velare il
volto, tema anche di una votazione
cantonale. Il poco spazio riservato alle
tematiche diverse dalla Lex USA non lo
ha comunque consentito. Del resto, è
forse un bene non confondere i piani
- federale o cantonale - su cui i dibattiti
avvengono.
L’unico argomento nel quale è stato
fatto un riferimento regionale è stato
quello dell’acquisto degli aerei Gripen,
per il quale sembra che in contropartita
l’industria svizzera - tra cui alcune
fabbriche ticinesi - potranno fornire
loro prodotti alla Svezia.
5. Parlamentari intervistati.
Contrariamente ad altre occasioni, i
parlamentari intervistati sono stati scelti
in funzione del loro ruolo specifico
nell’ambito dei temi trattati, senza
riguardo particolare per la lingua. Ad
esempio, Filippo Lombardi è stato
intervistato in quanto presidente del
Consiglio degli Stati, non in quanto
rappresentante ticinese. Si tratta di un
cambiamento apprezzabile, rispetto al
“Ticino-centrismo” o alla ricerca
disperata di qualche deputato confede-
5
rato che sappia esprimersi più o meno
bene in italiano, cui si assiste spesso in
altre occasioni.
6. Conflitti o scandali come criterio di
scelta?
Si è caduti qua e là nell’errore di non
distinguere a sufficienza fra “interessi
svizzeri” e interessi del mondo bancario,
né fra quelli delle banche (tante o
poche, comunque in numero limitato)
messe sotto accusa negli USA e quelli
della piazza finanziaria elvetica.
7. Tipologie giornalistiche.
A prevalere sono state le cronache
(talvolta introdotte da un breve dialogo
fra il conduttore in studio e il corrispondente da Berna) e le interviste, che
generalmente facevano seguito alle
cronache stesse e al suono originale di
qualche stralcio del dibattito parlamentare, nel corso del quale l’intervistato di
turno aveva espresso il suo punto di
vista.
Rari gli approfondimenti sulle cause del
contenzioso USA-banche svizzere. Va
comunque detto che la questione era
già stata trattata a più riprese in
precedenza e anche nell’ambito di altre
trasmissioni (ad esempio Modem).
Sono pure stati pochi i commenti veri e
propri. Certo, non tocca ai cronisti dare
giudizi; ma sarebbe utile aiutare il
pubblico a capire che talune decisioni
sono influenzate anche da arrièrepensées che con il tema in discussione
hanno poco o nulla a che vedere.
Franco Celio
Tiziana Mona
Paolo Sala
Giacomo Viviani
Marco Züblin
PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI
Notizie dagli organi
per.corsi
6
La rubrica del mediatore RSI propone di volta in volta un caso di reclamo
di particolare interesse. In questo numero si parla del ricorso inoltrato
da un candidato al Consiglio di Stato ospite di una trasmissione preelettorale.
La parola al supplente mediatore Stefano Vassere.
PARTECIPAZIONE A
TRASMISSIONI ELETTORALI
Il mediatore per la RSI Gianpiero Raveglia è stato chiamato recentemente
a redigere un rapporto di particolare
interesse in relazione a un reclamo
riguardante l’ambito delle trasmissioni
elettorali, conclusosi con la conciliazione
delle parti ma con l’accordo sull’opportunità di disporre comunque di un
parere. Si tratta di un settore delicato in
quanto nella valutazione dei diritti e dei
doveri sono in gioco questioni generali
quali il diritto di accesso al programma,
il principio del pluralismo e il rispetto
della pluralità, la neutralità e l’equidistanza, il principio di oggettività, i quali
acquisiscono un peso specifico rilevante
nel caso di trasmissioni preelettorali,
dove i doveri di diligenza del giornalista
paiono accrescersi in modo sensibile.
Nel caso in particolare, il reclamante,
candidato al Consiglio di Stato nelle
ultime elezioni, contesta principalmente
due cose, rilevate nell’ambito di una
trasmissione di presentazione della lista
del suo partito cui partecipavano tutti
i candidati per il governo e un rappresentante della direzione. Al reclamante
sono state poste rispetto agli altri
partecipanti (compreso il rappresentante della direzione) un numero inferiore
di domande, ritenute «oltretutto non
connesse a una tematica politica di ampio respiro, di modo che non esigevano
una risposta articolata». Al reclamo era
allegata una tabella, poi in parte confermata dai rilievi del mediatore, secondo
la quale gli erano stati concessi solo
3 interventi mentre agli altri candidati
e al rappresentante della direzione si
concedevano da 4 a 8 interventi, con
un tempo totale di parola e quindi di
antenna di 170 secondi, contro i 195345 degli altri partecipanti.
La posizione della RSI tendeva in parte
a rilevare il carattere generale della trasmissione, che avrebbe avuto l’intento
ne dei suoi programmi. Se da un lato
l’emittente deve garantire ai candidati e
ai partiti l’accesso alle sue trasmissioni e
ai suoi media secondo “criteri oggettivi”,
d’altro canto «questo principio non
significa che l’emittente debba trattare
i partiti e i candidati in maniera assolutamente identica». Alcune scelte, come
l’ordine d’entrata dei vari partiti in relazione al loro peso politico, dovrebbero
peraltro essere spiegate esplicitamente
al pubblico.
Inoltre, per le modalità di organizzazione di queste trasmissioni l’emittente
beneficia di un potere di apprezzamento. Nel caso specifico, concedendo
che «la trasmissione qui contestata era
sicuramente sbilanciata a sfavore del
di presentare più il partito che i singoli reclamante», si è ritenuto tra l’altro che
candidati separati, oltre al fatto che in
le recenti elezioni cantonali delineasseperiodi preelettorali questo genere di
ro a priori alcuni scontri tra coppie di
misurazione dell’antenna deve essere
candidati in particolare all’interno dei
inserita in un contesto più generale: a
partiti, che peraltro sono stati concontare qui dovrebbero essere non
fermati dal risultato elettorale che ha
solo e non tanto il tempo e le opporvisto proprio questi stessi candidati ai
tunità a disposizione del candidato
vertici delle preferenze espresse dal
in un’unica trasmissione, ma anche le
popolo. Nonostante ciò, il mediatore
partecipazioni ad altre trasmissioni e in ha ritenuto di raccomandare alla RSI di
sostanza le opportunità offerte ai can- prestare maggiore attenzione al tempo
didati di beneficiare di un diritto di spa- di parola e alle domande poste ai sinzio complessivo. A tutto ciò si aggiungoli candidati, «pur senza un’eccessiva
gerebbe anche la possibilità offerta di
rigidità» e informando preventivamente
opportuni interventi anche quando non i partecipanti sulla struttura prevista per
si sia direttamente chiamati a risponde- la trasmissione.
re a una domanda diretta ed esplicita:
i microfoni sarebbero, in questo senso,
concretamente sempre aperti.
Nella sede delle considerazioni, il meIl mediatore e il supplente mediatore
diatore rileva come in casi come questi sono nominati dal Consiglio del
non si ponga un problema di diritto di
pubblico CORSI con l’incarico
accesso al programma, e che il recladi vagliare i reclami degli utenti
mante può però sollevare la violazione all’indirizzo di singoli programmi diffusi
del dovere di oggettività e quella del
e dell’offerta editoriale della RSI.
dovere di pluralità e pluralismo; il tutto Rimangono in carica 4 anni.
deve comunque tenere conto dell’autonomia dell’emittente nella concezio-
per.corsi
CORSI INCONTRO
Appuntamento con il mondo che
ci osserva e che ci parla
7
CARO TG, GRAZIE!
La nostra intervista.
Lei ha percorso un lungo tratto di
strada con la radiotelevisione svizzera: giornalista e presentatrice del
TG - inviata anche in zone “calde” - e
corrispondente da Berna. Quali sono
le esperienze cui si sente più legata,
le più importanti, non solo per la sua
carriera ma anche in senso strettamente personale?
Paola Ceresetti inizia a collaborare
con l’allora TSI nel 1987, da studentessa all’Università di Zurigo. Il telegiornale
in quegli anni veniva ancora trasmesso
dalla città sulla Limmat (il passaggio a
Lugano avverrà solo nel 1988). Nel
1990 si laurea in lettere spagnole, italiane e russe. Dopo un anno di praticantato, nel 1993 diviene redattrice per il
TG, posizione che ricoprirà per i dieci
anni successivi. Dal 2003 al 2013 sarà
corrispondente politica da Berna.
Ha lasciato l’azienda radiotelevisiva
il 31 agosto 2013, per ricoprire il
ruolo di portavoce del Dipartimento
federale degli affari esteri alla missione
svizzera presso l’ONU di Ginevra.
La maggior parte dei viaggi nelle zone
difficili, dove assisti alle grandi tragedie
umane, ti insegna a essere felice di
quello che hai, a riflettere sul fatto che
nella vita non c’è nulla di definitivo o
che si possa dare per scontato; il benessere e la tranquillità possono sparire
da un momento all’altro. L’esperienza
che mi ha segnata maggiormente a
livello personale è stata probabilmente
la crisi dei profughi in Kosovo (1999); io
ero al confine con l’Albania e guardavo
tutte queste mamme che scappavano
con i loro bambini, al freddo e sotto la
pioggia - si trattava di famiglie molto
numerose con bimbi piccoli -; donne
che non avevano niente da mangiare
né per sé né per i propri figli. Per anni,
guardando mio figlio dormire nel suo
letto, con la pancia piena, ho pensato a
quanto potessi ritenermi fortunata.
Un’esperienza “stravolgente” un po’ per
tutti nel mestiere - una lezione che ci
ha fatto male ma dalla quale abbiamo
imparato molto - è stata la rivoluzione in Romania, nel 1990. Da un lato
c’erano Ceasescu e la Securitate che
difendevano lo stato totalitario, dall’altro il popolo, coloro che cercavano
di liberarsi da questo giogo. Per molti
giorni il destino del regime è rimasto
incerto, mentre le agenzie battevano
bilanci terrificanti, si parlava di 70’000
morti, cadaveri sulle strade, cecchini
che sparavano sulla popolazione e via
dicendo. Noi avevano alcuni colleghi
sul terreno (per la RSI, Aldina Crespi e
Tiziana Mona), che però non potevano
confermarci queste notizie, in quanto
non ne erano testimoni. In redazione arrivavano immagini di cecchini
appostati sui tetti che non si vedevano
però mai sparare, e di cadaveri, tra cui
ricordo una madre con un bebè in
braccio, una cosa straziante… In questa
occasione ci siamo tutti fatti prendere
la mano, nonostante le smentite dei
nostri corrispondenti, e poi è emerso
che si trattava di una montatura da
parte dei rivoltosi, interessati a fare
apparire la situazione ben più grave di
quel che era, per ottenere il sostegno
della comunità internazionale. La maggioranza dei media (non solo svizzeri)
è così caduta in una trappola che ha
insegnato l’importanza di verificare i
fatti non una, ma più e più volte, e a
dare retta di più a chi è sul terreno.
Un’altra esperienza importante l’ho
fatta in Qatar, lavorando per la prima
volta con dei colleghi arabi, ai tempi
dell’invasione statunitense dell’Iraq nel
2003: mi sono accorta di come questi
giornalisti ci conoscessero perfettamente - parlavano inglese, francese, italiano,
alcuni erano perfino stati a Berna, Zurigo o Ginevra - mentre io a malapena
sapevo pronunciare i loro nomi. Mi
sono resa conto di quanto spesso noi
occidentali possiamo soffrire di egocentrismo e quanto sia essenziale fare uno
sforzo per conoscere, per andare verso
gli altri.
Negli ultimi anni i media e il mondo
dell’informazione sono molto cambiati. Come ha vissuto questa evoluzione
alla RSI?
La tecnologia ci facilita senz’altro la vita,
e di molto. Quando iniziai, a Zurigo
avevamo una macchina per scrivere
meccanica. Ricordo che mi si incastravano sempre le dita tra i tasti ed
essendo totalmente incapace di battere
per.corsi
CORSI INCONTRO
a macchina, per completare un testo mi
ci volevano ore; allora si usava la carta
carbone -una copia della notizia andava
al capo edizione, una al presentatore e
una al lettore off- e non potevi sbagliare, altrimenti avresti dovuto ricominciare tutto daccapo. Uno dei divertimenti
più comuni dei colleghi “sperimentati”,
come Marco Filippini ed Eros Costantini, era quello di lasciarmi arrivare a
tre quarti del testo per poi battere un
tasto a caso, e obbligarmi a riprendere
dall’inizio. Il computer in questo senso
ci è stato d’aiuto e oggi noi possiamo
comunicare con il mondo intero in
un attimo, mentre “ai tempi” riuscire a
parlare al telefono con l’inviato in Sudamerica era tutt’altro che facile. Uno
svantaggio è che i ritmi di lavoro sono
accelerati tantissimo e di conseguenza
i tempi di riflessione si sono notevolmente accorciati. È un peccato, perché
spesso hai bisogno di fermati un momento a riflettere su quello che vedi e
su quello che ti raccontano le persone.
Quando ho iniziato, non esisteva il TG
delle 12 e un duplex (corrispondenza
in diretta, ndr) o una diretta erano un
fatto eccezionale. Se si pensa che oggi
un giornalista potrebbe dover fare un
duplex alle 12, poi scrivere un pezzo
per la sera, accompagnato magari da un
nuovo duplex…!
Anche il modo di informarsi è cambiato: non si aspetta più il TG delle 20 per
sapere che cosa è successo nel mondo,
quando si possono leggere in ogni
momento i giornali online. Per questo
credo che il TG debba dare qualcosa in
più della sola notizia, deve fornire spiegazioni, approfondimenti, avere ospiti.
Oggi si chiede molto ai giornalisti,
in termini di preparazione, ma fare
questo lavoro è sempre appassionante,
soprattutto quando vai a scoprire cosa
sta dietro la notizia. Il giornalismo di
qualità ha un futuro laddove è - e sarà
- capace di contestualizzare la massa di
notizie che troviamo in rete. Il giornali-
sta deve cioè assumere sempre di più il
suo ruolo di mediatore fra l’avvenimento e chi lo vuole conoscere e capire.
Il fatto che il TG non abbia redazioni
tematiche (gli esteri, il nazionale ecc.)
può rendere le cose più complicate
per i giornalisti, considerati anche i ritmi accelerati cui ha appena accennato?
In realtà no, perché ci si può sempre
appoggiare agli altri. Fra colleghi, ci si
sente e ci si aiuta. Chi ha competenze
specifiche, le può condividere con chi
deve occuparsi di quel tema particolare, anche se, naturalmente, le aspirazioni personali dei giornalisti vengono
nel limite del possibile prese in considerazione. Anche a me è successo, a
per.corsi
8
Berna, di dover spiegare ad altri colleghi
come presentare o spiegare una notizia
nazionale. Le redazioni tematiche al
TG sono state tentate molte volte, ma
non è stato possibile portarle avanti a
causa del numero ridotto di giornalisti. Si pensi al fatto che il telegiornale
deve coprire un sacco di turni, e quello
del presentatore, in particolare, è un
ruolo che “mangia” forze in redazione,
limitando la disponibilità di un collega
magari molto bravo perché già previsto
alla conduzione di un’edizione del TG.
Per i tedeschi e per i romandi è un’altra
storia, loro hanno più collaboratori. Ad
ogni modo, l’importante è ricordare
che non sei solo, anche quando affronti
un argomento che non conosci bene.
Ci dia uno spaccato della vita del
corrispondente a Berna.
Berna è un posto di lavoro magnifico,
con redazioni trilingue per la TV, quadrilingue per la radio. Si lavora molto insieme, anche se con mentalità, esigenze
e approcci diversi; si discute parecchio,
si parla apertamente, ci si confronta
sulla politica ma anche sui pezzi dei
colleghi. Il tutto in modo molto sereno.
E poi l’accesso diretto che hanno i
giornalisti accreditati a chi la politica
federale la fa ogni giorno (un privilegio
in Svizzera, inimmaginabile anche solo
in Italia o Francia) permette di capire
meglio le dinamiche delle prese di
decisione. Un vero lusso.
In un rapporto che ha preso in esame
la copertura della sessione estiva
delle Camere federali alla RSI (2013),
il Consiglio del pubblico della CORSI
sottolinea l’importanza di spiegare
© Servizi del Parlamento 3003 Berna
9
le tematiche in discussione a Berna
“per via di levare”, cioè selezionando dall’insieme di dati e di voci le
informazioni essenziali per capire
le varie questioni in gioco. Questo
presuppone un’ottima comprensione
degli argomenti stessi da parte del
corrispondente, fatto che non viene
dato per scontato. Come risponde a
questo appunto, sulla base della sua
esperienza?
cultura possono dare di più, e proporsi
loro stessi come strumento didattico.
Di questa cosa discutono molto anche
i colleghi tedeschi, perché negli ultimi
anni c’è una sorta di pudore nell’utilizzare direttamente le competenze dei
giornalisti: facendo intervenire l’esperto
si ha l’impressione di essere percepiti
come più credibili. Fidiamoci invece dei
giornalisti della RSI, che per la maggior
parte sono molto preparati.
Il corrispondente è pagato per essere bene in chiaro, e dal mio punto di
vista lo è. Appena arrivi a Berna inizi a
“leggere-leggere-leggere”, impari, metti
il naso nei dossier - a Berna come
a Washington o a Roma -. Certo, il
lavoro di volgarizzazione non è semplice, a fronte di tematiche complesse. Al
TG il giornalista ha a disposizione solo
un minuto e mezzo per riassumerle, e
lavorando per il servizio pubblico deve
considerare la pluralità delle opinioni,
non si possono certo presentare le
questioni sotto l’angolo che si predilige.
Una cosa che si potrebbe fare di più,
e non mi riferisco solo ai pezzi che
trattano di politica, è quella di rivalutare
il ruolo del giornalista quale veicolo di
spiegazione. Fino a una decina di anni
or sono, c’erano colleghi di grande
esperienza che non esitavano ad affiancare il presentatore per proporre un
commento, una “news analysis”, fornire
didascalie, un supporto didattico. Questo ruolo è oggi coperto dagli esperti,
si va a chiamare il professore universitario o il politico che si è occupato di
un particolare dossier. Secondo me i
giornalisti che hanno competenze specifiche o che rientrano da un viaggio,
che conoscono bene un paese o una
Un altro rischio in cui può incorrere
il corrispondente è quello di partire dal presupposto che il pubblico
sia sufficientemente al corrente o
preparato sulle questioni federali
(incluse nozioni di civica). Non è
sempre così. Come evitare di cadere
in questo errore e, soprattutto, come
si può riuscire a rendere interessanti
notizie che di per sé possono risultare
pedanti o tecniche?
Vengono già fatti grossi sforzi in questo
senso, anche se limitati dai pochi mezzi
a disposizione della RSI. Il vantaggio
è che a Berna si lavora con i colleghi
svizzero-tedeschi o romandi, e quindi
si può spesso ricorrere al loro materiale e alle loro interviste. L’ideale per
permettere allo spettatore di capire e
sentirsi coinvolto, consiste nel cercare una storia che visualizzi il dibattito
parlamentare. Se si parla, per esempio,
della revisione della legge sull’invalidità
e si dice che chi ha una malattia psichica in un determinato caso non riceverà
più la rendita, mostrare una persona
che si trova in questa situazione, far
vedere le difficoltà con cui si confronta,
avvicina la problematica al pubblico.
Certo, poi si deve anche riferire del
per.corsi
10
per.corsi
CORSI DIETRO LE QUINTE
Appuntamento con la rubrica dedicata ai
messaggi degli ascoltatori e degli spettatori
11
Tutti possono esprimere un’opinione sui programmi RSI in modo semplice e diretto; basta infatti
scrivere un messaggio all’indirizzo [email protected] o collegarsi al sito pubblicorsi.ch e affidare le
proprie impressioni a 1’000 battute. Il Consiglio del pubblico esamina i messaggi nel corso delle
sue riunioni mensili, alle quali partecipa anche il direttore della Radiotelevisione.
dibattito parlamentare, soprattutto se
si fa servizio pubblico. E’ chiaro che, in
questo modo, uno stesso tema porta
a dover realizzare due pezzi invece che
uno solo, e qui torniamo alla questione delle risorse. A Berna non è un
gran problema perché si può contare
anche sul lavoro dei colleghi delle altre
regioni. Con altri temi è più laborioso,
anche se i capi edizione si sentono un
paio di volte al giorno per informarsi
su che cosa producono gli altri. La RSI
utilizza molto materiale filmato dalle
altre TV svizzere, e se un potenziale di
miglioramento esiste, credo sia legato
proprio alla collaborazione con le altre
redazioni, non solo per gli italofoni, ma
in generale, anche tra germanofoni e
romandi.
Secondo lei, la RSI è sufficientemente
attenta a ciò che avviene nel resto
della Svizzera?
Il TG della RSI è sempre stato molto
svizzero, più svizzero di quello prodotto
dai colleghi romandi e tedeschi, il più
svizzero di tutti. E non è nemmeno un
merito, ma è dovuto piuttosto al fatto
che la nostra unità aziendale ha meno
forze. Spesso i nostri colleghi al di fuori
della Svizzera italiana realizzano pezzi
molto interessanti anche per la RSI,
e da lì si attinge parechio, e forse si
potrebbe attingere ancor di più.
E le radiotelevisioni delle altre regioni
linguistiche quanto sono aperte alle
diverse realtà federali, in particolare a
quella della Svizzera italiana?
Gli svizzero-italiani godono di un
grande capitale di simpatia presso gli
svizzero-tedeschi, che poi però tollerano male lo scadimento del dibattito
politico, i colpi bassi, le campagne
combattute “di pancia” piuttosto che a
suon di argomenti e di fatti… Questo
non ci fa bene, perché anche nelle
questioni e nelle battaglie più serie ne
esce un’immagine folcloristica con cui
dobbiamo fare i conti. I romandi sono
LA QUESTIONE DELLA
LINGUA, TRA
DIZIONE E PRONUNCIA
un po’ più comprensivi anche perché
hanno una situazione simile, soprattutto a Ginevra, dove - come noi abbiamo
la Lega dei ticinesi – c’è il Movimento
dei cittadini ginevrini (MCG), il quale
adotta strategie di comunicazione
poco diplomatiche che spesso puntano
anche sul colpo basso mediatico. Però
il capitale di simpatia presso i romandi
è molto minore rispetto a quello di cui
godiamo presso gli svizzeri tedeschi,
forse per il fatto che i romandi stessi
sono una minoranza. Insomma, se gli
italofoni vogliono ottenere qualcosa a
Berna devono puntare sul sostegno degli svizzero-tedeschi. Perciò l’immagine
che la maggioranza ha di noi è molto
importante.
Il suo nuovo ruolo all’ONU implica
un’attenzione particolare alle relazioni
internazionali. Come valuta la copertura degli esteri da parte della RSI,
anche rispetto a ciò che propongono
rispettivamente la RTR, la DRS e la
RTS?
Il TG della RSI ha avuto un grande
maestro in Aldo Sofia, molto esigente
e attento sugli esteri, onnipresente in
redazione, sempre pronto a dirti “leggi
questo, leggi quest’altro, chiama questo
o quell’altro”, una guida che ha dato
un’impronta straordinaria e di grande
qualità al telegiornale. E questo è un
capitale che resta. Poi sia per impostazione sia per scelta editoriale, il TG
ha voluto sempre essere un servizio
pubblico “svizzero”, con un ordine di
news che dalla Svizzera si apre verso
gli esteri. I colleghi romandi hanno fatto
una scelta che privilegia il nazionale e
il locale, mentre l’estero viene tratta-
to solo in casi di eventi di particolare
rilevanza. Il TG degli svizzero-tedeschi
è più corto rispetto a quello della RSI,
quindi con meno notizie, ma una buona
apertura verso l’estero.
Che cosa apprezza particolarmente
alla RSI? Continuerà a seguirla?
Con tre ragazzi in casa (mio figlio e
i due figli di mio marito), la mia vita
privata non mi permette al momento
di sedermi in poltrona la sera a guardare la TV, ma recupero il TG online la
mattina in ufficio. Ai miei ex colleghi più
maturi, auguro di tutto cuore di trovare
il tempo, la voglia e la volontà di investire nella formazione delle nuove leve. Di
prepararle alla ricerca e verifica delle
informazioni, alla presentazione, alla lettura. Si tratta di un lavoro sicuramente
non facile, soprattutto quando si va di
corsa. Il rischio è che i giovani vengano
lasciati un po’ a sé stessi. Spero che il
TG possa mantenere il capitale di competenze di cui dispone e trasmetterlo
ai nuovi arrivati.
Dopo la partenza di Paola Ceresetti, a
Berna rimangono i seguenti corrispondenti TV: Saul Toppi, Simona Cereghetti,
Fabio Storni.
Le voci dalla capitale federale per la
radio sono invece di: Johnny Canonica,
Mattia Serena e Roberto Chiesa.
Nel complesso, a coprire il territorio
svizzero per la RSI sono 11 corrispondenti TV e 10 corrispondenti radio.
Prendendo spunto dai commenti e
dalle critiche depositate nella nostra
casella di posta elettronica e rivolte alla
programmazione radiotelevisiva,
poniamo alcune domande a Maurizio
Canetta, responsabile del dipartimento
informazione RSI, e a Francesco
Coluccia, responsabile del dipartimento intrattenimento RSI. Sotto la lente in
questo incontro: dizione, pronuncia e
linguaggio di chi sta davanti a microfoni
e telecamere.
Capita di tanto in tanto che il pubblico ci segnali errori di dizione e di
pronuncia (incluse malcelate cadenze
regionali) da parte degli animatori e
dei giornalisti; un utente invita la RSI
a insegnare ai presentatori la giusta
respirazione per una lettura corretta
e comprensibile dei testi. In che modo
la formazione RSI si occupa di questi
aspetti, sono previsti corsi appositi?
MC: I giornalisti che vanno al microfono e in video seguono formazioni
ad hoc, nelle quali vengono forniti gli
elementi base (respirazione, attenzione
alle pronunce e al ritmo, gestualità). Ci
sono poi dei così detti richiami, che
servono a correggere vezzi o errori
che con il tempo possono incrostarsi.
Quelli della lettura e della conduzione
sono capitoli molto importanti, perché
volto e voce sono parte integrante del
messaggio e della comunicazione. Sono
cosciente che abbiamo dei limiti e che
ci sono delle aree di miglioramento.
Proprio quest’anno il dipartimento informazione sta conducendo un lavoro
a tappeto sui volti e le voci per cercare
di garantire uno standard di qualità
adeguato.
Maurizio Canetta, capo dipartimento informazione RSI
FC: Organizziamo corsi di lettura che
contemplano esercitazioni e aspetti
quali adeguata respirazione, postura,
gestualità. I collaboratori ricevono la
documentazione relativa alla pronuncia
dei toponimi della Svizzera italiana; per
divertirci con le parole e riscoprire i
misteri e i trabocchetti della nostra
lingua, abbiamo messo a disposizione numerose copie della dilettevole
grammatica curata da Cesare Marchi
Impariamo l’italiano, le lezioni semiserie
contenute nell’azzeccato libro di Beppe
Severgnini L’italiano e un manuale di
linguaggio giornalistico. È importante
ridestare interesse, stimolare la curiosità e far leva sulla passione…
Ciò non è sufficiente; talvolta si commettono errori, non sempre causati
dall’ignoranza: la diretta e le emozioni
possono incidere sulla prestazione. È
vero che negli ultimi anni, per rendere la comunicazione più colloquiale,
diretta e spontanea, l’interesse verso la
dizione, la scansione, il ritmo è scemato. Occorre quindi ritrovare il giusto
equilibrio.
Non di rado accade che nomi di luogo
e di persona, soprattutto se nelle altre
lingue nazionali, vengano storpiati o
pronunciati “all’inglese”. Queste imprecisioni potrebbero rivelare un’insufficiente conoscenza del territorio
e della realtà svizzera. Ma i giornalisti
non dovrebbero prepararsi prima di
andare in onda, e come migliorare in
ogni caso la situazione?
per.corsi
CORSI DIETRO LE QUINTE
MC: La preparazione è fondamentale
e ogni lettura va provata e verificata.
A volte i tempi di produzione sono
molto stretti e capita anche ai più
esperti di inciampare in una pronuncia,
in un accento sbagliato. Non dovrebbe evidentemente succedere, perché
l’errore di questa natura è percepito
dal pubblico come trascuratezza o
superficialità. Quanto ai nomi delle località o di persona, è un mare magnum
abbastanza complicato. Naturalmente si
può perdonare l’errore su una località
della Polonia o dell’Uzbekistan, molto
meno giustificabile la scivolata su nomi
o località regionali o nazionali. A volte
è anche una questione di concentrazione, che va comunque trovata in ogni
situazione. Le pronunce all’inglese sono
figlie del nostro tempo e gli esempi
sono molti, a partire da “media” che
spesso e volentieri diventa “midia”. Verifica e interventi puntuali (che avvengono) sono l’unica ricetta per ridurre
gli errori.
FC: Il capitolo della preparazione
è disciplinato dai turni di lavoro ed è
codificato nei prontuari distribuiti a
tutti i collaboratori. Bisogna considerare
che il rapporto con il tempo nel corso
degli ultimi anni è mutato; i redattori e i
conduttori sono sollecitati da un numero crescente di fonti e vettori; l’opera
di selezione e il processo decisionale,
in una realtà sempre più complessa e
sfaccettata, richiedono un maggior impegno. Può capitare di sentire qualche
approssimazione, ma eviterei di generalizzare. Le statistiche confermano che
negli ultimi due anni l’attenzione verso
la realtà nazionale è aumentata. Non
dobbiamo comunque dimenticare che
“la miglior improvvisazione è quella
preparata”.
Uso improprio dei termini, espressioni e luoghi comuni, frasi fatte, abuso
di superlativi, vezzeggiativi o anglicismi sono altri difetti di forma che al
pubblico non sfuggono. La RSI emana
ni avanti” e a dire con il corpo e con le
mani “vattene”: il linguaggio non verbale
sarà quello percepito di più. Anche in
questo caso ci sono corsi e momenti
di formazione. Detto questo, bisogna
anche dire che la misura è essenziale,
un atteggiamento troppo impostato
o addirittura attoriale va evitato, la
spontaneità è un fattore-chiave nella
conquista della fiducia del pubblico.
delle direttive in tal senso e c’è un
monitoraggio della lingua da parte dei
responsabili di programma?
MC: Potrei difendermi dicendo che
c’è una responsabilità della scuola,
che ha ridotto molto l’attenzione su
questi aspetti, ma sarebbe troppo
facile e anche ingiusto. Le frasi fatte, le
espressioni alla moda sono la tomba
del giornalismo e della lingua italiana.
Anche qui conta l’attenzione puntuale,
la verifica, l’intervento. Non credo si
tratti di emanare direttive, la casistica è
troppo ampia e sfugge alla sistematizzazione. Bisogna lavorare sull’esempio e
sull’analisi. Stiamo ad esempio conducendo un’analisi linguistica e formale
sulle Cronache della Svizzera Italiana,
cercando proprio di identificare gli usi
lessicali impropri, l’abuso di frasi fatte, lo
stile troppo burocratico di alcuni testi.
I risultati serviranno a tutte le redazioni per ragionare e riflettere su questi
aspetti, che possono sembrare formali,
ma sono invece di sostanza. Per citare
un paio di esempi concreti, poche
settimane or sono ho spedito una nota
a tutte le redattrici e i redattori sull’uso
improprio di comminare (che non vuol
dire infliggere, ma minacciare una pena)
e ho discusso con un conduttore la
confusione che a volte facciamo fra tasse e imposte, segnalazione arrivata, tra
l’altro, dal Consiglio del pubblico. Sono
forse gocce nel mare, ma l’attenzione
su questi temi è certamente presente.
FC: Difficile regolamentare un capitolo
così complesso e articolato. I conduttori e i redattori, di solito, seguono le
indicazioni che figurano nei Vademecum
delle reti (di seguito qualche esempio)
e nelle Linee editoriali delle trasmissioni che contraddistinguono i nostri
palinsesti. Le numerose analisi d’ascolto
comprendono ovviamente anche il
monitoraggio della lingua italiana. In
questo periodo stiamo sensibilizzando i
collaboratori invitandoli a evitare luoghi
comuni e formule stereotipate, scorcia-
per.corsi
12
Francesco Coluccia,
capo dipartimento intrattenimento RSI
toie, queste, che limitano una riflessione approfondita e originale. È il classico
caso in cui la forma determina anche la
sostanza: la frase fatta alimenta il luogo
comune, il luogo comune facilita la
diffusione del qualunquismo.
Quanto conta l’atteggiamento verbale
di un giornalista (proprietà di linguaggio ma anche intonazione e pause) nel
rendere attrattivo e interessante un
programma?
MC: Il giornalista è anche un professionista della comunicazione e
dunque deve porsi il problema del
ritmo, dell’effetto della comunicazione
non verbale (in video, ovviamente) o
paraverbale, perché sappiamo che sono
aspetti che hanno un impatto decisivo
sulla percezione di ascoltatori e spettatori. Provate a dire a una persona “Vie-
FC: La lingua e il linguaggio figurano
fra gli arnesi del mestiere che, con altri
strumenti, ci permettono di costruire
una drammaturgia degna del servizio
pubblico: l’obiettivo non è certo quello
di tediare o irritare gli spettatori. È
importante comunicare con chiarezza,
correttezza e precisione senza escludere una parte del pubblico: l’esibizione
narcisistica attraverso un linguaggio forbito non dovrebbe contagiare chi opera
in un mezzo di comunicazione di massa.
Lo stile del giornalista permette alla
trasmissione di profilarsi nell’affollato
panorama mediatico. Per gli animatori e
i conduttori è un elemento che caratterizza il format e la rete. Non sottovaluterei aspetti quali l’espressività e l’empatia! La comunicazione non si riduce
all’asettica trasmissione di informazioni
(questo tema può essere approfondito leggendo il libro scritto da Danilo
Dolci Dal trasmettere al comunicare): è
un processo che comprende anche la
sfera emotiva.
Davanti al microfono e alla telecamera: si fa/dice e non si fa/dice…
MC: La casistica è troppo vasta per
essere illustrata in un articolo. A mio
parere valgono sempre il rispetto per
chi ascolta o guarda, il rigore della
preparazione, l’attenzione massima
alla forma, la preoccupazione di essere
chiari, la coscienza dell’importanza del
compito che svolgiamo, ma anche la
consapevolezza che facciamo un bellissimo mestiere e per molti versi siamo
dei privilegiati.
FC: È facile rispondere a questa
richiesta, estrapolando da uno dei tanti
Vademecum (ho scelto quello di Rete
Uno), alcune raccomandazioni rivolte
agli animatori e ai redattori.
Prima di aprire il microfono dobbiamo
chiederci: “Che cosa sto per dire, quali
parole utilizzerò, a chi mi sto rivolgendo?”.
- La lingua che si usa in radio è un
equilibrato mix tra scritto e parlato. In
ogni caso la lingua deve essere corretta.
È sempre opportuno, in caso di dubbi,
consultare un buon vocabolario (sul
web c’è l’imbarazzo della scelta), per
rendere il nostro lessico più variato,
colorato e ricco. Cerchiamo di usare
un buon numero di sinonimi ed evitiamo, quando è possibile, di impiegare
inglesismi inutili: spesso la gente non
li capisce e magari noi li pronunciamo
male. La preparazione di un testo,
che sarà raccontato agli ascoltatori, ci
permette di non cadere in errori più
o meno comuni, involontari, commessi
magari per distrazione.
- Le frasi che compongono gli interventi dell’animatore devono essere brevi e
coordinate fra loro: evitate, ogni volta
che potete, le subordinate, che rendono il discorso tortuoso e inadatto alla
memorizzazione. Usate spesso il punto.
- Attenzione all’uso degli aggettivi: ce
ne sono di abusati che inducono noia
e non colorano più il sostantivo a cui
si riferiscono: carino, delizioso, mitico,
stupefacente, favoloso ecc.
- Evitare i luoghi comuni, le espressioni
parassite, le verbosità eccitate, languide
o inconsistenti.
- Nelle fasce di intrattenimento
musicale, il parlato deve distinguersi
per brevità, contenuto e variazione di
argomenti e ritmo.
- Il rispetto della personalità dell’ascoltatore è un principio fondamentale.
Vanno evitati tanto la derisione quanto
l’esposizione al cosiddetto “effetto
berlina”. L’ascoltatore merita rispetto,
semplice ascoltatore o interlocutore
che sia.
13
- L’interazione con gli ascoltatori è
una risorsa importante ma difficile
da gestire. Deve essere empatica ma
al contempo deve evitare di cadere
nell’eccesso di familiarità.
- Evitate anche “i cari, carissimi ascoltatori”. Non sono i nostri amici, i nostri
parenti.
- Non ci si parla addosso.
- Non si sconfina nel private-joke e
nell’autocelebrazione.
- Non si tenta la battuta a tutti i costi.
- Non si sconfina nel turpiloquio e non
si raccontano volgarità.
- Nei “doppi” è necessario evitare le
sovrapposizione di voci.
Quali possono essere le differenze e
quali le affinità espressive fra chi presenta programmi d’informazione e chi
si occupa di intrattenimento, cultura,
sport…?
MC: Ci sono delle regole che valgono
per tutte le trasmissioni radiofoniche e
televisive, l’ABC del mestiere. Riguardano il modo di porsi mai sguaiato, la
correttezza professionale e linguistica, la
ricerca di una comunicazione calda ed
empatica. Ogni genere necessita però
di caratteristiche particolari. È ovvio, ad
esempio, che il ritmo e il tono devono essere diversi tra informazione e
intrattenimento. Il linguaggio è necessariamente più formale nell’informazione
e più sciolto nell’intrattenimento, più
settoriale nello sport o nella musica
(dove il pubblico è tendenzialmente
più disposto ad accettarlo e capirlo).
Il pubblico deve poter distinguere i
generi, anche se in qualche settore la
tendenza alla mescolanza (infotainment,
ad esempio) si sta affermando. Resta
comunque essenziale essere molto in
chiaro su quale rete si sta lavorando e
a quale pubblico (o pubblici) ci si sta
rivolgendo.
FC: Il tema del linguaggio, per chi opera
nel mondo della comunicazione, risulta
fondamentale. Il punto di partenza è
per.corsi
14
PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI
Notizie dagli organi
IL CONSIGLIO
REGIONALE
l’uso corretto e appropriato della lingua
italiana che va declinata nei contesti
che conosciamo: da Zerovero al TG, da
Millevoci a Frontaliers. È chiaro che dobbiamo adottare una modalità comunicativa che tenga conto del target, dello
spirito della trasmissione e del vettore.
La coerenza di registri è d’obbligo.
In sintesi, come valutate la situazione
alla RSI?
MC: Buona con possibilità di miglioramento, tenendo anche conto che il
bacino al quale attingiamo è per forza
di cose ristretto.
FC: In tutta sincerità, il quadro mi
sembra buono, con picchi d’eccellenza
e qualche caduta, soprattutto di stile.
Dai monitoraggi emergono pochi
errori marchiani. Le sporadiche (ma
legittime!) critiche giunte in redazione non dovrebbero alimentare quei
luoghi comuni secondo cui si presta
poca attenzione alla preparazione, ma
dovrebbero spronarci a migliorare,
partendo però da casi concreti. Non
possiamo nascondere che durante
recenti colloqui di assunzione abbiamo
constato che l’italiano parlato da molti
giovani (aspiranti animatori e redattori
con un buon grado d’istruzione!) risulta
povero, scarno e talvolta stentato.
Uno stimolo per la RSI a dare il buon
esempio, senza sottovalutare che la
lingua è materia viva e in rapida evoluzione (o involuzione), specialmente in
una realtà “globalizzata”, multimediale e
interattiva dove prosperano acronimi,
abbreviazioni e neologismi.
La RSI si impegna con regolarità a
curare un uso appropriato della lingua
italiana in tutti i suoi aspetti: la questione è spesso al centro degli incontri fra
giornalisti e animatori radiotelevisivi.
A titolo di esempio, alla riunione degli
animatori di Rete Uno del 21 agosto
2013 è stato invitato Giorgio Passera,
uno dei responsabili della trasmissione
dedicata al buon italiano Il grillo. In tale
occasione sono stati toccati temi quali
il linguaggio radiofonico (che risponde
a regole diverse rispetto alla forma
scritta), la preparazione degli interventi
parlati, l’uso del condizionale, l’abusata
forma “piuttosto che”, l’utilizzo di termini come “quest’oggi”, “evidente” ecc.
Un’approfondita riflessione e discussione sul linguaggio è stata al centro anche
di un recente incontro degli animatori
di Rete Tre, che si sono detti ben consapevoli dell’importanza di tornare con
regolarità e frequenza su quello che
per la radio è lo strumento di comunicazione per eccellenza, una materia
“viva”, che cambia giorno dopo giorno,
da maneggiare con cura, attenzione e,
possibilmente, con piacere e passione.
Sul tappeto i “tic” verbali (modi di dire,
espressioni, termini utilizzati spesso
senza rendersi conto e che rischiano
di sviare l’attenzione dell’ascoltatore), i
temibili luoghi comuni, l’utilizzo ragionato e moderato di avverbi e aggettivi e
in particolare dei superlativi.
Da segnalare infine che una nota aggiuntiva sulla lingua italiana sarà inserita
nel Vademecum di Rete Uno autunno
2013.
Nel tardo pomeriggio di giovedì 5 settembre, il Consiglio regionale si è riunito
allo Studio 2 a Besso per discutere e approvare i rapporti finali dei suoi 3 gruppi
di lavoro. Fra l’altro, è stata presentata la nuova impostazione delle serate CORSI
2014, che porrà al centro dell’attenzione l’informazione nel servizio pubblico e
nell’era delle nuove tecnologie.
per.corsi
15
I membri presenti alla seduta sono stati
informati sulla procedura di selezione e
nomina del nuovo direttore RSI, e hanno accettato le domande di adesione di
47 nuovi soci, che portano a quasi 60
il numero complessivo delle richieste di
affiliazione alla Società cooperativa per
i primi otto mesi del 2013. Un risultato
incoraggiante.
Durante i lavori ha preso la parola
anche Tiziana Mona, che in qualità di
presidente, ha illustrato alcuni aspetti
dell’attività 2013 del Consiglio del
pubblico.
IL CONSIGLIO
DEL PUBBLICO
La seduta estiva del Consiglio del pubblico, che tradizionalmente si svolge al
di fuori della sede RSI di Lugano-Besso,
si è tenuta quest’anno nella cornice del
Festival internazionale del film di Locarno, dove, al termine dei lavori, alcuni
suoi membri hanno assistito in Piazza
Grande alla proiezione del film L’esperienza Blocher di Jean-Stéphane Bron.
Nel corso della riunione pomeridiana,
oltre ad approvare il rapporto sulla copertura dei lavori della sessione estiva
delle Camere federali (presentato in
dettaglio alle pagine 2-5), il CP ha discusso con la direzione e i responsabili
dei dipartimenti RSI i risultati di un’analisi di alcuni programmi radiotelevisivi
condotta in parallelo con l’Azienda.
Il CR si compone di 25 membri. Si riunisce in media 2 volte l’anno, e costituisce
al suo interno 3 gruppi di lavoro che
si occupano rispettivamente dei progetti
di serate pubbliche, dell’analisti dei concetti di programma e dell’esame della
qualità dei programmi.
Sono state inoltre presentate le novità
dei palinsesti RSI 2013-2014 e sono
stati costituiti nuovi gruppi di lavoro
che si chineranno nelle prossime settimane su alcune trasmissioni RSI.
CORSI DIETRO LE QUINTE
Informazione, sport, cultura, intrattenimento…:
un viaggio per scoprire che cosa ci proporrà nei prossimi mesi la RSI
per.corsi
per.corsi
16
CHE C’È DI NUOVO?
I programmi della RSI hanno il vento in poppa e gli ascolti televisivi e radiofonici
dei primi nove mesi dell’anno lo testimoniano. Squadra che vince, comunque,
si cambia (almeno in parte), perché viviamo tempi di rivolgimenti tumultuosi nelle
abitudini del pubblico e la pura conservazione non è sufficiente.
Vediamo dunque alcune delle “new entry”, non tralasciando certo il web.
Il Quotidiano propone il sabato Turné
(scritto così, come il titolo del film di
Salvatores), un inserto di attualità culturale, erede di Festa mobile, che tratta
tutti i generi della cultura che anima il
territorio e la cui presentazione, affidata a Damiano Realini, sarà itinerante.
Tornano le grandi serie televisive con le
nuove stagioni di Homeland, The Mentalist e Castle, mentre debutta Chicago
Fire, serie dedicata ai pompieri.
Un anniversario importante (i 50 anni
dall’assassinio di Kennedy) sarà trattato
in un numero monografico di Falò il 21
novembre.
Cambio della guardia per il quiz che introduce la prima serata: Fabrizio Casati
è dal 2 settembre il mazziere di Black
Jack, mentre Il rompiscatole, in onda
dopo il Quotidiano, è affidato al giovane
Federico Soldati.
A proposito di volti nuovi, Mirko Bordoli ha preso il posto della neo-mamma Silvia Spiga nella terza edizione di
Linea rossa. Il talk che dà voce ai giovani,
nelle puntate del 17 e 24 novembre
ci darà appuntamento nella sala del
Consiglio degli Stati di Berna, per un
confronto aperto e diretto con ragazze
e ragazzi provenienti da tutta la Svizzera su temi quali la multiculturalità e la
vocazione umanitaria del nostro Paese.
Ha poi esordito sulle note di Paganini
(la domenica mattina alle 10.30) la
giovane Giada Marsadri.
Lo sport indica la via della multimedialità prossima ventura e il lunedì alle
20.30 propone Ventidisport, condotto
da Niccolò Casolini, un programma sul
filo dell’attualità con ospiti e interazione
del pubblico, trasmesso anche in radio
e in streaming su rsi.ch.
Lo streaming in diretta di avvenimenti
sportivi, di attualità, cultura e intrattenimento sarà una delle caratteristiche del
sito RSI, dopo la modifica dell’ordinanza
federale, che dà alla SRG SSR più margine d’azione in questo campo.
L’online della RSI prepara le maggiori
innovazioni in novembre e gennaio: da
novembre infatti ci saranno una homepage rinnovata e una nuova struttura
del sito, basate sui motori di successo
dell’informazione, dello sport e della
meteo. Da gennaio, invece, andrà online
tvsvizzera.it, proposta di contenuti
svizzeri e svizzero italiani per il pubblico
italiano, un po’ quello che offrono 3Sat
e TV5 in francese e tedesco, ma adattato alle esigenze del futuro digitale.
Gli Svizzeri
Ci sono momenti del palinsesto che
rompono la logica della regolarità degli
appuntamenti, che rappresenta la base
per la creazione dello scheletro di uno
schema di programmi. È necessario a
volte sorprendere il pubblico, creare avvenimenti unici o cicli di trasmissioni che
facciano alzare le antenne dell’attenzione. L’operazione nazionale Gli Svizzeri ha
proprio queste caratteristiche.
Gettare uno sguardo al proprio passato per comprendere e conoscere il
proprio futuro. La SRG SSR cercherà
di affrontare questa ambiziosa sfida dedicando tutto il mese di novembre alla
Svizzera e agli Svizzeri con un’operazione nazionale e regionale che coinvolgerà la televisione, la radio e il web.
Die Schweizer, Les Suisses, Gli Svizzeri,
Ils Svizzers sarà, quindi, per la SRG SSR
un’occasione ulteriore per adempiere
al proprio mandato di servizio pubblico, recuperando, affrontando e discu-
tendo, insieme al pubblico e attraverso
momenti di informazione, svago, dibattito e discussione, temi come quello
dell’identità, dei valori, delle tradizioni,
della cultura.
Al centro dell’intero progetto ci sono
quattro docufiction sulla storia della
Svizzera e su sei personalità che possono dirsi straordinarie non tanto per
le vicende biografiche, ma soprattutto
per l’influsso che hanno esercitato sugli
eventi storici: Werner Stauffacher, Hans
Waldmann, Nicolao della Flüe, accompagneranno il pubblico attraverso il
XIV e il XV secolo, con la nascita della
Confederazione; Guillaume-Henry Dufour, Alfred Escher e Stefano Franscini
saranno guida per l’800, segnato dalla
formazione della Svizzera moderna.
L’offerta nazionale non si ferma qui. La
SRG SSR, infatti, intende trattare il tema
nei vari programmi di informazione,
culturali, di intrattenimento e sportivi.
Un’attenzione particolare sarà rivolta ai
bambini. Helveticus, una serie animata
di 26 puntate, darà loro la possibilità di
avvicinarsi in modo semplice alla storia
della Svizzera.
Dal 4 all’8 novembre, sulle prime reti
radiofoniche nazionali andrà poi in
onda l’operazione 2 famiglie, 1 Svizzera:
quattro famiglie, provenienti da ciascuna
regione linguistica, si scambieranno casa
e quotidianità. Un esperimento nuovo
nel suo genere, nel quale verranno
messe in gioco uguaglianze e differenze
tra le varie culture e tradizioni svizzere.
E sull’online l’opinione pubblica sarà
chiamata a esprimersi sulla Svizzera, sui
suoi valori e sul suo futuro, attraverso
l’applicazione “Svizzera da cliccare”:
compilando un questionario digitale,
17
si potranno confrontare le proprie risposte con quelle di personaggi famosi
della Svizzera di oggi e di ieri.
La RSI intende dare un contributo forte
all’operazione, realizzando programmi
e momenti ad hoc o trattando il tema
in quelli già esistenti: serate speciali e
dibattiti informativi in televisione, film
svizzeri, approfondimenti alla radio e
tanto altro ancora.
L’operazione Gli Svizzeri coinvolge tutti
i dipartimenti di programma. La coordinazione dell’offerta è affidata a Enrico
Lombardi, mentre Maurizio Canetta è
il delegato RSI nel gruppo di concertazione nazionale.
Per una RSI sempre più… parte del
tuo mondo!
Milena Folletti
responsabile dipartimento palinsesti e
immagine RSI
per.corsi
PER.CORSI COMUNI
Serate pubbliche e altri eventi.
Sul territorio, in mezzo a voi.
LA RSI E
L’ITALIANITÀ
per.corsi
18
BERNA, HOTEL BERN
11 SETTEMBRE
Relatori: Guglielmo Bozzolini, direttore ECAP (Centro per la formazione
migranti, Zurigo), Roger de Weck,
direttore generale SRG SSR, Nicoletta
Mariolini, delegata al plurilinguismo
dell’amministrazione federale, Remigio
Ratti, presidente di Coscienza Svizzera,
Silva Semadeni, consigliera nazionale
per il cantone dei Grigioni
Moderatore: Diego Erba, coordinatore
del Forum per l’italiano in Svizzera
Il plurilinguismo svizzero e la difesa
dell’italianità nella realtà radiotelevisiva
nazionale e locale. Il tema, attualissimo,
è stato oggetto di un dibattito l’11
settembre a Berna in uno degli incontri
pubblici promossi dalla CORSI. L’appuntamento all’Hotel Bern ha richiamato un folto pubblico proveniente
dal Ticino e ancora più numeroso di
confederati per oltre un centinaio di
partecipanti.
«Lo smantellamento dell’italiano non
è una perdita solo per il Ticino e i Grigioni, ma per tutta la Svizzera che vede
assottigliarsi il suo ricco capitale linguistico e culturale», ha rilevato aprendo i
lavori Luigi Pedrazzini, presidente della
CORSI. «La prospettiva è preoccupante soprattutto se coinvolge la RSI che è
il veicolo più importante per affermare
l’italianità e favorire l’integrazione», ha
aggiunto Pedrazzini.
19
Sono stati circa 40 i soci CORSI che
hanno accolto l’invito a recarsi a
Berna in torpedone per il dibattito
pubblico organizzato all’Hotel Bern.
Curiosamente dal convegno è però
emerso che se l’italiano arranca faticosamente, il buon tedesco rischia di più,
“ucciso” com’è dai dialetti che stanno
riaffermandosi largamente nei cantoni
d’oltre San Gottardo come reazione
all’inglese globalizzante.
Per Nicoletta Mariolini, delegata di recente nomina al plurilinguismo dell’amministrazione federale, è stata la prima
verifica del suo impegno per ristabilire
un maggiore equilibrio linguistico nei
criteri di nomina dei “quadri” federali,
oggi penalizzanti per le minoranze. Eppure le norme di salvaguardia ci sono,
ma si stenta ad applicarle. «Però non
mi arrendo e nutro sempre un po’ di
ottimismo», ha concluso l’ex municipale
di Lugano.
«Coloro che conoscono l’inglese
possono relazionarsi con il 47% degli
europei», ha detto il prof. Remigio
Ratti, presidente di Coscienza Svizzera, presentando i relativi dati statistici.
La stessa chance l’hanno coloro che
parlano tedesco e francese. «È però
una soluzione opportunistica rispetto
a quella dell’“elveticità sostenibile”,
ossia all’apprendimento delle tre lingue
nazionali (quindi italiano compreso) la
cui conoscenza allarga la copertura europea al 62%». Secondo Ratti la componente italofona uscirebbe rafforzata
dall’aumento dei consiglieri federali da
7 a 9, con la garanzia di vedere rappresentata anche la Svizzera italiana. Una
prospettiva condivisa da tutti.
A livello federale c’è però un organismo nel quale la rappresentanza latina
è nettamente maggioritaria: 6 su 7. Si
tratta del Comitato di direzione della
SRG SSR, nel quale la Svizzera italiana
conta 2 membri (il direttore della RSI
Dino Balestra e Marco Derighetti) e
altri 4 sono francofoni.
Un ruolo importante è anche quello
degli emigrati italiani oltre San Gottardo. Una massa tutt’altro che trascurabile, stratificata dalle diverse generazioni
e ulteriormente rafforzata dagli ultimi
arrivati, impiegati nell’alta tecnologia e
nella ricerca, che ricavano le informazioni nazionali dalla RSI. «Chi si occupa
delle loro esigenze linguistiche e culturali?», si è chiesto Guglielmo Bozzolini,
direttore del Centro per la formazione
migranti di Zurigo, rilevando che attual-
mente ci sono degli italofoni ai vertici
di UBS, università svizzere e sindacati.
E Dino Balestra ha aggiunto che da un
sondaggio è emerso che una buona
fetta dell’audience radiofonica è registrata proprio nella Svizzera interna.
In concreto, che cosa fare per togliere
l’italiano dalla marginalità?
«Insistere nel parlare i nostri idiomi»,
ha suggerito Silva Semadeni, consigliera
nazionale poschiavina che si esprime
anche in romancio. «Le maggioranze
apprezzano e condividono la nostra
fedeltà alle radici linguistiche». E il direttore generale della SRG SSR Roger
de Weck ha indicato una soluzione
nelle cosiddette “finestre” televisive,
ossia nell’introduzione di spazi dedicati
alle minoranze linguistiche, con servizi
sottotitolati per renderli comprensibili
a tutti. Una proficua contaminazione
delle lingue e delle culture delle diverse
regioni. De Weck ha aggiunto uno
schietto elogio per l’attività della RSI,
«la migliore delle tre reti nazionali».
L’apprezzamento, essendo stato fatto a
Berna, non è sembrato adulatorio.
Il dibattito è stato moderato e stimolato dal prof. Diego Erba, coordinatore
del Forum per l’italiano in Svizzera che
grazie al suo impegno sta concretizzando i suoi obiettivi.
Teresio Valsesia
giornalista
Durante la giornata i partecipanti
hanno avuto la possibilità di visitare la
sede della direzione generale SRG SSR
e la mostra Qin, l’imperatore eterno e i
suoi guerrieri di terracotta al Bernisches
Historisches Museum.
Alla trasferta ha preso parte anche il
CCR, che nel pomeriggio ha tenuto
una sua seduta presso la sede della
direzione generale SRG SSR.
Stiamo organizzando altri eventi
interessanti! Seguite i nostri aggiornamenti sul sito www.corsi-rsi.ch.
per.corsi
PER.CORSI COMUNI
Serate pubbliche e altri eventi.
Sul territorio, in mezzo a voi.
per.corsi
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INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DEI COMUNI DEL BELLINZONESE
E DEL LOCARNESE
dall’altra - si rendono conto dell’importanza e del valore culturale
dell’Orchestra oppure si tratta di un
“messaggio” che ancora deve passare?
In altre parole, vi sentite sostenuti?
LOCARNO, SUPSI
13 SETTEMBRE
Per esempio, la CORSI sostiene in
maniera importante le nostre iniziative
per bambini e famiglie e un concerto
annuale.
Fino al 2017 le vostre risorse sembrerebbero garantite. E poi?
Su iniziativa della CORSI, una trentina fra sindaci e/o rappresentanti di vari comuni
del Bellinzonese e del Locarnese (e valli) si sono ritrovati venerdì 13 settembre a
Locarno per un aggiornamento sulla situazione attuale dell’OSI (Orchestra della
Svizzera italiana) e un invito a voler sostenere maggiormente questa istituzione che
opera per tutta la Svizzera italiana e non è legata solo al Sottoceneri. Importante
ambasciatrice culturale a livello nazionale e internazionale, il cui valore si riflette
nelle prestigiose collaborazioni con musicisti di altissimo livello, l’OSI è confrontata con una realtà non sempre facile in termini finanziari. Per questo, deve poter
contare sul costante sostegno delle istituzioni e dei privati che credono nella sua
qualità e nel suo merito.
Per capire meglio “come sta” l’Orchestra della Svizzera Italiana, incontriamo
il suo direttore artistico Denise Fedeli.
All’incontro di Locarno, che aveva appunto l’obiettivo di sensibilizzare i comuni su
questo tema, hanno preso la parola Pietro Antonini, presidente FOSI (la Fondazione che gestisce l’Orchestra) e Luigi Pedrazzini, presidente della CORSI (che è
parte del Consiglio di Fondazione). La Società cooperativa ha anche sostenuto il
concerto dell’OSI tenutosi la sera stessa nella Chiesa di San Francesco a Locarno,
nell’ambito delle Settimane musicali di Ascona.
A partire da quest’anno il finanziatore
principale dell’OSI è il cantone Ticino;
segue la SRG SSR, con una integrazione
da parte della RSI. Al terzo posto si
trovano due new entry, ovvero il comune di Lugano e l’Associazione degli
Amici dell’OSI. Vanno infine citati anche
il cantone dei Grigioni e una lunga lista
di comuni del Luganese e delle altre
regioni. I contributi elencati coprono
grosso modo i costi fissi, di cui il 90%
sono stipendi; per i costi di produzione,
invece, ovvero solisti, direttori, viaggi,
hotel ecc., dobbiamo di volta in volta
cercare finanziatori - perlopiù acquirenti - e sponsor.
A seguito della progressiva e drastica
riduzione del sostegno finanziario da
parte della radiotelevisione di servizio
pubblico SRG SSR, chi sono i principali finanziatori dell’OSI, e in che misura
riescono a coprire le spese?
Tutto dipenderà dalla RSI: se la direzione deciderà di disdire la nuova convenzione, con scadenza alla fine del 2017,
l’equilibrio trovato in questi anni verrà a
mancare e sarà necessario costruire da
capo un nuovo modello di finanziamento, cosa tutt’altro che facile. Se invece,
come tutti noi ci auguriamo, la direzione della RSI rinnoverà il suo impegno
oltre il 2017, tutti gli altri finanziatori
saranno incoraggiati a tener duro, continuando a far squadra nella cordata di
sostegno all’OSI.
Secondo lei, la Svizzera italiana - il
pubblico da un lato e le istituzioni
© Daniel Vass
Alcuni sostengono l’OSI a spada tratta,
altri la ignorano. Nel complesso credo
che negli ultimi anni molti abbiano
preso coscienza del significato culturale
e della forza rappresentativa dell’Orchestra della Svizzera italiana, arrivando
a considerare questa storica istituzione
come parte integrante del proprio
vissuto.
21
che comprenderà anche un teatro e
sala concerto da 1’000 posti). Quali
sono le vostre aspettative?
Non sappiamo esattamente quando
sarà inaugurato il LAC. Comunque noi
ci aspettiamo una sala strepitosa, con
l’acustica perfetta, adatta a ospitare i
più raffinati solisti e direttori d’orchestra, nella quale poter suonare il più
possibile...
Com’è composta l’Orchestra, come
lavora e quanti concerti/attività tiene
ogni anno in Svizzera e all’estero?
L’OSI è composta da 41 musicisti stabili
stipendiati, che lavorano a tempo pieno
per garantire lo svolgimento dell’attività
annuale, suddivisa in prove, concerti
nelle diverse stagioni musicali, registrazioni radiofoniche e televisive, trasferte
in Svizzera e all’estero e tournée nei
diversi continenti. Mediamente l’OSI
tiene 70 concerti all’anno, sviluppati a
partire da 40 programmi diversi.
A breve è prevista l’inaugurazione del
LAC a Lugano (un centro culturale
Nata a Lugano e diplomatasi in
pianoforte, composizione e direzione
d’orchestra al Conservatorio “G. Verdi”
di Milano, Denise Fedeli è direttore
artistico-amministrativo dell’Orchestra
della Svizzera italiana da maggio 2008.
In precedenza ha svolto attività come
direttore d’orchestra, salendo sul podio
di numerose prestigiose orchestre
internazionali. Si è prodotta anche
in campo operistico e ha tenuto tra
l’altro una tournée nei maggiori teatri
svizzeri con 17 recite della Cenerentola
di Rossini, oltre a dirigere diverse composizioni teatrali del Novecento.
Nell’ambito della musica contemporanea ha realizzato molte prime assolute,
ha collaborato con il laboratorio Tempo Reale di Firenze e ha partecipato
alla rassegna Di Nuovo Musica abbinata
al Festival Wien Modern.
Per diversi anni ha collaborato con la
RSI sia curando e presentando programmi di musica, sia in qualità di assistente musicale; è stata pure docente
presso il Conservatorio della Svizzera
italiana dal 1991 al 2007.
per.corsi
CO:RSI
22
Sguardi sulla SRG SSR e sulle sue società regionali.
Cinquant’anni or sono nacque la televisione romancia.
più attivo nell’economia di una trasmissione, condividendole con gli autori, gli
ospiti e il resto del mondo.
Declinazione multimediale sempre più
accentuata - come vuole la strategia
SRG SSR - e accresciuta interattività
con il pubblico sono dei pilastri su cui
si fondano i palinsesti dei due canali
televisivi e delle tre reti radio recentemente presentati alla stampa. Senza entrare nei dettagli, che molti avranno già
appreso dai giornali, vorrei comunque
sottolineare alcune novità importanti
precedute da un attento riesame delle
priorità pubblicistiche e dell’assegnazione delle forze in campo.
La prima consiste nel ritorno, all’interno
dell’edizione del sabato del Quotidiano,
di una finestra di attualità culturale. Si
chiama Turné e, come il nome indica,
è realizzato in esterno, ogni settimana
in una località diversa in cui si fa, in
senso lato, cultura. Il prodotto è frutto
della collaborazione tra il Dipartimento dell’informazione e quello della
Cultura, e anche questo è un aspetto
particolarmente positivo in ottica RSI:
le sinergie tra dipartimenti, testate e
singoli collaboratori provenienti da aree
diverse sono sempre più indispensabili
per ottimizzare le risorse disponibili, ma
anche, per i diretti interessati, un’opportunità di arricchimento reciproco
che un’azienda come la nostra è in
grado di offrire ai suoi dipendenti.
Una seconda segnalazione va al nuovo
quiz televisivo delle 20.40 Black Jack
che ha il delicatissimo compito di
accompagnare il pubblico all’inizio del
programma serale vero e proprio. Una
sfida difficilissima, quella di trattenere
il pubblico potenzialmente ammaliato
dalle sirene d’oltreconfine, ma che, per
il momento almeno, sembra riuscire,
indici alla mano.
Altro magnete tradizionale di pubblico
per.corsi
23
CINQUANT’ANNI DI TELEVISIUN RUMANTSCHA
«È LA NUOVA TV,
BELLEZZA!»
Fatico a ricordare, nei miei quasi
quarant’anni di appartenenza alla SRG
SSR - e più specificatamente alla RSI
- un periodo simile a quello oggi che
stiamo vivendo. Come mai in passato, la
nostra Azienda si sta trasformando per
adeguarsi al mutato contesto generale,
al quadro economico-finanziario-politico-legislativo e, soprattutto, alle nuove
attese di un pubblico che non aspetta.
Sarà proprio il pubblico a decretare, a
medio termine, quale ruolo la nostra
Azienda eserciterà, in futuro, nel panorama dei media svizzeri.
In questo senso, per imporsi, non conta
più soltanto l’offerta di programma in
senso stretto, ossia contenuti e confezione delle singole trasmissioni, bensì
(e non meno) anche le modalità con
cui i nostri “clienti” potranno usufruirne. La facoltà, da un lato, di (ri)vederle
quando più fa loro comodo, di affrancarsi cioè dalla dittatura del palinsesto,
è certamente un’arma vincente che in
questi anni ha forse sottratto anche alla
RSI qualche frazione di punto in termini
di ascolto lineare, aggiungendone però
molti di più quanto ad accessi - anch’essi ormai pienamente misurabili
- al sito rsi.ch. Sito, detto tra parentesi,
che già prima di Natale si presenterà
largamente potenziato, più ricco e più
interattivo.
Ecco, proprio l’interattività, la volontà
di coinvolgere molto più che in passato
ascoltatori e telespettatori nei programmi e nelle altre iniziative RSI è
un’altra caratteristica che ogni dipartimento, ogni produttore, ogni giornalista
sono chiamati a dare nella loro attività.
Il pubblico, quantomeno una sua parte
crescente, vuole dire la sua, interagire,
porre domande, offrire le sue opinioni,
suggerire riflessioni su quanto gli viene
proposto: vuole, insomma, interagire ed
è disposto ad assumere un ruolo molto
C O R S I O LT R E
(che pure divide) è lo sport: anche
in questo campo l’autunno televisivo
offre due novità in una serata - quella
del lunedì su LA 2 - che si prefigura
originale e interessante. Sport Rewind è
un programma privo di presentatore
interamente basato sulla riproposta di
spezzoni tratti dalle Teche RSI (risorsa
di programma sempre più centrale
a disposizione della RSI): immagini
emozionanti di vecchi campioni e gesta
eroiche che hanno emozionato la
Svizzera italiana e che anche oggi riescono ancora a far vibrare il cuore degli
appassionati. Subito dopo, un nuovo
magazine, Ventidisport, che è televisivo,
ma prodotto in uno studio radiofonico
e - ormai nessuno si stupisce più caratterizzato da ampie declinazioni e
modalità multimediali, social media in
primis. Parafrasando Woody Allen, «È
questa la nuova televisione, bellezza!».
Dino Balestra
direttore RSI
© RSI / Daulte
La prima trasmissione: Balcun tort
La prima trasmissione televisiva in lingua romancia - Balcun tort - è stata diffusa il 17 febbraio del 1963. Responsabile per il progetto dell’emissione, della
durata di 60 minuti, era Tista Murk, che
quale redattore radio e unico dipendente dell’allora CRR (oggi SRG.R) a
Coira, coordinava i progetti e i contenuti tra la CRR e la direzione della
televisione DRS a Zurigo. Il numero
delle trasmissioni aumentò da due nel
1963 a otto-nove negli anni dal 1967 al
1971. L’offerta televisiva dei primi anni
era incentrata sulle tradizioni, la musica,
l’arte e la letteratura romance.
Tra Coira e Zurigo: la redazione
suddivisa
Per indirizzare maggiormente Balcun
tort sull’attualità, già nel 1965 le relative
trasmissioni erano state spostate dal
settore “patria” al settore “cultura e
scienze”. Sin dall’inizio degli anni ’70 i
Romanci attribuivano ormai alla televisione un ruolo chiave nella battaglia
per la difesa e la salvaguardia della
lingua. Per promuovere quei contenuti
ritenuti necessari per conservare la
lingua romancia, si affermò la proposta di spostare maggiori competenze
su Coira, con lo scopo dichiarato di
produrre un programma più ampio, per
quanto possibile realizzato da propri
collaboratori in un apposito studio. Tuttavia la direzione della SRG non entrò
nel merito della richiesta di creare uno
studio televisivo a Coira e Balcun tort
restò dipendente da Zurigo. Dalla metà
del 1973, però, la CRR assunse le competenze di una propria unità di produzione, con personale e finanze propri,
per il programma e per la coordinazione della produzione: il prezzo della
maggiore autonomia fu pagato con un
duro lavoro di strutturazione.
Essere presenti: l’ampliamento dell’offerta di programmi.
Benché l’unità di programma di Coira
abbia costituito la propria redazione
solo negli anni ’70, era già avvenuto un
avvicinamento ai gusti del pubblico e
furono rapidamente sviluppati trasmissioni e format indirizzati a specifici
target di utenti. Si cominciò nel 1972
con la favola della buona notte per i
bambini: la Istorgina per ils pitschens, un
appuntamento che scrisse la storia della televisione romancia. L’ampliamento
dei programmi degli anni ’70 mirava
alla comprensione tra le regioni, tra
differenti idiomi e all’attualizzazione del
patrimonio linguistico.
Carburante per la lingua: Telesguard e
Svizra rumantscha.
Nel 1980 due nuovi format sostituirono il precedente Balcun tort: il sabato la
rassegna Telesguard informava durante
10 minuti sull’attualità regionale, mentre
il magazine Svizra rumantscha, diffuso la
domenica, aveva il focus sull’approfon-
dimento. L’offensiva per una normalità
della minoranza romancia nella Svizzera
quadrilingue venne condotta in modo
dichiarato, e ai media elettronici veniva
attribuito in questo ambito un ruolo
decisivo. Mentre la SRG SSR attenuò la
propria pressione riguardo ai programmi radiofonici, così che il programma
di Radio Rumantsch passò dai 40
minuti del 1984 alle 24 ore del 2007, in
ambito televisivo lo sviluppo fu molto
più difficile. Un programma completo
diffuso attraverso un canale proprio
non entrava ancora in discussione.
La nuova consapevolezza: giornalisti
invece che promotori della lingua.
La CRR (SRG.R) e la direzione degli
studi regionali - che dal 1994 erano
direttamente responsabili per i programmi, la produzione, il personale e le
finanze - si preoccuparono particolarmente di dare alla Svizra rumantscha la
forma più adeguata. I formati mutarono
rapidamente e un nuovo orientamento
si imponeva. Nel 1997 vennero quindi
per.corsi
24
avevano sognato sin dagli inizi dell’era
televisiva. Furono così discussi parecchi
progetti, nessuno dei quali, però, andò
in porto. La RTR consolidò invece il
proprio settore multimediale: le piattaforme rtr.ch per gli adulti, simsalabim.rtr.
ch per i bambini e battaporta.rtr.ch per
i giovani accompagnano attualmente i
programmi della RTR e sono scaricabili,
udibili e visionabili dovunque e in ogni
momento.
emanate nuove direttive di programma
e per Telesguard e Svizra rumantscha
furono definiti chiari requisiti di distinzione.
Prese pure forma una nuova linea
giornalistica, che considerava la lingua
piuttosto come mezzo invece che
quale diretto contenuto del programma. Infine si investì molto anche nella
formazione, con la professionalizzazione della redazione e della regia,
taglio e mixaggio di immagini suoni e
commenti. Queste misure tendevano
tutte a creare una normalizzazione, non
nel senso della definizione dettata negli
anni ‘80 dalla politica linguistica, ma
piuttosto verso una normalizzazione
nell’ambito dei programmi: la redazione
televisiva di Coira si avvicinò quindi ai
vigenti standard giornalistici.
© Televisiun Rumantscha
Convergenza nel Centro media.
Con l’acquisizione nel 2006 del Centro
media, la RTR Radiotelevisiun Svizra
Rumantscha intraprese una funzione
di pioniere all’interno della SRG SSR:
quale prima unità aziendale realizzò
in modo conseguente la convergenza
tra i media, sia nel campo dell’organizzazione sia in quello dei contenuti e
dei mezzi di produzione. Il motivo di
questo anticipo sui tempi era chiaro:
l’unità aziendale risultava essere la più
piccola ma anche la più flessibile rispetto alle altre consorelle della SRG SSR.
Con la presenza di uno studio proprio,
con gli apparati di regia e di produzione tecnica, la nuova infrastruttura del
Centro media offriva teoricamente la
possibilità della gestione di un proprio
canale televisivo, ciò di cui i romanci
Il futuro di RTR Radiotelevisiun Svizra
Rumantscha.
Le previsioni sono una cosa difficile da
fare, a maggior ragione se esse riguardano le future tecnologie nel campo
dei media e il comportamento degli
utenti. La RTR cerca di tenerne conto
con il potenziamento della propria
offerta multimediale. L’output quotidiano può variare sensibilmente, e anche
le collaborazioni in ambito regionale,
nazionale e internazionale diventano
più semplici. Le piattaforme incentrate
sui temi delle Alpi o delle minoranze rendono dovunque i contenuti di
richiamo.
Se la RTR giocherà bene le sue carte,
l’unità aziendale continuerà a essere
un catalizzatore per lo sviluppo della
società e della cultura della Svizzera
romancia, così come lo è stata la televisione negli ultimi 50 anni.
CORSI FUORI
Uno spazio regolare dedicato alle associazioni di categoria
e ai gruppi di interesse, per capire come la RSI risponde alle
esigenze e alle aspettative di questa parte del pubblico
per.corsi
25
In questa “puntata” ci occupiamo di chi non è più giovanissimo e
incontriamo la presidente dell’ATTE (Associazione ticinese terza età),
avv. Agnese Balestra Bianchi.
“QUELLA CHE VA
RAFFORZATA OGGI
È LA COESIONE TRA
GENERAZIONI”
L’agenda dell’ATTE propone un ventaglio davvero ampio di attività per
il tempo libero, che va dai corsi più
disparati e impegnativi alle escursioni e ai viaggi. Quanto è cambiata la
persona anziana negli ultimi trent’anni
(l’ATTE è stata fondata nel 1980)?
Invece della terza, si può ora parlare
di una “nuova età”, come recita una
trasmissione della RSI?
Trent’anni orsono, la terza età era ancora percepita come l’età ultima. Oggi
invece è normale distinguere fra terza,
quarta e anche quinta età. Vi sono gli
“anziani giovani” e i “grandi anziani”.
L’ATTE cerca di offrire servizi e attività
che soddisfino tutti, anche se, specialmente nei centri diurni, l’attenzione resta incentrata sulle accresciute esigenze
di socializzazione dei più anziani.
Oggi la terza età può davvero essere vissuta come una “nuova età”, sia
perché è la prima volta nella storia
che l’aspettativa di vita – e soprattutto
l’aspettativa di una vita attiva - si sta
allungando in modo generalizzato, sia
perché, con il pensionamento, si apre
per la persona un nuovo ciclo di vita,
più libero e meno impegnativo di quello precedente.
Lei condivide l’opinione comune che
gli over 60 siano la fascia di pubblico
che segue maggiormente la radio e la
televisione?
Penso che non sia solo un’opinione,
ma un fatto statisticamente dimostrato.
Avendo più tempo libero, è abbastanza
inevitabile che ne trascorriamo di più
davanti alla televisione o ascoltando la
radio. Inoltre, molti anziani escono malvolentieri la sera, per cui radio e televisione restano il diversivo più a portata
di mano. Anche se constato che è in
forte aumento il numero di coloro che
si fanno catturare da internet.
Per quanto può constatare nella sua
posizione, i programmi della RSI piacciono agli anziani? Personalmente che
cosa pensa dell’offerta dedicata a chi è
meno giovane?
Sicuramente sono i più seguiti, con una
preferenza di giorno per la radio e la
sera per la televisione. So che molti
anziani amano in modo particolare i
programmi di Rete Due per l’ ampia
per.corsi
26
Molto, se l’isolamento è forzato perché
le gambe non sorreggono più o perché gli occhi si affaticano troppo nel
leggere a lungo o perché non si guida
più e si abita lontano dai centri. Ma
questo solo per alcune ore del giorno
o della notte: neppure la voce amica
della radio può sostituire il calore di
un contatto umano reale e personale;
la vicinanza di parenti e amici, laddove
è possibile, o - laddove non lo è - la
solidarietà di coloro che, spesso a loro
volta anziani attivi nel volontariato,
organizzano una visita a domicilio o un
pranzo in compagnia o altre piacevoli
attività. Perché l’ATTE è soprattutto
questo: anziani che aiutano gli anziani.
Volete segnalarci un’iniziativa/un’attività in cui siete coinvolti e che
ritenete possa essere interessante anche per un approfondimento
legato alla RSI e alla sua offerta? Non esitate, contattateci!
per.corsi
27
VENITE A VENEZIA PER ...
RACCONTARE STORIE
MOLTO INTRIGANTI E
AFFASCINANTI!
offerta culturale e di musica classica, e
forse anche per i toni pacati e i ritmi
meno incalzanti. Radio e televisione
devono di certo trovare momenti in
cui trattare temi che interessano agli
anziani, ma non mi piacerebbe che si
confezionassero programmi distinti
per le varie fasce di età. Quella che
va rafforzata oggi è la coesione tra
generazioni, la conoscenza e il rispetto
reciproci.
Prossimamente la CORSI organizzerà
un dibattito pomeridiano dedicato
alle problematiche della terza età, che
tratterà il tema dell’isolamento.
Pensando anche agli anziani non più
autosufficienti, quanto possono
aiutare la radio e la televisione ad
arginare la solitudine?
PER.CORSI DEI SOCI
© ATTE
Tutti gli interessati sono invitati a partecipare al
pomeriggio CORSI in programma
mercoledì 23 ottobre con inizio alle ore 15.00
presso l’Auditorio del liceo cantonale di Mendrisio
sul tema
SOLITUDINE E ISOLAMENTO:
COME USCIRNE
relatori:
Maria Giuseppina Scanziani, giornalista e scrittrice
Franco Zambelloni, filosofo e docente
Marianne Villaret, segretaria generale ATTE
Paolo Gugliemoni, giornalista RSI
e con
Eugenio Jelmini, conduttore, il Gioco dei ricordi (RSI)
moderatrice:
Mariarosa Mancuso, giornalista RSI
Discuteremo in modo simpatico, approfondito e con l’ausilio di spezzoni cinematografici l’offerta radiotelevisiva rivolta al pubblico della terza età, per raccogliere
le opinioni degli ascoltatori e degli spettatori su come anche la RSI, con i suoi
programmi, possa essere d’aiuto e di sostegno a chi vive una situazione di isolamento o solitudine.
I nostri relatori affronteranno questa problematica, comune sia agli anziani che
ai giovani, da un punto di vista intergenerazionale: all’incontro parteciperà anche
una classe di quarta liceo.
Per coinvolgere chi non ha la possibilità di spostarsi,
l’intero evento sarà trasmesso in diretta streaming
sul sito internet della CORSI www.corsi-rsi.ch
L’evento è organizzato dalla Società cooperativa per
la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana in
collaborazione con ATTE, Pro Senectute, Generazioni
e sinergie e RSI.
La Fondazione svizzera pro Venezia si
prefigge di raccogliere fondi per la
salvaguardia del patrimonio culturale di
Venezia, di destinarli a tale scopo
nell’ambito dell’iniziativa di soccorso
internazionale e di coordinare al meglio
gli sforzi profusi in Svizzera a tal fine.
In tal senso Pro Venezia cerca di
sensibilizzare un vasto pubblico per
meglio informarlo e coinvolgerlo negli
obiettivi sviluppati dalla Fondazione.
Ne parliamo con il suo presidente, l’avv.
Giordano Zeli.
con non poche difficoltà, a far lavorare
per la prima volta su un cantiere dei
giovani studenti di restauro. E per di
più è riuscita a dar avvio a una collaborazione internazionale fra l’Istituto
veneto per i beni culturali (IVBC) e la
Scuola universitaria professionale della
Svizzera italiana (SUPSI), tanto che
studenti svizzeri e italiani hanno potuto
lavorare assieme per il restauro del
portale.
Avvocato Zeli, che importanza riveste
l’attività della Fondazione nella salvaguardia delle opere d’arte nella città
lagunare?
Pro Venezia è stata costituita dal
Consiglio federale il 3 luglio 1972 in
risposta all’appello dell’UNESCO e del
Consiglio d’Europa, che si erano rivolti
alla comunità internazionale per salvare
Venezia dopo la tremenda alluvione
del 1966. Dalla sua costituzione ha
promosso e finanziato molti restauri
seguendo nella misura del possibile il fil
rouge che si è data fin dalla sua nascita:
sottolineare e rafforzare la relazione
culturale esistente tra la Svizzera e
l’Italia, e meglio con Venezia, scegliendo
monumenti o opere veneziane realizzate da architetti e artisti svizzeri o opere
che hanno, per altri versi, attinenza con
la Confederazione. Infatti il legame fra
la Svizzera e Venezia parte da lontano
e ben prima del 1972; già a partire dal
XV secolo è documentata la presenza di maestranze svizzere: architetti,
lapicidi, scultori e stuccatori provenienti
dal Ticino. In occasione del suo ultimo
restauro, il portale della Chiesa dei
Carmini di Mariani o Contini da Lugano, Pro Venezia ha voluto coinvolgere
anche le nuove generazioni: è riuscita,
Per tutti questi motivi abbiamo coniato
qualche anno fa lo slogan “da emergenza a progetto culturale”, che ben
fa capire l’attività e l’obiettivo della
Fondazione.
Per sostenere l’attività della Fondazione
è stata costituita l’Associazione degli
amici di Pro Venezia, alla quale possono
aderire tutti coloro che hanno a cuore
Venezia.
Un compito ulteriore della Fondazione,
quale membro dell’Associazione dei
comitati internazionali privati, è anche il
ruolo vigile di “watch dog” nell’accezione più ampia del termine di salvaguardia. Infatti si vuole a tutti costi evitare
che la città diventi una Disneyland
e venga profanata dall’afflusso sconsiderato dei turisti e dalle grandi navi,
mentre diminuiscono costantemente i
residenti!
Lo scorso anno ricorreva il vostro 40°
anniversario. Quali sono i prossimi
obiettivi?
Evidentemente continuare sulla via
tracciata in questi ultimi quarant’anni.
Attualmente è all’esame il progetto
di restauro della Cappella dei Tessitori
di seta nella Chiesa dei Gesuiti, opera
di Domenico Rossi da Morcote (che ha
pure realizzato la Chiesa di San Stae sul
Canal Grande, primo restauro della
nostra Fondazione), ove hanno lavorato
gli stuccatori ticinesi Abbondio Stazio
da Massagno e Carpoforo Tencalla
Mazzetti da Bissone. Questo progetto
ci permetterà anche di esplorare un
campo ancora troppo poco conosciuto, ovvero quello degli stuccatori.
Abbiamo anche in cantiere, in collaborazione con l’USI, la realizzazione del
sito web della Fondazione. L’obiettivo è
di permettere più facilmente l’accesso
alla nostra attività e alla nostra documentazione, dar migliore visibilità a Pro
Venezia e quindi all’importanza della
salvaguardia della Città lagunare.
Viste le finalità di sensibilizzazione e
divulgazione della vostra Fondazione
e sapendo che il suo presidente è
pure membro della CORSI, che ruolo
possono rivestire i media - pensiamo
in particolare alla nostra RSI - nel fare
conoscere, promuovere e valorizzare
il patrimonio artistico e la memoria
dei suoi autori e protagonisti?
per.corsi
28
Sul territorio, in mezzo a voi
29
DAL 25 AL 27 OTTOBRE
LA CORSI E LA RSI
SARANNO PRESENTI
CON UN PROPRIO STAND
ALLA FIERA
SAPORI E SAPERI 2013
AL CENTRO ESPOSIZIONI
MERCATO COPERTO
DI MENDRISIO!
Soprattutto partecipando e informando su attività come la nostra. Ricordo
con piacere la presenza a scadenze
regolari della televisione della Svizzera
Italiana durante il restauro del Monumento Mocenigo nella Chiesa di San
Lazzero dei Mendicanti: tutti le fasi del
restauro sono state seguite e regolarmente presentate a dipendenza dell’avanzamento dei lavori. In questo modo
è stato possibile divulgare l’attività della
Pro Venezia e nel contempo rivalorizzare l’operato degli artisti ticinesi, il legame culturale fra la Svizzera e Venezia
e trasmettere alle giovani generazioni
la passione per la salvaguardia del “nostro” patrimonio culturale.
Come valuta l’offerta culturale alla
RSI? Ritiene che dia abbastanza spazio
a temi quali l’architettura e l’arte?
per.corsi
PER.CORSI COMUNI
Programma Stand CORSI:
© Fondazione pro Venezia
Chiesa dei Carmini, prima e dopo il restauro
Per quanto attiene alla radio ritengo di
sì, talvolta però troppo “confinata” su
Rete Due (peraltro ottima), per cui, secondo me, la cultura in genere dovrebbe trovare i necessari spazi anche sulle
altre reti, magari con un taglio diverso,
un po’ più leggero e accattivante, “sacrificando” il tempo (troppo secondo
me) dedicato al vaniloquio musicale…
e ai giochi! Anche la televisione potrebbe far di più. Per entrambe le strutture
i soggetti non mancano di certo. Venite
a Venezia con noi una volta e vedrete
che si possono raccontare storie molto
intriganti e affascinanti.
venerdì 25 ottobre
dalle ore 14.00
pomeriggio dedicato alle scuole.
Lo stand CORSI sarà allestito con alcune postazioni internet, dove i ragazzi
potranno divertirsi e imparare con il
programma di giochi musicali online
dell’OSI www.osiland.ch
ore 18.30
dibattito CORSI sul tema
La RSI tra regione e nazione*
Con Dino Balestra, Marco Bazzi,
Antonio Bolzani, Reto Ceschi,
Sacha Dalcol e Antonella Rainoldi.
Avvocato e notaio, Giordano Zeli
(Bellinzona 1950) è stato magistrato
dell’ordine giudiziario ticinese dal 1981
al 1991 e agente generale dell’Helvetia
Assicurazioni a Lugano dal 1991 al
2013.
Membro di diversi consigli di amministrazione, ha svolto intensa attività
politica nelle fila del partito liberale
radicale.
In ambito culturale, oltre che presidente della Fondazione svizzera pro
Venezia, fa parte del consiglio della
Fondazione svizzera Pro Patria, del
consiglio della Fondazione Ticino
nostro, del comitato dell’Associazione
Carlo Cattaneo di Lugano, del comitato dell’Associazione degli amici del
Conservatorio della Svizzera italiana
e del Rotary Club di Lugano, di cui è
stato anche presidente. L’elenco continua con l’Associazione degli amici del
Museo cantonale d’arte, della CORSI,
del Festival internazionale del film di
Locarno, degli Amici dell’Accademia di
architettura di Mendrisio, degli Amici
della Scala, del Museo etnografico
della valle di Muggio, della Pro Valle di
Muggio e dell’Accademia italiana della
cucina.
La discussione sarà seguita da un
momento conviviale con piatto caldo a
sorpresa offerto dalla CORSI e cucinato
dagli apprendisti cuochi della SPAI.
sabato 26 ottobre
ore 17.00
La CORSI offre un’esibizione del
Quintetto Bislacco
domenica 27 ottobre
ore 16.00
La CORSI offre una seconda
esibizione del
Quintetto Bislacco
I brani eseguiti dal Quintetto sono stati
scelti sulla base di un nesso con il tema
della gastronomia. La presentazione è
a cura di Giacomo Newlin, giornalista
gastronomico della Rete Uno (RSI), che
affiancherà la CORSI nell’animazione
dello stand per tutta la durata della fiera.
Lo stand della CORSI ospiterà anche
l’OSI e la Fondazione Monte San Giorgio.
* per ulteriori dettagli vi invitiamo
a visitare il nostro sito internet
www.corsi-rsi.ch
VENITE A TROVARCI!
CON.CORSI
Spedite al nostro segretariato CORSI entro e non oltre il 1° novembre 2013
una vostra ricetta originale e inedita, i cui ingredienti principali inizino con le lettere che compongono la parola C-O-R-S-I (spezie, aromi e condimenti semplici
verranno considerati ingredienti secondari, e potranno essere inclusi a piacere).
Ad esempio: Cetrioli, Olive, Riso, etc..
La nostra giuria, composta da Giacomo Newlin e Raffaella Biffi (conduttrice della
trasmissione RSI Piatto forte), decreterà il vincitore del concorso, che si aggiudicherà una trasferta gratuita con la CORSI in occasione di uno dei suoi eventi
2014.
Le ricette potranno anche essere consegnate direttamente al nostro stand a
Sapori e Saperi, dal 25 al 27 ottobre al Mercato coperto di Mendrisio.
PARTECIPATE ANCHE VOI!
Segretariato CORSI, via Canevascini 7, cp, 6903 Lugano
oppure [email protected]
per.corsi
CORSI IN BUCALETTERE
Giornalisti e penne note ci scrivono
30
IL REALE VALORE
DELLA METÀ
Ci si può accontentare di un piccolo
aumento delle donne di fronte a una
telecamera, a un microfono o con la
penna in mano? No. Se è vero che
qualche passettino in avanti è stato
compiuto rispetto ai tempi in cui
l’unico volto femminile era quello delle
“signorine buonasera”, nel mondo
dell’informazione le donne sono ancora
ampiamente sottorappresentate. E
quando si tratta di posti dirigenziali,
la situazione è ben peggiore. L’editoriale del numero di giugno di per.
corsi, dedicato «all’altra metà del cielo,
componente essenziale, seppur non
sempre sufficientemente considerata,
della complessa realtà umana», annuncia l’avvio di un ciclo di conferenze dedicato alle giornaliste. E comunica una
sostanziale parità di genere nelle nuove
richieste di adesioni alla CORSI. Non
possiamo che rallegrarcene, sperando
che sia un segnale propizio per un chiaro cambiamento di paradigma.
Sì, perché purtroppo i numeri sono
spietati. Nel consiglio regionale della
CORSI su 25 membri, solo 4 sono
donne; nel Comitato del consiglio regionale 6 membri su 7 sono uomini; nel
Consiglio del pubblico su 17 membri,
6 sono donne. La vicepresidenza del
Consiglio regionale e del Comitato
affidata a una donna (Anna Biscossa),
la presidenza e la vicepresidenza del
Consiglio del pubblico declinata al femminile (rispettivamente Tiziana Mona
e Raffaella Adobati Bondolfi) non possono certamente essere soddisfacenti
in termini di rappresentanza di genere,
sebbene si tratti di personalità (conosco personalmente solo Biscossa e
Mona) di assoluto valore e schierate da
una vita in favore delle pari opportunità e dei diritti delle donne. A conti fatti,
nel quadro complessivo delle strutture
della CORSI, l’altra metà del cielo è
confinata ai bordi della cornice massiccia, garante di una visione patriarcale e
purtroppo legata a rigorose ma anche
logore logiche di spartizione politica.
Non basta, come dicevo, l’aumento di
donne nelle redazioni: i commenti, le
opinioni, gli editoriali sono sempre e
ancora ampiamente in mani maschili,
così come i posti di responsabilità o di
direzione di testate e dipartimenti. È il
solito soffitto di cristallo che impedisce
alle donne di raggiungere i massimi
livelli di una carriera giornalistica. Esattamente come altre forme di potere,
anche l’informazione perpetua una
discriminazione di genere. Eppure di
donne capaci e competenti ce ne sono.
Rivendicare una maggiore presenza di
donne anche nelle stanze dei bottoni - dove si prendono le decisioni e
dove dunque si esercita il potere - non
è solo una questione di genere, ma
anche e soprattutto di società.
È davvero realizzabile la parità tra
donna e uomo se non vi è parità di
rappresentazione anche nell’informazione, tenuto conto del suo impatto
sull’opinione pubblica? Senza un’informazione capace di integrare la componente di genere, sarà tutto molto più
difficile. Valorizzare regolarmente - e
non solo come fatto sporadico - la rappresentazione reale e non stereotipata
della molteplicità di ruoli del mondo
femminile, è fondamentale. Non solo
a livello di produzione e di diffusione
dell’informazione, bensì anche a livello
di strutture della CORSI, che si fa
garante del rispetto del servizio pubblico e delle esigenze dell’utenza della
Svizzera italiana. Una CORSI davvero
rappresentativa della società in cui si
muove, dovrebbe avere nei propri organi un numero nettamente maggiore
di donne. Non basta tuttavia aspettare
che esse si facciano avanti. Occorre
proporle e soprattutto sostenerle
votandole.
La storia delle donne svizzere - e
delle donne di molti altri paesi - è una
storia di santa pazienza, di attese, di
resistenza, quasi fossimo tutte destina-
te alla maratona. Ogni piccolo passo
compiuto, conquistato con fatica e
caparbietà, rappresenta dunque un
successo. Il progetto “Storie di donne” - che coinvolge la CORSI, la RSI e
la Commissione pari opportunità del
cantone Ticino - è indubbiamente una
buona iniziativa e si inserisce nel solco
del dibattito sui rapporti tra donna e
media, che in molti paesi ha ritrovato
vigore grazie anche al successo del
documentario-denuncia Il Corpo delle
donne di Lorella Zanardo.
Sarebbe però auspicabile trasformare il
progetto in concrete proposte operative. Perché se sul principio e il valore
delle pari opportunità la condivisione è
praticamente unanime, quando si tratta
di tradurli in pratica svaniscono come
per incanto dalla lista delle priorità o
vengono considerati una fastidiosa palla
al piede. Lasciare il legittimo spazio
all’altra metà del cielo - attribuendo alla
“metà” non un valore simbolico, vagamente romantico o drammaticamente
approssimativo - sarebbe davvero il
minimo sindacale.
Françoise Gehring
giornalista
per.corsi
PER.CORSI CRITICI
Una rubrica di critica radiotelevisiva
TELE
&ALTRE
VISIONI
di Antonella Rainoldi
In un periodo infelice come l’estate
i telefilm USA mantengono accesa
l’attenzione degli appassionati, grazie
anche alle mosse dei programmatori.
Possiamo parlare di questo, invece
di discettare sull’eccessiva presenza
della serialità americana in palinsesto?
A guardare il ranking, la classifica delle
serie più seguite dal 17 giugno al 31
agosto, su LA 1, si resta a bocca aperta,
stupiti dai numeri. Castle è il telefilm
più visto, con 41’700 spettatori e oltre
il 34% di share. Grey’s Anatomy, medical
drama adorato dal pubblico femminile,
con 30’200 spettatori e il 31,4% di
share è il secondo titolo in classifica.
Seguono The Mentalist (26’400, 27% di
share), Private Practice (26’200, 26,3%
di share) e Criminal Minds (21’400,
25,7% di share). Solo al sesto posto
arriva Body of proof: undici puntate per
una media di 19’700 persone, 26,1%
di share. Body of proof non è certo un
prodotto di altissimo livello, ma ha un
numero importante di fedeli. E a noi
serve per definire la strategia di programmazione della RSI. Nessuno parla
mai della capacità della RSI di valorizzare i telefilm americani. Lo facciamo
noi in questa sede. La critica costruttiva,
come la chiamano alcuni pensatori, può
aspettare.
Per salvaguardare il piacere della visione telefila non basta proiettare serie
di qualità: bisogna saper costruire il
palinsesto prestando attenzione al pubblico di riferimento, garantire una certa
ritualità, rappresentare un contenuto
appealing in anteprima, possibilmente
anticipando l’Italia nella prima visione.
Sono tutte caratteristiche indispensabili per attirare l’audience. Così sono
nati i martedì, mercoledì e venerdì
sera all’americana, con la successione
di tre telefilm diversi, ciascuno con un
solo episodio, e un ordine sequenziale
ben ragionato. Prendiamo il “venerdì
poliziesco” tutto estivo. Body of proof è
una delle serie più seguite, giustamente
precede The Closer, un po’ meno forte,
e la trascina. Ma anche il terzo titolo
ne trae vantaggio: è successo con Law
& Order: Special Victims Unit. Difficile,
invece, il debutto de Il becchino, serie
31
in quattro puntate della SRF trasmessa
dalla RSI a partire dal 30 agosto in lingua originale con sottotitoli (il prodotto
non è niente male, è anche una riflessione sulla fiction europea). In termini
di ascolti, il venerdì si è rivelato fanalino
di coda: dieci edizioni per una media di
15’200 spettatori, 22,9% di share, oltre
otto punti in meno il 30 agosto. Mentre
le serate del martedì e mercoledì non
sono mai scese sotto il 23,5% e 24,5%
(uno spettatore su quattro ha scelto di
seguire la RSI). Bisogna però mettere in
conto gli effetti della contro programmazione: se il “venerdì poliziesco” non
avesse subito la concorrenza di Rai e
Mediaset, avrebbe certamente avuto
esiti molto più confortanti.
(in collaborazione con Lara Moro, Medienreferentin RSI, elaborazione Panel
TV Mediapulse)
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per.corsi
CORSI IN CALENDARIO
32
EVENTI
21 OTTOBRE, COIRA
SALA MULTIFUNZIONALE
SEDE RTR, ORE 18.00
LA RSI TRA LE CULTURE POLITICHE
23 OTTOBRE, MENDRISIO
AUDITORIO LICEO CANTONALE, ORE 15.00
SOLITUDINE E ISOLAMENTO,
COME USCIRNE?
25 OTTOBRE, MENDRISIO
MERCATO COPERTO, ORE 18.30
LA RSI TRA REGIONE E NAZIONE
25-27 OTTOBRE, MENDRISIO
STAND CORSI-RSI A
SAPORI E SAPERI 2013
22 NOVEMBRE, LUGANO-BESSO
STUDIO 2 RSI, ORE 20.30
CONFERENZA DEL CICLO 2013-2014
“UNIVERSO FEMMINILE
E MEZZI DI COMUNICAZIONE”
16-23 NOVEMBRE, BELLINZONA
(DATA DA ANNUNCIARE)
EXPOCENTRO
PREMIAZIONE CONCORSO
CORSI “GIOVANI AUTORI” 2013
NELL’AMBITO DEL
FESTIVAL CASTELLINARIA
INOLTRE:
(DATA DA ANNUNCIARE)
IN DIRETTA DAGLI STUDI TV DI COMANO
60 MINUTI
CHIUSURA DEL CICLO DI
SERATE PUBBLICHE CORSI 2013
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CORSIRSI
29 NOVEMBRE, LOCARNO
CHIESA DI SAN FRANCESCO, ORE 20.30
CONCERTO OSI
SEDE SUPSI, A PARTIRE DALLE 19.00
APERITIVO DI BENVENUTO
PER I NUOVI SOCI CORSI 2013
E YOUTUBE
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E UNITEVI
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E MANDATE AL
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6903 Lugano
Redazione:
Chiara Sulmoni
Giampaolo Baragiola
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Stampa:
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Mendrisio