Quadrimestrale di Cultura, Finanza, Economia, Identità e Valori

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Quadrimestrale di Cultura, Finanza, Economia, Identità e Valori
Anno I - N. 1 - Dicembre 2010 - Marzo 2011 - Distribuzione gratuita
Quadrimestrale di Cultura, Finanza, Economia, Identità e Valori
Gatti: la Banca
Don Rizzo
e la sua
rivista
L’intervista
al magistrato
Gaetano Paci
Periodico QUADRIMESTRALE
DI INFORMAZIONE DELLA
BANCA DON RIZZO
Anno I, n. 1, Dicembre 2010 – Marzo 2011
DIRETTORE RESPONSABILE
Antonio prof. Fundarò
COMITATO DI DIREZIONE
Giuseppe dott. Mistretta Presidente Banca Don Rizzo
Carmelo dott. Guido Direttore Generale Banca Don Rizzo
Enzo dott. Nuzzo Vice Presidente Banca Don Rizzo
Antonio prof. Fundarò Direttore Responsabile
Pasquale prof. Hamel Responsabile Comitato Scientifico
Salvatore dott. Cartuccio Ufficio marketing Banca Don Rizzo
REDAZIONE
Ufficio marketing e comunicazione
Via Stefano Polizzi, 13, 91011 Alcamo (Tp)
PROGETTO GRAFICO E REALIZZAZIONE EDITORIALE
Stampa
Stampato in Italia presso Arti Grafiche Campo S.r.l, Alcamo.
Fotografie, testi e illustrazioni
La rivista pubblica solo gli articoli commissionati.
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ADA Comunicazione, Antonio Fundarò, Salvatore Cartuccio.
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esclusivamente per l’invio della pubblicazione e non vengono
ceduti a terzi per nessun motivo.
Resta ferma la possibilità per l’interessato di esercitare i diritti di
cui all’articolo 13 della legge 675/96.
Pubblicazione quadrimestrale.
CHI SIAMO
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sicilia è cultura
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uno sguardo al presente,
un pensiero al futuro
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Terrasini, mare e turismo
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LA banca don rizzo e la
sua rivista
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palazzo d’Aumale
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cep, azienda leader
nel campo dell’energia
rinnovabile
Vincere la nostra sfida,
comunicando il nostro
futuro
banche e cultura:
indifferenza o
collaborazione
intervista al sostituto
procuratore gaetano paci
Terrasini e il suo futuro
LA banca Don Rizzo e la
promozione di terrasini
LA filiale di Terrasini
punta ai cittadini, alle
imprese ed al territorio
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Serenità, comprensione,
competenza,
professionalità e vicinanza
L’armatore pietro
caponetti e il suo mare
viaggio in ecuador: una
esperienza di sostegno al
loro microcredito
GANCI: per noi, la don rizzo
è una famiglia
i maledetti e gli innocenti
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SOMMARIO
entra nella nostra community
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1
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ÒEJǎB[JPOJEBǎ
FJMTPWSBQQSF[[PEB
BQQMJDBSFBMMBTPMBQSJNBB[JPOFÒQBSJBǎ
ecuador: veder
sorridere e continuare
a far sorridere
43
46
diversificare per
proteggersi
47
il credito cooperativo: un
sistema a rete a favore
delle imprese
LA banca oggi: interazione
tra gli attori sociali,
dipendenti e clienti
i giovani e le banche:
comprendere il presente
per progettare il futuro
Oblò letterario • don
rizzo
nef: piccoli investimenti
per un grande capitale
nel futuro
I VANTAGGI PENSATI PER TE
LA banca per i giovani e i
giovani
per
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Iscriviti gratuitamente
Attribuiamo
lo status di
Socio banca
Giovane²
al nostro Comitato
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t ǎ QFS JM EJQMPNB EJ TDVPMB
media superiore e la laurea specialistica;
tǎQFSMBMBVSFBUSJFOOBMF
tǎQFSMBMBVSFBNBHJTUSBMF
Nel caso in cui tu sia già Socio, continuerai
a godere delle borse di studio nelle misure
originariamente stabilite³.
banca don rizzo: la tua
isola felice
antiriciclaggio e banche
3
Abbiamo ideato per te un conto
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Giovani ideato per la
promozione di attività
formative,
culturali,
economico-sociali
e
sportive rivolte ai
giovani associati.
Compila il modello di
adesione e diventa
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²Il numero di azioni con le quali i premiati per le borse di studio
EJWFOUBOP4PDJ(JPWBOJÒEJRVPUF
³Attualmente i riconoscimenti elargiti per le borse di studio consistono
JOǎQFSJMEJQMPNBEJTDVPMBNFEJBTVQFSJPSFǎQFSMB
MBVSFBCSFWFBDVJTJBHHJVOHPOPVMUFSJPSJǎTFTFHVJUBEBMBVSFB
TQFDJBMJTUJDBFǎQFSMBMBVSFBNBHJTUSBMF
bcc vita basic: perchè
nella vita servono le basi
personalmente vicini alle
vostre necessità dalle
filiali e dagli uffici
le famiglie serra e
randazzo con la don rizzo
perchè ci è vicina
inchiostri d’autore ad
alcamo
banca e asp trapani al
servizio delle famiglie con
disagi adolescenziali
integriamoci... la banca per
una migliore qualità della
vita dei disabili
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gli incontri con gli
studenti di alcamo
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gli autori di questo
numero
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Giuseppe Mistretta
Presidente Banca Don Rizzo
Banca Don Rizzo
Vincere la nostra sfida,
comunicando il nostro futuro
Cari amici,
è davvero con grande piacere che ci apprestiamo a
presentarvi questa nuova iniziativa editoriale.
La crisi economica che stiamo attraversando, pone delle
riflessioni relative al nostro modo di fare banca locale.
La nostra Banca ha radici che si affondano nei primi del
Novecento, e nei suoi 108 anni di vita, è sempre stata un
importante punto di riferimento per il territorio in cui
opera e per gli abitanti che in esso risiedono. La Nostra
Banca ha dimostrato, nell’arco di un intero secolo, la
capacità di stare sul mercato senza omologarsi, di essere,
specie nel passato, antidoto all’usura e, oggi, alla finanza
speculativa. La Nostra banca si estende dalla città di
Palermo a quella di Trapani, copre 13 comuni e realizza
il proprio radicamento grazie ai suoi 3600 soci. L’essere
motore di crescita e di relazione ha permesso alla Banca
di crescere e di acquisire il ruolo che oggi è sotto gli occhi
di tutti.
Il sistema bancario italiano, in generale, ha dimostrato
di avere maggiore stabilità rispetto agli altri paesi
industrializzati. Gli aspetti di sana e prudente gestione che
erano interpretati come un ritardo delle banche italiane
nell’adozione di pratiche finanziarie più innovative, si sono
rilevati i più corretti per assicurare efficienza e costanza
del servizio reso alle famiglie, alle imprese, all’economia
in generale.
Per molti anni è prevalsa l’opinione che impresa e
cooperativa fossero due fenomeni di specie diversa, quasi
contrapposta.
Oggi questa visione è superata. Queste considerazioni
rappresentano il patrimonio di noi cooperatori del
credito.
Le banche di Credito Cooperativo hanno fatto della
solidarietà il privilegiato motivo di differenza. Le BCC
sono orientate a far finanza per lo sviluppo, a sostenere
l’economia reale del territorio in cui sono insediate,
privilegiando soprattutto i piccoli risparmiatori, creando
occupazione, producendo ricchezza duratura.
Riteniamo di doverci impegnare affinché questi valori
possano essere condivisi nel nostro territorio.
Siamo convinti che il miglior modo di promuovere
la diffusione di questi valori sia un modo di operare
quotidianamente coerentemente con i valori professati.
Siamo convinti che la cooperazione, non solamente
circoscritta al settore del credito, possa offrire delle
importanti occasioni di sviluppo economico-sociale nella
nostra regione. Siamo consapevoli che possiamo svolgere
un importante ruolo di promozione della cooperazione in
tal senso. Abbiamo sperimentato i risultati dell’operare in
maniera sempre più coerente alle logiche della mutualità
e della solidarietà. Le continue richieste di ammissione
a socio della BCC, sono l’inconfutabile prova che queste
nostre intenzioni siano state percepite all’esterno.
Siamo convinti che abbiamo da raccontare storie
imprenditoriali che possano essere da esempio e da
orgoglio per il nostro territorio.
Siamo convinti, altresì, che abbiamo luoghi da far
conoscere, a volte fuori dai circuiti ufficiali del turismo,
che meritano di essere più conosciuti delle altre BCC
italiane.
Per questi motivi siamo convinti dell’utilità della nostra
rivista per cui riteniamo utile e doveroso impegnarci.
Giuseppe Mistretta
Presidente Banca Don Rizzo
N. 1 2010
Carmelo Guido
Direttore Generale Banca Don Rizzo
Banca Don Rizzo
Uno sguardo al presente,
un pensiero al futuro
Questo è il primo numero della rivista aziendale,
strumento da tanto tempo pensato e fortemente voluto
dalla banca.
ed economico, ma che potrebbero diventare anche
di ordine sociale se non si riescono ad affrontare le
emergenze con soluzioni adeguate.
Le nuove dimensioni raggiunte dall’azienda in questi
ultimi anni, e la scelta strategica di essere una vera
cooperativa con un numero di soci che ha ormai superato
le 3.500 unità, hanno reso non più rinviabile l’utilizzo
di uno strumento che possa permettere, insieme ad
altri che sono stati in questi anni attivati, una costante
comunicazione con la base sociale, con i propri clienti,
con le comunità di appartenenza.
In tale contesto occorre che tutti i soggetti che formano
una comunità, istituzioni, imprese, famiglie, trovino il
modo per fare rete, per cercare insieme risposte comuni
e condivise ai problemi da affrontare.
In questo modo una comunità riesce ad uscire fuori da un
periodo di crisi, sostenendosi solidarmente ed aiutandosi
reciprocamente.
Ma prima che essere una scelta di uno strumento di
comunicazione, la rivista aziendale rappresenta la chiara
volontà di creare uno strumento di relazione, di un modo
di porgersi e di confrontarsi con i tanti soggetti che
entrano in relazione con la banca.
La banca Don Rizzo in questo anno difficile ha continuato
nel suo compito di stare vicina alle famiglie ed alle imprese,
non ha ridotto l’erogazione del credito, ha mantenuto
l’impegno di assistere settori economici che stanno
soffrendo particolarmente, assumendosi le proprie
responsabilità di soggetto finanziario di riferimento.
In questo senso il nostro auspicio è che questo strumento
diventi il più possibile un luogo di confronto, di dialogo,
di rappresentazione di diversi punti di vista, per la ricerca
di soluzioni ai problemi delle nostre comunità.
Tutto ciò ovviamente deve avvenire ricercando la migliore
efficienza allocativa del credito, perché soltanto in questo
modo si aiuta un territorio a crescere senza distruggere
ricchezza.
Il modello di relazioni sociali che oggi si è affermato,
conduce prevalentemente all’individualismo ed alla
ricerca del far da sé, mentre le sfide che si devono
affrontare richiedono sempre più a mio avviso un modello
cooperativo e solidale.
Continueremo con decisione nel nostro lavoro quotidiano
che è quello di essere un soggetto finanziario al fianco
delle imprese, delle famiglie, del lavoro, dei giovani e una
realtà che ha come obiettivo la crescita del ben-essere
morale, sociale ed economico delle persone e delle
comunità nelle quali opera.
Stare oggi sul mercato, affrontare i problemi che
quotidianamente ci si pongono davanti, è diventato
sempre più difficile e faticoso.
Questo è stato lo spirito di Don Rizzo, è lo spirito del
credito cooperativo, ed è quello che anima tutti noi che
lavoriamo in questa banca e per questa banca.
Oggi, purtroppo, la situazione economica generale
ha aggravato le condizioni delle nostre comunità, con
ripercussioni che inizialmente sono di ordine finanziario
Con il nostro impegno e con il vostro aiuto vogliamo
continuare in questa nostra missione.
Carmelo Guido
Direttore Generale Banca Don Rizzo
N. 1 2010
La galassia del credito cooperativo
LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE
La Banca Don Rizzo
e la sua rivista
di Sergio Gatti
(direttore di Federcasse)
Non sono momenti facili per l’Italia, per la Sicilia, per i
territori nei quali opera la BCC Don Rizzo.
È quasi scontato considerarlo.
Ma non ci lasciamo andare né al pessimismo che porta
a ripiegarsi su se stessi, né all’insensato ottimismo che
spinge ad enfatizzare i propri successi.
Noi vogliamo provare a essere realisti.
Realisti sono i vertici della BCC Don Rizzo che hanno
deciso di intensificare il dialogo con i propri soci, con i
clienti, con gli interlocutori del territorio.
Questa rivista è un segno di questa voglia di realismo e di
dialogo con chi possiede e chi utilizza questa cooperativa
bancaria.
In questo 2010 la BCC Don Rizzo ha realizzato fatti.
Così come hanno realizzato fatti le altre 400 BCC di tutta
Italia.
In questo anno la prossimità all’economia reale e alle
comunità locali che contraddistingue tutto il Credito
Cooperativo italiano si è espressa in numeri ed in
iniziative: le BCC hanno continuato a sostenere il sistema
produttivo attraverso il credito, in una misura superiore
al resto del sistema bancario; hanno avviato per prime
forme di flessibilità e di moratoria, sia verso le imprese,
sia verso le famiglie; hanno aderito praticamente a tutti
i protocolli messi in campo dalle amministrazioni locali
contro la crisi; sono state partner di circa un centinaio di
programmi di microcredito in tutta Italia.
In questo 2010, la presenza territoriale del Credito
Cooperativo è ulteriormente cresciuta: gli oltre 4.300
sportelli delle BCC, presenti in 101 province e 2.672
Comuni, rappresentano il 12,8 per cento del totale delle
dipendenze del sistema bancario. E sono aumentati
anche i soci, di più del 5% in un anno: sfiorano in tutta
Italia quota 1 milione e centomila. E i clienti superano i
5,6 milioni.
Le BCC italiane hanno aumentato gli impieghi di quasi 3
punti percentuali in più del sistema.
In particolare, sono lievitati i finanziamenti erogati alle
famiglie consumatrici ed alle istituzioni senza scopo di
lucro (+14 per cento contro il +6,6 per cento del sistema
bancario).
Su 131 miliardi di impieghi totali delle BCC, quasi 88
sono stati destinati alla clientela imprese, con una
Banca Don Rizzo
crescita annua superiore al 6%, a fronte della sostanziale
stazionarietà registrata nel sistema bancario complessivo
(-0,2 per cento).
Particolarmente stretto è il legame con le imprese
artigiane: in dieci anni gli impieghi delle BCC al settore
artigiano sono cresciuti di circa del 91%, un tasso di
incremento doppio rispetto a quello mostrato dalla
media del sistema bancario. Oggi la quota di mercato
delle nostre banche supera il 20%.
La scelta di “esserci”, di dare risposte, non è stata – come
d’altronde ci si poteva aspettare – indolore.
Si sono incrementati i crediti in sofferenza, anche se in
percentuale inferiore al complesso dell’industria bancaria
(significativo mi pare che il rapporto sofferenze/impieghi
riferito alle imprese si mantiene per le BCC inferiore di
circa un punto percentuale rispetto a quello rilevato nella
media di sistema: 4,6 per le BCC contro 5,5 per cento del
totale banche).
In questo anno le BCC hanno accresciuto la raccolta
complessiva ad un ritmo analogo a quello del resto del
sistema bancario.
Hanno incrementato anche il patrimonio, piattaforma di
solidità indispensabile, che a giugno 2010 ammontava
N. 1 2010
per le BCC a 19,2 miliardi di euro, con un tasso di crescita
annuo del 3,9 per cento.
Le BCC si confermano in tal modo la realtà bancaria più
patrimonializzata del sistema finanziario italiano: il tier 1
ratio e il coefficiente di solvibilità erano pari per le nostre
banche rispettivamente al 14,2 ed al 15,1 per cento. Il tier
1 ratio e il coefficiente di solvibilità calcolato dall’ABI su
un campione dei principali gruppi bancari si attestavano
rispettivamente all’8,24 ed all’11,2 per cento.
Infine, un dato non trascurabile: nonostante le difficoltà,
le BCC hanno tenuto – e anzi accresciuto – l’occupazione
(dell’8,6% dal 2007 al 2009, a fronte di una diminuzione
del 3,8% per il totale del sistema bancario).
Insomma, in uno degli anni più duri per le economie
mondiali degli ultimi 80 anni, le piccole-grandi banche
mutualistiche hanno reso meno crudi gli effetti della crisi
su famiglie e imprese.
Quali i fattori che hanno reso possibile questa buona
reazione? Essenzialmente due: l’identità e la rete.
La galassia del credito cooperativo
LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE
Banche e cultura,
indifferenza o collaborazione?
di Pasquale Hamel
dei banchieri italiani, che hanno accoppiato il giusto
interesse per la crescita economica dell’impresa con
una spiccata tendenza ad investire in cultura convinti
com’erano del ritorno positivo che ne avrebbero tratto.
Gli investimenti delle banche si sono articolati secondo
tre modalità, ormai standardizzate, alle quali si è associata
negli ultimi tempi un nuovo modo di operare.
Una prima modalità, il mecenatismo, che si incarna nella
vecchia tradizione culturale italiana le cui radici affondano
nel Rinascimento. Si tratta di interventi liberali che non
contemplano necessariamente un ritorno economico
per la banca ma che sono importanti ai fini della
reputazione o immagine della banca stessa sul territorio.
Proprio dal resoconto della citata audizione del 13 marzo
2003, emerge il dato significativo che una buona parte
degli investimenti in cultura secondo la modalità del
mecenatismo, realizzati dalle aziende di credito, è dovuto
proprio a banche popolari e banche cooperative.
Una seconda modalità, che si è sviluppata in questi ultimi
anni, è la sponsorizzazione culturale. In questo caso c’è un
ritorno per l’azienda, il ritorno è collegato a quella che si
può definire relazionalità esterna, cioè nella opportunità
offerta da tale modalità di promuovere i prodotti che la
stessa azienda mette sul mercato.
A leggere quanto scrive il nobel per l’economia Milton
Friedmann, la banca non avrebbe altro compito che
quello di realizzare profitti, sarebbe dunque indifferente
ai problemi dell’etica come a tutto quanto non si iscriva
nella logica del profitto.
Un assunto dominante che, tuttavia, nel lungo periodo ha
mostrato grossi limiti e che, ha reso evidente, come hanno
insegnato le vicende recenti, una indubbia pericolosità.
In realtà, la banca non può essere solo azienda che realizza
profitto ma, proprio nel suo interesse, deve essere soggetto
radicato nel territorio che promuove il territorio stesso.
Nulla appare più utile alla promozione del territorio che
la valorizzazione delle risorse culturali che vi insistono o
che nello stesso emergono.
Lavorare sulla cultura è interesse generale comune in
quanto utile al miglioramento della qualità della vita ciò
che, come è noto, costituisce moltiplicatore di elementi
di crescita e di sviluppo.
Lo conferma la stessa A.B.I che, ascoltata a proposito
dell’Indagine conoscitiva sui nuovi modelli organizzativi
per la tutela e la valorizzazione dei Beni culturali promossa
dalla Commissione cultura del Senato della Repubblica,
ha richiamato le antiche e mai abbandonate tradizioni
10
Banca Don Rizzo
A
R
LTU
CU
La terza modalità è quella della gestione del proprio
patrimonio. Molte aziende favoriscono il mercato dell’arte
e fanno acquisti considerati veri e propri investimenti da
imputare al proprio patrimonio.
Ultimamente, ed è la modalità nuova, le banche si sono
spese nel settore dell’editoria d’arte.
Il prestigio dell’investimento nelle pubblicazioni artistiche
che, in mancanza di questa linea di finanziamento, non
potrebbe avere quel respiro che invece il settore richiede,
costituisce una forte spinta per le banche.
Acquisita la consapevolezza della, non solo, compatibilità
ma, addirittura, essenzialità del rapporto positivo fra
banche e cultura, bisogna aggiungere che, proprio in
questi anni di crisi economico-finanziaria, si è sempre
più fatta strada la convinzione che i soggetti privati, e fra
essi le banche, devono divenire attori importanti nella
valorizzazione, tutela e sviluppo delle attività culturali.
Non è un caso che molti degli eventi culturali più
importanti o dei restauri più significativi scontino l’apporto
rilevante di aziende di credito piccole e grandi. Tutto
questo è naturalmente favorito da provvidenze di natura
fiscale – che tuttavia andrebbero ulteriormente affinate
– che permettono cospicue deduzioni di imposta.
N. 1 2010
Sempre più comuni sono, inoltre, gli interventi al servizio
della formazione, dell’istruzione e della ricerca in genere.
Proprio in questi ultimi settori, molte banche, hanno
allargato le loro aree di intervento con l’istituzione di borse
di studio, con la disponibilità a creare stage formativi, con
il finanziamento di corsi specifici e di lavori di ricerca.
Peraltro, anche le banche sono consapevoli che gli
investimenti nell’istruzione e nella formazione, ma
anche nella ricerca, costituiscono un fattore chiave
della competitività, della crescita dell’occupazione e,
di conseguenza, vengono ad essere il prerequisito per
conseguire obiettivi economici, sociali e ambientali.
Un’ultima pista, che ha trovato qualche timida
sperimentazione, potrebbe essere la cogestione dei beni
culturali, investimenti, questi che, nel lungo periodo,
potrebbero rappresentare un ritorno significativo,
anche in termini finanziari, per le aziende che vi si
cimenteranno.
Naturalmente si tratta di idee per il futuro perché,
ancor oggi, la legislazione nazionale in materia
preconcettualmente ostile al privato, pone spesso
invalicabili barriere d’ingresso.
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Il progetto legalità
LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE
Intervista al sostituto
procuratore Gaetano Paci
Cittadini attivi e consapevoli dei propri diritti ma anche dei
propri doveri sono il vero antidoto alla mafia
Intervista
di Antonio Fundarò
Originario della provincia di Agrigento, 46 anni, due figli.
In magistratura dal 1991, Gaetano Paci si è occupato
di inchieste sulla criminalità mafiosa delle provincie di
Trapani e di Palermo ed in particolare della cattura di
grandi latitanti (a Trapani, Mangiaracina, Virga, i fratelli
Amato, Bonafede; a Palermo, Mariano Tullio Troia,
Giuffrè, Palazzolo, Lo Piccolo), delle indagini sul racket
delle estorsioni (“Addiopizzo”), dei rapporti tra mafia ed
imprenditoria, politica ed istituzioni (Carnevale, mafia e
coop rosse e grandi appalti, Cuffaro, Miceli, Fontana).
Attualmente si occupa di indagini sui patrimoni mafiosi
ed è anche Presidente della Fondazione onlus “Progetto
Legalità in memoria di Paolo Borsellino”.
Dott. Paci, iniziamo con la più, a prima vista, semplice, ma in realtà più articolata,
delle domande: cos’è la mafia?
È un complesso sistema di potere che esiste nel nostro Paese da oltre duecento anni
e si è ramificata nella società, nell’economia ed ha spesso condizionato l’operato delle
nostre Istituzioni, a livello locale ma anche nazionale.
Perché le mafie paiono non indebolirsi in seguito ai rilevanti arresti di boss di spicco?
Perché fondano la loro forza sul consenso di ampie fasce della nostra società
Lei, avendo vissuto e operato in numerose realtà, Trapani, Palermo, ad esempio,
può asserire che non esistono differenze nell’organizzazione criminale?
La struttura organizzativa di cosa Nostra è la stessa in tutte le province. Le differenze
possono riguardare i settori di intervento, per esempio la mafia trapanese ha
tradizionalmente un forte vocazione imprenditoriale.
Nella provincia di Trapani, e in quella di Palermo, quanto la mafia condiziona lo
sviluppo economico del territorio?
Molto, non soltanto per via delle estorsioni (imposte con il pagamento del pizzo ma
anche con la coazione nelle forniture, nell’assunzione della manodopera, nell’impiego
di mezzi e persino nelle scelte sulla localizzazione aziendale), ma soprattutto perché le
imprese mafiose godono di posizioni di egemonia sul mercato.
Quali strumenti possiedono le banche per impedire alla mafia di continuare a
radicarsi sul territorio?
La facilitazione del credito alle piccole e medie imprese in modo che possano svilupparsi
autonomamente e non dover subire cosi il condizionamento mafioso. E poi il controllo
sui flussi di denaro, attraverso tempestive segnalazioni all’Autorità giudiziaria ed alla Banca
d’Italia, immessi nel sistema creditizio in modo da impedire fenomeni di riciclaggio.
12
Banca Don Rizzo
Giovani & Legalità
È possibile piegare la mafia con l’attuale sistema
giudiziario?
Certamente è possibile sconfiggere le sue manifestazioni
militari più eclatanti. Ma il sistema repressivo non basta,
come diceva Paolo Borsellino occorre una solida opera di
bonifica culturale in modo da formare le giovani generazioni
alla cultura della legalità e della cittadinanza attiva.
di Francesco Gianno
Oggi, forse più di prima, gli adolescenti,
sono costretti a misurarsi con fenomeni
e cose, fortemente intrisi, spesso, da
comportamenti che hanno il sapore
dell’illegalità e che, nella maggior parte
dei casi, li demoralizza e li irrigidisce.
Fenomeni che non comprendono, che
non accettano, che non condividono,
che spesso urtano la loro sensibilità.
Viviamo in un sistema sociale molto
evoluto, nel quale anche i giovani sono
chiamati a rispondere delle proprie scelte
e delle proprie azioni. E lo sono, ancor
più, in un contesto difficile come quello
siciliano che impone, a questi, un surplus di
energia e di determinazione da spendere
nei vari campi dello scibile umano.
Come giovani hanno la necessità, ma più
spesso il desiderio, di comprendere e di
confrontarsi sulla percezione che essi
hanno delle regole e dei comportamenti,
su quanto si riconoscano nelle norme e
nel confronto democratico che regola la
vita in famiglia, nella scuola, nella società.
Ai giovani è chiesto di dar lettura e
giustificazione delle loro azioni, anche
in relazione a fenomeni che possono
destare allarmismi facili, come il bullismo
o la microcriminalità. Capire qual’è il loro
concetto di legalità, se si riconoscono nel
sistema, se ne condividono le dinamiche
e se e dove hanno voglia di cambiarlo.
Il motivo per il quale i giovani vivono,
e devono vivere nella e con la legalità
è quello di reprimere da subito ogni
forma di illegalità che affligge la nostra
comunità, combattere ogni forma di
sopruso dalle più piccole alle più grandi,
vivere le leggi come opportunità e non
come limiti.
Tutto questo per far sì, che gli adolescenti
di oggi, uomini della società di domani,
possano dar voce e dar vita al loro futuro,
vivendo sempre e comunque in pace
con il mondo intero e rinnegando ciò
che spesso è stato il caratterizzante di chi
regola oggi i processi di questa società:
raccomandazioni e nepotismo diffusi.
Quanto sono importanti le intercettazioni telefoniche
per i pm e le indagini, e quando lo sono? Se ne fa
davvero un uso esagerato oppure sono strumento
fondamentale per la realizzazione della giustizia?
Le intercettazioni sono uno strumento di indagine
essenziale per scoprire crimini che altrimenti
rimarrebbero impuniti. Si pensi allo scandalo della clinica
milanese Santa Rita, nel quale sono stati commessi
numerosi delitti ai danni di ignari pazienti, o alle indagini
sulle scalate bancarie, in cui grazie alle intercettazioni è
stato possibile scoprire in che modo erano stati truffati
tantissimi piccoli risparmiatori. Nel 2006, una indagine
conoscitiva del parlamento italiano ha potuto accertare
che, rispetto ad altri paesi occidentali, il nostro è il sistema
che meglio contempera il diritto alla privacy dei cittadini
con l’esigenza di accertare i reati e difendere la società.
Occorre soltanto farne un uso responsabile da parte dei
magistrati ma anche della stampa.
Assorbe così tanto tempo il lavoro di magistrato?
Quanto condiziona la vita privata? O meglio, il
magistrato ha una vita privata?
La professione del magistrato condiziona interamente la
vita di una persona e delle sua famiglia. Più che una scelta
professionale io l’ho sempre definita e vissuta come una scelta
di vita. E’ ovvio che bisogna sapersi organizzare la propria vita
privata e famigliare, perché non si può vivere isolati.
Qual è la strada da seguire per infondere ai giovani la
cultura della legalità?
Educarli ad un sistema di valori alternativo a quello
mafioso e facendo loro comprendere che le sue basi
sono il conformismo e l’indifferenza etica, la spasmodica
ricerca del guadagno facile, il disprezzo per i più deboli e
l’apatia politica. Cittadini attivi e consapevoli dei propri
diritti ma anche dei propri doveri sono il vero antidoto
alla mafia.
La lotta alla mafia, diceva Borsellino, “deve essere,
prima di tutto, un movimento culturale”.
L’azione repressiva da sola è inevitabilmente destinata al fallimento.
N. 1 2010
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Banca Don Rizzo
Gli enti istituzionali
LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE
Terrasini e il suo futuro
Ringrazio caldamente la Banca Don Rizzo per aver scelto questo Comune per
l’istituzionalizzazione di un nuovo, importante servizio ai soci, ai clienti ed al
territorio dove opera, una Rivista che espliciti meglio la prossimità di questo
Istituto sia al risparmio che all’investimento, offrendo, con la sua nascita, un
servizio di cui, da tempo, si avvertiva la necessità.
Ringrazio, ancor più, l’Istituto di Credito, da anni ormai co-protagonista dello
sviluppo economico di questo territorio, per avere scelto la nostra città, per iniziare
il cammino di questo canale d’informazione, che auguro lungo e fruttuoso.
In questo modo la Banca Don Rizzo ha sempre più accresciuto e consolidato
il legame con questa terra, manifestando sempre, in ogni occasione, una non
comune vicinanza alle esigenze del territorio.
Quest’area geografica della nostra Sicilia, dove si lavora intensamente, con l’obiettivo di assicurare alla città una crescita
economica e turistica, è caratterizzata non solo da una adeguata industria recettiva e ristorativa, ma, anche, dalla
presenza laboriosa di tanti pescatori e operatori commerciali, nonché di medie e piccole imprese, tra queste alcuni
armatori, che contribuiscono, con la loro attività, a mantenere viva questa zona e ad assicurarle - contrariamente ad
altre aree ove si sente pesantemente la crisi - una soddisfacente crescita.
Crescita su cui, notevolmente può contribuire anche questo Istituto di Credito, facendosi interprete dei reali bisogni
sia del piccolo risparmiatore, sia, al contempo, del grande investitore.
Terrasini, città d’arte e città del mare, è anche una località turistica legata alle bellezze paesaggistiche e ambientali
di una delle coste più ridenti e varie della Sicilia occidentale, che offre al visitatore un ricco repertorio di tradizioni e
di testimonianze storico-architettoniche. Una città legata ad un paesaggio davvero incantato ed incontaminato, che
vuole continuare su questo solco ideologico e valoriale, con gli stessi principi di cooperazione e mutualità che, da più
di un secolo, fanno di Banca Don Rizzo, un Istituto dinamico, in continua crescita e sempre meglio attento ai bisogni
dei suoi soci e dei suoi, numerosi, clienti.
Il nostro auspicio è di collaborare insieme. Pubblico e privato, piccolo e grande, per continuare a dare, a Terrasini, un
futuro che assicuri alle generazioni che verranno tanto benessere.
Girolamo Consiglio
Sindaco di Terrasini
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Gli enti istituzionali
LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE
La Banca Don Rizzo
e la promozione di Terrasini
In questo contesto di intenti comuni e di collaborazione con la Banca Don Rizzo,
vorrei sottolineare l’attività di promozione che l’Amministrazione comunale ha
avviata al fine di dare a Terrasini maggiori chance.
A cominciare dall’arredo artistico natalizio della Piazza, per proseguire con alcune
importanti iniziative culturali e di promozione rivolte a giovani e meno giovani
(corso e laboratorio di fotografia; calendario 2011).
In programma, inoltre, una serie di attività artistiche, ludiche e di intrattenimento,
anche in collaborazione con la locale Pro Loco e con il centro commerciale naturale
di Terrasini.
Dario Giliberti
Assessore al Turismo di Terrasini
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Banca Don Rizzo
Il territorio: la nostra storia, le nostre città
La filiale di Terrasini punta ai
cittadini, alle imprese
ed al territorio
di Giovanna Vallone
La mia banca è differente. Questo è il messaggio che da
anni, da preposto della filiale, ho cercato di trasmettere
ai cittadini ed alle imprese di Terrasini nel presentare i
servizi della banca.
Una testimonianza di sostanziale coerenza e continuità
rispetto alle tradizioni della Banca, seppur in un contesto
di maggiore incertezza, contrassegnato dalla rilevante
crisi economica e finanziaria sui mercati interni ed
internazionali e da un dibattito acceso sui rapporti tra
finanza ed economia reale.
Ciò nonostante, la nostra filiale, ha cercato di far emergere,
la “differenza” di vocazione e di funzione rispetto ai propri
concorrenti locali (Unicredit, Credem, Banca Popolare di
Lodi, Banca Carige e Poste Italiane) che ha dato segni
tangibili di una banca nuova, vicina alle problematiche
della gente, pronta, quando c’è stata la necessità, della
risoluzione quasi immediata delle problematiche (lì dove
è stato possibile) e questo ha permesso di far capire ai
clienti di essere una banca dinamica ed efficiente.
N. 1 2010
Gli sforzi sono stati indirizzati alla comunità locale
nella quale essa opera: non perseguendo finalità di
“speculazione privata”, ma con lo scopo di assicurare
vantaggi ai soci e al territorio, sostenendo lo sviluppo
della comunità locale sotto il profilo morale, culturale ed
economico e accrescendone l’educazione al risparmio e
la coesione sociale.
Una “differenza” che la filiale ha trasmesso con
determinazione ai propri clienti, con riferimento a
questioni concrete, tanto da far sentire la nostra banca
come “la loro banca”, vicina alle persone, alle famiglie, agli
imprenditori.
La filiale si è impegnata a finanziare l’economia reale, a
sostenere lo sviluppo dell’occupazione e del reddito,
a dedicare crescente spazio ai giovani clienti e soci, a
impegnarsi in modo proporzionale alle proprie forze
nell’orientare la crescita del territorio e della comunità
verso percorsi sostenibili e rispettosi delle ricchezze
naturali e delle bellezze ambientali.
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Il territorio: la nostra storia, le nostre città
LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE
Sicilia è cultura
A smentire che l’idea del“fare”, soprattutto riferita al mondo
politico, fosse di per sé odiosa ai Siciliani, nel corso della
VIII legislatura, l’Assemblea regionale siciliana approvava
la legge n° 80 del ‘77 che, ancor oggi, costituisce la carta
fondamentale del regime dei Beni culturali e ambientali
in Sicilia.
Una legge innovativa che fissa, nella tutela e nella
fruizione degli stessi Beni, i limiti e gli obiettivi che
un’amministrazione moderna si deve imporre in una
materia così delicata.
L’intenzione del legislatore era di fare dell’enorme
potenziale culturale disponibile lo strumento per tracciare
una via di sviluppo originale ma, ad un tempo, solida, non
esposta cioè agli umori del mercato considerato che, è
un dato consolidato, la domanda di cultura mostra una
stabile curva crescente.
Lo slogan “Sicilia è cultura”, agitato dagli operatori di
marketing, trovava, dunque, uno strumento idoneo a
riempire il messaggio di contenuti.
Il modo in cui è stata, tuttavia, attuata la normativa, non
di Pasquale Hamel
ha corrisposto agli obiettivi.
I termini tutela e fruizione sono, troppo spesso, entrati in
conflitto fra loro, creando difficoltà nella gestione.
Stesso discorso va riferito al difficile coordinamento,
al fare sistema, fra le molteplici realtà intestate ad un
Assessorato regionale che ha grande disponibilità di
risorse umane.
Nonostante gli indubbi risultati ottenuti, gli occhi della
critica si appuntano sempre sul “non fatto” o sul “fatto
male”, e trovano, nel caso in specie, molto da ridire a
cominciare dagli interventi non sempre programmati
secondo una scala di priorità che, giustamente, deve fare
i conti con le disponibilità finanziarie.
Forse, proprio queste difficoltà dovrebbero incentivare
un rapporto virtuoso con il privato, fatto che fa irrigidire
chi ancora vive una concezione superata di questo
rapporto, ma che penso necessario e, certamente, non
estraneo alle finalità della norma fondativa, riprendendo
un cammino che in altre esperienze si è dimostrato non
solo utile ma risolutivo per le sorti del territorio.
Alcamo - Castello Conti di Modica
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Banca Don Rizzo
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Il territorio: la nostra storia, le nostre città
LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE
Terrasini, mare e turismo
di Maria Rosa Cucchiara
Terrasini è un piccolo paese delta provincia di Palermo,
sito tra il monte Palmeto e le favolose coste che si trovano
a far parte di quell’anfiteatro naturale che è il golfo di
Castellammare.
Il monte Palmeto è ricco di tracce di un passato lontano
che potrebbero aprire la strada a ricerche archeologiche
dì straordinario valore storico.
Le coste dai colori particolari, con una vegetazione
mediterranea, sono cosparse di insenature e grotte e
vengono considerate uniche al mondo; sono quanto
di più bello la natura possa creare e quanto di più
eccezionale un centro urbano possa possedere.
II nome Terrasini, infatti, deriva da Terraesinus per le tante
sinuosità delle sue coste che vanno dalla spiaggetta della
Praiola, alla spiaggia di San Cataldo.
In poche miglia di costa tre torri costruite in epoche
diverse, punto di riflessione per gli uomini di cultura,
ricerca di un perché per l’uomo comune. Attorno ad una
delle torri e cioè a quella di Capo Rama, la riserva naturale
che costeggia anche una delle tante insenature del mare
dove ricci e “pateddi” si aggrappano e si offrono a chi ama
il gusto del sapore del mare.
Da questa torre, il guardiano di turno vide la leggendaria
Amantea portata via su un caicco nero dai Turchi che
razziavano sulle nostre coste mentre lei metteva il suo
“barcarozzo” in secca sulla spiaggia della Praiola.
Egli prese la sua colubrina e cercò di difenderla insieme
all’uomo che l’amava. Quando cedette, perché il caicco sì
era allontanato, soltanto l’uomo il cui cuore traboccava di
amore per lei, continuò a difenderla fino a versare il suo
sangue inutilmente tra te onde del mare.
“Era bella Amantea , bella come l’Alba di Mircene e ancora
oggi si sentono i suoi sospiri nel mare che mormora
attorno allo scoglio Grande di Cala Rossa”.
Una piccola pianura, ricca di bellissime case di campagna,
tra la vallata della zona cacciatori con la Cala Aziano e la
vallata di Cala Rossa, guarda, in leggera pendenza, verso
il mare e nelle sere d’estate si vede il faro illuminato della
cittadina di San Vito e tutte le luci che costeggiano il
Golfo.
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Banca Don Rizzo
L’immagine appare riflessa sulle acque tanto da dare, nel
buio della notte, a chi l’osserva, la sensazione di essere
uno spettatore teatrale.
Cala Rossa è un paesaggio da sogno con quell’isolotto
lambito dalle acque calme e pacifiche, ora paurose e
pericolose, culla dei gabbiani in volo.
D’estate uno spettacolo unico si attua quando il sole
si tuffa sulla linea dell’orizzonte lanciando i suoi strali
infuocati che penetrano nelle grotte dando dei riflessi di
luci e colori e producendo sulle acque degli scintillii ora
azzurri, ora verdi, ora violacei.
Sembra un gioco magico e in questa magia naturale lo
slittare in estate dei motoscafi, la presenza delle barche
a vela e dei caicchi presi in affitto dai turisti stranieri o da
terrasinesi amanti del mare.
Su questi caicchi di proprietà di pescatori si percorre tutta
la costa fino alla spiaggia di San Cataldo, ci si ferma a Cala
Rossa, si pranza a prua con le migliori prelibatezze del
mare e si fa il bagno vicino alla grotta Grande.
Percorrendo la strada panoramica, che va dal porto fino a
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Cala Rossa, troviamo “la Villa a Mare” dove durante le sere
calde d’estate Comune, Provincia e Regione organizzano
spettacoli teatrali.
Gli spettatori oltre a divertirsi godono della brezza
marina.
E poi palazzo D’Aumale che guarda i faraglioni.
Questo edificio, costruito con le caratteristiche
tipologiche delle strutture agricolo-commerciali del
periodo borbonico, nacque come cantina per volere di
Henry D’Orleans duca D’Aumale, figlio di Luigi Filippo re
di Francia e Maria Amelia di Borbone e proprietario del
feudo dello Zucco.
Oggi ospita un museo regionale di storia naturale e una
mostra permanente del carretto siciliano.
È considerato uno del musei più importanti d’ Europa.
Andando oltre sempre sulla via panoramica, la famosa
grotta “Pirciata” dove l’Abbate Giovanni Meli, il più grande
poeta siciliano del settecento, seduto su un masso a
guardare il mare, scriveva le sue poesie sulla natura.
É poi le terrazze che, una dopo l’altra, scendono fino a
lambire gli scogli. Sull’imbrunire i pescatori percorrono la
stradina che, in discesa, conduce al porto, per uscire con
le loro barche.
La storia di Terrasini si confonde nelle sue origini con
quello di Cinisi.
Il primo nucleo di abitanti nel feudo di Terrasini è nato in
parte, per espansione del borgo Favarotta , territorio di
Cinisi. Nel 1683 il Barone Donato Giovanni Gazzara fece
costruire nei feudo di Terrasini una chiesetta dedicata a
Santa Maria Delle Grazie per i suoi terrazzani.
Nel 1749 il Principe Vincenzo La Grua Talamanca, divenuto
proprietario del feudo di Tarrasini, ottenne di erigere una
parrocchia autonoma da quella di Cinisi dopo anni ed
anni di lotte con i Padri Benedettini.
La parrocchia che ha inglobato la chiesetta costruita dal
Barone Gazzara venne dedicata a Maria Santissima delle
Grazie.
Finalmente nel 1836 un decreto di Ferdinando II di
Borbone unì il villaggio di Favarotta a quello di Terrasini e
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Banca Don Rizzo
si formò l’attuale territorio Comunale che non ha ancora
i suoi confini definiti con Cinisi.
Gli abitanti del paese che nei tempi passati erano
contadini a sud, pescatori a nord, e media borghesia
al centro, divisi da usi, costumi e tradizioni diversi, oggi
sono perfettamente integrati.
Tra le più belle tradizioni possiamo ricordare il
pellegrinaggio alla Madonna del “Miglio”, quella
dell’antenna a mare e la festa di “Li Schietti”.
Alle ore 04.00 di giorno 14 Agosto, le campane della chiesa
Madre suonano a festa per svegliare tutto il paese.
I pellegrini con una candela accesa in mano si avviano
verso il santuario della Madonna del “Miglio” , cantando
le litanie che solevano recitare i nostri avi.
Molte persone per Grazia ricevuta, camminano a piedi
scalzi.
La giornata si completa con scampagnate.
Per la festa di Maria Santissima delle Grazie o per quella
di San Pietro protettore dei pescatori, ad imitazione
N. 1 2010
dell’albero della “cuccagna” sì fissa l’albero maestro di una
grossa barca ad uno scoglio della Praiola.
In senso orizzontale e parallelo alla superficie del mare
con all’estremità una bandierina.
L’antenna è flessibile e cosparsa di sapone.
La gara consiste nel percorrere tutta la lunghezza dell’asta
e impossessarsi del drappo.
Scivoloni e tuffi si susseguono, prima che qualcuno possa
vincere la gara.
Una tradizione che sa di fede e paganesimo è quella di “
Li Schietti “.
La vigilia di Pasqua i giovani vanno a tagliare un albero
di melangolo, ne torniscono il tronco e l’addobbano con
nastri a “cianciane”.
Per l’occasione si realizza in campagna la famosa
“manciata” a base di carne di agnellone ed altro.
La Domenica di Pasqua, di buon mattino, dopo la messa
“li Schietti” alzano l’albero davanti la porta della chiesa
Madre dopo la benedizione da parte del parroco.
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È una tradizione unica in Sicilia che inneggia a Cristo e al
risveglio della natura.
Nei tempi passati, i giovani del contado tenevano l’albero
alzato in equilibrio davanti la porta della fidanzata, come
simbolo di amore e di forza.
La parte storica della festa si svolge durante la mattinata
allietata, oltre che dagli “Schietti”, dalla presenza dì
bambini in costume folcloristico e da carretti siciliani. Nel
pomeriggio, da un po’ di anni, si organizza una gara per
dare ai turisti la possibilità di assistere all’alata dell’albero.
Terrasini è un paese a vocazione turistica con i suoi 4200
posti letto dislocati in vari alberghi, con i suoi ristoranti,
pizzerie, bar, negozi e gioiellerie super lussuosi.
Gli abitanti, il cui senso di ospitalità è innato, ben si
inseriscono in queste attività.
Al centro del paese si trova una stupenda piazza , salotto
dei Terrasinesi e non, che il Principe Vincenzo La Grua
volle chiamare piazza Duomo sulla quale si affaccia la
chiesa Madre.
Essa ha nel coro un meraviglioso quadro in pittura con
una Maternità opera del pittore Manno.
In questa piazza, piena di tavolini e poltroncine,
addobbata con piante e fiori in estate, sulla quale si
affacciano i palazzi storici della città, nel palazzo che fu
del Barone Valdaura ha sede un‘Agenzia della Banca Don
Rizzo, fiore all’occhiello di Terrasini per stile, raffinatezza,
riservatezza e servizio impeccabile.
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Banca Don Rizzo
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Il territorio: la nostra storia, le nostre città
LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE
Regione Siciliana
Assessorato dei Beni Culturali
e dell’Identità Siciliana
Dipartimento dei Beni Culturali
e dell’Identità Siciliana
Comune
di Terrasini
Palazzo d’Aumale
Il Museo interdisciplinare regionale di storia naturale e mostra permanente del carretto siciliano di Terrasini, ha sede in
un imponente costruzione edificata sullo stile delle settecentesche cantine borboniche. Consta di sei sezioni tecnicoscientifiche (storica, archeologica, geopaleontologica, naturalistica, etnoantropologica, bibliografica). L’edificazione
della struttura fu avviata intorno al 1835 da Don Vincenzo Grifeo, duca di Floridia e principe di Partanna, con il fine
di impiantarvi i magazzini per la conservazione del vino, prodotto nelle vicine campagne dello Zucco (Montelepre).
Il duca d’Aumale, figlio di Luigi Filippo, Re di Francia e di Maria Amelia di Borbone, pochi anni dopo, acquista l’estesa
proprietà terriera dello Zucco e il “malasenu Partanna” e trasforma il magazzino in una moderna, per quell’epoca, cantina
enologica che si avvantaggiava della posizione in riva al mare, per imbarcare il vino in bottiglia, denominato Zucco,
nei velieri pronti a salpare dalla Praiola, il porto naturale antistante Palazzo d’Aumale, per trasportarlo e commerciarlo
in tutta Europa. Si dice che il vino sfuso veniva caricato direttamente nelle botti già stivate nei velieri, attraverso un
viadotto – del quale si sono riscontrate le tracce – che portava il mosto, contenuto negli invasi sotterranei, dalla
cantina al porticciolo. Il trasporto via terra era assicurato dai vagoni che partivano giornalmente dalla stazione dello
Zucco e diretti in Francia dove questo vino era molto apprezzato.
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Banca Don Rizzo
Il percorso museografico inizia con la Sezione
Archeologica, laddove sono presenti ancore, anfore,
pani di rame, etc., recuperati nei fondali limitrofi, taluni
provenienti da due relitti romani immersi a poca distanza
dal Porto di Terrasini.
Il percorso è illustrato da una sezione del Kyrenia, collocata
al centro della prima sala del Museo, costruita in un
apposito laboratorio didattico. Qui, a scopo esplicativo,
sono evidenziati le arcaiche tecniche costruttive e i sistemi
di stivaggio, nonchè le diverse tipologie di anfore (puniche,
romane, greche, etc).Nella Sezione EtnoAntropologica,
sala espositiva dedicata al Mare, è possibile raffrontare
le tecniche costruttive navali più antiche a quelle più
recenti attraverso l’esame della cantieristica tradizionale
rappresentata dai modelli di barca. Da qui, l’itinerario
etnoantropologico, dal trasporto via mare, si ricollega
al trasporto via terra, attraverso un innovativo percorso
museale, rappresentato da un suggestivo tunnel laddove
è costruito, nella luce, un itinerario che esalta i reperti
– elementi e parti di carretti – che evidenziano, sia in
pittura che in scultura, le immagini sacre: Santi, Madonne,
Angeli, Cristo, etc.
Il percorso etnoantropologico continua nella Sala del
Carradore, dove sono esposti Carretti interi e singole
parti di essi, come per esempio: chiavi posteriori, “casci di
fusi”, “masciddara”, portelli posteriori, e diverse tipologie
di carretti, la loro area di provenienza e le molteplici
tematiche raffigurate specialmente nei laterali.
Il piano superiore è dedicato esclusivamente alla
Sezione Naturalistica, dove sono esposte le Collezioni
geopaleontologiche, paleontologiche, malacologiche,
entomologiche, ornitologiche e dei mammiferi. Tali
esemplari rappresentano un elemento connotante
della nostra Isola e che si intrecciano con le Collezioni
provenienti da altri Paesi.
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La Rete dei Musei del Mare
Una Sala espositiva è dedicata alla mostra Il passato rilevato
che ben spiega la storia evolutiva del territorio siciliano
attraverso le raccolte geo-paleontologiche del naturalista
siciliano Teodosio De Stefani jr., e mediante un interessante
e suggestivo percorso geopaleontologico, realizzato
con un allestimento innovativo, in collaborazione con i
giovani allievi della Facoltà di Architettura di Palermo.
Il percorso naturalistico prosegue come un viaggio
virtuale che il visitatore intraprende lungo le più
suggestive e peculiari realtà naturalistiche dell’Isola di
Sicilia, per comprendere, sia la ricchezza di ambienti
naturali presenti, sia soprattutto la necessità della loro
conservazione.
L’itinerario propone la scoperta di 14 aree rappresentative
di ambienti naturali fra i più significativi presenti sull’Isola:
dalle falesie costiere alle zone umide, dai vulcani alla
macchia mediterranea, dalle dune costiere ai fiumi, dalle
saline alle grotte, dalle rupi di alta quota alle isole minori,
dalle colture arboree ai coltivi.
Il viaggio virtuale, culmina con un’esperienza sensoriale
che solo apparentemente vuole smorzare l’impegno
intellettivo fino ad ora sostenuto dal visitatore, ma che in
realtà rappresenta un nuovo metodo di apprendimento
attraverso la ricostruzione di un angolo del Bosco
dell’Arciera di Ficuzza (Palermo), durante le ore notturne.
Nel “Nocturama”, alcuni animali, spesso poco conosciuti a
causa delle loro particolari abitudini di vita, sono protagonisti
di uno spettacolo naturalistico reso affascinante perché
illuminato soltanto dal chiarore della luna.
Tutte le Sezioni sono supportate da una ricca Biblioteca
scientifica, che va sempre di più incrementandosi con
acquisizioni e donazioni librarie, fornendo a studiosi una
varia scelta di testi connessi alle Collezioni.
Il Museo annovera, tra le molteplici attività, un importante
progetto cofinanziato dall’Unione Europea. Il Museo
d’Aumale è capofila di un significativo progetto scientifico
internazionale che mira a mettere in Rete le Istituzioni
e i Musei mediterranei al fine di porre l’accento sulla
salvaguardia e sulla divulgazione del patrimonio marino
e sottomarino, rivolgendosi in prima linea ai Musei del
Mare che si affacciano nel Mediterraneo che, pur essendo
differenti soggetti, potranno insieme portare avanti un
univoco linguaggio didattico-scientifico-culturale, per
ricollegarsi l’uno all’altro, attraverso una base collegiale
di interessi e metodologie, affrontando e risolvendo
tematiche comuni.
ORARI DEL MUSEO
da lunedì a sabato 8,30 - 14,00 14,30 - 19,30
ultimo ingresso consentito ore 18,45
domenica e festivi 9,00 - 13,30
* I visitatori di età inferiore ai 12 anni, non compiuti,
devono essere accompagnati.
BIGLIETTO INTERO € 6,00
RIDOTTO € 3,00
BIGLIETTO PER I RESIDENTI IN PALERMO
E PROVINCIA € 1,00
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Banca Don Rizzo
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Storie d’aziende
IL NOSTRO IMPEGNO
CEP, azienda leader
nel campo dell’energia
rinnovabile, attenta,
per passione e per amore,
all’ambiente, al cliente
e alla famiglia
Mario Melodia: impegnati per raccogliere le sfide poste
dall’evoluzione tecnologica del settore
di Antonio Fundarò
Cep, specializzata nella produzione di cabine elettriche
prefabbricate e nell’assemblaggio di quadri di media
e bassa tensione, è da sempre attenta al settore delle
energie rinnovabili. Ultimamente ha fornito la gran parte
delle cabine elettriche prefabbricate installate nel Sud
Italia ed ora, forte di questa consolidata esperienza, si
candida ad essere leader anche nella fornitura di cabine
elettriche per gli impianti fotovoltaici.
All’inizio CEP( Tel. 0924.514486, [email protected]), nata dalla
genialità di Luciano Melodia, era semplicemente, si far per
dire, una azienda che vendeva materiale elettrico, fino a
quando, decise di scommettere sulle cabine elettriche
per arrivare, infine, al fotovoltaico, intravedendo, già allora,
le enormi potenzialità ecologiche ed economiche che
tale tecnologia possedeva. Da allora CEP ha conosciuto
L’amore per il paesaggio, il mantenimento e la difesa del
territorio, il suo sviluppo, il benessere degli operatori e
delle loro famiglie ed il patrimonio, il cliente ed il suo grado
di soddisfacimento, e la grande moralità di chi vive della
terra di Sicilia con la consapevolezza che un cambiamento
culturale passa attraverso un cambiamento radicale del
modo di essere e di fare, fanno parte integrale della
vita di uno dei più caparbi, esigenti, tenaci, ma anche
intelligenti e determinati, imprenditori siciliani.
Non a caso una delle sue ultime campagne pubblicitarie
“L’attenzione per i particolari” realizzata in un verdissimo
prato, confermano il suo legame intimo con la terra; con
quella terra di Sicilia che, nei secoli, ha permesso a questa
popolazione di continuare ad essere lievito culturale per
l’intero Mediterraneo.
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Banca Don Rizzo
una crescita ed uno sviluppo inarrestabili divenendo
presto l’azienda leader del settore per gli altissimi livelli
di qualità e professionalità raggiunti, accompagnati da
un know-how vasto ed approfondito acquisito tramite
l’esperienza pratica e la collaborazione di ingegneri e
tecnici specializzati ed appassionati.
E così Mario Melodia, figlio di Luciano, e fratello di
Massimo e Roberta, amministratore unico di CEP, ha
pensato di stilare, con Noi, un bilancio dei risultati ottenuti
negli ultimi anni di attività, sull’effettiva convenienza del
fotovoltaico come fonte di energia elettrica, sui vantaggi
economici, ecologici e pratici che comporta, col risultato
di rinnovare la scommessa iniziale su questa tecnologia,
ma questa volta con un progetto ambizioso e importante:
un ambiente per ciascuno di noi.
Rappresentando, di fatto, la scommessa per i fotovoltaici, un
grande passo avanti verso un futuro più pulito e sostenibile.
All’origine del successo di una realtà produttiva italiana in
costante crescita ci sono “la qualità del servizio, l’affidabilità
del prodotto e un’attenzione verso i temi dell’ecologia
e del rispetto ambientale”, evidenzia Mario Melodia, che
guida Cep. Un’attenzione allo sviluppo ecosostenibile che
Cep “concretizza con iniziative mirate, tra le quali la ricerca
sull’impatto ambientale delle materie prime e dei prodotti”.
Affidabile e sicura, dicevamo, Cep è da sempre attenta
al tema dell’ecologia e del rispetto ambientale,
un’attenzione che si concretizza attraverso delle mosse
mirate che vanno dal processo produttivo (attività di
ricerca a monte dei progetti sull’impatto ambientale
delle materie prime, dei prodotti e dei rifiuti correlati
all’attività dell’impresa) alla progettazione di cabine che,
pur mantenendo elevate prestazioni, si inseriscono in
modo non invasivo nell’ambiente che le circonda.
Operando nel mondo degli impianti fotovoltaici, Cep vuole
dare un contributo tangibile alla diffusione dell’utilizzo
delle energie rinnovabili e, quindi, all’impegno globale per
la prevenzione dell’inquinamento e la tutela della salute.
CEP è presente su tutto il territorio italiano, sia direttamente
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che con un’efficiente e capillare rete di vendita, segue i
clienti dall’inizio del contratto, instaurando un rapporto
di fiducia, collaborazione e prestando consigli sulle scelte
più consone alle loro esigenze.
Passione, qualità, efficienza ed investimenti in ricerca e
sviluppo per nuovi prodotti hanno determinato un trend
di crescita continuo negli ultimi anni, con un + 20% di
fatturato e un + 40% di unità lavorative impiegate.
Una crescita “tanto più clamorosa in quanto si svolge in
un contesto territoriale difficile evidenzia Melodia e con
una vacatio legislativa, dovuta ad anomalie e carenze
burocratiche, che rallenta i processi di produzione
industriale, disincentivando gli investimenti nelle
fonti rinnovabili”, Cep, però, continua sulla sua strada,
“impegnandosi a raccogliere le sfide poste dall’evoluzione
tecnologica del settore per crescere ulteriormente, forte
di uno staff giovane e professionale che ha dimostrato
nel tempo operosità, abnegazione e spirito di sacrificio”,
continua Mario Melodia.
La professionalità, la qualità del servizio e delle competenze
tecniche hanno permesso a Cep di conquistare clienti
sia in Italia (tra cui Sun Power Italia, Power One Italy,
Elettronica Santerno, Aros Rps) sia oltre confine (la tedesca
Sma Solar Technology, l’iberica Iberdrola Ingenieria Y
Construccion), creando le premesse per l’inserimento
di nuove risorse umane. Seguire il cliente , consigliarlo
e aggiornarlo costantemente, anche attraverso del
book fotografici sui prodotti in fase di realizzazione, sulla
speditezza dell’evasione dello stesso e sui tempi necessari
per completare i prodotti delle commesse rappresenta
per CEP la costanza del valore aggiunto sul prodotto .
La storia della CEP inizia molti anni or sono. Inizia per
passione e per amore. Amore per l’energia elettrica,
amore per le nuove tecnologie, amore per la propria
terra, Le varie attività che oggi si realizzano fondano le
radici dalla passione e dall’amore di una famiglia, quella
di Luciano Melodia, nome legato indissolubilmente ad
una delle aziende leader nel settore energetico, e di tutti
i collaboratori per il “far bene”.
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“Chi viene a visitarci trova persone capaci, professionali, vicine alle esigenze dei clienti, una
struttura, moderna (con una catena di montaggio efficace e con responsabili adeguati
alle scommesse della CEP), che osserva la realtà moderna alla luce dell’esperienza
e della saggezza. Trova donne e uomini innamorati di ciò che si fa, di come si fa, di
perché lo si fa. Un’azienda ed una filosofia capace di fare innamorare i suoi operai, i suoi
impiegati, i suoi quadri dirigenti, le loro famiglie” afferma Mario Melodia.
Non a caso in CEP, poche settimane fa, si è voluto premiare, lo fa spesso, in varie
forme, tutto lo staff della industria, con un soggiorno offerto alle sue maestranze , in
un centro benessere, dove tutti, proprio tutti, hanno trascorso un fine settimana da
relax per “ricaricare” in maniera pulita, l’energia necessaria per affrontare il fine anno
, con nuova grinta, nuovo impegno, nuova responsabilità. “Bisogna premiare chi ti
permette di farti premiare” ha commentato Mario Melodia, un imprenditore attento
ai suoi clienti ed ai suoi dipendenti. “Qui, si deve lavorare felici, in armonia con se
stessi e con la consapevolezza che accanto si ha sempre la famiglia e la CEP intera, la
loro seconda famiglia”.
“Ho sul mio tavolo, ben in vista, affinché li possa costantemente vedere, un ricordo si Santa Rita, la Costituzione Italiana
, una tesi di Diritto Penale ed il casco. Santa Rita è la protettrice delle missioni impossibili, la costituzione è la mia legge
fondamentale e rispettarla è il mio impegno di vita, il diritto penale mi ricorda che tutto deve essere compiuto con legalità
e seriamente, il casco, invece, che la sicurezza dei miei dipendenti e mia, è prioritaria in tutto il processo di produzione.
Seguire queste quattro regole di vita, è vivere tranquillamente e senza pentimenti” commenta Mario Melodia.
La scommessa della CEP è la scommessa di ciascuno di loro. E se CEP vince; vince l’ambiente e l’amore per la nostra terra.
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Banca Don Rizzo
Eco-Finanziamenti
E’ il mutuo chirografario per l’installazione di impianti a fonte
energetica rinnovabile della durata di 15 anni, di cui uno massimo di
preammortamento con periodicità della rata bimestrale, trimestrale o
semestrale.L’importo massimo finanziabile consiste nel 100% della
spesa compresa IVA documentabile dalle opere e spese tecniche
direttamente afferibili al progetto. Informazioni dettagliate sulle
condizioni applicate relative a specifiche operazioni e servizi, sono
riportate nei rispettivi fogli informativi a disposizione del pubblico
presso le nostre filiali.
N. 1 2010
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Medaglie
IL NOSTRO IMPEGNO
Serenità, comprensione,
competenza, professionalità
e vicinanza
La Medica Srl diagnostica per immagini è un’eccellenza per il
Sud italiano
di Filippo Nobile
Eccellenza nel campo medico, a Terrasini (nella via
Nazionale, 98), con il Centro di diagnostica per immagini
Medica s.r.l., nato privilegiando tre importanti priorità
della sanità del secondo millennio: i tempi di attesa
minimi, le attrezzature di ultima generazione, il personale
qualificato.
Una struttura per rispondere alle pressanti richieste
di assistenza sanitaria dai tempi certi e dalle risposte
adeguate e con l’intento di essere, quando necessario, un
privato-sociale, in grado di essere prossimo anche a chi,
non potendo fronteggiare le spese da sostenere, si rivolge
ugualmente ad essa. «Abbiamo abbattuto i costi, pur non
intaccando la qualità e la celerità del servizio offerto ai
pazienti». Un centro in grado di utilizzare, con eccellenti
risultati, una diagnostica per immagini, attraverso le quali
è possibile osservare un’area di un organismo non visibile
dall’esterno.
«Nati il 25 Luglio del 2009, siamo riusciti a dare risposte,
ad oggi, a più di 7 mila pazienti».
I campi esplorabili sono quelli della radiologia nelle
sue varie applicazioni: Ecografo, Ortopantomografo,
Tomografia Computerizzata, ECG da Sforzo, Risonanza
Magnetica, Mammografo, Diagnostica telecomandata.
E, poi, ma non in ultimo, la cardiologia vascolare che si
serve di uno dei più qualificati professionisti italiani.
La struttura, facilmente raggiungibile uscendo,
dall’autostrada A29 (Palermo-Trapani) agli svincoli
di Terrasini o Cinisi e percorrendo la SS113, si serve
dell’esperienze e della professionalità di Agostino
Cossentino,
Tecnico
Sanitario
di
Radiologia
(Amministratore), del Prof. Renato Albiero, rinomato
cardiochirurgo e accademico (Direttore Sanitario), e di
Gaspare Cossentino, Tecnico Sanitario di Radiologia con
trentennale esperienza nel settore.
La società ([email protected], 0918667030, 091
8916793, http://www.centromedica.it) ha saputo
rapidamente proporsi ed affermarsi tra i più qualificati
centri di diagnostica per immagini del territorio, offrendo
soprattutto serenità, comprensione, professionalità ed
alta specializzazione.
Il centro si avvale oltre ai soci fondatori, dell’opera
di collaboratori per la segreteria, di consulenti
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Banca Don Rizzo
medici radiologi, cardiologi di provata esperienza e professionalità sia nella diagnostica radiologica che in quella
cardiovascolare.
«Fin dall’inizio abbiamo creduto che “La possibilità di un accertamento medico strumentale tempestivo e mirato
consentisse una diagnosi precoce e quindi una maggiore probabilità di successo della terapia”; sulla base di questa
considerazione siamo nati e vogliamo proseguire il cammino» ha commentato Agostino Cossentino al termine
dell’incontro avuto nella filiale della Banca Don Rizzo di Terrasini, occacsione durante la quale ha anche presentato
le due nuove inizitive, in cantiere, e presto operative: una visita gratuita al mese, in un giorno da stabilire, e una
autorevole collaborazione di ricerca con una importante struttura universitaria.
«Fattori che, appena attuati, contribuiranno, e non poco, all’ulteriore crescita di questo centro sul quale stiamo
scommettendo per il benessere, prima di tutto, di quanti ci hanno scelto e ci sceglieranno, ce lo auguriamo» ha
concluso il prof. Renato Albiero.
N. 1 2010
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Medaglie
IL NOSTRO IMPEGNO
L’armatore Pietro Caponetti
e il suo mare
di Antonio Fundarò
Terrasini, non tutti lo sanno, è una città con una storia
antica alle spalle, una storia proiettata sul mare.
Le avventure dei suoi uomini, di quelli che hanno solcato
il mare, si raccontano ancora oggi e sono il vanto dei loro
discendenti e della città.
Ma mare significa anche pesca e anche di questo hanno
vissuto per secoli gli uomini e le donne di Terrasini.
Il legame della cittadina col mare è vecchio. A Terrasini
tutto parla del mare: i pescatori che rammendano le
infinite reti rosso mattone stese sul lungomare, gli uomini
che vendono il pesce fresco sui loro curiosi carrettini
e nelle modernissime pescherie, i vecchi marinai che
hanno tante storie da raccontare quante sono le loro
rughe, e ogni volta è un’ avventura diversa.
È il porto il cuore vero della città: la sua tradizione, la sua
storia, parte della sua economia, almeno quella di qualche
decennio fa, ed il successo di tantissimi ristoratori che fanno
della qualità del loro pesce, l’esclusività dei loro menù.
Ne vogliamo raccontare una di storia esemplificativa di armatore.
La storia di un uomo e di una famiglia che ha legato, in
maniera indissolubile, il suo nome al mare e alla pesca
e che, ancora oggi, rappresenta un punto di riferimento
per quanti parlano di Terrasini come patria del buon
pesce e del mare.
Pietro Caponetti ha iniziato, da piccolo, ad amare il mare,
il suo colore intenso, il suo odore, i suoi segreti ed i suoi
venti, anche, perché no, i suoi tanti e frequenti pericoli.
Aveva 12 anni, era il 1950, quando Pietro incominciò a
pescare utilizzando le piccole imbarcazioni caratteristiche
che, ancora oggi, rendono pittoresco ed unico il
porticciolo di questa incantevole perla adagiata sul
Tirreno, tra scogliere alte ed insenature incantate.
Pietro Caponetti si sposta a Viareggio, in giovanissima età
ed è tra i primi a farlo; lì incomincia a conoscere meglio
tutto ciò che è legato alla tradizione della marineria, al
mare, al pesce, e all’economia legata al mondo ittico.
Compra il suo primo peschereccio, la moto pesca Luigi
Marrone, all’età di diciotto anni, in comproprietà con il
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Banca Don Rizzo
cognato. Inizia, così, la pesca a strascico o a paranza.
All’età di 22 anni, acquista il peschereccio “Rosa”, una
magnifica barca di lampara, lunga 20 metri; e lo fa sempre in
comproprietà col cognato. In quella barca incominciarono a
lavorare 12 persone, tutte o quasi tutte, di Terrasini.
Nel 1970, Pietro Caponetti, acquista il moto pesca Trilona,
peschereccio a ciancialo o lampara, di 28 metri, che, fino alla
fine degli anni 90, pescava esclusivamente in Toscana, per 7-8
mesi l’anno, con 15 persone imbarcate tutte di Terrasini.
Diminuita la pesca, ma principalmente per problemi legati
alla quantità del pesce, il moto pesca Trilona cominciò a
“gironzolare” per tutta l’Italia, a partire dal mar Adriatico. Dal
2006, l’armatore Caponetti incomincia a pescare anche in
Francia e nel basso Mediterraneo.
Sette anni fa, l’armatore Pietro Caponetti, all’età di 65 anni,
lascia, pur rimanendo il proprietario della flotta, il lavoro attivo.
Lo sostituiscono, egregiamente, i figli. Ottavio, il più
grande, diviene il comandante del peschereccio, Pier
Paolo, che è il più piccolo dei maschi, motorista, pur
N. 1 2010
detenendo, anche, la qualifica di Capitano.
Giuseppe, innamorato del mare, ma rattristito per soffrirne
il movimento impetuoso, è l’unico dei figli a non aver
continuato una delle più floride tradizioni pescherecce
di Terrasini.
Quel che più colpisce i turisti, poco usi alle tradizioni della
nostra terra, è l’osservare gli uomini di mare, rudi e cupi
nell’immaginario collettivo, mentre con grande gusto
e delicatezza infiorano di nastri e bandierine colorate i
loro battelli. Il contrasto è netto, ma l’occasione lo merita:
questo sfugge al turista.
Il mare potrà anche plasmare a sua immagine l’aspetto
di quelli che lo sfidano ogni giorno, per una vita, per
poter campare, ma tira anche fuori il meglio dall’ animo
umano.
Oltre l’apparenza, il cuore degli uomini di mare, e della
famiglia Caponetti, è grande come quel blu senza fine
che essi affrontano.
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Pillole di saggezza
IL NOSTRO IMPEGNO
Chi siamo noi?
Editoriale di Don Giuseppe Rizzo, nel numero del 20 Ottobre 1901,
de Circolo Don Bosco. Alcamo, pp. 1-2
di Don Giuseppe Rizzo
La perfida e bugiarda propaganda fatta contro di noi da persone di mala fede, l’ignoranza
specialmente del basso popolo, (ignoranza scusabile perché non sufficientemente istruito,
né sanamente educato) la novità in Alcamo dell’Azione Cattolica, abbenchè questa molto
progredita e quasi gigante in molte parti d’Italia e fuori, ed anche il nostro agire quieto e
temperato sono state tutte cause per le quali molti Alcamesi diffidano ancora della sincerità
delle nostre intenzioni, o meglio non conoscono sufficientemente l’indole ed il programma
della nostia Anione Cattolica, sociale ed amministrativa.
A rimuovere tale ostacolo noi pian piano ci studieremo di far ben conoscere un po’ per volta la
natura, lo scopo, l’utilità e la necessità di quest’Azione, e non dubitiamo punto di asserire fin
d’ora e nel modo più assoluto che, fatta eccezione delle persone di mala fede, il nostro popolo
tutto la seguirà con entusiasmo appena l’avrà conosciuta.
Cominciamo pertanto col far conoscere anzitutto il nome che vogliamo ci distingua da ogni
altro partito.
Il nome che c’ispira alla nostra azione con vero sacrificio intrapresa.
Ma prima vogliamo far notare che il nostro popolo ha sempre avuto la disgrazia, per noi ben grave, di venire educato a lotte
di partito a base personale, nessuno avendolo fin oggi sollevato alla lotta nobile, utile e feconda di un’idea, di un principio
importante, e perciò esso fin oggi nelle lotte amministrative non sa capire o apprezzare con giusto valore altri nomi di partito che
non siano quelli, a parlar degli ultimi, di Talapuini o di Svegliarini.
E con tali nomi esso altro non ha inteso indicare che un partito composto o capitanato da queste o da quelle persone, sicché
il più grande ideale, a cui ha potuto assorgere nel seguire o combattere questo, o quel partito, altro non è stato che di dare o
risparmiare al Comune un’amministrazione più o meno onesta, più o meno nobile, che lo ha potuto far decidere a seguire più
l’uno che l’altro partito, è stato formato dalla maggiore fiducia che ha creduto poter riporre nelle persone.
E Dio volesse che nelle lotte il popolo avesse seguito un tale ideale ed un tale criterio per quanto si voglia meschini! Non avrebbe
almeno bevuto tutto il veleno della propria demoralizzazione! In partiti di simil fatta, tolte le persone di buon senso tutti gli
altri si fan trascinare da irragionevoli simpatie, da personali amicizie e, quel che è peggio e più comune, da privati interessi e
da privatissime passioni! Ed allora non più amore del popolo e del paese nella pubblica amministrazione, deturpati gli animi,
scompigliato qualunque ordine sia morale, sociale, pubblico, domestico, economico! E di tale disordine già sentiamo tutto il peso
e tutta l’amarezza!
Ed intanto si permette ancora, e forse da chi avrebbe il dovere di tutelarlo, che un popolo continui a dilaniarsi per cause tanto
meschine ed ignobili, e con danni morali e materiali forse irreparabili, Coloro, che per private ambizioni o privati interessi voglion
ancor tenere questo popolo in tanta agitazione, sono i veri suoi assassini, sì, assassini, perché ad altro non sanno educarlo che agli
odii fraterni! E se non v’ha altro codice che valga a punirli, v’ha il codice della coscienza, ed il codice divino!
Noi siamo i primi, e possiamo dirlo con santo orgoglio, siamo i primi in Alcamo a nobilitare le lotte di questo popolo col chiamarlo alla
sequela di un’idea e di un principio, di un principio che deve tanto influire sulla sua educazione morale, qual’è il principio religioso.
Se noi arriveremo, come speriamo con l’aiuto di Dio e dei buoni, ad elevare il popolo all’ideale dell’Azione Cattolica, sostituendo
all’odio del proprio fratello l’amore alla propria Religione, noi avremo fatto il più grande servizio al paese, perché lo avremo
educato a nobili idee ed a nobili sentimenti, e lo avremo condotto in un campo in cui le ire, gli odii e le passioni umane non
avranno almeno quella forza che hanno nel campo ignobile della lotta personale.
Ma ciò non si potrà ottenere che dopo lungo e costante lavorio.
Noi crediamo di aver fatto troppo fra tanta animosità di partiti a far balbettare il programma dell’Azione Cattolica. Chi prende
scandalo dall’osservare che questo ideale di Azione Cattolica non è ancor netto e puro nella mente del popolo che lo segue, mostra
di avere la vista più corta di una spanna, non volendo capire che ciò è un effetto necessario della condizione delle cose, e che un
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Banca Don Rizzo
Don Rizzo
solo miracolo di Dio può recidere di un colpo. Basta vedere l’ideale puro nella mente di chi sta alla testa del movimento.
Ed in noi, sì, è puro, e crediamo ci basti solamente il dichiararlo. E però respingiamo il titolo di Svegliarini, come respingeremmo
del pari quello di Talapuini e di qualunque altro non conforme ai nostri principii ed al nostro programma. Noi abbiamo già il titolo
che ci distingue e che vogliamo farvi conoscere.
Ma ce l’avete già fatto conoscere, risponderanno alcuni; non vi siete vantati Cattolici? Si, vantati cattolici, se con ciò intendete
dirci che ci siamo onorati, del titolo di cattolici, ma non vantati, se con ciò intendete attribuirci uno spregio verso gli altri cattolici.
Sì siam cattolici, non diciamo nella vita privata, nella quale certo molti altri sono mille volte migliori e più cattolici di noi, ma
bensì nella vita pubblica, nell’azione cioè sociale ed amministrativa. Siam Cattolici perché abbiamo preso il programma cattolico,
programma non preso fin oggi da alcun altro partito in Alcamo.
Sì, siam cattolici nel nostro programma, e come tali abbiamo tutelati e promossi già interessi della Religione quante volte se ne
è presentata l’occasione. Abbiam fatto appendere il Crocifisso nella sala consiliare per meglio dimostrare che Alcamo crede ed
ama il Cittadino Cristo, apportatore di ogni civiltà vera e di ogni moralità; abbiam fatto deliberare l’insegnamento del Catechismo
nelle scuole elementari, insegnamento tanto importante per l’educazione morale e religiosa della gioventù; abbiamo vendicato
all’autorità ecclesiastica qualche diritto di somma importanza, abbiamo qualche istituto cattolico di beneficenza, e gli interessi
materiali e morali di più altri; cose tutte che non crediamo opportuno di appieno dichiarare, od enumerare. Siam Cattolici, e
come tali prenderemo le difese della Religione quante volte sarà mestieri. Per ora ci preme far conoscere che questo nome di
Cattolici non è affatto sufficiente a dichiarare in tutto l’indole e la natura dell’azione nostra; poiché noi non intendiamo solamente
far professione di credenze cattoliche, ma ispirati dalla Religione Cattolica vogliamo in modo speciale difendere e promuovere
gl’interessi del popolo e nello stesso tempo darci ad una benefica operosità che migliori le sue condizioni morali ed economiche.
Con lo spirito di carità che della Religione Cattolica è la prima, la sostanziale e quindi la più bella, la più fulgida caratteristica, noi
vogliamo scendere ed introdurci nel popolo e specialmente nella plebe, ed in questa gente derelitta, misera, ineducata, in questa
gente priva di pane e di lavoro, in questa gente spregiata, quanto affannata, riconoscere ed abbracciare i nostri fratelli, bisognosi
di noi, ma che nell’abbandono neppur san reclamare il nostro soccorso; considerati tutti i bisogni del suo cuore, della sua mente
e del suo corpo, apprestarle gli aiuti più necessari ed opportuni.
Lo diciamo col cuore sulle labbra, costituisco al presente il nostro maggior tormento, a causa dell’indifferenza dei più, ma
specialmente di alcuni, non veder neppure cominciata la vera azione cattolica che fortemente si agita perché compressa nel
nostro animo; l’azione vera a cui con le sue larghe vedute e con la sua ardente carità più e più volte ci ha incoraggiato nelle sue
encicliche il Sommo Pastore. La nostra azione adunque mira a beneficare il popolo e specialmente la plebe dal lato morale ed
economico. Ora, a chi segue tale programma nell’azione sociale ed amministrativa, si suoi dare il titolo di democratico, e quello
di Democrazia all’azione stessa. Noi quindi non siamo solamente Cattolici, ma siamo anche Democratici.
Bisogna però osservare che molti ai giorni nostri perorano la causa del popolo e si dicono quindi democratici.
E tra questi i principali, perché i più disillusi, sono i socialisti. V’ha differenza, potrà domandare alcuno, tra noi ed essi, fra la nostra
azione e la loro? Oh! ve n’ha tanta quanta ne passa tra spirito e corpo, tra ciclo e terra, tra inferno e paradiso!
Sì, tutta questa differenza senza esagerazione di termini! Promettiamo però di mostrarla al vivo un’altra volta, e ciò per mancanza
di tempo e per non allungarci troppo.
Per ora è necessità far osservare che la. nostra azione democratica segue scrupolosamente o s’ispira ai principi ed agl’insegnamenti
del Vangelo, a differenza di quella dei Socialisti, i quali non solo spregiano tali verità ed insegnamenti, ma li combattono ad
oltranza. E ne son prova chiara e patente i vari giornali empi, immorali e piazzaiuoli, quali sono tra gli altri La Battaglia e L’Asino,
che essi diffondono nel popolo; giornali di cui anche molti operai alcamesi ascoltano con indifferenza la lettura e di cui qualcuno
si fa in Alcamo propagatore.
Poveri operai! Bevono il veleno, che a poco a poco dovrà uccidere la loro vita morale e religiosa.
Ed intanto si chiudono ancora gli occhi da chi dovrebbe tenerli aperti! Si lascia andare avanti il male senza alcun riparo.
A distinguere pertanto quest’azione popolare e santa, che s’ispira alle massime del Vangelo, dall’altra empia e settaria, il Pontefice
nell’ultima sua enciclica volle si chiamasse Democrazia Cristiana.
Ecco dunque il vero nome che noi prendiamo, il nome che deve distinguerci da qualsiasi altro partito, il nome che c’incoraggia al
nobile sacrificio da compiere in favore dei nostri fratelli alcamesi; noi siamo DEMOCRATICI CRISTIANI.
Voglia Iddio che si riscuotano i veri cristiani di mente e di cuore, e con coraggio, senza timore delle umane malignità, fidenti solo
in “Dio, si uniscano a noi per prestare il più bel servizio a Lui, al popolo, al paese.
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Memorie di viaggio
IL NOSTRO IMPEGNO
Viaggio in Ecuador:
una esperienza di sostegno
al loro microcredito
di Enzo Nuzzo
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Banca Don Rizzo
E noi? «Possiamo prendere la loro onestà mentale, la loro
serenità interiore, il sacro rispetto dei patti tra uomo e uomo».
Nuova missione del Credito Cooperativo in Ecuador
per un ulteriore momento di confronto, di studio e di
approfondimento.
Per Banca Don Rizzo è stata l´occasione per consegnare
ulteriori contributi che vanno ad aggiungersi agli altri
donati in questi anni. Risorse che serviranno a continuare ad
erogare microcrediti agli strati marginali della popolazione
e per sostenere la creazione di piccole imprese produttive,
soprattutto in forma comunitaria con l´obiettivo di trattenere
la ricchezza laddove viene prodotta, in modo che funga da
propulsore per lo sviluppo di un´economia circolare e virtuosa.
Sostenere la capitalizzazione dell’Ecuador significa attivare un
moltiplicatore permanente di sviluppo.
Le missioni delle Bcc, iniziate parecchi anni addietro, sono
state pensate per conoscere meglio la realtà delle Casse Rurali
ecuadoriane e per verificare sul campo lo stato di avanzamento
del progetto Microfinanza, che vede il Credito Cooperativo
italiano coinvolto nel sostegno all’Ecuador con apposi
finanziamenti, la collaborazione nel campo dell´agricoltura,
della formazione e della commercializzazione.
Anche questa volta Banca Don Rizzo, nata più di un secolo
fa, proprio con analoghe finalità e per impedire che dilagasse
l’usura, ha preso parte alla missione in Ecuador per approfondire
la conoscenza della realtà economica e sociale nella quale
N. 1 2010
operano i microcrediti ecuadoregni, monitorare gli stadi di
avanzamento del progetto ed offrire il proprio contributo
all´individuazione di nuove opportunità e strumenti per dare
maggiore efficacia all´azione delle casse rurali dell’Ecuador,
anche di quelle di zone disagiate come quelle sorte nella
foresta dell’Amazzonia.
La presenza di propri rappresentanti, la Nostra, è, inoltre,
una garanzia che la Banca Don Rizzo dà ai soci, ai clienti e a
tutti coloro che con grande fiducia diventeranno azionisti di
donazione o sostenitori del progetto, che i contributi non
solo arrivano e arriveranno a destinazione ma che vengono
e verranno impiegati in modo corretto e, soprattutto, che
stanno producendo e produrranno i risultati attesi.
Sono andato lì, nonostante le perplessità iniziali per rendermi
conto di cosa sia, effettivamente, il credito cooperativo.
Nel viaggio in Ecuador ho potuto apprezzare le grandi qualità
di questo popolo, sia da un punto di vista di dignità, e di
professionalità che di amore per il prossimo.
Ho viaggiato nei territori più disagiati e ho visitato diverse
cooperative. Ho anche appreso che un terzo della
popolazione ecuadoregna vive con un dollaro al giorno.
Ho conosciuto Bepi Tonello, responsabile del FEPP, Fondo
Ecuadoregno Progresso Popolare.
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La frase che ha accompagnato il viaggio è stata: dare speranza
al credito e credito alla speranza.
Questo fondo FEPP ha il grande pregio di aiutare coloro che
versano in condizioni economiche disagiate, fornendo loro
l’accesso al credito in maniera semplice e diretta.
Il FEPP, grazie ai finanziamenti, in pool, delle consorelle BCC
italiane, da la possibilità alle associazioni locali di costruire ciò
che serve alle popolazioni locali.
Nel visitare le cooperative che fanno parte del Codesarollo
sono stato accolto con grande amore.
In qualità di vice presidente della Banca Don Rizzo ho voluto
visitare personalmente queste realtà per comprendere meglio
le differenze che intercorrono tra il Credito Cooperativo e la
loro finanza popolare.
Questo viaggio ha dato la dimensione della cooperativa. Il
senso di unione dei popoli. Il nostro uomo, oramai senza più
mondo, sta distruggendo il loro mondo.
Ho visitato tante cooperative e ho ammirato le loro realtà
cooperative. La federazione siciliana ha consegnato due
milioni di dollari per costruire case, ospedali, pozzi, etc.
Ritengo che la parte più interessante, della visita al microcredito
dell’Ecuador, è stata in Amazzonia. Ho attraversato la foresta
raggiungendo due villaggi.
In questi villaggi mi hanno presentato il loro credito cooperativo.
Piccoli incentivi che premiano chi rispetta il patto.
Da uomo ho compreso la differenza tra noi che abbiamo e
loro che non hanno; che non hanno nulla. Loro sono sereni,
amano gli altri.
Nella cooperativa tu sei accolto con il meglio di quello che
possono offrire.
Cosa mi resta di questa esperienza?
Ma, direi, che il trasferimento del messaggio è difficile.
È complicato trasferire il sentimento, il piacere per qualcosa
alla quale non sei più abituato: la serenità dentro, la pace
interiore, la completezza della vita entro un mondo ancora
fortemente legato alla tutela dell’ambiente.
Ora guardiamo quello che ci circonda con un occhio diverso.
E l’aiutare in maniera costruttiva chi ha bisogno sta diventando
per noi, prioritario, più di quanto già non lo fosse.
Cosa potresti trasferire, in termini di esperienze, e di
suggerimenti, alla Banca Don Rizzo?
È difficile dirlo. Nel loro credito cooperativo non circolo soldi,
nel nostro, invece, si.
Possiamo prendere la loro onestà mentale, la loro serenità
interiore, il sacro rispetto dei patti tra uomo e uomo.
Valori che sono stati cari a Don Rizzo e che, oggi più che mai,
dobbiamo recuperare, far nostri, applicare nella nostra vita
quotidiana.
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Banca Don Rizzo
Memorie di viaggio
IL NOSTRO IMPEGNO
Ecuador: veder sorridere
e continuare a far sorridere
di Andrea Oddo
Il mio viaggio in Ecuador, precisamente dal 4 al 13
novembre, è stato un’esperienza formante e di grande
spessore umano.
Ciò che con il movimento del Credito Cooperativo
abbiamo visto in Ecuador ha permesso di rapportarmi
con l’idea che effettivamente si debba provare a dare un
mondo più giusto e solidale agli abitanti più sfortunati
della terra.
È stato quasi un tornare indietro, a 100 anni fa, quando
come raccontava Don Giuseppe Rizzo, la Cassa Rurale era
al servizio dei più svantaggiati e bisognosi.
Il sostegno Cooperativo, deve offrire la speranza ma
anche i mezzi affinché tali popolazioni svantaggiate
possano superare le difficoltà nell’accedere al credito,
indispensabile per la sopravvivenza. Veder sorridere
e continuare a far sorridere chi è più sfortunato di noi,
perché nato in una terra povera e con tante difficoltà,
non può che riempire di orgoglio me, il mio Consiglio di
Amministrazione e tutti coloro che sono vicini alla Banca
Don Rizzo e credono che i finanziamenti stanziati per
l’Ecuador rientrino a pieno nella mission di solidarietà e
cooperazione della Banca.
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La parola ai soci
IL NOSTRO IMPEGNO
Ganci «per noi, la Don Rizzo
è una famiglia»
di Antonio Fundarò
«La Don Rizzo è una famiglia». Con questa esclamazione
Antonella Gargiullo ci motiva la scelta, ormai decennale,
di affidare alla Banca Don Rizzo, non già e non tanto i
suoi risparmi, quanto piuttosto le sue scelte economiche,
finanziarie, di gestione del futuro dell’intera famiglia.
«Quando entriamo in Don Rizzo non avvertiamo di sentirci in
banca. Si respira aria di casa. C’è sincerità. Tutto m’appare diverso,
c’è un clima sereno e s’avverte , realmente, quella differenza
che fa del credito cooperativo, il mio credito cooperativo».
Ma la scelta di stare in Don Rizzo, nella famiglia, ha
contagiato un po’ tutti. Il marito Rosario Ganci e le figlie,
Patrizia e Sonia.
Sonia, in filiale con i tre figli Alessandro, Cristian e Federico
Marino ribadisce come «La Don Rizzo sia il salotto
migliore ove potere pianificare la propria vita e dove
dare scadenze, certe e rassicuranti, al proprio futuro. Ho
conosciuto il preposto, per la verità, oggi, posso definirla
l’amica Giovanna, in un momento particolare della mia
vita. Mi ha dato una mano là dove altri mi avevano chiuso
la porta. E lo ha fatto con la semplicità e l’onestà di chi sa
bene di avere davanti, prima di tutto, una persona, con
i suoi vissuti, i suoi bisogni, le sue necessità, anche, le
sue prospettive, i suoi sogni, i suoi desideri. Saper essere
uomo, prima ancora che preposto, è la differenza tra
questa e le altre banche».
E continua Antonella Gargiullo «la cosa che mi soddisfa
di più è la chiarezza e la disponibilità, anche telefonica,
cosa assolutamente assente in altre realtà creditizie».
«La Banca Don Rizzo è in grado, lo posso affermare con
certezza, di stabilire un forte legame tra dipendenti e
clientela, un legame di reciproca fiducia, degno di una
grande famiglia, di una lunga storia e di una profonda
amicizia, mantenendo sempre una ferma linea eticoprofessionale» continua Patrizia Ganci.
«Ammiro questa banca, tanto vicina all’arte, alla storia e
alla cultura, sempre aperta a nuove idee e nuovi orizzonti,
pronta a soddisfare la propria clientela con personale
preparato e professionale. Detto questo, ritengo di poter
consigliare la Don Rizzo ad amici e parenti, perchè questa
banca è la Nostra banca».
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Banca Don Rizzo
Gli autori da leggere
IL NOSTRO IMPEGNO
I maledetti e gli innocenti
di Antonio Fundarò
È una storia “maledettamente” vera quella di Enzo, ex seminarista poi insegnante di doposcuola per i ragazzi
della parrocchia, una vita da pedofilo nata sulle ceneri di abusi subiti durante un’infanzia poco felice. Ed è invece
“innocentemente” romanzata quella di Milena, una delle sue giovanissime vittime, che si ritrova a fare i conti con
una ferita mai rimarginata ma tenuta silenziosamente segreta fino a quando un fatto di cronaca non la costringe
ad affrontare il suo passato.
“I maledetti e gli innocenti”, di Francesco Viviano e Alessandra Ziniti, è un libro duro ma terribilmente attuale che
induce tutti ad entrare in contatto con un problema sempre dietro l’angolo: quello della pedofilia.
Il romanzo si dipana sulla traccia di un documento originalissimo, inedito e assolutamente autentico, il diario di
un pedofilo, ritrovato dalla polizia postale durante la perquisizione in casa dell’uomo arrestato dopo essere stato
individuato via Internet dallo speciale gruppo di polizia telematica della Procura della Repubblica di Siracusa. Il
diario, poi finito agli atti del processo conclusosi con la condanna dell’ex seminarista insegnante pedofilo, è la cronaca puntuale e spietata di
una vita dilaniata dagli impulsi più malsani ma anche da sentimenti struggenti e spesso incomprensibili. Un documento, a tratti molto crudo,
ma che racconta soprattutto l’evoluzione della “testa” di un bambino che conosce il sesso attraverso gli abusi subiti, poi passa alle prime
esperienze omosessuali per imboccare alla fine la strada dell’irresistibile attrazione provata nei confronti dei ragazzini. Quasi tutti maschi.
L’unica vittima al femminile, Milena, diventa la protagonista della parte “romanzata” del libro, una struttura scelta dagli autori per bilanciare la
crudezza della storia e leggere il diario vero del pedofilo con gli occhi di una vittima, con tutte le angosce, i segreti, le ferite mai rimarginate, il
dolore, le paure, le difficoltà di rapporti e di relazione che questo ha provocato pur senza impedirle di costruirsi una vita felice con una marito
e tre figli. Nonostante tutto.
“Impallidii e chiusi di scatto il giornale scagliandolo con un gesto rabbioso lontano da me. Che diritto aveva, trent’anni dopo, di tornare nella
mia vita, adesso che ero una donna serena, sposata con un uomo che mi aveva dato amore e fiducia, con tre figli che erano il mio orgoglio e
la mia rivincita?”. Questa è Milena che parla, la donna che attraverso la lettura di quel diario di cui è purtroppo uno dei protagonisti è costretta
anche a fare i conti con un aspetto di sé bambina che non avrebbe mai visto allo specchio.
“Se personificava Dio, perché quando confessava certi bambini, me compreso, ci accarezzava con una mano, nascondendo l’altra sotto la
tonaca? Dio non fa queste cose”. E questo è Enzo, l’ex seminarista che esprime così il suo turbamento quando, ancora bambino e a digiuno di
qualsiasi esperienza sessuale, è costretto a subire le attenzioni di un sacerdote che lo confessava.
Ex seminarista, impiegato modello, arrotondava lo stipendio dando lezioni ai ragazzini del quartiere. E a lei. Ma poi diventava violento e
scambiava le foto dei loro nudi in pose oscene su internet. A tradirlo è stata proprio la rete, dove è stato intercettato dagli investigatori del Nucleo
telematico. Milena rivive il trauma di un’infanzia violata, decisa però a ricordare tutto, fare finalmente chiarezza e chiudere definitivamente
con una parte dolorosa del suo passato.
Lettere, foto, una ciocca di capelli, una collanina con una croce d’argento, un Vangelo con la dedica di un sacerdote, un campanello arrugginito
di una bicicletta, un soldatino di piombo, delle conchiglie e un quaderno, avvolto in una carta da pacco dello stesso color legno del mobile.
Quello che legge, tra mille domande e sofferenze, è proprio il suo diario. È lui che racconta, capitolo dopo capitolo, le sue esperienze di
bambino e di adulto: da innocente a maledetto.
Il seminario è il luogo in cui Milena incontra e “subisce” il rapporto con.... sotto gli occhi di sua madre che, in assoluta tranquillità, il pomeriggio,
mentre arrotondava il salario facendo le pulizie in monastero, aveva affidato la figlia undicenne alle cure di quel giovane aspirante sacerdote
che si era offerto di aiutarla a fare i compiti ma che purtroppo le aveva insegnato anche “altro” trovando per la prima volta sensuale e provocante
le movenze e gli atteggiamenti di una bambina forse solo un po’ più cresciuta delle altre.
Non è un diario di violenze e di abusi, è il diario di una mente malata che cresce e nasconde i suoi osceni desideri prima tra gli abiti talari poi
mimetizzandosi in parrocchia in quei doposcuola dove tanti genitori bisognosi gli affidavano con assoluta tranquillità i loro figli. “Molti mi
dicono che sono fantastico con i loro bambini e che avrei dovuto sposarmi e avere una famiglia mia. Se solo sapessero cosa faccio loro quando
se ne vanno...”.
La pedofilia, nella Chiesa ma anche altrove, soprattutto negli ambienti più protetti, è purtroppo un tema di grande attualità che in troppo
fanno finta di non vedere ritenendo che il problema non li tocchi. Purtroppo non è così: conoscere non gli orribili atti dei pedofili ma le
coordinate che muovono il loro cervello è una necessità anche per riuscire a proteggere e a meglio vigilare sui bambini che quasi certamente
in modo assolutamente inconsapevole sono esposti ad appetiti insani che non sono ancora in grado di riconoscere.
E il messaggio di Milena, vittima che ha nascosto a sé stessa lo choc subito, è alla fine un messaggio positivo, che indica la strada a chi si è
trovato dalla parte sbagliata per affrontare il male, rimodularlo, conoscere sé stessi e andare avanti.
N. 1 2010
45
Le comunicazioni istituzionali
LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA
Banca Don Rizzo:
La tua isola felice
di Salvo Cartuccio
“La tua isola felice” è la campagna istituzionale con cui la Banca continua a comunicare al territorio i propri valori e la
propria missione.
L’obiettivo della campagna è quello di consolidare l’identità di una Banca di Credito Cooperativo che, da più di cento
anni, scambia idee e valori con il territorio di appartenenza, con le persone e le imprese che ci vivono.
La Banca ha, in tal modo, voluto comunicare in modo diretto e incisivo il desiderio di porsi come “l’Isola Felice” dei
propri soci e dei propri clienti, un luogo che garantisce sicurezza e affidabilità.
Oltre che su raffigurazioni grafiche, la campagna ha preso forma attraverso uno spot audiovisivo della durata di 30
secondi, che richiama in modo esplicito i valori del radicamento nel territorio, l’attenzione all’ammodernamento
tecnologico e il sostegno alla crescita economica e morale della Comunità Locale.
Lo spot, trasmesso nei principali cinema ed emittenti televisive, è anche disponibile sul sito web della Banca
www.bancadonrizzo.it
46
Banca Don Rizzo
Finanza ed economia reale e finanziaria
LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA
“Diversificare per proteggersi”
di Marcello Ingrassia
Nessun investimento è esente da rischi.
Questo principio inderogabile della finanza è alla base
della cura che dev’essere dedicata al cliente che si
presenta per far rendere i suoi risparmi.
Cliente che, spesso, chiede un investimento “sicuro”.
In base all’ormai famosa direttiva MiFID, l’operatore è tenuto
– oggi per legge, ieri in omaggio al buonsenso – ad indagare
attentamente per mettere a nudo le reali propensioni
dell’investitore su rischi e durata dell’impegno finanziario.
Questo tipo di ricerca è solo il primo passo verso una
consulenza seria, che possa mirare al raggiungimento di
obiettivi di guadagno equi (investimento non è sinonimo di
speculazione) per chi mette a disposizione i propri capitali.
Si vuole, quindi, porre l’accento su un semplicissimo
metodo di contenimento del rischio di un investimento:
la diversificazione.
Aspetto troppo spesso trascurato da chi investe, ma
fondamentale in tempi che vedono il fallimento di
aziende o di enti economici apparentemente solidissimi
ed il cui rating resta spesso elevato fino al crollo.
N. 1 2010
Il caso dell’Argentina, di Parmalat, di Lehman Brothers
sono esempi dolorosi e che lasciano traccia nei ricordi e
nella storia finanziaria di tante famiglie.
Ricordando che a maggior rischio corrisponde, di regola,
maggior rendimento, è sempre bene frammentare
l’investimento e costruire un portafoglio articolato.
Sulla base della propria propensione al rischio, si deciderà
quanto investire in un settore e quanto in un altro, magari
meno florido e quindi con aziende disposte a pagare di
più per ottenere liquidità.
All’interno del settore, quanto puntare su un’azienda
solida e quanto su un’altra emergente.
Quanto su una presente su mercati consolidati (tipicamente
quelli europei o statunitensi), quanto su un’altra operante
su mercati emergenti, vivaci ma più volatili.
Semplificando, il risultato delle scelte sarà un portafoglio
il cui rapporto rischio/rendimento sarà, possibilmente,
ottimizzato e sul quale le eventuali difficoltà di un’azienda
non causeranno necessariamente la sparizione dei
risparmi familiari.
47
Focus di approfondimento
LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA
Antiriciclaggio e banche
di Giancarlo Di Pasquale
Pecunia non olet, il danaro non puzza, dicevano i Latini;
noi oggi aggiungiamo “dipende”.
Nel tempo è cambiata, infatti, la sensibilità ed è ormai
conclamato che l’attività economica derivante dal
reimpiego di risorse di provenienza illecita (questo è, per
l’appunto, il riciclaggio) è distorsiva del mercato.
Infatti, non avvantaggia la società, ma anzi la deprime,
impedendo alla libera iniziativa imprenditoriale di
esprimersi, producendo, quindi, un danno per i cittadini.
Ogni euro, derivante dal crimine, se reimmesso nel
circuito legale è strumento di concorrenza sleale.
Se un imprenditore onesto, che si finanzia con le banche,
deve competere con un imprenditore che reimpiega
somme di provenienza illecita, il cui costo è zero,
evidentemente la partita è persa prima di cominciare.
Il Legislatore attribuisce alle banche un ruolo primario nel
contrasto al riciclaggio, in quanto hanno, tra l’altro, l’obbligo
di conoscere i propri Clienti, mediante l’adeguata verifica.
Questa si realizza con la somministrazione di un
questionario, il cui scopo è quello di ottenere informazioni
sullo scopo e sulla natura dei rapporti con la Banca e di
monitorare costantemente la congruità delle operazioni
compiute dal Cliente con il suo profilo economico.
I Clienti, d’altro canto, hanno l’obbligo di fornire alla Banca
ogni informazione utile per permettere l’effettuazione
dell’adeguata verifica.
La Legge prevede, inoltre, che i trasferimenti di contante
o di titoli al portatore di importo superiore alla soglia (€
4.999,99) debbano avvenire tramite le banche (o la Posta).
Tutti gli assegni devono essere muniti della clausola di
intrasferibilità, a meno che abbiano un importo inferiore
al limite ammesso (€ 4.999,99) e sia stato pagato il bollo di
€ 1,50. I libretti di deposito a risparmio al portatore devono
avere, entro il 30 giugno 2011, un saldo non superiore
alla soglia (€ 4.999,99) ed il loro trasferimento obbliga la
Banca a registrare il cedente ed il cessionario.
48
Banca Don Rizzo
Focus di approfondimento
LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA
Il credito cooperativo:
un “sistema a rete”
a favore delle imprese
di Serena Hamel
Un sistema di rete tra le banche di credito cooperativo
e Iccrea Banca al servizio delle imprese come punto di
partenza per agevolare la crescita e lo sviluppo delle
imprese locali. Grazie a tale virtuosa sinergia, la Banca
Don Rizzo riesce ad offrire ai propri clienti un catalogo
di prodotti e servizi completo e capace di dare risposte a
specifiche domande.
Si tratta di un’offerta che dispone di soluzioni attente e
puntuali rispondenti a una domanda corporate sempre
più evoluta ed esigente: finanza ordinaria e finanza
straordinaria, crediti medio/lungo termine, leasing e
factoring, noleggio e altri aggiornati servizi di consulenza.
Banca Agrileasing, BCC Factoring e Nolè sono le Società del
Gruppo che operano nel contesto di questa area di offerta.
Proficua la collaborazione con Banca Agrileasing spa, attiva
nel proporre consulenza sui finanziamenti leasing (contratti
di finanziamento che consentono, contro il pagamento
di un canone periodico, di avere la disponibilità di un
bene strumentale all’esercizio della propria professione
e di esercitare, al termine un’opzione di riscatto sul bene
stesso per una cifra pattuita) nelle varie fattispecie quali lo
strumentale, il targato, l’immobiliare e il fotovoltaico.
Supporta, dunque, la clientela corporate nelle decisioni
d’investimento garantendo velocità di stipula, rateazione
e finanziamento dell’Iva, deducibilità dei canoni nei limiti
di legge nonché assistenza per l’accesso alle agevolazioni
regionali e nazionali.
Il factoring (contratto mediante il quale un soggetto
fornitore/cedente cede i crediti commerciali vantati nei
confronti della globalità o di una parte dei propri clienti
N. 1 2010
debitori/ceduti ad un altro soggetto denominato factor/
cessionario che ne diventa titolare) è offerto da Bcc
Factoring spa.
Tra i prodotti offerti il pro-soluto ed il pro-solvendo
strumenti differenti per il trasferimento o meno del rischio
d’insolvenza in capo al factor, ed il maturity con la relativa
concessione della dilazione di pagamento ai debitori
ceduti rispetto alle originarie condizioni di pagamento.
Nell’ambito dei prodotti offerti dalla finanza straordinaria
meritano menzione l’acquisition finance, l’attività di
erogazione di finanziamenti a medio/lungo termine con
lo scopo di sostenere le iniziative di crescita per linee
esterne a favore di realtà produttive redditizie e dinamiche,
il project finance, ovvero il finanziamento di uno specifico
progetto produttivo, realizzato con una società di nuova
costituzione ad esso dedicata, la cui redditività futura è la
principale garanzia per il rimborso del finanziamento e il
development finance, in cui viene finanziato un progetto
di sviluppo per linee interne di una società già operativa.
Per ultimo, non certo per importanza, è opportuno
citare il noleggio, ovvero quel contratto in virtù del
quale Nolè spa concede il godimento di un bene
strumentale per un periodo di tempo predeterminato e
dietro corresponsione di un canone periodico prefissato,
normalmente comprensivo di servizi di manutenzione ed
assistenza. Si tratta di una forma di uso che non integra
titolo di proprietà.
Il vantaggio per l’azienda sta nella possibilità di diluire nel
tempo l’impatto economico attraverso la corresponsione
di un canone costante.
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Focus di approfondimento
LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA
La banca oggi:
interazione tra gli attori
sociali, dipendenti e clienti
di Alessandra Attardi
Quando si sente parlare di banca si pensa, nell’immediato,
agli aspetti economici, finanziari e normativi che regolano
le diverse transazioni bancarie.
È naturale ritenere che in banca si effettuino operazioni
ripetitive legate ai soldi, come la gestione dei pagamenti
e l’intermediazione tra offerta e domanda di capitali.
In realtà, accanto a questi aspetti, gioca un ruolo
fondamentale la modalità di interazione tra i diversi attori
sociali, dipendenti e clienti.
È anche sulla base di questo fattore che si ottiene il
successo di una banca.
Negli ultimi anni abbiamo assistito al mutamento del
contesto sociale, finanziario ed in ultima analisi anche di
quello bancario.
Questo ha determinato una riorganizzazione della
struttura bancaria e la revisione della relazione tra banca
e cliente, considerando accanto agli aspetti normativi
e commerciali, anche quelli emotivi, quali la fiducia e le
aspettative della clientela.
Il rapporto banca-cliente si è evoluto dalla logica di valore,
cioè da un approccio product-oriented, alla gestione della
relazione col cliente, ovvero all’approccio customer-oriented.
Oggi è diventata prioritaria per le banche la soddisfazione
della propria clientela, la customer satisfaction, intesa
come capacità di stabilire un rapporto di fiducia e riduzione
della distanza tra qualità attesa e qualità percepita.
In questa ottica si colloca la banca di Credito Cooperativo
Don Rizzo che, come recita lo slogan, è “differente”,
proprio per l’attenzione e la sensibilità nei confronti della
clientela a cui si rivolge.
Durante il mio lavoro a stretto contatto con la clientela,
non è raro sentire dichiarazioni spontanee come questa:
“non cambierò mai banca, perché quando vengo qui, mi
sento di essere tra persone amiche”.
Credo che questa frase riassuma, meglio di tante parole,
la vicinanza e l’ascolto che offriamo ai nostri clienti.
50
Banca Don Rizzo
Il progetto giovani della Banca
LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA
I giovani e il mondo delle banche:
comprendere il presente
per progettare il futuro
Risultati da una ricerca di mercato tra Trapani e Palermo
di Mariangela Grimaudo
‘Non credono nel futuro, nella
società, non si permettono più
il lusso di sognare. Non credono
più nella meritocrazia’
‘Il denaro serve per vivere
bene ed avere un ruolo in
società, hanno quindi fame di
informazioni che li aiutino ad
usarlo al meglio’
Rappresentano il nostro futuro: sono i prossimi
risparmiatori, le famiglie di domani, i nuovi imprenditori,
i nostri futuri dipendenti. Sono le persone che presto
muoveranno e caratterizzeranno il nostro mercato con i
loro bisogni e il loro stile di vita.
Sono i nostri giovani.
Ma chi sono veramente? Cosa sognano? Quali sono le
maggiori barriere che incontrano durante la loro crescita?
E in che modo noi, come banca, possiamo aiutarli a
diventare gli adulti di domani?
Spinti dalla consapevolezza che non esista avvenire senza
un investimento sul futuro dei giovani, e certi che sia
necessario conoscerli per esser loro davvero vicini, abbiamo
deciso di iniziare il nostro percorso verso i giovani da una
ricerca di mercato che riguardasse il loro mondo.
La ricerca, sviluppata tra il 2009 e il 2010, ha coinvolto un
campione enorme: 1022 ragazzi tra i 17 e i 20 anni, scelti
nelle quinte classi di molti Istituti Superiori delle provincie
di Trapani e Palermo.
N. 1 2010
‘I ragazzi di oggi cercano
banche più vicine e chiare, noi
della banca Don Rizzo possiamo
conquistarli attraverso
l’affiliazione’
Il ritratto che è emerso, mostra una generazione di giovani
realisti e scoraggiati: non sognano in grande, sperano al
massimo, in una società per loro corrotta e incontrollabile,
di trovare un lavoro stabile.
L’unica spinta verso la maturità è il forte desiderio
di indipendenza economica: il denaro è un mezzo
necessario per vivere, ritagliarsi un ruolo nella società. In
questa visione le banche rappresentano il partner ideale,
peccato siano ancora incomprensibili e distanti – si pensi
che più i ragazzi hanno esperienze con le banche più la
loro idea su quest’ultime migliora (fig.1).
Le Banche di Credito Cooperativo piacciono ai giovani
perché sono umane! (fig.2.)
Sono i soggetti più adatti, nel panorama bancario,
a rispondere al loro forte bisogno di affiliazione e di
formazione. E per essere rilevanti nella vita dei giovani è
importante partire da loro, dai giovani già presenti nella
nostra banca (dipendenti, soci), perché è indispensabile
‘essere giovani e non fare i giovani’.
51
Il progetto giovani della Banca
LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA
La banca per i giovani
e i giovani per la banca
di Salvo Cartuccio
Al giorno d’oggi, risulta molto raro che una banca si
interessi dei giovani in modo specifico.
L’attenzione rivolta dalla Don Rizzo a questi ultimi, è segno
tangibile dell’impegno che intende riservare alle nuove
generazioni. Un’opportunità di dialogo, un’esperienza
che può diventare strumento di coesione tra i giovani e la
banca, che prova a porsi come punto di riferimento per il
territorio nel pieno rispetto dell’art. 2 dello statuto sociale.
D’altronde imparare a conoscere l’universo giovanile
e aprirsi a tale target, vuol dire realizzare efficacemente
la mission di una banca di credito cooperativo. Ma solo
facendo proprio il concetto di cooperazione, si può
operare con e per i giovani, affiancandoli e sostenendoli
nella maniera più idonea e redditizia per entrambi.
Cooperare, significa, infatti, fare la propria parte avendo come
fine prioritario il medesimo raggiungimento degli obiettivi.
Quale migliore fine, se non “farsi conoscere” dai giovani in
modo che essi entrino in contatto con la realtà del credito
cooperativo e, quindi, “farsi riconoscere” accreditando la
“differenza” del nostro Movimento Cooperativo rispetto
alle altre banche.
Da qui, la volontà dimostrata dal consiglio di
amministrazione della banca di realizzare “un’indagine”
sui giovani e di aprirsi a questi ultimi, deliberando nuove
e convenienti modalità di ammissione a socio.
È stata, pertanto, disposta la riduzione del numero minimo
di azioni acquistabili per i giovani di età compresa tra i 18
ed i 35 anni, dimezzando il valore economico complessivo
delle quote e offrendo inoltre la possibilità di dilazionare
il pagamento in comode rate senza alcun interesse.
Anche ai figli dei soci, premiati annualmente dalla
banca per meriti scolastici con l’erogazione delle borse
di studio, sarà in aggiunta attribuito lo status di socio, a
testimonianza dell’enorme importanza e della fiducia che
la banca ripone nei giovani stessi, quale patrimonio vitale
per la prosperità della comunità locale.
Anche per i nuovi nati, figli di soci, oltre al consueto premio
in denaro baby express, la banca ha voluto riconoscere
il valore di essere “baby socio”. In tal modo, sino al
diciottesimo anno di età, questi potranno partecipare
attivamente alle varie iniziative offerte ai soci, senza aver
però alcun dovere sociale o giuridico nei confronti della
banca stessa.
Non per ultimo, novità recentissima della Don Rizzo,
è l’istituzione di un comitato giovani, composto da
dipendenti e soci di età compresa tra i 18 ed i 35 anni,
pronti a promuovere attività culturali, sociali, formative e
di socializzazione nel territorio, volte alla condivisione dei
valori del credito cooperativo.
Non possiamo far altro che invitarti a prender parte a
questo processo in evoluzione, interagendo con il nostro
nuovo profilo “facebook” e partecipando attivamente al
neo costituito Comitato giovani, rivolgendoti all’ufficio
marketing della banca ([email protected]) per
avere maggiori info.
D’altronde, quale soluzione migliore, se non dare spazio
ai giovani per creare e condividere insieme le tue
prospettive per il futuro?
52
Banca Don Rizzo
entra nella nostra community
SE HA I T R A I 1 8 E I 3 5 A N N I , DIVENTA SOCIO GIO VANE DELLA BANCA DON RIZZO
1
Abbiamo ridotto il numero minimo
di azioni acquistabili e ti offriamo la
possibilità del pagamento rateale.
Diventa anche tu Socio Giovane
della Banca Don Rizzo¹.
Abbiamo ideato per te un conto
package che risponde al tuo stile
di vita e alle tue reali esigenze,
che ti permetterà di usufruire di
numerosi servizi inclusi, tra cui
Carta PagoBancomat, Internet e
Mobile Banking. Scoprilo, rivolgendoti in filiale.
¹La quota minima di sottoscrizione per i Soci Giovani (età
ÒEJǎB[JPOJEBǎ
FJMTPWSBQQSF[[PEB
BQQMJDBSFBMMBTPMBQSJNBB[JPOFÒQBSJBǎ
3
I VANTAGGI PENSATI PER TE
Attribuiamo lo status di Socio Giovane²
anche ai figli dei nostri Soci, diplomati o
laureati con il massimo dei voti. A questi è
concessa la borsa di studio di:
t ǎ QFS JM EJQMPNB EJ TDVPMB
media superiore e la laurea specialistica;
tǎQFSMBMBVSFBUSJFOOBMF
tǎQFSMBMBVSFBNBHJTUSBMF
Nel caso in cui tu sia già Socio, continuerai
a godere delle borse di studio nelle misure
originariamente stabilite³.
²Il numero di azioni con le quali i premiati per le borse di studio
EJWFOUBOP4PDJ(JPWBOJÒEJRVPUF
³Attualmente i riconoscimenti elargiti per le borse di studio consistono
JOǎQFSJMEJQMPNBEJTDVPMBNFEJBTVQFSJPSFǎQFSMB
MBVSFBCSFWFBDVJTJBHHJVOHPOPVMUFSJPSJǎTFTFHVJUBEBMBVSFB
TQFDJBMJTUJDBFǎQFSMBMBVSFBNBHJTUSBMF
N. 1 2010
53
Iscriviti gratuitamente
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Giovani ideato per la
promozione di attività
formative,
culturali,
economico-sociali
e
sportive rivolte ai
giovani associati.
Compila il modello di
adesione e diventa
anche tu protagonista!
2
4
OBLÒ LETTERARIO • DON RIZZO
Don Rizzo
«Tempo fa, quando il popolo se ne stava a lavorare nelle officine e nei campi e, terminata la giornata, si ritirava calmo e
tranquillo nel focolare domestico, o, la domenica, nel tempio a pregare e a ringraziare il Signore dei benefici accordatigli
lungo la settimana; quando la sua fede non era gravemente minacciata dai settarii che per insane utopie voglion tutto
dissolvere, voglion persino dal cuore della famiglia schiantare ogni larva di religione; quando ognuno nell’angusta cerchia
della sua casa, del suo villaggio trovava tutto ciò che gli bisognava e non cercava di più, allora la sua azione fuori del tempio
e della famiglia non occorreva, e ben poteva sfarsene rincantucciato tra i suoi, ovvero sepolto in un santuario a pregare.
Ma ora i tempi son mutati.
Le grandi scoperte della scienza, le nuove speculazioni dell’ingegno limano, i nuovi bisogni della società e lo aspirazioni del
popolo che vuole anch’esso prender parte alla vita pubblica; d’altro canto la guerra multiforme, spietata e pertinace che gli
empi muovono per demolire l’edificio cristiano, impongono ai cattolici il dovere di uscire dall’inerzia e di difendere la propria
fede, di difendere la gloriosa bandiera che sventolò a Pontida, a Legnano, a Lepanto.
Muoviamoci adunque.
In passato per una lunga pace, si radicò nell’animo dei credenti la malefica convinzione che religioso fosse sinonimo di
inerte, che per essere un buon cattolico bisognasse rinchiudersi a casa, attenersi strettamente al passato, guardar con
sospetto e diffidenza tutto ciò che sapesse di novità, invecchiare insomma quando ancor si fosse giovani e baldi, pieni di
fuoco e d’energia.
Tale convinzione ci rese timidi e paurosi, restammo inerti e fummo sopraffatti dai nostri nemici, i quali sfruttando a loro
vantaggio i nuovi bisogni e le nuove aspirazioni, se ne servirono quale arma potente contro la Chiesa (…)».
(Don Giuseppe Rizzo, Muoviamoci, in «Circolo Don Bosco. Alcamo», Anno I, numero unico, 15 Settembre 1901, p. 1)
«(…) Fummo sopraffatti quando ci destammo alla cruda realtà, trovammo gli avversari ben organizzati e noi eravamo
dispersi, ci trovammo avvinti da una fitta rete di stampe e di associazioni ostili, sentimmo ripetere che noi non esistevamo
più e che non saremmo mai più risorti; fummo coperti di ridicolo, scacciati da pertutto, ci spaventammo e perfino avemmo
vergogna d’accostarci agli altari per paura che ci dessero del codino, del retrogrado, del nemico della patria.
Ma in quei momenti terribili simili a quelli d’un uomo che, perduta ogni fiducia nelle, proprie forze, dubita di se stesso,
sentimmo una voce calma e solenne che ci chiamava a raccolta. Quella voce partiva dalla storica e gloriosa rocca che
per molti secoli ha trionfato del furore dei suoi nemici, che s’erge maestosa come un faro di giustizia, piantato nel cuore
dell’umanità: Il Vaticano.
Molti generosi ascoltarono quella voce augusta che era il grido doloroso della religione e della patria, entrambe oppresse e
minacciate, e d’allora in poi s’iniziò quel grande movimento cattolico—sociale che continuamente cresce e si propaga da
per tutto con una rapidità veramente vertiginosa (…)».
(Don Giuseppe Rizzo, Muoviamoci, in «Circolo Don Bosco. Alcamo», Anno I, numero unico, 15 Settembre 1901, p. 1)
«(…) Muoviamoci! Muoviamoci!
Ma, mio Dio, che cosa dobbiamo fare per muoverci?
Dobbiamo lanciar bombe nei parlamenti e nelle assemblee? Dobbiamo incitar le masse alla ribellione?
Oh no, non siamo noi i barbari che usano di tali mezzi infami ed antipatriottici.
Noi, dentro i cancelli della legge e dei principii e sentimenti cattolici, svolgeremo la nostra azione in difesa del popolo, nella
pubblica e privata moralità, della religione e della patria.
Lo ripeto, non è più il tempo dell’ignavia. Le congregazioni non bastano più per i bisogni dei tempi, ci vuoi altro.
Ci vuole organizzazione seria ed attiva; non basta tenersi contro i settarii in sulle difese - così ci ammonisce S. S. Leone XIII
- ma bisogna coraggiosamente uscire in campo ed affrontarli. Il che voi, diletti figli, farete, opponendo stampa a stampa,
scuola a scuola, associazione ad associazione, congresso a congresso, azione ad azione (…)».
(Don Giuseppe Rizzo, Muoviamoci, in «Circolo Don Bosco. Alcamo», Anno I, numero unico, 15 Settembre 1901, p. 1)
54
Banca Don Rizzo
I prodotti ed i servizi
LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA
NEF: piccoli investimenti per un
grande capitale nel futuro
di Enrico Stellino
www.nef.lu
La Banca Don Rizzo, per offrire una soluzione di qualità alle
esigenze di gestione del risparmio della clientela, si affida ai
piani di accumulo NEF (Nord Est Fund), il fondo d’investimento
multicomparto e multimanager di diritto estero.
Con i suoi quindici comparti, NEF offre al risparmiatore
la possibilità di creare un portafoglio personalizzato in
funzione dei propri obiettivi di investimento, affidando
la consulenza a gestori esperti e qualificati. Gli specialisti
in campo della finanza, a disposizione nelle filiali della
Banca, vi guideranno in funzione del Vostro profilo di
rischio, contando su qualità di gestione e diversificazione
degli investimenti.
Con NEF l’offerta si estende da un comparto globale a
comparti dedicati alle economie europea, americana
e giapponese, nonché a due comparti specializzati nei
mercati emergenti.
NEF, offre, inoltre, una selezione di comparti dedicati alle
obbligazioni, che puntano ad una efficiente gestione
della liquidità a breve termine, sia a livello europeo che
a livello globale.
Quindici comparti.
dieci grandi gestori.
un team perfetto.
BCC Vita - Basic
Perchè nella vita servono le basi
NEF è un fondo comune di investimento di diritto lussemburghese multicomparto e multimanager. Distribuito in
tutta Italia da Banche fortemente radicate sul territorio. Prima dell’adesione leggere il Prospetto Informativo.
www.interlaced.it
di Enrico Stellino
N. 1 2010
Per tutti coloro che non vogliano mettere a rischio il proprio
capitale, la Banca Don Rizzo offre una linea di prodotti
assicurativi pensata per offrire ai sottoscrittori la sicurezza
economica necessaria per risparmiare in totale tranquillità,
mantenendo stabile nel tempo il proprio capitale e garantendo
la serenità finanziaria.
L’investimento prevede un rendimento minimo garantito:
nello specifico, è previsto un tasso minimo annuo sul capitale
investito, ricapitalizzato annualmente.
La gamma di prodotti “BCC Vita – Basic” ti permette, inoltre, di
scegliere tra polizze a vita intera o polizze con durata prefissata,
rendendo sempre possibile il riscatto parziale o totale dopo
un anno dalla decorrenza.
Potrai scoprire quale prodotto della gamma Basic è più adatto
alle tue esigenze o reperire ulteriori informazioni presso gli
specialisti finanziari a disposizione nelle filiali della Banca Don
Rizzo, pronti a guidarti nella crescita del tuo capitale per un
futuro più solido.
“Perchè nella
vita servono
le basi”
55
Con Noi
FILO DIRETTO
Personalmente vicini
alle vostre necessità
dalle filiali e dagli uffici
?
risponde Antonio Ippolito
La richiesta
Vorrei sapere, in caso di mancato pagamento di un
assegno bancario per mancanza di provvista, in quali
sanzioni incorre il traente?
L’esperto risponde
In passato, l’emissione di assegni bancari senza provvista
costituiva fattispecie di reato.
Con il D.Lgs. 30 dicembre 1999 n. 507 è stata varata
la depenalizzazione di alcuni reati minori, fra cui la
fattispecie dell’emissione di assegno bancario o postale
senza provvista.
Oggi, ai sensi dell’art. 2 della legge 15 dicembre 1990 n.
386 (legge integrata e modificata), chiunque emette un
assegno bancario o postale che, presentato in tempo
utile (otto o quindici giorni, a seconda che l’assegno sia
emesso “su piazza” o “fuori piazza”), non viene pagato
in tutto o in parte per difetto di provvista, è punito con
la sanzione amministrativa pecuniaria da Euro 516,46
ad Euro 3.098,74, sanzione raddoppiata nel caso che
l’importo dell’assegno sia superiore ad Euro 10.329,14.
Il traente può essere soggetto ad altre sanzioni
amministrative accessorie, fra le quali il divieto ad emettere
assegni bancari e postali (per un periodo da due a cinque
anni), l’interdizione dall’esercizio di attività professionale
o imprenditoriale, ovvero dall’esercizio degli uffici
direttivi delle persone giuridiche e delle imprese, nonché
l’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione
(per un periodo da due mesi a due anni).
Per l’applicazione delle sanzioni è competente il Prefetto
del luogo di pagamento dell’assegno.
Le sanzioni amministrative comunque non si applicano se
il traente, entro sessanta giorni dalla data di scadenza del
termine di presentazione del titolo, effettua il pagamento
in favore del portatore dell’assegno dell’importo facciale
del titolo, degli interessi legali, della penale prevista
dall’art. 3 della legge 386/90 (pari al 10 % dell’importo
dell’assegno) e delle eventuali spese per il protesto.
In mancanza del pagamento indicato entro il periodo
prescritto, il traente è soggetto ad una ulteriore sanzione, il
suo nominativo infatti viene iscritto, per un periodo di sei
mesi, in un archivio informatizzato istituito presso la Banca
d’Italia (Centrale di Allarme Interbancaria), e per l’intera
durata dell’iscrizione si intende revocata ogni autorizzazione
ad emettere assegni bancari o postali, e ciò comporta il
divieto per qualunque banca e ufficio postale di pagare
assegni tratti dal nominativo sanzionato dopo l’iscrizione
nell’archivio, anche se emessi nei limiti della provvista.
In caso di mancato pagamento di assegno bancario per
difetto di provvista, presentato in tempo utile, viene,
comunque, levato il relativo protesto a cura di un pubblico
ufficiale a ciò autorizzato, evento che rimane iscritto per la
durata di cinque anni nel registro informatico dei protesti
presso le Camere di Commercio.
In buona sostanza, seppure la fattispecie in esame sia stata
depenalizzata, l’impianto sanzionatorio appare oneroso,
soprattutto per chi esercita un’attività imprenditoriale.
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Banca Don Rizzo
Filo diretto con la clientela
FILO DIRETTO
Le famiglie Serra e Randazzo
con la Don Rizzo perché
«ci è vicina»
di Filippo Nobile
crescita, a Terrasini, come in tutto il territorio».
«Il futuro – incalza Vincenza Randazzo - si prospetta
all’insegna di una sempre maggiore competitività,
moltiplicando le sfide e gli obbiettivi che ognuno di noi
incontrerà sulla propria strada. Ma sono convinta che
se ognuno di noi svolgerà il proprio lavoro al meglio,
proponendosi nuovi traguardi e traendo insegnamenti
dalle esperienze proprie ed altrui, maturate nel corso della
propria vita e della centenaria e proficua storia della Banca
di Credito Cooperativo Don Rizzo, i risultati non potranno
far altro che migliorare costantemente e innalzare sempre
più il livello e l’importanza della stessa».
«Abbiamo molto da imparare da Don Rizzo e molto
da offrire, il modo migliore di fare ciò è confrontarci
costantemente con noi stessi, raccontare agli altri le
nostre impressioni e l’alto grado di soddisfacimento delle
nostre attese, confrontare la Don Rizzo con le altre banche
e con coloro che hanno già contribuito a rendere grande
il successo di questa banca. Il e mia moglie consigliamo
Don Rizzo» ha concluso, soddisfatto Francesco Serra.
«Abbiamo scelto la nostra banca perché una delle
caratteristiche che mi ha colpito di più, quando per
la prima volta, io e mio marito, l’abbiamo consultata,
è la profonda umanità delle persone che ci lavorano,
caratteristica necessaria per rendere un buon servizio a
tutti i nostri clienti» ha affermato Vincenza Randazzo nel
motivare una scelta che, ella stessa, ha definito di vita e
che ha permesso, a lei ed al marito Francesco, di avere
realizzato il sogno della loro vita.
E continua il marito Francesco Serra «ho sempre avuto
un altro istituto. Mi sono rivolto a quello, e dopo la prima
negativa, sono andato in altre banche, quando ne ho
avuto necessità, e, anche queste, mi hanno chiuso la
porta. Sono venuto alla banca Don Rizzo ed ho incontrato
Giovanna che ci ha permesso di avverare il nostro sogno:
quello di avere una casa. Alla banca Don Rizzo devo la
realizzazione del mio, anzi del nostro, sogno. L’istituto ha
preso a cuore il nostro sogno, noi oggi abbiamo a cuore
il nostro istituto e l’amiamo come se fosse realmente
nostro e ci sentiamo il peso del suo futuro e della sua
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Le iniziative per la cultura e la solidarietà
FILO DIRETTO
Inchiostri d’autore ad Alcamo
di Salvo Cartuccio
Si è realizzata ad Alcamo, la quarta edizione della rassegna
letteraria “Cieli Letterari”, organizzata dalla Banca Don
Rizzo e dal Centro Studi Don Rizzo, in collaborazione con
il Comune di Alcamo e la Libreria Mondadori.
La rassegna ha preso forma in cinque appuntamenti
distribuiti nei mesi di novembre e di dicembre, in cui per
ciascuno incontro è stato presentato un libro, direttamente
dagli autori, analizzato da diverse angolazioni e con
registri linguistici differenti.
Gaetano Savatteri ha presentato il suo libro Strani nostrani.
Storie di Siciliani fuori dal comune. Ottima pittura di quel
che significa “essere siciliani” considerando che nascere e
vivere in Sicilia spesso non è né una condanna né fortuna,
ma solo un caso, come afferma l’autore stesso.
Tema più scottante è stato invece quello proposto
nel libro “Don Vito” di Francesco La Licata e Massimo
Ciancimino, viaggio senza ritorno nei gironi infernali
della storia mafiosa italiana più recente. Marilena Monti,
nel suo “Viaggio di cuore” ha narrato invece di emozioni
intense e forti, mentre Fabio Geda, con “nel mare ci sono
i coccodrilli”, ha fornito il racconto della vera storia di un
profugo afgano che ha ricevuto asilo in Italia.
La rassegna è terminata il 10 dicembre, con “il romanzo
e la realtà” di Angelo Gugliemi, quale testimonianza e
bilancio della letteratura italiana contemporanea, dal
1950 ad oggi.
Banca e ASP Trapani
al servizio delle famiglie
con disagi adolescenziali
di Salvo Cartuccio
Spesso gli adolescenti presentano uno stato di tristezza, di
fragilità e di impotenza ad affrontare la realtà e i compiti di
sviluppo propri dell’età e, a volte, le risorse che le famiglie
hanno per sostenere tale problematiche sono scarse a causa
di evidenti stati di malessere socio-economico.
L’intervento psicologico volto ad aiutare i ragazzi a
costruire e formare un’identità sana, dando un supporto
affettivo, culturale e psicologico, in alcuni casi risulta,
pertanto, indispensabile.
A tal proposito, la banca Don Rizzo finanzia un progetto
di sostegno per le famiglie di Alcamo con disagi
adolescenti. «Tale progetto -afferma il presidente della
banca, Giuseppe Mistretta- consiste in programmi
individualizzati effettuati, da giovani laureati tirocinanti
e/o volontari, presso i contesti socio-culturali in cui sono
inseriti i giovani pazienti». «L’iniziativa voluta fortemente
dal nostro C.d.A. -continua Mistretta- sta dando esiti
incoraggianti e ci permette di avere una maggiore presa
di coscienza dei soggetti deboli e bisognosi del nostro
territorio».
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Banca Don Rizzo
Le iniziative per la cultura e la solidarietà
FILO DIRETTO
“Integriamoci”...
La banca per una migliore qualità della vita dei disabili e delle
loro famiglie
di Salvo Cartuccio
La banca, in collaborazione con l’associazione “I Girasoli
Onlus” di Alcamo, anche per l’anno 2010 ha messo in
pratica il progetto di ippoterapia, al fine di intervenire
per la salvaguardia e il potenziamento della salute psicofisica e spirituale dei disabili e delle loro famiglie.
Il progetto ha preso forma attraverso iniziative educative
e ricreative, attività sportive e riabilitative di ippoterapia,
ottenendo ottimi risultati dal punto di vista terapeutico.
Grande successo ha avuto il saggio realizzato presso
il Centro Ippico Country House Western di Partinico,
grazie alla collaborazione di istruttori, terapisti e
medici specialistici che hanno regalato una giornata
indimenticabile e di grande aiuto terapeutico ai tanti
bambini disabili accorsi e alle loro famiglie.
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Le iniziative per la cultura e la solidarietà
FILO DIRETTO
Gli incontri con gli studenti
di Alcamo
di Salvo Cartuccio
Un ciclo di incontri, sul tema “economia sociale e finanza
etica”, è il progetto di cultura economica e sociale, che
la banca Don Rizzo, in collaborazione con alcuni docenti
di religione del territorio di Alcamo, propone ai giovani
delle ultime classi delle scuole superiori.
Cinque appuntamenti, tra cui due che saranno realizzati
nel mese di gennaio del 2011, che contano della presenza
di esperti in settori specifici della “economia solidale”,
quali il microcredito, le banche etiche, il commercio equo
e solidale, la cooperazione.
Lo scopo è di informare i giovani sull’esistenza di nuove
ed alternative forme economiche che concretamente
e con buoni risultati sviluppano attività imprenditoriali
nel rispetto delle persone e dell’ambiente. Nelle stesso
tempo, altro obiettivo, è quello di trasmettere loro l’idea
che anche nella sfera economica si possono mettere in
pratica comportamenti etici validi.
All’interno di questa iniziativa trova ampio spazio la
presentazione della banca Don Rizzo e del suo fondatore.
Il secondo incontro del 27 novembre 2011, infatti, è stato
dedicato alla splendida figura di don Giuseppe Rizzo, il
cui esempio ed impegno ha arricchito spiritualmente e
socialmente il territorio alcamese.
Nel quarto appuntamento del 15 gennaio 2011 e
nell’ultimo incontro del 29, verranno, inoltre, presentate
l’iniziativa delle BCC presenti in Sicilia volta a finanziare
progetti di sviluppo in Ecuador e i valori della cooperazione
per lo sviluppo delle attività economiche.
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Banca Don Rizzo
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