Paolo Rossi: “Le grandi città sono come tanti piccoli paesi messi

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Paolo Rossi: “Le grandi città sono come tanti piccoli paesi messi
LUGLIO - AGOSTO 2012
N. 09
CLUB MILANO
Paolo Rossi: “Le grandi città sono come tanti piccoli paesi messi insieme, ognuno è un quartiere da conoscere”.
Kunbh Mela, il più grande ritrovo spirituale del mondo raccontato dall’occhio del fotografo Lorenzo Tricoli.
Per Ermete Realacci l’unico modo per superare la crisi è combinare l’eccellenza italiana alla green economy.
La birra artigianale piace e si moltiplicano a Milano i locali per chi non si accontenta della solita “bionda”.
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EDITORIAL
Tra orti e cantieri
Mentre l’Italia intera sta andando “in guerra” (Monti dixit), Milano prova a vivere la
sua condizione di mondo a parte, città locomotiva con dati di PIL germanici in un
Paese al rallentatore.
Alle porte di un’estate particolare che costringerà molti milanesi a rivedere i propri
piani di fuga, tutti siamo chiamati a interrogarci sul modello di sviluppo di una città
che non è più solo casa e lavoro, ma sempre più un luogo in cui vivere anche nel week
end e in estate e dove far crescere le proprie idee e i propri sogni. Costretti dallo spread a vivere Milano come non abbiamo mai fatto in passato, davanti a noi si aprono
due modelli antitetici, quasi mai coincidenti. Da una parte c’è chi pensa ancora che la
ricchezza e il benessere coincidano con il cemento: costruire è la condizione necessaria per affermarsi ed esistere. Dall’altra ci sono coloro che ritengono che quello di cui
c’era bisogno è già stato fatto e ora lo sforzo non deve più essere quello di aggiungere
mattone al mattone, ma piuttosto di riorganizzare e ridefinire gli spazi che già ci sono,
valorizzandoli per renderli migliori e accessibili a tutti.
In questi giorni uno dei più gravi scempi della città ha liberato il campo restituendo
uno spazio unico alla nostra città: i sei anni di cantiere di Piazza XXV Aprile sono
stati per tutti una ferita che non solo ha creato danni incalcolabili a molti commercianti della zona, ma reso “brutto” e pericoloso uno snodo essenziale per molti. Vittima illustre il Teatro Smeraldo, dove negli ultimi anni si sono succeduti comici come
Albanese o Crozza, che ad ogni spettacolo non perdevano occasione per denunciare,
attraverso la satira, il buco al centro della città.
Mentre i cantieri proliferano come funghi, figli di un mercato senza domanda, negli
angoli più nascosti della città sono in tanti a provare a restituire dignità e a rendere
“belli” luoghi spesso dimenticati. Già sul numero sei di Club Milano avevamo raccontato la storia del progetto NIL28, prove di eco-quartiere in Via Tertulliano nato
dal recupero di vecchi capannoni industriali. Su questo numero vi parliamo invece
del successo della Cascina Cuccagna e di tutti quei luoghi dove lo sviluppo ecosostenibile è sinonimo di socialità, qualità e divertimento. Un modo nuovo di vivere
Milano, riappropriandosi di ritmi e valori dimenticati come quegli orti che ora stanno
rinascendo.
Stefano Ampollini
4
CONTENTS
POINT OF VIEW
10
FOCUS
Cerco l’estate di una volta
Io resto qui
di Roberto Perrone
di Marilena Roncarà
INSIDE
12
INTERVIEW
Brevi dalla città
All’ombra dei campanili
di Cristina Buonerba
di Andrea Zappa
OUTSIDE
14
FOCUS
Brevi dal mondo
Gli artigiani del luppolo
di Cristina Buonerba
di Filippo Spreafico
COVER STORY
28
30
32
16
La mia ragazza “brutta”
di Chiara Cossalter
DESIGN
37
Meglio un uovo oggi
di Dino Cicchetti
PORTFOLIO
20
STYLE
Io onoro Shiva
Naturelle-chic
Foto di Lorenzo Tricoli
di Luigi Bruzzone
STYLE
Elegance by the lake
di Luigi Bruzzone e Cristina Buonerba
6
40
42
CONTENTS
WHEELS
44
OVERSEAS
DNA da moto?
Caleidoscopica Mauritius
di Federico Cociancich
di Andrea Zappa
56
FOOD
58
Don Juanito
di Enrico S. Benincasa
YACHTING
46
Legni d’epoca
di Andrea Zappa
STYLE
48
Sailing vacation
di Luigi Bruzzone
HI TECH
50
Arriva lo “Smartfridge”
di Enrico S. Benincasa
WEEK-END
52
La Puglia che non ti aspetti
CLUB HOUSE
di Giovanna Lodato
La “cantera” di Milano
60
a cura della redazione di Club Milano
FREE TIME
62
Da non perdere
a cura di Enrico S. Benincasa
FREE TIME
64
Summertimi
di Cristina Buonerba
In copertina
Paolo Rossi.
Foto di Gioia Casale.
WELLNESS
Pizzica & Spa
di Cristina Buonerba
8
55
POINT OF VIEW
ROBERTO PERRONE
Vive a Milano da trent’anni, ma ha conservato
solide radici zeneisi. Nato a Rapallo, è giornalista
e scrittore. Per il Corriere della Sera si occupa
di sport, enogastronomia e viaggi. Ha pubblicato
diversi libri, tra i quali il suo ultimo romanzo
Occhi negli occhi edito da Mondadori.
Cerco l’estate
di una volta
“Cerco l’estate tutto l’anno e all’improvviso eccola qua” (Paolo Conte). Ricordo
come se fosse ieri la mia prima estate milanese. Era come nei film, come nelle
canzoni; il pomeriggio non era azzurro, a causa della cappa d’afa, però lungo, sì.
Neanche un prete per chiacchierar. Nella mia vita non avevo mai sentito il bisogno
dell’aria condizionata, né mi ero mai accorto del cambiamento del traffico, dei
parcheggi più facili da trovare, dei ristoranti e dei negozi chiusi. Agosto in città
era veramente letterario, con i lunghi viali deserti, con gli alberi appena mossi da
un vago refolo di vento. Parcheggiavo facilmente davanti all’ufficio. E poi la ricerca di un negozio dove acquistare qualche genere di conforto o di un ristorante/
pizzeria dove finire a tarda sera, chiuse le pagine, per mangiare qualcosa. Milano
era deserta, ma veramente. A quei tempi, da ligure emigrato, soffrivo di saudade e
aspettavo l’estate per quel mese filato in Riviera, tutto mare, amici, ragazze, notti
piene di stelle e lontananza dai problemi. Ho visto passare le estati milanesi, le
ho viste a poco a poco accorciarsi. Le vacanze diventavano meno concentrate, le
partenze meno classiche, meno “metti la nonna dietro, carica la canoa sul tetto”,
più “prendiamo l’aereo e andiamo in Sardegna (o il Sicilia o su qualche altra isola)”.
Il deserto metropolitano si è fatto meno deserto, i negozi aperti, a parte proprio
quella settimana di agosto, li trovi ormai ovunque; ristoranti di discreta qualità (e
non solo dubbie pizzerie), ti accolgono ogni giorno dell’anno.
L’estate è qui e lei non è partita per le spiagge. Fa le vacanze intelligenti. Magari a
settembre. L’estate è cambiata, non l’attraverso più con quel senso di meravigliosa
solitudine di un tempo. Mi accorgo, sempre più spesso, di scrivere articoli intrisi di
nostalgia. È prerogativa degli anziani. Però non l’ho detto io che le prossime generazioni staranno peggio di quelle che le hanno precedute. L’estate di una volta ti
faceva staccare da tutto. Andavi in vacanza ed eri sicuro che il tuo capo o chi per
lui non ti avrebbe telefonato. Andavi in vacanza e spesso, nei posti dove stavi, il
telefono neanche esisteva. La vacanza era vacanza, non partivi con il pc, il tablet,
lo smartphone e il navigatore. Ora non siamo mai completamente in vacanza,
qualsiasi scassaballe (dall’orrido capufficio all’ultimo questuante) può disturbarti
ovunque. No, cari, voglio l’estate di una volta. Quella con più speranze e meno
elettronica.
Roberto Perrone
10
T :
+ 3 9
0 5 5
2 8 8 6 4 4
D A K S . C O M
INSIDE
Pelle all’arrabbiata
Le Grand Fooding dal 4 al 5 luglio
ha innalzato la sua forchetta per
organizzare due giorni interamente
dedicati al piacere del palato. A
mettersi ai fornelli sono stati chef
giovani, tatuati e anticonformisti
che, discostandosi dagli schemi
della gastronomia istituzionale,
hanno reinterpretato l’essenza
dello street food con ricette insolite
e innovative.
www.lefooding.com
Pareti intelligenti
Dalla collaborazione fra la milanese Bruno + Partners e il
Politecnico di Milano nasce la parete mobile con funzioni di
ottimizzazione di temperatura, umidità, luminosità e sonoro.
Alte prestazioni tecnologiche e design si incontrano in una
soluzione per uffici che punta al benessere fisico e psicologico
dell’individuo e, di conseguenza, alla crescita dell’azienda.
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From Russia with love
Se il desiderio di trascorrere le vacanze in una dacia nei pressi di San
Pietroburgo sembra impossibile
da soddisfare, durante i mesi estivi
sarà il mondo russo ad avvolgere
il capoluogo. Milano Summer
School offre 150 corsi di vari livelli
e tipologie. Tra le proposte più
interessanti ci sono anche lezioni di
russo individuali e di gruppo.
associazioneitaliarussia.it
MilanoFlamencoFestival
I “cavalli” di Porsche
Un grande inizio per la 1° edizione della Coppa Helvetia,
che ha avuto luogo domenica 17 giugno e che ha riportato
il grande Polo sui campi della piazza d’armi Santa Barbara. Partner speciale della manifestazione sono stati i Centri Porsche di Milano, che hanno esposto l’intera gamma di
auto, dall’iconica 911 Carrera alle nuove Boxster, Panamera
e Cayenne. Gli ospiti, inoltre, hanno avuto l’opportunità di
effettuare un esclusivo test drive a bordo campo.
www.milano.porsche.it
12
Per il quinto anno consecutivo, dal 2 all’8 luglio,
Milano ha vibrato a ritmo di flamenco. Il filo
conduttore di quest’edizione incentrata sulla
figura femminile è stato il claim Fuerza, Esencia,
Verdad: Mujeres. Tra spettacoli e ballerini,
protagonista del festival è stata anche Granada,
la cittadina andalusa terra d’origine dei principali
artisti di questa accattivante danza iberica.
www.piccoloteatro.org
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su percorso misto: nuova Citroën C4 Aircross 1.8 HDi 150 FAP Stop&Start 4WD 147 g/Km. La foto è inserita a titolo informativo.
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OUTSIDE
Every day life
O.X.S. diventa protagonista di
un innovativo progetto per la sua
campagna A/I 2012-13. Attraverso
un viaggio che parte da Londra e
coinvolgerà, in seguito, le principali
città del mondo. O.X.S. racconta
la realtà della gente comune che,
nel proprio quotidiano, indossa le
celebri calzature. Nessun modello,
styling o trucco, ma soltanto un
spaccato di vita di chi vive in linea
con lo spirito del brand.
www.oxs.it
And the winner is…
378 giri di corsa, 400.000 occhi puntati addosso e quattro Audi R18.
Questi sono i numeri che hanno caratterizzato l’ultima avventura a
Le Mans del marchio dai quattro cerchi. Le vetture, spinte dall’ultima
evoluzione del motore V6 TDI con singola turbina a geometria variabile, hanno raggiunto un traguardo storico nelle competizioni sportive.
Hanno terminato al primo, secondo, terzo e quinto posto, dimostrando, ancora una volta, di essere le auto più veloci e affidabili in gara.
www.audi.it
Vacanze in barca a vela
Già pensato a dove trascorrere le vacanze estive? Se siete ancora “in alto mare” provate a dare uno sguardo alle crociere
proposte dal centro velico Horca Myseria. Il menu è vario e
ce n’è per tutti i gusti, dalle isole Baleari passando per Ibiza e
Formentera alle Egadi, fino alla scoperta del nord o del sud
della Sardegna.
www.horcamyseria.it
Touch and go
Made in Italy
Spazio Italia, situato all’interno del National
Museum of China, il più grande museo al
mondo appena ristrutturato nella celebre Piazza
Tien’anmen di Pechino, è il primo spazio italiano
stabile all’estero. Una superficie di 500 mq in
grado di ospitare mostre ed eventi di grande
livello che raccontano e promuovono il patrimonio culturale del nostro paese.
www.chinamuseums.com
14
Blauer Helmets, sempre più in linea con le ultime novità tecnologiche e attento alle esigenze
di un pubblico all’avanguardia, lancia il nuovo
sito all’insegna del claim Non mi tocchi, non mi
vedi. Sarà infatti possibile visualizzare le ultime
collezioni di caschi del marchio solo attraverso
dispositivi touch screen.
www.blauerhelmets.com
COVER STORY
Milanese d’adozione,
Paolo Rossi nasce a
Monfalcone nel 1953.
Dopo un diploma
come perito chimico
si dedica al teatro, la
sua grande passione.
In lui convivono con
successo tre anime:
quella dell’attore,
del cantautore e del
comico.
Foto Gioia Casale.
16
COVER STORY
PAOLO ROSSI
LA MIA
RAGAZZA
“BRUTTA”
Come innamorarsi di Milano?
Guardatela bene. Non una, ma due, tre,
quattro volte. Uscite, passeggiate senza
un itinerario preciso e osservatela in ogni
sua sfacettatura. Soprattutto puntando
verso l’alto. E non per cercare i grattacieli.
Vedrete, funzionerà… parola di perito
chimico.
di Chiara Cossalter
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COVER STORY
Paolo Rossi sul palco
dello Strehler durante
il suo ultimo spettacolo
Il Mistero Buffo, ispirato
in chiave moderna al
capolavoro di Dario Fo
del 1969.
Foto Lidia Bagnara.
È nato a Monfalcone, ma di Milano è
uno che se ne intende. E soprattutto, in
barba agli scettici, a lui Milano piace.
Non perché sia funzionale, professionale, o più avanzata delle altre. Ma perché ha trovato il modo per viverci felicemente. Attore, cantautore o comico?
Sicuramente perito chimico. Inutile
insistere per cercare la sua definizione
migliore, lui non cede: “Perito chimico,
questo è l’unico diploma che ho”. Meglio
passare oltre, allora, e farsi spiegare il
trucco, del teatro e di Milano.
Perché scegliere di venire ancora a
teatro nel 2012, cosa può dare in più
rispetto a cinema e televisione?
Credo che il teatro sia fortemente evocativo e quindi riesca a stimolare l’immaginazione, cosa che invece il cinema
non è in grado di fare. Quando stacchi
il biglietto ed entri nella sala di un cinema sei pronto a vedere tutto ciò che è
possibile. In quella di un teatro, invece,
vedi solo ciò che vuoi intendere. Sei tu
a scegliere. Tutto questo ovviamente
con una condizione non certo insignificante: che l’attore sia bravo!
C’è però qualcosa che accomuna teatro e televisione o sono veramente due
18
mondi totalmente separati?
Televisione e teatro sono costruiti intorno a due modi differenti di recitare,
di riprodurre, ma il materiale e il repertorio non cambiano. Cambia solo il
modo di porsi al pubblico.
Cosa deve aspettarsi il pubblico che
sceglie un tuo spettacolo?
Deve sapere che sta per assistere a
qualcosa di divertente. Questo dice
tutto.
Come per il teatro, anche nello spettacolo in onda su Sky hai scelto il circo.
È forse il tuo ambiente preferito?
Tanto per cominciare il circo mi porta fortuna! In più è uno spazio a metà
tra la realtà e la finzione, per questo mi
piace. È un luogo particolarmente magico, ha a che fare con la sfida, è molto
suggestivo, se dovessi scegliere tra uno
studio televisivo e un qualsiasi circo,
non ho dubbi: scelgo il secondo, di sicuro meno freddo.
Tra i tuoi progetti futuri c’e’ più spazio
per la televisione o per il teatro?
Fortunatamente da questo punto di
vista sono strettamente legati: alle tre
serate in onda su Sky, Confessioni di un
cabarettista di m. (sottotitolo Esercizi spi-
rituali di rifondazione umoristica), per
esempio, se n’è aggiunta una quarta, in
più, la trasmissione oltre a portare gente davanti allo schermo ne ha portata
molta anche a teatro, impegnandoci in
ulteriori repliche de Il Mistero Buffo.
Anche Il Mistero Buffo, come la tua
intera produzione teatrale, viene da
lontano, dai maestri. È frutto di una
scelta precisa?
Sono convinto che rubare a teatro sia
sempre cosa buona. Ed è molto differente dal copiare, attenzione. Rubare,
infatti, significa che una cosa la prendi
e la fai tua, mentre copiare è affare da
mediocri.
Grazie ai classici di ieri è possibile
trovare un altro punto di vista con cui
leggere meglio anche il presente?
No, non è esattamente così, perché siamo in un periodo in cui la realtà contemporanea ti rimbalza. Non puoi fare
la parodia di una parodia, l’imitazione
di un’imitazione. Ma è corretto sostenere che il passato e il futuro siano due
chiavi importanti per parlare del presente, questo sì.
E il presente non è di sicuro uno dei
più felici, purtroppo, i giornali insisto-
COVER STORY
“Sono convinto che rubare dal teatro sia
sempre cosa buona. Molto diverso dal copiare.
Rubare significa che una cosa la prendi e la fai
tua, mentre copiare è affare da mediocri”
no nel volerlo ricordare ogni giorno…
Ciò che si legge sui giornali è un conto, ma poi la vita è tutta un’altra cosa.
Al di là di questo non voglio entrare in
merito. Non commento l’attività dei
politici per una semplice questione deontologica: non parlo di chi fa un lavoro diverso dal mio.
A tuo avviso chi ha fatto grande Milano, se ritieni che lo sia o lo sia mai
stata?
Enzo Jannacci è Milano. Senza il minimo dubbio, in modo assoluto: è un raccontatore di “favole”, che più di chiunque altro ha narrato le storie su, via, per
e con Milano in maniera coinvolgente e
perfetta per spiegare un’epoca, un intero momento storico, sfruttando la sua
rara capacità poetica.
Proprio Enzo Jannacci è stato uno
dei protagonisti della Milano dei club,
delle compagnie, dei palcoscenici. Esiste ancora questa cultura, o è stata
soppiantata da altre?
Non bisogna parlare di una cultura
morta. Tutto questo va a onde, come
sosteneva Giambattista Vico. Perciò,
non credo ci sia nulla di cui preoccuparsi: ritornerà, e in quest’ottica il futuro sono i locali. Enzo Jannacci appartiene a un modello di cabaret che ormai
sopravvive solo in pochi luoghi della
città, in ambienti di nicchia, non di certo nelle trasmissioni che ci propongono
in televisione.
Ma ai locali bisogna dare una nuova
identità, è necessario un rinnovamento?
Questo deve deciderlo chi li gestisce,
personalmente mi limito a credere con
fermezza che il futuro siano i locali.
Torniamo indietro di quasi dieci anni.
Allora portasti con lo spettacolo Milanon Milanin, una personale rilettura della città, che andava dal 1963
al 1994. Se dovessi proseguire fino al
2012…
Nel 1994 la realtà non ti rimbalzava.
Era evidente. Se Milano è cambiata così
tanto lo si deve alla spettacolarizzazione dell’intera società, sotto ogni punto
di vista. Questo aspetto ha inciso molto
sul suo attuale sviluppo.
E nel 2012 cosa manca più di ogni altra cosa a Milano?
Ehehe… Il mare… In giornate come
queste, per esempio, particolarmente
calde, mi piacerebbe uscire in bicicletta
e andare in spiaggia, avere il mare davanti. Sarebbe tutta un’altra città.
Parlando invece di ciò che Milano è in
grado di offrire ora, credi abbia bisogno di essere riscoperta?
Milano è come quando ti fidanzi con
una ragazza brutta. Lo fai, e subito
dopo ti ritrovi circondato da amici che
ti ripetono: “Ma dai, ma cosa fai, ma è
brutta!”. Invece no, non è così. Il punto
è un altro: devi scoprirla.
E tu hai forse scoperto un luogo speciale da consigliare?
No, non ho in mente indirizzi precisi.
Le grandi città sono come tanti piccoli
paesi messi insieme, in cui ognuno di
questi è un quartiere che devi imparare
a conoscere.
È sufficiente passeggiare e guardarsi intorno. Non esiste un posto migliore di
un altro. Bisogna gironzolare, osservare,
poi da questo ognuno trova il suo luogo
migliore. Basta uscire e guardare in alto.
Ma in alto ci sono i grattacieli, soprattutto ora che siamo a -3 anni dall’Expo, l’evento che vuole vestire di nuovo
(almeno così dicono) Milano…
Non bisogna fare tappa per forza in
zona Garibaldi, ci sono anche molti
altri quartieri che hanno un loro fascino, come per esempio la zona di Porta
Romana.
Alcune aree in precisi periodi dell’anno si ritrovano invase da milanesi e
non. Le sfilate, il Salone del Mobile,
Taste… Tutti questi eventi riescono a
far rinascere la città?
L’unico evento positivo è che la gente
ogni tanto preferisca passeggiare invece che restare in casa. Che esca e vada
nei locali dove suonano il jazz o altro,
non in quelli più banali. Vivere Milano
è semplicemente questo. È quando apri
la porta, entri in un locale e ti fermi per
ascoltare la sua musica. Io l’ho fatto
giusto ieri sera, per esempio: ero fuori,
ho notato un locale in zona Turro, sono
entrato e sono rimasto lì a seguire il suo
blues. Così. Semplicemente.
Visto che di fantasia e di parole te ne
intendi, prova a inventare uno spot
con cui rappresentare in modo efficace Milano…
Questa è una città talmente multietnica, ormai, che dovrei trovare non una
ma mille parole. E questa è un’impresa
impossibile.
Una città multietnica, tutta da guardare e capire, che è viva ancora oggi?
(Risposta immediata, che arriva più velocemente di tutte le altre, Ndr): Sicuramente! Sarà la sua forza.
19
PORTFOLIO
Uno dei tanti sâdhu,
all’interno del suo
ashram. Questi asceti
induisti dedicano la
propria esistenza alla
rinuncia della società
per ricercare una vita
di santità. Ogni ordine
ha uno stile diverso nel
decorarsi il viso.
Nella pagina a fianco.
Alcuni santoni
socializzano fuori
dall’ashram principale
di Haridwar.
20
PORTFOLIO
IO ONORO SHIVA
Fin dalla notte dei tempi, a intervalli regolari di tre e dodici anni,
si celebra a Haridwar e in altre quattro città dell’India Settentrionale
il Kumbh Mela, il più grande raduno religioso del mondo. Milioni
di pellegrini si ritrovano sulle rive del Gange per incontrare i Sadhu,
le loro guide spirituali, e per purificarsi nel grande fiume. La credenza
vuole che le sue acque, durante precise congiunzioni astrali, siano
cariche di influssi positivi e coloro che vi si immergono vengano
purificati e liberati dal ciclo della vita e della morte.
Foto di Lorenzo Tricoli
21
PORTFOLIO
22
PORTFOLIO
La folla assiepata
lungo le rive del
Gange attende l’Arati
quotidiano della sera,
uno dei momenti
più suggestivi della
preghiera collettiva.
23
PORTFOLIO
24
PORTFOLIO
Musicista all’esterno
di una tenda dormitorio
in un momento di
relax. Numerose sono
le bande musicali
coinvolte nelle
processioni del Kumbh
Mela.
Nella pagina a fianco
dall’alto. Un ashram
deserto poco prima di
accogliere i pellegrini in
preghiera.
L’interno di un’agenzia
di reclutamento per
musicisti di Haridwar.
25
PORTFOLIO
Un nada sâdhu poco
prima di purificarsi
nelle acque del Gange.
Questi asceti sono
i più “radicali” tra i
vari ordini esistenti.
Girano nudi con il
corpo spesso ricoperto
di cenere e terra,
mangiano il cibo donato
dai fedeli e fumano
notevoli quantità di
haschish.
26
PORTFOLIO
LORENZO TRICOLI
Milanese doc, capisce che la sua strada
è la fotografia dopo aver frequentato
l’International Center of Photography di
New York. Rientrato in Italia nel ‘94 si
divide tra i reportage e i lavori di moda
per testate come Grazia, Marie Claire
e Glamour. Nel 2008 scopre la passione
per l’architettura e inizia a collaborare
anche con DCasa, Casamica e Sette.
di Andrea Zappa
Perché la scelta di compiere un reportage su questo avvenimento?
Era da anni che volevo seguire un evento del genere, il più grande appuntamento spirituale al mondo. Ammetto
che inizialmente avevo un po’ di timore e soggezione per l’India e ancora di
più per ciò che voleva dire partecipare
al Kumbh Mela. Un ritrovo che arriva
a raccogliere in una città, io ero a Haridwar, dai dieci ai quindici milioni di
persone. Per di più in condizioni “indiane”, quindi non ci sono tutte quelle
infrastrutture e quei servizi ai quali noi
occidentali siamo abituati, in grado di
supportare e gestire un flusso umano di
quella portata. Tanto è vero che in quasi tutte le edizioni si verificano morti
per “calca”, perché le persone cadono
dai ponti o crollano strutture inadatte a
sopportare masse così ingenti.
Quanto tempo hai dedicato alla realizzazione di questo lavoro?
Sono rimasto a Haridwar solo cinque
giorni, ma sono stati intensissimi e ti
assicuro che per chi non è abituato non
è così facile. Il Kumbh Mela dura circa
un paio di mesi, ma secondo il calendario lunare, sono tre o quattro le date
in cui se il fedele si bagna nel Gange
raggiunge il massimo livello di purificazione. Ovviamente per compiere il
reportage scelsi apposta quei giorni. In
quel periodo inoltre si svolge anche la
processione più importante dei sâdhu,
che sono gli asceti, quelli che hanno
scelto di abbandonare i beni materiali
della società per ricercare la purezza
dello spirito.
Hai detto che non è stato semplice realizzare questo reportage, quali sono
state le principali problematiche?
La difficoltà maggiore è stata muoversi e spostarsi all’interno di un flusso di
gente così imponente che affolla ininterrottamente ogni strada e piazza.
Inoltre il fulcro dell’evento è nel centro
di Haridwar. È qui dove si svolgono le
processioni e i ritrovi di preghiera più
suggestivi. Arrivarci ogni giorno era
una vera impresa, dato che avevo trovato posto solo in un accampamento
lontano dal centro. Durante quei giorni
le tendopoli di fedeli si estendono per
chilometri e chilometri lungo il Gange. Un altro aspetto che mette a dura
prova è il caldo infernale, una cosa insopportabile, per di più quando sei a
stretto contatto con il vicino.
Com’è stato relazionarti da dietro l’obiettivo con i discepoli e gli asceti del
Kumbh Mela?
Mi sono trovato abbastanza bene, gli
indiani in generale sono di una dolcezza e di una disponibilità superiore rispetto ad altri popoli. Poi ovviamente
ogni fotografo ha un suo modo di lavorare e di relazionarsi con i soggetti.
Personalmente non ricerco mai le “situazioni cartolina”, tento di osservare la
scena con un occhio diverso. È anche
vero che in una situazione del genere,
con così tante persone, non riesci mai
ad avere un totale controllo sul lavoro,
spesso scatti anche più del dovuto.
Cambiando invece completamente
discorso, qual è il progetto a cui stai
lavorando ora?
In questo momento mi sto dedicando
al progetto The Hood, finalizzato a un
libro e a una mostra che saranno pronti per questo autunno. Il lavoro è dedicato al quartiere Isola di Milano, nel
quale tra l’altro vivo da 11 anni, ed è
patrocinato da MiCamera, una delle
realtà italiane più prestigiose nell’ambito della fotografia d’autore.
27
FOCUS
IO RESTO QUI
Da qualche tempo un inedito senso di community attraversa
la città, con l’unico obiettivo di ridare a Milano quel che
è di Milano: garden, spazi condivisi e qualità della vita.
di Marilena Roncarà
SUL WEB
www.cuccagna.org
www.unpostoamilano.it
www.ostellobello.com/it
www.labottegadelvinaiolo.it
www.iltorchio33.it
01
01. Scorcio del
giardino interno di
Cascina Cuccagna
in via Muratori, con
le affollate tavolate
all’aperto tra il prato
e il muro perimetrale
della trattoria
Un posto a Milano.
28
È da un po’ di tempo che sotto la Madonnina
il leitmotiv “mi trasferisco all’estero, piuttosto che
in uno dei tanti countryside lontano dalla città”
sembra non essere più così assordante. I milanesi
hanno cambiato atteggiamento: stanchi di vedere
sempre meno verde in città, di assistere impotenti a situazioni di abbandono o di degrado, sono
passati all’azione. Il risultato è un proliferare di
nuove realtà, luoghi in cui lo svago non ha più
semplicemente i connotati di una commercializzazione del divertimento, ma sa di socialità, cultura, attenzione a tematiche green e condivisione di
qualità. “Eravamo stanchi di vivere in una città che
non sembrava più una città, tanto aveva perso i suoi
luoghi di incontro e di condivisione, così ci siamo
messi in testa che l’unico modo che avevamo per fare
qualcosa era ripartire dalla nostre forze”, racconta
Sergio Bonriposi, uno dei promotori del progetto
Cuccagna. Grazie all’impegno di nove associazioni, di tanti cittadini e ai finanziamenti di imprese
e privati, il progetto è riuscito a restituire alla città, come spazio pubblico, una cascina seicentesca
che fino a 15 anni fa era solo uno dei tanti luoghi abbandonati, ricettacolo di rifiuti ed elettro-
domestici rotti. “Non ci sono stati appoggi politici
a far da garante e in molti pensavano che sarebbe
stato solo tempo sprecato”. E invece questa volta
è andata bene e Cascina Cuccagna è diventata
uno dei posti più in voga degli itinerari cittadini,
frequentata da giovani e meno giovani, famiglie e
bambini, ma anche meta gettonata dalla Milano
degli happy hour e dei sushi bar. Basta arrivare in
via Muratori, entrare dentro un piccolo arco e si
viene accolti da 4mila metri quadri di mattoncini
che incorniciano orti e spazi verdi. Il complesso
ospita laboratori, serre didattiche e una Bottega
di Campagna Amica, che è “un modo per ricreare un ponte tra città e campagna”. Non mancano
un ostello di prossima apertura, una ciclofficina
e il bar ristorante Un posto a Milano, inaugurato
nell’aprile di quest’anno e guidato dallo chef Nicola Cavallaro che, dopo un passato da gourmet
della cucina creativa, ha deciso di rimettersi in
gioco. L’idea è “offrire una materia prima di qualità non troppo trasformata dalle sue mani, ma più
che altro interpretata”, come ci racconta Paola Andreoni, responsabile della scelta dei prodotti del
ristorante: “lavoriamo per garantire qualità a prezzi
FOCUS
02
“Lavoriamo per offrire qualità a prezzi
competitivi perché la forza di Cascina
Cuccagna è la sua trasversalità”
competitivi perché la forza di Cascina Cuccagna è la
sua trasversalità e non vogliamo rinunciare a questa
prerogativa”.
Un’operazione analogamente trasversale è quella
che 5 o 6 anni fa, di fronte a un certo malessere
provocato dalla grande distribuzione, ha portato
i cittadini a dar vita a un nuovo modo di fare la
spesa, organizzandosi autonomamente in Gruppi
di Acquisto Solidale, una garanzia in quanto a freschezza e stagionalità dei prodotti, ma soprattutto un fenomeno contagioso, dato che ora la città
è ricca di realtà in cui fare la spesa a chilometro
zero. È il caso del mercatino di slow food di recente trasferito alla Fabbrica del Vapore, del mercato contadino della Barona o ancora dei farmers
market della Coldiretti in via Ripamonti. Sono
situazioni di filiera corta in cui i prodotti, non per
forza biologici, sono però venduti direttamente
da chi li fa e la borsa della spesa ci guadagna. Da
un’idea di impresa privata prende vita, invece,
l’Ostello Bello, appena nato e già pluripremiato
come miglior ostello d’Italia e seconda migliore
apertura del 2012 a livello internazionale. “È un
regalo che volevamo fare alla città che ci ha cresciu-
IL VINO FA BUON SANGUE.
ANCHE SFUSO
Le botteghe di vino sfuso sono
un’altra new entry nel panorama
milanese che sta conquistando la
città, come la Bottega del Vinaiolo
di via Washington, in cui è possibile
scoprire piccoli produttori di ottimi
vini, o il Torchio di via Aselli dove
Rocco, il proprietario, che ha
comprato anche le cisterne per
non “dover dipendere da nessuna
cantina e scegliere il vino in base ai
gusti suoi e dei clienti”, è orgoglioso
per essere diventato “non solo il
vinaiolo di zona, ma anche un punto
di riferimento del quartiere”.
ti – ci racconta Nicola Specchio, uno dei tre soci
fondatori – lo scopo era portare anche a Milano uno
spazio di accoglienza, socialità e cultura. Un ostello
dove il low cost fa rima con high profile e la scelta
estetica di utilizzare solo oggetti d’arredo di seconda
mano coincide con la volontà di creare un luogo in
cui sentirsi a casa”. Sono dieci stanze, un ristorantino, una terrazza, uno spazio per la musica, bar e
reception aperti 24 ore su 24, e tutto a pochi passi
dal Duomo. Oltre a ospitare chi viene da fuori,
l’ostello è aperto anche alla città. Qui il Wi-Fi è libero, si può venire a studiare, a lavorare, ma anche
a mangiare a pranzo o a cena, o ancora a bere un
bicchiere di vino e a fare l’aperitivo. Dentro si parlano lingue diverse e capita di imbattersi in storie
accomunate solo da un modo di viaggiare che non
ha età. “Il grande privilegio – continua Specchio –
è essere parte di uno scambio culturale e umano con
la famigliola tedesca in vacanza, piuttosto che con il
turista solitario che arriva in bici dalla Malesia”. E
mentre viene voglia di correre lì, di fare una spesa
più sostenibile o di passare in cascina, viene anche
da pensare che questi posti invitano a restare, più
che a partire.
02. Lo spazio barristorante dell’Ostello
Bello, popolato dagli
ospiti e da chi vuole
semplicemente
rilassarsi negli spazi
messi a disposizione
dalla struttura. Sulla
destra si intravede
il piccolo palco
attrezzato per la
musica.
29
INTERVIEW
ERMETE REALACCI
ALL’OMBRA DEI CAMPANILI
Come parlamentare e presidente onorario di Legambiente ha girato un po’ tutta la
penisola, inoltre presiede e promuove Symbola, la Fondazione per le Qualità italiane.
Nel suo ultimo libro Green Italy racconta di un’Italia insolita, eccellente, lontana dai
cliché e per assurdo più vicina a un’idea di governo del 1300.
di Andrea Zappa
30
INTERVIEW
La cover di Green
Italy (edizioni
Chiarelettere).
Nell’ultimo libro
di Ermete Realacci
la green economy
sposa le vocazioni e
le eccellenze del
Bel Paese.
Nel suo libro elabora un nuovo concetto, quello di Green Italy. Può spiegarne l’evoluzione?
Quando penso alla green economy,
non penso solo alle cose che normalmente vengono identificate con questo
termine come il risparmio energetico,
le fonti rinnovabili e la raccolta differenziata. Mi riferisco a una fusione di
più elementi, un intreccio fra quello
che accade nei paesi più avanzati del
mondo, dove c’è un forte investimento
nell’innovazione e nella ricerca, e l’identità, l’anima di un paese, in questo
caso dell’Italia. Concordo in pieno con
quello che diceva lo storico Carlo Cipolla: “La missione dell’Italia è produrre
all’ombra dei campanili cose che piacciono al mondo”. Questo sappiamo fare e
su questo dobbiamo investire. Green
Italy è dunque la fusione tra la green
economy tradizionale e il made in Italy.
La definirei una green economy in salsa
italiana.
La ricerca della “bellezza” diventa così
un elemento imprescindibile nella sua
idea di sviluppo?
Noi italiani dobbiamo fare della bellezza una leva anche per la riconversione
ecologica dell’economia. Sono convinto che la bellezza sia molto ecologica,
non soltanto perché piace, ma perché
quando uno sposta la produzione di
ricchezza verso cose che sono più immateriali come appunto la qualità, le
suggestioni e le emozioni, consuma
meno energia e materie prime.
Qual è oggi la sua percezione dello
stato di salute del Paese?
Sono da poco terminati gli Europei
di calcio, rimanendo in tema direi che
l’Italia mi ricorda un grande giocatore
brasiliano di molti anni fa. Si chiamava
Garrincha, un ragazzo povero e poliomielitico, che subì anche varie operazioni e gli rimase una gamba più corta dell’altra. Per come stava, oggi, non
l’avrebbero nemmeno fatto avvicinare
al campo e, invece, divenne un calciatore straordinario, tanto che alcuni lo
considerano la più grande ala destra
della storia di questo sport. Penso che
l’Italia sia un po’ un “Garrincha”: abbiamo tantissimi problemi come il debito
pubblico, una finanza impazzita (cosa
che non riguarda solo l’Italia), l’illegalità, l’evasione fiscale e la burocrazia.
Però gli italiani hanno molto di quell’ala destra, una capacità di fare e di produrre che non è comune ad altri popoli.
Una sua opinione sull’operato del governo?
Monti sta facendo da un lato delle cose
necessarie all’Italia, e penso che dobbiamo essergli grati per questo. Sicuramente il Paese ha recuperato quella
credibilità e quella serietà che sono
essenziali per affrontare la crisi. Vedo
onestamente però anche un limite: al
momento Monti e il suo governo non
appaiono in grado di indicare una strada per il futuro capace di mobilitare le
migliori energie del Paese. C’è una frase
di Seneca che mi piace molto: “Non esistono venti favorevoli per il marinaio che
non sa dove andare”. La ricetta per la
crisi non può essere astratta e distante,
deve partire dall’Italia che c’è.
Qual è dunque l’approccio più efficace?
Abbiamo assolutamente bisogno di
un’idea di futuro condiviso, dove nessuno viene lasciato indietro, ma che
spinge tutti a dare il meglio di sé. Ci
vuole una visione mobilitante che tiene
assieme le comunità, i territori, i lavo-
ratori e gli imprenditori. In Green Italy,
nessuno vince da solo e nessuna delle
25 eccellenze di cui parlo nel libro, tra
loro molto diverse (dagli inverter della
Powerone di Terranova Bracciolini, alle
cucine a impatto zero di Valcucine, al
Made in Italy più tradizionale, come le
camice di Angelo Inglese) ha mai chiesto di cambiare l’articolo 18 per essere
più competitive. Quelle imprese hanno
un terreno di competizione che è altro,
che può essere praticato solo assieme e
che richiede anche un sogno, una visione comune.
In questo momento di crisi così forte del Paese non le sembra criticabile
puntare sulla green economy?
A volte si pensa che ci sono cose che
possano venire dopo, prima deve funzionare l’economia e poi ci si dedica al
resto: alla coesione sociale, all’ambiente, alla cultura. Penso sia una visione limitata, può darsi pure che possa andare
bene per economie di altro tipo, come
magari quella cinese, ma in Italia non
è così. Per essere competitivi bisogna
cercare di lavorare in parallelo su più
fronti. Nel nostro paese solo tenendo
conto di questi fattori, si può pensare
di costruire un’economia forte.
Ultima riflessione, nel suo libro cita
una frase della costituzione senese del
1309, che riporta anche sul retro della
cover…
“Chi governa deve avere a cuore massimamente la bellezza della città, per cagione di diletto e allegrezza ai forestieri,
per onore, prosperità e accrescimento della città e dei cittadini”. Un pensiero di
una modernità disarmante, se si pensa
a quando è stata scritta. Direi la sintesi
perfetta per lo straordinario programma di un qualsiasi buon governo.
31
FOCUS
GLI ARTIGIANI
DEL LUPPOLO
La produzione artigianale di birra è un trend in costante
ascesa anche a Milano: i piccoli birrifici scendono in campo per
combattere lo strapotere delle etichette industriali. E vincono.
di Filippo Spreafico
SUL WEB
www.b-q.it
www.isoladellabirra.com
www.laratera.it
www.pazzeria.it
01
01. Il bancone del
Birrificio di Lambrate.
La prima birra fu
spillata nel 1996.
32
Si chiama homebrewing e si intende “birra fatta in
casa”. La birra artigianale, quindi senza pastorizzazione e senza filtrazione, occupa oggi una percentuale ancora non significativa tra tutte le etichette
presenti in commercio, eppure rappresenta il vero
fiore all’occhiello della produzione italiana, ritenuta dai rating internazionali (concorsi, premi e
fiere) una delle migliori insieme a quella belga e
quella statunitense.
Scelta attenta delle materie prime, autogestione
delle tempistiche di fermentazione, assenza di
conservanti e coloranti rendono la birra artigianale
non più un prodotto di nicchia, ma una concreta
alternativa grazie a un profilo organolettico unico
e originale.
La completa assenza di pastorizzazione, quel processo termico che permette l’eliminazione di microrganismi e batteri comunemente conservati nel
lievito, consente al prodotto di non appiattire il
proprio sapore, ma al contrario di mantenere in-
variati tutti gli aromi, il tipo di luppolatura e le
particolari note di gusto che il mastro birraio ha
voluto conferire al risultato finale.
Dalla seconda metà degli anni Novanta anche
Milano ha assistito alla nascita di microbirrifici,
ovvero piccoli impianti che oltre alla produzione
artigianale della birra, effettuano vendita diretta
interna: questi locali, anche chiamati brewpub,
sono oggi un punto di riferimento per chi cerca
qualcosa di più dalla propria “bionda”. Grazie a
loro, numerose birrerie hanno cominciato ad arricchire la propria carta di etichette artigianali
proponendo prodotti locali, selezionati con cura,
permettendo la nascita e lo sviluppo di una vera
cultura della birra.
Il birrificio BQ, grazie alla supervisione di Paolo
Polli, presidente dell’Associazione Degustatori
Birra, ha fatto della qualità e della selezione il suo
punto di forza: da una parte effettua produzione
propria di ben 5 spine grazie alla omonima realtà in
FOCUS
ITALIA BEER FESTIVAL
Tra il 29 giugno e il primo luglio
si è tenuta la prima edizione
estiva dell’Italia Beer Festival, che
allo Stadio Brianteo di Monza ha
infiammato appassionati di birra
provenienti da tutta Italia. Oltre 26
birrifici artigianali hanno presentato la propria produzione: tra le
novità di questa edizione anche una
speciale attenzione alle proposte
per celiaci e la realizzazione di un
workshop gratuito sulla birra senza
glutine. Il prossimo appuntamento
sarà a Bologna durante il Festival
dell’Unità dal 23 agosto al 17
settembre.
www.degustatoribirra.it
Valtellina, dall’altra seleziona le migliori birre artigianali provenienti da celebri produttori nazionali,
come il Bi-Du e il Birrificio Italiano, recentemente
eletto Birrificio dell’Anno 2012 dall’Unionbirrai.
“Quest’anno c’è stato un deciso aumento di consumi
per quel che riguarda la birra artigianale”, afferma
Polli, che nell’ultimo anno e mezzo ha aperto altri
tre locali con marchio BQ a Milano. “Oggi la birra
artigianale interessa un pubblico attento e sensibile,
sicuramente più maturo rispetto al ragazzino a cui
interessa di più il grado alcolico che il prodotto vero e
proprio: c’è una ricerca di qualità”.
L’Associazione Degustatori Birra nasce sette anni
fa per colmare un grave vuoto organizzativo e
istituzionale: “Nel 2005 ancora non esisteva niente, nessuna Associazione, nessun festival, nessuna
rivista specializzata o corsi di degustazione. Oggi
invece, dopo soli sette anni, l’Italia è l’astro nascente e il paese più interessante per quanto riguarda le
birre artigianali.” Oltre alle spine, le 200 bottiglie
disponibili rappresentano il cuore pulsante del
locale, celebre anche per i virtuosi abbinamenti
con il cibo: la birreria ha inaugurato da poco il BQ
Bistrot che propone tartare speciali, tramezzini e
club sandwich di pane bianco e alcuni piatti sapientemente abbinati alle più o meno “bionde”.
Nato nel 1996, il Birrificio Lambrate è invece uno
dei primi esempi italiani di microbirrificio con
aspirazioni imprenditoriali, pur avendo mantenuto negli anni una filiera produttiva corta grazie al
rapporto diretto produttore/acquirente. Oggi la
struttura, oltre ad aver recentemente inaugurato
un locale gemello nella strategica cornice di Città
Studi, effettua anche l’imbottigliamento e la vendita di prodotti artigianali destinati a molti locali
del territorio, ma anche romani e spagnoli.La lista
di birre autoprodotte è ampia e include sia proposte classiche presenti tutto l’anno come le best
seller Montestella e Lambrate, sia quelle speciali e
stagionali, che compaiono nella carta in determi33
FOCUS
INDIRIZZI
BQ - Birra Artigianale di Qualità
via Losanna 36
piazza Arduino 5
via Bergamini 15
Alzaia Naviglio Grande 44
BQ bistrot
Alzaia Naviglio Grande 62
Birrificio Lambrate
Brewpub - via Adelchi 5
Pub - via Golgi 60
Isola della birra
via Medardo Rosso 18
La Ratera
via Luigi Ratti 22
Pazzeria
viale Caterina da Forlì angolo
piazza Bande Nere
02
02. La birreria di
Lambrate vanta oggi
due locali, uno in via
Adelchi e l’altro in via
Golgi. Sono proposte
alla clientela ben 18
tipologie diverse di
birra.
34
nati periodi o a seconda della disponibilità delle
materie prime, come la pluripremiata Magut. Offerta altrettanto composita e strutturata è quella
proposta da L’Isola della Birra, nel cuore dell’omonimo quartiere milanese: il locale si presenta
come una classica birreria con tavoloni di legno e
sedie in stile “vecchia Milano”, offrendo una delle
più vaste selezioni di birre crude artigianali che sia
possibile trovare in città. Queste sono disponibili
sia alla spina che in bottiglia e provengono tutte
dai grandi birrifici del nord Italia, come il Croce di
Malto, Le Baladin e il Birrificio Valcavallina. La cucina del locale permette di accompagnare il “nettare di luppolo” con taglieri, zuppe e carni: recentemente, grazie alla collaborazione con un sushi
bar, L’Isola della Birra ha potuto fregiarsi del titolo
di prima Sushi-Birreria artigianale di Milano.
A metà strada tra il ristorante gourmet e la birreria
artigianale, La Ratera si configura come un locale
ibrido, in grado di coniugare la cucina di alto livello con le migliori birre artigianali nazionali e internazionali, selezionate dal titolare Marco Rinaldi,
vero birraio per passione. La carta mette a disposizione proposte settimanali per quanto riguarda
le spine, dall’intramontabile belga La Chouffe
alla Tipopils del Birrificio Italiano, mentre quelle
in bottiglia nascondono vere e proprie rarità provenienti anche da Olanda, Belgio, Gran Bretagna,
come per esempio le fenomenali Ale scozzesi, scure e a bassa fermentazione.
La carta accompagna la cucina creativa dello chef
(e socio) Salvatore Garofalo, che propone piatti
dove la birra non è solo ispirazione, ma anche ingrediente e fulcro capace di valorizzare il piatto,
dal celebre tonno marinato con Belgian Strong Ale
e ginepro alla panzanella di calamari su gazpacho
di birra trappista.
Autentica atmosfera da “pub sottocasa”, la Pazzeria offre una scelta ampia di “crude” di produzione
nazionale, come le edizioni limitate del Birrificio
Toccalmatto di Prato o le etichette provenienti dal
Birrificio Renazzese di Ferrara, recentemente colpito dal sisma in Emilia e giustamente valorizzato
dal locale. Non manca poi anche la cucina, quella
vera e corposa capace di tenere testa ai boccali:
trippa alla pavese, stinco di maiale, stracotto d’asino, selezioni di formaggi e molto altro ancora.
Tornando infine alle parole di Paolo Polli, è evidente che “la situazione italiana sia ottimale: la
qualità sicuramente c’è, lo dimostrano sia i numerosi
premi vinti in tutte le manifestazioni sia le esportazioni anche in territori forti, come la Danimarca, il
Belgio e gli Stati Uniti. Quello che forse manca è la
quantità di birrifici buoni”. Insomma, la rivoluzione è appena cominciata, ora c’è solo da attendere
che fermenti nel modo giusto.
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. La tecnologia Honda sceglie
DESIGN
Meglio un uovo oggi
Jacobsen ha sempre
sostenuto che il
fattore più importante
del design è la
proporzione. Ne è un
chiaro esempio la sua
Egg Chair.
I suoi oggetti hanno sempre saputo coniugare lo spirito modernista
all’amore nordico per i materiali naturali e la loro lavorazione. Oggi non
esiste un pezzo di Arne Jacobsen che non sia un best-seller internazionale.
Testo e illustrazione di Dino Cicchetti
37
DESIGN
RITORNO AL FUTURO
I pezzi di Arne Jacobsen hanno
avuto seguito anche negli ambienti
più creativi. Basti pensare che nel
film 2001 Odissea nello spazio, oltre
alla già citata Egg Chair, compare
anche un intero set di posate.
In varie scene infatti l’astronauta
David Bowman e il suo vice Frank
Poole sono intenti a cenare con
coltelli e forchette futuristici di
fronte a un flat screen, ben lontanto dall’essere ancora prodotto. Il
servizio è stato pensato originariamente nel 1957 per il SAS Royal
Hotel di Copenhagen, e oggi è in
produzione in 12 pezzi per Georg
Jensen al prezzo di 300 euro.
01
01. La mitica poltrona
di Jacobsen, minimale
ed elegante allo stesso
tempo. La Egg Chair
è prodotta da Fritz
Hansen a un prezzo di
4800 euro.
38
Arne Jacobsen è stato uno dei designer che forse
ha meglio interpretato il motto del progettista
italiano Ernesto Nathan Rogers: “dal cucchiaio
alla città”. Il suo approccio al progetto era totale
e un esempio perfetto di questo modus operandi
fu l’albergo Radisson SAS Royal Hotel di Copenhagen. Jacobsen disegnò personalmente tutti
i dettagli dell’arredamento e dell’architettura. Il
Radisson fu il primo grattacielo di Copenhagen e,
come tributo al famoso architetto, la stanza numero 606 conserva tutt’oggi i pezzi originali del
suo design. All’ultimo piano, il ristorante Alberto
K porta il nome del primo direttore dell’albergo
e si distingue per gli arredamenti originali pensati
dallo stesso Jacobsen. Sempre per questo hotel
sono anche state disegnate due fra le poltrone
più famose del mondo la Swan e la Egg Chair.
Quest’ultima, nonostante le critiche iniziali che
hanno accompagnato un po’ tutta la struttura
dell’albergo, è diventata col tempo un’icona indiscussa del design internazionale simbolo allo
stesso tempo di artigianalità e visionarietà. La
creazione di questa seduta da parte di Jacobsen
sembra in parte ispirarsi a Eero Saarinen e alla
sua Womb Chair, anche se molti sostengono che
la Egg appartenga a un progetto molto più ampio
e completo. Seguendo la stessa idea il designer
danese concepì anche un divano caratterizzato
da uno scheletro in vetroresina coperto di schiuma di poliuretano. In realtà in questa versione
vennero creati solo pochi esemplari per il Radison e per una successiva edizione speciale al
prezzo di 75000 dollari. La ragione per un numero così ridotto di pezzi era legata all’ampiezza
del divano, che non permetteva un rivestimento
dell’intera superficie curva con due sole pezze di
pelle. Questo obbligava ad avere un’evidente cucitura al centro della seduta, caratteristica assolutamente non in linea con lo spirito di Jacobsen.
Ovviamente il problema venne risolto realizzando il rivestimento in tessuto.
Le linee della Egg Chair sono così particolari e
accattivanti che la seduta è stata “protagonista”
anche sul grande e sul piccolo schermo: il video
Help dei Beatles e i film Austin Powers, Men in
Black, Slevin, Hugly Betty e Zoolander.
STYLE
Naturelle-chic
WAITING FOR THE SUN
Occhiale da sole in legno di rosa
con lenti Carl Zeiss UV 100%.
VIVIENNE WESTWOOD
Clutch della Ethical Fashion Africa
Collection realizzata in Kenya con
materiali riciclati.
PESERICO
Gonna a ruota in cotone grigio
delavé con ricami sul fondo.
PEDRO GARCÍA
Sandalo con zeppa in corda e
tomaia in satin tagliato al vivo.
Moschino Cheap and Chic ha ambientato il suo
spiritoso show primavera estate in un mercato di
banchi di frutta e verdura, alludendo alla ritrovata
necessità di bellezza semplice e vicina alla natura.
di Luigi Bruzzone
40
STYLE
Braided hats
Cappelli di paglia intrecciata di ogni
foggia per ripararsi dal sole estivo.
Barbisio
Y-3
Stetson
Cappello panama Brisa bianco,
Cappello in paglia naturale intrecciata
Cappello in paglia intrecciata blu navy
interamente intrecciato a mano.
e nastro in tessuto.
con nastro tono su tono.
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Muehlbauer
Lika
Borsalino
Cloche con larga tesa in paglia sottile
Cappello in paglia intrecciata con
Cappello in paglia a tesa larga color
intrecciata.
visiera in lamina di legno.
paglia, calotta blu e sotto testa rosso.
www.muehlbauer.at
www.likastudio.com
www.borsalino.com
Le Tom
Burberry
Kangol
Cappello in paglia intrecciata con
Cappello in rafia tricolore con visiera
Cappello Bubble Bombin in paglia,
visierina e nastro in tessuto.
e pom pom.
tinto con pigmenti naturali.
www.letom.ch
www.burberry.it
www.kangol.com
41
STYLE
Fabio Falcetta
Elegance by the lake
Uomo di lago e “maestro della giacca”, con il suo know-how ha arricchito
le collezioni di marchi come Montedoro, Incotex, Sartorio, Kiton ed Hevò.
Nonostante gli impegni, non rinuncia mai ai piccoli piaceri della vita.
di Luigi Bruzzone e Cristina Buonerba
42
STYLE
Nello schizzo un capo
con interno estraibile
eseguito dal team di
Fabio Falcetta per la
collezione P/E 2013.
Com’è nata la sua avventura nel mondo della moda?
Ho iniziato come agente di commercio e giravo la Lombardia in furgone
vendendo marchi prestigiosi come Ermenegildo Zegna, Missoni, Fendi e dedicandomi, successivamente, alla distribuzione di Jean Paul Gaultier in tutto
il mondo. È stata un’esperienza straordinaria, avevo la possibilità di vedere i
più bei negozi, di assistere alle sfilate
e di conoscere i buyer più importanti.
L’evoluzione naturale è stata applicare
il mio gusto e la mia esperienza a un
progetto industriale globale, ideando
un prodotto adatto alle esigenze dell’azienda e del consumatore. È questo ciò
che considero marketing creativo.
Ha partecipato al progetto dal quale
è nata la giacca tinta in capo. A cosa è
dovuto il successo di questo indumento?
Mi sono trovato a lavorare da Boglioli in
un momento particolare per l’azienda
quando, con il marchio Martin Guy, venivano studiate le prime giacche tinte
in capo. Il team ha iniziato a sperimentare delle tinture particolari adatte al
capospalla e a mixare materiali preziosi
“rovinandoli” per togliere la patina un
po’ noiosa. In questo modo nascevano le prime giacche tinte in capo, che
permettono a chi la indossa di avere un
aspetto elegante ma allo stesso tempo
dal sapore vissuto.
Una volta il vestito era una corazza che
serviva a dare un aspetto importante,
mentre oggi deve farti diventare scattante e giovane. Si può comprare tutto, ma quello che vogliamo non si può
comprare: la gioventù. Ed è appunto
in questo senso che le giacche tinte in
capo sono state una grossa invenzione.
E poi è riuscito a dare un nuovo uso
all’impermeabile…
Ho avuto modo di collaborare con
Montedoro, un’azienda per la quale
in precedenza disegnava anche Giorgio Armani. Ho cercato di trovare un
nuovo utilizzo dell’impermeabile: non
solo come indumento ingombrante da
mettere sopra la giacca per ripararsi
dall’acqua, ma anche come un capospalla morbido, da indossare sopra un
maglione e magari da portare anche
aperto. Abbiamo lavorato molto sui tessuti e sullo studio dell’interno del capo
per mescolare le carte e cercare di fare
qualcosa che vada al di là del casual.
Meglio un total look o uno spezzato?
Evito di proporre un total look, perché
mi piace che ognuno sviluppi il proprio
stile. Con Sartorio il mio obiettivo è
proprio questo: proporre una giacca di
sartoria che invogli anche un ragazzo a
indossarla sopra il jeans. Ti vesti come
vuoi se sei il consumatore finale, compri come vuoi se sei il negoziante e poi
mixi con il tuo gusto queste giacche
che, a livello di sartoria, sono dei piccoli
capolavori.
Nonostante la crisi, sembra che il made
in Italy non passi mai di moda…
La forza del made in Italy sta nella capacità di conoscere bene il passato per
fare qualcosa di nuovo. Un’altra caratteristica è quella di avere nel nostro
Paese meravigliosi negozi multimarca,
frutto della capacità del proprietario di
scegliere capi con prezzi e gusti diversi.
All’estero la tendenza è di acquistare
degli outfit già pronti, ma non sempre è
bello vedere una vetrina uguale a Praga
o a Hong Kong lo stesso giorno. Il made
in Italy, specialmente nel mondo della
giacca, vanta una grande abilità nel cucire e una manualità che non ha eguali. Una bella giacca che resta nel tuo
guardaroba è come un vecchio mobile
in un appartamento arredato in modo
contemporaneo: magari la lasci riposare per un paio di anni ma quando la vai
a riprendere è sempre bella. Mi piacciono questi dettagli, l’idea di uomo
che si alza al mattino ed esce di casa
vestito elegante perché il suo guardaroba è elegante. Dovrebbe scombinarlo
per vestirsi male.
Quali sono le sue altre passioni?
Verso la fine degli anni Settanta alla
guida di una 112 Abarth ho partecipato ad alcuni rally. Per i ragazzi della
mia generazione erano un vero sogno,
la televisione non li faceva vedere e per
trovarne il resoconto bisognava andare a prendere il giornale a Milano. Mi
piace fare cose un po’ “difficili”: ricordo quando, a bordo di un gommone di
piccola cilindrata, sono arrivato fino a
Parigi con la mia famiglia. Ho deciso
di arrivarci via acqua per unire i ritmi
lenti con le esperienze che ti rendono
vivo. Ho anche ricostruito in un bosco
una vecchia osteria del mio paese, così
da avere un luogo dove cucinare con
gli amici piatti semplici e riscoprire le
vecchie ricette della mia terra. Fa parte
di quei piccoli piaceri della vita, come
in una mattinata d’inverno, quando
prima di andare a sciare senti l’odore
della neve che si è appena posata che si
combina con le piante. Quel profumo
ti resta dentro più della sciata in sé.
43
WHEELS
DNA da moto?
SUL WEB
www.modernmovement.it
www.it.aprilia.it
www.piaggio.it
www.hondaitalia.com
01
Sono comodi, sicuri e spaziosi, ma i motociclisti più
puri proprio non li sopportano. In realtà i “maxi”,
anello di congiunzione con l’universo moto, arrivano
a toccare i 200 km/h. È ancora il caso di chiamarli
scooter?
di Federico Cociancich
01. Il C600 Sport e il
C650GT, il diavolo e
l’acqua santa di casa
BMW.
44
La moto non è un mezzo di trasporto o uno strumento di divertimento, ma uno stile di vita. La
nostra due ruote ci rappresenta, ci fa provare
emozioni forti e ci fa immedesimare in personaggi epici: piloti, viaggiatori o rider da cult movie.
Per i motociclisti “duri e puri” gli scooteroni, così
vengono chiamati quelli che superano i 500 cc di
cilindrata, non sono vere moto: “Chi ha uno scooterone è un motociclista, quanto chi si lava la faccia
è un sub” sentenziano fuori dai bar i più estremisti.
Sta di fatto che quasi tutti gli amanti delle due
ruote, almeno una volta nella vita, ci hanno fatto
un pensierino. Colpa delle strade piene di buche,
delle braccia indolenzite dopo ogni giro in moto,
dello spazio che manca per qualunque cosa uno
voglia portarsi dietro, fidanzata compresa. I maxi
scooter negli anni sono sopravvissuti indenni alle
critiche, anzi, adesso hanno caratteristiche tecniche avanzate e si rivolgono a chi desidera un mez-
zo più comodo e versatile, senza tuttavia perdere
troppo in prestazioni e gusto nella guida. Il leader,
almeno in termini di vendita, è ancora il T-MAX
500 Yamaha. Le novità proposte dalle principali
case motociclistiche, però, sono molto interessanti: riusciranno a impensierire il Re?
BMW vede doppio. Il marchio tedesco dimostra di credere molto nelle potenzialità dei maxi
scooter presentando due modelli: C600 Sport e
C650 GT. Il primo, dalle linee più aggressive, è
caratterizzato da un doppio faro anteriore piuttosto accigliato e da un’impostazione di guida attiva e adatta ad affrontare, anche con piglio poco
scooteristico, qualche bel tratto collinare misto. Il
secondo modello è più comodo, con ABS di serie,
il parabrezza regolabile elettricamente e con optional come manopole e sella riscaldate. I due scooter in realtà condividono il telaio, la meccanica
e soprattutto il motore; si differenziano invece in
WHEELS
02
BUON COMPLEANNO VESPA
La vespa quest’anno compie 66
anni, non una cifra tonda ma un
traguardo comunque importante
perché porta con sé una piccola
rivoluzione: nasce la Vespa 3V, con
un nuovo motore su cui debutta
la distribuzione a 3 valvole per
cilindro. La prima versione costava
68.000 lire e non aveva neanche
il cavalletto, la nuova Vespa 3V,
invece, ha potenza e coppia da
vendere su entrambe le cilindrate
125 e 150, e porta consumi e
inquinamento a valori bassissimi.
www.it.vespa.com
03
termini estetici e di dotazioni, così da essere adatti
a diverse tipologie di clienti.
L’Aprilia dei record. Lo scooter Aprilia 850 SRV
è il più potente del mondo ma non intimidisce
più di tanto anche chi è neofita delle due ruote
grazie alla rete di sicurezza costituita dai controlli elettronici. Deriva dalla piattaforma Gilera GP
800 rivista e corretta in chiave ancora più sportiva
e nobilitata da un “vestito” che richiama sfacciatamente la regina del campionato SBK: la Aprilia
RSV4. Specchi, corona e catena in bella vista, il
forcellone e la plastica color grigio metallizzato
in zona mediana richiamano il telaio della RSV4.
Sono presenti molti tocchi di stile sparsi qua e là
per estendere il family feeling e rendere ancor più
moto questo scooter. Non è disposto a scendere
a compromessi il motore, che sviluppa 76 cavalli
che spingono i 250 kg dell’SRV 850 a 100 km/h
in soli 5,7 secondi per poi continuare la furiosa
galoppata fino a toccare il muro dei 200 km/h.
Piaggio punta sull’eleganza. L’X10 della casa
italiana è uno scooter da Gran Turismo comodo
per lunghe distanze e sufficientemente agile nel
traffico cittadino. Prodotto anche con motorizzazioni minori, 125, 350 e 500 cc, è rivolto a chi è
alla ricerca di un mezzo confortevole e raffinato,
ma che allo stesso tempo sia in grado di garantire
ottime prestazioni. Da buon scooterone l’X10 è
molto fluido nella guida, la frizione stacca dolce-
mente, la forcella e l’intero assetto assorbono ogni
imperfezione del manto stradale, buche comprese. L’erogazione del motore offre un’eccellente
spinta progressiva e senza sussulti, mentre la potenza massima consente riprese efficaci. Il maxi
scooter Piaggio, nonostante le dimensioni da ammiraglia, ha una sorprendente agilità e, al tempo
stesso, un’eccellente stabilità.
La moto crossover di Honda. Il look della Honda
Integra tende verso lo scooter, specie nella parte anteriore, dove si trova uno scudo moderno
e dalle dimensioni piuttosto generose, al pari di
quelle del faro multi-reflector. A completare la
carena ci sono un parabrezza ampio, due pedane
avanzate e, nella parte interna, un vano portaoggetti che però è abbastanza piccolo. La ciclistica,
invece, è da “moto vera”, che ha come pezzo forte
un telaio in tubi d’acciaio di grosso diametro. Il
codino è snello, non molto diverso da quello di
una naked, così come pure lo scarico cromato. Il
cuore dell’Honda Integra è però il nuovo motore
bicilindrico in linea, che sfoggia numerosi brevetti
esclusivi e che le dona un carattere deciso e un
suono rotondo.
Che piacciano o meno, i maxi scooter non vanno
sottovalutati. Sia che lo si guidi, sia che lo si incontri per strada, se guidato da uno che sa il fatto
suo potrebbe lasciare dietro tanti motociclisti di
quelli che “non salutano gli scooteristi”.
02. Le forme
dell’Honda Integra
regalano tanto comfort
sia al pilota che al
passeggero.
03. Lo scooter
Aprilia 850 SRV è
il più potente della
categoria dei “maxi”.
La livrea ricorda
molto la sportivissima
Aprilia RSV4, una
delle dominatrici del
campionato SBK.
45
YACHTING
Legni d’epoca
SUL WEB
www.aive-yachts.org
www.classic-charters.com
www.maratticus.it
www.westcoastint.com
01
Le barche d’epoca sono la massima espressione dell’arte della
marineria. Toccare con mano questo concentrato di eleganza e poesia
è un sogno possibile, meglio se in occasione di una vacanza.
di Andrea Zappa
01. Eilean (in primo
piano), il ketch
bermudiano del 1936
splendidamente
restaurato da Officine
Panerai in navigazione
nelle acque di Antigua.
Foto courtesy
Panerai Classic Yachts
Challenge.
46
Quando ci sali a bordo sei affascinato da ogni loro
particolare: dalle infinite nervature del legno che
ne disegnano l’anima, dagli ottoni tirati a lucido
e dalle linee sinuose e raffinate che raccontano di
un antico modo di navigare. Sono le vecchie signore dei mari, quelle costruite prima del 1950,
che durante l’estate trovi lungo le banchine più
alla moda del Mediterraneo, sempre perfette e in
ordine, con un equipaggio impeccabile, come vuole la tradizione marinaresca. In Italia è l’A.I.V.E,
l’Associazione Italiana Vele d’Epoca, fondata nel
1982 con sede a Genova, che le riunisce e si preoccupa di preservarne il patrimonio storico, artistico e tecnico.
Se fare una vacanza in barca è indiscutibilmente
affascinate, lo sarà ancora di più a bordo di queste
vere icone galleggianti di bellezza e unicità. Esternamente le linee “classiche” sono state mantenute,
ma le barche che vengono proposte per il noleggio sono ormai dotate di tutti i comfort: dall’aria
condizionata allo stereo fino ai televisori di ultima
generazione. Quante migliaia di euro si devono
spendere per noleggiare un legno d’epoca? Dipende, il costo di un charter di questo genere varia sensibilmente a seconda dell’età, delle dimensioni e dei suoi allestimenti. Il prezzo viene quasi
sempre calcolato su una settimana di noleggio e
comprende anche l’assicurazione e lo stipendio
dell’equipaggio. Quest’ultimo è composto di solito da un minimo di tre persone a salire, a seconda
della metratura dello scafo. Le spese relative alla
cambusa, al carburante e ai porti, sono solitamente escluse dalla formula iniziale del contratto. Il
Mediterraneo rimane sicuramente la location più
classica in estate e in autunno. In questi periodi le
imbarcazioni fanno bella mostra di sé soprattutto
in Costa Azzurra, Costa Smeralda, lungo la Costiera Amalfitana e alle Baleari. Stanno comunque
riscontrando un certo successo anche altre destinazioni come la Grecia e la Croazia e, per chi ama
YACHTING
REGATARE CON LA STORIA
Se non avete intenzione di affittare
una barca d’epoca ma volete
comunque ammirare la maestosità
di questi scafi, potete scegliere di
andare a vedere una delle tappe
del circuito mediterraneo Panerai
Classic Yachts Challenge. I prossimi
appuntamenti sono a settembre: le
Vele d’Epoca di Imperia dal 5 al 9
e le Régates Royales di Cannes dal
25 al 29.
paneraiclassicyachtschallenge.com
02
i fiordi e le temperature più fresche, si trovano
ottime occasioni di noleggio anche in Nord Europa. In inverno, invece, sono soprattutto i mari
Caraibici a godere delle antiche geometrie delle
vele di queste imbarcazioni da sogno. Ad Antigua,
per esempio, in aprile si svolge la Antigua Classic
Yacht Regatta, uno degli appuntamenti d’oltreoceano più importanti ai quali partecipare prima
della stagione in Mediterraneo.
Una tendenza sempre più frequente, come spiega
Maura Zane, mediatore marittimo per West Coast
International, è anche “la richiesta di organizzare
dei noli brevi, di uno o due giorni o addirittura di
una sera, per incontri di lavoro, compleanni e non
solo”. Sembra che sia anche di moda affittare queste imbarcazioni per partecipare per esempio a
grandi eventi come il Festival del Cinema di Cannes, il torneo di tennis di Monte Carlo e il relativo
Gran Premio.
Andando su Classic-Charter.com c’è l’imbarazzo
della scelta per chi vuole provare questa esperienza, basta sapere però quanto si è disposti a
spendere. Una delle proposte più economiche è
sicuramente il Talisman, un bialbero di 23 metri
del 1920 che fa base a Stoccolma. Può ospitare sei
persone in tre cabine doppie per la modica cifra
di 5000 euro alla settimana in bassa stagione, che
diventano 7 in alta. Oppure c’è So Fong, uno scafo
Sparkman & Stephens di 21 metri che ha iniziato a navigare nel 1937. Di questi tempi lo si può
incrociare al largo delle Baleari e si può mettervi
piede a bordo per poco più di 16000 euro alla
settimana.
L’agenzia Maratticus propone invece, per chi
vuole navigare tra Tirreno e Ionio, Orianda, un’elegantissima vela di 26 metri del 1937 costruita
per il Re di Danimarca, con 4 cabine doppie e 3
persone di equipaggio. L’ultimo restauro del 2010
le è valso il premio come barca più bella alle Vele
d’Epoca di Napoli. Il prezzo varia indicativamente dai 16000 euro ai 21000 a seconda della stagione. Eleganza di altri tempi anche per Weatherbird,
il trenta metri proposto da West Coast International, costruito in Normandia nel 1931. Lo scafo
per la prima metà dell’estate fa base in Egeo per
crociere lungo il Dodecaneso, la costa turca e le
isole greche, spostandosi poi verso la Grecia ionica. In bassa stagione si può avere anche in Italia,
tra la Sicilia e la Campania. L’affitto di questa regina dei mari si aggira tra i 21 e i 25000 euro alla
settimana a seconda del periodo.
È in dubbio che l’affitto di una barca d’epoca abbia dei costi differenti rispetto a quello di uno scafo moderno costruito in serie, ma volete paragonarne il fascino? E poi come dice anche il galateo,
non si può dire di no a una “vecchia signora”.
02. Orianda, una delle
proposte dell’agenzia
Maratticus, offre ai
suoi ospiti 4 cabine
doppie in 26 metri di
storia della marineria.
Lo scafo risale infatti
al 1937.
47
STYLE
Sailing vacation
PERSOL
Occhiale pieghevole da sole con
lenti polar sfumate blu.
KIEL JAMES PATRICK
Bracciale in canvas con chiusura a
bottone in metallo dorato.
WOOLRICH WOOLEN MILLS
Parka in cotone con cappuccio
e zip bianca a contrasto.
SPERRY TOP-SIDER
Scarpa in canvas e suede con lacci
in cuoio e suola in gomma.
Ispirazione vela per il marchio americano Band
of Outsiders, che nella suggestiva ex-Manifattura
Tabacchi a Firenze, ha presentato la collezione
primavera estate con un originale show-musical.
di Luigi Bruzzone
48
STYLE
Beach boxer
L’estate è arrivata ed è il momento
di godersi il sole e soprattuto il mare.
Blauer
Henry Cotton’s
C.P. Company
Boxer da mare in nylon con taschino
Boxer da mare in nylon con logo
Boxer da mare in nylon, chiusura con
sul davanti e patch scudetto.
a contrasto.
coulisse e logo ricamato.
www.blauer.it
www.henrycottons.it
www.cpcompany.com
Algida by Blomor
Paul Smith Beachwear
Sundek
Boxer da mare in tessuto cerato con
Boxer da bagno stampato a fantasia
Shorts in poliestere con stampa
stampa Algida.
marina.
a ombrelloni e retina interna.
www.blomor.com
www.paulsmith.co.uk
www.sundekusa.com
K-Way
Colmar Originals
Stone Island
Shorts da bagno in nylon Tactel e slip
Shorts da bagno in nylon con
Shorts da bagno in nylon smerigliato
interno in rete.
trattamento idrorepellente.
e inserti in nylon metal.
www.k-way.com
www.colmaroriginals.it
www.stoneisland.com
HI TECH
Arriva lo “Smartfridge”
IL FORNO NELLA RETE
LG Freestanding Oven, un forno
che, grazie a Smart Diagnosis, è in
grado di segnalare eventuali problemi al centro assistenza tramite
la rete.
Siamo tutti connessi alla rete, e tra poco lo sarà anche
il nostro frigorifero. E insieme al forno, alla lavatrice
e all’aspirapolvere, sarà in buona compagnia.
di Enrico S. Benincasa
Un particolare delle
interfacce touchscreen
di The Kitchen of the
Future, l’installazione di
Carlo Ratti per Indesit a
Eurocucina 2012.
50
Samsung, durante l’ultima design week, ha stupito il pubblico di Superstudio con Life/Installed,
un’installazione curata da Italo Rota. L’allestimento, completamente spoglio, prendeva vita grazie a
un Galaxy Tab. Puntandolo verso le pareti, infatti, il suo schermo visualizzava filmati interattivi
che mostravano gli abitanti di un’ipotetica casa
del futuro alle prese con apparecchi tecnologici
avveniristici. In cucina, per esempio, una signora
preparava da mangiare in “compagnia” di un frigorifero che le forniva informazioni sui cibi, sul
loro stato di conservazione e su come combinarli.
Siamo lontani da uno scenario del genere? Fino
a un certo punto, dato che non sono pochi i tentativi dei produttori di dotare frigoriferi, forni o
lavatrici di tali caratteristiche. La parola d’ordine
è una sola: connettività. Dopo averlo presentato al
CES 2011, Samsung ha lanciato negli Stati Uniti
RF4289, un frigorifero a quattro scomparti dotato di connessione Wi-Fi e di uno schermo LCD
touch da 8”. Oltre ad accedere alle risorse della
rete (quindi anche al vostro sito di ricette preferito), si può regolare la temperatura interna da remoto con app dedicate per smartphone e tablet,
ricevere informazioni sui cibi in scadenza e lasciare dei post-it elettronici sullo schermo. Rimanendo in Corea, anche LG si sta dando da fare con
ThinQ, una gamma di elettrodomestici “smart”
che comprende un forno, una lavatrice, un aspirapolvere e un frigorifero tutti remote controlled,
in grado inoltre di diagnosticare da soli i problemi
e di segnalarli al centro assistenza, di aggiornare il
software e di riconoscere le tariffe energetiche più
convenienti. La connettività è alla base anche del
progetto Hotpoint Innovation di Indesit, presentato all’ultimo Eurocucina con un’installazione di
Carlo Ratti. La natura intuitiva dei tablet è la base
da cui si è partiti per disegnare le interfacce di
questi elettrodomestici, che saranno lanciati sul
mercato a partire dal prossimo anno. Lo scambio
di informazioni tra cucina e “utente” avrà, secondo
l’azienda italiana, un influsso positivo sulla sostenibilità, sensibilizzandoci sui consumi di energia
e acqua. E questi dati, se condivisi tramite piattaforme cloud, potranno aiutare i produttori a dare
risposte concrete ai consumatori con le successive
generazioni di elettrodomestici. L’innovazione,
quindi, dipenderà direttamente da noi.
WEEK - END
La Puglia che non ti aspetti
01
Dal tacco d’Italia un viaggio attraverso i colori e i sapori delle antiche
masserie, realtà ideali per rilassarsi e andare alla scoperta delle
tradizioni di questa terra. Senza dimenticare le vie dell’olio.
di Giovanna Lodato
01. Ulivi secolari sotto
il caldo sole della
Puglia. Innumerevoli
sono i percorsi turistici
per scoprire le vie
dell’olio.
Foto di Anna Tortora.
52
“Mi chiederai come ha fatto tanta gente a scavare e
allineare tanta pietra. Io penso che la cosa avrebbe
spaventato un popolo di giganti”, asseriva lo scrittore Tommaso Fiore, autore di Un popolo di formiche,
nel lontano ’51 quando parlava della sua Puglia, in
cui filari di muri e muretti dominavano il profilo
del paesaggio. Un luogo arso dal sole e battuto dal
vento che allora custodiva il cuore delle proprie
radici contadine.
Un cuore che oggi sembra tornare a pulsare in una
terra che si rianima e si affaccia a nuova vita. Pare
di vedere quelle schiene ricurve nei campi, quei
suoni di onde di spighe e di cicale canterine. Una
magia che rivive ancora nelle masserie pugliesi,
che ora si aprono per accogliere il nuovo trend
del turismo “slow”, che ama l’ambiente e la natura e – perché no – gradisce tutti i comfort di un
albergo immerso nel verde. Il tutto condito dalla
possibilità di degustare una cucina tradizionale
ma raffinata, che sa riscoprire gli antichi sapori di
ingredienti genuini. E in posti così la tentazione di
“mettere le mani in pasta” è forte: allora via libera
a laboratori di ogni sorta – naturalistici, di cucina,
riciclo, ricamo, di teatro e dedicati all’orto – per
grandi e piccini. Il tutto inteso a ritrovare un rapporto nuovo con la campagna e l’agricoltura, che
si era un po’ perso in questi ultimi tempi. Un’idea
che in Puglia ha fatto sistema, con un circuito ad
hoc che coinvolge aziende agricole e agrituristiche. Attualmente si riconoscono sotto la denomi-
WEEK - END
ALLA SCOPERTA DEL TACCO
Cultura, natura ed enogastronomia per tutti e soprattutto a costo
zero. È l’obiettivo di Open Days,
l’iniziativa della Regione Puglia in
programma fino al 30 settembre.
Dal giovedi al sabato aperture
straordinarie ed eventi ad hoc per
cantine, masserie, parchi naturali,
luoghi di culto, castelli e aree
archeologiche. E per gli amanti del
blu con Puglia dal Mare sono più
di 50 le attività proposte tra gite in
barca, diving e pesca-turismo.
www.pugliaopendays.com
02
nazione di “Masseria Didattica”, novanta strutture
ospitate all’interno delle tipiche costruzioni rurali
pugliesi settecentesche o, ancora, presso ville di
campagna risalenti anche al XIX secolo. Qui il
tempo sembra essersi fermato, permettendo di
riscoprire l’autentico contatto uomo-natura. Si
torna a vedere come si fa la mungitura o come
si prepara il formaggio o la ricotta, come si impastano il pane e le focacce, quali sono le erbe
aromatiche utili in cucina o le piante officinali
mediterranee sempre più apprezzate anche dalla
cosmesi di alto livello. Senza dimenticare i percorsi naturalistici guidati; la scoperta degli animali
da cortile e dell’ippoterapia, del ciclo del miele e
dell’apicoltura.
Le Masserie Didattiche sono presenti pressoché
lungo tutto il tacco dello stivale, in una regione
che sta sperimentando mai come in questi ultimi
anni le potenzialità offerte dal suo turismo. Troviamo le tanto amate spiagge bianche del Salento,
i trulli della Valle d’Itria ma anche la vegetazione
lussureggiante del Gargano a strapiombo su acque
di smeraldo, fino ad arrivare alle pinete che dise-
gnano la cristallina costa ionica.
Resta invece per molti versi ancora inesplorato il
cuore di questi luoghi, quella terra di Bari emblema della landa di confine. Ospitale, dai mille volti
e colori, si divide tra le barchette colorate ancorate nei porticcioli, ampie pianure arse dal sole
in estate, mentre si presenta più mossa e brulla
in quella Murgia che ne chiude i contorni a sudest. Come dimenticare l’ulivo, simbolo pugliese
per eccellenza, il cui nettare continua oggi a dar
lustro e a sostentare l’economia della zona. C’è da
perdersi tra le tante strade dell’olio che solcano, in
lungo e in largo, le zone più tipiche della produzione olearia regionale.
Strade che toccano anche le “nostre” masserie e
che spesso incontrano particolarità davvero imperdibili. È il caso della masseria Lama San Giorgio a Rutigliano, non distante dal capoluogo, che
ospita i resti di un frantoio seicentesco. Si tratta
della testimonianza concreta del lavoro antico di
coloro che abitavano nei pressi di questa depressione carsica (la lama, appunto) e nelle vicinanze
di un tipico boschetto mediterraneo, custode di
02. Le masserie sono
l’emblema della realtà
contadina pugliese.
Costruite un tempo
dalla borghesia per
assicurare una migliore
amministrazione
della terra, oggi
rappresentano
un’ambita meta
turistica.
Foto courtesy Masseria
San Domenico.
53
WEEK - END
03
Qui il tempo sembra essersi fermato, permettendo
di riscoprire l’autentico contatto uomo-natura.
03. La Torre del
Brigante, risalente al
Trecento e interamente
costruita in pietra
locale, è riconosciuta
come patrimonio
d’interesse storico
dal Ministero dei Beni
Culturali e si erge nei
pressi della Masseria
Montepaolo.
54
quelle flora e vegetazione peculiari della macchia mediterranea. Arrivati fin qui non si può non
visitare uno dei laboratori artigianali dei famosi
fischietti in terracotta e la zona archeologica, in
particolare gli insediamenti peuceti di Azetium e
Bigetti, da scoprire grazie alle diverse escursioni
promosse in masseria.
Spostandosi in Agro di Cassano delle Murge, invece, si trova la Masseria Agricola De Grandi che,
tra i vari percorsi didattici, promuove quelli relativi alla produzione biologica delle olive, alla trasformazione dalle olive all’olio e dagli ortaggi ai
sott’olio, con annessi laboratori di degustazione.
Restando in zona è poi possibile visitare la Masseria Ruotolo, che vanta iniziative legate all’ecoturismo, al turismo culturale ma anche a quello
enogastronomico, senza lasciare in sordina gli
aspetti sociali o sportivi. In particolare si segnala
il percorso didattico del ciclo di produzioni delle
colture biologiche.
Ancora l’olio è tra i protagonisti delle masserie didattiche nella splendida zona di Conversano, dalle
marcate origini pre-romane e con forti presenze
di lasciti medievali nell’architettura del posto.
Per esempio visibili presso la dimora di charme
Agriturismo Montepaolo, vicino alla cosiddetta
Torre del Brigante. Risalente al Trecento e riconosciuta come bene di interesse storico-architettonico dal Ministero dei Beni Culturali, la struttura
è realizzata interamente da pietra locale e ubicata
all’interno di un’area naturalistica protetta. L’organizzazione, tra l’altro, propone un tour storicoculturale e gastronomico insieme che comprende
poi la visita alla chiesetta rurale che vanta di essere stata uno dei quattro eremi di Sant’Antonio
da Padova, oltre alla sperimentazione di laboratori
didattici e degustazioni per grandi e piccoli.
Rimanendo sul posto si potrà, infine, raggiungere
la Masseria Minoia presso la quale, oltre a percorsi
ludico-didattici dedicati ai bambini, si può seguire
l’itinerario dell’olivo dedicato agli adulti, con laboratori di degustazione del olio extravergine locale. In loco viene infatti prodotto un olio ottenuto dalla molitura di olive coltivate nel rispetto dei
dettami dell’agricoltura biologica, impiegando le
specialità tipiche del territorio pugliese (Coratina,
Cima di Mola, Olivastra e Leccino). Una Puglia
tutta da scoprire, insomma, per un benefico ritorno alle origini a portata di mano. Ovunque, anche
dove non te lo aspetti.
WELLNESS
Pizzica & Spa
Tra sorgenti naturali, masserie secolari e innovativi trattamenti a base di massaggi
rilassanti e pizzica, la Puglia offre ai propri visitatori un rifugio sicuro per godersi
attimi di benessere fisico e mentale.
di Cristina Buonerba
GRAND HOTEL
MEDITERRANEO
Situato a soli 20 metri dalle Terme
di Santa Cesarea, quest’elegante
struttura rappresenta un mix ideale
per chi desidera unire il benessere
della mente a quello del corpo.
www.grandhotelmed.it
Uno scorcio di Santa Cesarea Terme, che lascia intravedere la cupola di una delle numerose strutture in stile
moresco che caratterizzano la località salentina.
MASSERIA SAN DOMENICO
La Masseria San Domenico dispone di una piscina d’acqua salmastra, spiaggia privata, un centro
benessere e un campo da golf da
18 buche.
www.masseriasandomenico.com
BORGO EGNAZIA
Il Borgo, circondato da buganville,
gelsomini, fichi d’India e agrumeti,
è costituito da 92 camere e suite
e da 28 ville con giardini, piscine
private, balconi e terrazze con vista
panoramica.
www.borgoegnazia.com
Cielo limpido, mare cristallino e chilometri di pura campagna: benvenuti in
Puglia, terra che da sempre abbraccia
Ionio e Adriatico e che accoglie i suoi
visitatori con il calore delle proprie
tradizioni. Rifugio ideale per scappare
dalla frenesia della grande città, il Tacco d’Italia offre l’imbarazzo della scelta tra lussuose Spa e centri benessere.
Santa Cesarea Terme, situata nel basso Salento, rappresenta la meta ideale
per unire la cura per il corpo a un’autentica conoscenza della realtà locale.
Le sue acque appartengono al gruppo
delle Salso e sono un patrimonio naturale importante nell’idrologia medica.
Oltre a vantare una grande bellezza
paesaggistica, Santa Cesarea possiede
quattro grotte sorgive all’interno delle
quali vi sono depositi di fango minerale, naturale e solforoso: i benefici legati
al loro utilizzo e i loro effetti terapeutici sono riconosciuti dal Ministero della
Salute. Spostandosi un po’ più a nord,
più precisamente a Savelletri di Fasano, nel brindisino, la Spa dell’elegante
Masseria San Domenico mette a disposizione un’ampia scelta di trattamenti
talassoterapici. L’acqua del mare utilizzata è prelevata nella falda sotterranea
a 400 metri di profondità e, insieme
alle alghe, crea un cocktail perfetto
per idromassaggi o impacchi preziosi
che defaticano, tonificano e disintossicano l’organismo. Sempre a Fasano,
la Vair Spa, appartenente al pluripremiato Hotel Borgo Egnazia, offre, tra
le varie proposte, anche la Tarant-Spa,
un insolito pacchetto della durata di 3
o 5 giorni pensato per sole donne e in
compagnia di sole donne, che si ispira
al rito della Taranta e che coniuga musicoterapia, yoga, danze e massaggi. Gli
uomini, invece, tra un trattamento e
l’altro, non rimarranno di certo con le
mani in mano, perché possono seguire
lezioni di pizzica unita a esercizi tradizionali e, perché no, anche imparare
a suonare il tamburello. Nessuna paura
se non si ha il ritmo nel sangue perché,
come si dice da queste parti: “ballati
tutti quanti!”
55
OVERSEAS
Caleidoscopica Mauritius
01
Atmosfera rilassata, mare incantevole e un interno tutto da scoprire.
La piccola isola è oggi una delle mete preferite per chi è alla ricerca
di una vacanza non solo da “cartolina”.
di Andrea Zappa
01. Le suggestive
trasparenze dell'Île aux
Cerfs, lungo la costa
orientale di Mauritius.
L'isola è facilmente
raggiungibile in barca e
possiede sia un’anima
selvaggia che una più a
misura di turista, con
piccoli ristoranti e shop
di souvenir.
Foto courtesy MTPA.
56
Sfatiamo subito una convinzione che molti hanno, Mauritius non è un arcipelago, è una sola, unica affascinate isola, verde al centro e turchese ai
bordi. Uno spaccato di Eden di origine vulcanica
in mezzo all’Oceano Indiano che, nonostante le
sue ridotte dimensioni, circa sette volte inferiori
di quelle della Sardegna, presenta una varietà di
paesaggi in grado di stregare chiunque abbia la
possibilità di visitarla. Quando la si ammira dal
finestrino dell’aereo non si può che rimanere incantati dal suo profilo. Se la parte sud, dove la barriera corallina si assottiglia, appare più frastagliata
e selvaggia, il resto dell’isola fa a gara per offrire le
spiagge da cartolina più bianche e suggestive. C’è
veramente l’imbarazzo della scelta: meglio Flic en
Flac e Tamarin lungo la costa ovest, le acque cristalline di Mont Choisy a nord o l’infinita striscia
di sabbia di Belle Mare che si snoda per chilometri
sul versante orientale, culminando nella splendida
laguna dell’Île aux Cerfs? Dato il modesto diame-
tro dell’isola, l’unico modo per saperlo è affittare
un’auto e, mappa alla mano, iniziare a piantare
qualche bandierina. Nel mentre, se state percorrendo le strade settentrionali interne, passate a
visitare il Château de Labourdonnais, una splendida casa coloniale del XIX secolo. All’interno
della sua immensa tenuta c’è l’elegante ristorante La Table du Château dello Chef italiano Fabio
De Poli che, con il suo estro mediterraneo, mixa
sapientemente le materie prime del luogo con i
gusti del turismo internazionale.
Per gli amanti della cucina locale, da non perdere
è anche il Varangue Sur Morne, un ristorante che
fa capolino tra la vegetazione di una delle alte colline del Black River Gorges National Park. Dalla
sua terrazza, magari davanti a un gustoso piatto
di curry con frutti di mare, si gode una vista mozzafiato che porta lo sguardo a tuffarsi fino al blu
cobalto dell’Oceano Indiano.
Se le spiagge rappresentano il fiore all’occhiello
OVERSEAS
SUL WEB
www.mauritius-turismo.com
www.shantimaurice.com
www.angsana.com/en/balaclava
www.royalpalm-hotel.com
www.constancehotels.com
www.unchateaudanslanature.com
www.rhumeriedechamarel.com
02
di Mauritius, non da meno sono i suoi resort da
mille e una notte, come lo Shanti Anada Maurice, l’Angsana Balaclava, il Royal Palm, Le Prince
Maurice e il Constance Belle Mare Plage, quest’ultimo dotato anche di due campi da golf a 18 buche, che a dicembre ospitano il famoso MCB Tour
Championship. Ma, a meno che non siate cultori
dell’immobilismo da lettino fronte mare, è abbandonando la costa che si scopre la vera anima
dell’isola, con le sue piantagioni di tè color smeraldo e le sue rhumerie, produttrici del prezioso
“nettare” derivato dalla lavorazione della canna da
zucchero. Gli appassionati dell’English break pomeridiano non possono perdersi la visita alla vasta
piantagione di Bois Chéri. Il tour, che dura circa
un’ora, permette di vedere l’intero stabilimento
per la lavorazione delle foglie, dalla raccolta fatta
a mano al confezionamento finale. Terminata la
visita si possono degustare su una terrazza, davanti ai 250 ettari di piantagione, svariate fragranze di
tè da quelle al cocco, alla vaniglia o alla menta. Chi
invece preferisce bevande dalla gradazione alcolica decisamente più impegnativa, potrà mettersi
alla prova presso la Rhumerie de Chamarel, un
museo-distilleria in cui viene mostrato ai visitatori
l’intero processo produttivo del rum. La struttura
si affida a un particolare metodo di tipo ecologico,
in cui tutti i materiali utilizzati vengono ricicla-
ti. Se sentite di aver esagerato con i “chupitos”,
il modo migliore per farsi passare i giramenti di
testa è fermarsi a pranzo presso l’Alchimiste, il
raffinato ristorante interno della Rhumerie.
Sempre in zona, potete lasciarvi incantare dalle
Terre Colorate di Chamarel, una curiosa area priva di vegetazione caratterizzata da un susseguirsi
di dune colorate che toccano le più diverse gradazioni di viola e arancio, risultato di un irregolare
processo di raffreddamento delle rocce laviche.
Nei pressi, c’è anche da ammirare l’incredibile
salto di 95 metri dell’omonima cascata. I più arditi possono anche decidere di vincere le vertigini discendendo la cima fino al bacino sottostante, grazie alle escursioni organizzate dall’agenzia
Vertical World. Ma non si può dire di aver visitato
Mauritius se non si passa almeno una giornata nella sua capitale Port Louis. Dopo averla ammirata
dall’alto delle mura di Fort Adelaide, fortezza inglese costruita alle spalle dell’agglomerato urbano durante il periodo coloniale, è il momento di
scendere per le strade della città alla scoperta dei
volti dei suoi abitanti. Il mercato centrale, fulcro
dell’economia locale, è il miglior concentrato di
“maurizianità” che si possa trovare. Colori, grida
e odori che in un quadrilatero di vie raccontano
l’identità di un’isola che, per la sua varietà e multietnicità, ricorda quasi un arcipelago. Quasi.
02. La luce del
tramonto illumina
le dune colorate di
Chamarel: una collina
nella parte sudoccidentale dell'isola
che per uno strano
fenomeno geologico
sfoggia una terra dalle
innumerevoli sfumature
di rosso.
Foto di Andrea Zappa.
57
FOOD
Norie Harada
Una ragazza giapponese si è innamorata del vino,
tanto da diventare sommelier e lavorare per il grande
chef francese Alain Ducasse nei suoi pluristellati
ristoranti in giro per il mondo. La sua voglia di
viaggiare e di affrontare nuove sfide l’ha portata
a Milano, dove oggi ci consiglia grandi vini da
abbinare ai piatti della tradizione sudamericana
al Don Juanito di Porta Vigentina.
di Enrico S. Benincasa
Come è nato il tuo rapporto con il
vino?
L’ho scoperto a 23 anni, in un wine bar
a Osaka e da allora – era il 1996 – è
diventato la mia vita. Il mio primo bicchiere è stato un rosso, precisamente un
Chambertain. Lo compone un'unica
uva, ma il profumo è quello di un millefoglie: puoi trovarci note di minerale,
di caffè e frutta rossa. Ho subito comprato dei libri sul vino e poi mi sono
iscritta alla scuola di sommelier.
Poi è diventato un lavoro…
Sì, dopo il diploma ho iniziato a lavorare per Alain Ducasse. In principio a
Parigi, poi a New York e Tokyo. Mi piaceva viaggiare – e mi piace tutt’ora – e
quando c’è stata l’opportunità di andare a lavorare a Montecarlo l’ho presa
al volo. E, dopo tre anni, ho deciso di
accettare questa nuova sfida a Milano
al Don Juanito.
Com’è composta la carta dei vini di
questo ristorante argentino?
Il nostro è un locale molto intimo, abbiamo un’unica sala con 35 coperti.
Data la tipologia, nella carta si possono
trovare molti vini sudamericani divisi
per i rispettivi vitigni e le descrizioni,
anche se cerco sempre di dialogare con
il cliente per poterlo consigliare al meglio. La carta non sarà mai fissa, cambie58
rà ogni due-tre mesi in base alle stagioni. A breve ci sarà anche la possibilità di
bere vini al calice, tra cui anche Barolo
e Barbaresco.
A proposito di Barolo, so che hai avuto modo di visitare qualche cantina
proprio in Piemonte…
Sì, ci sono stata da poco. Bellissimo, non
vedo l’ora di tornare!
Hai consigliato vini negli Stati Uniti,
in Francia, in Giappone e in tanti altri
Paesi del mondo. In che cosa si distinguono i clienti italiani in fatto di vino
e dello stare a tavola?
Li ho trovati simili a quelli di New York.
C’è una comune visione dell’andare al
ristorante per divertirsi per passare dei
momenti gioviali e ho trovato molte
persone con tanta passione per il vino.
L’esperienza di lavoro nei ristoranti
di Alain Ducasse è stata lunga, lo hai
senz’altro conosciuto molto bene. Ci
dici qualcosa di più su questo grande
chef?
Ho appreso tante cose da lui, più che
uno chef lo considero un artista. È una
persona forte, ma ha una timidezza che
conquista. E poi da Gerard Margeon,
il numero uno dei suoi sommelier con
cui ho lavorato 10 anni. Ho fatto mia
la sua visione di questo lavoro, che ha
molto a che fare con la psicologia. Bi-
sogna capire che persona si ha di fronte
per poterla consigliare al meglio nella
scelta.
In Giappone si produce vino?
Sì, nella prefettura di Yamanashi, vicino al Monte Fuji. Il mio preferito è il
Koshu, che prende il nome proprio dalla tipologia dell’uva, poi abbiamo anche dei Cabernet Sauvignon e dei Pinot
Noir. Per la cucina giapponese, però, il
Koshu è il migliore: molto delicato e
profumato.
Escludendo i grandi produttori europei, quali sono secondo te i Paesi che
stanno producendo i vini più interessanti?
Penso che i vini argentini abbiano grandi possibilità, così come quelli cileni. E
non parlo solo di rossi, anche tra i bianchi sudamericani ce ne sono di notevoli. Poi dipende sempre dalle cantine e
da come sono prodotti.
Non ti voglio mettere in difficoltà e
non ti chiedo dove vai a mangiare il
sushi a Milano. Ma, se domani andassi a Tokyo, hai qualche posto da
suggerirmi?
Ti consiglio i piccoli sushi bar nel fish
market di Tsukiji. Lì c’è il pesce più
fresco di tutta Tokyo, che arriva in questo mercato alle prime ore della mattina, non ti puoi sbagliare.
FOOD
La ricetta dello chef
In questo numero lo chef Alex
Huayapay ci svela una ricetta
peruviana, la causa limena.
Causa limena
DON JUANITO
Il ristorante Don Juanito e lo chef
Alex Huayapay propongono una
cucina sudamericana autentica
che fa uso anche di tecniche di
cottura tramandate nei secoli.
Una di queste è il curanto, che
prende origine dal cibo cotto sotto
terra avvolto in foglie e pasta. Un
procedimento lungo, tanto che
per gustare carne o pesce cotti
in questo modo è necessario
richiederli non più tardi del primo
pomeriggio per la cena. Si possono
inoltre degustare anche proposte
speciali come la causa peruviana
e la papunha brasiliana, abbinabili
con grandi vini di vintigno Malbec
presenti nella cantina del ristorante.
Corso di Porta Vigentina, 43 Milano
www.donjuanito.it
Ingredienti per 4 persone: 2 kg di patate, 2 petti di pollo
non troppo grandi, lessati e sminuzzati, il succo di 3 limoni,
6 cucchiai di olio, 8 olive nere snocciolate, 3 uova sode,
2 cipolle piccole (tritate e lasciate per 1/2 ora a spurgare in
acqua), mais in chicchi q.b., sale, peperoncino, aji amarillo
q.b., prezzemolo per guarnire, maionese.
Lessare le patate in acqua salata, sbucciarle e schiacciarle con una forchetta.
Insaporire la purea ottenuta con il succo di limone, l'olio, il peperoncino e la
cipolla ben lavata, scolata e strizzata, e
amalgamare molto bene. Suddividere
l'impasto in due parti. Stendere una
parte dell'impasto ben compattato su
un piatto da portata leggermente oleato o in uno stampo a cupola. Farcire
lo strato con il petto di pollo, il mais
e maionese. Ricoprire con il rimanente
impasto. Servire con “torrontes” – vino
bianco argentino.
59
CLUB HOUSE
La “cantera” di Milano
01
Il Tennis Club Milano Alberto Bonacossa cambia
guida tecnica e si affida a Riccardo Piatti, grande
valorizzatore di talenti della racchetta. E, dal 2 al
9 settembre, saranno molti quelli italiani a sfidarsi
nella Coppa Porro Lambertenghi.
a cura della redazione di Club Milano
Archiviata l’edizione numero 53 del
Trofeo Bonfiglio con la vittoria del
“golden boy” Gianluigi Quinzi e della
ceca Katerina Siniakova, arriva al Tennis Club Milano Bonacossa la 70esima
edizione della Coppa Porro Lambertenghi, il campionato italiano under
12 maschile e femminile. Un appuntamento fisso nel calendario tennistico nazionale, che avrà luogo dal 2 al 9
settembre sui campi in terra battuta di
via Arimondi e che da sempre raduna
le migliori giovanissime “racchette” del
panorama nazionale. A livello maschi60
le, per esempio, troviamo nell’albo d’oro Stefano Napolitano e Matteo Donati, rispettivamente vincitori nel 2007 e
nel 2006, due dei nostri juniores che
insieme a Quinzi si stanno ora distinguendo nei tornei dedicati agli under
18. Andando un po’ indietro nel tempo, sempre in campo maschile, hanno
alzato questo trofeo anche Corrado
Barazzutti, Paolo Bertolucci, Potito
Starace e il compianto Federico Luzzi. Tra le donne, invece, hanno scritto il
loro nome nell’albo d’oro sia Roberta
Vinci che Adriana Serra Zanetti.
L’edizione 2011 ha incoronato campioni d’Italia under 12 il marchigiano
Samuele Ramazzotti e la toscana Tatiana Pieri. Speriamo di vederli continuare a vincere negli anni a venire, magari
in una delle prossime edizioni del Trofeo Bonfiglio. Per farlo dovranno certamente continuare a investire sul loro
talento, cercando di migliorarsi giorno
per giorno, grazie alla costanza nell’allenamento con maestri e guide tecniche di livello. I buoni risultati dei nostri
tennisti – ma soprattutto delle nostre
tenniste – sono un ottimo spot per tut-
CLUB HOUSE
01. Samuele Ramazzotti
in azione sui campi
di via Arimondi
durante l’edizione
2011 della Coppa
Lambertenghi, da lui
poi vinta. Samuele
è uno degli under
14 più promettenti
a livello italiano e
internazionale.
02. Foto di gruppo
alla presentazione del
nuovo team alla guida
tecnica del TCM:
Riccardo Piatti è il
secondo da sinistra.
02
to il movimento, oltre a uno stimolo
e un esempio per i tanti ragazzi che,
attratti da questo sport, si avvicinano
alla racchetta e decidono di imparare
a giocare. Bisogna poter offrire loro le
condizioni migliori per poter esprimere le loro potenzialità. Per questo, proprio un paio di mesi fa, il Tennis Club
Milano Alberto Bonacossa ha deciso di
cambiare la guida del suo settore tecnico. Il nome è di quelli importanti, di
quelli che hanno fatto la storia recente
del tennis italiano: Riccardo Piatti. Il
coach comasco, che nella sua carriera
ha allenato Cristiano Caratti, Renzo
Furlan, Omar Camporese e, in epoche
più recenti, il top ten Ivan Ljubicic e
l’ex numero 1 del mondo Nole Djokovic, ha accettato l’incarico nonostante
si sia da poco legato al talento francese – ancora non del tutto espresso
– Richard Gasquet. A seguire Piatti in
questa avventura saranno molti membri del suo entourage, tra cui Dalibor
Sirola, Massimo Sartori (che lavorano
con Andreas Seppi) e Danilo Pizzorno
(esperto di video analisi). Gli impegni
internazionali nel circuito non consentiranno a questo team di essere ogni
giorno sui campi del Tennis Club Milano Alberto Bonacossa. A questo proposito, come ha dichiarato lo stesso Piatti
a Repubblica, sarà di fondamentale
importanza il lavoro dei maestri: “Io
metterò a disposizione del Tennis Club
Milano le mie esperienze, il mio team
[…] ma, soprattutto, il metodo. Il lavoro
quotidiano sarà dei maestri del Bonacossa. Starà a loro applicare a tutti i livelli
le stesse metodologie di allenamento”. Si
ripartirà dai fondamentali del tennis
per permettere ai giovani di costruirsi
una solida base tecnica, obiettivo primario perché “troppo spesso si è confuso
l'insegnamento con il raggiungimento di
risultati, l'esasperazione non ha creato
giocatori di livello mondiale ma, al contrario, ha fatto smettere tanti, troppi ra-
gazzi”. Il modello a cui Piatti si vuole
avvicinare è quello della “cantera”, il
settore giovanile del Barcellona calcio
che ha creato tanti campioni in grado
di vincere tutto a livello di club e con
la nazionale. Un esempio positivo che
è apprezzato in tutto il mondo e anche
da altri sport ma, come spiega Piatti,
non è solo un discorso di risultati e trofei: “Il mio sogno è fare del Tennis Club
Milano Alberto Bonacossa il Barcellona
del tennis. Lavorare sulla base più ampia, far capire che cos’è il tennis, far innamorare i bambini e permettere loro di
rimanere legati a questo sport. Poi magari troveremo il campione, ma soprattutto regaleremo al nostro mondo tanti
ragazzi che non abbandoneranno più la
racchetta”. Si riparte con entusiasmo,
quindi, dall’educazione sportiva e dalla
passione, le migliori premesse possibili
per un progetto ambizioso che ha solo
bisogno di tempo e spazi per potersi
radicare e affermare.
61
FREE TIME
Da non perdere...
Una selezione dei migliori eventi che
animeranno la città e non solo nei
prossimi mesi.
a cura di Enrico S. Benincasa
MITO SettembreMusica
Per il sesto anno consecutivo torna
MITO SettembreMusica, il festival
che “azzera”, almeno dal punto
di vista culturale, i 140 chilometri
che separano Milano e Torino. Si
inizia il 5 settembre con l’omaggio
di Claudio Gatti a Debussy presso
il Teatro Regio, evento che sarà
poi ripetuto il giorno successivo al
Teatro Alla Scala.
Milano e Torino
dal 5 al 23 settembre
www.mitosettembremusica.it
Alanis Morrisette
Ippodromo del Galoppo
il 18 luglio
www.citysoundmilano.it
Elisabeth Strigini
Fantasy, American Story e
Portraits sono i tre temi che
l’artista americana ha affrontato
nel corso della sua carriera, e
che sono stati esplorati attraverso
le sue opere nella sua prima
personale italiana al Museo della
Permanente. Contemporary Tales è
il nome scelto per questo debutto
milanese, il cui allestimento è stato
curato da Peter Bottazzi.
Museo della Permanente
fino al 13 settembre
www.lapermanente-milano.it
62
Sono ben quattro anni che la songwriter canadese non si esibisce più in Italia: l’ultima volta, infatti fu a Imola per
l’Heineken Jammin’ Festival nel 2008,
data che coincide anche con la pubblicazione del suo ultimo album Flavors
of Entanglement. Il ritorno di Alanis sui
palchi italiani – e non solo, per tutto il
mese sarà in tour in Europa – coincide
anche con l’annuncio che quest’anno,
precisamente il 28 agosto, sarà pubblicato il suo nuovo album di inediti, Havoc and Bright Lights. L’occasione, anzi,
le quattro occasioni per vederla dal vivo
qui da noi – Piazzola sul Brenta, Firenze, Roma e Milano – consentiranno ai
suoi numerosi fan di avere qualche sneak peek dei suoi nuovi brani. La data
milanese sarà ospitata all’Ippodromo
del Galoppo dentro il nuovo contenitore chiamato City Sound. Tutti i concerti inizialmente previsti all’Arena,
compresi quelli di Beach Boys, Giorgia,
Fiorella Mannoia, Kasabian e Alice Cooper (e ovviamente Alanis Morrisette),
hanno trovato nuova collocazione dalle
parti di San Siro. Mettendo da parte le
ragioni e i torti di comune e organizzatori, bisogna essere contenti che non
sia stata la musica a rimetterci dopo
tutta la polemica sui giornali e la diatriba giudiziaria. E soprattutto i fan, che
non vedono l’ora di vedere Alanis e gli
altri artisti annunciati esibirsi a Milano,
a prescindere da dove si sia deciso di
montare il palco.
FREE TIME
Festival della Mente
Drodesera
Una centrale elettrica, ancora
parzialmente attiva, è la location
di Drodesera, un festival di
Performing Arts che avrà luogo alla
fine di luglio a Dro, in provincia di
Trento. 10 giorni di arte, musica e
danza, con 26 spettacoli, 14 prime
nazionali e più di 35 artisti da tutto
il mondo che affronteranno il tema
del “folk”, immersi nel verde delle
montagne trentine sopra il Garda.
Centrale Fies - Dro TN
dal 20 al 28 luglio
www.centralefies.it
Sarzana SP
dal 31 agosto al 2 settembre
www.festivaldellamente.it
Nona edizione per questo festival dedicato alla creatività e ai processi che
ci permettono di metterla in pratica.
Come negli anni passati, sarà Sarzana
a ospitare questo evento, capace nel
2011 di raccogliere oltre 40 mila presenze. Ospite d’eccezione della passata
edizione fu Zygmunt Bauman, che partecipò al festival con un intervento sul
concetto di comunità e rete nell’era dei
social network. Ma sono molti i personaggi del mondo della cultura, della
scienza, della cucina, dell’arte, del giornalismo e della letteratura che hanno
raccolto con piacere l’invito a confrontarsi e a condividere il loro percorso
personale legato alla creatività e le loro
riflessioni sulla natura e sulle caratte-
ristiche del più importante dei nostri
“organi”. Nei chiostri e nelle piazze del
bellissimo borgo della Lunigiana il Festival della Mente ha già avuto l’onore
di ospitare personalità come Luis Sepulveda, Roberto Saviano e Marc Augé.
Proprio il filosofo francese sarà uno dei
protagonisti del 2012 insieme a Marco Paolini, Luca Ronconi, Marco Belpoliti ed Erri De Luca. Il programma
definitivo degli incontri, conferenze,
workshop e spettacoli che animeranno
questi tre giorni è disponibile sul sito
del festival. Alcuni – circa una quarantina – saranno dedicati esclusivamente
a stimolare le menti dei partecipanti
più piccoli, perché non è mai troppo
presto per “allenarsi” a pensare.
Musicastelle in Blue
Anche quest’anno Blue Note e
Musicastelle si incontrano a Forte
De Bard per ospitare grandi star
internazionali della musica. Nel
programma 2012 troviamo Maceo
Parker, Dee Dee Bridgewater,
Pat Metheny e l’accoppiata Paolo
Fresu-Ludovico Einaudi. Sul
sito www.lovevda.it è possibile
acquistare pacchetti comprendenti
biglietti e pernottamenti.
Piazza d’Armi - Forte de Bard AO
dal 13 al 21 luglio
www.bluenotemilano.it
63
FREE TIME
Summertimi
Un Amleto come non l’avete mai visto, una stravagante versione dell’amore tra
Romeo e Giulietta e la storia di una bambina che non c’è più. Tutto questo in scena
al Teatro Parenti. Naturalmente, con Filippo Timi.
di Cristina Buonerba
Filippo Timi e la sua compagnia teatrale in una scena di Giuliett'e Romeo. Foto di Ivano Trabalza.
Nonostante il caldo, l’afa e la voglia di
mare, la cultura non va mai in vacanza.
Filippo Timi, uno tra gli interpreti più
apprezzati di cinema e teatro contemporaneo, presenta un’insolita trilogia di
spettacoli al Teatro Parenti in via Pier
Lombardo 14.
Amleto, in scena dal 10 al 15 luglio, si
spoglia delle sue solite vesti e si trasforma in un personaggio spiazzante, comico, folle e colorato che davanti alla
tragedia può scegliere tra due possibilità: soccombere o esplodere nella vitalità. Naturalmente, punta sempre sulla
seconda opzione, dando così vita a una
commedia in equilibrio tra oblio, frivo64
lezze e pazzia.
Con Giuliett’e Romeo, dal 18 al 20 luglio,
Filippo Timi, autore e regista dell’opera, racconta la “famosa storia di du giovani innamorati in volgare perugino”.
Lo storico scenario shakespeariano di
un’elegante Verona divisa dalla guerra
tra due famiglie viene completamente
stravolto per lasciare spazio a una cornice surreale, fatta di cuori e palloncini,
di un ballo in maschera e di un amore
al luna park. I quattro protagonisti, gli
innamorati, Mercuzio e la Balia, con indosso tutù e pelle di leopardo, vengono
ridisegnati, sradicati e privati da ogni
formalismo, per lasciarsi travolgere dal-
la vita e dalle sue contraddizioni.
Favola, in scena dal 26 al 31 luglio, parla di una bambina… che non c’è più.
Sullo sfondo delle note di Nat King
Cole, dei jingle pubblicitari e delle carole natalizie, la storia di una casa fiabesca in una cittadina qualunque della
provincia americana e di una donna che
sognava in vaporosi abiti anni Cinquanta firmati Miu Miu, prende lentamente
forma in un gioco di improvvisazione
scenica e racconti di fantascienza. Inoltre, il 16 luglio, Filippo Timi, in compagnia di Lucia Mascino, presenta e legge
Goditi il problema, il romanzo di esordio di Sebastiano Mauri.
NETWORK
Puoi trovare Club Milano
in oltre 200 location
selezionate a Milano
NIGHT & RESTAURANT: Antica Trattoria della Pesa V.le Pasubio 10
Bar Magenta Largo D’Ancona Beda House Via Murat 2 Bento Bar C.so
Garibaldi 104 Bhangra Bar C.so Sempione 1 Blanco Via Morgagni 2
Blue Note Via Borsieri 37 Caffè della Pusterla Via De Amicis 24 Caffè
Savona Via Montevideo 4 California Bakery Pzza Sant’Eustorgio 4 - V.le
Premuda 449 - Largo Augusto Cape Town Via Vigevano 3 Capo Verde
Via Leoncavallo 16 Cheese Via Celestino IV 11 Chocolat Via Boccaccio 9
Circle Via Stendhal 36 Colonial Cafè C.so Magenta 85 Combines XL Via
Montevideo 9 Cubo Lungo Via San Galdino 5 Dada Cafè / Superstudio
Più Via Tortona 27 Deseo C.so Sempione 2 Design Library Via Savona 11
Elettrauto Cadore Via Cadore ang. Pinaroli 3 El Galo Negro Via Taverna
Executive Lounge Via Di Tocqueville 3 Exploit Via Pioppette 3 Fashion
Cafè Via San Marco 1 FoodArt Via Vigevano 34 Fusco Via Solferino 48
G Lounge Via Larga 8 Giamaica Via Brera 32 God Save The Food Via
Tortona 34 Goganga Via Cadolini 39 Grand’Italia Via Palermo 5 HB Bistrot
Hangar Bicocca Via Chiese 2 Il Coriandolo Via dell’Orso 1 Innvilllà Via
Pegaso 11 Jazz Cafè C.so Sempione 4 Kamarina Via Pier Capponi 1
Kisho Via Morosini 12 Kohinoor Via Decembrio 26 Kyoto Via Bixio 29
La Fabbrica V.le Pasubio 2 La rosa nera Via Solferino 12 La Tradizionale
Via Bergognone 16 Le Biciclette Via Torti 1 Le Coquetel Via Vetere 14 Le
jardin au bord du lac Via Circonvallazione 51 (Idroscalo) Leopardi 13 Via
Leopardi 13 Les Gitanes Bistrot Via Tortona 15 Lifegate Cafè Via della
Commenda 43 Living P.zza Sempione 2 Luca e Andrea Alzaia Naviglio
Grande 34 MAG Cafè Ripa Porta Ticinese 43 Mandarin 2 Via Garofano
22 Milano Via Procaccini 37 Mono Via Lecco 6 My Sushi Via Casati 1 V.le Certosa 63 N’ombra de Vin Via San Marco 2 Noon Via Boccaccio
4 Noy Via Soresina 4 O’ Fuoco Via Palermo 11 Origami Via Rosales 4
Palo Alto Café C.so di Porta Romana 106 Panino Giusto P.zza Beccaria
4 - P.zza 24 Maggio Parco Via Spallanzani - C.so Magenta 14 - P.zza Cavour
7 Patchouli Cafè C.so Lodi 51 Posteria de Amicis Via De Amicis 33 Qor
Via Elba 30 Radetzky C.so Garibaldi 105 Ratanà Via De Castillia 28 Refeel
Via Sabotino 20 Rigolo Via Solferino 11 Marghera Via Marghera 37 Rita Via
Fumagalli 1 Roialto Via Piero della Francesca 55 Serendepity C.so di Porta
Ticinese 100 Seven C.so Colombo 11 - V.le Montenero 29 - Via Bertelli
4 Smeraldino P.zza XXV Aprile 1 Smooth Via Buonarroti 15 Superstudio
Café Via Forcella 13 Stendhal Via Ancona 1 Tasca C.so Porta Ticinese 14
That’s Wine P.zza Velasca 5 Timè Via S.Marco 5 Tortona 36 Via Tortona
36 Trattoria Toscana C.so di Porta Ticinese 58 Union Club Via Moretto da
Brescia 36 Van Gogh Cafè Via Bertani 2 Volo Via Torricelli 16 Zerodue_
Restaurant C.so di Porta Ticinese 6 56 Via Tucidide 56 3Jolie Via Induno 1
20 Milano Via Celestino 4
STORES: Ago Via San Pietro All’Orto 17 Al.ive Via Burlamacchi 11 Ana
Pires Via Solferino 46 Antonia Via Pontevetero 1 ang. Via Cusani Bagatt
P.zza San Marco 1 Banner Via Sant’Andrea 8/a Biffi C.so Genova 6 Brand
Largo Zandonai 3 Brooksfield C.so Venezia 1 Buscemi Dischi C.so
Magenta 31 C.P. Company C.so Venezia Calligaris Via Tivoli ang. Foro
Buonaparte Dantone C.so Matteotti 20 Eleven Store Via Tocqueville 11
FNAC Via Torino 45 Germano Zama Via Solferino 1 Gioielleria Verga Via
Mazzini 1 Henry Cottons C.so Venezia 7 Joost Via Cesare Correnti 12
Jump Via Sciesa 2/a Kartell Via Turati ang. Via Porta 1 La tenda 3 Piazza
San Marco 1 Le Moustache Via Amadeo 24 Le Vintage Via Garigliano 4
Libreria Hoepli Via Hoepli 5 MCS Marlboro Classics C.so Venezia 2 Via Torino 21 - C.so Vercelli 25 Moroso Via Pontaccio 8/10 Native Alzaia
Naviglio Grande 36 Paul Smith Via Manzoni 30 Pepe Jeans C.so Europa 18
Pinko Via Torino 47 Rossocorsa C.so porta Vercellina 16 Porsche Haus Via
Stephenson 53 Rubertelli Via Vincenzo Monti 56 The Store Via Solferino
11 Valcucine (Bookshop) C.so Garibaldi 99
SHOWROOM: Alberta Ferretti Via Donizetti 48 Alessandro Falconieri
Via Uberti 6 And’s Studio Via Colletta 69 Bagutta Via Tortona 35
Casile&Casile Via Mascheroni 19 Damiano Baiocchi Via San Primo 4
Daniela Gerini Via Sant’Andrea 8 Gap Studio C.so P.ta Romana 98 Gallo
Evolution Via Andegari 15 ang. Via Manzoni Gruppo Moda Via Ferrini 3
Guess Via Lambro 5 Guffanti Concept Via Corridoni 37 IF Italian Fashion
Via Vittadini 11 In Style Via Cola Montano 36 Interga V.le Faenza 12/13
Jean’s Paul Gaultier Via Montebello 30 Love Sex Money Via Giovan
Battista Morgagni 33 Massimo Bonini Via Montenapoleone 2 Miroglio Via
Burlamacc hi 4 Missoni Via Solferino 9 Moschino Via San Gregorio 28
Parini 11 Via Parini 11 Red Fish Lab Via Malpighi 4 Sapi C.so Plebisciti 12
Spazio + Meet2Biz Alzaia Naviglio Grande 14 Studio Zeta Via Friuli 26
Who’s Who Via Serbelloni 7
BEAUTY & FITNESS: Accademia del Bell’Essere Via Mecenate 76/24
Adorè C.so XXII Marzo 48 Caroli Health Club Via Senato 11 Centro
Sportivo San Carlo Via Zenale 6 Damasco Via Tortona 19 Palestre
Downtown P.za Diaz 6 - P.za Cavour 2 Fitness First V.le Cassala 22 - V.le
Certosa 21/a - Foro Bonaparte 71 - Via S.Paolo 7 Get Fit Via Lambrate 20
- Via Piranesi 9 - V.le Stelvio 65 - Via Piacenza 4 - Via Ravizza 4 - Via Meda
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