Lingua italiana in Brasile

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Lingua italiana in Brasile
Lingua italiana in Brasile
La lingua italiana in Brasile ha conosciuto una grande
diffusione a partire dalla seconda metà del XIX secolo,
in particolare in virtù dell'emigrazione italiana in Brasile. Oggi si stima che nel Paese risiedano circa 26 milioni
di discendenti da italiani;[1] tra questi, si stima che la lingua italiana sia parlata come prima lingua da circa 50.000
persone.[2] I cittadini italiani residenti in Brasile erano invece 407.924 nel 2013.[3] Nello Stato del Rio Grande do
Sul è tuttora attiva un'isola linguistica veneta, la cui lingua è detta talian (o vêneto brasileiro). In Brasile l'italiano
è inoltre oggetto di apprendimento come lingua straniera da parte di decine di migliaia di studenti l'anno, anche
in virtù del progressivo recupero delle proprie origini da
parte dei discendenti degli immigrati.[4]
1
1.1
rono caratterizzate da diverse provenienze regionali: gli
emigrati di origine settentrionale (veneti, trentini, friulani) erano prevalenti alla fine dell'Ottocento, mentre con
il nuovo secolo prevalsero gli arrivi dall'Italia del sud (in
particolare dalla Campania).[11]
Anche il tasso di alfabetizzazione degli emigranti conobbe una forte variazione. L'analfabetismo era frequente nel primo periodo dell'emigrazione, prevalentemente
dialettofona.[12] Nel secondo dopoguerra, il flusso migratorio fu invece contraddistinto da un più alto livello di
istruzione, cui corrispondeva una maggiore padronanza
dell'italiano.[13] Questa condizione fu determinata anche
dalla forte connessione instauratasi tra l'emigrazione italiana in Brasile e la presenza nel Paese di grandi gruppi industriali italiani, in particolare nel settore automobilistico e in quello delle telecomunicazioni; si giunse
quindi a «vedere nella lingua-cultura italiana una radice capace di apportare un sovrappiù di valore ai processi
imprenditoriali».[14]
La lingua dell'emigrazione italiana
Storia
1.2 Caratteristiche delle comunità italiane
Il Brasile è il terzo Paese delle Americhe per numero
di immigrati italiani accolti nel periodo 1876-1990;[5] il
flusso migratorio toccò l'apice nel periodo 1886-1895,
con 503.599 espatri; l'afflusso di italiani rimase imponente nel periodo precedente alla prima guerra mondiale
(gli espatri furono rispettivamente 450.423 e 196.699 nei
decenni 1896-1905 e 1906-1915); il periodo fra le due
guerre vide una progressiva riduzione dell'emigrazione
italiana in Brasile; dopo l'interruzione del flusso migratorio in corrispondenza con il secondo conflitto mondiale,
che vide Italia e Brasile schierati su fronti opposti, vi fu
una nuova ondata piuttosto consistente nel dopoguerra (si
contano 133.231 espatri nel periodo 1946-1990). Il totale
degli italiani emigrati in Brasile tra il 1876 e il 1990 è di
1.447.356.[6]
L'emigrazione italiana in Brasile fu favorita dalle politiche di accoglienza adottate dal Paese sudamericano, disposto ad anticipare il biglietto del viaggio allo scopo di
ricevere manodopera per la colonizzazione del suo immenso territorio, ancora in gran parte inesplorato.[15] Furono quindi gli strati sociali maggiormente impoveriti a
intraprendere il viaggio, diventando quindi coloni che sostituirono via via gli schiavi nelle fazendas (data al 1888
l'abolizione della schiavitù tramite la Lei Áurea). Il contesto rurale favorì la creazione di comunità italiane autosufficienti e relativamente isolate dal contesto linguistico
del Paese d'arrivo. La colonizzazione di territori affidati
dal governo brasiliano, concentrati soprattutto negli stati
di Paraná, Santa Catarina e Rio Grande do Sul, fu la scelparte dei veneti e in generale dagli italiani
L'immigrazione italiana interessò in particolare il sud del ta principale da
[16]
settentrionali.
Paese; ancora oggi, la popolazione di origine italiana raggiunge il 65% negli Stati meridionali di Rio Grande do Gli insediamenti rurali si dimostrarono quindi tendenSul, Santa Catarina, Espirito Santo (metà di questa è di zialmente conservativi dal punto di vista linguistico, in
origine veneta).[7] La città di San Paolo è stimata essere parallelo con quanto si osserva nelle aree più conservatiil polo urbano italiano più grande del mondo, con circa ve del territorio italiano.[17] Al mantenimento delle parlte
15 milioni di abitanti di origine italiana.[8] Nella parte d'origine concorsero l'isolamento in enclaves, spesso canordorientale del Rio Grande do Sul nacque un'autentica ratterizzate da endogamia e da una scolarizzazione poRegião Colonial Italiana.[9] Accanto all'immigrazione ita- co consistente, e anche l'affermazione di gruppi familiana, la regione attirò a sé numerosi immigrati dalla Ger- liari molto più larghi che nella madrepatria, che arrimania; oltre che con il portoghese brasiliano, l'italiano fu vavano a contare anche 170 membri.[18] Nelle zone ruquindi esposto al contatto con il tedesco, a sua volta lin- rali nacquero quindi numerose città con nomi italiani:
gua di immigrazione.[10] Le diverse ondate migratorie fu- nel Rio Grande do Sul furono fondate Nova Bassano,
1
2
1 LA LINGUA DELL'EMIGRAZIONE ITALIANA
Nova Pádua, Nova Treviso, Nova Vicenza (divenuta poi
Farroupilha) e Nova Trento (divenuta poi Flores da Cunha); nello Stato dell'Espírito Santo, nacque Nova Venécia; nello Stato di Santa Catarina troviamo invece Nova
Veneza e un'altra Nova Trento, fondata da immigrati di
origine trentina che ancora oggi conservano in parte la
loro lingua d'origine.[19]
lari, interessate al mantenimento della lingua italiana negli emigrati.[29] Meno legate alla salvaguardia dell'identità
nazionale erano invece le scuole rurali, la cui finalità era
più pragmaticamente insegnare a leggere, scrivere e fare di conto. È incerto se nell'insegnamento vi prevalesse
l'italiano o il dialetto; probabilmente era in uso una commistione delle due lingue, non senza qualche influenza
Maggiormente esposti alla pressione del portoghese bra- del portoghese. È documentato anche l'uso di testi bilingui italiano-portoghesi, forniti agli emigrati dal governo
siliano erano i contesti urbani, che attrassero immigrati
[30]
italiani solo in un secondo momento; più che di immigra- italiano.
zione diretta, si trattò spesso di inurbamento dei coloni Il successo delle scuole italiane dipese essenzialdalle fazendas, richiamati dalle prospettive di ricchezza mente dall'essere per lungo tempo l'unica opzione
offerte dalla modernizzazione delle grandi città.[20] San disponibile.[31] Nel 1908 furono censiti 232 istituti, che
Paolo, che nel 1920 aveva una popolazione costituita al salirono 396 nel 1913; il loro numero scese poi a 329
50% da immigrati di origine italiana, ebbe un ruolo trai- nel 1924 e a 167 nel 1930,[32] . Tale diminuzione fu denante nel fenomeno del mescolamento linguistico, anche terminata dal progressivo potenziamento della rete delin virtù dalla stratificazione di diverse provenienze regio- le scuole pubbliche; la concessione di finanziamenti alnali (campani, pugliesi, veneti, calabresi). Queste condi- le scuole comunitarie (quelle cioè gestite da associazioni
zioni favorirono l'utilizzo della lingua italiana nelle as- non statali) fu inoltre vincolata all'insegnamento in portosociazioni e nelle assemblee. In città ebbe inizio anche ghese di storia, geografia e alcune altre materie.[33] Erala partecipazione politica degli italo-brasiliani, a lungo no, del resto, gli stessi coloni italiani, ormai radicati in
limitata a causa dei bassi tassi di alfabetizzazione.[21]
terra portoghese, a desiderare di apprendere la lingua
[34]
L'altro grande polo di insediamento urbano degli immi- nazionale.
grati italiani è Porto Alegre, in cui si contavano 41 famiglie italiane già nel 1850;[22] La presenza italiana in
città si tradusse nel 1877 nella fondazione della Società
Vittorio Emanuele II, che rimase in attività fino allo scioglimento decretato dal governo brasiliano all'epoca del
secondo conflitto mondiale.[23] Profondamente radicata
in città fu dalla fine dell'Ottocento la presenza calabrese,
con il predominio degli immigrati provenienti dalla provincia di Cosenza e in particolare dal comune di Morano
Calabro;[24] la comunità moranese mantenne a lungo una
propria identità ben caratterizzata, rafforzata dai matrimoni endogamici e catalizzata dal culto della Madonna
del Carmine, patrona di Morano.[25]
1.3
La scolarizzazione degli immigrati
La rete scolastica del Brasile risentì a lungo di una grave
inefficienza, determinata in parte dall'enorme ampiezza
del territorio nazionale, in parte dal tendenziale disinteresse manifestato fin dalle origini della Repubblica federale per l'educazione dell'intero Paese.[26] L'istruzione degli italo-brasiliani fu quindi per lungo tempo impartita dagli stessi immigrati.[27] All'iniziativa di istitutori improvvisati si associò presto la fondazione di scuole elementari
italiane, sostenute da associazioni, religiosi e insegnanti
privati oltre che dagli irregolari finanziamenti del governo
italiano.
Particolarmente rilevante fu il ruolo delle numerose associazioni italiane che si costituirono con finalità patriottiche, religiose, culturali, ma soprattutto di beneficienza
e mutuo soccorso (se necontavano 98 nel 1896, 277 nel
1908, ancora 192 nel 1923);[28] queste associazioni intrattennero costantemente legami con le autorità conso-
Nel periodo della dittatura di Getúlio Vargas (19301945), iniziò una campagna di forzata nazionalizzazione che colpì duramente le scuole su base etnica (italiana, tedesca, ecc.), tenute in vita soltanto dall'appoggio
dei rispettivi governi europei e dagli enti religiosi; con il
secondo colfitto mondiale, lo studio dell'italiano fu proibito (insieme a quello del tedesco e del giapponese).[35] Nel
secondo dopoguerra, venuti in gran parte meno rispetto
all'epoca fascista i finanziamenti da parte del governo italiano, le scuole pubbliche o religiose in lingua portoghese
sostituirono quelle a base etnica, determinando numerose proteste e un'alta percentuale di evasione scolare; fu
solo a partire dal 1985 che nelle scuole pubbliche si diede spazio a lingue diverse dal portoghese e dall'inglese,
in modo tale da permettere agli italo-brasiliani e ad altri
gruppi di immigrati di imparare a leggere e a scrivere la
lingua d'uso nella loro comunità.[36]
1.4 La stampa di emigrazione
Le comunità degli immigrati italiani diedero vita a un
gran numero di pubblicazioni periodiche; tra il 1875 e
il 1960 sono state censite più di 500 testate (quotidiani, settimanali, quindicinali, mensili e numeri unici), di
cui circa 360 si concentrano nello Stato di San Paolo. Si
trattava di fogli di informazione, ricchi di notizie sulla
madrepatria e di cronaca nera e mondana, o di giornali umoristici, letterari, sportivi, di moda, spesso a tirature
modeste e dalla vita inferiore all'anno.[37] Il sostentamento, più che alle vendite, era affidato alle inserzioni pubblicitarie di connazionali. Vi furono anche alcuni giornali a tirature più ampie, fra cui spicca il «Fanfulla» di
San Paolo, nato nel 1893 e presto assurto a «portavoce
ufficioso della comunità italiana in Brasile»; il giornale
1.5
Politiche del governo brasiliano
era letto anche dai brasiliani e con le sue 15.000 copie
rappresentava all'inizio degli anni '10 il secondo giornale
cittadino.[38] Oggi esso sopravvive come settimanale bilingue, unico esponente significativo della stampa italiana
nello Stato di San Paolo.[39]
È tuttora in attività anche il «Correio Riograndense», fondato nel 1909 a Caxias do Sul con il titolo «La Libertà»;
l'anno successivo il giornale fu trasferito a Garibaldi, dove
esso prese il nome di «Il Colono»; nel 1917 fu acquistato dai Cappuccini e divenne la «Staffetta Riograndense»,
per assumere nel 1941 il titolo attuale. Fino a quella data, il giornale fu redatto in lingua italiana, con una sezione in portoghese e una colonna in un veneto «arricchito
da espressioni lombarde».[40] Proprio sulle colonne della «Staffetta Riograndense» vide la luce tra il 23 gennaio
1924 e 18 febbraio 1925 la fortunata Vita e stória de Nanetto Pipetta nassuo in Itália e vegnudo in Mérica per catare la cucagna del frate cappuccino Aquiles Bernardi; il
testo è scritto in talian, una koinè veneta con influssi delle
parlate lombarde e del portoghese. Ancora oggi la testata
rappresenta la «voce della cosiddetta identità taliàn».[41]
La contrapposizione fra scrittura in italiano e scrittura
in dialetto non era priva di valenze politiche; la scrittura
in italiano era spesso correlata alla propaganda di ideali
patriottici e nazionalistici, mentre l'uso del dialetto non
nacque come iniziativa spontanea dei dialettofoni (del resto per nulla avvezzi a metter per iscritto la loro lingua
d'uso),[42] bensì per iniziativa di alcuni membri del clero, che spesso si servirono delle loro opere per diffondere idee anti-socialiste. Sembra, del resto, che la lingua
di Nanetto Pipetta rispecchiasse più il vicentino nativo di
Bernardi che non la varietà parlata dagli italo-brasiliani
del tempo.[43]
1.5
Politiche del governo brasiliano
3
foni risultarono quindi la seconda minoranza linguistica del Paese (non contando le lingue amerindie), dopo
i parlanti di lingua tedesca (644.000) e prima di giapponesi (193.000) e ispanofoni (74.500).[46] Il censimento accertò, inoltre, che sui 24.603 italo-brasiliani («imigrados, nacionais ou ex-nacionais da Itália») dello Stato del Rio Grande do Sul, parlavano abitualmente italiano in 13.349 (54,26%); molto più bassa è la percentuale per lo Stato di San Paolo, a dimostrazione della differenza tra contesto rurale e contesto metropolitano (su
234.550 italo-brasiliani, parlavano italiano 30.259, corrispondenti al 12,90%). La percentuale complessiva di
italo-brasiliani che ancora parlavano di preferenza italiano era del 16,19%: si trattava della quota più bassa fra le
principali comunità di immigrati in Brasile, come emerge
dalla tabella seguente:[47]
La distribuzione dei dati rispecchia naturalmente la maggiore vicinanza al portoghese di italiano e spagnolo rispetto a lingue indoeuropee non neolatine (tedesco, russo,
polacco) o non indoeuropee (giapponese).[48]
Il censimento del 1940 è particolarmente significativo
poiché i dati furono raccolti prima che il Brasile intervenisse nella seconda guerra mondiale a fianco degli Alleati
(1942), dando quindi inizio a una campagna di assimilazione forzata delle minoranze (detta Campanha de Nacionalização). Si ritiene, quindi, che le risposte alle rilevazioni del censimento fossero in buona parte sincere, in quanto non ancora condizionate dall'esigenza di nascondere la
propria identità linguistica.[49] . Diversamente sarebbero
andate le cose nel 1950, quando le minoranze di origine
italiana, tedesca e giapponese, in seguito alla sconfitta dei
rispettivi Paesi d'origine e alla campagna di nazionalizzazione, preferirono generalmente negare la conoscenza di
lingue diverse dal portoghese.[50]
L'assimilazione forzata delle minoranze attuata sotto il regime dell'Estado Novo di Getúlio Vargas passò prima di
tutto attraverso la “nazionalizzazione dell'insegnamento";
vi fu quindi la statalizzazione delle scuole “comunitarie”
(quelle cioè gestite da associazioni non statali) e la proibizione dell'insegnamento in lingue diverse dal portoghese.
Fu vietata la pubblicazioni di opere nelle lingue del nemico, pena la carcerazione immediata; questo portò alla soppressione di numerosi giornali in tedesco e in italiano. Nacque il concetto di “crimine linguistico” (crime
idiomático); la persecuzione delle minoranze linguistiche
ebbe il suo culmine tra il 1941 e il 1945, determinando
l'incarcerazione di migliaia di persone sorprese a parlare
la propria lingua materna.[51]
Nel primo periodo della sua storia, il governo del Brasile
indipendente (1822) e poi repubblicano (1889) si mostrò
poco interessato all'integrazione linguistica delle diverse componenti della popolazione del Paese; non furono,
quindi, promosse politiche assimilazioniste, a differenza
di quanto stava avvenendo in Argentina; questa circostanza favorì la conservazione della lingua d'origine da parte
degli immigrati.[44] La lingua parlata dalla popolazione
non fu oggetto d'inchiesta nei primi censimenti nazionali
(1872, 1890, 1900, 1920); fu solo con il censimento del
1940, il primo realizzato dopo la fondazione dell'Instituto
Brasileiro de Geografia e Estatística, che si raccolsero inNello Stato di Santa Catarina furono creati campi di condicazioni sulla competenza del portoghese e sulla lingua
centramento, detti “aree di confinamento”, in cui venneparlata in ambito familiare.[45]
ro imprigionati, tra gli altri, i discendenti degli immigrati
Dal censimento emerse che l'italiano era parlato da che continuassero a parlare la loro lingua d'origine. Nel
458.000 persone, fra cui il gruppo numeroso era quel- 1942 nella città di Blumenau, nello stesso Stato, il 31%
lo dei brasiliani da almeno tre generazioni (285.000), dei carcerati era in prigione per avere parlato una lingua
discendenti degli italiani giunti con la prima ondata straniera; questa quota corrispondeva all'1,5% della pod'immigrazione; seguono i brasiliani di seconda secon- polazione complessiva del comune. Nello stesso anno in
da (120.000) e prima generazione (53.000). Gli italo-
4
2
città intervenne l'esercito, allo scopo di “insegnare ai catarinensi a essere brasiliani”. Si tentò, inoltre, di indurre
i bambini a denunciare i genitori che parlassero in casa
una lingua diversa dal portoghese.[52]
Conseguenza di queste repressioni fu la scomparsa di
gran parte della produzione culturale in lingua italiana.
Solo una piccola parte dei giornali soppressi fu infatti
stampata nuovamente dopo la fine del regime di Vargas; molti continuarono le loro pubblicazioni in lingua
portoghese.[53] La lingua italiana, nelle sue varietà dialettali, sopravvisse soprattutto nelle comunità rurali,[54]
mentre nelle grandi città, come già si è osservato, essa tornò in uso soltanto con la nuova ondata di immigrazione
del secondo dopoguerra.
1.6
L'italiano degli immigrati nella letteratura brasiliana
ANALISI LINGUISTICA
di «ri-produrre (produrre di nuovo, e non solo replicare) l’adattamento fonetico, lessicale e fraseologico degli
italo-paulistani»; questo procedimento non risponde a un
principio di fedeltà rappresentativa, ma di efficacia nei
confronti del pubblico brasiliano, dato che spesso «questi
adattamenti, pur scorretti dal punto di vista prettamente
linguistico, risultano tuttavia pienamente rispondenti all’intento stilistico, e, soprattutto, riconoscibili a un lettore
di lingua portoghese».[59]
2 Analisi linguistica
All'interno degli italo-brasiliani è necessario distinguere fra italofoni e dialettofoni. Un italiano conforme allo standard, anche se interessato da consistenti fenomeni di erosione linguistica, caratterizza i discendenti degli immigrati del secondo dopoguerra e si concentra in particolare nello Stato di San Paolo.[60] In Brasile
sopravvivono, inoltre, numerose comunità dialettofone;
particolare rilevanza hanno le parlate di impronta veneta concentrate in un'isola linguistica tra Rio Grande do
Sul e Santa Catarina, designate complessivamente con il
termine talian.
La forte componente italiana presente nella popolazione
brasiliana dalla fine dell'Ottocento ha favorito l'ingresso
della figura dell'immigrato italiano nella produzione culturale del Paese; in particolare, la presenza italiana ha tuttora un forte peso nella definizione dell'identità paulista
(si parla, a questo proposito, di ítalo-paulistas). È quindi nato un filone letterario che ha negli italiani di recente
immigrazione i propri protagonisti indiscussi, spesso ben
2.1
caratterizzati anche linguisticamente.
L'italiano degli immigrati a San Paolo
Alle origini della figura letteraria dellítalo-brasileiro si
collocano i racconti di Brás, Bexiga e Barra Funda dello
scrittore modernista Antônio de Alcântara Machado;[55]
l'opera, pubblicata per la prima volta nel 1927, ha infatti per protagonisti i cosiddetti Italianinhos de São Paulo,
cioè gli immigrati italiani che vivevano nella capitale paulista e in particolare nei tre quartieri popolari che danno
il nome alla raccolta. L'intento di Machado è quello di fare un ritratto dell'esperienza quotidiana degli immigrati,
rappresentata nelle sue difficili condizioni di vita secondo modalità cronachistiche; l'autore scrive, infatti, nella
prefazione:[56]
Dagli studi compiuti all'inizio del XXI secolo sulla diffusione dell'italiano tra gli italo-brasiliani di San Paolo è
emerso un netto divario tra le due fasi dell'emigrazione
italiana in Brasile (prima e dopo la cesura della seconda
guerra mondiale): la conoscenza della lingua italiana è
infatti andata perduta quasi completamente nei discendenti di italiani della prima immigrazione, mentre un
maggior grado di conservazione della lingua d'origine
si riscontra in coloro che sono giunti in Brasile nel secondo Novecento.[61] In questa seconda fase, inoltre, il
più alto livello di istruzione degli immigrati ha favorito il mantenimento dell'uso dell'italiano in famiglia e la
Caratteristica delle novelas paulistanas di Machado è sua propagazione tramite l'insegnamento, in corsi liberi e
l'adozione di una varietà linguistica fortemente influen- all'università, determinando quindi un progressivo recuzata dall'italiano sia nella grammatica, sia nel lessico, ad pero della lingua italiana dopo le proibizioni imposte dal
imitazione della lingua degli immigrati. Talora si giunge regime dell'Estado Novo.[62]
ad autentici inserti in italiano, come nell'esempio seguen- Il mantenimento di una buona competenza attiva nella
te (si tratta della lettura ad alta voce fatta da un oriundo lingua d'origine è condizionato dal possesso di un buon
di una notizia del «Fanfulla», il popolare giornale degli bagaglio di partenza, ottenuto tramite studi superiori nel
italiani di San Paolo):
Paese d'origine, e dalla possibilità di praticare spesso
Lo stesso procedimento fu poi adottato da Mário de Andrade nella raccolta Belasarte (1934), dedicata proprio a
Machado.[57] In entrambi i casi non si tratta di una riproduzione realistica, ma di un pastiche linguistico nel quale
«l'uso della lingua italiana [...] si insinua nel tessuto della
narrazione alio stesso modo in cui gli immigrati stavano
penetrando nel tessuto urbano: a volte distinguendosi dal
contesto in maniera evidente, altre volte con interazioni dalle sfumature sottili e variegate».[58] Si tratta quindi
l'italiano in vari registri e in ambienti aperti a uno scambio linguistico aggiornato.[63] In persone arrivate in Brasile in età adulta, le deviazioni dalla norma grammaticale italiana si presentano per lo più come dei lapsus
momentanei.[64] In questa fascia di immigrati, una buona competenza linugistica si unisce frequentemente a un
atteggiamento conservatore verso la lingua d'origine, attraverso il tentativo di separarne lessico e grammatica
da quelli della lingua d'uso quotidiano; tale «tendenza al
2.1
L'italiano degli immigrati a San Paolo
controllo e auna ideale lingua standard» si presenta particolarmente accentuata negli intervistati più anziani.[65]
Maggiormente deviante dalla norma italiana, sia negli
aspetti lessicali che in quelli grammaticali, si presenta la
varietà di lingua parlata da coloro che sono arrivati in Brasile nell'infanzia; il mantenimento della lingua d'origine
necessita, in questi casi, del contatto con la lingua standard tramite un periodo di studio formale e tramite la
pratica della lettura in italiano.[66]
Si può stimare che alla fine del XX secolo la lingua italiana a San Paolo fosse padroneggiata in modo fluido da
circa un migliaio di persone, in grado di produrre enunciati che avevano le loro principali limitazioni «in termini di proprietà e ricchezza lessicale»; a un livello inferiore di competenza, l'italiano contava alcune decine di
migliaia di parlanti, che presentavano un maggior numero di interferenze di vario genere, pur essendo in grado di
«comunicare in italiano con fluenza e vivacità».[67] Negli
ultimi decenni, la diffusione internazionale delle trasmissioni della Rai e l'aumento dei corsi di italiano, che costituiscono uno sbocco lavorativo per molti immigrati di ultima generazione, hanno favorito un progressivo aumento
d'interesse per l'apprendimento dell'italiano come lingua
straniera, in particolare tra gli italo-brasiliani che desiderano recuperare il contatto con la lingua d'origine.[68]
Complessivamente, l'italiano conserva a San Paolo una
buona visibilità, anche in ambito commerciale (in particolare nei settori dell'alimentazione, dell'arredamento,
della moda, dei beni di lusso), favorita dal fatto che «in
Brasile il nome italiano dà status e prestigio».[69]
2.1.1
5
• frequenza di calchi semantici («uso di lessemi presenti in entrambe le lingue con significati parzialmente o totalmente diversi»); talora si tratta di «lessemi che hanno la funzione di segnali discorsivi e
svolgono perciò una funzione pragmatica nel discorso» (per es. violento e brutale in funzione di superlativo in una differenza violenta o una differenza
brutale);[73]
• spie di riduzione del lessico della lingua d'origine
e diversa distribuzione semantica; fra due sinonimi
italiani, quello condiviso con il portoghese è decisamente preferito all'altro, talvolta in contrasto con
quanto accade in parlanti monolingui (per es. differente prevale nettamente su diverso; la distribuzione
di parlare e dire è rimodellata su quella di falar e
dizer in portoghese).
• presenza di calchi lessicali (cioè «lessemi esclusivamente portoghesi e adattati fonomorfologicamente
all'italiano»); tale presenza è comunque molto ridotta, in quanto «tra lingue affini» essa risulta «stretta [...] tra il calco semantico, molto più probabile in caso di lingue che condividono l'origine, e la
commutazione di codice»;[74]
• scarti rispetto all'italiano standard nell'uso degli
affissi; il fenomeno non si spiega con la sola
interferenza del portoghese, ma con un insieme più
complesso di fattori (spesso si ha, per es., la sostituzione di suffissi italiani con altri a maggiore produttività, anche senza che vi sia un modello
portoghese).[75]
Erosione linguistica
Tra 1995 e 1998 è stato costituito presso l'Universidade Morfosintassi
de São Paulo un corpus linguistico relativo all'italiano
• cambi di genere dei sostantivi sul modello del
parlato dagli immigrati italiani risiedenti a San Paolo da
portoghese (per es. uso di ordine al femminile);
almeno trent'anni, per verificare il mantenimento della
lingua d'origine in coloro che erano giunti in Brasile con
• influsso del portoghese nell'uso dell'articolo davanla seconda ondata di immigrazione, tra il 1945 e il 1960.
ti a nomi di parentela e possessivi (il mio marito,
Gli intervistati sono stati scelti fra persone che avessero
mie zie, ecc.), con le date (in millenovecentosessanuna buona competenza di partenza dell'italiano, assicurata), in sintagma nominale modificato (io vivo in città
ta dall'aver vissuto in Italia fino all'età adulta e dal posche ha il mare) o in altre espressioni; in alcuni casesso di un diploma di scuola secondaria (e spesso anche
si l'omissione o l'introduzione scorretta dell'articolo
di un titolo di laurea).[70] Sulla base di questo e di due
non si spiegano con l'influsso del portoghese, ma
successivi corpora raccolti presso l'Universidade Federal
con una generica perdita di competenza linguistica
de Minas Geiras tra il 2004 e il 2006 e tra il 2008 e il
(è stata dieci anni in Stati Uniti, come in Italia, in
2009 sono stati studiati i tratti linguistici dell'italiano più
Brasile, ecc.).
esposti a erosione linguistica nel contatto prolungato con
il portoghese brasiliano (intendendo per erosione lingui• errori nelle reggenze; anche in questo caso l'erosione
stica «una perdita non patologica nella prestazione nella
[71]
è solo in parte spiegabile con l'interferenza della
propria lingua materna»).
seconda lingua;
I principali fenomeni di erosione linguistica censiti sono
i seguenti:[72]
• introduzione di connettivi sintattici e testuali ricalLessico
cati sul portoghese brasiliano (cui si attribuiscono,
cioè, «funzioni pragmatiche diverse da quelle delle
medesime forme in italiano»);
6
2
Sintassi
• uso del gerundio non compatibile con la grammatica
italiana (per es. con un soggetto coreferente con
l'oggetto: io ho avuto sempre cugini [...] lavorando
[’che lavoravano’] a Montevideo).
• diversa posizione degli avverbi (in particolare, costante anteposizione di sempre, anche, già al verbo e,
in caso di forme perifrastiche, all'ausiliare: una persona che sempre è stata ammalata; io anche pensavo;
già io avevo trentacinque anni).
ANALISI LINGUISTICA
La lingua della Região Colonial Italiana, e in particolare le parlate italiane dell'altopiano di Caxias do Sul, furono oggetto nel 1968 di un'indagine da parte di Temistocle Franceschi e Antonio Cammelli; i due dialettologi sottoposero ad alcuni abitanti di Conceição, sobborgo
di Caxias, il questionario precedentemente utilizzato da
Matteo Bartoli e Ugo Pellis per l'Atlante linguistico italiano.[81] La lingua degli informatori risultò essere un dialetto veneto di tipo «vicentino»;[82] alla comunità vicentina
di Caxias se ne affiancava una «feltrina» (cioè oriunda
della media valle del Piave), più numerosa ma di inferiore condizione sociale.[83] Franceschi notò anche la presenza a Caxias di numerose persone in grado di parlare
correntemente l'italiano, «che peraltro fu qui la lingua di
cultura – in cui si stamparono libri e periodici – prima
che il “lusitano” s’imponesse nella stessa funzione».[84] Il
dialettologo rilevò inoltre l'importante ruolo linguistico
del clero locale, la cui formazione fu a lungo affidata a
religiosi di provenienza italiana.[85]
• l'uso dei pronomi clitici si riduce fortemente, in particolare negli immigrati che vivono in Brasile da lungo tempo; fanno eccezione il ci attualizzante in esserci (espressione che tende a sostituire termini più specifici in seguito all'erosione lessicale) e il pronome
accusativo come anaforico di costituenti dislocati a
sinistra (circostanza dovuta alla maggiore incidenza delle strutture tematizzant in portoghese rispetto Tra il 1973 e il 1974, Vitalina Frosi e Ciro Mioranza reall'italiano).[76]
censirono i parlanti dialettofoni in 26 comuni della regione di Caxias; ne risultò che il 98,5% di essi erano veneti
• espressione del soggetto: il portoghese brasiliano si (54%), lombardi (33%), trentini (7%) o friulani (4,5%);
sta evolvendo verso una sempre minore inciden- fra i veneti, 32% erano vicentini, contro il 30% di belluza del soggetto nullo (pro-drop) e questo sembra nesi, il 24% di trevisani e percentuali inferiori dale altre
condizionare i madrelingua italiani che, dopo una province.[86] . Questa forte prevalenza di parlate di una
lunga permanenza in Brasile, esprimono il sogget- ristretta area del veneto, corispondente alla regione del
to pronominale con maggiore frequenza rispetto allo monte Grappa (che si trova al confine tra le tre province)
standard italiano.[77]
favorì la creazione della koinè dialettale detta talian.
Commutazione di codice
• il ricorso al portoghese in un contesto linguistico italiano (code-switching) riguarda spesso l'inserimento
di segnali discorsivi o locuzioni con funzione pragmatica; si parla in questi casi di emblematic switching («uso consapevole di singole espressioni di
contenuto etnico e funzione pragmatica»).[78]
Da queste indagini si comprende che gli effetti
dell'esposizione dei madrelingua italiani al contatto con
il portoghese brasiliano non si limitano agli ambiti lessicale e morfosintattico, ma raggiungono anche l'area della
sintassi e della pragmatica; in altre parole essi «investono
un livello più profondo della lingua, [...] quello connesso
con la struttura informativa».[79]
2.2
I dialetti
L'esistenza di isole linguistiche italiane, prevalentemente dialettofone, all'interno del territorio brasiliano ha
permesso la conservazione di varietà linguistiche ormai
scomparse dal contesto d'orgine; la tendenziale conservatività delle aree periferiche, che costituisce una delle leggi della linguistica spaziale formulate da Matteo Bartoli,
ha consentito ai dialettologi di «studiare, quasi 'in vitro',
com'era parlato l'italiano dialettale del XIX».[80]
In epoca più recente, è stato oggetto di studi linguistici dettagliati il dialetto neotrentino di Nova Trento, nello Stato di Santa Catarina,[87] e di Piracicaba, nello Stato di San Paolo.[88] La presenza di trentini in Brasile
risale all'epoca in cui la provincia di Trento era parte
dell'impero austro-ungarico; a partire dal 1870, coloni
trentini di lingua italiana furono infatti inviati dall'impero
asburgico a popolare le colonie tedesche in Brasile, in
particolare a Blumenau, nello stato di Santa Catarina.[89]
Nelle aree rurali dello Stato del Rio Grande do Sul sono
presenti anche alcune comunità di lingua friulana; il friulano (furlan) è peraltro percepito dai parlanti come nettamente distinto dalla koinè veneta dominante (talian).[90]
Le varietà friulane d'oltreoceano consentono di osservare processi di evoluzione fonologica differenti da quelli
della madrepatria.[91]
Una commistione tra italiano e dialetti è stata invece osservata negli abitanti della comunità italiana di Pedrinhas
Paulista, ubicata nello Stato di San Paolo a circa 550km
dalla capitale. La città accolse a partire dal 1952 236 famiglie di immigrati, di cui 127 erano ancora presenti in
loco nel 1974.[92] Alla fine del XX secolo, essi continuavano per lo più a parlare nei rispettivi dialetti d'origine in
ambito domestico, ricorrendo invece a «una interlingua
di italiano, dialetto, portoghese, con italiani del luogo ma
provenienti da altre regioni e con italiani che visitano la
loro città» e a «un portoghese brasiliano semplificato e
3.2
Lo studio dell'italiano come lingua seconda
inadeguato con i brasiliani».[93] Si tratta, comunque, di
un caso eccezionale, dato che nel restante territorio dello
Stato, la perdita della lingua d'origine è stata pressoché
totale.[94]
2.3
7
attori brasiliani e subordinate all'esigenza di comprensione da parte degli spettatori. La necessità di seguire i gusti
del pubblico, tuttavia, comporta spesso una certa stereotipizzazione nella rappresentazione linguistica, evidente
in particolare nella predilezione per immigrati di origine
napoletana ritratti in modo caricaturale.[106]
Il talian
Con il nome di talian si indica una varietà della lingua
veneta parlata da circa 500.000 persone come prima lingua in 113 città degli Stati brasiliani di Rio Grande do
Sul e Santa Catarina.[95] Si tratta di un idioma a base veneta, con influssi di altri dialetti italiani e del portoghese;
il talian non è considerato una lingua creola, nonostante
l'alta incidenza di prestiti lessicali dal portoghese, poiché
«la grammatica e il lessico rimangono fondamentalmente
veneti».[96]
3.2 Lo studio dell'italiano come lingua
seconda
3.2.1 Insegnamento dell'italiano nelle scuole brasiliane
L'insegnamento dell'italiano come lingua seconda è stato introdotto come materia obbligatoria in diversi comuni brasiliani, che qui si presentano suddivisi per Stato di
appartenenza.
Il talian presenta «i tratti tipici di un'enclave linguistica»;[97] I tratti linguistici del talian dipendono infatti dalle
diverse parlate da cui la koinè ha avuto origine (dialetti Espírito Santo
veneti, dialetti lombardi, portoghese brasiliano). La na• Venda Nova do Imigrante[107][108][109]
scita di una koiné dialettale su base veneta tra gli italobrasiliani ebbe luogo all'interno della cosiddetta “Regione
Coloniale Italiana” nel Nordest riograndense;[98] .
Paraná
Il veneto brasiliano fu sottoposto a misure persecutorie
• Francisco Beltrão[110]
sotto il regime dell'Estado Novo, che ne ridussero fortemente l'uso, oggi sostanzialmente limitato all'ambito
domestico e ai parlanti più anziani.[99] A partire daRio Grande do Sul
gli anni '90, esso è tuttavia al centro di una vasta ampia opera di divulgazione, allo scopo di garantirne il
• Antônio Prado[111]
mantenimento.[100] Il talian ha inoltre ottenuto numerosi
riconoscimenti istituzionali, fino ad entrare a far parte del
del patrimonio culturale del Brasile (2014).[101]
Santa Catarina
• Brusque[112][113][114][115]
3
L'italiano in Brasile come lingua
straniera
• Criciúma[116][117]
San Paolo
3.1
Diffusione attraverso i media
Il personaggio dell'italo-brasiliano, ben presente nella letteratura e nel teatro,[102] è approdato successivamente al
cinema e quindi alla televisione; è quidni frequente che
nelle popolari novelas das oito, le telenovele trasmesse in
prima serata dalla Rede Globo, si dia spazio a dialoghi in
lingua italiana.[103] Numerose sono state le storie di conflitti familiari nell'Italia della fine dell'Ottocento o dei primi decenni del Novecento, spesso risolte nell'emigrazione
di uno o più personaggi verso il miraggio di felicità rappresentato da San Paolo, o sulle sanguinose faide tra gli
immigrati italiani nelle fazendas.[104] Il pubblico brasiliano è quindi frequentemente esposto a esempi di «italiano
televisivo», caratterizzato non soltanto dall'introduzione
di parole ed espressioni idiomatiche, ma talora anche dal
tentativo di «‘integrare’ la grammatica e la sintassi delle
due lingue»,[105] Le battute italiane sono interpretate da
• Bragança Paulista[118] .
L'apprendimento della lingua italiana è invece facoltativo nelle scuole pubbliche di San Paolo[119] e di São José dos Campos[120] Nello Stato paulista, l'insegnamento
dell'italiano è inoltre disponibile dal 1987 nei Centros de
Estudo de Línguas annessi ad alcune scuole secondarie e
dal 1995 in numerose scuole elementari.[121]
3.2.2 Insegnamento dell'italiano nelle università
Corsi di laurea in lingua e letteratura italiana sono
offerti dalle principali università del Paese (fra cui
l'Universidade de São Paulo e l'Universidade Estadual
Paulista,[122] l'Universidade de Brasília, l'Universidade
Federal do Rio de Janeiro, l'Universidade Federal do Rio
Grande do Sul).
8
3.2.3
4
NOTE
Janeiro e Salvador de Bahia. Presso ciascuno di essi è possibile seguire corsi di lingua italiana; le sedi di Curitiba,
Negli anni 2013 e 2014, il governo brasiliano ha offer- Maceió, Nova Friburgo e Recife offrono, inoltre, la posto la possibilità di studiare l'italiano in Italia tramite il sibilità di conseguire la certificazione PLIDA (insieme al
programma Ciência sem Fronteiras – Itália;[123] ; partner Centro Linguistico de Franca).[139]
italiano del progetto è stato il consorzio ICoN.[124]
Corsi di italiano sono inoltre offerti dallo Spazio Italiano
3.2.4
Progetto Ciência sem Fronteiras – Itália
Corsi di italiano finanziati dal Ministero degli
Affari Esteri
L'insegnamento dell'italiano da parte degli Istituti italiani di cultura all'estero (IIC) è stato oggetto dell'indagine
Italiano 2000, promossa dal Ministero degli Affari Esteri allo scopo di valutare «i pubblici e le motivazioni
dell'italiano diffuso fra stranieri». Per quanto riguarda il
Brasile, rispose soltanto l'IIC di San Paolo, documentando un aumento del 63.1% degli studenti di italiano tra il
1995 e il 2000.[125]
di San Paolo[140] e dalla Associação Dante Alighieri di
Brasilia[141]
4 Note
[1] Licata 2009, p. 17.
[2] Ethnologue – Brazil. In Colli 2000 si legge che «da un
recente sondaggio risulta che il 14% degli oriundi, in famiglia, parla ancora la lingua italiana (nel novero sono
compresi coloro che non hanno mai visto l'Italia)»; il dato,
tuttavia, non è ulteriormente verificabile.
L'indagine fu replicata a distanza di dieci anni; nell'a.a. [3] Cfr. Annuario Statistico 2014, p. 121.
2009-2010 furono censiti 3.112 studenti dei lettori universitari del Ministero degli Affari Esteri in Brasile e più [4] Bagna 2011, p. 340.
di 3.000 studenti dei corsi di italiano organizzati dagli
IIC.[126] Tra le motivazioni per l'apprendimento, emer- [5] Bagna 2011, p. 328.
sero con un posto di assoluto rilievo in tutta l'America [6] Licata 2009, pp. 15-17.
Latina i “motivi personali e familiari” (37%, contro il
27% di “studio” e “tempo libero e interessi vari” e il [7] Bagna 2011, p. 327.
9% di “lavoro”), in particolare in virtù della “famiglia di
[8] Ivi; il dato è tratto dal Rapporto Italiani nel Mondo 2006
origine italiana”.[127] Questo dato è conforme ai risultati
della Fondazione Migrantes.
dell'indagine condotta negli anni '90 a San Paolo, che ha
visto i «motivi di origine» affiancare stabilmente i «moti- [9] Sabbatini 1975.
vi di studio» in «quasi tutte le risposte» (minore rilevanza
avevano invece lo «studio per piacere» e un peso ancora [10] Cfr. Vandresen 1987.
minore i «motivi di lavoro»).[128]
[11] Bagna 2011, p. 331.
Nell'Annuario statistico del Ministero degli Affari Esteri
[12] In Carboni 2002, p. 189 si riporta che, secondo
vengono resi noti i dati sugli studenti di italiano presso gli
un'inchiesta realizzata nella Regione Coloniale Italiana tra
IIC e sugli iscritti ai corsi di lingua e cultura italiana orgail 1875 e il 1886, tra gli imigrati italiani erano in grado di
nizzati dal Ministero. Entrambe le cifre hanno progressileggere il 63% degli uomini e il 37% delle donne, quindi
vamente subito una flessione, dovuta principalmente alla
il 50% del totale.
drastica diminuzione delle risorse finanziarie devolute dal
Ministero e quindi del numero di corsi organizzati. I dati [13] Da un'indagine a campione sugli immigrati giunti a San
Paolo tra il 1945 e il 1960 è emerso che il 90% di loro
relativi agli anni 2008-2013 si possono riassumere nella
non aveva mai parlato dialetto; cfr. Bilia 1997, p. 24.
seguente tabella:
[14] Bagna 2011, p. 342.
3.2.5
Scuole italiane in Brasile
[15] Devoto 1993, p. 3.
[16] Bagna 2011, pp. 329-330.
Sul territorio brasiliano sono presenti due Scuole Italiane
all'Estero,[137] l'Istituto Italo-Brasiliano Biculturale “Fon- [17] Trento 2002.
dazione Torino” di Belo Horizonte e la Scuola Italiana
[18] Carboni 2002, pp. 283-284.
Eugenio Montale di San Paolo.[138]
3.2.6
Corsi offerti da altre istituzioni
In Brasile sono presenti sette comitati della Società Dante
Alighieri, aventi sede nelle città di Curitiba, Nova Friburgo, João Pessoa, Maceió, Nova Friburgo, Recife, Rio de
[19] Cfr. Marli Boso 2002; la corrispondenza tra toponimo e
provenienza degli immigrati, peraltro, non è la norma, dato che «i nomi delle località venivanospesso stabiliti preliminarmente dalle società concessionario del frazionamento e della ripartizione delle terre dove poi venivano installati gli immigrati provenienti per lo più da province venete
diverse» (Meo Zilio 1991, p. 233 n. 12).
9
[20] Trento 2002.
[49] Ivi, p. 7.
[21] Bagna 2011, p. 330.
[24] Ivi, p. 6.
[50] Ivi, p. 8. Nei censimenti successivi, si rinunciò all'inchiesta
sulle competenze linguistiche della popolazione (Oliveira
2008, p. 6 n. 8). Nei risultati del censimento del 2010,
è possibile reperire dati soltanto relativamente alle lingue
indigene; cfr. Censo demográfico 2010 – Características
gerais dos indígenas. Resultados do universo.
[25] Ivi, p. 8.
[51] Oliveira 2008, pp. 5-6.
[26] Nel 1883 il console italiano Enrico Perrod, visitando la
colonia italiana di Conde d'Eu, si vide chiedere due cose:
una strada e delle scuole (Carboni 2002, p. 193).
[52] Ibidem.
[27] Ivi, p. 105.
[54] Oliveira 2008, p. 6.
[28] Frosi 1987, pp. 145-146; per i dati numerici, cfr. Trento
2002, p. 15.
[55] Machado 1983.
[29] Carboni 2002, p. 195-196;
[57] Andrade 1956.
[30] Ivi, pp. 200 e 202.
[58] Pincherle 2006, p. 10.
[31] Ivi, p. 198.
[59] Ivi, p. 12; l'autrice ricorda a questo proposito le osservazioni di Folena sul teatro di Goldoni, in cui un francese
che si sforzasse di parlare italiano era rappresentato attraverso «un franco-italiano grammaticalmente incredibile
in bocca a un francese che italianizzi», ma perfettamente
efficace nei confronti di un pubblico familiarizzato piuttosto con «gli spropositi abituali di un italiano quando cerca
di parlare il francese senza conoscerlo» (Folena 1983, p.
371).
[22] Santoro de Constantino 2002, p. 3.
[23] Ivi, pp. 3-4.
[32] Trento 2002, p. 16.
[33] Vandresen 1987, p. 100.
[34] Carboni 2002, p. 203.
[35] Ivi, pp. 100-101.
[36] Ivi, p. 101; Mordente 1997, p. 18.
[53] Trento 2002, p. 17.
[56] Il testo è disponibile in Wikisource .
[38] Trento 2002, p. 17.
[60] Cfr. la voce Interferenza nell'Enciclopedia dell'Italiano
(Treccani, 2010) per gli influssi dell'italiano sul portoghese parlato nello Stato paulista.
[39] Caprara, Mordente 2004, p. 2004.
[61] Caprara 2003, pp. 201-202.
[40] {{maiuscoletto|Frosi} 1987, p. 154 n. 41.
[62] Ivi, p. 203.
[41] {{maiuscoletto|Bagna} 2011, p. 337.
[63] Ivi, pp. 203-204.
[42] La produzione diaristica ed epistolare degli emigranti è
costantemente svolta nella lingua nazionale, anche se venata di qualche tratto dialettale (Carboni 2002, pp. 234
e 252-253); essa risente, peraltro, della mediazione svolta
da persone alfabetizzate e non è quindi una fonte affidabile
sull'effettiva competenza linguistica degli emigrati (Bagna
2011, p. 333).
[64] Ivi, p. 206.
[37] Per l'elenco delle testate, cfr. Trento 2011.
[43] Carboni 2002, pp. 222-224.
[44] Bagna 2011, p. 333.
[45] Il censimento prevedeva due domande a questo proposito
(nn. 18-19): «O recenseado fala correntemente o portoguês?» e «Que língua fala habitualmente no lar?»); cfr.
Oliveira 1999, p. 13.
[65] Ivi, p. 209.
[66] Ivi, p. 2010.
[67] Ivi, p. 214.
[68] Ivi, pp. 212 e 214; sul ruolo di Rai International nella
diffusione dell'italiano a San Paolo, cfr. Caprara, Castro
2004.
[69] Ivi, pp. 200-201.
[70] Bilia 1997, pp. 24-25; il corpus è edito in «Revista de
Italianística», V 1997 (O Italiano dos italianos em São
Paulo), pp. 31-272.
[46] Mortara 1950, p. 41.
[71] Ferrari, Raso, Vale 2011, p. 28.
[47] Ibidem
[72] Cfr. per tutti i fenomeni Raso 2003, oltre ai contributi
citati per singoli punti.
[48] Gli italiani furono il gruppo che più facilmente perse
la propria lingua d'origine, in contrasto con la maggiore conservatività dei tedeschi, anche a Buenos Aires: cfr.
Rigatuso 2005, p. 247.
[73] Cito da Raso 2004, pp. 17 e 19.
[74] Cito da Raso 2004, p. 22.
10
4
NOTE
[75] Raso 2008.
[76]
[77]
[78]
[79]
[80]
[81]
[82]
[104] Esempi di telenovele che hanno immigrati italiani per protagonisti sono: O Rei do Gado, andata in onda tra il 1996
Cfr. Raso, Vale 2009 e Ferrari, Raso, Vale 2011.
e il 1997 e poi di nuovo nel 2009 e nel 2011 e ambientata
in una fazenda abitata da immigrati italiani negli anni '40
In Rocha, Gullo 2011, p. 120 si stima che il soggetto pro(cfr. O Rei do Gado - Ficha Técnica); Esperança, andata in
nominale sia omesso nel 70% dei casi possibili in italiano
onda tra il 2002 e il 2003 e ambientata nell'Italia anni '30
standard, contro il 29% del portoghese brasiliano.
(cfr. Esperança – Ficha Técnica); Terra Nostra, trasmessa per la prima volta tra 1999 e 2000 e ripresa anche dal
Cito da Raso 2004, p. 44.
palinsesto italiano nel quindicennio successivo, ambientaRaso 2003, p. 46.
ta nell'Italia di fine Ottocento (cfr. Terra Nostra – Ficha
Técnica).
Meo Zilio 1991, p. 228.
[105] Ibidem.
Per i criteri dell'indagine e le modifiche cui fu sottoposto il
questionario, cfr. Franceschi, Cammelli 1977, pp. 27-37. [106] In Casini 2008, pp. 135-136 si riporta come in Esperança
il tentativo di uscire dal «vecchio e sicuro modello napoNel termine «s’inglobano anche le minoranze linguistiche
letano» mettendo in scena una famiglia di origine sarda
viciniori, come quella padovana (e, con molta probabilità,
non abbia incontrato il favore del pubblico, costringenquella trevigiana)» (ivi, p. 18); si può quindi parlare di
do la produzione a modificare il colorito linguistico dei
dialetto veneto centrale.
personaggi nel corso della trasmissione delle puntate.
[83] Ivi, pp. 18-19.
[84] Ivi, p. 18.
[85] Ivi, p. 22.
[86] Riprendo questi dati da Carboni 2002, pp. 243-244.
[87] Marli Boso 2002.
[88] Leme 2001, Altmayer 2009, Altmayer 2010.
[107] Língua italiana na rede municipal de ensino
[108] Aprovado em primeira votação, projeto emendado propõe
um ano de caráter experimental em Venda Nova
[109] Convênio para ensino da língua italiana em nível
municipal
[110] Lei Ordinária nº 3018/2003 de Francisco Beltrão, dispõe
sobre a oficialização de aulas de língua italiana nas escolas
[89] Vandresen 1987, p. 95; una ricostruzione dettagliata della [111] Elaboração de Projeto de Lei para o ensino obrigatório da
vicenda storica si legge in Lenard 1976.
língua italiana nas escolas municipais; Língua italiana em
Antônio Prado.
[90] Marcato 2007, pp. 153-155; Rizzolatti 2007, p. 166.
[112] Lei 3113/08, Brusque - Institui o ensino da língua italia[91] Rizzolatti 2007, p. 164.
na no currículo da rede municipal de ensino e dá outras
provicências
[92] Castro 1997, p. 275; Castro 2003, p. 51.
[93] {{maiuscoletto|Castro} 2003, p. 52.
[113] Lei 3113/08 | Lei nº 3113 de 14 de agosto de 2008 de
Brusque
[94] Caprara, Mordente 2004, p. 104.
[114] Art. 1 da Lei 3113/08, Brusque
[95] Per i dati numerici cfr. i dati divulgati dal governo brasiliano nel 2014 (Dialeto de imigrantes italianos se torna [115] Secretaria de Educação esclarece a situação sobre o
Ensino da Língua Italiana
patrimônio brasileiro). Per la diffusione geografica, cfr. la
mappa in Ethnologue – Southern Brazil].
[116] Lei 4159/01 | Lei nº 4159 de 29 de maio de 2001 de
Criciuma
[96] Bagna 2011, p. 340.
[97] Bagna 2011, p. 341; cfr. anche Meo Zilio 1991 sulle isole [117] Lei nº 4.159 de 29 de Maio de 2001 - Institui a disciplina
de língua italiana
linguistiche italiane in Sudamerica.
[98] Non ci sono stati, invece, sviluppi analoghi in altri Stati a [118] Lei 2953/96 | Lei nº 2953 de 30 de setembro de 1996 de
Braganca Paulista
forte presenza italiana (San Paolo, Espírito Santo, Santa
Catarina, Paraná); cfr. Frosi 1987, pp. 138-140.
[119] Secretário de educação renova convênio para ensino de
italiano nas escolas munipais
[99] Carboni 2002, pp. 351-358; Maraschin 2006; Secci 2011,
p. 360.
[100] Ivi, pp. 344-350.
[120] Lei municipal Nº 4.947/96
[121] Caprara, Mordente 2004, p. 107.
[101] Dialeto de imigrantes italianos se torna patrimônio
[122] Nel 2004, l'Universidade de São Paulo contava circa
brasileiro.
350 studenti di corsi di laurea e 30 studenti post-laurea
in lingua e letteratura italiana; numeri analoghi erano
[102] Casini 1996-97.
quelli dell'Universidade Estadual Paulista; cfr. Caprara,
[103] Cfr. Casini 2008.
Mordente 2004, p. 108.
11
[123] Ciência sem Fronteiras – Itália
[124] Cfr. per il 2013 L'italiano di ICoN per mille brasiliani e
per il 2014 ICoN – CFS 2014.
[125] Italiano 2000, p. 142.
[126] Giovanardi, Trifone 2012, pp. 75 e 120.
[127] Ivi, pp. 32-33.
[128] Mordente 1997, pp. 19-20.
[129] Valori in Euro.
[130] L'anno riportato si intende come anno di fine corso;
“2008” corrisponde quindi all'a.s. 2007/2008, ecc.
[131] Cfr. Annuario Statistico 2009, cap. 2, pp. 98, 101, 107.
[132] Cfr. Annuario Statistico 2010, cap. 2, pp. 98, 101, 107.
[133] Cfr. Annuario Statistico 2011, cap. 2, pp. 89, 93, 98.
[134] Cfr. Annuario Statistico 2012, cap. 2, pp. 102, 105, 110.
[135] Cfr. Annuario Statistico 2013, pp. 91, 95, 99.
[136] Cfr. Annuario Statistico 2014, pp. 99, 103, 107.
[137] Cfr. Elenco scuole paritarie.
[138] http://www.montale.com.br/
[139] http://plida.it/plida/america/106-brasile.html
[140] http://spazioitaliano.com.br/
[141] http://www.dantealighieribsb.com.br/
5
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6
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