Dal 2015 Milano sarà più povera. C`è bisogno di nuovi riformisti
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Dal 2015 Milano sarà più povera. C`è bisogno di nuovi riformisti
MILANO SAPELLI & VITTADINI/ Dal 2015 Milano sarà più povera. C'è bisogno di nuovi riformisti… Giorgio Vittadini, Giulio Sapelli v enerdì 1 4 dicem bre 2 01 2 Milano è un caso unico nella storia m ondiale. Com e si spiega la sua centralità, una centralità non politica, m a, com e dice l'econom ista Giulio Sapelli, da «sistem a nerv oso»? E il fatto che a Milano, rispetto ad altri nuclei urbani europei che sono capitali dell'industrializzazione, ci sia più uguaglianza e m eno pov ertà? E' in libreria La città che sa cambiare. I ndagine su economia e società a Milano, di Luigi Ver gallo (Ed. Guerini e Associati). L'indagine analizza le grandi trasform azioni econom iche e sociali che Milano ha v issuto e sta v iv endo, e m ostra com e solo ridefinendo continuam ente se stesso il territorio m ilanese riesca a m antenere la sua for za di traino per tutto il Paese e a elaborare reti sociali solidali. Il v olum e v errà presentato oggi, v enerdì 1 4 dicem bre, alle ore 1 7 .3 0 presso il Centro Culturale di Milano, in v ia Zebedia 2 , durante la Giornata della Sussidiarietà organizzata in collaborazione con la Com pagnia delle Opere di Milano e durante la quale v errà consegnato il Prem io San Bernardo a tre opere sociali che hanno sv iluppato azioni solidali, educativ e, econom iche ed assistenziali particolarm ente significativ e. Proponiam o di seguito la Postfazione al v olum e, che contiene un dialogo tra Giorgio Vittadini e Giulio Sapelli. Giorgio Vittadini. Nel v olum e l’autore afferm a: «Mentre Milano città perdev a popolazione operaia, il capoluogo lom bardo iniziav a ad acquisire sem pre più centralità econom ica, benché non politica, nei confronti dell’am pia regione urbanizzata poi talv olta definita m egalopoli lom barda. Al contrario, v erso il centro della città conv ergev ano i ser v izi centrali dell’im presa, in particolare le funzioni di controllo e finanziaria». Quindi, se, da una parte, Milano non div enterà m ai determ inante nei destini politici della nazione, dall’altra, la sua forza econom ica sarà sem pre traino per lo sv iluppo dell’intero Paese, anche nel m om ento in cui perderà l’industria, e anzi, pr oprio dopo questa fase, div enterà in qualche m odo m egalopoli padana. Com e è potuto accadere? Giulio Sapelli. Milano non ha perso centralità econom ica, secondo m e, perché ha perso, sì, popolazione operaia, m a le industrie hanno m antenuto qui i loro centri direttiv i; e poi, cosa fondam entale, ha saputo attrarre le nuov e eccellenze econom iche, politiche, estetiche della globalizzazione. Milano è un caso unico nella storia m ondiale, basti pensare a città com e Manchester, Birm ingham o la stessa Londra che hanno im piegato v ent’anni per rinnov arsi dopo la fase di deindustrializzazione. L’altro fattore di riliev o che spiega la centralità del capoluogo lom bardo è il peso che la finanza, nel bene e nel m ale, ha v ia v ia assunto. Prim a della recente fase di finanziarizzazione dell’econom ia, av ev am o banche m olto più solide a sostegno dell’industria (si pensi alla Cariplo, alla Cassa di Risparm io…), m a oggi le banche sono più internazionalizzate. Inoltre, com e em erge dall’indagine qui condotta, m olta parte della popolazione che girav a intorno alle fabbriche si è in brev e tem po riconv ertita a lav ori autonom i o ad attiv ità di com m ercio e di serv izio, però av anzato o qualificato. Questo ha fatto sì che Milano assum esse una nuov a centralità. Com e sem pre, nella sua storia, una centralità non politica, m a, si potrebbe dire, da «sistem a nerv oso». In Lom bardia, bresciani, bergam aschi, eccetera si sentono autonom i politicam ente: Milano non esercita un’egem onia, div ersam ente, ad esem pio, da Venezia in Veneto, per non parlare di Torino in Piem onte, nonostante centri com e Cuneo siano m olto più av anzati di Torino. Vittadini. Negli anni oggetto dell’indagine, gli im prenditor i a Milano sono aum entati. L’afferm arsi della piccola im presa m ilanese è conseguenza diretta del v enir m eno della grande im presa? Sapelli. Sì, infatti a Milano ci sono m oltissim e piccole e m edie im prese di prim a generazione, m assim o di seconda, che sono nate negli anni Settanta-Ottanta, quindi sono im prese giov ani. E poi, m entre, ad esem pio, in Piem onte l’im presa v iv ev a fino a quando v iv ev a il fondatore perché i discendenti di fatto non la sapev ano portare av anti, a Milano accade più facilm ente che gli im prenditori abbiano figli in grado di seguire lo sv iluppo dell’im presa. Si pensi al caso della Bracco: un’azienda che era una farm acia ed è div entata una m ultinazionale grazie a generazioni di im prenditori sem pre «sul pezzo». Vittadini. Il terzo aspetto di questo capitolo «occupazione» è la cosiddetta terziarizzazione delle im prese, che da aziende m anifatturiere div engono, in prev alenza, aziende di serv izi nel m ercato globale. Sapelli. Esattam ente. Milano div iene città degli headquarters di aziende italiane ed europee di grandi dim ensioni e città di serv izi av anzati all’im presa: serv izi tecnologici, m a anche m oda e design, che sono grandi propulsori d’innov azione. Basti pensare all’uso del legno, delle plastiche, delle resine, alla nuov a ondata d’innov azione nella chim ica fine, che v iene dal design e dalla m oda, perché gran parte delle cose che noi indossiam o non sono fatte di fibre naturali. Vittadini. Un ulteriore aspetto è quello del reddito. Dalla ricerca em erge che la disuguaglianza tra classi a Milano, rispetto alle altre città italiane ed europee, è sem pre stata più contenuta, non v i sono state situazioni di em arginazione com e quelle, ad esem pio, di Londra o Parigi. La stessa ricerca però prev ede che, a seguito della crisi che stiam o attrav ersando, nel 2 01 5 Milano sarà interessata da una situazione di im pov erim ento e di disuguaglianza tra classi che non si era m ai registrata prim a. Com e com m enti questa analisi? Sapelli. Nelle prim e fasi dell’im m igrazione, a Milano è arriv ata gente da tutte le zone pov ere d’Italia, dal Polesine, dalla Calabria, eccetera. Tuttav ia, m entre, ad esem pio, a Torino gli im m igrati erano sottoposti a un regim e di «reclusione» (alla m ia fam iglia fu rifiutata due v olte la casa quando scoprirono che m ia m adre era nata in Sicilia), a Milano non sarebbe m ai successo. La borghesia qui era m olto più ev oluta e la Chiesa cattolica m olto aperta, a differ enza di quella piem ontese. Inoltre, anche grazie a un sindacato riform ista che fece della lotta per l’aum ento del salario una sua caratteristica, il reddito dei lav oratori aum entò, stabilendo una situazione di m aggiore uguaglianza tra i lav oratori. Teniam o conto che qui non c’era la FIAT, m a im prese più av anzate e piccole e m edie im prese che pagano m eglio l’operaio. Com e siam o arriv ati allora ai dati sconcertanti di oggi, quali l’1 % che possiede il 40% della ricchezza? La risposta è sem plice: è arr iv ata la finanza, i top m anager delle grandi banche, e questo ha sconv olto la str atificazione sociale. Se pensiam o che Raffaele Mattioli, che è stato l’uom o più potente d’Italia alla fine degli anni Sessanta, appassionato di libri, av ev a un taccuino su cui av ev a segnato «I libr i che non posso perm etterm i»… adesso i m anager si com prano le isole! Vittadini. La disuguaglianza non dipende, quindi, dalla presenza degli im m igrati, com e docum enta la ricerca di Giancarlo Blangiardo dell’anno scorso, L’immigrato una risorsa a Milano, che m ostra com e gli im m igrati a Milano stiano div entando im prenditori. Si può dire che si sta assistendo a una disuguaglianza v erso l’alto? Sapelli. Infatti, a Milano non si è abbassata la qualità della v ita. In città com e Bari, Cagliari, si v ede cos’è la pov ertà. A Milano no, qui non si è schiacciato il reddito, m a si è alzato quello dei ricchi, sono arriv ati i Profum o, i Passera, i Micciché… Vittadini. Questa situazione è suffragata dai dati dell’ultim a parte del secondo capitolo, dov e si rilev a com e Milano abbia sem pre affrontato la pov ertà, sia con l’interv ento pubblico, sia con la carità e con l’iniziativ a priv ata, in m odo om ogeneo, inoltre il tentativ o di elev are il liv ello m inim o è stato costante. Sapelli. Qui em erge una caratteristica m olto bella di Milano: la gente fa la carità senza apparire. Anche in base a quello che studio posso dire che a Milano c’è pochissim a m arginalità. Ci può essere la pov ertà, m a non la m ar ginalità. Gli unici ai m argini sono i rom , che sono una piccolissim a entità, più che altro usata a fini propagandistici. Per il resto, anche i «barboni» in m ezzo alla strada a Milano, rispetto ad esem pio a Rom a, sono dav v ero pochi. Vittadini. Dopo reddito, uguaglianza, pov ertà, il quarto aspetto della ricerca riguarda il confronto con le regioni europee. La Lom bardia è tra le regioni europee più sv iluppate, fa parte della cosiddetta «banana blu», quell’area che parte dalle zone industrializzate dell’Inghilterra, attrav ersa la Germ ania e scende fino a Milano. Quest’area corrisponde al punto più sv iluppato dell’Europa, un m otore v iv ente a cui Milano e la Lom bardia partecipano, ed è costituita da regioni che fanno parte di Stati div er si: una zona che v iv e già al di fuori delle nazioni e ben al di fuori di aree delim itate com e quella padana. Il fatto che Milano sia dentro la «banana blu» significa forse che dobbiam o arrenderci al fatto che, nonostante gli Stati nazionali, la differenziazione tra regioni rim ane dom inante e che occorre considerare queste differenze delle opportunità, v isto il v alore di traino per lo sv iluppo che, di fatto, riv estono? Sapelli. Non c’è dubbio che, com e si legge in La conquista pacifica di Sidney Pollard, storicam ente l’area dello sv iluppo europeo par tiv a dal Sud di Londra, attrav ersav a la Manica, passav a da Am burgo, con qualche sfrangiatura v erso Rotterdam , i Paesi Bassi e finiv a a Milano. Non per niente sono i luoghi della guerra dei Trent’anni prim a, dei Cent’anni dopo tra Spagna e Francia e poi ancora delle guerre di successione spagnole, guer re fatte per i Paesi Bassi e per Milano, con lo scopo di guadagnarsi una v ia alternativ a al m are per far transitare le m erci (Carlo V parlav a di Milano com e della pupilla dei suoi occhi). Com unque, la cosa interessante è che in questi ultim i cinquant’anni la Lom bardia è div entata, da punto estrem o di questa banana blu, punto iniziale di una coda che attrav ersa l’Appennino, passa per l’Em ilia-Rom agna, v a nelle Marche e da lì fino in fondo all’Adriatico, ar riv a nello Stato pontificio che prim a era stato sem pre estraneo a dinam iche di sv iluppo. Quindi, c’è una colonna v ertebrale della m anifattura, con tutti gli annessi e connessi di serv izi, eccetera, che com incia da Pescara e sale, attrav ersa l’Appennino, passa per una parte della Toscana (Prato, Pistoia, Em poli) e risale in Lom bardia, che secondo m e è la regione più ricca del m ondo, dal punto di v ista della diffusione della qualità e della speranza di v ita. Vittadini. Il dato di oggi è m eno 8% di produzione industriale italiana, m a non com paiono m ai i dati regionali, quasi che questo possa m inacciare l’unità nazionale. Ma senza considerare anche le v arianze non si sta dav v ero descriv endo cosa succede. Sapelli. Oggi il 7 5% del PIL italiano è fatto in Veneto, in Em ilia-Rom agna e in Lom bardia. La cosa interessante che la globalizzazione fa em ergere è il ritorno al locale, a m acchia di leopardo. Anche all’interno delle stesse regioni, l’area am m inistrativ a non ha più rapporto con l’area econom ica. Gli Stati nazionali, in un m ondo globale, non rappresentano più il bacino dell’econom ia perché sono troppo piccoli, m a sono anche troppo grandi rispetto alle regioni che al loro interno hanno una v ariabilità altissim a. Questa realtà dei fatti dov rebbe portare a concludere che nem m eno il liv ello regionale è adeguato al gov erno e allo sv iluppo del territorio, m a lo sono i com uni, così com e proposero gli studi di Adriano Oliv etti e Massim o Sev ero Giannini, in cui si prefigur av a la necessità di uno Stato forte fondato sulle autonom ie com unali. Vittadini. Del resto, la Francia nel Medioev o si sv iluppa attorno all’Île de France da cui nasce Parigi; l’Inghilterra si ev olv e a partire da Londra, la Spagna è la corte im periale che gira intorno a Madrid, m a l’Italia, le Fiandre, la Germ ania si sv iluppano dai com uni, la loro unità com e Stati arriv a dopo. Oggi è com e se questa natura tornasse fuori. Brescia, Ber gam o, Com o… contano m olto di più di analoghe città francesi, britanniche, spagnole. Sapelli. Com e, del resto, conta m olto Av ellino al Sud o Cosenza, che è la parte sana della Calabria, perché c’è un liv ello di v ita m igliore, ci sono piccole im prese, c’è l’artigianato, c’è l’industria dei dolcium i. Vittadini. Si può concludere che questo studio su Milano ci riporta ad afferm ar e la centralità del com une. Sapelli. E quindi ci aiuta a farci una ragione del perché Milano non abbia creato intorno a sé un grande Stato territoriale, m a sia div entata una città im portante, laboratorio di sv iluppo sociale, oltre che econom ico, che può essere un utile esem pio anche per altre città. Vittadini. Anche a liv ello m ondiale. Sapelli. Con in più il v antaggio, secondo m e, che rim ane una città e non una m etropoli. E infatti qui la gente si sente m ilanese perché percepisce i confini della città. © Riproduzione riserv ata.