2015 n°3 - VIBanca
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2015 n°3 - VIBanca
n° 3/2015 anno VIII - n° 3 - settembre-dicembre 2015 Sommario Editoriale Patrizio Rosi INSIEME PER CRESCERE Via Provinciale Lucchese 125/B 51100 Pistoia Tel. 0573 91391 Fax 0573 572331 www.vibanca.it DIRETTORE RESPONSABILE Luca Lubrani COMITATO DI REDAZIONE Patrizio Rosi Paolo Ferretti Roberto Cresci Mauro Pagliai Stella Passini Carlo Lucarini REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Edizioni Polistampa, Firenze Via Livorno 8/32 50142 Firenze Tel. 055 737871 (15 linee) Foto di copertina: Particolare del pulpito di Giovanni Pisano nella pieve di Sant'Andrea (fotografia di Alessio Lucarini). PAG. 1 Pistoia Nostra Enzo Cabella IL CENTRO FRATELLI CARRARA » 2 La nostra storia Lorenzo Cipriani LE MURA DI PISTOIA » 6 Arte e cultura Maria Valbonesi LA PIEVE DI SANT’ANDREA » 9 Industria e artigianato Lorenzo Melani “STILE GIOVANNETTI” » 12 Sport Enzo Cabella NUOTATORI PISTOIESI: È L’ORA DEI FATTI » 15 La Banca dalla Redazione VIBANCA PER TE » 17 Arte e cultura Lorenzo Cipriani IL MATRIMONIO MISTICO » 19 La Banca PISTOIA. UN’ALTRA CITTÀ l LIbro Strenna 2015 di ViBanca » 21 La Banca VINFORMA dà spazio a giovani ricercatori e studiosi del nostro territorio che si sono distinti per la realizzazione di una tesi di laurea di particolare valore. Per eventuali proposte di collaborazioni per giovani laureati o ricercatori si invita a contattare l’ufficio soci di ViBanca – [email protected]. Il comitato di redazione si riserva la decisione di pubblicare o meno articoli e notizie inviati. I materiali inviati alla redazione non saranno restituiti Periodico registrato presso il Tribunale di Pistoia al n° 3/2008 in data 15/04/2008 dalla Redazione LE OPERE DEL MUSEO CIVICO DI PISTOIA » 23 Solidarietà Emanuele Gelli LA NOTTE ROSSA Ambiente Pierluigi Palandri CLIMA: È EMERGENZA » 25 Spezie Katia Pasquinelli CURIOSARIO DELLE PIANTE AROMATICHE » 26 Ricetta Massimo Falbo CAKE AL LIMONE » 27 Su il sipario Luca Lubrani Finito di stampare in Firenze presso la tipografia editrice Polistampa dicembre 2015 » 24 Spazio Soci » 28 » 29 ari Soci, grandi cambiamenti stanno interessando il mondo del Credito Cooperativo italiano con una proposta di autoriforma che Federcasse sta presentando agli organi di governo nazionali. Sono cambiamenti che interesseranno inevitabilmente anche le banche locali come la nostra. Si tratta di una svolta importante nel nostro sistema “cooperativo”. L’autoriforma ipotizza che le BCC aderiscano a un Gruppo Bancario Cooperativo al cui vertice ci sia una Capogruppo, una società per azioni controllata dalle stesse banche di credito cooperativo, con poteri di direzione e coordinamento. Le BCC dovrebbero mantenere la loro autonomia in base al proprio grado di merito. Ogni BCC sottoscriverà un patto di coesione con la Capogruppo in sui saranno fissati requisiti oggettivi e regole da rispettare: una sana e prudente gestione, determinati coefficienti patrimoniali, una maggiore protezione del rischio unita ad una buona governance. A livello europeo si aggiungono le pressioni della BCE per conseguire un sistema bancario forte e allo stesso tempo razionalizzato per renderlo più efficiente. La tendenza è limitare il numero degli istituti di credito presenti sul territorio nell’ottica di un’ottimizzazione della relativa rete commerciale. Per questo acquisterà sempre maggior importanza il livello di patrimonializzazione di ogni BCC e la capacità di modulare il proprio sistema secondo le nuove richieste del mercato. Anche la “nostra” Banca dovrà in qualche modo adeguarsi ai cambiamenti in atto. Il Consiglio di Amministrazione sta valutando con molta ponderazione eventuali sinergie e ipotesi aggregative con altre BCC del territorio nel rispetto della nostra storia, dei nostri Soci e Clienti; ipotesi e sinergie che prendono come base, prima di tutto, i dati dei piani industriali delle BCC coinvolte. Si tratta comunque di scelte importanti che devono essere effettuate senza fretta e con molta attenzione al territorio. Qualunque sarà la proposta che sarà sottoposta all’approvazione dei nostri Soci, assicuro che servirà a rendere più forte, più competitiva e solida la “nostra” Banca per continuare a essere al servizio dei Soci e dell’economia locale; una Banca al servizio dello sviluppo che conferma le proprie radici nel territorio e nella sua comunità. A nome mio e del Consiglio di Amministrazione porgo tanti sinceri auguri a Voi tutti, alle Vostre famiglie e al personale di VIBanca per le prossime Festività e per un domani colmo di ogni soddisfazione. Insieme uniti per continuare il nostro cammino. Settembre/Dicembre 2015 1 Editoriale Insieme per crescere Patrizio Rosi Enzo Cabella Il Centro Fratelli Carrara Fotografie di Daniele Giusti L’azione assistenziale della Fondazione modernissima struttura a sei mesi il Centro Fratelli Carrara è una splendida realtà. Si tratta di una delle strutture più imponenti della Toscana dedicate alla disabilità e a terapie di vario genere e rientra in un più ampio progetto di solidarietà a favore dei disabili del territorio pistoiese con la Fondazione MAIC (Maria Assunta in Cielo). Il centro sorge MAIC in una nel quartiere San Biagio, nella zona ovest di Pistoia: sono stati necessari ben sei anni di lavori realizzati grazie alla donazione della famiglia Carrara (due milioni e mezzo di euro), al contributo della fondazione Cassa di risparmio di Pistoia e Pescia (altri due milioni e mezzo di euro) e al supporto di trecentocinquanta priva- Il modernissimo complesso del Centro, nel quartiere di San Biagio. Settembre/Dicembre 2015 2 ti che hanno stanziato le somme più disparate per raggiungere gli otto milioni e quattrocentomila euro necessari a finanziare l’intero progetto. Il Centro Fratelli Carrara rappresenta la prima parte dell’opera. Vi sono infatti ancora alcuni importanti lavori da fare, come la ristrutturazione della sede della fondazione, le case-famiglia, gli ambulatori e la piscina, i cui costi saranno sostenuti dalla stessa fondazione. Dopo lo stop del 2010, anno in cui il centro ha seriamente rischiato di non vedere la luce per le note vicende legate all’AIAS, la città adesso dispone di un’opera che occuperà, alla fine di tutto l’iter, più di seimila metri quadri di Settembre/Dicembre 2015 superficie. Uno sforzo faraonico, partito da una semplice telefonata, che Luigi Bardelli, presidente della fondazione, racconta. “Quando la Provincia decise di vendere lo stabile dove attualmente svolgiamo le nostre attività è stato un momento difficile per me. Poi l’amico Ivano Paci, presidente della fondazione Cassa di risparmio di Pistoia e Pescia, mi telefonò chiedendomi come potesse essermi utile per portare avanti le attività per i disabili. Contemporaneamente nacquero i contatti con la famiglia Carrara, che voleva realizzare qualcosa di tangibile in ricordo dei propri genitori, Giuliano, Tullio e Mario. L’idea si è poco alla volta mate- 3 rializzata ed è nato questo centro, orgoglio per tutta la città”. Maurizio Carrara ha tenuto a sottolineare l’importanza di questo centro che viene incontro alle persone meno favorite dalla sorte. “Insieme a tutta la famiglia volevamo aiutare le persone più sfortunate e ricordare in maniera tangibile i nostri genitori con un progetto concreto e ambizioso che durasse nel tempo e fosse molto utile alla città. Siamo contenti di aver contribuito alla sua realizzazione”. La struttura I lavori sono iniziati nel 2009, sulla base del progetto elaborato dall’architetto Alessandro Man- Pistoia nostra La vetrata del deambulatorio: luce per gli ospiti e trasparenza per i frequentatori del giardino. L’ingresso ai padiglioni: il progetto architettonico privilegia ampie superfici vetrate. nelli insieme a un team di progettisti composto da Riccardo Lombardi, Francesco Sadovsky, Paolo Nerozzi e Giovanni Becattini e realizzati dall’impresa CMSA. L’idea di fondo è offrire al territorio uno spazio completamente a disposizione della riabilitazione, nel quale il cittadino possa trovare in maniera integrata servizi ambulatoriali, servizi diurni e residen- ziali, attività sociosanitarie, presenza medica specialistica all’interno di un ambiente moderno, accogliente, funzionale. La nuova struttura del centro Fratelli Carrara, dal design avveniristico, si sviluppa su due piani. La struttura è nata con due obiettivi: essere aperta alla città grazie al giardino, a disposizione anche della cittadinanza, e garantire intimità informa 4 Settembre/Dicembre 2015 e protezione agli ospiti dell’edificio. La struttura è a forma di semicerchio, segno tangibile del patto tra struttura e città. Anche la scelta dei materiali, metallo e vetro, intende lanciare un messaggio di apertura verso l’esterno e di trasparenza, con una grande vetrata da cui è possibile vedere le persone che vi abitano e che vi lavorano. Settembre/Dicembre 2015 L’auditorium del Centro. La mensa: l’arredo coloratissimo imprime un tocco di allegria. del decoro musivo della cappella Redemptoris Mater in Vaticano, della basilica di Fatima, di San Giovanni Rotondo e del santuario di Lourdes. “È un’opera che ci rende orgogliosi – ha detto Luigi Bardelli, presidente della ONLUS MAIC –, anche perché vede riunite nella sua realizzazione tutte le forze sociali, economiche e istituzionali strette intorno a soggetti deboli 5 nella nostra città”. Oltre a tutte le persone, e sono tante, che si sono adoperate per la creazione del Centro Fratelli Carrara, vanno ricordati – accanto alla famiglia Carrara – Ivano Paci, presidente della fondazione CARIPT , Luigi Bardelli, il direttore Luca Gori e don Diego Pancaldo, che hanno vissuto da vicino le vicissitudini dell’intero progetto. ■ Pistoia nostra Gli ospiti La Fondazione segue soggetti con disabilità dai primissimi anni di vita fino alla terza età, allo scopo di assicurare l’accoglienza della persona, dei suoi familiari, la conoscenza dei contesti di vita e di relazione, la partecipazione alle attività scolastiche ed educative. Delle 2100 persone seguite dalla Fondazione MAIC , 1235 sono bambini e adolescenti. Nella struttura lavorano 117 professionisti della riabilitazione e dodici tra specialisti, psicologi e psicoterapeuti, oltre a 150 volontari. Il percorso riabilitativo estivo coinvolge 290 persone diversamente abili, 500 tra familiari e accompagnatori e oltre 400 professionisti della riabilitazione. Nell’area occupata dall’attuale centro, una volta terminati i lavori della seconda fase, troveranno spazio i servizi ambulatoriali per gli adulti e una nuova casa-famiglia più ampia e moderna di quella attuale: è prevista la realizzazione nella vecchia sede di due piscine per la riabilitazione ed è già in vigore il servizio diurno per 170 ragazzi. Anche la chiesetta dedicata a Maria Madre Nostra sarà ristrutturata e vi troveranno spazio i magnifici mosaici del gesuita Ivan Marko Rupnik, autore Lorenzo Cipriani Le mura di Pistoia Fotografie: Fabrizio Antonelli La storia cittadina nell’avvicendarsi delle cerchie a città era nel piano piccioletta, ben murata e merlata” scrisse Dino Compagni nella sua Cronica trecentesca: si riferiva alla seconda cerchia muraria di Pistoia, allora fiera città-stato che però stava per cadere nella balia della Dominante. La sua sottomissione fu anche visivamente rappresentata proprio dalla distruzione di questa cerchia, dopo il terribile assedio condotto per ben undici mesi, dalle truppe fiorentine e lucchesi, agli inizi del XIV secolo. Tutta la storia pistoiese è scandita dalla costruzione dei suoi tre L’unico tratto residuo della seconda cerchia muraria eretta fra il XII e il XIII secolo con lo sforzo congiunto di tutti i cittadini organizzati per parrocchia. Attualmente si trova in via Borgo Albanese che riporta l’assonanza con una via Aglianese, cioè indirizzata verso Agliana. informa Settembre/Dicembre 2015 6 circuiti murari, che in tempi diversi bene hanno rappresentato il succedersi delle recinzioni urbane, l’orgoglio della raggiunta autonomia politica, la necessaria difesa contro i nemici esterni, perfino la barriera fiscale per le merci in entrata. Serve ricordare come e perché queste mura furono erette. Pistoia, come noto, sorse quale accampamento romano durante il II secolo a.C., quando Roma condusse sull’Appennino le guerre liguri; poi divenne cittadella fortificata nell’epoca imperale e fu amministrativamente collocata nella Septima Regio. Assai presto (alla fine del VI secolo) fu occupata dai longobardi che la dominarono per molto tempo: fu questo popolo – egemone in città e con forti capisaldi sull’Appennino per contrastare i bizantini – che fece erigere la prima cerchia, probabilmente sulla stessa linea del precedente confine romano. Si sa solo che questa prima muraglia è dell’VIII secolo; era tracciata lungo un perimetro di milleduecento metri, racchiudeva uno spazio urbano tra i tre ed i quattro ettari. È il circuito ora scandito dalle attuali via Cavour, Bozzi, Curtatone e Montanara, Abbi Pazienza, delle Pappe, Pacini e Palestro. Ne restano pochissimi resti sotterranei, alcuni emersi durante i lavori svolti nel centro storico alcuni anni fa, qualche residuo forse all’interno dell’antichissima chiesa di Sant’Iacopo in Castellare (il “castellare” poteva essere appunto una torre della prima cerchia), e anche – si ipotizza – in materiali reimpiegati nei sotterranei di San Mercuriale. Nell’alto Medioevo Pistoia rimase a lungo una città dominata politicamente, culturalmente e giuridicamente dal ceto germanico, prima longobardo e poi franco. Solo intorno al Mille il feudalesimo e la civiltà curtense fecero emergere alcune famiglie egemoni – sempre di origine germanica – con un graduale affermarsi, anche come autorità locale, del vescovo. Infine, nel 1105, furono eletti i consoli e Pistoia si organizzò politicamente per mezzo del libero comune. In altri termini, conquistò l’autogoverno liberandosi con fatica, ma assai presto rispetto ad altre città, dei poteri esterni dell’impero e del papato. A quel punto era necessario cingere la città di salde mura: e da lì cominciò l’espansione politica verso il territorio circostante, quindi alla forma del distretto pistoiese. Infatti con il XII secolo iniziò il lungo e complesso lavoro della costruzione muraria, che fu organizzato con l’apporto di tutte le famiglie chiamate a contribuire parrocchia per parrocchia: si doveva costruire una salda muraglia per cingere l’ormai ampliato spazio urbano, dato che fuor dalla prima cinta erano via via emersi piccoli borghi lungo le principali vie d’uscita. C’erano infatti nuovi punti d’attrazione e di rapporto fra la città murata e il suo contado Un mascherone sorveglia severo il passeggio lungo l’Arcadia; magari in memoria dell’assoluta proibizione che i Capitoli dell’Uffizio dei Fiumi e Strade di Pistoia avevano posto nel Settecento nei confronti di chi giocando “a tirar la girella” avesse ostacolato il libero passeggio. Settembre/Dicembre 2015 7 che man mano si andava espandendo. Questa fu la seconda cerchia, che cinse la città lungo un perimetro ben più ampio del precedente (tre chilometri e mezzo) e racchiuse uno spazio almeno tre o quattro volte maggiore. La piccola Pistoia fieramente ghibellina, ma contornata da più potenti comuni di fede guelfa, cercò così di difendersi: e i pochi resti che rimangono lungo il tratto di via Borgo Albanese testimoniano del lavoro fatto collettivamente. Sono infatti ancora distinguibili le “giornate” attribuite alle singole famiglie, condotte col loro diretto lavoro o con l’impiego dei loro beni, derivando il materiale da costruzione dal greto dell’Ombrone. Si coglie in questo accurato e lungo lavoro collettivo l’orgoglio di voler costruire una città murata, bella e adatta alla tutela contro ogni nemico. Che però, nell’agitato periodo comunale, era costituito da tanti e potenti rivali: dopo il secolo dello sviluppo economico e sociale (il Duecento), nel succes- La nostra storia Una vezzosa torricella in fregio alla cortina orientale della terza cerchia muraria, fiancheggiata dall’ombroso viale che fin dal Seicento fu chiamato Arcadia nel ricordo della regione idilliaca dell’antica Grecia. La terza cerchia fu aperta quando la città debordò fuor dalle mura e si creò il borgo di Sant’Agostino, poi divenuto quartiere industriale della città. sivo si arrivò alla guerra contro la lega guelfa. L’assedio fu lungo, la resa nel 1306 inevitabile: le belle mura, che anche il fiorentino Compagni aveva ammirato, furono demolite, il fossato antemurale riempito, a costituire quello che non a caso fu chiamato lo Spianato. Dopo, quando si cominciò a corrervi il Palio dei Barberi, fu ed ancora è il Corso. Pistoia cominciò allora un lungo periodo, come alcuni storici hanno scritto segnalandone anche certi elementi di possibile sviluppo, “nell’ombra” di Firenze che l’aveva inglobata nel proprio territorio. Il quale comunque doveva essere difeso dai pericoli che potevano calare dal nord (ad esempio i Visconti); e Pistoia era la città più settentrionale, ai piedi dell’Appennino. Allora si consentì e s’incentivò, a partire dal XIV secolo, la costruzione di una terza cerchia, così ampia che al suo interno molti spazi rimasero inedificati. Pistoia divenne così la città dei giardini e degli orti; e alla La terza cerchia vista dal fossato antemurale ricavato dalla regimentazione delle acque del torrente Brana. Settembre/Dicembre 2015 8 metà dell’Ottocento in alcuni di essi sorse la specializzazione del vivaismo, che ben presto emigrò extra moenia e ancora caratterizza l’economia locale. Le mura, in tutte le tre cerchie, furono dotate di porte ai punti cardinali e lungo le vie d’uscita più importanti; nel Cinquecento, sotto Cosimo I, queste porte furono dotate di poderosi bastioni che hanno racchiuso la città (e la sua cinta daziaria) fino agli inizi del Novecento. Ma questa è un’altra storia. ■ La pieve di Sant’Andrea Fotografie di Alessio Lucarini Scrigno romanico di un gioiello gotico irabile contenitore romanico di un capolavoro gotico, la chiesa di Sant’Andrea accosta con rara evidenza e nitidezza quelli che da sempre sono i due modi fondamentali – statico e dinamico – d’intendere e rappresentare la realtà. Questo effetto, dominante se non esclusivo, è dovuto anche da un lato al restauro che negli anni Sessanta l’ha liberata da molte sovrapposizioni, restituendola alla sua struttura originaria, e d’altro lato al fatto che tutto il resto della decorazione, con i suoi numerosi pregi e, diLa facciata della pieve di Sant’Andrea. ciamolo pure, le sue stonature, “scompare” di fronte al pulpito di Giovanni Pisano. Struttura originaria, s’è detto; ma bisognerà correggersi, perché nelle forme romaniche del XII secolo che ancor oggi ammiriamo, la chiesa fu ricostruita, non costruita. Infatti essa esisteva già da quattro secoli – esterna alla prima cerchia di mura, come indica anche il suo titolo di pieve, e poi compresa nella seconda – quando gli Operai Pazzo di Tignoso e Villano decisero di portarla a dimensioni e bellezza degne di una grande pieve, dalla quale dipendevano numerose chiese minori e cappelle, seconda solo alla cattedrale, tanto da sostituirla in caso di bisogno: “plebs magna, et prima dignitas post Cathedralem”. Nella sua nuova più ampia veste romanica essa presentava una facciata scandita da cinque archi ciechi su snelle colonne di pietra serena. Lo slancio delle colonne era frenato dalla curva degli archi a tutto sesto e dalla loro ripetizione sopra le tre porte. In alto la decorazione geometrica di marmi bianchi e verdi terminava sotto un robusto cornicione trasversale. Il complesso equilibrio statico così raggiunto era ulteriormente sottolineato, anche per l’esatta centralità della posizione, dal bassorilievo di pallido marmo Arte e cultura Maria Valbonesi Il suggestivo interno romanico della pieve col pulpito gotico. sto è anche San Bartolomeo –, quanto perché queste navate sono singolarmente alte e strette: col risultato che sotto la curva conclusa degli archi e dell’abside, alla scarsa luce delle piccole monofore, si crea un’atmosfera più unica che rara di raccoglimento e “assorto silenzio spirituale e ambientale”. Un’atmosfera che le impronte rimaste dei vari interventi antichi e recenti – i grandi dipinti cinque-seicenteschi nell’ombra delle pareti, gli altari di pietra serena, i tre Crocifissi e così via – non arrivano a turbare… Durante il XIII secolo Pistoia continuò a prosperare e progredire, sebbene dove sull’architrave della porta centrale una ripetitiva sequenza di figure quasi immobili rappresentava la cavalcata e l’adorazione dei Magi: “fecit hoc opus Gruamons magister bonus et Adeodatus frater eius”. Correva l’anno 1166. La città di Pistoia stava attraversando il secolo di più rapido progresso civile, economico e culturale della sua storia e poteva ben permettersi di affidare a Gruamonte, come ad altri anche più di lui boni magistri, interventi di alto valore artistico e di alto costo, oltre che nella chiesa di Sant’Andrea, in Duomo, a San Bartolomeo, a San Giovanni Forcivitas… E ovunque la stabilità e consistenza volumetrica delle forme architettoniche e il solenne fermo rilievo delle sculture appaiono come un segno di quella forza e certezza di sé che, nonostante la lotta fra guelfi e ghibellini, il libero Comune allora possedeva. Sant’Andrea, che ha in comune con le altre chiese romaniche di Pistoia molti elementi e caratteri stilistici della facciata, se ne differenzia invece non tanto per essere a tre navate – come del re- Il pulpito di Giovanni Pisano in tutto il suo splendore. informa 10 Settembre/Dicembre 2015 al tempo stesso la discordia civile vi prendesse sempre più campo e da ultimo le fazioni – non più guelfi e ghibellini, ma bianchi e neri – vi si scatenassero con una violenza e crudeltà senza precedenti. Questo non impedì che nel 1298 il pievano di Sant’Andrea, Arnoldo degli Arnoldi, e gli amministratori, Andrea di Vitello e Tino di Vitale, dessero a Giovanni Pisano l’incarico di scolpire per la loro chiesa un pulpito simile a quello che col suo aiuto il grande Nicola aveva fatto per il duomo di Siena: “perché – scrive il Vasari – i pistoiesi avevano in venerazione il nome di Ni- cola padre di Giovanni”. Il quale invece – chissà se i committenti se l’aspettavano – proprio con questo pulpito “tradì” definitivamente il padre, ribaltando non solo la staticità romanica, ma anche il potente equilibrio classico di Nicola in un’altissima tensione drammatica e radicale essenzialità del movimento. Per rendersene conto basterà riguardare un momento il bassorilievo della facciata, dove attraverso la monotona consistenza delle forme Gruamonte dà la fissazione di un fatto; e poi tornare in chiesa a cercare lo stesso fatto nel secondo dei cinque quadri del pulpito. Sulla sinistra si affacciano le mobili teste dei cavalli, dai quali sono appena smontati i due Magi che aspettano, mentre il terzo, anzi il primo, è già proteso con la sua offerta a baciare in uno slancio di adorazione il piede del Bambino: non più un “fatto”, ma un “farsi” interno al dinamismo di gesti, espressioni e rapporti compositivi. Così tutto il pulpito coglie la realtà non nel suo essere, ma nel suo divenire: dall’implacabile moto circolare dei leoni che lo sostengono ai cinque quadri del parapetto, dove l’affanno dell’umanità peccatrice, la mediazione delle antiche sibille e dei profeti trovano il loro supremo esito e senso nelle storie di Cristo. Di queste storie, Giulio Carlo Argan ha scritto che “sono portate al colmo della intensità drammatica”. Se è vero di tutte, lo è particolarmente della prima che si vede entrando, La Strage degli innocenti, dalla quale “quan- Il pannello della Crocifissione fa parte delle Storie di Cristo che ornano il pulpito. Settembre/Dicembre 2015 11 to più Sant’Andrea accoglie e condensa religioso silenzio fra le sue colonne e gli altari di pietra serena, tanto più alto risuona nel marmo l’urlo nero delle madri che vedono fare a pezzi i loro piccoli per ordine di Erode”. Dopo quattro anni di lavoro, nel 1301 il pulpito era finito: specchio per Giovanni del suo vittorioso contrasto col padre e per i pistoiesi di quelli sanguinosi della loro città senza pace; per la chiesa di Sant’Andrea ospite splendido e incompatibile: tant’è vero che in sette secoli non c’è stato verso di trovarglici una collocazione adatta. ■ BIBLIOGRAFIA Le Guide di Pistoia del Giglioli, del Tolomei, del Tigri, del Chiti, di Bazzini e Fiaschi; G.C. Argan, Storia dell’arte italiana, Firenze, 1981; M. Valbonesi, I volti della città, Pistoia, 2001; Pieve di Sant’Andrea, a cura di U. Feraci, Pistoia, 2012. Arte e cultura Il portale con l’architrave istoriato. Lorenzo Melani “Stile Giovannetti” Lo spirito di una storica azienda nostrana nel progetto di un giovane designer pistoiese VIBanca dà spazio a giovani ricercatori e studiosi del nostro territorio che si sono distinti per la realizzazione di una tesi di laurea di particolare valore. L’articolo qui pubblicato è tratto dalla tesi di laurea in Architettura-Disegno Industriale del dottor Lorenzo Melani. ilano. Così voglio partire, con questa parola: Milano; con questa città, nella quale attualmente lavoro, perché vi è più richiesta, almeno per un dottore in disegno industriale: “Città del Design”, la chiamano. Il capoluogo lombardo è stato ed è ancora oggi il fulcro di molte attività inerenti sia all’arredo che alla produzione di complementi. Casa di brillanti menti: basti pensare che tutti i grandi fra architetti e designer hanno passeggiato sotto la Madunina almeno una volta. I fratelli Castiglioni, Scarpa, Bellini, Pesce, Zanuso, Mendini, Mollino, La Pietra: e la lista potrebbe proseguire davvero molto. Ma cos’è rimasto di quei tempi? I tempi d’oro del design Italiano si avvertono per le strade di Milano? Sì, certo, vetrine costellate di bellissimi oggetti, insegne luminose che parlano di brand storici e fra i vicoli di Brera si scorgono piccole teche con antichi prodotti di design. Ma allora perché a un giovane laureato appassionato di tutto questo, se gli viene chiesto di pensare a un luogo intriso di storia del design, non appaiono nella testa i nobili palazzi milanesi o le architetture liberty del centro storico, bensì filari di alberi, dolci colline e vivai? Forse perché sono “piIl divano Sabin, progettato da Lorenzo Melani con la storica azienda Giovannetti, in un rendering allegato dal giovane designer alla propria tesi di laurea magistrale per illustrarne le valenze d’arredo. informa Settembre/Dicembre 2015 12 stoiese doc”, o forse grazie a un’esperienza vissuta in luogo inaspettatamente ricolmo di design. Andai a parlare con il cavalier Benito Giovannetti in una giornata d’aprile, incuriosito dalla sua azienda e un po’ stressato dal non sapere ancora su cosa fare la mia tesi di laurea magistrale. Arrivato in via Pierucciani, in mezzo a campi coltivati, notai subito l’architettura della sua azienda tipicamente anni Settanta, firmata niente di meno che dal leggendario Superstudio. Mi accolse con molta gentilezza e in poco tempo, dopo avermi fatto fare un giro nel suo showroom e avermi “analizzato”, decise di accordarmi la collaborazione per dare vita alla mia tesi. Da quel momento iniziarono visite settimanali e revisioni per definire bene un prodotto che riuscisse fedelmente a esprimere il tema da me scelto: “Studio, analisi e progettazione di un divano contract domestico a ridotto impatto ambientale per l’azienda Giovannetti”. Ed è proprio in quel momento che iniziai a sentire quelle vibrazioni e quelle sensazioni di un’epoca passata, ma attuale ancor oggi. Entrare in quei locali freschi durante l’estate e… freddi d’inverno (il riscaldamento ad aria non era sempre in forma) era per me un vero divertimento. Il cavaliere mi affidò alla sapienza di Adriano Rasi, un baffuto ex-direttore commerciale temprato da mille avventure nel settore dell’arredo, già dipendente dell’azienda, che, oltre a essere oggi un grande amico, continua a darmi consigli e a guidarmi nel difficile mondo dell’arredo qualificato. Nella voce di entrambi scorgevo quella passione che in tutta via Durini (la via dell’arredo a Milano) anco- Una tavola della tesi di Lorenzo Melani illustra il divano in fase di rifinitura concettuale, con annotazioni relative a caratteristiche e particolari. Settembre/Dicembre 2015 13 ra non riesco a ritrovare. Parlare con Giovannetti voleva dire parlare con il capitano di una nave che ha visitato i mari dell’arredamento, quello pensato, quello fatto con la testa, quello che oggi si va perdendo, almeno nelle aziende italiane. Ero felice che tutto questo fosse a Pistoia, a casa mia, a circa quindici minuti di macchina. Conoscevo il mitico Michelucci, il gruppo 7, Marini e avevo visitato la Villa di Celle e le altre della zona ricche di opere d’arte, ma era la prima volta che portavo avanti un progetto con un’azienda di design pistoiese. Industria e artigianato La leggera struttura lignea del divano Sabin, in legno multistrato in pioppo e abete. Un rendering del divano in bianco ne valorizza eleganza e funzionalità. Il divano da me progettato si chiama Sabin, con struttura in legno multistrato in pioppo e abete, in poliuretano a quote differenziate e dacron con rivestimento variabile dal cotone elastico (tipico della Giovannetti) alla pelle bovina italiana. Per arrivare anche solo a delineare una forma c’è voluto più di un mese, fra tentativi e ripensamenti del cavalier Giovannetti. Gli schizzi e i disegni che mostravo non andavano quasi mai bene totalmente, un po’ per motivi di costo, un po’ per motivi strutturali e un po’ per motivi stilistici. Tuttavia sono stati proprio questi tre fattori a fare di Sabin un divano completo. A prescindere dal piacere personale, dal quale è doveroso prendere le distanze almeno in questi casi, e quindi esiliare “bello e brutto” dalla nostra dialettica progettuale, in Sabin realmente vi è la Giovannetti. Il divano in sé, infatti, non tende a rappresentare una mera seduta imbottita, ma una collaborazione assidua e una profonda analisi di forme, stile e marketing. Non è semplice, e ci tengo a dirlo con tutta l’umiltà a me concessa, trovare un prodotto come Sabin, o meglio, non è semplice trovare un prodotto come un manufatto Giovannetti. Questo è dovuto alla presenza fissa sul campo del presidente e fondatore dell’azienda, che controlla e analizza tutto quello che avviene. La Giovannetti collezioni non ammette prodotti “stranieri”, e con stranieri s’intenda al di fuori di quei canoni che si pongono come pilastri di quello che ho imparato a chiamare “stile giovannettiano”. Uno dei capisaldi per il presidente è proprio il feeling con l’utente, il trasmettere dei messaggi inconsci, immediati, viscerali, primo fra tutti il messaggio di autenticità, che il prodotto che si sta guardando è parte di una famiglia, una famiglia toscana, pistoiese, Giovannetti. Sempre facendo paragoni con le altre aziende italiane di design di alto settore, si può notare come i vari prodotti esposti nei cataloghi non rispondano sempre in maniera adeguata a uno stile “madre”, al così detto “filo conduttore”. Questo è esplicitamente dovuto al far lavorare grandi firme dell’architettura e del disegno industriale con carta bianca (o quasi). Si spinge spesso più sul nome di chi fa che sul contenuto che si crea. Questo è stato uno dei punti sui quali all’inizio ho avuto più da ridire: consideravo, da studente di disegno industriale appassionato di marketing, una mossa poco astuta tagliare le gambe al progettista, frenarne la fantasia o ancor peggio snaturarne la filosofia progettuale per metterla al servizio dell’azienda. Col tempo però iniziai a contemplare la reale possibilità di riuscire nella creazione di un divano finalmente aderente a un’azienda più che a un mercato, un divano rispettoso di una storia. Iniziai a vedere quei limiti, quegli aspri argini come sponde che incanalava- informa 14 Settembre/Dicembre 2015 no il progetto in un percorso, fino a sfociare in un prodotto “giovannettiano”. È evidente, credo, come questo voglia elogiare la forza d’animo e la tenacia con la quale si punta a rimanere fedeli alla propria storia, qualità sempre più rara nel mondo dell’imbottito. In Sabin, quindi, si ritrovano le linee morbide, le tensioni del tessuto, le rotondità sensuali e floride tipiche di un pop anni Sessanta, le rientranze, quei colori vivaci e quelle finiture in metallo cromato. Con i suoi riccioli morbidi che si srotolano e si arrotolano a formare un comodo bracciolo, cuscino per i più pigroni, si sottolinea quell’ironia pungente e quel sentimento che segue il mercato di nicchia alla quale Giovannetti strizza l’occhio. È con lo studio del mercato e della clientela, nonché dei fattori critici di successo e del sistema risorse dell’impresa che il progetto si porta quasi a completamento, non pima di aver studiato anche un modo per diminuire l’impatto ambientale del prodotto. Struttura in legno più leggera, numero di parti avvitate ridotto, riciclabilità aumentata, materiali italiani con la conseguente riduzione di Co2 e forma della seduta con meno sprechi possibili. Il giorno della laurea è stato bello sapere di essere stato parte di questo, di un progetto, un progetto fatto con consapevolezza, sviluppato nella mia terra. Respirando quei profumi della tanto vituperata parola design, che magicamente si amalgama perfettamente a un territorio, a una regione, a una città, alla parola con la quale voglio concludere: Pistoia. ■ na società di nuoto pistoiese, che conta ben settanta atleti che partecipano, e vincono, alle più importanti manifestazioni nazionali e internazionali, che portano con onore il nome di Pistoia nel mondo: ebbene questa società – la Nuotatori Pistoiesi – non dispone di una piscina per potersi allenare e prepararsi degnamente a questi importanti meeting sportivi. Può sembrare un paradosso, un caso quanto meno strano che avvilisce chi vuole fare sport ad alto livello. Gli atleti sono stati costretti ad allenarsi o in piscine cittadine (Boario, Fedi) che dispongono di vasche da 25 metri o addirittura peregrinare in provincia (Montecatini, Montale, Monsummano) e a Prato – per trovare chi potesse ospitarli. Montecatini è anche l’unica sede che dispone di vasche da 50 metri per svolgere un’attività sotto l’egida della federazione. Una situazione che praticamente dura da sempre. I dirigenti della società, in primis il presiden- Nuotatori Pistoiesi: è l’ora dei fatti Perché la società, che miete successi e onora Pistoia, non ha ancora una piscina per allenarsi? te Giancarlo Lotti, il direttore tecnico Massimiliano Lombardi e il coordinatore dei corsi Andrea Chiti, da anni hanno fatto presente alla Provincia e al Comune di Pistoia la grave carenza di strutture ma per ora gli impegni... verbali sono rimasti tali, le parole non sono state fatte seguire dai fatti. I dirigenti, però, non sono rimasti passivi, si sono dati ancor più da fare, chiedendo ai propri tesserati maggiori sacrifici. Ricompensati, nonostante tutto, da molti successi e tante soddisfazioni ottenuti ai campionati italiani, europei e mondiali e anche alle olimpiadi. Si aggiunga un altro problema serio. La piscina Silvano Fedi è di proprietà della Provincia e con la sparizione delle province si corre il rischio che venga acquisita dai privati, sfrattando la società… La Nuotatori Pistoiesi è nata nel 1992 dalla fusione di tre società: DLF Nuoto (costituita negli anni Settanta), Centro Nuoto Pistoia e Boario NuoNiccolò Bonacchi, primatista italiano nei 50 metri dorso. Settembre/Dicembre 2015 15 Alice Nesti, compagna di staffetta di Federica Pellegrini, fa parte del team tecnico dei Nuotatori Pistoiesi. to. È soprattutto nella piscina che fa parte dell’Istituto comprensivo Raffaello in via Calamandrei che la Nuotatori svolge la sua attività, sotto la direzione tecnica di Massimiliano Lombardi che è anche l’allenatore dei giovani che praticano attività agonistica, aiutato da uno staff tecnico di prim’ordine composto da Alice Nesti, Eugenio Sabatino e Simone Baldi. Come ci ha spiegato Lombardi, la stagione sportiva dura in pratica tutto l’anno, con punte da aprile a luglio per partecipare alle competizioni agonistiche. La Nuotatori Pistoiesi conta ben settanta atleti agonisti nelle discipline esordienti B e A, ragazzi, juniores, cadetti e seniores. Ha ottenuto i primi successi subito dopo la nascita, grazie alla partecipazio- Sport Enzo Cabella ne ai più importanti meeting regionali. Nei primi anni Duemila ha partecipato a tutte le più importanti manifestazioni nazionali, dove i ragazzi pistoiesi hanno conquistato medaglie in serie. Di successo in successo, la società ha conquistato un ruolo primario nel panorama nazionale, tanto da affacciarsi alle più prestigiose competizioni internazionali, dai campionati europei a quelli mondiali, addirittura alle olimpiadi, difendendo con onore anche la maglia azzurra. Ecco, in sintesi, gli atleti che hanno ottenuto successi e medaglie in campo nazionale e internazionale. La prima supertitolata è stata Sheila Gironi, dorsista, che si è messa in luce ai campionati europei juniores e in seguito ha conquistato la medaglia d’argento nei 200 ai campionati assoluti. Un altro grande esponente della Nuotatori è Vanni Mangoni, atleta dotato di un talento non comune, forte in tutte e quattro le specialità (stile libero, rana, dorso e farfalla), tanto da primeggiare in molte edizioni dei campionati italiani giovanili. Tra le sue affermazioni più importanti, la medaglia d’argento ai campionati nazionali assoluti a Livorno nel 2004, anno in cui è stato finalista agli europei assoluti nei 400 misti. Tra i maggiori alfieri della Nuotatori è doveroso ricordare Giacomo Mungai, che ha partecipato agli europei juniores e più volte agli assoluti nazionali sia nella rana che nei misti. Anche Raffaella Tius, che gareggia nello stile libero e nei misti, è stata nazionale giovanile e finalista ai campionati italiani assoluti. Alice Nesti ha gareggiato nei 200 stile libero e nei misti. Ricchissimo il suo palmarès: partecipazione a due campionati mondiali, campionessa europea assoluta nella staffetta 4x200 (di cui ha fatto parte anche la divina Federica Pellegrini) e sempre nella staffetta, ancora con la Pellegrini, finalista alle ultime olimpiadi, un risultato eccezionale. Nesti è stata più volte finalista agli europei assoluti e ha partecipato anche a ben tre universiadi. Un’atleta straordinaria, dotata di talento e di grandi mezzi atletici. Un altro grande atleta della Nuotatori è Niccolò Bonacchi, primatista italiano nei 50 metri dorso nonché di tutte le categorie giovanili (50 e 100). Ha vinto la medaglia di bronzo ai mondiali juniores, quella d’oro agli europei juniores e fa parte della nazionale assoluta. Ha vinto anche due medaglie nella staffetta mista agli europei di Herning (Danimarca) e ai mondiali di Doha (Qatar). L’emergente Giulia Gabrielleschi ha vinto molte medaglie sia nel misto di piscina che in acque libere (fondo da 5000 e 10.000 metri), medaglia d’argento agli europei e vincitrice dell’ultima tappa di Coppa Europa. Occupa il terzo posto nella classifica assoluta stile libero. Ultima citazione è per Yari Venturi (appena sedici anni) che ha vinto la medaglia d’oro nei 200 rana alla Mediterranean Cup. Ecco, una serie così nutrita di successi non merita la piena e convinta attenzione dei nostri amministratori pubblici? Abbiamo chiesto a Lombardi come si costruisce un campione di nuoto. “La parola costruire non è la più esatta – spiega – perché campioni si nasce, le doti naturali, il talento li dà madre natura e sono indispensabili per poter emergere. Oggi i praticanti sono aumentati e poiché non tutti hanno del talento naturale, sta all’allenatore saper scoprire le doti e le caratteristiche peculiari dell’atleta, saperle valorizzare, tirando fuori il meglio attraverso un allenamento adeguato e personalizzato. E sempre, comunque, ci vuole impegno e spirito di sacrificio da parte dell’atleta, che deve avere fiducia nelle sue possibilità e nell’allenatore. È un lavoro duro, lungo e costante. I primi successi, le prime soddisfazioni costituiscono il premio alla fatica e all’impegno”. ■ Giulia Gabrielleschi, a sinistra, medaglia d’argento nella 5 chilometri femminile ai Giochi del Mediterraneo di Pescara 2015 vinti da Arianna Bridi (al centro), se la cava bene anche in piscina. Settembre/Dicembre 2015 16 Progetti e iniziative a sostegno di famiglie e aziende continua a caratterizzare la propria relazione col territorio attraverso progetti e iniziative finalizzati al sostegno dell’economia delle famiglie e delle aziende. Coerentemente con gli abituali principi di attenzione che vengono posti nella creazione e nell’offerta di prodotti e servizi di facile accesso, CASA, espresso in forma chirografaria e destinato a sostenere le necessità legate a interventi sugli immobili con il rilascio d’importi fino a euro 96.000,00 per un periodo massimo di 10 anni compreso l’eventuale periodo di preammortamento. L’iniziativa resta una delle più diffuse fra la clientela della banca, grazie alla propria semplicità d’istruttoria e a un trattamento economico de- razione chirografaria, in questo caso riservata a persone giuridiche con dipendenti. Anche nel frangente l’iniziativa è regolata a un tasso molto competitivo e le principali caratteristiche sono il periodo di rimborso (determinato in 6 rate mensili costanti) e l’importo finanziabile che ammonta a euro 2.000,00 a dipendente. Tale strumento rimane uno dei ca- comprensibili e in linea con corrette politiche di remunerazione e di mercato, la nostra Banca di Credito Cooperativo giunge alla fine del corrente anno con proposte, tradizionali e non, che consistono nei vari tipi di finanziamento destinati alla creazione delle liquidità utili alla propria clientela. Fra questi continua a mettersi in evidenza il RAVVIVA cisamente conveniente. Per quanto riguarda le imprese, approssimandosi come detto la fine del 2015, V I Banca intende portare una volta di più il proprio sostegno al tessuto economico-produttivo attraverso la conferma del prodotto di FINANZIAMENTO DELLA TREDICESIMA MENSILITÀ; la linea di credito dedicata è sempre sotto forma di ope- pisaldi dell’assistenza che VIBanca continua a fornire alle aziende attive nella propria area operativa in uno specifico e importante momento dell’annata con l’obbiettivo di sovvenzionare e favorire ogni elemento utile all’auspicata ripresa dell’economia. In quest’ottica la Banca prosegue con le ormai consolidate politiche di sinergia con altri soggetti, IBanca Settembre/Dicembre 2015 17 La Banca per te dalla Redazione segnatamente i consorzi di garanzia, istituendo o confermando plafond dedicati al sostegno e allo sviluppo delle realtà operative locali. Il mezzo per contribuire a creare un processo virtuoso all’interno del quale impresa, banca e consorzio possono cooperare nel comune interesse continua a essere quello di finanziare su base chirografaria imprenditori, professionisti, aziende, società ed enti affiliati al consorzio interessato. Nello specifico, l’ultima iniziativa in ordine di tempo, denominata CONFCOMMERCIO IN CONVENZIONE C.F.T. è stata presentata a fine settembre presso i locali del Saloncino VIBanca di via degli Orafi a Pistoia, con l’illustrazione dei dettagli da parte dei vertici delle realtà che hanno promosso l’iniziativa, ovvero VIBanca e Confcommercio attraverso Centro Fidi Terziario. Il finanziamento, dedicato sempre alle imprese, copre il fabbisogno relativo a investimenti, acquisto scorte e altre esigenze di liquidità, risultando perciò assolutamente flessibile nella destina- Settembre/Dicembre 2015 zione. Per quanto riguarda le principali caratteristiche, è prevista la concessione di un importo massimo di euro 25.000,00 e una durata di non oltre 60 mesi rimborsabile in rate costanti. All’interno delle modalità sopra specificate si evidenzia l’aspetto della garanzia a supporto del fido: detta garanzia a prima richiesta, in caso d’istruttoria positiva e relativa delibera, viene rilasciata da C.F.T. in una percentuale del 50% dell’approvato senza dover attendere la controgaranzia del Mediocredito Centrale; resta evidente che questo aspetto facilita molto l’accesso al credito, in una tempistica assai celere determinata in circa 5 giorni lavorativi per il giudizio di C.F.T. e circa 10 giorni lavorativi per quello della Banca. Nel ventaglio dei prodotti VIBanca in offerta sottolineiamo al- 18 tresì alcune linee di credito o iniziative d’interesse e utilità, segnatamente: • anticipazioni del transato P.O.S. sotto forma di apertura di credito in conto corrente a scadenza d’importo non eccedente l’80% del transato dell’anno precedente, durata 12 mesi (18 mesi se il fido viene assistito da garanzia reale o di consorzio); • mutuo Giovani Soci, con facoltà per gli stessi di contrarre mutui ipotecari/fondiari a tasso variabile agevolato con durata fino a 30 anni; • iniziativa porta un cliente amico: il cliente VIBanca che presenterà un amico che a sua volta aprirà un rapporto potrà accedere a un finanziamento a condizioni estremamente favorevoli da utilizzare per qualsiasi necessità di spesa. Una nota ulteriore specifica indirizzata verso l’importante settore dell’agricoltura, e conseguentemente del vivaismo, è quella relativa ai prodotti in corso di realizzazione da parte di VIBanca. Una delle prossime iniziative sarà a breve la possibilità di finanziare le imprese di settore sulla base dei P.S.R. (Piani di Sviluppo Rurali) della Regione con i relativi pacchetti. Detta tipologia di fido è in questa fase allo studio e approfondimento da parte degli Uffici preposti della Banca, unitamente ad altre future iniziative finalizzate al miglioramento della varietà e qualità dei servizi in offerta alla compagine Soci e Clienti. ■ Il Matrimonio Mistico Un’antica e curiosa cerimonia pistoiese in un dipinto di un artista danese Un particolare del dipinto con un portale di San Pier Maggiore: nella fantasia dello Zahrtmann la facciata della chiesa diventa un compendio di citazioni di altri monumenti sacri pistoiesi. Settembre/Dicembre 2015 lla fine del secolo scorso il Comune di Pistoia fece venire da un museo della Danimarca, ed esporre per un paio di mesi, un quadro che ricordava un’antica cerimonia liturgica, a lungo praticata, che era stata descritta dai cronisti locali, per esempio nel Quattrocento dal notaio ser Luca Dominici. Il pittore danese Kristian Zahrtmann (1843-1917) aveva fatto, come allora usava, il suo Grand Tour in Italia e aveva sostato anche a Pistoia. Artista che fuorusciva dai consueti schemi (un innovatore, nella scelta dei soggetti e dei colori), era stato attratto da alcuni aspetti del folklore italiano, fra cui le feste religiose, che più volte ritrasse. Quando si fermò in Pistoia vide e studiò la cerimonia del Matrimonio Mistico che si faceva all’ingresso di ogni nuovo vescovo, il quale doveva seguire un percorso obbligato, sostare sul sagrato di San Pier Maggiore e scambiarsi l’a- nello nuziale con la badessa del monastero femminile lì esistente, che in quel caso rappresentava l’intera Chiesa locale. Si voleva insomma simboleggiare un matrimonio mistico fra il nuovo presule e la Chiesa che egli si apprestava a governare. Lo Zahrtmann fece un dipinto a olio su tela (123,5 x 146,8 cm) molto vivace e colorato; ritraendo la folla degli astanti, i due personaggi principali, ma alterando la facciata della chiesa per far vedere molti altri particolari architettonici e decorativi dei monumenti sacri pistoiesi: insomma la cerimonia di San Pier Maggiore doveva rappresentare un compendio del sacro locale. Quel che qui interessa notare è la memoria del quadro storico, per il quale la solennità veniva celebrata con le modalità che nel tempo avevano acquisito il senso di una ritualità sacrale. Il vescovo, a cavallo di una Particolare del dipinto di Zahrtmann col vescovo e la badessa assisi su tronetti affiancati. Ancora un particolare del dipinto con un gruppo di dame sontuosamente abbigliate in primo piano. 19 Arte e cultura Lorenzo Cipriani mula bianca, da qualunque strada venisse, doveva entrare in città dalla porta Lucchese; come memoria, hanno scritto gli storici, del fatto che in antico la Chiesa di Pistoia dipendeva dalla diocesi di Lucca. Arrivato in San Pier Maggiore, alla presenza del popolo festante, il vescovo incontrava la badessa (la sua sposa mistica) e ambedue, dopo lo scambio degli anelli si sedevano su di un letto all’uopo predisposto sul sagrato. Perché su di un letto, si potrebbe chiedere? Ma perché si trattava di un matrimonio; e in ogni matrimonio il letto aveva (e ha) la sua funzione. Dopo qualche tempo, però, ciò parve sconveniente: era sì un matrimonio, ma mistico, fra due religiosi. Allora al letto furono sostituiti due seggioloni che non destavano alcun pensiero profano. Così anche i più pudibondi furono soddisfatti. Dopo la sosta il vescovo rimontava sulla sua mula e si recava in cattedrale; la folla si disperdeva e magari le monache si consolavano con i buoni biscottini e rosoli che erano solite fare. Sull’evento della informa 20 Settembre/Dicembre 2015 cerimonia ritratta dallo Zahrtmann, sulla figura di questo pittore, sul significato storico del rito che si voleva ricordare fu redatto un bel libro di cui si è quasi persa memoria: Kristian Zahrtmann e Il Matrimonio mistico di Pistoia (Firenze, Maschietto e Musolino, 1999), a corredo della mostra organizzata dal Comune capoluogo e da “Un Club per l’Europa”. ■ Il dipinto di Kristian Zahrtmann che raffigura la cerimonia del Matrimonio Mistico. Pistoia. Un’altra città Il Libro Strenna 2015 di VIBanca Sotto e nella pagina seguente, alcune vedute di Pistoia antica tratte dal corredo iconografico della Strenna di VIBanca. Settembre/Dicembre 2015 e città hanno una storia, una storia che è ricamata nelle strade, nelle piazze e la cui trama, ancorché corrosa dal tempo, è spesso ancora visibile, rintracciabile nelle linee delle nuove costruzioni, nelle curve di una via, nello spigolo di un palazzo. A questi ricordi fuggevoli, ma presenti nella memoria della città, sono collegati vicende e personaggi che si sottraggono, forse, alla grande storia, ma che hanno vissuto una parte o la totalità della loro vita, lasciandovi sempre la 21 propria traccia, in certi luoghi che la nuova città ha dimenticato, che forse il tempo ha sbiadito, ma che la memoria può recuperare. Il volume, curato dalla professoressa Elena Vannucchi, studiosa di storia locale, per le Edizioni Settegiorni, si propone di raccontare, attraverso le storie vissute di personaggi noti o meno noti, alcuni luoghi e scenari urbani ormai scomparsi, o del tutto trasformatisi, ma ricostruibili nella loro originaria fisionomia grazie alla documentazione iconografica e La Banca dalla Redazione documentaria esistente, per giungere alla definizione di un’altra città, quella dei secoli tra il XIII e XVIII, una Pistoia diversa da quella che è oggi. Il libro alterna la storia delle vicende personali dei protagonisti, documentata da fonti archivistiche inedite, a quelle dei luoghi nei quali hanno vissuto e operato. L’apparato iconografico, ricco, esauriente e avvincente, come mostrano le vedute e il disegno qui riprodotti, è costituito da disegni ricostruttivi, mappe, immagini fotografiche, carte e documenti antichi. ■ Copertina del libro strenna di VIBanca, Pistoia un’altra città. Gentile Socio, Ti aspettiamo dal 14 Dicembre presso le nostre Filiali per il ritiro delle pubblicazioni realizzate in occasione delle Festività 2015 “PISTOIA – UN’ALTRA CITTÀ” Autrice: Prof.ssa Elena Vannucchi Calendario VIBanca 2016 “Le opere del MUSEO CIVICO di PISTOIA” con Te per la nostra città parte del costo risparmiato per la spedizione dei libri è stato utilizzato per sostenere l’acquisto di un DEFIBRILLATORE che sarà collocato a servizio della zona di Piazza della Sala a Pistoia Il Presidente Avv. Patrizio Rosi informa Settembre/Dicembre 2015 22 Le Opere del Museo Civico di Pistoia Il Calendario 2016 di VIBanca Nelle immagini, alcuni dei capolavori custoditi al Museo Civico di Pistoia: San Francesco e Storie attribuito a Coppo di Marcovaldo (XIII sec.), La Madonna della Pergola di Bernardino Detti (XV sec.) e Donna in giallo del novecentesco Francesco Chiappelli. Settembre/Dicembre 2015 ià da alcuni anni V I Banca promuove la realizzazione di un Calendario, riservato ai propri Soci e Clienti, che valorizzi l’arte e le eccellenze del territorio locale. Nel 2013 il calendario è stato dedicato alle Eccellenze Pistoiesi, nel 2014 all’opera di Marino Marini e nel 2015 alla pittura di Sigfrido Bartolini. Quest’anno, grazie alla collaborazione del Comune di Pistoia, il Calendario VIBanca 2016 avrà come tema “Le Opere del Museo Civico di Pistoia”. Il Museo Civico è la prima e maggiore istituzione museale pistoiese. Raccoglie le più significative testimonianze provenienti dalle chiese e dai conventi soppressi della città, da acquisti e da donazioni. Visitandolo abbiamo l’occasione di lasciarci guidare in un percorso affascinante attraverso sette secoli di storia artistica di Pistoia, dal XIII al XIX secolo. La disposizione è cronologica e per raggruppamenti di scuola (fiorentina, pistoiese). Fa eccezione la collezione Puccini, la cui presentazione separata dal resto riflette l’appartenenza a un nucleo originario unitario, pervenuto al Museo nel 1914. Le prestigiose opere esposte, soprattutto di pittura fiorentina e pistoiese, documentano le vicende culturali della città nel suo alterno 23 La copertina del calendario VIBanca 2016. rapporto di dipendenza politica e di autonomia da Firenze, eventi che dettero luogo nel tempo a originali formulazioni stilistiche dell’arte locale. La scuola trecentesca, con un consistente nucleo di fondi oro, e la corrente pittorica della prima metà del Cinquecento, con una nutrita serie di pale d’altare con il tema della Sacra Conversazione, costituiscono i principali motivi di interesse del Museo. Sono ben rappresentate anche la pittura del Sei e Settecento fiorentino e quella ottocentesca di soggetto storico e di gusto romantico, ispirata alle ideologie liberali del committente, Niccolò Puccini. ■ Il Museo Civico Palazzo Comunale di Pistoia Piazza Duomo 1 per contatti: Tel.0573 371296 Fax. 0573.371289 e-mail: [email protected] La Banca dalla Redazione Solidarietà Emanuele Gelli La Notte Rossa Grande successo della terza edizione dell’evento promosso da AVIS sma, midollo osseo, organi e cordone ombelicale. Tra le altre iniziative, i giochi per bambini in piazzetta Romana, gli spettacoli di danza in piazza della Sapienza, il torneo di burraco in piazza San Bartolomeo, band in concerto in piazza Gavinana, esposizioni di Vespe in via Roma, insieme a dimostrazioni di yoga per bambini e allo stand della Polizia l 4 luglio si è tenuta la terza edizione della Notte Rossa, organizzata da Avis Pistoia in collaborazione con l’amministrazione comunale, nata dall’impegno di un gruppo di volontari per regalare alla città una serata “diversa” in cui, oltre allo svago, potersi anche soffermare a riflettere sull’importanza della donazione del sangue. Come ogni anno tutta la città è stata coinvolta da iniziative pensate sia per gli adulti che per i bambini. Dopo Paolo Ruffini e Giobbe Covatta nelle precedenti edizioni, sono stati quest’anno Paolo Hendel e i Fratelli Toscani a intrattenere le oltre duemila persone in piazza del Duomo. Durante lo spettacolo non è mancato un momento di riflessione e promozione della donazione grazie alla testimonianza di Fulvia, trapiantata di midollo osseo. La Notte Rossa non è solo uno spettacolo in piazza, ma una notte in cui tutta la città si anima di persone e iniziative. Nel centro storico via Cavour e via Buozzi sono diventate, ancora una volta, “la Via del Dono” dove AVIS, ADMO, ADISCO, AIDO e AIL hanno allestito le proprie “oasi del Dono” con volontari pronti a rispondere a ogni domanda. Fin dal primo anno, infatti, AVIS ha voluto con sé alla Notte Rossa, un’ottima occasione di visibilità, le altre associazioni del Dono in tutte le sue forme: sangue, pla- Stradale. Spazio, poi, allo sport con esibizioni di varie discipline in via Cavour. Durante l’evento sono state organizzate proiezioni e installazioni nel cortile del Palazzo Balì e visite guidate alla scoperta degli angoli più nascosti della città. Presente, infine, la Compagnia dell’Orso con un accampamento in stile medievale in piazza San Leone. Come già sottolineato, l’obiettivo della Notte Rossa, evento clou dell’anno di AVIS Pistoia, è promuovere, in forme diverse e originali, la donazione a 360 gradi. Ogni iniziativa in programma, sia essa rivolta ad adulti o bambini, intende lasciare un seme che porti buo- informa 24 Settembre/Dicembre 2015 Il gruppo dei volontari. ni frutti in termini di nuovi donatori e nuove speranze di vita. Un grande aiuto alla buona riuscita della manifestazione è dato dai locali del centro, che apparecchiano i propri tavoli con tovagliette realizzate per l’occasione, e dai negozi che allestiscono a tema le proprie vetrine, rendendo ancora più magica l’atmosfera della Notte Rossa. L’estate passata è stata molto critica dal punto di vista delle scorte di sangue. AVIS è sempre stata impegnata a promuovere la donazione, in modo da cercare di far aumentare la grande squadra dei donatori. Nonostante l’enorme fatica che comporta organizzare una Notte Rossa di queste dimensioni, l’evento estivo rappresenta il coronamento di mesi e mesi di lavoro. Ciò che è importante far capire è che non può ritenersi scontato il fatto che il sangue, per ogni tipo di bisogno, ci sia sempre. Se il sangue c’è è perché da anni ci sono donatori che, con un gesto semplice, gratuito, volontario, anonimo e generoso, impegnano qualche minuto del loro tempo per donare qualcosa di sé in favore di chi è meno fortunato. Se anche tu vuoi conoscere meglio Avis e diventare donatore, chiama il numero 0573 23765 (8.30-12.30) o visita il sito www.avispistoia.it; per informazioni sulla Notte Rossa, visita il sito www.notterossapistoia.it. Avis è anche su facebook alle pagine: Avis Pistoia, Avis Giovani Pistoia e Notte Rossa Pistoia. ■ Clima: è emergenza Responsabile WWF Pistoia La “Campagna Clima” del WWF: cultura della sostenibilità l nostro è uno splendido pianeta dove per millenni si è diffusa la vita evolvendosi in milioni di forme: microorganismi, piante, animali; su di esso, le interazioni fra acqua, suolo, aria e la vita umana hanno portato a una costante evoluzione. Dal secolo scorso l’intervento degli esseri umani ha però esercitato sulla Terra una pressione tale da provocare la scomparsa o la trasformazione di ambienti naturali e di specie viventi, la diffusione di rifiuti e la modifica di alcuni cicli biochimici fondamentali. Fra questi il ciclo del carbonio, a motivo di sempre più consistenti emissioni di anidride carbonica in atmosfera, principale causa del riscaldamento globale. Attualmente gli oceani, i mari e gli ecosistemi terrestri riescono ad assorbire solamente circa la metà delle emissioni globali di CO2, mentre la parte rimanente si accumula in atmosfera. Questo gas, aggiunto alla concentrazione di altri gas-serra (metano, in particolare), provoca un lento ma graduale aumento della temperatura terrestre, con conseguenti alterazioni climatiche i cui ef- Settembre/Dicembre 2015 fetti dannosi si stanno palesando molto prima di quanto si potesse prevedere qualche anno fa. L’innalzamento del livello dei mari, l’incremento delle ondate di calore, dei periodi di siccità, delle alluvioni e degli uragani impattano sempre di più su habitat, ecosistemi e sulla vita di milioni di persone, in particolare di quelle popolazioni che vivono in aree marginali. Nella comunità scientifica vi è una consapevolezza pressoché unanime del fatto che i cambiamenti climatici in atto derivino per lo più da attività antropiche, ma i governi mondiali hanno dato finora risposte inconsistenti per la soluzione del problema. La Conferenza ONU sul Clima che si terrà a Parigi entro l’anno potrebbe costituire l’ultima occasione per bloccare il continuo aumento della temperatura terrestre. Naturalmente, oltre che alle istituzioni, spetterà anche alle imprese, alle associazioni e ai comuni cittadini il dovere di assicurare un futuro sostenibile al pianeta. Preso atto che la domanda e il consumo di risorse naturali ha superato l’offerta, anche il WWF ha promosso una 25 “Campagna Clima” di sensibilizzazione rivolta a tutti i soggetti attivi per stimolarli a modificare le abitudini di vita con l’obiettivo di contribuire a una nuova cultura della sostenibilità. Naturalmente i comportamenti posti in atto dalle singole comunità dovranno trovare il sostegno dei governi nazionali ai quali spetta accelerare processi o interventi quali un accordo internazionale credibile sul contenimento delle emissioni clima-alteranti; l’efficienza energetica, con taglio netto delle emissioni di combustibile fossile e la promozione di energie rinnovabili; produzioni agricole e manifatturiere meno impattanti sugli ecosistemi. Certamente per i singoli cittadini è difficile superare la sensazione di sentirsi piccoli come formiche rispetto a una questione globale come quella dei cambiamenti climatici. La soluzione quindi, oltre naturalmente l’impegno a migliorare stile di vita, il proprio condominio, l’ambiente circostante è quella di mettersi insieme. Una grande mobilitazione è convocata a Parigi il 12 dicembre, all’indomani della chiusura della Conferenza ONU, e altre nelle maggiori capitali europee (a Roma il 29 novembre), al fine di testimoniare l’impegno e l’azione a favore dell’ambiente. Sono iniziative promosse da organizzazioni internazionali di diverse fedi e culture. Partecipiamo, con la speranza di bissare il successo della People’s Climate March del 21 settembre 2014, quando nella sola New York sfilarono trecentomila persone! ■ Ambiente Pierluigi Palandri Katia Pasquinelli Curiosario delle piante aromatiche spezie Odori, colori e sapori che solleticano i nostri sensi Anice I tre anici. Con il nome anice si identificano tre piante diverse dal punto di vista botanico, accomunate dall’aroma dei semi e dei frutti: l’anice stellato (Illicium verum), l’anice verde (Pimpinella anisum) e l’anice pepato (Xanthoxylum piperitium). Fin dall’antichità l’anice era apprezzato per le sue proprietà digestive e carminative. Per il sapore dolce, veniva usato in ambito farmaceutico nella preparazione di confetti, al fine di rendere gradevoli le sostanze amare. Il consumo dell’anice, come quello di tutte le spezie, in particolare quelle più pregiate, fu un segno distintivo delle tavole signorili; dal Medioevo fino al Rinascimento ne venivano utilizzate grandi quantità nelle pietanze e nelle bevande. In epoca medievale le spezie confettate erano servite agli ospiti insieme a vini speziati, alla fine dei banchetti. Il “Bullettino Storico Pistoiese”, preziosa fonte di storia locale, riporta che nei documenti dell’Opera di San Jacopo del XII secolo si trovano riferimenti agli anici confecti, preparati dalla corporazione dei Medici e Speziali e offerti alle alte cariche laiche e religiose della città, durante i festeggiamenti del santo patrono. Proprio l’Antica Spezieria de’ Ferri, storica farmacia della città di Pistoia, annovera questi confetti in un elenco dei prodotti in vendita nel XV secolo. Nei monasteri l’anice era adoperato per produrre liquori le cui ricette provenivano dall’Egitto e dalla Babilonia. Ancora oggi si usa per aromatizzare Anisetta, Sambuca, Pastis, Ouzo e Raki. Settembre/Dicembre 2015 Nel Regimen Sanitatis Flos Medicinae, famoso testo della scuola medica salernitana, si dettavano anche norme dietetiche e igieniche per vivere sani e, fra i medicamenti, i confetti di anice erano indicati per le loro proprietà digestive, oltre che per la loro bontà. Con l’avvicinarsi delle festività natalizie, quando pranzi e cene si susseguono senza sosta, può risultare utile ricorrere ad antichi rimedi ancora attuali. Per un semplice infuso digestivo, si versa dell’acqua bollente in una tazza con un cucchiaino da tè di semi di anice, si copre e si lascia in infusione per dieci minuti. Si filtra e si aggiunge una scorzetta d’arancia, un po’ di miele, se piace. Questa gradevole bevanda sarà sicuramente un valido aiuto dopo le grandi abbuffate. L’anice stellato o badiana cinese è un piccolo albero sempreverde originario del sud-est asiatico, i cui fiori gialli, morendo, prendono la forma di una stella a otto punte, ognuna delle quali contiene dei semi lucidi molto aromatici. La pianta si trova in Cina, dove anticamente era considerata sacra, in Cambogia, Vietnam, Giappone e Filippine. La raccolta dei frutti avviene prima della completa maturazione: vengono poi fatti seccare al sole per ottenere la tipica colorazione bruno-rossastra. Il sapore dell’anice ricorda un po’ la liquirizia e in Estremo Oriente è usato come ingrediente delle miscele di spezie. Esiste una pianta di origine giapponese che produce frutti molto simili nell’aspetto all’anice stellato: l’Illicium anisatum, detto anice bastardo. I suoi frutti non profumano di anice, non sono dol- 26 ci, hanno un gusto sgradevole e sono tossici. L’anice verde. Originario dell’Egitto, Grecia e Turchia, è utilizzato in cucina per la preparazione di pane, focacce, biscotti, salse, creme e liquori. Già nell’antica Roma veniva aggiunto al vinum hippocraticum per il suo potere dissetante. Era nell’uso preparare un dolce con mosto, formaggio e semi di anice, cotto nelle foglie di alloro, il mustaceum. Da questo deriva il mostacciolo, biscotto tipico la cui ricetta è riportata da Bartolomeo Scappi, cuoco di Pio V vissuto nel XVI secolo. In Toscana l’anice è presente in molti prodotti tradizionali: i Brigidini di Lamporecchio, il Biscotto di mezz’agosto di Grosseto, il Buccellato di Lucca, i Cavallucci di Siena e la Pasimata della Garfagnana. In Inghilterra è utilizzato per il Pan di zenzero, dolce natalizio tradizionale fin dal periodo elisabettiano. Dai semi dell’anice verde si ottiene un olio essenziale usato in fitoterapia e cosmetica. Già Plinio il Vecchio nel I secolo d.C. lo consigliava per curare le indigestioni, favorire il sonno, mantenere la freschezza del viso e attenuare le rughe. Una vera panacea… L’anice pepato. Come la maggior parte delle spezie, proviene dall’Oriente. Molto piccante e aromatico, ha un gusto che ricorda il pepe. Nella cucina tradizionale cinese lo si trova nell’antica miscela delle Cinque Spezie, insieme ad anice stellato, chiodi di garofano, semi di finocchio e cassia, pianta aromatica simile alla cannella la cui corteccia ricca di oli essenziali trova impiego in gastronomia, profumeria e aromaterapia. ■ Cake al limone Massimo Falbo Ricetta Cake al limone Composto 250 g ricotta di mucca 250 g zucchero 150 g uova 150 g fecola 125 g farina debole 10 g lievito Bertolini 2 g sale 100 g olio d’oliva ligure (non toscano, troppo forte di sapore) 100 g canditi al limone Agrimontana la scorza grattugiata di 2 limoni 60 g limoncello Procedimento • setacciare la ricotta e montare leggermente con frusta aggiungendo lo zucchero • inserire la scorza di limone grattugiata • inserire a filo le uova sempre mescolando con la frusta • inserire a filo l’olio • setacciare insieme farina, fecola, sale, lievito e inserirli nel composto • inserire canditi e limoncello • versare negli stampi da cake imburrati e infarinati (oppure quelli usa e getta ) • fare un’incisione con un tarocco, oppure con un coltello largo, sopra il cake con il burro molto morbido • infornare a 175 °C per 35-45 minuti (in base al forno) • provare la cottura con uno stecchino di legno lungo, se esce pulito è cotto • appena uscito dal forno, bagnare abbondantemente, con un pennello, usando la bagna al limoncello Bagna al limoncello 150 g zucchero - 100 g acqua - 75 g limoncello Procedimento • riscaldare acqua e zucchero fino a 70 °C circa, lo zucchero deve essere sciolto • raffreddare e inserire il limoncello • decorare con filetti di limone Settembre/Dicembre 2015 27 su il sipario... Luca Lubrani TEATRO MANZONI Pistoia 18-20 dicembre 2015 TI REGALO LA MIA MORTE VERONIKA di Federico Bellini e Antonio Latella, liberamente ispirato alla poetica del cinema fassbinderiano con Monica Pisceddu e in ordine di apparizione Valentina Acca, Massimo Albarello, Fabio Bellitti, Caterina Carpio, Sebastiano Di Bella, Nicole Kehrberger, Candida Nieri, Fabio Pasquini, Annibale Pavone, Maurizio Rippa regia Antonio Latella 19-21 febbraio 2016 Maria Paiato, Arianna Scommegna DUE DONNE CHE BALLANO TEATRO VERDI Montecatini Sabato 6 febbraio ore 21 VIRGINIA RAFFAELE PERFORMANCE Cartellone 2015 Venerdì 11 dicembre ore 21 Vienna Strauss Orchestra special guest Edvin Marton Sabato 12 dicembre ore 21 Ale e Franz TANTI LATI… LATITANTI Sabato 26 dicembre ore 21 Paolo Ruffini IO DOPPIO… “SPECIALE NATALE” Cartellone 2016 9-10 gennaio 2016 Emilio Solfrizzi SARTO PER SIGNORA di Georges Feydeau traduzione, adattamento e regia Valerio Binasco con Anita Bartolucci, Barbara Bedrina, Fabrizio Contri, Cristiano Dessì, Lisa Galantini, Simone Luglio, Elisabetta Mandalari, Giulia Weber scena Carlo De Marino Venerdì 5 febbraio ore 21 ON BROADWAY il musical con la Compagnia delle More Sabato 2 gennaio ore 21 Royal Ballet of Moscow LO SCHIACCIANOCI Martedì 5 gennaio ore 21 THE BLUES LEGEND IL MUSICAL THE BLUES BROTHERS SHOW produzione internazionale Stage Entertainment, con Loretta Grace regia di Chiara Noschese Sabato 13 febbraio ore 21.15 UN GRANDE ABBRACCIO con Paolo Ruffini Venerdì 19 febbraio ore 21 Massimo Ranieri SOGNO E SON DESTO 3 Sabato 20 febbraio ore 21 Andrea Pucci C’È SEMPRE SOLO DA RIDERE Domenica 21 febbraio ore 16 IL PRINCIPE RANOCCHIO con la Compagnia BIT 12-14 febbraio 2016 SPETTACOLO con Alessandro Benvenuti, Paolo Cioni, Maria Vittoria Argenti Settembre/Dicembre 2015 Sabato 23 gennaio ore 21 Corinne Clery, Iva Zanicchi e Barbara Bouchet 3 DONNE IN CERCA DI GUAI Sabato 27 Febbraio ore 21 IL BAGAGLINO 50 sfumature di Renzi Sabato 30 gennaio ore 21 Mogol – Mingardi LA GRANDE MUSICA Domenica 28 febbraio ore 18 Massimo Ghini e Massimo Ciavarro UN’ORA DI TRANQUILLITÀ 28 Insieme a te, alla scoperta di arte, cultura, gusto e tradizioni Anche l’anno appena trascorso è stato ricco d’iniziative promosse da VIBanca per i propri Soci e Clienti alla scoperta delle meraviglie del nostro territorio. Nel mese di gennaio abbiamo visitato la Chiesa e l’antica Farmacia di Santa Maria Novella e in febbraio abbiamo avuto il piacere di scoprire i segreti dei Cavalieri di Santo Stefano all’interno dell’antica Biblioteca Fabroniana. La splendida architettura e l’importante storia della Basilica di Santa Croce ci hanno affascinato nel mese di marzo; il meraviglioso Fregio Robbiano dell’Ospedale del Ceppo di Pistoia si è fatto ammirare “da vicino” nel mese di giugno e in settembre la mostra Bellezza Divina a Palazzo Strozzi ci ha entusiasmato. Per finire, la Galleria degli Uffizi e le esclusive visite al Corridorio Vasariano nei mesi di novembre e dicembre continuano a suscitare emozioni meravigliose. Per i più “golosi” abbiamo partecipato nel mese di aprile alla trasmissione televisiva La Prova del Cuoco. La classica Gita Sociale quest’anno ha visto protagonisti “i colori della primavera nella Francia del Nord” con il Tour della Normandia. Le superbe Cave di Marmo di Carrara insieme al prelibato “lardo di Colonnata” e al vino di Luni sono stati l’oggetto di una bella gita nel mese di giugno, mese che ha visto la presenza di VIBanca anche a Expo-Milano 2015; due giorni intensi nel luogo che ha portato oltre 20 milioni di visitatori ad interrogarsi sul tema “Nutrire il pianeta, Energia per la vita”. Nel mese di ottobre siamo andati alla scoperta dell’Architettura del Vino ammirando le meravigliose architetture della moderna Cantina Antinori a Bargino, dell’antica Cantina de’ Ricci a Montepulciano; visita che ha dato la possibilità di degustare i pregiati vini delle prestigiose aziende vinicole. Le iniziative proposte hanno visto l’adesione complessiva di 684 partecipanti senza tener conto di coloro che hanno preso parte ai Corsi di Pasticceria (1° e 2° livello) organizzati in collaborazione con l’Associazione Pasticcieri Pistoiesi; del 3° Corso di Inglese con insegnante madrelingua e del 1° Corso di Orientamento al Vino. VUOI ESSERE INFORMATO TEMPESTIVAMENTE SULLE INIZIATIVE PROMOSSE DA VIBANCA? Invia una mail all’indirizzo info@vibanca .it o telefona all’Ufficio Soci, tel. 0573 913946; inseriremo il tuo nominativo e indirizzo mail fra quelli destinatari della “Newsletter VIBanca” che periodicamente inviamo ai nostri Socie e Clienti Settembre/Dicembre 2015 29 Settembre/Dicembre 2015 30 Settembre/Dicembre 2015 31