2015 n°3 - VIBanca

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2015 n°3 - VIBanca
n° 3/2015
anno VIII - n° 3 - settembre-dicembre 2015
Sommario
Editoriale
Patrizio Rosi
INSIEME PER CRESCERE
Via Provinciale Lucchese 125/B
51100 Pistoia
Tel. 0573 91391
Fax 0573 572331
www.vibanca.it
DIRETTORE RESPONSABILE
Luca Lubrani
COMITATO DI REDAZIONE
Patrizio Rosi
Paolo Ferretti
Roberto Cresci
Mauro Pagliai
Stella Passini
Carlo Lucarini
REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE
Edizioni Polistampa, Firenze
Via Livorno 8/32
50142 Firenze
Tel. 055 737871 (15 linee)
Foto di copertina:
Particolare del pulpito di Giovanni Pisano
nella pieve di Sant'Andrea
(fotografia di Alessio Lucarini).
PAG.
1
Pistoia Nostra
Enzo Cabella
IL CENTRO FRATELLI CARRARA
» 2
La nostra storia
Lorenzo Cipriani
LE MURA DI PISTOIA
» 6
Arte e cultura
Maria Valbonesi
LA PIEVE DI SANT’ANDREA
» 9
Industria e artigianato
Lorenzo Melani
“STILE GIOVANNETTI”
» 12
Sport
Enzo Cabella
NUOTATORI PISTOIESI: È L’ORA DEI FATTI » 15
La Banca
dalla Redazione
VIBANCA PER TE
» 17
Arte e cultura
Lorenzo Cipriani
IL MATRIMONIO MISTICO
» 19
La Banca
PISTOIA. UN’ALTRA CITTÀ
l LIbro Strenna 2015 di ViBanca
» 21
La Banca
VINFORMA dà spazio a giovani ricercatori e studiosi del nostro territorio che si sono distinti
per la realizzazione di una tesi di laurea di particolare valore. Per eventuali proposte di collaborazioni per giovani laureati o ricercatori si
invita a contattare l’ufficio soci di ViBanca –
[email protected].
Il comitato di redazione si riserva
la decisione di pubblicare o meno
articoli e notizie inviati.
I materiali inviati alla redazione
non saranno restituiti
Periodico registrato
presso il Tribunale di Pistoia
al n° 3/2008 in data 15/04/2008
dalla Redazione
LE OPERE DEL MUSEO CIVICO DI PISTOIA » 23
Solidarietà
Emanuele Gelli
LA NOTTE ROSSA
Ambiente
Pierluigi Palandri
CLIMA: È EMERGENZA
» 25
Spezie
Katia Pasquinelli
CURIOSARIO DELLE PIANTE AROMATICHE
» 26
Ricetta
Massimo Falbo
CAKE AL LIMONE
» 27
Su il sipario
Luca Lubrani
Finito di stampare in Firenze
presso la tipografia editrice Polistampa
dicembre 2015
» 24
Spazio Soci
» 28
» 29
ari Soci,
grandi cambiamenti stanno interessando il mondo del Credito Cooperativo italiano con una proposta di autoriforma
che Federcasse sta presentando agli organi di governo nazionali. Sono cambiamenti che interesseranno inevitabilmente anche le banche locali come la nostra.
Si tratta di una svolta importante nel nostro sistema
“cooperativo”.
L’autoriforma ipotizza che le BCC aderiscano a un Gruppo Bancario Cooperativo al cui vertice ci sia una Capogruppo, una società per azioni controllata dalle stesse banche di credito cooperativo, con poteri di direzione e
coordinamento.
Le BCC dovrebbero mantenere la loro autonomia in base al proprio
grado di merito. Ogni BCC sottoscriverà un patto di coesione con la Capogruppo in sui saranno fissati requisiti oggettivi e regole da rispettare:
una sana e prudente gestione, determinati coefficienti patrimoniali, una
maggiore protezione del rischio unita ad una buona governance.
A livello europeo si aggiungono le pressioni della BCE per conseguire
un sistema bancario forte e allo stesso tempo razionalizzato per renderlo più efficiente. La tendenza è limitare il numero degli istituti di credito
presenti sul territorio nell’ottica di un’ottimizzazione della relativa rete
commerciale. Per questo acquisterà sempre maggior importanza il livello di patrimonializzazione di ogni BCC e la capacità di modulare il proprio sistema secondo le nuove richieste del mercato.
Anche la “nostra” Banca dovrà in qualche modo adeguarsi ai cambiamenti in atto. Il Consiglio di Amministrazione sta valutando con molta
ponderazione eventuali sinergie e ipotesi aggregative con altre BCC del
territorio nel rispetto della nostra storia, dei nostri Soci e Clienti; ipotesi
e sinergie che prendono come base, prima di tutto, i dati dei piani industriali delle BCC coinvolte. Si tratta comunque di scelte importanti che
devono essere effettuate senza fretta e con molta attenzione al territorio.
Qualunque sarà la proposta che sarà sottoposta all’approvazione dei
nostri Soci, assicuro che servirà a rendere più forte, più competitiva e solida la “nostra” Banca per continuare a essere al servizio dei Soci e dell’economia locale; una Banca al servizio dello sviluppo che conferma le proprie radici nel territorio e nella sua comunità.
A nome mio e del Consiglio di Amministrazione porgo tanti sinceri auguri a Voi tutti, alle Vostre famiglie e al personale di VIBanca per le prossime Festività e per un domani colmo di ogni soddisfazione.
Insieme uniti per continuare il nostro cammino.
Settembre/Dicembre 2015
1
Editoriale
Insieme per crescere
Patrizio Rosi
Enzo Cabella
Il Centro Fratelli Carrara
Fotografie di Daniele Giusti
L’azione assistenziale della Fondazione
modernissima struttura
a sei mesi il Centro Fratelli Carrara è una splendida realtà. Si
tratta di una delle strutture più
imponenti della Toscana dedicate alla disabilità e a terapie di vario genere e rientra in un più ampio progetto di solidarietà a favore
dei disabili del territorio pistoiese con la Fondazione MAIC (Maria
Assunta in Cielo). Il centro sorge
MAIC
in una
nel quartiere San Biagio, nella zona ovest di Pistoia: sono stati necessari ben sei anni di lavori realizzati grazie alla donazione della
famiglia Carrara (due milioni e
mezzo di euro), al contributo della fondazione Cassa di risparmio
di Pistoia e Pescia (altri due milioni e mezzo di euro) e al supporto di trecentocinquanta priva-
Il modernissimo complesso del Centro,
nel quartiere di San Biagio.
Settembre/Dicembre 2015
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ti che hanno stanziato le somme
più disparate per raggiungere gli
otto milioni e quattrocentomila
euro necessari a finanziare l’intero progetto. Il Centro Fratelli Carrara rappresenta la prima parte
dell’opera. Vi sono infatti ancora
alcuni importanti lavori da fare,
come la ristrutturazione della sede della fondazione, le case-famiglia, gli ambulatori e la piscina, i
cui costi saranno sostenuti dalla
stessa fondazione.
Dopo lo stop del 2010, anno in
cui il centro ha seriamente rischiato di non vedere la luce per
le note vicende legate all’AIAS, la
città adesso dispone di un’opera
che occuperà, alla fine di tutto l’iter, più di seimila metri quadri di
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superficie. Uno sforzo faraonico,
partito da una semplice telefonata, che Luigi Bardelli, presidente
della fondazione, racconta.
“Quando la Provincia decise di
vendere lo stabile dove attualmente svolgiamo le nostre attività
è stato un momento difficile per
me. Poi l’amico Ivano Paci, presidente della fondazione Cassa di
risparmio di Pistoia e Pescia, mi
telefonò chiedendomi come potesse essermi utile per portare
avanti le attività per i disabili.
Contemporaneamente nacquero i
contatti con la famiglia Carrara,
che voleva realizzare qualcosa di
tangibile in ricordo dei propri genitori, Giuliano, Tullio e Mario.
L’idea si è poco alla volta mate-
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rializzata ed è nato questo centro,
orgoglio per tutta la città”. Maurizio Carrara ha tenuto a sottolineare l’importanza di questo centro che viene incontro alle
persone meno favorite dalla sorte. “Insieme a tutta la famiglia volevamo aiutare le persone più
sfortunate e ricordare in maniera tangibile i nostri genitori con
un progetto concreto e ambizioso che durasse nel tempo e fosse
molto utile alla città. Siamo contenti di aver contribuito alla sua
realizzazione”.
La struttura
I lavori sono iniziati nel 2009,
sulla base del progetto elaborato
dall’architetto Alessandro Man-
Pistoia nostra
La vetrata del
deambulatorio:
luce per gli ospiti
e trasparenza
per i frequentatori
del giardino.
L’ingresso ai padiglioni:
il progetto architettonico
privilegia ampie superfici
vetrate.
nelli insieme a un team di progettisti composto da Riccardo Lombardi, Francesco Sadovsky, Paolo Nerozzi e Giovanni Becattini e
realizzati dall’impresa CMSA. L’idea di fondo è offrire al territorio
uno spazio completamente a disposizione della riabilitazione, nel
quale il cittadino possa trovare in
maniera integrata servizi ambulatoriali, servizi diurni e residen-
ziali, attività sociosanitarie, presenza medica specialistica all’interno di un ambiente moderno,
accogliente, funzionale. La nuova struttura del centro Fratelli
Carrara, dal design avveniristico,
si sviluppa su due piani. La struttura è nata con due obiettivi: essere aperta alla città grazie al giardino, a disposizione anche della
cittadinanza, e garantire intimità
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e protezione agli ospiti dell’edificio. La struttura è a forma di semicerchio, segno tangibile del patto tra struttura e città. Anche la
scelta dei materiali, metallo e vetro, intende lanciare un messaggio di apertura verso l’esterno e di
trasparenza, con una grande vetrata da cui è possibile vedere le
persone che vi abitano e che vi lavorano.
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L’auditorium del Centro.
La mensa: l’arredo
coloratissimo imprime
un tocco di allegria.
del decoro musivo della cappella
Redemptoris Mater in Vaticano,
della basilica di Fatima, di San
Giovanni Rotondo e del santuario
di Lourdes. “È un’opera che ci rende orgogliosi – ha detto Luigi Bardelli, presidente della ONLUS MAIC
–, anche perché vede riunite nella
sua realizzazione tutte le forze sociali, economiche e istituzionali
strette intorno a soggetti deboli
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nella nostra città”. Oltre a tutte le
persone, e sono tante, che si sono
adoperate per la creazione del
Centro Fratelli Carrara, vanno ricordati – accanto alla famiglia Carrara – Ivano Paci, presidente della fondazione CARIPT , Luigi
Bardelli, il direttore Luca Gori e
don Diego Pancaldo, che hanno
vissuto da vicino le vicissitudini
dell’intero progetto.
■
Pistoia nostra
Gli ospiti
La Fondazione segue soggetti
con disabilità dai primissimi anni
di vita fino alla terza età, allo scopo di assicurare l’accoglienza della persona, dei suoi familiari, la
conoscenza dei contesti di vita e
di relazione, la partecipazione alle attività scolastiche ed educative. Delle 2100 persone seguite dalla Fondazione MAIC , 1235 sono
bambini e adolescenti. Nella struttura lavorano 117 professionisti
della riabilitazione e dodici tra
specialisti, psicologi e psicoterapeuti, oltre a 150 volontari. Il percorso riabilitativo estivo coinvolge
290 persone diversamente abili,
500 tra familiari e accompagnatori e oltre 400 professionisti della
riabilitazione. Nell’area occupata
dall’attuale centro, una volta terminati i lavori della seconda fase,
troveranno spazio i servizi ambulatoriali per gli adulti e una nuova
casa-famiglia più ampia e moderna di quella attuale: è prevista la
realizzazione nella vecchia sede di
due piscine per la riabilitazione ed
è già in vigore il servizio diurno
per 170 ragazzi. Anche la chiesetta dedicata a Maria Madre Nostra
sarà ristrutturata e vi troveranno
spazio i magnifici mosaici del gesuita Ivan Marko Rupnik, autore
Lorenzo Cipriani
Le mura di Pistoia
Fotografie: Fabrizio Antonelli
La storia cittadina nell’avvicendarsi delle cerchie
a città era nel piano piccioletta,
ben murata e merlata” scrisse Dino Compagni nella sua Cronica
trecentesca: si riferiva alla seconda cerchia muraria di Pistoia, allora fiera città-stato che però stava per cadere nella balia della
Dominante. La sua sottomissione
fu anche visivamente rappresentata proprio dalla distruzione di
questa cerchia, dopo il terribile assedio condotto per ben undici mesi, dalle truppe fiorentine e lucchesi, agli inizi del XIV secolo.
Tutta la storia pistoiese è scandita dalla costruzione dei suoi tre
L’unico tratto residuo
della seconda cerchia
muraria eretta fra il XII e il
XIII secolo con lo sforzo
congiunto di tutti i cittadini
organizzati per parrocchia.
Attualmente si trova in via
Borgo Albanese che
riporta l’assonanza con
una via Aglianese, cioè
indirizzata verso Agliana.
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circuiti murari, che in tempi diversi bene hanno rappresentato il
succedersi delle recinzioni urbane, l’orgoglio della raggiunta autonomia politica, la necessaria difesa contro i nemici esterni,
perfino la barriera fiscale per le
merci in entrata. Serve ricordare
come e perché queste mura furono erette.
Pistoia, come noto, sorse quale accampamento romano durante il II secolo a.C., quando Roma
condusse sull’Appennino le guerre liguri; poi divenne cittadella
fortificata nell’epoca imperale e
fu amministrativamente collocata nella Septima Regio. Assai presto (alla fine del VI secolo) fu occupata dai longobardi che la
dominarono per molto tempo: fu
questo popolo – egemone in città
e con forti capisaldi sull’Appennino per contrastare i bizantini –
che fece erigere la prima cerchia,
probabilmente sulla stessa linea
del precedente confine romano.
Si sa solo che questa prima muraglia è dell’VIII secolo; era tracciata lungo un perimetro di milleduecento metri, racchiudeva
uno spazio urbano tra i tre ed i
quattro ettari. È il circuito ora
scandito dalle attuali via Cavour,
Bozzi, Curtatone e Montanara,
Abbi Pazienza, delle Pappe, Pacini e Palestro. Ne restano pochissimi resti sotterranei, alcuni
emersi durante i lavori svolti nel
centro storico alcuni anni fa, qualche residuo forse all’interno dell’antichissima chiesa di Sant’Iacopo in Castellare (il “castellare”
poteva essere appunto una torre
della prima cerchia), e anche – si
ipotizza – in materiali reimpiegati nei sotterranei di San Mercuriale. Nell’alto Medioevo Pistoia
rimase a lungo una città dominata politicamente, culturalmente e
giuridicamente dal ceto germanico, prima longobardo e poi franco. Solo intorno al Mille il feudalesimo e la civiltà curtense fecero
emergere alcune famiglie egemoni – sempre di origine germanica
– con un graduale affermarsi, anche come autorità locale, del vescovo. Infine, nel 1105, furono
eletti i consoli e Pistoia si organizzò politicamente per mezzo del
libero comune. In altri termini,
conquistò l’autogoverno liberandosi con fatica, ma assai presto rispetto ad altre città, dei poteri
esterni dell’impero e del papato. A
quel punto era necessario cingere la città di salde mura: e da lì cominciò l’espansione politica verso il territorio circostante, quindi
alla forma del distretto pistoiese.
Infatti con il XII secolo iniziò il
lungo e complesso lavoro della
costruzione muraria, che fu organizzato con l’apporto di tutte le
famiglie chiamate a contribuire
parrocchia per parrocchia: si
doveva costruire una salda muraglia per cingere l’ormai ampliato
spazio urbano, dato che fuor dalla
prima cinta erano via via emersi
piccoli borghi lungo le principali
vie d’uscita. C’erano infatti nuovi
punti d’attrazione e di rapporto
fra la città murata e il suo contado
Un mascherone sorveglia severo il
passeggio lungo l’Arcadia; magari in
memoria dell’assoluta proibizione che i
Capitoli dell’Uffizio dei Fiumi e Strade di
Pistoia avevano posto nel Settecento nei
confronti di chi giocando “a tirar la girella”
avesse ostacolato il libero passeggio.
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che man mano si andava espandendo. Questa fu la seconda cerchia, che cinse la città lungo un
perimetro ben più ampio del precedente (tre chilometri e mezzo)
e racchiuse uno spazio almeno tre
o quattro volte maggiore. La piccola Pistoia fieramente ghibellina,
ma contornata da più potenti
comuni di fede guelfa, cercò così
di difendersi: e i pochi resti che
rimangono lungo il tratto di via
Borgo Albanese testimoniano del
lavoro fatto collettivamente. Sono
infatti ancora distinguibili le “giornate” attribuite alle singole famiglie, condotte col loro diretto lavoro o con l’impiego dei loro beni,
derivando il materiale da costruzione dal greto dell’Ombrone. Si
coglie in questo accurato e lungo
lavoro collettivo l’orgoglio di voler
costruire una città murata, bella e
adatta alla tutela contro ogni
nemico. Che però, nell’agitato
periodo comunale, era costituito
da tanti e potenti rivali: dopo il
secolo dello sviluppo economico e
sociale (il Duecento), nel succes-
La nostra storia
Una vezzosa torricella in fregio
alla cortina orientale della terza cerchia
muraria, fiancheggiata dall’ombroso viale
che fin dal Seicento fu chiamato Arcadia
nel ricordo della regione idilliaca
dell’antica Grecia.
La terza cerchia fu aperta
quando la città debordò fuor
dalle mura e si creò il borgo
di Sant’Agostino,
poi divenuto quartiere
industriale della città.
sivo si arrivò alla guerra contro la
lega guelfa. L’assedio fu lungo, la
resa nel 1306 inevitabile: le belle
mura, che anche il fiorentino
Compagni aveva ammirato, furono demolite, il fossato antemurale
riempito, a costituire quello che
non a caso fu chiamato lo Spianato. Dopo, quando si cominciò a
corrervi il Palio dei Barberi, fu ed
ancora è il Corso. Pistoia cominciò allora un lungo periodo, come
alcuni storici hanno scritto segnalandone anche certi elementi di
possibile sviluppo, “nell’ombra” di
Firenze che l’aveva inglobata nel
proprio territorio. Il quale comunque doveva essere difeso dai pericoli che potevano calare dal nord
(ad esempio i Visconti); e Pistoia
era la città più settentrionale, ai
piedi dell’Appennino. Allora si
consentì e s’incentivò, a partire dal
XIV secolo, la costruzione di una
terza cerchia, così ampia che al
suo interno molti spazi rimasero
inedificati. Pistoia divenne così la
città dei giardini e degli orti; e alla
La terza cerchia vista
dal fossato antemurale
ricavato dalla
regimentazione delle acque
del torrente Brana.
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metà dell’Ottocento in alcuni di
essi sorse la specializzazione del
vivaismo, che ben presto emigrò
extra moenia e ancora caratterizza
l’economia locale. Le mura, in
tutte le tre cerchie, furono dotate
di porte ai punti cardinali e lungo
le vie d’uscita più importanti; nel
Cinquecento, sotto Cosimo I, queste porte furono dotate di poderosi bastioni che hanno racchiuso la
città (e la sua cinta daziaria) fino
agli inizi del Novecento. Ma questa è un’altra storia.
■
La pieve di Sant’Andrea
Fotografie
di Alessio Lucarini
Scrigno romanico di un gioiello gotico
irabile contenitore romanico di
un capolavoro gotico, la chiesa di
Sant’Andrea accosta con rara evidenza e nitidezza quelli che da
sempre sono i due modi fondamentali – statico e dinamico –
d’intendere e rappresentare la
realtà. Questo effetto, dominante
se non esclusivo, è dovuto anche
da un lato al restauro che negli anni Sessanta l’ha liberata da molte
sovrapposizioni, restituendola alla sua struttura originaria, e d’altro lato al fatto che tutto il resto della decorazione,
con i suoi numerosi pregi e, diLa facciata
della pieve
di Sant’Andrea.
ciamolo pure, le sue stonature,
“scompare” di fronte al pulpito di
Giovanni Pisano.
Struttura originaria, s’è detto;
ma bisognerà correggersi, perché
nelle forme romaniche del XII secolo che ancor oggi ammiriamo,
la chiesa fu ricostruita, non costruita. Infatti essa esisteva già da
quattro secoli – esterna alla prima
cerchia di mura, come indica anche il suo titolo di pieve, e poi compresa nella seconda – quando gli
Operai Pazzo di Tignoso e Villano
decisero di portarla a dimensioni
e bellezza degne di una grande pieve, dalla quale dipendevano numerose chiese minori e cappelle,
seconda solo alla cattedrale, tanto da sostituirla in caso di bisogno: “plebs magna, et prima dignitas post Cathedralem”.
Nella sua nuova più ampia veste romanica essa presentava una
facciata scandita da cinque archi
ciechi su snelle colonne di pietra
serena. Lo slancio delle colonne
era frenato dalla curva degli archi
a tutto sesto e dalla loro ripetizione sopra le tre porte. In alto la
decorazione geometrica di marmi bianchi e verdi terminava sotto un robusto cornicione trasversale. Il complesso equilibrio
statico così raggiunto era ulteriormente sottolineato, anche per
l’esatta centralità della posizione,
dal bassorilievo di pallido marmo
Arte e cultura
Maria Valbonesi
Il suggestivo interno romanico
della pieve col pulpito gotico.
sto è anche San Bartolomeo –,
quanto perché queste navate sono singolarmente alte e strette: col
risultato che sotto la curva conclusa degli archi e dell’abside, alla scarsa luce delle
piccole monofore,
si crea un’atmosfera più unica che rara di raccoglimento
e “assorto silenzio
spirituale e ambientale”. Un’atmosfera
che le impronte rimaste dei vari interventi antichi e recenti – i grandi
dipinti cinque-seicenteschi nell’ombra delle pareti, gli
altari di pietra serena, i tre Crocifissi e
così via – non arrivano a turbare…
Durante il XIII
secolo Pistoia continuò a prosperare e
progredire, sebbene
dove sull’architrave della porta
centrale una ripetitiva sequenza
di figure quasi immobili rappresentava la cavalcata e l’adorazione dei Magi: “fecit hoc opus Gruamons magister bonus et
Adeodatus frater eius”.
Correva l’anno 1166. La città
di Pistoia stava attraversando il
secolo di più rapido progresso civile, economico e culturale della
sua storia e poteva ben permettersi di affidare a Gruamonte, come ad altri anche più di lui boni
magistri, interventi di alto valore
artistico e di alto costo, oltre che
nella chiesa di Sant’Andrea, in
Duomo, a San Bartolomeo, a San
Giovanni Forcivitas… E ovunque
la stabilità e consistenza volumetrica delle forme architettoniche e
il solenne fermo rilievo delle sculture appaiono come un segno di
quella forza e certezza di sé che,
nonostante la lotta fra guelfi e ghibellini, il libero Comune allora
possedeva.
Sant’Andrea, che ha in comune con le altre chiese romaniche
di Pistoia molti elementi e caratteri stilistici della facciata, se ne
differenzia invece non tanto per
essere a tre navate – come del re-
Il pulpito di Giovanni
Pisano in tutto il suo
splendore.
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al tempo stesso la discordia civile vi prendesse sempre più
campo e da ultimo le fazioni –
non più guelfi e ghibellini, ma
bianchi e neri – vi si scatenassero con una violenza e crudeltà senza precedenti.
Questo non impedì che nel
1298 il pievano di Sant’Andrea,
Arnoldo degli Arnoldi, e gli
amministratori, Andrea di Vitello e Tino di Vitale, dessero
a Giovanni Pisano l’incarico di
scolpire per la loro chiesa un
pulpito simile a quello che col suo
aiuto il grande Nicola aveva fatto
per il duomo di Siena: “perché –
scrive il Vasari – i pistoiesi avevano in venerazione il nome di Ni-
cola padre di Giovanni”. Il quale
invece – chissà se i committenti se
l’aspettavano – proprio con questo pulpito “tradì” definitivamente il padre, ribaltando non solo la
staticità romanica, ma anche il
potente equilibrio classico di Nicola in un’altissima tensione
drammatica e radicale essenzialità del movimento.
Per rendersene conto basterà
riguardare un momento il bassorilievo della facciata, dove attraverso la monotona consistenza
delle forme Gruamonte dà la fissazione di un fatto; e poi tornare
in chiesa a cercare lo stesso fatto
nel secondo dei cinque quadri del
pulpito. Sulla sinistra si affacciano le mobili teste dei cavalli, dai
quali sono appena smontati i due
Magi che aspettano, mentre il terzo, anzi il primo, è già proteso con
la sua offerta a baciare in uno
slancio di adorazione il piede del
Bambino: non più un “fatto”, ma
un “farsi” interno al dinamismo
di gesti, espressioni e rapporti
compositivi.
Così tutto il pulpito coglie la
realtà non nel suo essere, ma nel
suo divenire: dall’implacabile
moto circolare dei leoni che lo
sostengono ai cinque quadri del
parapetto, dove l’affanno dell’umanità peccatrice, la mediazione delle antiche sibille e dei profeti trovano il loro supremo esito
e senso nelle storie di Cristo.
Di queste storie, Giulio Carlo
Argan ha scritto che “sono portate al colmo della intensità
drammatica”. Se è vero di tutte,
lo è particolarmente della prima
che si vede entrando, La Strage
degli innocenti, dalla quale “quan-
Il pannello della Crocifissione fa parte
delle Storie di Cristo che ornano il pulpito.
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to più Sant’Andrea accoglie e
condensa religioso silenzio fra le
sue colonne e gli altari di pietra
serena, tanto più alto risuona nel
marmo l’urlo nero delle madri
che vedono fare a pezzi i loro piccoli per ordine di Erode”.
Dopo quattro anni di lavoro,
nel 1301 il pulpito era finito: specchio per Giovanni del suo vittorioso contrasto col padre e per i
pistoiesi di quelli sanguinosi della loro città senza pace; per la
chiesa di Sant’Andrea ospite
splendido e incompatibile: tant’è
vero che in sette secoli non c’è stato verso di trovarglici una collocazione adatta.
■
BIBLIOGRAFIA
Le Guide di Pistoia del Giglioli, del Tolomei, del Tigri, del Chiti, di Bazzini e
Fiaschi; G.C. Argan, Storia dell’arte italiana, Firenze, 1981; M. Valbonesi, I
volti della città, Pistoia, 2001; Pieve di
Sant’Andrea, a cura di U. Feraci, Pistoia, 2012.
Arte e cultura
Il portale con l’architrave istoriato.
Lorenzo Melani
“Stile Giovannetti”
Lo spirito di una storica azienda nostrana
nel progetto di un giovane designer pistoiese
VIBanca dà spazio a giovani ricercatori e studiosi del nostro territorio
che si sono distinti per la realizzazione di una tesi di laurea di particolare valore. L’articolo qui pubblicato è tratto dalla tesi di laurea in Architettura-Disegno Industriale del dottor Lorenzo Melani.
ilano. Così voglio partire, con questa parola: Milano; con questa
città, nella quale attualmente lavoro, perché vi è più richiesta, almeno per un dottore in disegno industriale: “Città del Design”, la
chiamano. Il capoluogo lombardo
è stato ed è ancora oggi il fulcro di
molte attività inerenti sia all’arredo che alla produzione di complementi. Casa di brillanti menti: basti pensare che tutti i grandi fra
architetti e designer hanno passeggiato sotto la Madunina almeno una volta. I fratelli Castiglioni,
Scarpa, Bellini, Pesce, Zanuso,
Mendini, Mollino, La Pietra: e la lista potrebbe proseguire davvero
molto.
Ma cos’è rimasto di quei tempi? I tempi d’oro del design Italiano si avvertono per le strade di Milano? Sì, certo, vetrine costellate di
bellissimi oggetti, insegne luminose che parlano di brand storici
e fra i vicoli di Brera si scorgono
piccole teche con antichi prodotti
di design. Ma allora perché a un
giovane laureato appassionato di
tutto questo, se gli viene chiesto di
pensare a un luogo intriso di storia del design, non appaiono nella
testa i nobili palazzi milanesi o le
architetture liberty del centro storico, bensì filari di alberi, dolci colline e vivai? Forse perché sono “piIl divano Sabin, progettato da Lorenzo
Melani con la storica azienda Giovannetti,
in un rendering allegato dal giovane
designer alla propria tesi di laurea
magistrale per illustrarne le valenze
d’arredo.
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stoiese doc”, o forse grazie a un’esperienza vissuta in luogo inaspettatamente ricolmo di design.
Andai a parlare con il cavalier
Benito Giovannetti in una giornata d’aprile, incuriosito dalla sua
azienda e un po’ stressato dal non
sapere ancora su cosa fare la mia
tesi di laurea magistrale. Arrivato
in via Pierucciani, in mezzo a campi coltivati, notai subito l’architettura della sua azienda tipicamente anni Settanta, firmata niente di
meno che dal leggendario Superstudio. Mi accolse con molta gentilezza e in poco tempo, dopo avermi fatto fare un giro nel suo
showroom e avermi “analizzato”,
decise di accordarmi la collaborazione per dare vita alla mia tesi.
Da quel momento iniziarono
visite settimanali e revisioni per
definire bene un prodotto che riuscisse fedelmente a esprimere il tema da me scelto: “Studio, analisi e
progettazione di un divano contract domestico a ridotto impatto
ambientale per l’azienda Giovannetti”.
Ed è proprio in quel momento
che iniziai a sentire quelle vibrazioni e quelle sensazioni di un’epoca passata, ma attuale ancor oggi. Entrare in quei locali freschi
durante l’estate e… freddi d’inverno (il riscaldamento ad aria non
era sempre in forma) era per me
un vero divertimento.
Il cavaliere mi affidò alla sapienza di Adriano Rasi, un baffuto ex-direttore commerciale temprato da mille avventure nel settore
dell’arredo, già dipendente dell’azienda, che, oltre a essere oggi un
grande amico, continua a darmi
consigli e a guidarmi nel difficile
mondo dell’arredo qualificato. Nella voce di entrambi scorgevo quella passione che in tutta via Durini
(la via dell’arredo a Milano) anco-
Una tavola della tesi di Lorenzo Melani
illustra il divano in fase di rifinitura
concettuale, con annotazioni relative a
caratteristiche e particolari.
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ra non riesco a ritrovare. Parlare
con Giovannetti voleva dire parlare con il capitano di una nave che
ha visitato i mari dell’arredamento, quello pensato, quello fatto con
la testa, quello che oggi si va perdendo, almeno nelle aziende italiane. Ero felice che tutto questo
fosse a Pistoia, a casa mia, a circa
quindici minuti di macchina. Conoscevo il mitico Michelucci, il
gruppo 7, Marini e avevo visitato la
Villa di Celle e le altre della zona
ricche di opere d’arte, ma era la prima volta che portavo avanti un
progetto con un’azienda di design
pistoiese.
Industria e artigianato
La leggera struttura lignea del divano
Sabin, in legno multistrato in pioppo
e abete.
Un rendering del divano in bianco ne
valorizza eleganza e funzionalità.
Il divano da me progettato si
chiama Sabin, con struttura in legno multistrato in pioppo e abete,
in poliuretano a quote differenziate e dacron con rivestimento variabile dal cotone elastico (tipico della Giovannetti) alla pelle bovina
italiana. Per arrivare anche solo a
delineare una forma c’è voluto più
di un mese, fra tentativi e ripensamenti del cavalier Giovannetti. Gli
schizzi e i disegni che mostravo non
andavano quasi mai bene totalmente, un po’ per motivi di costo,
un po’ per motivi strutturali e un
po’ per motivi stilistici. Tuttavia sono stati proprio questi tre fattori a
fare di Sabin un divano completo.
A prescindere dal piacere personale, dal quale è doveroso prendere le distanze almeno in questi
casi, e quindi esiliare “bello e brutto” dalla nostra dialettica progettuale, in Sabin realmente vi è la Giovannetti. Il divano in sé, infatti, non
tende a rappresentare una mera seduta imbottita, ma una collaborazione assidua e una profonda analisi di forme, stile e marketing. Non
è semplice, e ci tengo a dirlo con
tutta l’umiltà a me concessa, trovare un prodotto come Sabin, o meglio, non è semplice trovare un prodotto come un manufatto
Giovannetti. Questo è dovuto alla
presenza fissa sul campo del presidente e fondatore dell’azienda, che
controlla e analizza tutto quello che
avviene. La Giovannetti collezioni
non ammette prodotti “stranieri”,
e con stranieri s’intenda al di fuori
di quei canoni che si pongono come pilastri di quello che ho imparato a chiamare “stile giovannettiano”. Uno dei capisaldi per il
presidente è proprio il feeling con
l’utente, il trasmettere dei messaggi inconsci, immediati, viscerali,
primo fra tutti il messaggio di autenticità, che il prodotto che si sta
guardando è parte di una famiglia,
una famiglia toscana, pistoiese,
Giovannetti.
Sempre facendo paragoni con
le altre aziende italiane di design di
alto settore, si può notare come i
vari prodotti esposti nei cataloghi
non rispondano sempre in maniera adeguata a uno stile “madre”, al
così detto “filo conduttore”. Questo
è esplicitamente dovuto al far lavorare grandi firme dell’architettura e
del disegno industriale con carta
bianca (o quasi). Si spinge spesso
più sul nome di chi fa che sul contenuto che si crea. Questo è stato
uno dei punti sui quali all’inizio ho
avuto più da ridire: consideravo, da
studente di disegno industriale appassionato di marketing, una mossa poco astuta tagliare le gambe al
progettista, frenarne la fantasia o
ancor peggio snaturarne la filosofia
progettuale per metterla al servizio
dell’azienda. Col tempo però iniziai
a contemplare la reale possibilità di
riuscire nella creazione di un divano finalmente aderente a un’azienda più che a un mercato, un divano rispettoso di una storia. Iniziai
a vedere quei limiti, quegli aspri argini come sponde che incanalava-
informa
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no il progetto in un percorso, fino
a sfociare in un prodotto “giovannettiano”. È evidente, credo, come
questo voglia elogiare la forza d’animo e la tenacia con la quale si
punta a rimanere fedeli alla propria
storia, qualità sempre più rara nel
mondo dell’imbottito.
In Sabin, quindi, si ritrovano le
linee morbide, le tensioni del tessuto, le rotondità sensuali e floride tipiche di un pop anni Sessanta, le rientranze, quei colori vivaci
e quelle finiture in metallo cromato. Con i suoi riccioli morbidi che
si srotolano e si arrotolano a formare un comodo bracciolo, cuscino per i più pigroni, si sottolinea
quell’ironia pungente e quel sentimento che segue il mercato di nicchia alla quale Giovannetti strizza
l’occhio. È con lo studio del mercato e della clientela, nonché dei
fattori critici di successo e del sistema risorse dell’impresa che il
progetto si porta quasi a completamento, non pima di aver studiato anche un modo per diminuire
l’impatto ambientale del prodotto.
Struttura in legno più leggera, numero di parti avvitate ridotto, riciclabilità aumentata, materiali italiani con la conseguente riduzione
di Co2 e forma della seduta con
meno sprechi possibili.
Il giorno della laurea è stato bello sapere di essere stato parte di
questo, di un progetto, un progetto
fatto con consapevolezza, sviluppato nella mia terra. Respirando
quei profumi della tanto vituperata parola design, che magicamente
si amalgama perfettamente a un
territorio, a una regione, a una città,
alla parola con la quale voglio concludere: Pistoia.
■
na società di nuoto pistoiese, che conta ben
settanta atleti che partecipano, e vincono, alle
più importanti manifestazioni nazionali e internazionali, che portano con onore il nome di Pistoia nel mondo:
ebbene questa società – la Nuotatori Pistoiesi – non dispone di una
piscina per potersi allenare e prepararsi degnamente a questi importanti meeting sportivi. Può sembrare un paradosso, un caso quanto
meno strano che avvilisce chi vuole fare sport ad alto livello. Gli atleti sono stati costretti ad allenarsi o
in piscine cittadine (Boario, Fedi)
che dispongono di vasche da 25 metri o addirittura peregrinare in provincia (Montecatini, Montale, Monsummano) e a Prato – per trovare
chi potesse ospitarli. Montecatini è
anche l’unica sede che dispone di
vasche da 50 metri per svolgere
un’attività sotto l’egida della federazione. Una situazione che praticamente dura da sempre. I dirigenti
della società, in primis il presiden-
Nuotatori Pistoiesi:
è l’ora dei fatti
Perché la società, che miete successi e onora
Pistoia, non ha ancora una piscina per allenarsi?
te Giancarlo Lotti, il direttore tecnico Massimiliano Lombardi e il coordinatore dei corsi Andrea
Chiti, da anni hanno fatto presente alla Provincia
e al Comune di Pistoia la
grave carenza di strutture ma per ora gli impegni... verbali sono rimasti
tali, le parole non sono
state fatte seguire dai fatti. I dirigenti, però, non sono rimasti passivi, si sono dati ancor più da
fare, chiedendo ai propri tesserati
maggiori sacrifici. Ricompensati,
nonostante tutto, da molti successi e tante soddisfazioni ottenuti ai
campionati italiani, europei e mondiali e anche alle olimpiadi. Si aggiunga un altro problema serio. La
piscina Silvano Fedi è di proprietà
della Provincia e con la sparizione
delle province si corre il rischio che
venga acquisita dai privati, sfrattando la società…
La Nuotatori Pistoiesi è nata nel 1992
dalla fusione di tre società: DLF Nuoto (costituita negli anni Settanta), Centro Nuoto
Pistoia e Boario NuoNiccolò Bonacchi,
primatista italiano nei 50
metri dorso.
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Alice Nesti, compagna di staffetta di
Federica Pellegrini, fa parte del team
tecnico dei Nuotatori Pistoiesi.
to. È soprattutto nella piscina che
fa parte dell’Istituto comprensivo
Raffaello in via Calamandrei che la
Nuotatori svolge la sua attività, sotto la direzione tecnica di Massimiliano Lombardi che è anche l’allenatore dei giovani che praticano
attività agonistica, aiutato da uno
staff tecnico di prim’ordine composto da Alice Nesti, Eugenio Sabatino e Simone Baldi. Come ci ha
spiegato Lombardi, la stagione
sportiva dura in pratica tutto l’anno, con punte da aprile a luglio per
partecipare alle competizioni agonistiche. La Nuotatori Pistoiesi conta ben settanta atleti agonisti nelle
discipline esordienti B e A, ragazzi,
juniores, cadetti e seniores. Ha ottenuto i primi successi subito dopo
la nascita, grazie alla partecipazio-
Sport
Enzo Cabella
ne ai più importanti meeting regionali. Nei primi anni Duemila ha
partecipato a tutte le più importanti
manifestazioni nazionali, dove i ragazzi pistoiesi hanno conquistato
medaglie in serie. Di successo in
successo, la società ha conquistato
un ruolo primario nel panorama
nazionale, tanto da affacciarsi alle
più prestigiose competizioni internazionali, dai campionati europei a
quelli mondiali, addirittura alle
olimpiadi, difendendo con onore
anche la maglia azzurra.
Ecco, in sintesi, gli atleti che
hanno ottenuto successi e medaglie
in campo nazionale e internazionale. La prima supertitolata è stata
Sheila Gironi, dorsista, che si è messa in luce ai campionati europei juniores e in seguito ha conquistato
la medaglia d’argento nei 200 ai
campionati assoluti. Un altro grande esponente della Nuotatori è Vanni Mangoni, atleta dotato di un talento non comune, forte in tutte e
quattro le specialità (stile libero, rana, dorso e farfalla), tanto da primeggiare in molte edizioni dei campionati italiani giovanili. Tra le sue
affermazioni più importanti, la medaglia d’argento ai campionati nazionali assoluti a Livorno nel 2004,
anno in cui è stato finalista agli europei assoluti nei 400 misti. Tra i
maggiori alfieri della Nuotatori è
doveroso ricordare Giacomo Mungai, che ha partecipato agli europei
juniores e più volte agli assoluti nazionali sia nella rana che nei misti.
Anche Raffaella Tius, che gareggia
nello stile libero e nei misti, è stata
nazionale giovanile e finalista ai
campionati italiani assoluti. Alice
Nesti ha gareggiato nei 200 stile libero e nei misti. Ricchissimo il suo
palmarès: partecipazione a due
campionati mondiali, campionessa europea assoluta nella staffetta
4x200 (di cui ha fatto parte anche
la divina Federica Pellegrini) e sempre nella staffetta, ancora con la Pellegrini, finalista alle ultime olimpiadi, un risultato eccezionale.
Nesti è stata più volte finalista agli
europei assoluti e ha partecipato
anche a ben tre universiadi. Un’atleta straordinaria, dotata di talento e di grandi mezzi atletici. Un altro grande atleta della Nuotatori è
Niccolò Bonacchi, primatista italiano nei 50 metri dorso nonché di
tutte le categorie giovanili (50 e
100). Ha vinto la medaglia di bronzo ai mondiali juniores, quella d’oro agli europei juniores e fa parte
della nazionale assoluta. Ha vinto
anche due medaglie nella staffetta
mista agli europei di Herning (Danimarca) e ai mondiali di Doha (Qatar). L’emergente Giulia Gabrielleschi ha vinto molte medaglie sia nel
misto di piscina che in acque libere (fondo da 5000 e 10.000 metri),
medaglia d’argento agli europei e
vincitrice dell’ultima tappa di Coppa Europa. Occupa il terzo posto
nella classifica assoluta stile libero.
Ultima citazione è per Yari Venturi (appena sedici anni) che ha vinto la medaglia d’oro nei 200 rana alla Mediterranean Cup. Ecco, una
serie così nutrita di successi non
merita la piena e convinta attenzione dei nostri amministratori
pubblici?
Abbiamo chiesto a Lombardi
come si costruisce un campione di
nuoto. “La parola costruire non è
la più esatta – spiega – perché campioni si nasce, le doti naturali, il talento li dà madre natura e sono indispensabili per poter emergere.
Oggi i praticanti sono aumentati e
poiché non tutti hanno del talento
naturale, sta all’allenatore saper
scoprire le doti e le caratteristiche
peculiari dell’atleta, saperle valorizzare, tirando fuori il meglio attraverso un allenamento adeguato
e personalizzato. E sempre, comunque, ci vuole impegno e spirito di sacrificio da parte dell’atleta,
che deve avere fiducia nelle sue possibilità e nell’allenatore. È un lavoro duro, lungo e costante. I primi
successi, le prime soddisfazioni costituiscono il premio alla fatica e
all’impegno”.
■
Giulia Gabrielleschi, a sinistra,
medaglia d’argento nella 5 chilometri
femminile ai Giochi del Mediterraneo
di Pescara 2015 vinti da Arianna Bridi
(al centro), se la cava bene anche
in piscina.
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Progetti e iniziative a sostegno di famiglie e aziende
continua a caratterizzare la propria relazione
col territorio attraverso progetti e iniziative finalizzati
al sostegno dell’economia delle famiglie e delle aziende. Coerentemente con gli abituali principi di
attenzione che vengono posti nella creazione e nell’offerta di prodotti e servizi di facile accesso,
CASA, espresso in forma chirografaria e destinato a sostenere le
necessità legate a interventi sugli
immobili con il rilascio d’importi
fino a euro 96.000,00 per un periodo massimo di 10 anni compreso l’eventuale periodo di
preammortamento. L’iniziativa
resta una delle più diffuse fra la
clientela della banca, grazie alla
propria semplicità d’istruttoria e
a un trattamento economico de-
razione chirografaria, in questo
caso riservata a persone giuridiche con dipendenti. Anche nel
frangente l’iniziativa è regolata a
un tasso molto competitivo e le
principali caratteristiche sono il
periodo di rimborso (determinato in 6 rate mensili costanti) e l’importo finanziabile che ammonta
a euro 2.000,00 a dipendente. Tale strumento rimane uno dei ca-
comprensibili e in linea con corrette politiche di remunerazione e
di mercato, la nostra Banca di
Credito Cooperativo giunge alla
fine del corrente anno con proposte, tradizionali e non, che consistono nei vari tipi di finanziamento destinati alla creazione
delle liquidità utili alla propria
clientela. Fra questi continua a
mettersi in evidenza il RAVVIVA
cisamente conveniente. Per quanto riguarda le imprese, approssimandosi come detto la fine del
2015, V I Banca intende portare
una volta di più il proprio sostegno al tessuto economico-produttivo attraverso la conferma del
prodotto di FINANZIAMENTO
DELLA TREDICESIMA MENSILITÀ; la linea di credito dedicata è sempre sotto forma di ope-
pisaldi dell’assistenza che VIBanca continua a fornire alle aziende
attive nella propria area operativa in uno specifico e importante
momento dell’annata con l’obbiettivo di sovvenzionare e favorire ogni elemento utile all’auspicata ripresa dell’economia.
In quest’ottica la Banca prosegue con le ormai consolidate politiche di sinergia con altri soggetti,
IBanca
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La Banca
per te
dalla Redazione
segnatamente i consorzi di garanzia, istituendo o confermando
plafond dedicati al sostegno e allo
sviluppo delle realtà operative locali. Il mezzo per contribuire a
creare un processo virtuoso all’interno del quale impresa, banca e
consorzio possono cooperare nel
comune interesse continua a essere quello di finanziare su base chirografaria imprenditori, professionisti, aziende, società ed enti
affiliati al consorzio interessato.
Nello specifico, l’ultima iniziativa
in ordine di tempo, denominata
CONFCOMMERCIO IN CONVENZIONE C.F.T. è stata presentata a fine settembre presso i
locali del Saloncino VIBanca di via
degli Orafi a Pistoia, con l’illustrazione dei dettagli da parte dei vertici delle realtà che hanno promosso l’iniziativa, ovvero VIBanca
e Confcommercio attraverso Centro Fidi Terziario.
Il finanziamento, dedicato
sempre alle imprese, copre il fabbisogno relativo a investimenti,
acquisto scorte e altre esigenze di
liquidità, risultando perciò assolutamente flessibile nella destina-
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zione. Per quanto riguarda le principali caratteristiche, è prevista la
concessione di un importo massimo di euro 25.000,00 e una durata di non oltre 60 mesi rimborsabile in rate costanti. All’interno
delle modalità sopra specificate si
evidenzia l’aspetto della garanzia
a supporto del fido: detta garanzia a prima richiesta, in caso d’istruttoria positiva e relativa delibera, viene rilasciata da C.F.T. in
una percentuale del 50% dell’approvato senza dover attendere la
controgaranzia del Mediocredito
Centrale; resta evidente che questo aspetto facilita molto l’accesso al credito, in una tempistica assai celere determinata in circa 5
giorni lavorativi per il giudizio di
C.F.T. e circa 10 giorni lavorativi
per quello della Banca.
Nel ventaglio dei prodotti VIBanca in offerta sottolineiamo al-
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tresì alcune linee di credito o iniziative d’interesse e utilità, segnatamente:
• anticipazioni del transato
P.O.S. sotto forma di apertura di
credito in conto corrente a scadenza d’importo non eccedente
l’80% del transato dell’anno precedente, durata 12 mesi (18 mesi
se il fido viene assistito da garanzia reale o di consorzio);
• mutuo Giovani Soci, con facoltà per gli stessi di contrarre
mutui ipotecari/fondiari a tasso
variabile agevolato con durata fino a 30 anni;
• iniziativa porta un cliente
amico: il cliente VIBanca che presenterà un amico che a sua volta
aprirà un rapporto potrà accedere a un finanziamento a condizioni estremamente favorevoli da
utilizzare per qualsiasi necessità
di spesa.
Una nota ulteriore specifica indirizzata verso l’importante settore dell’agricoltura, e conseguentemente del vivaismo, è
quella relativa ai prodotti in corso di realizzazione da parte di VIBanca. Una delle prossime iniziative sarà a breve la possibilità di
finanziare le imprese di settore
sulla base dei P.S.R. (Piani di Sviluppo Rurali) della Regione con i
relativi pacchetti. Detta tipologia
di fido è in questa fase allo studio
e approfondimento da parte degli
Uffici preposti della Banca, unitamente ad altre future iniziative
finalizzate al miglioramento della varietà e qualità dei servizi in
offerta alla compagine Soci e
Clienti.
■
Il Matrimonio Mistico
Un’antica e curiosa cerimonia pistoiese in un dipinto
di un artista danese
Un particolare del dipinto con un
portale di San Pier Maggiore: nella
fantasia dello Zahrtmann la facciata della
chiesa diventa un compendio di citazioni
di altri monumenti sacri pistoiesi.
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lla fine del secolo scorso il Comune di Pistoia fece venire da un museo della Danimarca, ed esporre
per un paio di mesi, un quadro che
ricordava un’antica cerimonia liturgica, a lungo praticata, che era
stata descritta dai cronisti locali,
per esempio nel Quattrocento dal
notaio ser Luca Dominici. Il pittore danese Kristian Zahrtmann
(1843-1917) aveva fatto, come allora usava, il suo Grand Tour in
Italia e aveva sostato anche a Pistoia. Artista che fuorusciva dai
consueti schemi (un innovatore,
nella scelta dei soggetti e dei colori), era stato attratto da alcuni
aspetti del folklore italiano, fra cui
le feste religiose, che più volte ritrasse. Quando si fermò in Pistoia
vide e studiò la cerimonia del Matrimonio Mistico che si faceva all’ingresso di ogni nuovo vescovo, il
quale doveva seguire un percorso
obbligato, sostare sul sagrato di
San Pier Maggiore e scambiarsi l’a-
nello nuziale con la badessa del
monastero femminile lì esistente,
che in quel caso rappresentava l’intera Chiesa locale. Si voleva insomma simboleggiare un matrimonio mistico fra il nuovo presule
e la Chiesa che egli si apprestava a
governare.
Lo Zahrtmann fece un dipinto
a olio su tela (123,5 x 146,8 cm)
molto vivace e colorato; ritraendo
la folla degli astanti, i due personaggi principali, ma alterando la
facciata della chiesa per far vedere molti altri particolari architettonici e decorativi dei monumenti
sacri pistoiesi: insomma la cerimonia di San Pier Maggiore doveva rappresentare un compendio
del sacro locale. Quel che qui interessa notare è la memoria del quadro storico, per il quale la solennità veniva celebrata con le
modalità che nel tempo avevano
acquisito il senso di una ritualità
sacrale. Il vescovo, a cavallo di una
Particolare del dipinto di Zahrtmann col
vescovo e la badessa assisi su tronetti
affiancati.
Ancora un particolare del dipinto con
un gruppo di dame sontuosamente
abbigliate in primo piano.
19
Arte e cultura
Lorenzo Cipriani
mula bianca, da qualunque strada
venisse, doveva entrare in città dalla porta Lucchese; come memoria,
hanno scritto gli storici, del fatto
che in antico la Chiesa di Pistoia
dipendeva dalla diocesi di Lucca.
Arrivato in San Pier Maggiore, alla presenza del popolo festante, il
vescovo incontrava la badessa (la
sua sposa mistica) e ambedue, dopo lo scambio degli anelli si sedevano su di un letto all’uopo predisposto sul sagrato. Perché su di un
letto, si potrebbe chiedere? Ma perché si trattava di un matrimonio;
e in ogni matrimonio il letto aveva
(e ha) la sua funzione. Dopo qualche tempo, però, ciò parve sconveniente: era sì un matrimonio, ma
mistico, fra due religiosi. Allora al
letto furono sostituiti due seggioloni che non destavano alcun pensiero profano. Così anche i più pudibondi furono soddisfatti.
Dopo la sosta il vescovo rimontava sulla sua mula e si recava in
cattedrale; la folla si disperdeva e
magari le monache si consolavano
con i buoni biscottini e rosoli che
erano solite fare. Sull’evento della
informa
20
Settembre/Dicembre 2015
cerimonia ritratta dallo Zahrtmann, sulla figura di questo pittore, sul significato storico del rito
che si voleva ricordare fu redatto
un bel libro di cui si è quasi persa
memoria: Kristian Zahrtmann e Il
Matrimonio mistico di Pistoia (Firenze, Maschietto e Musolino,
1999), a corredo della mostra organizzata dal Comune capoluogo
e da “Un Club per l’Europa”.
■
Il dipinto di Kristian Zahrtmann che
raffigura la cerimonia del Matrimonio
Mistico.
Pistoia. Un’altra città
Il Libro Strenna 2015 di VIBanca
Sotto e nella pagina seguente, alcune
vedute di Pistoia antica tratte dal corredo
iconografico della Strenna di VIBanca.
Settembre/Dicembre 2015
e città hanno una storia, una storia che è ricamata nelle strade,
nelle piazze e la cui trama, ancorché corrosa dal tempo, è spesso ancora visibile, rintracciabile
nelle linee delle nuove costruzioni, nelle curve di una via, nello
spigolo di un palazzo.
A questi ricordi fuggevoli, ma
presenti nella memoria della città,
sono collegati vicende e personaggi che si sottraggono, forse, alla grande storia, ma che hanno vissuto una parte o la totalità della
loro vita, lasciandovi sempre la
21
propria traccia, in certi luoghi che
la nuova città ha dimenticato, che
forse il tempo ha sbiadito, ma che
la memoria può recuperare.
Il volume, curato dalla professoressa Elena Vannucchi, studiosa di storia locale, per le Edizioni
Settegiorni, si propone di raccontare, attraverso le storie vissute di
personaggi noti o meno noti, alcuni luoghi e scenari urbani ormai
scomparsi, o del tutto trasformatisi, ma ricostruibili nella loro originaria fisionomia grazie alla documentazione iconografica e
La Banca
dalla Redazione
documentaria esistente, per giungere alla definizione di un’altra
città, quella dei secoli tra il XIII e
XVIII, una Pistoia diversa da quella che è oggi. Il libro alterna la storia delle vicende personali dei protagonisti, documentata da fonti
archivistiche inedite, a quelle dei
luoghi nei quali hanno vissuto e
operato. L’apparato
iconografico, ricco,
esauriente e avvincente, come mostrano le vedute e il disegno qui riprodotti, è
costituito da disegni ricostruttivi,
mappe, immagini fotografiche,
carte e documenti antichi.
■
Copertina
del libro strenna di VIBanca,
Pistoia un’altra città.
Gentile Socio,
Ti aspettiamo dal 14 Dicembre presso le nostre Filiali
per il ritiro delle pubblicazioni
realizzate in occasione delle Festività 2015
“PISTOIA – UN’ALTRA CITTÀ”
Autrice: Prof.ssa Elena Vannucchi
Calendario VIBanca 2016
“Le opere del MUSEO CIVICO di PISTOIA”
con Te per la nostra città
parte del costo risparmiato per la spedizione dei libri è stato utilizzato per sostenere l’acquisto
di un DEFIBRILLATORE che sarà collocato a servizio della zona di Piazza della Sala a Pistoia
Il Presidente
Avv. Patrizio Rosi
informa
Settembre/Dicembre 2015
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Le Opere del Museo Civico
di Pistoia
Il Calendario 2016
di VIBanca
Nelle immagini, alcuni dei capolavori
custoditi al Museo Civico di Pistoia:
San Francesco e Storie attribuito a Coppo
di Marcovaldo (XIII sec.), La Madonna
della Pergola di Bernardino Detti (XV sec.)
e Donna in giallo del novecentesco
Francesco Chiappelli.
Settembre/Dicembre 2015
ià da alcuni anni V I Banca promuove la realizzazione di un Calendario, riservato ai propri Soci e
Clienti, che valorizzi l’arte e le eccellenze del territorio locale.
Nel 2013 il calendario è stato dedicato alle Eccellenze Pistoiesi, nel
2014 all’opera di Marino Marini e
nel 2015 alla pittura di Sigfrido Bartolini.
Quest’anno, grazie alla collaborazione del Comune di Pistoia, il
Calendario VIBanca 2016 avrà come tema “Le Opere del Museo Civico di Pistoia”.
Il Museo Civico è la prima e
maggiore istituzione museale pistoiese. Raccoglie le più significative testimonianze provenienti dalle chiese e dai conventi soppressi
della città, da acquisti e da donazioni.
Visitandolo abbiamo l’occasione di lasciarci guidare in un percorso affascinante attraverso sette
secoli di storia artistica di Pistoia,
dal XIII al XIX secolo. La disposizione è cronologica e per raggruppamenti di scuola (fiorentina, pistoiese). Fa eccezione la collezione
Puccini, la cui presentazione separata dal resto riflette l’appartenenza a un nucleo originario unitario,
pervenuto al Museo nel 1914.
Le prestigiose opere esposte, soprattutto di pittura fiorentina e pistoiese, documentano le vicende
culturali della città nel suo alterno
23
La copertina del calendario VIBanca
2016.
rapporto di dipendenza politica e
di autonomia da Firenze, eventi che
dettero luogo nel tempo a originali formulazioni stilistiche dell’arte
locale.
La scuola trecentesca, con un
consistente nucleo di fondi oro, e la
corrente pittorica della prima metà
del Cinquecento, con una nutrita
serie di pale d’altare con il tema della Sacra Conversazione, costituiscono i principali motivi di interesse del Museo.
Sono ben rappresentate anche
la pittura del Sei e Settecento fiorentino e quella ottocentesca di soggetto storico e di gusto romantico,
ispirata alle ideologie liberali del
committente, Niccolò Puccini. ■
Il Museo Civico
Palazzo Comunale di Pistoia
Piazza Duomo 1
per contatti:
Tel.0573 371296 Fax. 0573.371289
e-mail:
[email protected]
La Banca
dalla Redazione
Solidarietà
Emanuele Gelli
La Notte Rossa
Grande successo della terza edizione dell’evento
promosso da AVIS
sma, midollo osseo, organi e cordone ombelicale.
Tra le altre iniziative, i giochi per
bambini in piazzetta Romana, gli
spettacoli di danza in piazza della
Sapienza, il torneo di burraco in
piazza San Bartolomeo, band in
concerto in piazza Gavinana, esposizioni di Vespe in via Roma, insieme a dimostrazioni di yoga per
bambini e allo stand della Polizia
l 4 luglio si è tenuta la terza
edizione della Notte Rossa,
organizzata da Avis Pistoia
in collaborazione con l’amministrazione comunale, nata dall’impegno di un gruppo di volontari per regalare alla città una serata
“diversa” in cui, oltre allo svago, potersi anche soffermare a riflettere
sull’importanza della donazione del
sangue.
Come ogni anno tutta la
città è stata coinvolta da iniziative pensate sia per gli
adulti che per i bambini. Dopo Paolo Ruffini e Giobbe Covatta nelle precedenti edizioni, sono stati quest’anno
Paolo Hendel e i Fratelli Toscani a intrattenere le oltre
duemila persone in piazza del
Duomo. Durante lo spettacolo non è mancato un momento di riflessione e promozione della donazione grazie alla
testimonianza di Fulvia, trapiantata di midollo osseo.
La Notte Rossa non è solo uno
spettacolo in piazza, ma una notte
in cui tutta la città si anima di persone e iniziative. Nel centro storico
via Cavour e via Buozzi sono diventate, ancora una volta, “la Via
del Dono” dove AVIS, ADMO, ADISCO, AIDO e AIL hanno allestito le
proprie “oasi del Dono” con volontari pronti a rispondere a ogni domanda. Fin dal primo anno, infatti, AVIS ha voluto con sé alla Notte
Rossa, un’ottima occasione di visibilità, le altre associazioni del Dono in tutte le sue forme: sangue, pla-
Stradale. Spazio, poi, allo sport con
esibizioni di varie discipline in via
Cavour. Durante l’evento sono state organizzate proiezioni e installazioni nel cortile del Palazzo Balì
e visite guidate alla scoperta degli
angoli più nascosti della città. Presente, infine, la Compagnia dell’Orso con un accampamento in stile medievale in piazza San Leone.
Come già sottolineato, l’obiettivo della Notte Rossa, evento clou
dell’anno di AVIS Pistoia, è promuovere, in forme diverse e originali, la donazione a 360 gradi. Ogni
iniziativa in programma, sia essa
rivolta ad adulti o bambini, intende lasciare un seme che porti buo-
informa
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Settembre/Dicembre 2015
Il gruppo dei volontari.
ni frutti in termini di nuovi donatori
e nuove speranze di vita. Un grande aiuto alla buona riuscita della
manifestazione è dato dai locali del
centro, che apparecchiano i propri
tavoli con tovagliette realizzate per
l’occasione, e dai negozi che allestiscono a tema le proprie vetrine,
rendendo ancora più magica l’atmosfera della Notte Rossa. L’estate passata è stata molto critica dal
punto di vista delle scorte di
sangue. AVIS è sempre stata
impegnata a promuovere la donazione, in modo da cercare di
far aumentare la grande squadra dei donatori. Nonostante
l’enorme fatica che comporta
organizzare una Notte Rossa di
queste dimensioni, l’evento
estivo rappresenta il coronamento di mesi e mesi di lavoro.
Ciò che è importante far capire è che non può ritenersi scontato il fatto che il sangue, per ogni
tipo di bisogno, ci sia sempre. Se il
sangue c’è è perché da anni ci sono
donatori che, con un gesto semplice, gratuito, volontario, anonimo e
generoso, impegnano qualche minuto del loro tempo per donare
qualcosa di sé in favore di chi è meno fortunato. Se anche tu vuoi conoscere meglio Avis e diventare donatore, chiama il numero 0573
23765 (8.30-12.30) o visita il sito
www.avispistoia.it; per informazioni sulla Notte Rossa, visita il sito www.notterossapistoia.it. Avis è
anche su facebook alle pagine: Avis
Pistoia, Avis Giovani Pistoia e Notte Rossa Pistoia.
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Clima: è emergenza
Responsabile WWF Pistoia
La “Campagna Clima” del WWF:
cultura della sostenibilità
l nostro è uno splendido pianeta dove per millenni si è
diffusa la vita evolvendosi in
milioni di forme: microorganismi, piante, animali; su di
esso, le interazioni fra acqua, suolo,
aria e la vita umana hanno portato a
una costante evoluzione. Dal secolo
scorso l’intervento degli esseri umani ha però esercitato sulla Terra una
pressione tale da provocare la scomparsa o la trasformazione di ambienti naturali e di specie viventi, la
diffusione di rifiuti e la modifica di
alcuni cicli biochimici fondamentali. Fra questi il ciclo del carbonio, a
motivo di sempre più consistenti
emissioni di anidride carbonica in
atmosfera, principale causa del riscaldamento globale.
Attualmente gli oceani, i mari e
gli ecosistemi terrestri riescono ad
assorbire solamente circa la metà
delle emissioni globali di CO2, mentre la parte rimanente si accumula
in atmosfera. Questo gas, aggiunto
alla concentrazione di altri gas-serra (metano, in particolare), provoca
un lento ma graduale aumento della temperatura terrestre, con conseguenti alterazioni climatiche i cui ef-
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fetti dannosi si stanno palesando
molto prima di quanto si potesse prevedere qualche anno fa. L’innalzamento del livello dei mari, l’incremento delle ondate di calore, dei
periodi di siccità, delle alluvioni e degli uragani impattano sempre di più
su habitat, ecosistemi e sulla vita di
milioni di persone, in particolare di
quelle popolazioni che vivono in aree
marginali.
Nella comunità scientifica vi è
una consapevolezza pressoché unanime del fatto che i cambiamenti
climatici in atto derivino per lo più
da attività antropiche, ma i governi
mondiali hanno dato finora risposte inconsistenti per la soluzione del
problema. La Conferenza ONU sul
Clima che si terrà a Parigi entro l’anno potrebbe costituire l’ultima occasione per bloccare il continuo aumento della temperatura terrestre.
Naturalmente, oltre che alle istituzioni, spetterà anche alle imprese,
alle associazioni e ai comuni cittadini il dovere di assicurare un futuro sostenibile al pianeta. Preso atto
che la domanda e il consumo di risorse naturali ha superato l’offerta,
anche il WWF ha promosso una
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“Campagna Clima” di sensibilizzazione rivolta a tutti i soggetti attivi
per stimolarli a modificare le abitudini di vita con l’obiettivo di contribuire a una nuova cultura della
sostenibilità. Naturalmente i comportamenti posti in atto dalle singole comunità dovranno trovare il
sostegno dei governi nazionali ai
quali spetta accelerare processi o interventi quali un accordo internazionale credibile sul contenimento
delle emissioni clima-alteranti; l’efficienza energetica, con taglio netto delle emissioni di combustibile
fossile e la promozione di energie
rinnovabili; produzioni agricole e
manifatturiere meno impattanti sugli ecosistemi.
Certamente per i singoli cittadini è difficile superare la sensazione
di sentirsi piccoli come formiche rispetto a una questione globale come
quella dei cambiamenti climatici. La
soluzione quindi, oltre naturalmente l’impegno a migliorare stile di vita, il proprio condominio, l’ambiente circostante è quella di mettersi
insieme. Una grande mobilitazione
è convocata a Parigi il 12 dicembre,
all’indomani della chiusura della
Conferenza ONU, e altre nelle maggiori capitali europee (a Roma il 29
novembre), al fine di testimoniare
l’impegno e l’azione a favore dell’ambiente. Sono iniziative promosse da organizzazioni internazionali
di diverse fedi e culture. Partecipiamo, con la speranza di bissare il successo della People’s Climate March
del 21 settembre 2014, quando nella sola New York sfilarono trecentomila persone!
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Ambiente
Pierluigi Palandri
Katia
Pasquinelli
Curiosario delle piante aromatiche
spezie
Odori, colori e sapori che solleticano i nostri sensi
Anice
I tre anici. Con il nome
anice si identificano tre
piante diverse dal punto
di vista botanico, accomunate dall’aroma dei
semi e dei frutti: l’anice stellato (Illicium verum), l’anice verde (Pimpinella anisum) e l’anice pepato
(Xanthoxylum piperitium). Fin dall’antichità l’anice era apprezzato
per le sue proprietà digestive e carminative. Per il sapore dolce, veniva usato in ambito farmaceutico
nella preparazione di confetti, al fine di rendere gradevoli le sostanze
amare. Il consumo dell’anice, come
quello di tutte le spezie, in particolare quelle più pregiate, fu un segno
distintivo delle tavole signorili; dal
Medioevo fino al Rinascimento ne
venivano utilizzate grandi quantità
nelle pietanze e nelle bevande. In
epoca medievale le spezie confettate erano servite agli ospiti insieme a vini speziati, alla fine dei banchetti. Il “Bullettino Storico
Pistoiese”, preziosa fonte di storia
locale, riporta che nei documenti
dell’Opera di San Jacopo del XII secolo si trovano riferimenti agli anici confecti, preparati dalla corporazione dei Medici e Speziali e offerti
alle alte cariche laiche e religiose
della città, durante i festeggiamenti del santo patrono. Proprio l’Antica Spezieria de’ Ferri, storica farmacia della città di Pistoia,
annovera questi confetti in un elenco dei prodotti in vendita nel XV secolo. Nei monasteri l’anice era adoperato per produrre liquori le cui
ricette provenivano dall’Egitto e
dalla Babilonia. Ancora oggi si usa
per aromatizzare Anisetta, Sambuca, Pastis, Ouzo e Raki.
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Nel Regimen Sanitatis Flos Medicinae, famoso testo della scuola
medica salernitana, si dettavano
anche norme dietetiche e igieniche
per vivere sani e, fra i medicamenti, i confetti di anice erano indicati
per le loro proprietà digestive, oltre
che per la loro bontà.
Con l’avvicinarsi delle festività
natalizie, quando pranzi e cene si
susseguono senza sosta, può risultare utile ricorrere ad antichi rimedi ancora attuali. Per un semplice
infuso digestivo, si versa dell’acqua
bollente in una tazza con un cucchiaino da tè di semi di anice, si copre e si lascia in infusione per dieci minuti. Si filtra e si aggiunge una
scorzetta d’arancia, un po’ di miele, se piace. Questa gradevole bevanda sarà sicuramente un valido
aiuto dopo le grandi abbuffate.
L’anice stellato o badiana cinese
è un piccolo albero sempreverde
originario del sud-est asiatico, i cui
fiori gialli, morendo, prendono la
forma di una stella a otto punte,
ognuna delle quali contiene dei semi lucidi molto aromatici. La pianta si trova in Cina, dove anticamente era considerata sacra, in
Cambogia, Vietnam, Giappone e Filippine. La raccolta dei frutti avviene prima della completa maturazione: vengono poi fatti seccare
al sole per ottenere la tipica colorazione bruno-rossastra. Il sapore
dell’anice ricorda un po’ la liquirizia e in Estremo Oriente è usato come ingrediente delle miscele di spezie. Esiste una pianta di origine
giapponese che produce frutti molto simili nell’aspetto all’anice stellato: l’Illicium anisatum, detto anice bastardo. I suoi frutti non
profumano di anice, non sono dol-
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ci, hanno un gusto sgradevole e sono tossici.
L’anice verde. Originario dell’Egitto, Grecia e Turchia, è utilizzato
in cucina per la preparazione di pane, focacce, biscotti, salse, creme e
liquori. Già nell’antica Roma veniva aggiunto al vinum hippocraticum per il suo potere dissetante.
Era nell’uso preparare un dolce con
mosto, formaggio e semi di anice,
cotto nelle foglie di alloro, il mustaceum. Da questo deriva il mostacciolo, biscotto tipico la cui ricetta è riportata da Bartolomeo
Scappi, cuoco di Pio V vissuto nel
XVI secolo. In Toscana l’anice è presente in molti prodotti tradizionali: i Brigidini di Lamporecchio, il Biscotto di mezz’agosto di Grosseto, il
Buccellato di Lucca, i Cavallucci di
Siena e la Pasimata della Garfagnana. In Inghilterra è utilizzato
per il Pan di zenzero, dolce natalizio
tradizionale fin dal periodo elisabettiano. Dai semi dell’anice verde
si ottiene un olio essenziale usato
in fitoterapia e cosmetica. Già Plinio il Vecchio nel I secolo d.C. lo
consigliava per curare le indigestioni, favorire il sonno, mantenere la freschezza del viso e attenuare le rughe. Una vera panacea…
L’anice pepato. Come la maggior
parte delle spezie, proviene dall’Oriente. Molto piccante e aromatico,
ha un gusto che ricorda il pepe. Nella cucina tradizionale cinese lo si
trova nell’antica miscela delle Cinque Spezie, insieme ad anice stellato, chiodi di garofano, semi di finocchio e cassia, pianta aromatica
simile alla cannella la cui corteccia
ricca di oli essenziali trova impiego
in gastronomia, profumeria e aromaterapia.
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Cake al limone
Massimo Falbo
Ricetta
Cake al limone
Composto
250 g ricotta di mucca
250 g zucchero
150 g uova
150 g fecola
125 g farina debole
10 g lievito Bertolini
2 g sale
100 g olio d’oliva ligure (non toscano, troppo forte di sapore)
100 g canditi al limone Agrimontana
la scorza grattugiata di 2 limoni
60 g limoncello
Procedimento
• setacciare la ricotta e montare leggermente con frusta aggiungendo lo zucchero
• inserire la scorza di limone grattugiata
• inserire a filo le uova sempre mescolando con la frusta
• inserire a filo l’olio
• setacciare insieme farina, fecola, sale, lievito e inserirli nel composto
• inserire canditi e limoncello
• versare negli stampi da cake imburrati e infarinati (oppure quelli usa e getta )
• fare un’incisione con un tarocco, oppure con un coltello largo, sopra il cake con il
burro molto morbido
• infornare a 175 °C per 35-45 minuti (in base al forno)
• provare la cottura con uno stecchino di legno lungo, se esce pulito è cotto
• appena uscito dal forno, bagnare abbondantemente, con un pennello, usando la
bagna al limoncello
Bagna al limoncello
150 g zucchero - 100 g acqua - 75 g limoncello
Procedimento
• riscaldare acqua e zucchero fino a 70 °C circa, lo zucchero deve essere sciolto
• raffreddare e inserire il limoncello
• decorare con filetti di limone
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su il sipario...
Luca Lubrani
TEATRO MANZONI
Pistoia
18-20 dicembre 2015
TI REGALO LA MIA MORTE VERONIKA
di Federico Bellini
e Antonio Latella, liberamente ispirato
alla poetica del cinema fassbinderiano
con Monica Pisceddu e in ordine
di apparizione Valentina Acca,
Massimo Albarello, Fabio Bellitti,
Caterina Carpio, Sebastiano Di Bella,
Nicole Kehrberger, Candida Nieri,
Fabio Pasquini, Annibale Pavone,
Maurizio Rippa regia Antonio Latella
19-21 febbraio 2016
Maria Paiato, Arianna Scommegna
DUE DONNE CHE BALLANO
TEATRO VERDI
Montecatini
Sabato 6 febbraio ore 21
VIRGINIA RAFFAELE PERFORMANCE
Cartellone 2015
Venerdì 11 dicembre ore 21
Vienna Strauss Orchestra
special guest Edvin Marton
Sabato 12 dicembre ore 21
Ale e Franz
TANTI LATI… LATITANTI
Sabato 26 dicembre ore 21
Paolo Ruffini
IO DOPPIO… “SPECIALE NATALE”
Cartellone 2016
9-10 gennaio 2016
Emilio Solfrizzi
SARTO PER SIGNORA
di Georges Feydeau traduzione,
adattamento e regia Valerio Binasco
con Anita Bartolucci, Barbara Bedrina,
Fabrizio Contri, Cristiano Dessì,
Lisa Galantini, Simone Luglio,
Elisabetta Mandalari, Giulia Weber
scena Carlo De Marino
Venerdì 5 febbraio ore 21
ON BROADWAY
il musical con la Compagnia delle More
Sabato 2 gennaio ore 21
Royal Ballet of Moscow
LO SCHIACCIANOCI
Martedì 5 gennaio ore 21
THE BLUES LEGEND IL MUSICAL
THE BLUES BROTHERS SHOW
produzione internazionale Stage
Entertainment, con Loretta Grace
regia di Chiara Noschese
Sabato 13 febbraio ore 21.15
UN GRANDE ABBRACCIO
con Paolo Ruffini
Venerdì 19 febbraio ore 21
Massimo Ranieri
SOGNO E SON DESTO 3
Sabato 20 febbraio ore 21
Andrea Pucci
C’È SEMPRE SOLO DA RIDERE
Domenica 21 febbraio ore 16
IL PRINCIPE RANOCCHIO
con la Compagnia BIT
12-14 febbraio 2016
SPETTACOLO
con Alessandro Benvenuti, Paolo Cioni,
Maria Vittoria Argenti
Settembre/Dicembre 2015
Sabato 23 gennaio ore 21
Corinne Clery, Iva Zanicchi e Barbara
Bouchet
3 DONNE IN CERCA DI GUAI
Sabato 27 Febbraio ore 21
IL BAGAGLINO
50 sfumature di Renzi
Sabato 30 gennaio ore 21
Mogol – Mingardi
LA GRANDE MUSICA
Domenica 28 febbraio ore 18
Massimo Ghini e Massimo Ciavarro
UN’ORA DI TRANQUILLITÀ
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Insieme a te, alla scoperta di arte, cultura, gusto e tradizioni
Anche l’anno appena trascorso è stato ricco d’iniziative promosse da VIBanca per i propri Soci e Clienti alla scoperta delle meraviglie del nostro territorio.
Nel mese di gennaio abbiamo visitato la Chiesa e l’antica Farmacia di Santa Maria Novella e in febbraio abbiamo avuto il piacere di scoprire i segreti dei Cavalieri di Santo Stefano all’interno dell’antica
Biblioteca Fabroniana. La splendida architettura e l’importante storia della Basilica di Santa Croce ci
hanno affascinato nel mese di marzo; il meraviglioso Fregio Robbiano dell’Ospedale del Ceppo di Pistoia si è fatto ammirare “da vicino” nel mese di giugno e in settembre la mostra Bellezza Divina a Palazzo Strozzi ci ha entusiasmato. Per finire, la Galleria degli Uffizi e le esclusive visite al Corridorio Vasariano nei mesi di novembre e dicembre continuano a suscitare emozioni meravigliose.
Per i più “golosi” abbiamo partecipato nel mese di aprile alla trasmissione televisiva La Prova del Cuoco. La classica Gita Sociale quest’anno ha visto protagonisti “i colori della primavera nella Francia del
Nord” con il Tour della Normandia. Le superbe Cave di Marmo di Carrara insieme al prelibato “lardo
di Colonnata” e al vino di Luni sono stati l’oggetto di una bella gita nel mese di giugno, mese che ha visto
la presenza di VIBanca anche a Expo-Milano 2015; due giorni intensi nel luogo che ha portato oltre 20
milioni di visitatori ad interrogarsi sul tema “Nutrire il pianeta, Energia per la vita”. Nel mese di ottobre
siamo andati alla scoperta dell’Architettura del Vino ammirando le meravigliose architetture della moderna Cantina Antinori a Bargino, dell’antica Cantina de’ Ricci a Montepulciano; visita che ha dato la
possibilità di degustare i pregiati vini delle prestigiose aziende vinicole.
Le iniziative proposte hanno visto l’adesione complessiva di 684 partecipanti senza tener conto di coloro che hanno preso parte ai Corsi di Pasticceria (1° e 2° livello) organizzati in collaborazione con l’Associazione Pasticcieri Pistoiesi; del 3° Corso di Inglese con insegnante madrelingua e del 1° Corso di
Orientamento al Vino.
VUOI ESSERE INFORMATO TEMPESTIVAMENTE SULLE INIZIATIVE PROMOSSE DA VIBANCA?
Invia una mail all’indirizzo
info@vibanca .it o telefona all’Ufficio Soci, tel. 0573 913946;
inseriremo il tuo nominativo e indirizzo mail fra quelli destinatari della
“Newsletter VIBanca” che periodicamente inviamo ai nostri Socie e Clienti
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