Verso i Primi di Gennaio

Transcript

Verso i Primi di Gennaio
Settimo Capitolo.
Verso i Primi di Gennaio 1976.
1
***
Remus cerca di togliere l'inchiostro dalla guancia con il pollice ancora più sporco di inchiostro e riesce
solamente a raddoppiare la dimensione della macchia. Sembra non farci caso, l'unico cambiamento nella
sua posizione sono piccoli movimenti distratti mentre dedica tutto se stesso alla ricerca. Sirius sfrega la
macchia sullo zigomo di Remus senza distogliere lo sguardo dal libro davanti a loro. Nella biblioteca, il
tempo trascorre in modo strano, i minuti sono come ore e le stesse ore sono come minuti. Sirius trattiene
uno sbadiglio e finisce l'ultimo paragrafo prima di fare un pigro cenno col capo, un silenzioso "va avanti."
Remus gira la pesante pagina, sollevando una nube di polvere.
Chi poteva sapere che l'architettura di Hogwarts fosse così inseparabilmente legata alla storia della
scuola? E poi Godric lasciò questo, e poi Salazar ordinò quello, e poi Rowena insegnò questo e quest'altro,
e poi Helga desiderò quello e quell'altro. Secoli di storia in due giorni e una sola mappa -- e anche l'antica
riproduzione dell'originale pianta dell'edificio; obsoleta perché disegnata prima ancora che la prima pietra
fosse deposta.
"Mai saputo," rimarca Sirius. Il silenzio si muove fastidiosamente intorno a loro alla prima interruzione
parlata dopo un bel po' di tempo. Possibilmente anni. Remus smette di stenografare gli appunti, anche lo
scricchiolio della sua penna si ferma. Sirius si schiarisce la gola in modo impacciato nel silenzio
opprimente. "Mai saputo," ripete, indicando le pagine del libro. Si sente un po' più stupido.
"Probabilmente perché non ha niente a che fare con passaggi segreti o stanze nascoste o perfino con
passaggi ben conosciuti e stanze perfettamente visibili. È come leggere un libro di Storia della Magia,
Moony. Voglio fare qualcosa."
"Stai facendo qualcosa," replica Remus, rosicchiando la punta della penna. "Stai leggendo."
"Beh, voglio fare qualcos'altro di diverso dal stare seduto qui e pensare di darmi una coltellata nella
testa," dice Sirius. "Lo sai che cosa ho fatto per divertimento? Guardare quella macchia d'inchiostro
ingrandirsi sulla tua faccia. E dovresti smettere di masticare quella penna, ogni volta che lo fai il
piumaggio si toglie e poi butta." Remus guarda in basso alla penna e arrossisce. "Dio, ho letto questa
frase dodici milioni di volte."
"Ma se ho appena girato la pagina," gli ricorda Remus.
"Lo so, è solo che non c'è nessuna dannatissima differenza tra questa nuova frase e quella della pagina
precedente che ho letto dodici milioni di volte! Guarda, adesso chiudo gli occhi: scommetto cento galeoni
che dice qualcosa come 'Anche questo fu un altro cruciale sviluppo nella costruzione finale della scuola di
cui molti pensarono che non fosse possibile costruire.'"
"A dire la verità, dice 'un fattore critico,' ma è stranamente abbastanza simile," dice Remus. Dopo un
momento, starnutisce. "Polvere."
"Salute. Vedi cosa voglio dire? E la polvere mi sta annerendo i polmoni. Non possiamo andare intorno al
castello o fare qualcos'altro? Per favore? Hai voglia di suonare la cornamusa con me? Giuro che la
mancanza di movimento mi farà diventare illetterato."
"Ma non possiamo buttarci a capofitto in questa cosa," ragiona Remus. "Senti, dobbiamo sapere cosa
stiamo facendo. Abbiamo bisogno di avere qualcosa su cui lavorare. Abbiamo bisogno di sapere come la
scuola è stata fondata prima di lanciarci nell'esplorazione. Finiremo col romperci qualcosa di importante
oppure saremo schiacciati come piccoli insetti. Cioè, non so se hai letto lo stesso libro che ho letto io, ma
questo castello ha la tendenza ad essere cattivo o, alla meno peggio, di malumore un sacco di volte."
"Lasciami dire una cosa," borbotta Sirius, "preferisco rompermi molte cose importanti e poi essere
schiacciato come un piccolo insetto che stare qui a leggere un'altra riga in questo enorme libro malvagio.
Non so nemmeno come fai a sollevarlo."
"Ma è veramente strano," mormora Remus. "Il modo in cui sai la frase quasi parola per parola."
"Senti," insiste Sirius. "Abbiamo bisogno di aria fresca. Te lo ricordi, vero, Moony? L'aria? Il vento? Il
sole? La mancanza di fosforescenza causata da ore infinite passate a stare rannicchiati nell'oscurità?
Vivere? Respirare? Saltellare? Qualche volta lo si deve fare."
2
Remus emette un sospiro. "Ma siamo andati a pranzo, no?"
"Moony. Quello è stato ore fa." Sirius si gratta sotto il naso, osservando il libro con un tale sguardo
scontroso di sfida che Remus gira la testa per nascondere le risa che gli attraversano il viso. "Oh,
andiamo," mormora Sirius. Dà una scorsa veloce alle pagine spesse e umide del libro, lasciandole poi
cadere una sopra l'altra in un tonfo polveroso. "Devono esserci cento capitoli in questo libro."
"Settantacinque."
"Veramente ti aspetti di leggerli tutti?" Gli occhi di Sirius sono spalancati per l'orrore. Remus si domanda
se forse abbia esagerato o sia andato troppo veloce a instillare in lui la gloria della ricerca. Meglio
metterla sul ridere, oppure bisognerà affrontare l'ira di Sirius.
"E questo è solo il primo libro," gli occhi di Remus brillano, in modo quasi maligno. "Ma no, no, non ti
sottoporrò agli altri. Se pensi che 'Anche questo fu un altro fattore critico nella costruzione finale della
scuola di cui molti pensarono che non fosse possibile costruire' sia un male, potresti tentare di uccidere
gli altri libri, credo. E poi non ti perdonerò mai."
"Non essere ridicolo, Moony," dice Sirius, altezzosamente. "Non si può uccidere un libro. Persino io lo so."
Si lecca le labbra e mostra un sogghigno. "Ma lo sai cosa si può fare con un libro, quello che si può fare è
bruciarlo, o lanciarlo fuori dalla finestra, o disegnare, mm, grandi baffi pelosi su tutte le illustrazioni
antiche, e annerire i denti delle donne e dei bambini, e--"
"Oh Dio, no," guaisce Remus. Osserva Sirius in modo funesto. "È come parlare di voler affogare dei
neonati. Sei una persona terribile."
"Non sono io quello che ha imprigionato il suo migliore amico nel Mondo della Polvere per tutta
l'eternità!" Sirius si gira sulla schiena con un drammatico sospiro e fa cadere pesantemente le braccia sul
mucchio di tomi non letti con i quali si sono circondati. "Questo è irragionevole. Senti, amo un buon libro
come me stesso. Mi ha visto con Dumas, non ho lasciato la torre per quattro giorni. Questi? Questi non
sono libri buoni. Questi sono malvagi, libri malvagi, pieni di -- beh, malvagità -- ma al di sopra di quello,
sono noiosi e totalmente irrilevanti per quello che vogliamo fare. Lo sono! Questo castello è stato in
costruzione per mille dannatissimi anni! Sii ragionevole. Senti, facciamo un compromesso: ancora venti
minuti di questo e poi promettimi, promettimi, che possiamo andare fuori e vedere se la seconda era
glaciale è arrivata o no."
Remus gli lancia uno sguardo altero. "Tu sei solo troppo pigro per lavorare sul serio. Parli tanto ma in
concreto non consegni niente."
"Io faccio un sacco di consegne! Consegno cose per tutto il tempo!" Sirius si rotola sullo stomaco,
appoggia il mento su una mano, e lo guarda in modo truce, pieno di indignazione. Remus sta solo lì
seduto compostamente davanti a lui, assolutamente di buon umore, ancora mordicchiando quella
dannata penna, mentre scruta le righe come se potessero veramente contenere qualche informazione
utile. È irritante. "Sono pieno di consegne," insiste Sirius. "Consegna è il mio secondo nome. Consegno
anche tutti i tipi di cose. E lo sai qual è la cosa meravigliosa delle consegne, Moony? Implica un qualche
tipo di attività e un qualche tipo di risultato. Tu hai imparato qualcosa da questo esercizio in futilità
pedante? Io no."
"Ho imparato che mi fai diventare pazzo nei piccoli posti appartati," dice Remus, ragionevolmente.
"Quello lo sapevi già," gli fa notare Sirius, trionfalmente. "Hah!"
"Giusto," replica Remus. "Solo non sapevo quanto. Ma ora, penso di poterne anche derivare una
formula." Si piega sopra un pezzo di pergamena, la penna si agita freneticamente nell'aria in risposta ai
sottili suoni scricchiolanti dello scrivere; alla fine Remus, orgoglioso, solleva la sua creazione nell'aria.
"Vedi? Con questa equazione -- chiamiamola Il Fattore di Stretta Prossimità -- potrei anche tracciare il
grafico della mia pazzia, tenendo conto del tempo passato da solo con te e della dimensione del piccolo
spazio appartato dove abbiamo passato il tempo."
"Come come? Sei tu quello che mi obbliga a stare nei tuoi 'piccoli spazi appartati' e sono io quello che ne
soffre." Sirius si inclina in avanti, strappando l'equazione dalle mani di Remus. "Ecco, fammi vedere."
3
"Non è rilevante per il lavoro che dobbiamo fare." Remus cerca di riafferrarla, ma Sirius la tiene fuori
dalla sua portata, osservando la calligrafia ordinata e inclinata in cerca di errori. Naturalmente, non ce ne
sono.
"Sei tu quello che l'ha scritta." Sirius aggrotta le ciglia. "Per che cosa sta quello?"
"La 'S' sta per Sirius, naturalmente, mentre la piccola 'a' sta per aggravamento, riferito alla pazzia."
"Sai, questo è ingegnoso, per qualcosa fatto sul momento." Sirius ruota il foglietto in un lento cerchio,
seguendo la progressione della formula. "Quindi se inserisco 'biblioteca' e 'un fantastilione di ore',
finiremo con la tua testa che esplode?"
"Vuoi lasciar perdere? Sembri un cagnolino con una vecchia bistecca." Remus riesce a strappargli di mano
la pergamena bagnata d'inchiostro e se la mette in tasca. "Era solo una cosa buttata là. Non sembra
nemmeno aritmetica."
"Sì, lo sono," dice Sirius gravemente. "Molto simile a un cagnolino. E suppongo tu sia la vecchia bistecca.
Il punto è che, secondo la tua teoria, noi dobbiamo uscire da qui, e dobbiamo farlo il più presto possibile,
prima che l'aggravamento ti colpisca e la tua testa esploda. Bam! Tutto sopra ai libri. Pensa ai libri,
Remus."
"No -- no, non necessariamente. Mettiamo una 'p' qui -- la 'p' sta per 'parlare'. Se chiudi il becco, come
puoi notare, l'aggravamento scende quasi a zero."
"È come dire 'se il sole tramonta ad est.'" Sirius appoggia le spalle contro la pila di libri. "Cerca di essere
ragionevole."
"Non ti ascolto più." Remus dà un colpetto leggero ai denti con la penna e ritorna a leggere il libro. Sirius
si muove con irrequietezza nel silenzio e guarda le dita di Remus che giocherellano con una ciocca dei
capelli. Armandosi di coraggio per andare via, Sirius si prepara ad ogni senso di colpa che Remus gli
getterà addosso.
4
"Guarda, Moony, io me ne va--"
"Guarda, è Rowena Corvonero nuda!"
"Dove?" guaisce Sirius, saltando in su con grande prontezza. "Lì dentro? C'è un'immagine di quello lì
dentro?"
"Oh sì, proprio qui -- ecco qua, 'e poi Rowena toccò Helga con fare Delicato in posti dove Nessun Uomo
era mai stato.' Faresti meglio a venire subito qua a vedere." Sirius crolla davanti al libro, al che Remus
sbatte una gamba sopra quelle di Sirius, intrappolandolo efficacemente.
"Noooo," piagnucola Sirius, afflosciandosi. "Mi hai mentito! Lupo mannaro bugiardo. Dovevo saperlo che
la tua razza non è buona."
"Sono uno sporco, ripugnante e scaltro bugiardo, come i miei antenati prima di me. È nel mio sangue.
Nella mia natura. Non ne posso fare a meno. Sto solo facendo quello che la mia razza fa, e tra l'altro non
sarei durato così tanto nella compagnia attuale se non fossi così sporco, così ripugnante e, anche solo per
metà, così scaltro." I forti muscoli nelle gambe di Remus non cedono. Ben presto Sirius si calma, la
resistenza è chiaramente futile. "Se facciamo i bravi," Remus tenta di pacificare, "possiamo finire la
ricerca entro la mattinata. E poi possiamo dimenticare subito tutto quello che abbiamo imparato e andare
a sgranchirci le ossa per tanto tempo quanto ne vogliamo. Che ne dici?"
"Mi costringerai a leggere altri libri più tardi, vero?" Gli occhi di Sirius si socchiudono. Remus gli sorride in
modo illeggibile, astuto ai lati della bocca, e completamente malvagio. Se Silente mai si ritirerà come
Preside di Hogwarts, pensa Sirius, dovrebbero considerare Remus per l'impiego. Lui ha certamente quel
sorriso tirato e impenetrabile. E, ovviamente, malvagio.
"'Anche questo fu un altro fattore critico nella costruzione finale della scuola di cui molti pensarono che
non fosse possibile costruire.' Continuiamo da qui."
Emettendo un grande gemito di dolore libero, Sirius si inclina in avanti. "Farebbe meglio ad esserci
qualche menzione dei posti dove Nessun Uomo È Mai Stato o finirò per profanare qualche libro antico e tu
non potrai fermarmi."
"'Anche questo fu un altro fattore critico nella costruzione finale della scuola di cui molti pensarono che
non fosse possibile costruire,'" ripete Remus. Dà un buffetto al piede sinistro di Sirius.
E così si dedicano di nuovo al lavoro.
***
"... e poi," Remus soffoca un immenso sbadiglio, "poi, parlano del tipo di legno che potrebbero usare per
ventisei pagine, dopodiché Serpeverde ha questa brillante idea di costruire la scuola con la pietra, così
non brucerà, e poi parlano di quanto lui sia geniale per sei pagine e mezza, e poi Grifondoro fa un'altra
festa al suo castello per celebrare la genialità di Serpeverde, e poi c'è qualche ballata che sono
abbastanza buone ma che sono sempre le stesse se ci fai caso, e poi qui parlano del vestito di Rowena
per dodici pagine, e poi c'è una breve pausa dove discutono del tipo di torta che avevano fatto, e poi si
ritorna di nuovo al vestito. Evidentemente era molto scioccante il fatto che lei non volesse i merletti. O
che li volesse. Non ne sono completamente sicuro perché hanno menzionato i merletti all'inizio, e poi
hanno dedicato tre pagine sull'aspetto scioccante. Com'è il tuo?"
"Così stanco," geme Sirius, prono sul pavimento. C'è un libro sospeso sulla sua faccia. Le mani sono
buttate là da una parte, e i piedi sono caduti pesantemente dall'altra. "Così tanto, tanto stanco. Eh? Che
c'è? Oh. In questo ci sono perlopiù genealogie. Il pro pro-nipote di Tassorosso mi sta fissando ora. Salve,
vecchio compare. Che baffi graziosi. Sembra che abbia ucciso Peter e che si sia messo delle graffette
sotto il naso."
"Penso," dice Remus, con qualche difficoltà, "che potrebbe essere ora di -- ehm -- aggiornarci, per
adesso, e ritornare a questo compito estremamente importante la mattina."
5
"È mattina," dice Sirius, pateticamente. "Non riesco a sentire le mie gambe!" Remus dà un colpetto al
piede di Sirius con un alluce sperimentale. "Ungh," geme Sirius.
"Oh cielo," dice Remus. "Ti ho ucciso sul serio, vero?"
"Tu sei più pericoloso dei budini natalizi," accusa Sirius. Fa scivolare via il libro dal suo naso e lascia
posare un estremo di esso sul petto e sul mento l'altro. "Almeno i budini mi riempivano di gioia
temporanea. Ugh. Se nomi senza senso e date che confondono la mia testa fino a farla esplodere non mi
hanno ucciso, di certo la polvere mi distruggerà dall'interno." Getta un palmo della mano sulla fronte.
"Ahimè per Sirius dal Grande Cuore e dalla Molto Grande Virilità, il quale spirito è sgusciato via dalla
biblioteca nella casa di Ade, quando fu annoiato a morte da legioni di uomini morti con dei baffi orribili.
Tragico."
"Ho letto un capitolo molto interessante poche ora fa," fa notare Remus, "quello riguardo la Camera dei
Segreti, che non avrei dovuto leggere. Non era molto informativo comunque, inoltre diceva solamente
per venti volte che è una camera molto segreta fatta con intento molto malevolo, ma dubito che
possiamo metterla in una mappa dato che nessuno è stato capace di aprirla da anni. E nessuno sa dov'è.
E non è affatto necessaria a una mappa. Ma era interessante, però."
"Vorrei che ci fosse un solo libro," dice Sirius, "un libro con delle mappe. Un sacco di mappe. Centinaia di
mappe. Preferirei le mappe invece di queste interminabili, interminabili facce."
"Ma ce n'era uno--"
"Mappe utili," corregge Sirius. "Quelle che servono."
Remus sbadiglia, sentendosi la mandibola cricchiare. "Scusa," dice. "È stato piuttosto monotono. Solo -solo pensa alle cose che avremmo potuto perderci!"
Sirius non sembra impressionato. "So che abbiamo perso quel pezzo di Helga e Rowena che viaggiano
nella Terra di Nessun Uomo. Ma so molto di più di quanto pensavo fosse possibile sui cugini lontani di
Salazar Serpeverde e ho avuto l'impressione che sia stato generato da un incesto di sicuro non
ostacolato. Sono tutti così troppo simili. Non può essere sano."
"Il che può spiegare le scale che si muovono." Remus sorride senza entusiasmo.
"E i cinquantasette inesplorati passaggi segreti."
"E poi le ventidue camere nascoste conosciute, e la Camera dei Segreti che non dovremmo conoscere e le
altre camere che hanno mangiato vive le coraggiose anime esploratrici, così non potranno mai raccontare
le loro avventure purtroppo." Sirius si solleva seduto, il rumore del libro che cade invano risuona sul
pavimento. "L'hanno reso dannatamente difficile. Sappiamo con cosa stiamo trattando ed è la mente
corrotta di un purosangue nato da un incesto che sembrava divertirsi ad andare in giro a insultare la
gente, se ho avuto la giusta impressione di lui."
"Come... oh, aspetta, te?" domanda Remus, stancamente.
"Va a quel paese."
"Maledizione," dice Remus, dal nulla, e lascia cadere la testa sul tavolo.
"Va tutto bene," dice Sirius in modo consolatorio, schioccando il collo. "Hai fatto del tuo dannato meglio.
È solo che i tuoi vecchi amici libri ti hanno alla fine tradito, come ti ho sempre detto. Sai, penso che la
mia spina dorsale si sia davvero storta."
"Non mi hanno tradito, è solo che non ho letto quelli giusti." Remus trascina la mano attraverso i capelli e
affonda il viso nelle braccia. "Questa biblioteca è piena di libri, e cosa succede se sono tutti come questi?
Tutto quello di cui abbiamo bisogno è un buon libro, uno veramente utile--"
"--Con mappe--"
6
"--Con mappe, giusto. Perché è così difficile?"
"Il mondo è contro di te, Moony," dice Sirius, con una faccia da funerale, e dà un colpetto alla gamba di
Remus. "Per sempre dovrai lottare contro una società non curante, dove persino le biblioteche tramano la
tua caduta. È la crudele esistenza che porti così allegramente. Un giorno dovranno farti martire."
"Non puoi portare un'esistenza," dice Remus, "è un nonsenso grammaticale."
"Ah, ecco il Moony che tutti noi conosciamo e amiamo. Che sollievo. Almeno, nel mio dolore, ho te che mi
correggi." Sirius si sposta, cautamente. "Non penso di potermi muovere. Davvero. Sono paralizzato. Ti
dispiacerebbe troppo se dormissi qui?"
"Sulla mia gamba?" Remus non è sicuro che gli dispiacerebbe, troppo stanco per muoversi, troppo stanco
per tutto a parte per il dolore immediato o per il fuoco del camino nella Sezione Proibita. Le articolazioni
gli dolgono, e se solo l'immenso peso della testa di Sirius mettesse a dormire le sue estremità, potrebbe
sopportare volentieri il dolore al mattino, o l'amputazione di entrambe le gambe. "Odori di cane, sai."
"Beh, tu odori di libri, e non sono stati i cani che ci hanno tenuto qui a morire tutto il giorno," fa notare
Sirius. "Penso di avere più da perdonare quando rinverrò per l'odore." Sbadiglia smisuratamente e spinge
il naso nella coscia di Remus.
"Il tuo naso è appuntito." Remus sbuffa, ma manca della sua usuale energia. Si stira contro la sedia
senza sentirsi più le ossa, la testa indietro, le palpebre così pesanti che è veramente doloroso tenerle
aperte. Le sente abbassarsi e poi aprirsi di scatto, e poi abbassarsi di nuovo. "Io -- penso che -- metterò
giù questo per qualche momento, e poi -- ci ritorniamo quando avremo..."
"Finito," finisce Sirius. Si addormenta prima ancora che riesca a formare la parola propriamente,
accasciandosi con un soffio di respiro pesante sulle labbra, che si dissolve nella polvere.
***
***
7
"Penso di aver perso la mia macchina fotografica." Remus si sdraia sul tetto, cercando di non pensare a
quanto è in alto. L'aria è gelida di notte a causa dell'imminente neve, ancora non scesa. Cerca nel cielo
nuvoloso un segno di una qualche stella -- qua e là, l'occasionale, intenso barlume di luce che fa capolino
-- e della luna, orlata con la nevicata del giorno seguente. Da qualche parte, in lontananza, i fuochi
d'artificio stanno per cominciare. Può quasi sentire l'odore di solfuro nell'aria. "Non era nemmeno la mia
macchina fotografica, era quella di papà. Non so che fare. C'era dentro un rullino nuovo e tutto il resto.
Mi ucciderà."
Sirius gli passa una tazza di cioccolata calda, che esala vapore caldo nell'aria fredda e pesante. "È quasi
mezzanotte," dice. "Preoccupatene il prossimo anno."
"Ah, ah." Remus sospira. "Era vecchia e fuori moda, lo so, ma funzionava ancora e potrei giurare di
averla lasciata sulla mia scrivania -- ma quando siamo tornati dalla cena non c'era più. Forse chiederò
agli elfi domestici se l'hanno vista."
"Remus," dice Sirius, "se gli elfi domestici hanno visto la tua macchina fotografica, l'avranno
probabilmente messa nello stufato o nel bucato o fuori dalla finestra. O forse ci avranno costruito un
piccolo altare in un angolo buio della cucina, e se mai la ritroverai puzzerà di torta e cipolla."
"Tu hai avuto una brutta esperienza." Remus chiude gli occhi per respirare il ricco e dolce tepore della
cioccolata. "La maggior parte degli elfi domestici sono perfettamente cordiali e spaventosamente
competenti."
"Spaventoso, sì, te lo posso assicurare. No, non sono ingiusto. Mi piacciono quelli della cucina; mi hanno
dato tutti quei budini." Sirius sogghigna nell'oscurità, mostrando l'obliquo sprazzo dei suoi denti bianchi.
"Mi fanno venire i brividi, però. Tutta quella servitù di buon cuore. Ho paura che un giorno si
rivolteranno."
"Sei eccitato per il nuovo anno?" Remus batte leggermente le scarpe contro il bordo della torre, cercando
di trovare un argomento che non lo faccia pensare di cadere incontro alla morte. "È quasi il nostro ultimo
anno a Hogwarts. Questo è qualcosa che ti fa davvero venire i brividi."
"Eh, andrà tutto bene a te, sarai un bibliotecario," dice Sirius con leggerezza, facendo cenni con la mano.
"O uno di quei tipi che si nascondono nel retro de Il Ghirigoro e che poi si arrabbiano quando un cliente
appare e devono scambiare la merce col denaro. Dovrai lavorare molto duramente per dare l'impressione
che odi le persone senza nemmeno conoscerle. Quello sarà un ostacolo che dovrai sormontare."
"Pensavo che tu avessi sempre detto che sarei stato un professore." Remus contrae le labbra, aspettando
che la cioccolata si raffreddi così non si brucerà la lingua. Nel frattempo, gli riscalda le mani. Il vapore
che sale dalla tazza allieva il morso dell'inverno al suo naso. Cacao. Cioccolata calda. Chiunque abbia
inventato la tazza piena di cioccolata con la sua bolla di panna al centro dovrebbe essere onorato per
l'eternità.
"Sarai un professore dopo che ti avranno licenziato perché leggi i libri invece di occuparti dei clienti,"
continua Sirius, logicamente. "E tutti i tuoi studenti ti ameranno ma sapranno che non ti dovranno mai
interrompere in cerca di aiuto durante l'ora del tè perché ti piace la privacy. E le focaccine da tè."
"Non quelle ai mirtilli." Remus azzarda un piccolo sorso, e sospira per il piacere. "Che mi dici di te?"
"Personalmente, mi piacciono quelle ai mirtilli palustri."
"Non intendevo le focaccine." Remus guarda Sirius, che è accanto a lui, con la coda dell'occhio, e di
proposito non abbassa lo sguardo. Sirius sorride.
"Lo so. Beh, non lo so. Qualcosa di fantastico, scommetto. Forse andrò in giro a spezzare maledizioni. O
lavorerò sul campo per il Ministero, risolvendo crimini, combattendo le lotte giuste, sembrando pieno di
slancio per tutto il tempo. Io e il mio fidato destriero. La moto, intendo. Lavoreremo insieme nel futuro,
sai. Molto scaltro."
"Mamma mia," concorda Remus, "come sono cambiati i tempi. Sei diventato piuttosto concreto."
8
"Tu sarai quello concreto," dice Sirius. Si frega le mani insieme per riscaldare le dita; gelate anche nei
guanti. "Lascia a me la totale mancanza di concretezza, e potremmo trovare un equilibrio tra i nostri
lavori."
"Non puoi lavorare nella mia libreria," obbietta Remus. "Spaventerai i bambini."
"I bambini non sono ammessi nella tua libreria, in ogni caso. Lasciano macchie dappertutto."
"Non importa. Spaventerai gli adulti."
"Immagino sia vero," dice Sirius gravemente, e sospira. "Sarò la security, allora, e quando avrai clienti
indesiderabili salterò fuori da dietro uno scaffale e li colpirò con la mia mazza."
"Passeresti tutto il tempo a colpirti da solo e probabilmente a rubare budini. Sarebbe divertente, ma non
ti pagherei per farlo." Remus infila le dita nel manico della tazza, fissando intensamente sopra la foresta.
Sembra tutto meno reale da lassù. Il suo stomaco si contrae. Odia stare così in alto.
"Due minuti," dice Sirius.
"Dici che vedremo qualche fuoco d'artificio da qui?"
"Non so," ammette Sirius.
"Vorrei sapere dov'è la mia macchina fotografica," dice Remus. "Scatterei una foto. Anche se sarà tutto
buio." Prende un grande sorso di cioccolata, sentendosi scaldare dal centro. "Mm."
"Chissà," fa notare Sirius. "La tua macchina fotografica potrebbe essere stata fusa in quella cioccolata."
"La mia cioccolata non sa di macchina fotografica."
"Nemmeno la mia. Ma come possiamo saperlo? Un minuto," dice Sirius. Si gingilla con il suo orologio da
taschino, qualcosa che ha sempre avuto invece di un orologio da polso. Remus non gli ha mai chiesto
niente a riguardo. Luccica nella mezzanotte imminente, sembrando lucido contro le dita di Sirius
goffamente inguantate.
"Dove l'hai preso quello?" chiede Remus ora, sopra il bordo della sua tazza.
"È di mio padre," dice Sirius. Si muove con un senso di disagio. "È sincronizzato all'esatto secondo.
Magia. Mai avuto bisogno di dargli la molla, o altro. Trenta secondi."
"Non farò il conto alla rovescia con te, penso sia stupido."
"Venti."
"Tra l'altro, dovresti cominciare il conto alla rovescia da dieci. Non è così la tradizione?" Remus trova una
sporgenza comoda e posa lì la sua tazza, percependo l'energia nervosa di Sirius: anche se non potrà
salvare se stesso, almeno può salvare la sua cioccolata.
"Dieci."
"Oh, al diavolo." Remus si raggomitola. "Nove."
"Otto. E sarai sbaciucchiato selvaggiamente in segno dei festeggiamenti, quindi attento a non cadere dal
tetto."
"Cinque. Non voglio!"
"Peccato. Quattro."
9
"Ti staccherò la lingua a morsi se ci provi. Due. Uno."
"Felice Anno Nuovo!" grida Sirius, lanciando in aria tutti i suoi arti come se fosse un fuoco d'artificio
umano, e poi afferra l'intera faccia di Remus con una sola mano, schiacciandogli così le guance insieme, e
ficca la lingua più o meno nel naso di Remus, facendo suoni repulsivi, "Aaaahlghh."
"Stupro!" strilla Remus, e, con la mano, spinge la fronte di Sirius.
"SHOULD OOOOOOLD ACQUAINTANCE BEEEEE FORGOT," urla Sirius in un atroce accento scozzese,
leccando il palmo di Remus. "AND NEEEEEVER BROUGHT TO MIND!"
"Mi fai schifo," dice Remus con grande dignità, asciugandosi il viso meticolosamente con la manica. "E sei
fuori tempo."
"E un Felice Anno Nuovo anche a te," dice Sirius. "Guarda. Sono fuochi d'artificio quelli che scorgo in
lontananza?"
"Sto ancora cercando di togliermi la tua saliva dagli occhi." Remus dà al viso un'ultima disperata pulita,
sentendosi stranamente appiccicoso, e poi si inclina in avanti tanto quanto lo permette il suo istinto di
autoconservazione. "Non so," dice alla fine. "Quelle nuvole hanno un colore buffo."
"Evviva," urla Sirius, alzandosi in piedi e facendo un grosso applauso. Qualcosa nel profondo della foresta
gli risponde con un ululato, e uno stormo di uccelli coraggiosi si innalza dalle cime degli alberi, cercando
di sfuggire dalla pazzia che li circonda. Remus non li biasima ma non ha ali con cui seguirli. Invece,
afferra la manica di Sirius cercando invano di farlo mettere a sedere. "Un'altro anno da conquistare!
Weee'll taaaaaak' a cup o' kiiiiiiindeness yet, for saaaaake of Auld Lang Syne."
"Se cadi e ti spacchi la testa non avrai più coppe di bontà da bere," borbotta Remus.
"Ah, Moony," dice Sirius, dandogli una pacca sulla schiena, "ma quello non è tipico di te?"
***
10
11
***
L'esperimento più disastroso. Incominciamo con i nostri eroi immersi nell'oscurità e caduti nell'ombra.
"Ahio. Cavolo -- ahio. Aaaah. Moony? Cazzo! Moony? Non riesco a trovare la mia bacchetta."
"Ehm. Penso di sapere dov'è."
"Dove?! Aiuto! Il mio braccio è incastrato in qualcosa -- yecch. Moony, accendi una cazzo di luce, aiuta un
uomo in un momento di difficoltà--"
"Non posso. Non riesco a trovare la mia bacchetta. E. Uhm. La ragione per cui so dov'è la tua è perché
penso di averla rotta. Molto intimamente."
"COSA?! -- oh. Oh. Oh Dio. Voglio che la levi da lì, ti prego, con la massima cautela e, oh, Dio."
"Solo un secondo. Solo un secondo. Penso che -- ahi! -- presa!"
"Oh, Dio. Vedi, uh, se riesci a usarla. Oh Cristo."
"Lumos. Lumos. ... Per favore, lumos? ... beh. Penso che questo risponda alla domanda."
"Porca miseria. Me ne comprerai un'altra, se mai usciremo vivi da qui. Molto bene, staremo, ehm, qui nel
buio. O forse nel mio caso, dovrei dire stare disteso. Cristo. Stai, ehm, bene?"
12
"Non era così intimo, Sirius, puoi smetterla di fare quei suoni. Sì. Sì, sto bene. Credo di aver sbattuto
contro qualcosa, ma posso sentire tutte le parti del mio corpo il che penso, penso, sia un buon segno."
"Sì! Sì. Ottimo. Bene. Che vuoi dire con 'suoni?' Non ero -- beh, eri molto vago. Merda. Questo è uno per
la Mappa, comunque!"
"Sì. Nota alla mappa: non imboccare un tunnel oscuro e cadere in un fosso ancora più oscuro. Non
sfracellarti a terra rovinando così la bacchetta del Messer Padfoot. Guarda dove metti i piedi. Considera
tutte le possibilità prima di entrare in un passaggio segreto inesplorato. Usa l'incantesimo Lumos prima di
rompere una bacchetta e di perdere l'altra. Eccetera. Ti suona bene?"
"Stai usando il sarcasmo come arma e io sono già ferito. Tattica ingiusta. Vorrei vederti, così ti darei un
pugno."
"Guardaci. Siamo intrappolati come topi e già ce la stiamo prendendo l'uno con l'altro."
"È così che va il mondo, amico. Non ti preoccupare, se rimaniamo qui abbastanza a lungo, penso che
sapremo chi sta mangiando chi... sporco lupo mannaro. Oh, Dio, c'è qualcosa che si contorce vicino a
me."
"No, no, è la mia mano. Quello sei tu? Beh. Sei angolato in modo buffo."
"Oh grazie a Dio. E smettila! Il mio onore è stato definitivamente impugnato."
"... Oh. Forse non sei angolato in un modo così buffo come credevo. Uhm. Scusa per quello."
"Eh. Ad ogni modo, non è che abbia mai avuto un onore. Quello è il tuo piede?"
"Uhm. Sì. Sto muovendo le dita del piede. Le mie dita si stanno muovendo su di te?"
"Oops -- salve dita di Moony! Sì! Ahahahah. OK, puoi -- ahah -- puoi smetterla ora."
"Cosa, il movimento? Oh, giusto, quello. Scusa di nuovo."
"Le tue scuse sono così fantasiose. Beh, non ti preoccupare. Il mio corpo è assolutamente irresistibile, lo
capisco. Sto per afferrare la tua gamba, quindi niente panico."
"Agh! -- bene. Va bene. Niente panico. Però, sai, approssimativamente la regola generale dice che
dovresti dirmi di non andare nel panico prima che tu faccia cose che mi fanno andare nel panico. Te lo
dico nel caso di una prossima volta."
"Grazie mille, Professor Lupin, lo terrò in mente -- uff -- Bene! Eccoci. Questo sei tu. Molto meglio. Ciao."
"Quella è la tua mano? Sì. È la tua mano. E -- salve, questa è la mia mano. Questo è un piano eccellente.
Stabilire dove siamo fisicamente. Sebbene creda che una parte di me sia dall'altra parte di questo muro.
Ti dispiacerebbe -- uhm -- tirarmi?"
"Oh -- va bene -- aspetta che mi ahio dannazione cazzo vaffanculo merda tetto molto basso. Aaaah.
Cazzo. Tutto a posto. Devo tirare in questo modo? Così? O ti sta facendo andare più a fondo? Ahio."
"No, penso che -- beh -- qui c'è l'altra mia mano, è libera ora -- e lì c'è la tua -- bene -- proviamo a farmi
uscire? O la va o la spacca, credo, e non sono sicuro quali saranno le probabilità di successo, ma
facciamolo prima che mi terrorizzi da solo con le statistiche. Pronto? Uno -- due -- tre -- tira."
"OH ISSA!"
"NGHAUGH!"
"OH DIO. Oh Dio, che cosa ho fatto? Sei vivo? Ti ho staccato le braccia? Cristo, amico, dì qualcosa!"
13
"Avevi ragione. Ungh. Soffitto basso."
"Oh Dio, Moony, non lo fare mai più. Credevo fossi morto. Sei tu quello? Ti metto sotto il mio braccio così
non ti cacci più nei guai."
"Beh, la buona notizia è che ho tutti i miei arti. E alcuni dei tuoi. No, no non sto ridendo perché è
divertente. Sto ridendo perché sono isterico, credo. Non ne sono del tutto sicuro."
"Ah ah dannazione ah, siamo intrappolati qui per sempre! Io lo trovo terribilmente divertente. Sei pazzo."
"No, sono calmo. Lo giuro, sono calmo. Sono solo -- quella è la tua mano? Si sta muovendo, Sirius. Ti
prego Dio fa che dica che è la sua mano."
"Ehm, Moony, io voglio che tu stia calmo, ma la mia mano è qua, amico."
"Molto bene. E la tua mano non ha nemmeno i denti."
"No. No, non li ha. Ma non andremo nel panico, giusto?"
"Se fossi andato nel panico, ti avrei dato una gomitata nello stomaco e poi sarei stato tutto solo quaggiù
con questa cosa che ha denti che mi stanno mordicchiando il gomito e invece l'altro gomito sarebbe
coperto dai tuoi intestini, il che è una situazione molto meno attraente di quella attuale, credimi. Mamma
mia, è stata una frase lunga."
"Non muoverti. Continua a respirare. Mi trasformo in cane."
"È bizzarro. Tu che ti trasformi addosso a me. Ciao, Padfoot."
Qualcosa annusa in modo rassicurante. Almeno, potrebbe essere qualcosa che annusa, e potrebbe essere
rassicurante. Potrebbe anche essere qualcosa di grosso e con le zanne, che sbava nell'oscurità. Non è
chiaro.
"Padfoot? Sei tu. Sei tu, sento il tuo odore. Se stai per mangiare quello che sta cercando di mangiare il
mio gomito, sei pregato di farlo senza mangiare anche il mio gomito. E stai sbavando. Grazie."
Un leggero morso, che evidentemente voleva indicare che questa bava è la bava dell'amore, e poi un
improvviso strattone alla manica e qualche grugnito un po' troppo entusiastico.
"Bene. Va meglio. Proverò a non pensare a cosa stai facendo o a quanto godimento puoi o non puoi avere
da questa cosa. Io continuerò a parlare. Sai, penso di sentire aria fresca, il che è rassicurante. Ho letto
libri su fughe da tunnel come questo, sono perfettamente plausibili. Forse non dobbiamo mangiarci a
vicenda dopotutto."
Un ultimo rumore, come quello di un tagliaerba molto compiaciuto di sé.
"Aah, è stato disgustoso. Moony, puoi sentire i miei vestiti? Dovrebbero essere giù vicino ai tuoi piedi. Per
la prima volta nella mia vita, ora vorrei non essere nudo."
"Ce li ho. Li ho presi con le dita dei piedi. Questo non è utile. Dai, lascia fare a me."
"V-va bene--grazie--"
"Dopo mi brucerò le mani. Scusa. Scusa. Oh Dio scusa."
"Pochi in questa terra hanno avuto questo privilegio, sai. Alcune delle mie istitutrici fino all'età di cinque
anni, James Potter e te. Custodirei questo ricordo nel profondo del mio cuore se fossi in te. NO Gesù sta
attento."
14
"James Potter? Davvero? Sono diventato membro delle fila di James Potter, solo per un momento
splendente nel buio con la mia mano accidentalmente sulle tue parti basse? ... Non dobbiamo mai dire a
nessuno di questi eventi. Mai."
"Ero ubriaco e nudo nella Sala Grande. Qualcuno doveva aiutarmi. E non essere così puritano; lo
racconterò a tutti. Sarò invidiato da tutta la scuola. Non devi abbottonarli, posso farlo da solo."
"Avanti, abbottonati i pantaloni. Io cercherò di trovare la mia bacchetta."
"Non lasciarmi solo. Non voglio mangiare più quei cosi ... urgh."
"Urgh? AHA! No, no, non è la mia -- non ho idea di che cosa fosse quello -- ci siamo. Ci siamo."
"L'hai trovata? L'HAI TROVATA? Accendila. Voglio sapere se sono diventato cieco."
"Lumos. Ah. Salve, Sirius."
"Oh grazie a Dio. Salve, visione più magnifica in tutto il mondo, mio bastoncino di legno, amore della mia
vita -- oh, e salve anche a te. Sei un disastro. Guarda i tuoi capelli. Davvero."
"C'è della bava di cane nei capelli. Ecco perché. Devo lasciarti solo con il bastoncino di legno a godere dei
carnali piaceri sotterranei?"
"Non essere sciocco. Io ho solo sbavato sui tuoi pantaloni. Forse è stato il ... eurgh."
"Bene. Abbiamo effettivamente scoperto che questo passaggio segreto porta a ... un buco. Molto utile
quando uno deve portare a termine un appuntamento con il loro amato bastoncino di legno, ma per ora
voglio fare un bagno. Un lungo bagno."
"Abbiamo passato tutto questo per un buco? Dovrà pur portare da qualche par... oh, no, forse non più.
Beh, è stata una fregatura. Almeno ho avuto la tua mano sulle parti basse. Sono un uomo fortunato,
senza alcun dubbio. Hai bisogno di una spinta in su?"
"Fai tesoro di quel momento, Sirius. Sì, ne ho bisogno, grazie."
"Al tre, okay? Uno--due--su!-- Prendi quella bacchetta, sei cieco?! Ahi! Il tuo piede è nel mio occhio! -Non dimenticare di comprarmi una nuova bacchetta, pazzo bastardo cieco."
E così finì l'esplorazione del Passaggio Segreto Numero Diciotto nelle note di Remus J. Lupin, che passò i
giorni seguenti a lavare un'inquietante quantità di sporco dal suo orecchio sinistro, mentre Sirius Black
combatté una Grande Indigestione.
***
15
***
"Sembrate molto strani." Lionel Lovegood ha occhi che nessuno ha mai sorpreso sbattere. Sirius ha
sempre pensato che passasse un sacco di tempo in privato a sbattere le palpebre, come se fosse un
peccato. Ora, occhi concentrati tranquillamente su Sirius e Remus dall'altro lato del tavolo, mani giunte
davanti a lui, una matita dietro un orecchio e uno spicchio d'aglio che pende dal collo, Lionel Lovegood
ancora non sta sbattendo gli occhi. Remus inghiottisce. "Per esempio Remus, hai dello sporco sul naso, e
io so da un'attenta indagine che tu sei il meno sporco dei tuoi amici."
"Ehm," dice Remus. "Non me ne sono accorto. Grazie, Lionel. Credo." Si strofina il lato del naso con il
fazzoletto.
"E tu, Sirius," continua Lionel, inclinando la testa a lato come un gufo, "sembri come se fossi nel bel
mezzo di un problema intestinale."
Sirius rutta. "Niente affatto. Cosa te lo fa pensare?"
"Il fatto che negli ultimi cinque minuti hai ruttato otto volte. Ti stavo osservando," spiega Lionel. Tira
fuori rapidamente un blocchetto per appunti dalla tasca di dietro, prende di scatto la matita dietro
l'orecchio, e va direttamente a una pagina vuota. "Sono giunto alla conclusione che siete appena sfuggiti
dalla grinfie di una morte certa. Com'era? Le vostre intere vite vi si sono sfrecciate davanti agli occhi?
C'era qualche odore distinguibile, oppure occhi, o il profumo consolante del seno di vostra madre?"
"Senti, Lionel," dice Sirius. "Sto cercando di mangiare il mio pranzo."
16
"Certamente. I tuoi panini sembrano deliziosi. C'era qualche suono di valore? Ululati? Schiamazzi?
Sbadigli?" Lionel ha la matita in posizione, e i suoi occhi stanno uscendo entusiasticamente dalle orbite.
Sembra un pesce.
"Oh sì," dice Sirius. "Tutti e tre. Tutti in una volta. Molto terrificante. E c'erano occhi. Un sacco di occhi.
Dappertutto. Occhi di Dio, occhi del giudizio universale, occhi di Merlino, occhi della mia Prozia Fanny. Ci
vediamo, Lionel!"
"Molto utile. Sì, davvero molto utile. Questo reporter è soddisfatto." Lionel si alza in piedi, infilando di
nuovo la matita dietro l'orecchio, lasciando macchie di grafite sulla tempia. "A proposito," aggiunge, "il
primo numero de 'L'indagatore Mensile di Hogwarts: Cosa Accadrà Domani' è uscito. Tu hai particolare
risalto, Sirius. Ecco una copia -- offre la casa." Posa un volantino sciolto tra i loro pranzi, saluta, e
cammina via barcollando tra i tavoli e mormorando, "Occhi della Tua Prozia Fanny. Affascinante. Oh,
affascinante."
"Oh Dio," dice Sirius, prendendo il volantino.
"Non può essere," dice Remus.
"Oh," geme Sirius. "Oh, può essere."
***
17
***
"Ma quell'uomo non lascia mai la sua stanza?" sibila Sirius, caldo respiro contro la nuca di Remus. Remus
si muove nervosamente in risposta, dandogli un leggero colpo con la spalla. "Voglio dire ogni tanto uscirà
fuori -- sono passate ore intere. Cosa pensi ci faccia lassù?"
18
"Forse legge," sussurra Remus. "Forse fa dei pisolini. Forse progetta l'assassinio dei ragazzi che osano
sgattaiolare nella sua stanza. Sto facendo questo perché pensavo fosse necessario, sto per rinunciarci,
per favore sta zitto e buono."
"Okay," mormora Sirius, avvilito. "Okay, scusa."
Il silenzio scende di nuovo. Attraverso il sottile strato di distorsione del mantello dell'invisibilità di James - 'preso in prestito in nome del servizio' -- Remus guarda il corridoio, dita incrociate. È stata un'idea
idiota in primo luogo, verificare il sistema delle etichette con solo una mappa improvvisata e con una
minima conoscenza di come seguire le tracce di più di un essere umano contemporaneamente. È ancora
un'idea idiota, ma tuttavia viene messa in pratica. Sirius, che tamburella le dita sulla spina dorsale di
Remus, non è affatto d'aiuto. E nemmeno Silente, che passa le ore nella sua stanza senza dare nessun
segno di cedimento, lo è. L'immaginazione di Remus, che nervosamente salta fuori con vari scenari di
espulsione, perdita del Distintivo di Prefetto, e Disgrazia Generale, è solo la ciliegina sulla torta. Si
strofina stancamente l'occhio sinistro, poi diventa rigido. Il pavimento sotto di loro comincia a vibrare.
"Guarda. Una scala," sussurra Sirius.
"La vedo," risponde Remus sussurrando.
"Guarda. Un Silente."
"Vedo anche quello."
"Pozione Pervinca," dice Silente alla scala, voltandosi di fronte ad essa. Gli scalini cigolano, ruotano
intorno l'un l'altro, e salgono a spirale.
"Interessante," mormora Remus.
"Guarda, hai un talento naturale in questo," sussurra Sirius. Remus non ha bisogno di vederlo per vedere
il suo sorrisino ambiguo. "Il prefetto è solo una sottile maschera che nasconde la bestia che è in te. Ti stai
davvero divertendo. Si vede."
"Spostiamoci!" sibila Remus improvvisamente, e scaraventa entrambi addosso il muro. Sirius caccia fuori
un piccolo uff! gravoso e scioccato contro la parte superiore della spina dorsale di Remus, mentre le
spalle di Remus si scontrano con il suo torace. Silente li sfiora di a mala pena un centimetro, fischiettando
qualcosa che suona sospettosamente come "Jingle Bells" anche se il Natale è finito. La mano di Sirius è
sospesa sul fianco di Remus, gelata.
Aspettano in silenzio, senza nemmeno respirare, rabbrividendo leggermente l'uno contro l'altro, finché i
passi di Silente non risuonano giù per la lontana scala e il suo fischiettio penetrante non svanisce. Sirius e
Remus si concentrano sul proprio respiro per qualche momento: i loro polmoni richiedono di essere
pagati in pieno per il tempo di aria persa.
"Whii!" dice Sirius felicemente, e anche un po' senza fiato, e dà un colpo alla schiena di Remus. "Avanti,
marsc, Prefetto!"
"Lo sa," geme Remus. "Lo so che lo sa! Ha spie dappertutto!"
"Siamo invisibili," dice Sirius, l'anima della logica. "Non possono vederci! Ancora una volta nella breccia -o nell'ufficio, suppongo. Andiamo."
Si affrettano a piccoli passi nel corridoio, guardando da entrambi le parti prima che Sirius dica a
sottovoce "Pozione Pervinca." Remus è sicuro che il lamento e il cigolio della scala che si sistema metterà
in allerta l'intero castello sulle loro azioni illecite, ma quando l'ultimo scalino si inserisce al suo posto, c'è
solo silenzio per i lunghi corridoi. "Andiamo," grida Sirius, il più silenziosamente possibile, e quasi trascina
Remus su per la scala a chiocciola. "Non c'è tempo per guardare i libri," avverte Sirius, "prendiamo
qualcosa che sembra parecchio usato e poi ce ne andiamo."
"Ma ha così tanti libri," inizia a dire Remus.
19
"Spie dappertutto," gli ricorda Sirius.
"Giusto."
Si scrollano il mantello di dosso, lasciandolo ammassato vicino alla scrivania, e si mettono a cercare un
capello -- un pezzo di unghia -- una ciglia -- qualunque cosa che sia il più possibile una parte integrale
del corpo. Niente. "Nemmeno una nappa dei suoi vestiti o altro," si lamenta Sirius, gettandosi nella
grande sedia di Silente. Scricchiola, coriacea e a mo' di rana.
"Alzati, alzati," incalza Remus. "Lo saprà se qualcuno si è seduto sulla sua sedia."
"Forse una penna?" Sirius si alza in piedi cortesemente, ma rimane dietro la scrivania. "Il suo calamaio?
Ehm, un fermacarte?"
"Qualcosa di leggero," dice Remus. "Deve essere qualcosa di leggero e qualcosa che abbia il suo odore. È
quello che dice l'incantesimo."
Sirius annusa la penna sperimentalmente, "La penna odora di inchiostro," annuncia. "Dannazione."
Remus si guarda in giro in cerca di una soluzione, sentendo veramente il tempo che sta per finire. Dà
un'occhiata alla stanza di nuovo, e una seconda volta, e poi prudentemente solleva la tela drappeggiata
vicino a lui -- solo per trovarsi faccia a faccia con una fenice apparentemente dallo sguardo molto
perplesso.
"Graa??" dice.
"Agh!" strilla Remus, lasciando subito cadere la tela e facendo un balzo all'indietro per poi inciampare
sopra la scrivania. Il fermacarte si posiziona da qualche parte nella sua regione lombare e gracida.
"Oh, è Fiamma," dice Sirius, senza nemmeno levare lo sguardo dalla sua affaccendata ricerca sul tappeto.
"Credevo di avertelo detto. È di Silente."
Remus guarda Sirius. Sirius è stato in questo ufficio abbastanza volte da conoscerlo come le sue tasche.
Si è probabilmente seduto su quella sedia, proprio lì, con lo sguardo innocente e innocuo, più volte di
quante Remus abbia mangiato toast per colazione. E tuttavia non ha mai pensato di avvertire Remus che
c'era una fenice dietro la tenda numero uno. "Lo supponevo," dice Remus. Preme una mano sul petto,
cercando di far tornare il battito del cuore a una andatura normale. Spie! Spie pennute! "Grazie per tutto
il tuo aiuto, a proposito. Penso che io e questo fermacarte siamo eternamente legati grazie a--"
"Aha!" la voce smorzata di Sirius fluttua nell'aria da sotto la scrivania cavernosa. Qualche momento più
tardi, Sirius striscia fuori, viso rosso dal trionfo e tenendo in mano qualcosa di viola.
"Sirius, cosa hai fatto?" dice Remus in modo incerto.
"Calzino," dice Sirius, come se fosse molto ovvio. "Ho trovato un calzino. Sono o non sono un genio? È un
po' umido ma basterà."
"Non ci voglio pensare," dice Remus. "Però è perfetto."
***
20
***
"Allora qual è il piano questa volta?" Sirius sta portando il calzino con due dita davanti a loro, come se
fosse un topo morto. Odora molto di piedi. Il perché non hanno potuto trovare una ciglia è senza dubbio
una qualche burla cosmica che un giorno capiranno senza più amarezza. Remus, trattenendo uno spasmo
dell'occhio sinistro, appoggia sul pavimento una bella ciotola di crema della cucina.
"Speriamo che a Mrs. Norris piaccia il latte tanto quanto lo stinco di James," dice Remus. "Il piano fa
perno su quello."
"Potresti provare a metterci del sangue nella crema," propone Sirius, pronto ad aiutare. "Allora le piacerà
di sicuro."
"Bene, ma non donerò nemmeno una goccia del mio sangue quindi sentiti libero di farlo." Remus fa due
passi indietro, trascinando Sirius con lui. Azzarda una rapida e cauta occhiata su e giù il corridoio, e si
sfrega le mani insieme. "Bene. Iniziamo?"
"Lo considero un privilegio," dice Sirius. Goffamente sotto il mantello, effettua un piccolo inchino. Poi,
mette entrambi le mani alla bocca e strepita "MIO DIO, COM'È DIVERTENTE STARE FUORI DAL
DORMITORIO NEL TERZO PIANO CORRIDOIO EST! SONO CERTAMENTE MOLTO CONTENTO CHE
NESSUNO CI PRENDERÀ MAI!"
"Cretino," sibila Remus. Stringe ancora di più il mantello sopra di loro, così che il naso aguzzo di Sirius gli
si infila nell’orecchio. "Una stupida domanda da chiedere, sono sicuro, ma dove ce l'hai di casa la
finezza?"
21
"Non penso che le piaccia la crema," dice Sirius. La sua risata simile a un latrato scoppia nei capelli di
Remus. "Ma ora grazie a me siamo un irresistibile bersaglio."
"Non funzionerà mai -- Gazza verrà qui e ci --"
"Shh! Quello che vedo in cima al corridoio non è lo scintillio della sospettosità felina?" Remus allunga il
collo vicino alla testa di Sirius per vedere. Contro ogni probabilità, una luce gialla luccica nelle ombre.
Occhi di gatto. Malevoli, odiosi, maliziosi occhi di gatto, quel tipo che fa venire gli incubi anche a uomini
pienamente cresciuti. Remus rabbrividisce involontariamente.
"Dio," borbotta. "Detesto i gatti."
"Non vedo perché. Animali utili. Divertenti da inseguire. Bei ricordi. Mi prometti che non starnutirai?"
"Non faccio simili promesse. Allontaniamoci dal latte, non possiamo farci odorare da lei." Indietreggiano
all'unisono, tuffandosi nel corridoio a lato, e spuntano dal muro per guardare Mrs. Norris proseguire
lentamente e in stato d'allerta verso il latte. Si ferma a pochi centimetri dalla ciotola, annusa leggermente
la sua superficie, e si guarda intorno, prima di scagliare fuori la lingua e dare una leccata. Si ferma di
nuovo. Aspetta. Sirius e Remus aspettano. Il tempo passa. Remus si domanda se non avrebbero dovuto
offrire qualche piccolo combattivo animale ferito invece di un'innocua distrazione come il latte,
chiaramente non è nello stile di Mrs. Norris. Alla fine, quando sembra che la speranza sia perduta, la
gatta maculata miagola contenta e ci dà sotto con il suo pasto inaspettato. Remus si guarda fugacemente
alle spalle. Sirius annuisce.
Si lanciano nella luce, scarpe nelle mani, calzini che attutiscono il suono dei loro passi. Fermandosi per
riprendere fiato dall'altra parte del corridoio, Remus guarda indietro alla coda curvata e alla vulnerabile
schiena di Mrs. Norris. Ancora beve. Remus si sente trionfante.
"Non siamo ancora al sicuro," sussurra, più a se stesso che a Sirius.
"Gazza vuole farmi fare mangiare da un troll," mormora Sirius. "Ne parlava molto dettagliatamente non
più di due settimane fa. Spiacevole. Andato avanti per ore. Non facciamoci acchiappare, eh?" Remus
annuisce in cupo accordo. Estrae la bacchetta dalla manica del maglione, annullando il complicato
incantesimo di serratura sulla porta di legno spesso della stanza di Gazza. I cardini vengono trattati con
un po' di burro della cena di quella sera (i rimedi casalinghi qualche volta sono più utili di quelli magici)
prima che Remus apra con cautela la porta con il fianco e le mani. Scivolano dentro insieme, silenziosi e
inosservati.
Remus non è mai stato così illegale in un giorno. Gli sta dando alla testa.
"Veloce," dice Remus.
"Velocissimo," concorda Sirius.
Si danno da fare con molta più solerzia che nell'ufficio di Silente, guardandosi alle spalle troppo spesso
per fare qualcosa di utile. Anche se il suo ufficio è chiaramente territorio proibito, Silente almeno
rappresenta territorio amico -- o, piuttosto, non eccessivamente ostile. Sapendo di essere entrati nel
Covo del Gazza, i loro passi sono terrorizzati nel silenzio, e ad ogni passo fanno tintinnare le catene
arrugginite dal soffitto.
"Tipo eccentrico, il nostro Gazza," dice Sirius, sfogliando con il pollice uno schedario estremamente
spesso. "Dio mio, io ho fatto una cosa del genere?"
"Smettila di perdere tempo," rimprovera Remus, strappandogli lo schedario dalle mani, senza però prima
dargli una veloce occhiata furtiva. "E sì, l'hai fatto, lo ricordo. Ci sono ancora le macchie sul muro."
"Mm," dice Sirius beatamente. "Sicuramente uno dei miei momenti più pregiati. Peccato che gli altri
l'abbiano eclissato. Vuoi vedere il tuo?" Ha in mano un altro schedario, e fa segni seducenti con le
sopracciglia.
22
"No." Remus si tuffa sotto la scrivania, tastando sulla dura e viscida pietra e cercando di non respirare
con il naso.
"Huh, è buffo, c'è solo un foglio qui," giunge la voce di Sirius, divertita e bassa.
Remus si ferma, combatte con la sua coscienza per un momento, e poi finalmente si rassegna. "Beh?
Cosa dice?"
"Beh, l'ortografia è molto scadente -- ha bisogno di un editore come te, dovresti offrire i tuoi servizi -per quello che posso capire dice 'TIENE CATTIVA COMPAGNIA. SARÀ PRESO UN GIORNO. MRS. NORRIS
LO STA GUARDANDO.'" I fogli frusciano rumorosamente quando butta lo schedario nell'armadietto.
"Moony, pensi che io sia una cattiva compagnia?" Sembra ferito.
"Orribile," grugnisce Remus. "Guardami, sono a gattoni nell'ufficio di Gazza, senza permesso, in cerca di
oggetti personali. Perché non ci sono arrivato prima?" Rinunciando alla ricerca in quella particolare area,
aggiunge, "Atroce compagnia. Persino dolorosamente cattiva. E non puoi fare una conversazione a cena
manco morto. Cos'è questo?" Mettendosi rapidamente sui gomiti per vedere meglio, urta accidentalmente
la testa contro lo spigolo della scrivania. Un risuonante thunk echeggia per la stanza. Qualche bottiglia di
liquido tenebroso cade da uno scaffale traballante.
"Wow," dice Sirius. "Quello era proprio un suono. Stai bene?" Remus geme soltanto. "Guarda -- guarda,
ho trovato un capello, uno bello lungo -- ti farà sentire meglio?"
"Libri," borbotta Remus. "La prossima volta voglio solo libri."
***
23
Pagina Uno delle Cinquantadue Pagine nello Schedario di Black, Sirius.
24
L'unica Pagina nello Schedario di Lupin, Remus.
25