Porte girevoli per i «cervelli» italiani
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Porte girevoli per i «cervelli» italiani
34 Commenti e inchieste Il Sole 24 Ore Venerdì 21 Ottobre 2016 - N. 290 Lettere DIRETTORE RESPONSABILE Le risposte ai lettori MARTEDÌ MERCOLEDÌ GIOVEDÌ VENERDÌ SABATO Roberto Napoletano VICEDIRETTORI: Edoardo De Biasi (VICARIO), Alberto Orioli, Salvatore Padula, Alessandro Plateroti CAPOREDATTORE CENTRALE: Guido Palmieri (responsabile superdesk) CAPO DELLA REDAZIONE ROMANA: Giorgio Santilli UFFICIO CENTRALE-SUPERDESK: Daniele Bellasio (responsabile web), Luca Benecchi, Fabio Carducci (vice Roma), Giuseppe Chiellino, Franca Deponti, Federico Momoli, Alfredo Sessa, Alberto Trevissoi (vice superdesk) Segretario di redazione: Marco Mariani INFORMAZIONE NORMATIVA E LUNEDI: Mauro Meazza SUPERVISIONE E COORDINAMENTO AREA FINANZA: Christian Martino SUPERVISIONE E COORDINAMENTO AREA IMPRESA: Lello Naso UFFICIO GRAFICO CENTRALE: Adriano Attus (creative director) e Francesco Narracci (art director) RESPONSABILI DI SETTORE: Luca De Biase, Jean Marie Del Bo, Attilio Geroni, Laura La Posta, Armando Massarenti, Francesca Padula, Christian Rocca, Fernanda Roggero, Stefano Salis, Giovanni Uggeri SOCIAL MEDIA EDITOR: Michela Finizio, Marco lo Conte (coordinatore), Vito Lops e Francesca Milano PROPRIETARIO ED EDITORE: Il Sole 24 Ore S.p.A. PRESIDENTE: Carlo Robiglio VICE PRESIDENTE: Luigi Abete AMMINISTRATORE DELEGATO: Gabriele Del Torchio La priorità italiana nell’Europa multi-crisi L’EDITORIALE Gianfranco Fabi Fabrizio Galimberti Guido Gentili Adriana Cerretelli Salvatore Carrubba Le lettere vanno inviate a: Il Sole-24 Ore Lettere al Sole-24 Via Monte Rosa, 91 20149 Milano email: [email protected] includere per favore nome, indirizzo e qualifica L’Europa che non decide accentua la disaffezione e perde terreno nel mondo riuscirà ad inculcare ai cittadini di questa traballante unione,che o indossiamo la stessa “divisa” o altrimenti saremmo relegati ai margini dell’ordine mondiale.Varrebbe la pena di “mettersi in gioco”e di rischiare!Buone cose. Carlo Caldironi Rimini G entile dott.ssa Cerretelli,le confido di essere assai preoccupato come “cittadino europeo”,per il protrarsi di uno stato di “asfissia politica” che sta attanagliando le istituzione di questo ambito e lungimirante progetto di unione di popoli e Stati. Noto l’esigenza di autorevoli iniziative di alta politica,volte a contrastare problematiche epocali come il fenomeno migratorio ,la flebile ripresa economica ,la disoccupazione,la precaria solidità del sistema bancario,lo stallo dei negoziato sull’accordo ttip..ect,ma il tutto sembra ingessato e condizionato, a causa delle prossime consultazioni politiche previste nei paesi fondatori dell’unione europea come Germania,Francia. Si ha timore di parlare “d'europa” per Domenico Rosa paura di perdere il “consenso politico interno”,sembra incredibile ma potrebbe essere proprio così. Chiaramente ,le frange populiste s'incuneano in tali fertili contesti,con vigore e illusoria autorevolezza,trascinando verso l'ignoto i numerosi seguaci di tali pericolose politiche “fuori dai tempi”. Chissà se qualche “ben pensante” Caro Caldironi, purtroppo l’Europa di oggi, prigioniera delle sue irrisolte poli-crisi, è costretta a navigare tra Scilla e Cariddi, tra le verifiche elettorali l’anno prossimo in Francia e Germania, i suoi due maggiori paesi, e la perdita di consenso popolare che in democrazia è un’arma letale. Naturalmente l’Europa non può permettersi il lusso del suo fragoroso immobilismo. La paralisi decisionale le fa perdere terreno sulla scena globale e accentua la disaffezione interna. Nulla però al momento sembra in grado di scuoterla e ridarle capacità e volontà di iniziativa. Il momento è pessimo. Non resta che sperare che dopo le elezioni la musica cambi. In caso contrario il futuro dell’Unione amputata da Brexit si annuncia più precario che mai prima bella sua storia. G © RIPRODUZIONE RISERVATA Dove vanno gli investimenti esteri diretti in Africa C ome ha affermato il presidente degli Stati Uniti Barack Obama allo US-Africa business forum svoltosi recentemente a New York, l’Africa è «on the move» e questo ne fa una regione decisiva nella competizione globale, cooperativa o meno, fra Cina e Stati Uniti. Tanto più in una fase di inversione della globalizzazione caratterizzata come ora da spinte protezioniste e rallentamento degli scambi. L’Africa sub-sahariana è una delle regioni a più rapida crescita del mondo. Malgrado la sua economia sia stata messa a dura prova da bassi prezzi delle commodity, stretta monetaria americana, siccità, carenza di infrastrutture, corruzione, minacce terroristiche, conflitti, disordini sociali e politici, ben sette delle economie contraddistinte da una consistente performance nel mondo sono africane. Nel 2016, pur rallentata rispetto all’anno precedente, la crescita del Pil regionale (+ 3,2%) risulta seconda soltanto a quella dell’Asia. Con Paesi come l’Etiopia che si sono sviluppati a un ritmo superiore (+ 10%) a quello di colossi quali Cina e India. Peraltro, l’Etiopia è emblematica della posta in gioco nel confronto in atto fra Washington e Pechino. Ossia fra l’affermazione di un modello di sviluppo che garantisca anche libertà politiche e diritti umani e un modello di crescita dirigistico, gestito da un regime autoritario di ispirazione marxista come è quello al potere ad Addis Abeba da venticinque anni. Infatti, la Cina è stata, fino a oggi, il maggior driver della crescita economica del Corno d’Africa con forti investimenti nel settore delle costruzioni e delle grandi infrastrutture quale la linea ferroviaria che congiunge la capitale al porto di Gibuti in cui Pechino ha una partecipazione strategica. Il passaggio da un modello politico autoritario a uno democratico, se sorretto ANSA San Pietro sotto una nuova luce Il colonnato di piazza san Pietro e via della Conciliazione da ieri brillano sotto una luce diversa, grazie a un nuovo e più ecologico impianto di illuminazione a Led. I cervelli devono entrare e uscire. Un Paese avanzato con una classe dirigente forte e preparata alle sfide del mondo deve favorire la mobilità dei propri migliori talenti, facendo in modo che si preparino nelle migliori università internazionaliecheauncertopuntotornino a lavorare nel loro Paese. Come riporta il recente rapporto della Fondazione Migrantes, dall’inizio della crisi c’è stato un deflusso netto di 150mila persone dal nostro Paese, in gran parte giovani qualificati. Farli ritornare è una priorità assoluta. Le 500 cattedre Natta, che il governo sta varando in questi giorni, hanno l’obiettivo di far rientrare un buon numero di professori meritevoli nelle università italiane, a condizioni che si avvicinino a quelle del mercato internazionale. Condizioni da cui il nostro sistema universita- © Copyright Il Sole 24 ORE S.p.A. SEDE LEGALE - DIREZIONE E REDAZIONE: via Monte Rosa, 91 - 20149 Milano - Tel. 023022.1 - Fax 0243510862 Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo quotidiano può essere riprodotta con mezzi grafici o meccanici quali la fotoriproduzione e la registrazione. REDAZIONE DI ROMA: piazza dell’Indipendenza 23b/c - 00185 - Tel. 063022.1 Fax 063022.6390 - e-mail: [email protected] PUBBLICITÀ: Il Sole 24 ORE S.p.A. - SYSTEM DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE: via Monte Rosa, 91 - 20149 Milano Tel.023022.1-Fax023022.214-e-mail:[email protected] 3,2 2 - 2,9 1 - 1,9 0,5 - 0,9 <0,5 Marocco -11,2% Egitto 6,9 +49,3% 3,2 Ghana -4,9% 8,7 +351,7% Angola TOP 5 ECONOMIE OSPITANTI Paese Entità dei flussi (mld $) Cambiamento su 2014 Mozambico 3,7 -24,3% Fonte: ©UNCTAD da consistenti investimenti occidentali, potrebbe rafforzare notevolmente lo sviluppo dell’Etiopia rinsaldando i legami con gli Stati Uniti e la Ue. Tuttavia, l’invito in tal senso espresso dal presidente Obama l’anno scorso è stato lasciato cadere dal governo di Addis Abeba. Così, la cancelliera Angela Merkel, nel recente tour fra Mali, Niger ed Etiopia per trovare op- portunità di investimento e per ridurre i flussi migratori verso il Vecchio continente, ha dovuto perorare ancora una volta la causa dei diritti umani e delle libertà politiche per le opposizioni. Di fronte alla incapacità della Ue di gestire unitariamente la crisi dei migranti, Merkel ha inoltre annunciato che l’Africa sarà l’obiettivo prioritario del prossimo Porte girevoli per i «cervelli» italiani PROPRIETARIO ED EDITORE: Il Sole 24 ORE S.p.A. AMMINISTRAZIONE: via Monte Rosa, 91 - 20149 Milano >3 FLUSSI FDI © RIPRODUZIONE RISERVATA G20 a presidenza tedesca. Va detto che in Africa, sinora, l’Ue con 3,5 miliardi di euro di investimenti (e un piano Junker che prevede 44 miliardi per il futuro però da definire per quanto riguarda i capitali privati) è ben al di sotto sia dell’impegno finanziario cinese (oltre 200 miliardi di dollari più 60 stanziati nel dicembre 2015) che di quello americano. Negli ultimi otto anni, gli Stati Uniti hanno enormemente ampliato la loro presenza economica in Africa con una serie di leggi, misure e istituzioni che mirano a rafforzare i legami commerciali, finanziari, produttivi e tecnologici fra le due regioni. Perché sinora solo il 2% dell’export americano è stato diretto in Africa. Il progetto più ambizioso è “Power Africa” che ha destinato oltre 52 miliardi di dollari per raddoppiare l’accesso all’elettricità nell’Africa sub-sahariana. Gli investimenti Usa sono cresciuti del 70% e recenti, nuovi accordi hanno destinato altri 9 miliardi per incrementare gli scambi fra le due aree. D’altronde, molte economie africane sono dipendenti dall’export di commodity. Ma importanti trasformazioni nelle specifiche strategie di crescita di Cina e Stati Uniti, più le difficoltà del ciclo internazionale hanno smorzato parecchio la domanda per diverse materie prime. Malgrado le potenzialità e lo sviluppo di Paesi come Nigeria, Sud Africa, Angola e Kenya che da soli contribuiscono ai tre quarti del Pil regionale, l’intero Pil dell’Africa raggiunge appena quello della Francia. Un importante cambio di passo in campo civile e culturale deve, pertanto, essere compiuto innanzitutto dalle stesse élite africane:perdarespazioallagioventùafricana e per abbattere le molte barriere che frenano gli scambi all’interno del continente. Alla Ue resta il compito di favorire in concreto un modello di crescita che non sia esclusivamente economico come quello proposto finora da Pechino. © RIPRODUZIONE RISERVATA Associazione Marco Fanno. Il governo pronto a varare 500 cattedre Natta per il rientro di professori meritevoli nei nostri atenei di Giorgio Barba Navaretti Città del Vaticano I primi 5 Paesi africani per investimenti diretti dall’estero, anno 2015. Dati in mld di $ Il responsabile del trattamento dei dati raccolti in banche dati di uso redazionale è il direttore responsabile a cui, presso il Servizio Cortesia, presso Progetto Lavoro, via Lario, 16 - 20159 Milano, telefono (02 o 06) 3022.2888, fax (02 o 06) 3022.2519, ci si può rivolgere per i diritti previsti dal D.Lgs. 196/03. Manoscritti e fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono. rio, a parte qualche eccezione, è ancora molto lontano. È una misura importante e corretta, con paletti chiari e oggettivi per evitare rientri clientelari. Il processo, però, non può essere uni-direzionale. Un efficace rientro dei cervelli sidevefondaresuunmeccanismodiporte girevoli, ossia con numeri elevati di persone che sia escano, sia rientrino nel Paese. Una classe dirigente senza una buona esperienza internazionale oggi ha le gambe corte. E chi ha questa esperienza non rientra in un Paese dove non ci sia un network di persone che abbiano condiviso un percorso simile. Infine, soprattutto chi fa ricerca, non rientra in un Paese che non sia anche capace di attrarre stranieri qualificati nei migliori posti di lavoro. L’Associazione Marco Fanno, raccoglie tutti coloro che nel corso degli ultimi cinquant’anni hanno ricevuto una borsa di studio per fare un dottorato o un master MODALITÀ DI ABBONAMENTO AL QUOTIDIANO: prezzo di copertina in Italia ¤1,50 dal martedì al venerdì, ¤2 per le edizioni di sabato e domenica e lunedì. Abbonamento Italia 359 numeri del quotidiano in versione cartacea e digitale: ¤400,00 comprensivo di contributo spese di consegna (postale o in edicola). L'abbonamento Italia non comprende i magazine “IL – Intelligence in Lifestyle” e “How to spend it”. 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Queste borse (381 dal 1963), insieme a quelle della Banca d’Italia e a poche altre, sono un canale di finanziamento degli studi internazionali di molti di coloro che poi sono tornati e hanno costituito la classe dirigente del nostro Paese, nelle istituzioni, nell’accademia e negli affari: gli ultimi due governatori della Banca d’Italia, Mario Draghi (che dell’associazione è presidente onorario) e Ignazio Visco; manager importanti come Gabriele Galateri e Mario Greco e accademici, a cominciare da Michele Salvati, fino a Lucrezia Reichlin, Alessandro Penati, Marco Pagano, Tito Boeri. Oggi le borse Marco Fanno continuano a essere erogate dalla Fondazione UniCredit & Universities. Nello spirito delle porte girevoli, la Fondazione oltre a finanziare dottorati e master (13 all’anno), fi- C.A.P. /LOCALITÀ / TELEFONO e FAX/EMAIL. Altre offerte di abbonato sono disponibili su Internet all'indirizzo www.ilsole24ore.com/offerte. Non inviare denaro. 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I dati potranno essere trattati da incaricati preposti agli abbonamenti, al marketing, all'amministrazione e potranno essere comunicati alle società del Gruppo per le medesime finalità della raccolta e a società esterne per N © RIPRODUZIONE RISERVATA Quale modello di crescita per l’Africa di Adriana Castagnoli di Franco Debenedetti L’autore è presidente dell’Associazione Marco Fanno SCENARI GLOBALI u Continua da pagina 1 li altri due, Francia e Germania, da tempo legati da un’intesa fragile, indeboliti dalle incognite del voto elettorale dell’anno prossimo, per questo profondamente allergici a imprevisti e scossoni nell’Europa che di crisi da gestire ne ha già in abbondanza. Senza contare la variabile americana sullo sfondo, i grandi punti interrogativi sull’imminente cambio della guardia alla Casa Bianca, sul futuro delle relazioni transatlantiche, la tenuta degli accordi di sicurezza collettiva e del modello di sviluppo fondato sul libero scambio. Tralasciando la Russia di Putin che lucra sui vuoti di potere altrui mentre la Cina programma con metodo il cambio degli equilibri globali. Troppe le incognite aperte. Per questo un corto circuito anglo-italiano potrebbe scatenare il disastro. Da prevenire accuratamente. Pur non risparmiandogli critiche, l’Europa che conta vota dunque per la tenuta del Governo e segue con ansia la partita del 4 dicembre. «Se abbandoniamo Renzi, abbandoniamo l’Europa» avrebbe affermato JeanClaude Juncker, il presidente della Commissione Ue, in una riunione interna. Proprio perché a sua volta teme la catena dell’instabilità europea, forse più di quella siriana, anche l’America di Barak Obama gli ha regalato pubblico e pieno sostegno. L’obiettivo è chiaro, i mezzi per raggiungerlo meno. Nasce anche da qui il grande imbarazzo di Bruxelles sul giudizio da dare alla Finanziaria italiana 2017 e, al tempo stesso, la sua ricerca di una copertura politica dal vertice in corso per uscire ancora una volta dal seminato del patto di stabilità. La manovra espansiva dell’Italia ha la sua ragion d’essere nell’esigenza vitale di stimolare crescita, investimenti, competitività e lavoro per ritrovare uno sviluppo robusto e assicurare alla lunga la sostenibilità dell’iperdebito. Ma costruzione e contenuti suscitano diversi dubbi e perplessità. Aggravati dalla disinvoltura con cui il deficit strutturale non cala ma aumenta, il debito non si muove nonostante le regole del patto e gli impegni presi. Se per l’Europa oggi la stabilità italiana è davvero la priorità superiore, i margini per richiamarla all’ordine sono strettissimi. Anche se di recente con Spagna e Portogallo si è usata la manica larga e prima, più che mai, con la Francia. Si avvicinano però le elezioni tedesche e Angela Merkel è debole: per questo va salvata la faccia se non proprio la sostanza, del rigore. Pressochè ineludibile, quindi, la richiesta di qualche correttivo, magari quasi tutto simbolico, ma solo previo il tacito avallo politico della massima istanza europea. La salvaguardia della stabilità del terzo Grande dell’eurozona val bene qualche spericolato equilibrismo all’italiana. Tanto più che sull’emergenza migranti gli si concede poco, su Cina e patti commerciali ancora meno e con danni evidenti: ma in ossequio ai superiori egoismi del fronte del Nord. Tra un do ut des e l’altro l’Europa conclude poco, ai suoi vertici saltella di crisi in crisi spesso girando in tondo. Ora però è costretta a scomodarsi agendo in punta di piedi per disinnestare la mina italiana. Sui migranti servono equità, regole certe e confini sicuri el 2015, in tutto il mondo, 60 milioni di persone hanno abbandonato la propria casa contro la propria volontà: significa uno ogni 122 abitanti del pianeta. Dall’altro lato, cioè nei Paesi verso cui si dirige, questo flusso migratorio viene a incidere sul potere di decidere a chi viene consentito di vivere all’interno dei propri confini, elemento fondante della sovranità statale ancor più per l’Europa degli Stati nazione. È necessario dotarsi di strumenti per comprendere le “Conseguenze economiche e politiche della migrazione dei rifugiati”, come recita il titolo della lezione tenuta la scorsa settimana alla Bocconi da Christian Dustmann per la Fondazione Rodolfo Debenedetti. Prima di tutto conviene ricordare quadro giuridico ed entità del fenomeno. Il diritto di asilo si fonda sulla Dichiarazione dei diritti dell’uomo ed è incardinato dalla Convenzione di Ginevra del 1951 e dal protocollo del 1967: offre copertura universale, vieta il respingimento nel Paese di origine, definisce rifugiato chi teme di poter essere oggetto di persecuzione per motivi nazionalistici, razziali, religiosi. Successivamente forme di protezione umanitaria sono state estese ai civili minacciati dai conflitti in Africa e in Asia. Quanto all’entità: nel 2015, di quei 60 milioni totali, 44 si sono spostati all’interno del proprio Paese, 16 in Paesi terzi. Da lì oltre 2 milioni ha cercato asilo in Paesi che hanno firmato la convenzione di Ginevra; in Europa è giunto il 12% dei rifugiati del mondo. Posto che diritto d’asilo non vuole dire diritto alla residenza permanente, quali le soluzioni stabili? Per l’Onu lo sono o il ritorno nel Paese d’origine, o lo spostamento in un Paese terzo, o l’integrazione, in pratica trovare lavoro. E qui si deve fare una distinzione tra immigrati economici e rifugiati, perché affatto diverse sono le loro storie passate e le loro prospettive future. I primi hanno deciso loro di emigrare e scelto il Paese di destinazione, i secondi si sono mossi per eventi estranei dalla loro volontà. Specularmente i Paesi di accoglienza scelgono gli immigrati economici, accettano i rifugiati. Il migrante economico decide quanto lavorare, quanto consumare, quanto investire in capitale umano, se e quando ritornare al Paese d’origine. Il rifugiato vive nell’incertezza sul suo futuro, e questo induce a ridurre l’investimento iniziale e quindi di prestazioni seguenti: le decisioni più importanti sul proprio futuro si prendono all’inizio della nuova vita lavorativa, e dipendono dalle aspettative. Se il permesso di residenza viene concesso solo dopo un certo periodo e solo a una frazione di ogni fascia di età, che investimento personale ci si deve aspettare da un rifugiato di 20 anni che sa di avere solo una probabilità di essere accettato dopo 5 anni? Che contributo ne deriverà all’economia del Paese ospitante? Il tema dei rifugiati ha polarizzato il dibattito politico, ha favorito l’emergere di nuovi partiti. Come variano i risultati elettorali al variare della presenza di rifugiati? Ci sono politiche che possono ridurre questo effetto? La Danimarca nel 1986 aveva disperso sul suo territorio oltre 76mila rifugiati; le elezioni che si tennero tra il 1989 e il 1998, tre politiche generali e tre municipali, forniscono alcuni spunti. A un aumento di un punto percentuale del numero di rifugiati in rapporto alla popolazione, corrispose un aumento dei voti dei partiti anti immigranti pari a 1.4 punti; con risultati opposti tra città (dove aumentò di quasi il 3 punti il voto del centrosinistra) e campagna (dove furono quelli degli anti immigranti ad aumentare, di oltre 1 punto. La pressione migratoria sull’Europa non diminuirà: la popolazione dell’Africa crescerà nei prossimi 45 anni da 1,1 miliardi a 2,8 miliardi; dei 20 Stati considerati “fragili” dall’Ocse, 14 sono in Africa, 3 in Medio Oriente. Ci vuole un nuovo quadro regolatorio, accettato da tutti. Due dovebbero esserne i pilastri: una politica coordinata che renda sicuri i confini esterni, per consentire di esaminare le richieste di asilo prima dell’ingresso in Europa; e un meccanismo per distribuire con equità il carico dei migranti tra i Paesi d’Europa ma che al tempo stesso sia abbastanza flessibile per tener conto delle situazioni specifiche di ogni Paese. Obbiettivo non facile, ma se non lo si raggiunge le conseguenze potrebbero essere devastanti per la Ue, per non parlare dei singoli Stati. L’Europa deve favorire uno sviluppo civile e culturale oltre che economico di Adriana Cerretelli SFIDE EUROPEE nanzia borse di ricerca e top up di stipendio per le università italiane che riescono a chiamare ricercatori dall’estero (almeno 5 all’anno). Oggi l’Associazione Marco Fanno insieme alla Fondazione UniCredit & Universities celebra il suo Alumni meeting con un intervento del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini, anche lui figlio delle porte girevoli e in qualche modo inventore delle cattedre Natta. Le Natta, come i finanziamenti UniCredit & Universities, sono iniziative che dovrebbero essere rafforzate e ampliate. Detto questo, il problema di fondo del nostro Paese non si risolverà solo con eccezioni alla via ordinaria. Un sistema universitario ingessato, con procedure di concorso lente e incerte e stipendi uguali per tutti, non riesce neppure a presentarsi sul mercato del lavoro internazionale per farereclutamento.Leportegirevolidovrebbero essere la regola e non l’eccezione, per quanto nobile e indispensabile. [email protected] la spedizione del quotidiano e per l'invio di materiale promozionale. SERVIZIO ABBONAMENTI: Tel. 02.30.300.600 (con operatore da lunedì a venerdì 8:30-18:00) - Fax 023022.2885 - Email: [email protected]. SERVIZIO ARRETRATI PER I NON ABBONATI: (non disponibili le edizioni cartacee più vecchie di 24 mesi dalla data odierna): inoltrare richiesta via email all'indirizzo [email protected] oppure contattare telefonicamente il numero 02 30.300.600 allegando la fotocopia della ricevuta di versamento sul c.c.p. 519272 intestato a Il Sole 24 ORE S.p.A. oppure via fax al numero 02 opp 06 3022.2519. 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