di Maria De Filippi

Transcript

di Maria De Filippi
on stage
A sx:
La squadra tecnica di Madema
e sullo sfondo il grande schermo
ILite 6 XP della Barco.
In basso:
Particolare del soffitto dello
studio 5. Si notano i cluster dei
diffusori Vertec JBL accanto ai
fari Clay Paky e Martin.
Amici
di Alfio Morelli
di Maria De Filippi
Incuriositi dal successo
travolgente di questa
trasmissione, con una
media superiore a 6 milioni
di ascoltatori (oltre sette
per la finale), abbiamo
voluto metterci il naso per
capire il perché di tutto
questo share.
L
In alto:
Lo studio pochi minuti prima
dell’inizio della trasmissione.
A dx:
In primo piano Stefano Brugiotti,
responsabile delle radiofrequenze
per Madema, assieme ai suoi
assistenti Emanuele Redaelli e
Charlie Molinari.
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a trasmissione è prodotta dalla “Fascino” e si svolge nello
Studio 5 di Cinecittà, il più grande,
quello in cui Fellini amava girare i
suoi film; uno spazio enorme, specie se rapportato agli spazi televisivi tradizionali. Nello studio, oltre alle
tribune per circa 2000 spettatori,
trovano posto un’orchestra di quarantaquattro elementi, diretta dal
maestro Vessicchio, ed un grande
palcoscenico sui cui si esibiscono i
ragazzi. La dotazione tecnologica
non è meno imponente: un impianto audio esuberante, abbondanza
di luci di ogni tipo ed un enorme
mega-schermo a LED che, aprendosi, mette in comunicazione l’orchestra con il palco.
Per farci spiegare più in dettaglio
l’uso di tutta questa tecnologia,
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abbiamo fatto una chiacchierata con Beppe Andolina, quale
referente tecnico di Madema, service che ha fornito tutte le
tecnologie audio e lo schermo a LED della Barco.
Beppe, ci spieghi perché avete montato un impianto audio
del genere?
In questa trasmissione è necessario, perché la stessa emozione arrivi fino alla gente davanti ai teleschermi, un coinvolgimento totale del pubblico. Era quindi indispensabile un impianto audio potente, capace di creare una bella pressione
sonora per scaldare il pubblico giovanissimo, abituato ai concerti ed alle discoteche. Abbiamo così montato un sistema
JBL Vertec composto da 6 cluster di cinque elementi ciascuno, usando per il pubblico più lontano, come delay, due cluster da sei diffusori ciascuno, tutto completato da sedici sub
VT 4880, sempre sospesi. Tutti i diffusori sono muniti di scheda
HiQNet, tramite la quale siamo riusciti a fare un punto zero
virtuale in mezzo al palcoscenico, allineando tutto l’impianto
attorno ad esso.
Per il monitoraggio abbiamo invece usato il modello
VRX 932, con quattro cluster di tre diffusori in alto e sei gruppi
da due a terra. Poi sui banchi della giuria, come monitoraggio,
abbiamo posizionato dei mini speaker Meyer Sound UM1P.
l’orchestra nelle sue esibizioni dal
vivo. I contributi video vengono inviati dalla regia SBP, collegata allo
schermo tramite fibra ottica.
Per quanto riguarda la ripresa microfonica, abbiamo invece chiesto lumi a Stefano Brugiotti, responsabile delle radiofrequenze.
Come è strutturato il progetto delle radiofrequenze usato in
questa produzione?
Possiamo dire che per noi di Madema, questo, sebbene sia
piuttosto complesso, è diventato quasi un lavoro di routine;
in altre occasioni addirittura usiamo quantitativi di apparecchiature in radiofrequenza ancora maggiori. In questa occasione abbiamo usato, escludendo i microfoni a filo, 8 gelati
per il cantato ed altri 8 per il parlato, 24 archetti ai ragazzi ed
8 IEM, in totale una cinquantina di canali RF.
Ci sono stati problemi di interferenze?
Non più di tanto: inizialmente abbiamo fatto una scansione
delle frequenze per decidere quelle da usare; poi, una volta
partiti, abbiamo fatto solo piccoli aggiustamenti e non abbiamo avuto nessun tipo di problema.
Avete usato il microfono Shure KSM9: come vi siete trovati?
Molto bene, ha una capsula veramente buona; inoltre la
direttività si può modificare da cardioide a supercardioide,
cosa che ci aiuta parecchio anche per evitare i feedback.
La parte video è completata da
due videoproiettori, puntati sul ciclorama alle spalle dell’orchestra,
che utilizzano immagini generate
dal sistema Catalyst, tutte apparecchiature fornite dalla ditta D&D
(che fornisce, fra l’altro, anche i
generatori per alimentare tutta la
produzione).
La ditta Tecno Light ha invece fornito i proiettori, sia per lo Studio 5,
dove avviene la diretta, sia per
lo Studio 19, dove trovano spazio
la residenza dei concorrenti e le
sale prove. L’impianto luci ha una
struttura classica, con i bianchi per
le riprese del parlato ed i testamobile per i momenti di spettacolo,
Da Gabriele Mancini ci facciamo invece illustrare la tecnologia dello schermo LED della Barco.
Da cosa è composto questo grande schermo?
È formato da 242 mattonelle modello ILite 6 XP della Barco;
questo enorme schermo è montato su due guide che gli permettono di aprirsi dividendosi in due parti da 121 mattonelle
ognuno. Tramite la sua centralina D 320 PL gestisce il segnale
che viene dalla regia e lo trasforma in un’immagine unica. Il
maxischermo è un oggetto molto importante per la scena,
perché Maria De Filippi lo usa molto per visualizzare le votazioni, le classifiche ed altre varie clip utili al programma. Viene
inoltre usato come sipario: all’inizio della trasmissione per fare
entrare i partecipanti e, durante la trasmissione, per introdurre
www.soundlite.it
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on stage
ma numericamente si parla di una
fornitura molto considerevole. Per i
bianchi sono stati scelti prevalentemente dei 2000 e 5000 della Arri,
mentre i testamobile sono Martin e
Clay Paky, nelle varie versioni e potenze. Nello Studio 5, dove è impiegato un banco Compulite Sabre,
sono stati necessari nove operatori,
sei ai seguipersona e tre ai controlli.
Il disegno luci è opera di Massimo
Manzato che segue anche le altre
trasmissioni della De Filippi, “Uomini
e Donne” e “C’è Posta per Te”.
Per comprendere la mole di questa
installazione, si pensi che Madema
ha impiegato nei due studi, per il
solo controllo audio, venti mixer!
Sopra:
Vista del retro dello schermo a
led della Barco.
Sotto, nel box:
Il maestro Vessicchio (a destra)
assieme a Beppe Andolina.
Intervista al Maestro Beppe
(o Peppe) Vessicchio.
Già dalle prime battute ci accorgiamo
di essere di fronte ad una persona molto gradevole e spiritosa.
Qual è il suo vero nome?
Beppe o Peppe?
Dipende se mi si chiama al di sopra
o al di sotto del Po: sotto mi chiamo
“Peppe” Vessicchio, sopra “Beppe”.
Tecnicamente parlando, quali sono le
esigenze di un direttore d’orchestra?
Bisogna fare una piccola premessa:
quando un direttore compone o adatta una musica, crea già, nella sua immaginazione, un mixaggio dei vari strumenti e scrive le partiture per i musicisti
di conseguenza. Quindi, per rispondere alla tua domanda, le mie esigenze
sarebbero quelle di risentire in cuffia
quello che io avevo in mente quando
ho scritto. Mi rendo conto che è quasi
impossibile, quindi cerco di avere un risultato il più vicino possibile a quello im-
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maginato. Per questo ho bisogno di una
squadra tecnica che riesca a ricostruire quello che io voglio. In questo devo
ringraziare sia Beppe Andolina, che mi
ha messo a disposizione delle apparecchiature di ottima qualità, sia Klaus per
la sua professionalità ineccepibile.
Come deve essere il fonico ideale?
Per me il fonico ideale deve essere
proprio quello in grado di farmi ascoltare quello che io ho in mente, quello
che avevo in mente mentre scrivevo
la partitura. E devo riconoscere che
siamo molto vicini a questo, anche perché mi rendo conto che la perfezione
è un obbiettivo, praticamente, quasi
irraggiungibile. Il fonico è a tutti gli effetti il musicista finale, colui che esalta
o rovina il lavoro di un’intera orchestra
e di chi la dirige. Devo riconoscere che
per il lavoro di Beppe e Klaus sono un
po’ avaro di complimenti, ma non perché non siano bravi, anzi, potessi avere
sempre dei professionisti a questo livello! ma perché nel nostro mondo quando lavori bene nessuno ti dice niente,
anche se tutti sono pronti a saltarti addosso al primo sbaglio... ed io non mi
sento esente da questo difetto.
Cosa vuole sentire il maestro in cuffia e
cosa vogliono sentire i musicisti?
Personalmente voglio tutto il mix e,
possibilmente, come in questo caso, il
mix che va in onda. Ogni musicista ha
poi le proprie preferenze, e devo dire
che in questo la tecnologia degli ultimi
anni ci ha risolto molti problemi. Questi
Aviom ci danno la possibilità di crearci
l’ascolto che meglio ci aggrada, senza
dover continuamente chiedere al fonico monitor di alzarci quello strumento e
abbassarci l’altro.
Che differenza c’è fra dirigere l’orchestra di Amici e dirigere quella di
Sanremo?
Sono due mondi completamente diversi; a Sanremo abbiamo un’infinità di
tempo per le prove ed una miriade di
artisti e di maestri d’orchestra. Quindi,
al contrario di quanto si possa pensare, a volte durante le prove ci troviamo
perfino con dei tempi morti, anche se
possono poi crearsi delle difficoltà tecniche dovute alle esigenze completamente differenti degli artisti. In questo
programma gli artisti e l’orchestra sono
sempre gli stessi, ma dobbiamo lavorare con tempi molto stretti, quindi, a
conti fatti, non saprei cosa scegliere.
Mentre c’è un sassolino che mi vorrei
togliere, visto che parliamo in una rivista per addetti ai lavori: la qualità delle
trasmissioni televisive! Quando risentiamo il nostro lavoro tramite il mezzo televisivo, a casa, troviamo spesso delle
differenze enormi. Sul versante RAI c’è
un’accuratezza maggiore, molto probabilmente perché esiste un apparato
di controllo tecnico audio sempre presente in tutta la catena della trasmissione: secondo che venga trasmesso via
terrestre o via satellite, il segnale viene
trattato diversamente, come è giusto
che sia, perché si rivolge a mezzi con
esigenze diverse. Mentre nell’azienda
privata spesso parte una cosa e a casa
ne arriva un’altra! E questo non gratifica certo il nostro lavoro.
on stage
PRECISION
STAGE MONITOR
Che tipo di fonico sei?
A
bbiamo chiesto al nostro amico Klaus Hausherr, fonico incontrato a Cinecittà durante la
registrazione del programma Amici, di parlarci della differenza che
intercorre tra il lavorare nel mondo
del rock e in televisione. Ecco cosa
ci ha detto...
“Speravo tanto che
nessuno potesse farmi questa domanda, ma ora non posso tirarmi indietro e
devo oltretutto fare
uno sforzo enorme
per descrivere in due
parole (si fa per dire)
la differenza che
corre tra queste due
tipologie di lavoro.
“Come forse molti
sanno, faccio il fonico (almeno ci provo!) e in tutti questi
anni mi sono spesso
avventurato
nelle
produzioni televisive,
in cui posso, senza
ombra di smentite,
evidenziare che nella maggior parte dei
casi l’audio non se lo fila nessuno.
Ho sentito tante volte delle frasi
tipo: ‘No, quelle cose nere appese lì non vanno bene, impallano le
camere!’, oppure: ‘No, mica vorrete mettere quelle brutte casse sul
palco!’.
“In sintesi, la maggior parte delle
produzioni TV dà scarsa importanza e valenza all’audio, soprattutto
in fase di pre-produzione; quando
i
n
t
e
r
v
i
s
t
a
SUL PALCO DEL
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poi, durante la diretta, il pubblico o l’artista non sente, allora
si innesca il problema.
“È ovvio che laddove la musica è padrona, le cose vanno
decisamente meglio.
“Ormai, data la mia tarda età, mi ritrovo più spesso a fare
televisione e molti mi dicono che mi sono trovato un lavoro
tranquillo: posso solo dirvi che in realtà non è così, perché
gli impegni sono gravosi e le responsabilità molto grandi,
soprattutto se si fanno le dirette. A livello di tecnologia,
oggi non si evidenziano più
grosse differenze, anzi potrei
dire che, specialmente nei
programmi televisivi musicali, l’impegno di personale e
mezzi è diventato veramente molto importante.
“Nel caso specifico che
oggi mi coinvolge, cioè Amici di Maria De Filippi (nessun
commento sulle qualità intellettive del programma!),
ci ritroviamo in 5 fonici ed
una decina di tecnici per
gestire una quantità infinita
di canali, tra il musicale (80
canali) e il parlato (più di 40
radiomicrofoni!), e soprattutto a servire tre utenze (gli
artisti, il pubblico in studio e
il pubblico a casa).
“L’ultima grossa differenza
sono i tempi di lavoro. Nel rock è tutto immediato, spasmodico, veloce, monta, smonta, tutto in un giorno; in TV,
invece, i tempi sono sempre vincolati dalle varie esigenze
che si impongono nelle trasmissioni televisive (prove balletti, prove delle camere, prove costumi ecc. ecc.), e spesso
diventa snervante.
“Mi preme, per concludere, descrivere forse l’unica cosa
che amo di più nel fare televisione rispetto al rock: una volta finito lo show (che spesso dura dei mesi), non ti resta che
coprire il mixer e tirare giù il generale del Power Box. Vi pare
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