di Maria De Filippi
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di Maria De Filippi
on stage A sx: La squadra tecnica di Madema e sullo sfondo il grande schermo ILite 6 XP della Barco. In basso: Particolare del soffitto dello studio 5. Si notano i cluster dei diffusori Vertec JBL accanto ai fari Clay Paky e Martin. Amici di Alfio Morelli di Maria De Filippi Incuriositi dal successo travolgente di questa trasmissione, con una media superiore a 6 milioni di ascoltatori (oltre sette per la finale), abbiamo voluto metterci il naso per capire il perché di tutto questo share. L In alto: Lo studio pochi minuti prima dell’inizio della trasmissione. A dx: In primo piano Stefano Brugiotti, responsabile delle radiofrequenze per Madema, assieme ai suoi assistenti Emanuele Redaelli e Charlie Molinari. 90 a trasmissione è prodotta dalla “Fascino” e si svolge nello Studio 5 di Cinecittà, il più grande, quello in cui Fellini amava girare i suoi film; uno spazio enorme, specie se rapportato agli spazi televisivi tradizionali. Nello studio, oltre alle tribune per circa 2000 spettatori, trovano posto un’orchestra di quarantaquattro elementi, diretta dal maestro Vessicchio, ed un grande palcoscenico sui cui si esibiscono i ragazzi. La dotazione tecnologica non è meno imponente: un impianto audio esuberante, abbondanza di luci di ogni tipo ed un enorme mega-schermo a LED che, aprendosi, mette in comunicazione l’orchestra con il palco. Per farci spiegare più in dettaglio l’uso di tutta questa tecnologia, luglio/agosto 2008 - n.72 abbiamo fatto una chiacchierata con Beppe Andolina, quale referente tecnico di Madema, service che ha fornito tutte le tecnologie audio e lo schermo a LED della Barco. Beppe, ci spieghi perché avete montato un impianto audio del genere? In questa trasmissione è necessario, perché la stessa emozione arrivi fino alla gente davanti ai teleschermi, un coinvolgimento totale del pubblico. Era quindi indispensabile un impianto audio potente, capace di creare una bella pressione sonora per scaldare il pubblico giovanissimo, abituato ai concerti ed alle discoteche. Abbiamo così montato un sistema JBL Vertec composto da 6 cluster di cinque elementi ciascuno, usando per il pubblico più lontano, come delay, due cluster da sei diffusori ciascuno, tutto completato da sedici sub VT 4880, sempre sospesi. Tutti i diffusori sono muniti di scheda HiQNet, tramite la quale siamo riusciti a fare un punto zero virtuale in mezzo al palcoscenico, allineando tutto l’impianto attorno ad esso. Per il monitoraggio abbiamo invece usato il modello VRX 932, con quattro cluster di tre diffusori in alto e sei gruppi da due a terra. Poi sui banchi della giuria, come monitoraggio, abbiamo posizionato dei mini speaker Meyer Sound UM1P. l’orchestra nelle sue esibizioni dal vivo. I contributi video vengono inviati dalla regia SBP, collegata allo schermo tramite fibra ottica. Per quanto riguarda la ripresa microfonica, abbiamo invece chiesto lumi a Stefano Brugiotti, responsabile delle radiofrequenze. Come è strutturato il progetto delle radiofrequenze usato in questa produzione? Possiamo dire che per noi di Madema, questo, sebbene sia piuttosto complesso, è diventato quasi un lavoro di routine; in altre occasioni addirittura usiamo quantitativi di apparecchiature in radiofrequenza ancora maggiori. In questa occasione abbiamo usato, escludendo i microfoni a filo, 8 gelati per il cantato ed altri 8 per il parlato, 24 archetti ai ragazzi ed 8 IEM, in totale una cinquantina di canali RF. Ci sono stati problemi di interferenze? Non più di tanto: inizialmente abbiamo fatto una scansione delle frequenze per decidere quelle da usare; poi, una volta partiti, abbiamo fatto solo piccoli aggiustamenti e non abbiamo avuto nessun tipo di problema. Avete usato il microfono Shure KSM9: come vi siete trovati? Molto bene, ha una capsula veramente buona; inoltre la direttività si può modificare da cardioide a supercardioide, cosa che ci aiuta parecchio anche per evitare i feedback. La parte video è completata da due videoproiettori, puntati sul ciclorama alle spalle dell’orchestra, che utilizzano immagini generate dal sistema Catalyst, tutte apparecchiature fornite dalla ditta D&D (che fornisce, fra l’altro, anche i generatori per alimentare tutta la produzione). La ditta Tecno Light ha invece fornito i proiettori, sia per lo Studio 5, dove avviene la diretta, sia per lo Studio 19, dove trovano spazio la residenza dei concorrenti e le sale prove. L’impianto luci ha una struttura classica, con i bianchi per le riprese del parlato ed i testamobile per i momenti di spettacolo, Da Gabriele Mancini ci facciamo invece illustrare la tecnologia dello schermo LED della Barco. Da cosa è composto questo grande schermo? È formato da 242 mattonelle modello ILite 6 XP della Barco; questo enorme schermo è montato su due guide che gli permettono di aprirsi dividendosi in due parti da 121 mattonelle ognuno. Tramite la sua centralina D 320 PL gestisce il segnale che viene dalla regia e lo trasforma in un’immagine unica. Il maxischermo è un oggetto molto importante per la scena, perché Maria De Filippi lo usa molto per visualizzare le votazioni, le classifiche ed altre varie clip utili al programma. Viene inoltre usato come sipario: all’inizio della trasmissione per fare entrare i partecipanti e, durante la trasmissione, per introdurre www.soundlite.it 91 on stage ma numericamente si parla di una fornitura molto considerevole. Per i bianchi sono stati scelti prevalentemente dei 2000 e 5000 della Arri, mentre i testamobile sono Martin e Clay Paky, nelle varie versioni e potenze. Nello Studio 5, dove è impiegato un banco Compulite Sabre, sono stati necessari nove operatori, sei ai seguipersona e tre ai controlli. Il disegno luci è opera di Massimo Manzato che segue anche le altre trasmissioni della De Filippi, “Uomini e Donne” e “C’è Posta per Te”. Per comprendere la mole di questa installazione, si pensi che Madema ha impiegato nei due studi, per il solo controllo audio, venti mixer! Sopra: Vista del retro dello schermo a led della Barco. Sotto, nel box: Il maestro Vessicchio (a destra) assieme a Beppe Andolina. Intervista al Maestro Beppe (o Peppe) Vessicchio. Già dalle prime battute ci accorgiamo di essere di fronte ad una persona molto gradevole e spiritosa. Qual è il suo vero nome? Beppe o Peppe? Dipende se mi si chiama al di sopra o al di sotto del Po: sotto mi chiamo “Peppe” Vessicchio, sopra “Beppe”. Tecnicamente parlando, quali sono le esigenze di un direttore d’orchestra? Bisogna fare una piccola premessa: quando un direttore compone o adatta una musica, crea già, nella sua immaginazione, un mixaggio dei vari strumenti e scrive le partiture per i musicisti di conseguenza. Quindi, per rispondere alla tua domanda, le mie esigenze sarebbero quelle di risentire in cuffia quello che io avevo in mente quando ho scritto. Mi rendo conto che è quasi impossibile, quindi cerco di avere un risultato il più vicino possibile a quello im- 92 luglio/agosto 2008 - n.72 maginato. Per questo ho bisogno di una squadra tecnica che riesca a ricostruire quello che io voglio. In questo devo ringraziare sia Beppe Andolina, che mi ha messo a disposizione delle apparecchiature di ottima qualità, sia Klaus per la sua professionalità ineccepibile. Come deve essere il fonico ideale? Per me il fonico ideale deve essere proprio quello in grado di farmi ascoltare quello che io ho in mente, quello che avevo in mente mentre scrivevo la partitura. E devo riconoscere che siamo molto vicini a questo, anche perché mi rendo conto che la perfezione è un obbiettivo, praticamente, quasi irraggiungibile. Il fonico è a tutti gli effetti il musicista finale, colui che esalta o rovina il lavoro di un’intera orchestra e di chi la dirige. Devo riconoscere che per il lavoro di Beppe e Klaus sono un po’ avaro di complimenti, ma non perché non siano bravi, anzi, potessi avere sempre dei professionisti a questo livello! ma perché nel nostro mondo quando lavori bene nessuno ti dice niente, anche se tutti sono pronti a saltarti addosso al primo sbaglio... ed io non mi sento esente da questo difetto. Cosa vuole sentire il maestro in cuffia e cosa vogliono sentire i musicisti? Personalmente voglio tutto il mix e, possibilmente, come in questo caso, il mix che va in onda. Ogni musicista ha poi le proprie preferenze, e devo dire che in questo la tecnologia degli ultimi anni ci ha risolto molti problemi. Questi Aviom ci danno la possibilità di crearci l’ascolto che meglio ci aggrada, senza dover continuamente chiedere al fonico monitor di alzarci quello strumento e abbassarci l’altro. Che differenza c’è fra dirigere l’orchestra di Amici e dirigere quella di Sanremo? Sono due mondi completamente diversi; a Sanremo abbiamo un’infinità di tempo per le prove ed una miriade di artisti e di maestri d’orchestra. Quindi, al contrario di quanto si possa pensare, a volte durante le prove ci troviamo perfino con dei tempi morti, anche se possono poi crearsi delle difficoltà tecniche dovute alle esigenze completamente differenti degli artisti. In questo programma gli artisti e l’orchestra sono sempre gli stessi, ma dobbiamo lavorare con tempi molto stretti, quindi, a conti fatti, non saprei cosa scegliere. Mentre c’è un sassolino che mi vorrei togliere, visto che parliamo in una rivista per addetti ai lavori: la qualità delle trasmissioni televisive! Quando risentiamo il nostro lavoro tramite il mezzo televisivo, a casa, troviamo spesso delle differenze enormi. Sul versante RAI c’è un’accuratezza maggiore, molto probabilmente perché esiste un apparato di controllo tecnico audio sempre presente in tutta la catena della trasmissione: secondo che venga trasmesso via terrestre o via satellite, il segnale viene trattato diversamente, come è giusto che sia, perché si rivolge a mezzi con esigenze diverse. Mentre nell’azienda privata spesso parte una cosa e a casa ne arriva un’altra! E questo non gratifica certo il nostro lavoro. on stage PRECISION STAGE MONITOR Che tipo di fonico sei? A bbiamo chiesto al nostro amico Klaus Hausherr, fonico incontrato a Cinecittà durante la registrazione del programma Amici, di parlarci della differenza che intercorre tra il lavorare nel mondo del rock e in televisione. Ecco cosa ci ha detto... “Speravo tanto che nessuno potesse farmi questa domanda, ma ora non posso tirarmi indietro e devo oltretutto fare uno sforzo enorme per descrivere in due parole (si fa per dire) la differenza che corre tra queste due tipologie di lavoro. “Come forse molti sanno, faccio il fonico (almeno ci provo!) e in tutti questi anni mi sono spesso avventurato nelle produzioni televisive, in cui posso, senza ombra di smentite, evidenziare che nella maggior parte dei casi l’audio non se lo fila nessuno. Ho sentito tante volte delle frasi tipo: ‘No, quelle cose nere appese lì non vanno bene, impallano le camere!’, oppure: ‘No, mica vorrete mettere quelle brutte casse sul palco!’. “In sintesi, la maggior parte delle produzioni TV dà scarsa importanza e valenza all’audio, soprattutto in fase di pre-produzione; quando i n t e r v i s t a SUL PALCO DEL 94 luglio/agosto 2008 - n.72 poi, durante la diretta, il pubblico o l’artista non sente, allora si innesca il problema. “È ovvio che laddove la musica è padrona, le cose vanno decisamente meglio. “Ormai, data la mia tarda età, mi ritrovo più spesso a fare televisione e molti mi dicono che mi sono trovato un lavoro tranquillo: posso solo dirvi che in realtà non è così, perché gli impegni sono gravosi e le responsabilità molto grandi, soprattutto se si fanno le dirette. A livello di tecnologia, oggi non si evidenziano più grosse differenze, anzi potrei dire che, specialmente nei programmi televisivi musicali, l’impegno di personale e mezzi è diventato veramente molto importante. “Nel caso specifico che oggi mi coinvolge, cioè Amici di Maria De Filippi (nessun commento sulle qualità intellettive del programma!), ci ritroviamo in 5 fonici ed una decina di tecnici per gestire una quantità infinita di canali, tra il musicale (80 canali) e il parlato (più di 40 radiomicrofoni!), e soprattutto a servire tre utenze (gli artisti, il pubblico in studio e il pubblico a casa). “L’ultima grossa differenza sono i tempi di lavoro. Nel rock è tutto immediato, spasmodico, veloce, monta, smonta, tutto in un giorno; in TV, invece, i tempi sono sempre vincolati dalle varie esigenze che si impongono nelle trasmissioni televisive (prove balletti, prove delle camere, prove costumi ecc. ecc.), e spesso diventa snervante. “Mi preme, per concludere, descrivere forse l’unica cosa che amo di più nel fare televisione rispetto al rock: una volta finito lo show (che spesso dura dei mesi), non ti resta che coprire il mixer e tirare giù il generale del Power Box. Vi pare poco? Lo so, non ho più l’età!”. TT25-SMA è uno stage monitor coassiale di elevate prestazioni. La curva di risposta estremamente lineare, l’uniformità di copertura e la potenza erogata fanno del TT25-SMA la migliore scelta per una vasta gamma di applicazioni. La voce risulta precisa e profonda, il suono è neutro alle medie frequenze e resta preciso anche in quelle estremamente alte. 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