michael rodgers studio milan

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Intervista a Michael E. Rodgers di Rita Di Bella Michael E. Rodgers (Whitburn, 1969) attore, insegnante e coach di origine scozzese vive a Los Angeles per più di venti anni. Il suo maestro, Larry Moss, è lo stesso che ha guidato agli Oscar attori quali: Leonardo Di Caprio, in “The Aviator”(nominato all’Oscar), Blood Diamond; Hilary Swank (vincitrice Oscar) in “Boys Don’t Cry” e “Million Dollar Baby”; Emilia Earhart Helen Hunt (vincitrice Oscar) in “As Good As It Gets”; Michael Clarke Duncan in “The Green Mile” (nominato all’Oscar) e Philip Seymour Hoffman in “Capote”. Michael Rodgers ha studiato con il maestro di dialetti e accenti Robert Easton. Ha recitato in teatro, televisione e cinema con 17 accenti di nazionalità diversa. "La sua passione è contagiosa e la conoscenza che ha del mestiere è enorme". Questo è quanto dicono di lui i suoi allievi. ________________________________________________________________________________________________________________________________ Biondino, scompigliato, sguardo appassionato e fiero, Michael E. Rodgers non è la riluttante star del cinema come Hollywood ci ha abituati a vedere. L’ascendente che esercita sulle persone che lo incontrano è davvero disarmante. Un leader, oltre ad essere un bravo attore, che ha scoperto recentemente la passione per l’insegnamento, proprio grazie all’azione ormonale che esercita l’acting dentro di lui… Tra i suoi lavori più interessanti: “Gia” in cui lavora insieme ad Angelina Jolie; “Il Triangolo delle Bermuda” un film di Craig R. Baxley, con Eric Stoltz, Catherine Bell, Sam Neill; “Thomas” con Alec Baldwin e Peter Fonda; “Autofocus” con Willem DaFoe; “The Patriot” con Mel Gibson. Incontriamo Michael a Milano, è sportivo, un po’ abbronzato. Quando ti guarda hai quasi l’impressione che sia lui ad intervistare te. Forse perché è ancora più curioso di noi … Cosa motiva uno scozzese ad andare a Los Angeles ? Adoro il mio Paese, ma sono letteralmente scappato via dalla Scozia perché ho capito che se fossi rimasto lì avrei perso molto … ero motivato dal bisogno di viaggiare conoscere il mondo fare le mie esperienze. Quindi sono andato in America ed ho conosciuto una signora che lavorava in una compagnia teatrale con Marlon Brando ed Elia Kazan. Ho incontrato Zina Provendie che teneva dei Corsi di Acting e fu proprio questa donna a cambiare la mia vita. Adesso sono io che voglio cambiare quella degli altri! Lei ha avuto molti ruoli in film americani di successo. Ma la Hollywood bacchettona vuole attori sempre più preparati e che provengono dalle scuole di cinema. Come ha fatto lei. Ci racconta com'è cominciata la sua avventura? Sono arrivato a Los Angeles nel 1989, in quel periodo Margaret Thatcher era Primo Ministro e la vita della classe operaia era davvero difficile, come per tutti noi ragazzi con dei sogni da realizzare. Avevo amici a Los Angeles, quindi ho pensavo di trascorrere lì sei settimane. Sei settimane che sono diventate sei anni, poi sedici anni, poi venti. 3) Come si è trovato sui vari set sparsi nel mondo? Quando lavori non è importante il luogo dove ti trovi. Tutti hanno lo stesso obiettivo: realizzare il film. Poi dipende dal team per il quale lavori se questa esperienza può risultare ardua o tutto può andare liscio come l’olio. Per fare un film di successo occorrono: tanta attesa, ore di preparazione e un buon budget economico. 4) E' molto impegnativo passare da un ruolo all'altro? La cosa grande e misteriosa della recitazione consiste nell’interpretazione del ruolo. Significa essere ogni volta un nuovo personaggio. Cercare il suo carattere, il modo in cui si muove, come parla e si comporta. Per questo occorrono ore di preparazione e di costruzione, perché ogni persona su questo pianeta è ‘unica’. 5) Fra i tanti registi hollywoodiani o italiani con quale le piacerebbe lavorare? Se fosse ancora in vita avrei voluto recitare per Luchino Visconti. Però ammiro molto anche Giuseppe Tornatore, Marco Tullio Giordana e tra gli stranieri, Jane Campion e Ang Lee. 6)Cos’è un’artista per lei? E’ quella persona che cerca la verità e la riflette nel suo significato più elevato. 7) Che parte ha la sua esperienza di vita sul lavoro? Quando Stanislavskj ha creato il “Metodo” ha realizzato una tabella con tutti i componenti della tecnica di recitazione e nel centro ha scritto la parola ‘Self ‘, che significa “Te Stesso”. Per dire che tutto comincia da te, ma poi devi metterti da parte per poter costruire l’architettura del personaggio che stai interpretando. 8) In Italia perché? Sedici anni fa ho fatto lo spettacolo “Uno Sguardo Dal Ponte” alla scuola di Lee Strasberg è da lì che ho avuto il primo rapporto con l’Italia, la Sicilia e la lingua. Sono arrivato la prima volta in vacanza a casa di amici che sono per me una seconda famiglia, tanto che avevo persino pensato di chiamarmi Michael Conti Rodgers, in onore dell’affetto che ho ricevuto da loro. Chissà se non lo farò un giorno … 9) Cosa ha portato Michael a diventare un insegnante di recitazione? Ad un certo punto la vita ti chiama a dare anche qualcosa agli altri. Molti insegnanti americani delle scuole fondatrici del famoso Metodo, quali, Stella Adler, Actor’s Studio, Lee Strasberg, Sanford Maisner, ci hanno lasciati o sono ormai anziani. I giovani non sono così dedicati alla tecnica, che invece a me piace molto e per la quale non ho ancora perso quella curiosità e passione iniziale. Quindi ho cominciato ad aiutare i miei amici attori, preparandoli per le audizioni. Avendo poi ottenuto le parti che desideravano, hanno cominciato tutti a chiedermi di fare loro da coach. Una mia collega, Sabrina Bertaccini Baker, mi ha chiesto di venire ad insegnare a Milano per portare in Italia questa tecnica innovativa di recitazione. Ed eccomi qui. 10) Quali sono, per un attore, le regole che si devono conoscere prima di presentarsi a un provino? Devi imparare la scena e le battute, fare delle scelte originali ma allo stesso tempo restare aperti e spontanei a quanto chiede il regista. 11) Cosa pensa che necessiti di più ai suoi studenti di acting? I miei studenti sono dei beginners. Sto lavorando per farli entrare nel loro mondo interiore. Hanno già un senso attoriale fisico e vocale ma gli manca la tecnica. Faccio in modo di farli tornare nelle loro esperienze di vita vissuta, affiancata all’immaginazione, per trovare il ‘mondo’ del personaggio che devono interpretare. Recitare non significa imparare solo la battuta ma trovare l’intenzione della stessa in relazione alla vita del personaggio. 12) Un consiglio ai giovani attori italiani. “ Effort “ suggerisce Elia Kazan, che significa “Impegno”, questo è quello di cui hai bisogno nell’interpretazione di una scena. Ed io aggiungo, trova quello che ti piace fare e fallo come lo farebbe Ercole. 13) Cosa la gratifica di più? L’attore o l’insegnante? Mi gratificano entrambi. Come attore posso vivere molte vite e molte emozioni. Come insegnante sono orgoglioso della velocità con cui i miei studenti apprendono. Nello stesso tempo anch’io imparo molto da loro. 14) Qual’ è il significato della sua vita? Una costante crescita interiore. Una volta qualcuno mi ha chiesto se il successo mi avrebbe cambiato, trasformandomi in un’altra persona. Quello che penso è che la vita stessa è un viaggio, fatto di cambiamenti costanti. 15) … E il suo sogno reale? Il mio sogno? Morire felice e non avere nessun rimpianto nella vita.