New York, più che cascate buchi nell`acqua
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New York, più che cascate buchi nell`acqua
III SABATO 28 GIUGNO 2008 New York. Qualche decina di migliaia di anni fa la tribù Africana dei Batoka scoprì le cascate Victoria fra lo Zambia e lo Zimbabwe del simpatico Robert «adolfutu» Mugabe.Poi nel 1855 il famoso Livingstone le registrò fra le scoperte a carico della civiltà occidentale. Nel 1604 la spedizione del francese Samuel de Champlain dette la prima occhiata alle cascate del Niagara al confine fra Stati Uniti e Canada. Negli anni 50’ nel film omonimo Marilyn Monroe più prosaicamente ci pomiciava sotto.Giovedì sera chi fosse passato da New York attorno alla punta sud di Manhattan sull’East River poteva vedere le cascate di New York, non proprio scoperte ma inaugurate dal capo tribù Michael Bloomberg, sindaco della città. Le cascate di New York sono addirittura quattro, ma non sono figlie di falle geologiche. D’improvviso si sono aperte nel letto del maestoso fiume che, con il suo collega Hudson River, come due dita, stringono Manhattan come un biscotto. Le quattro torri che con un impianto idraulico fanno salire e poi ricadere l’acqua sono un’idea dell’artista Olafur Eliasson nato in Islanda dove è cresciuto a Geyser - spruzzi d’acqua calda naturali che escono dal terreno - e muschio. Eliasson ha il dito telefonia Cuocere i pop corn con le onde dei cellulari E venderci l’auricolare P rendete quattro cellulari. Anzi, ne bastano anche tre. Metteteli vicini, uno di fronte all’altro, poggiati su un tavolo. Ora, nello spazio fra i telefonini sistemati come a formare una specie di stella, posizionate un paio di semi di mais. Poi, grazie all’aiuto di qualche amico, con altrettanti telefoni fate suonare contemporaneamente i cellulari sul tavolo.Dopo qualche squillo i chicchi di mais magicamente esplodono e si trasformano in veri e propri pop corn. Impossibile. Non ci crederete. Eppure questo è quanto accade. Vedere per credere. È uno dei commenti più usati su YouTube e in migliaia di blog di tutto il mondo. Da tempo, infatti, diversi video girano nella rete a dimostrazione di quanto detto. Mostrano ragazzotti americani, ma anche francesi e giapponesi, che creano pop corn usando semplicemente una manciata di chicchi di mais e qualche telefonino. Video fatti in casa e ripresi proprio con un cellulare. «Ora finalmente mi è chiaro che il far spegnere i telefonini al cinema è solo un gesto di sfrontato monopolismo», ha commentato un amico. Ma la cosa è anche inquietante. Tremendamente inquietante. Pensate quanto tempo passiamo con quell’aggeggio attaccato all’orecchio. Così vicino alla nostra testa! È come se ogni volta la infilassimo in un forno a microonde. Se il campo di onde elettromagnetiche è tale da far saltellare il mais e trasformarlo in pop corn, cosa succederà al nostro cervello? In cosa si trasformeranno i neuroni, magari a nostra insaputa? Certo, qualcuno ha ripetuto l’esperimento e non è successo proprio nulla. Una bufala? Eppure c’è chi giura che funziona davvero così. In effetti i filmati sono di un realismo inquietante. Anzi, sono proprio veri.E forse anche per questo spopolano letteralmente. Sono fra i più cliccati da sempre.Da quando sono stati messi in rete, esattamente un mese fa, sono stati visti da più di venti milioni di persone in tutto il mondo. Tanto che della questione si sono occupati la Cnn, il «New York Times», e tante altre testate giornalistiche. Così in molti, facendo leva sul senso comune e sul timore degli effetti nefasti di tali onde sull’essere umano (timore alimentato dalle poche ricerche attendibili), hanno preferito ricorrere a un vecchio adagio nostrano:non è vero ma ci credo! Un altro amico, che da tempo lamenta fastidi dopo aver parlato al telefonino, visti i video ha sentenziato: «Voi non mi credevate che me s’era cotto l’orecchio quando mi faceva male la cartilagine». Quindi, nell’incertezza meglio cautelarsi. Guardate i filmati in questione: è sufficiente digitare «pop corn» su YouTube. È sicuro che da quel momento in poi userete sempre l’auricolare per le vostre chiamate. Considerato in quanti l’hanno visto finora, chissà gli auricolari venduti! A proposito, l’autore dei filmati è una certa Cardo System. Un’azienda americana di Pittsburgh, leader mondiale nel campo tecnologico. Specialmente di un prodotto. Quale? L’auricolare per cellulari. Marco Filoni WATERFALLS. L’OPERA DI ELIASSON NON VALE LO SPETTACOLO DEL NIAGARA DI FRANCESCO BONAMI New York, più che cascate buchi nell’acqua verde ed è un po’ l’Al Gore dell’arte contemporanea. È diventato famoso quando nella grande hall del museo Tate Modern a Londra ha creato un enorme tramonto perenne, proprio come quello dei paesi del nord in estate quando il sole non tramonta mai. La gente andava al museo solo per guardare il tramonto e chissà quante coppie si sono formate lì sotto.A Londra questa star dell’arte ecoorganica-riciclabile evocava la natura in modo eccezionale e faceva tombola.A New York il nostro esploratore di emozioni fa il passo più lungo della gamba;prova a copiare la natura e la cosa gli riesce meno bene anche se il successo è assicurato.Il New York Times ha dedicato alle cascate la prima pagina e il sindaco dice, barando un po’, che l’opera d’arte,costata scandalosamente 15 milioni di dollari e che starà su solo fino alla metà di Ottobre,produrrà un indotto economico di 50 milioni di dollari.Non me la bevo e se devo essere onesto suggeri- Dita Von Teese, affermata pin- up americana,è l’icona quasi «ufficiale» del new burlesque, ma i suoi show, che mettono in scena la perfezione del corpo e della coreografia,non rappresentano il significato carnale di questo singolare genere di spettacolo,che è anche un elogio dell’imperfezione. Il new burlesque è una commedia erotica che fa la parodia allo spogliarello e in quanto tale non pone limiti estetici all’espressività delle artiste. Anzi. Gli show, con molta autoironia, propongono un modello di donna assolutamente anticonvenzionale. Il new burlesque è innanzitutto un’«attitude d’opposition» alle norme stabilite, ai modelli e all’iconografia femminile socialmente predeterminata. Dirty Martini, la famosa bionda americana, dal peso “significativo”, è si è affermata per l’eleganza e la delicatezza con la quale riesce a muovere e a spogliare quel suo corpo abbondante e fuori misura. Dirty Martini è l’emblema della rei di andare a vedere quelle vere,di cascate,a Niagara, prima di fare il viaggio a New York per quelle finte.Un signore Americano provando a tradurre in italiano la parola «waterfalls», cascate appunto,diceva letteralmente «cadute d’acqua».Nel caso dell’opera di Olafur Eliasson,una delle quali è sotto il ponte di Brooklyn, si deve parlare proprio di cadute d’acqua.Usare la più eroica parola «Cascate» è eccessivo.La maestosità e la forza del sito naturale è stata sostituita in questo caso dalla potenza del marketing artificiale;il successo pre-confezionato. Anche un giornalista del New York Times, che preferisce non essere nominato,mi ha detto che anche al giornale l’ordine per chi doveva scrivere dell’evento e dell’opera d’arte era quasi cinese:«entusiasmo, entusiasmo, entusiasmo». Insomma avendo buttato se non nel cesso sicuramente nel fiume, dove per altro molti cessi dei condomini niuorchesi sfociano,15 milioni di dollari (privati certo,ma co- NEW BURLESQUE. OLTRE L’ICONA VON TEESE sa cambia?), un budget con il quale si possono organizzare eventi e mostre in cinque musei contemporaneamente per un intero anno o produrre 25 film come l’ultimo di Werner Herzog costato poco più di 600 mila dollari, il sindaco vuole essere sicuro che il ritorno d’immagine sia positivo. Giovedì notte sul battello che faceva il giro delle quattro torri dalle quali scendeva l’acqua come da un appartamento dove qualcuno si è dimenticato di chiudere il rubinetto della vasca da bagno l’atmosfera era abbastanza euforica anche se l’esperienza non era eroica. Non solo le povere «cadute d’acqua» oltre che a competere con gli originali prodotti gratis da madre Natura devono fare i conti con quello che hanno davanti; lo skyline di Manhattan che anche con le invisibili cicatrici lasciate nel cielo dalle Torri Gemelle rimane uno spettacolo eccezionale contro il quale è molto difficile vincere. Si potrebbe dire che fatto trenta, Olafur Eliasson, poteva fare DI LORENZA FRUCI Spaghetti pin-up: ironia e piume di struzzo femminilità che il new burlesque propone: libera dai canoni imposti e padrona di se stessa. Il messaggio è arrivato anche da noi.Da un paio di anni,esiste la realtà BurlesqueItalia,creata da un gruppo di artisti, appassionati di burlesque, che si sono affidati l’impegno di diffonderne la cultura. «Ambasciatori del burlesque in Italia» si definiscono e la loro attività ha prodotto il primo sito italiano (www.burlesque.it), che informa su tutto ciò che è burlesque, e poi uno spettacolo itinerante, alla maniera del primo burlesque, con un sestetto swing, l’artista Eve La Plume e il presentatore Attilio Reinhardt.I loro spettacoli,rigorosamente ambientati negli anni ’30, si distinguono per il coinvolgimento del pubblico al quale è richiesto un dress code a tema. Il motto è: «Quello che conta è il sorriso!» e il 10 luglio si può cercare nelle librerie il primo saggio italiano, scritto dallo stesso Attilio Reinhardt, che tratta di pasties e burle, intitolato Burlesque. Curve assassine, sorrisi di fuoco e piume di struzzo (Collana Legittima Difesa, Eumeswil), che fa chiarezza intorno a questo fenomeno poco conosciuto e spesso confuso con lo streptease. «La maggiore differenza tra lo spogliarello da night e lo striptease in stile burlesque è nella carica ironica e dissacrante;il segreto è che qualunque donna, oggi, può fare burlesque» ha detto Attilio Reinhardt. «Dita Von Teese è un’ottima pinup, ma non certo la regina del new burlesque. Dov’è la burla che sta alla radice sia del termine che del concetto di burlesque?». Della stessa opinione,anche se sono un fenomeno di tutt’altra natura, sono le Spaghetti Pin-up, un movimento di giovani artiste che hanno rivisitato all’italiana il concetto di pin-up, fondendolo con le culture musicali underground (www.sickgirl.it). Per loro il new I MALEVOLI. CONVERSAZIONE CON ANDRÉ MÜLLER PER LA «FRANKFURTER RUNDSCHAU» trent’uno, ovvero trovare un’altra ventina di milioni e trasformare i grattacieli che,loro sì,maestosi ci osservano piccoli come i naviganti di Ulisse sul mare, in cascate, dando a tutta l’operazione un tono più apocalittico e meno integrato nel sistema autocelebrativo dell’arte o della comunicazione di un evento messo in piedi dal Public Art Fund - organizzazione dedicata alla produzione di opere pubbliche - con la benedizione del sindaco.Alla metà dell’800 la scuola dell’Hudson River dei pittori luministi (non illuministi) come Frederich Edwin Church o Albert Bierstadt, davanti all’immensa natura americana che li sovrastava avevano potuto rispondere solo con grandi tele che pur nella loro grandiosità si sono fermate,come un tronco incagliato sul bordo della cascata,sul ciglio del capolavoro. Olafur Eliasson ha intrapreso la stessa strada aggiungendo al proprio bagaglio creativo tecnologia, filosofia disneyana e molte Pr. Nel caso del tramonto di Londra la sua immaginazione ha prodotto il suo masterpiece,mentre nel caso di New York il tronco si è bloccato rischiando di marcire senza poter mai precipitare dentro il boato della storia dell’arte prodotto dalla cascata creata dalle grandi opere d’arte. burlesque è un melting pot di piume, rock, tatuaggi, grunge, body art,punk e piercing.I loro spettacoli rappresentano la nuova frontiera del new burlesque e sarà possibile vedere il loro Sickgirl burlesque show il 4 luglio al Play Festival a Lunamatrona, Medio Campidano (VS) in Sardegna, il 5 luglio al Planet Hell a Centallo (CN) e il 2 agosto al Nuvolari Libera Tribu a Cuneo. Lo stile degli show delle Spaghetti Pin-up è cabarettistico,ironico e malizioso e le artiste propongono una femminilità soggettiva: «Siamo state definite le anti-veline» ha detto Blonde PitBull, la portavoce del gruppo, «e abbiamo deciso di fare nostra questa definizione, non perché siamo contro, ma perché siamo diverse e non assecondiamo il tipo di bellezza canonico che storicamente e culturalmente è stato veicolato dai media». Dunque il new burlesque è molto di più di piume di struzzo, copricapezzoli e sorrisi vezzosi. Se veline sapessero... DI GUIDO VITIELLO Jonathan Littell gigione: non chiedetemi con chi scopo A Jonathan Littell, quarantunenne autore delle Benevole, il romanzo-confessione di un genocida nazista tradotto ormai in 27 lingue, i simbolici dieci euro messi in palio dal Prix Goncourt non sono ancora arrivati.Certo,lui non si è presentato alla premiazione nel novembre del 2006, perché i premi letterari sono tutti «grotteschi e ridicoli». È un Littell straripante e cattivissimo quello a colloquio meglio sarebbe dire a duello - con André Müller sulla Frankfurter Rundschau del 24 giugno, una delle interviste più lunghe mai concesse dallo schivo romanziere francoamericano. Müller, giornalista austriaco che ha incontrato tutti i giganti della cultura di lingua tedesca,è riuscito a stanare l’autore delle Benevole con una captatio benevolentiae, ricordandogli che,prima di lui,aveva intervistato Elias Canetti - che Littell adora - ed Ernst Jünger, che ha pure una «particina» nel romanzo.Ma Littell si fa comunque desiderare. Per difendersi dai fastidi della fama ha annunciato che adotterà una «soluzione finale», scelta di parole un po’ infelice per chi ha dedicato un romanzo di mille pagine alla Endlösung nazista.Ma non è un eremita come Pynchon; semplicemente, non vuole seccature: «Chi s’interessa a uno scrittore perché ama il suo libro è come uno che s’interessa alle anatre perché gli piace il foie gras». Presto salta fuori che questa separazione tra l’autore e l’opera, nella mente di Lit- Oggi si conclude il Pesaro Film Festival. Pubblichiamo un brano tratto dal volume «Oltre il muro.Il cinema tedesco contemporaneo», a cura di Olaf Möller e Giovanni Spagnoletti (Marsilio). Di Dietrich Kuhlbrodt, «Nazisti sempre meglio». Dopo il 1945 vennero attuate quattro strategie per rassicurare i tedeschi, diventati ora ex-nazisti, che quanto era accaduto non era accaduto,che noi eravamo sempre tedeschi e che, come sempre, era il nemico straniero a dipingere il tedesco come nazista.Film di questo tipo venivano considerati «anti-tedeschi» e non trovavano spazio nei cinema. Casablanca (Id., 1942, Michael Curtiz) venne ripulito dagli elementi antitedeschi e portato da 120 a 80 minuti. La United Artists esercitò un’autocensura «per motivi tecnici di distribuzione» e lo fece uscire nel 1952. Già nel 1949, alle valutazioni economiche delle distribuzioni internazionali, per le tell, è tutt’altro che netta. Ama immensamente Céline, ma solo perché è già morto. Non gli perdona il pamphlet antisemita Bagatelle per un massacro: «Fossi vissuto negli anni Trenta, avrei tentato di ucciderlo». Lo stesso, o quasi, farebbe oggi con Peter Handke:«L’ho molto amato.Ma da quando ha scritto quelle assurdità sulla guerra in Bosnia, non leggo più i suoi libri». Nei Balcani Littell ha passato sette anni come operatore umanitario. «Handke non ha ucciso nessu- no», tenta di obiettare Müller… «Ok, ma è uno stronzo». I giudizi di Littell sono tutti così trancianti: «Nulla è relativo», assicura. «Forse non ci è data la scelta tra il bene e il male, ma tra il male e il leggermente meno peggio».Proprio come nei tragici greci,a cui Le Benevole si ispira fin dal titolo. A un certo punto,con studiata trascuratezza,Müller lascia cadere il nome di Houellebecq, ma è un cavallo di Troia per portare Littell a parlare di sesso e a rivelare la “fonte” - reale? solo letteraria? - delle descrizioni, accurate ai limiti dello scatologico, delle esperienze omosessuali di Max Aue, il protagonista delle Benevole. Littell capisce il trucco,non ci casca:«Chacun sa merde,dicono i francesi. È un affare privato. Non deve chiedermi con chi scopo. Io non le chiedo con chi scopa».«Io non scopo»,gli fa Müller. «Mi dispiace per lei», ribatte. Parla come un gigioneggiante coro tragico, Littell. Il mondo, dice, è «piuttosto insopportabile.È un incubo,un imbroglio,un orrore unico, ma non c’è via d’uscita». «Ci si può uccidere…». «Il suicidio per me non è tra le opzioni.La penso come Beckett,il quale diceva che gli era impossibile andare avanti,e tuttavia andava avanti.Tutti gli scrittori che amo la pensavano così,Blanchot,Bataille,Burroughs… Bisogna concepire,come Socrate,un’idea stoica della vita e tirare avanti il più decentemente possibile. Foucault lo ha chiama- VISIONI. SI CONCLUDE OGGI IL FESTIVAL DI PESARO to “cura di sé”». «Ci si può anche distrarre», suggerisce Müller. «Al contrario, bisogna tenere l’orrore sempre davanti agli occhi, per godere di più della bellezza, che nondimeno esiste». C’è da giurare che Vasilij Grossman, altro «modello delle Benevole,avrebbe risposto con le stesse parole. Littell maledice spesso il giorno in cui è nato - di nuovo un topos tragico - ma ha messo al mondo due bambini, anche se pensa ossessivamente alla loro morte. Più che non morire, però, desidera «non essere costretto a uccidere», a differenza del suo Max Aue sterminatore di ebrei. È ebreo,Littell,lo è fin dalla fisionomia - si mette di profilo e mostra a Müller il naso - ma nel suo senso di sciagura non c’è nulla di specificamente ebraico. Anzi, ce l’ha con Claude Lanzmann, l’autore di Shoah, che lo ha definito «una bella mente ebraica»:«Mi ha anche scritto una breve lettera in cui dice che ho dei meravigliosi bambini ebrei. Gli ho risposto che ho dei bambini meravigliosi,non meravigliosamente ebrei».Allo scrittore che ha messo in forma romanzesca le surreali e pedantesche speculazioni naziste sulla classificazione delle razze, le appartenenze etniche fanno istintivo orrore:«Io non le dico che ha una testa austriaca, per quanto lei sia un giornalista viennese nevrotico che crede che tutto sia relativo e che dichiara di non scopare…». «Quella era una bugia». «Lo sapevo! L’ha detto solo per provocarmi». DI DIETRICH KUHLBRODT L’indulgenza dei film tedeschi sugli ex nazisti quali si aprì un importante mercato nella giovane Repubblica Federale Tedesca, venne in aiuto la potenza occupante inglese,che proibì l’importazione del film danese De Røde enge,(I campi scarlatti,1945, Bodil Ipsen Lau Lauritzen) perché «si tratta di un film anti-tedesco che può provocare reazioni inopportune nello spettatore». A partire dagli anni ’50 nuovi espedienti narrativi permisero addirittura di perfezionare la strategia del «noi tedeschi non eravamo nazisti».C’era un solo nazista,sì,ed era il cattivo - il che aveva il vantaggio di lasciar supporre che tutti gli altri tedeschi fossero buoni.I tanti film bellici di quel periodo venivano realizzati seguendo questa struttura, secondo la quale nella Wehrmacht non c’erano nazisti, e tutto sarebbe andato a buon fine,se non fosse stato per qualche traditore,spia,comu- nista o disgustoso pezzo grosso della Gestapo.Tra i film di questo tipo possiamo anche inserire Nacht fiel über Gotenhafen (Le strade di Gotenhafen, 1959, Frank Wysbar), primo film tedesco sull’affondamento nel 1945 della nave Wilhelm Gustloff nel mar Baltico. Dato che nel marzo del 2008 è uscito un secondo film sulla Wilhelm Gustloff,Die Gustloff (t.l.: Id., 2008, Joseph Vilsmaier),abbiamo la possibilità di fare un paragone tra Der Untergang (La caduta - Gli ultimi giorni di Hitler,2004,Oliver Hirschbiegel) e Die Gustloff. Anzitutto, con l’inizio del nuovo secolo vi è una novità: la comunità internazionale non deve più ficcarci in testa che è cosa brutta essere stati nazisti. Essere nazista ha un suo fascino.La tesi è cool:noi abbiamo fantastici nazisti nella sala Vip, cioè nella Cancelleria dello Stato, e sono pronti per andare in scena,per diventare miti,celebrità pop,modelli per tutti noi. In un film come La caduta il nuovo «modo nazista» invita alla partecipazione e all’imitazione.Avrebbero fatto meglio a intitolarlo Il ritorno di Adolf. Milioni e milioni di spettatori si sono identificati con questo Hitler. Certamente il film non è venuto fuori dal nulla.Anche se lasciamo da parte un film poco visto come Hitler, ein Film aus Deutschland (Hitler, un film dalla Germania, 1977, Hans Jürgen Syberberg,), dobbiamo tuttavia notare l’affascinante ambivalenza di Lili Marleen (Id., 1980) di Rainer Werner Fassbinder. Qui l’immagine di Hitler non compare direttamente. Così è ancora più glamour la scena in cui Hanna Schygulla sale le scale,verso di lui. Le porte si aprono. Una luce indescrivibile si diffonde. Il Führer! La più grande star di tutti i tempi! Ma non c’era stato il ’68 solo dodici anni prima di Lili Marleen? Non c’erano stati film di sinistra? Qualcuno si ricorda di loro? Conta ancora qualcosa quel periodo oggi,nel cinema, in Germania? Marginalmente forse, ma ciò che conta è il numero degli spettatori al cinema e gli indici di ascolto in televisione. L’ideologia di film come La caduta e Die Gustloffdiviene dunque l’ideologia ufficiale. È ad essa a cui la televisione pubblica ha per lungo tempo preparato il terreno. Prendiamo come esempio lo strapotere del documentarista Guido Knopp,il quale ha fatto conoscere i vecchi nazisti a diversi milioni di spettatori del secondo canale,rendendoli così vicini che essi hanno acquisito una grande capacità di intrattenimento, apprezzata ovunque.Potremmo dire che il processo di cui parliamo ha avuto inizio con Guido Knopp nel 1998. Senza questo terreno, a lungo preparato dalla Zdf, un film come La caduta sarebbe stato impensabile. gossip Il Billionaire di Soverato Al Bano-Lecciso remake Nobili che s’accoppiano I l terrore della maggior parte di noi donne è che il proprio boyfriend, giusto il tempo dello ius primae noctis,si pantofolizzi,diventi Gran Premio addicted, si ricopra di bianco il capo, assumendo l’aspetto del padre di nostro padre. Forse per evitarsi false illusioni,forse per spirito anticonvenzionale, o forse semplicemente per affrontare il prima possibile l’inevitabile,Elisabetta Gregoraci, in arte Ely, ha sposato l’uomo che già sull’altare incarnava l’archetipo con le pantofole. Poco dopo il matrimonio stile indiano, durato mille e una notte, quando la moglie è andata in vacanza,il marito in questione era già in Francia al Gran Premio. Così Ely ne approfitta per tornare a casa sua in Calabria, per mostrare a tutti il suo trofeo. Quello cui aspira ogni brava ragazza che sogna il principe azzurro: un Force Blu yacht di tre piani. Tiè!. Per rendere il tutto più democratico,il tender del Force Blu fa su e giù tra la costa e il sogno: il palazzo reale natante.A beneficio di parenti e amici che possono visitare lo yatch come fosse una reliquia. Ely scatena il tripudio al suo approdo. Basta una telefonata al sindaco per annunciare l’arrivo e quest’ultimo, notte tempo, fa costruire una passerella mobile sulla spiaggia. In modo da rendere lo sbarco un red carpet.Il primo cittadino di Soverato spera in un nuovo Billionaire? La Billionaire girl per eccellenza ce l’hanno loro. Come disse un Truffaut ante litteram, «Mica scema la ragazza!» Al-Bano e Lecciso. Dall’altra parte, tra lo Ionio e l’Adriatico, un altro amore sembra muoversi. Cellino-Lecce andata e ritorno.La coppia Al Bano Loredana Lecciso, di cui da tempo non si parlava,sembra aver preso nuovamente forma.Tornati insieme per amor dei figli, «ma senza passione». Uniti nuovamente in nome «di una sana normalità»,e con il placet degli avvocati.Al Bano, l’uomo del macete.La voce dell’Italia ai tempi in cui bastava un panino e un bicchiere di vino per la felicità. Loredana,la donna che sta facendo introspezione, che sta lavorando su di sé, continuando a fissare i teleobiettivi come stesse per aggredire, languidamente, l’osservatore. Insieme appassionatamente per furor di popolo,e perché la famiglia è un vizio duro a morire.E meno male. Dallas, Dynasty, Montecarlo. Nei salotti bene della Milano da trincare,si sussurra di un royal affair fra Margherita Missoni ed Ernst August di Hannover Junior.Una su mille ce la fa a prendersi un principe vero. Ma non è una qualunque. L’altro principino bocconiano, Pierre Casiraghi, non se lo è cuccato una bionda qualunque.Ma la solita Borromeo.Chissà non ricominci il trend dei rassicuranti anni ottanta, quelli in cui Dallas, Dynasty e Montercarlo convivevano. L’era in cui sui ballatoi dei condomini, scambiandosi più informazioni possibili sulla Casa Reale monegasca, ci si confondeva fra gli intrecci amorosi della principessa ribelle di casa Grimaldi, che a tempo perso scappava di casa e incideva dischi,e le intriganti vicende del perfido J.R.,di sua moglie Sue Ellen e del fratello belloccio Bobby. Giorgia Marini