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La Sicilia 4 Novembre 2010 Una vita da “Principino” fra vip e brutte amicizie. CATANIA. Per capire chi è davvero il "Principino" bisogna ripescare una copia sgualcita di Eva Express del 12 ottobre 1989. In prima pagina il «bacio proibito» (in questi casi si dice tuttora così...) fra Johnny Dorelli e Heather Parisi, ma anche una foto che, a Palagonia, in molti conservano: l'attrice Ursula Andress paparazzata in un locale romano assieme a un giovanotto siciliano, timido ed elegante. Titolo: 1a Andress e Fausto". Ovvero: Fausto Fagone, oggi 44 anni, arrestato ieri nell'operazione “Iblis” con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Nato a Palermo il 29 marzo 1966, nella carta d'identità consulente finanziario, deputato regionale del Pid, già sindaco di Palagonia, ex Udc, ex Forza Italia. Era una vita fa. Quando Fausto "il Principino" - come tutti lo chiamano a Palagonia, feudo della sua famiglia - dopo gli studi in un collegio svizzero (lo stesso frequentato oggi dalla figlia) dove divenne amico intimo di Giovannino Agnelli, da studente universitario si accompagnò all'attrice svizzera resa immortale dal bikini bianco. Nelle pagine interne Eva Express incoronava il ventitreenne nuovo protagonista della dolce vita: «Tutta Roma applaude il baby-sposo di Ursula», con foto assortite della coppia con Nino Manfredi e Maria Rosaria Omaggio. La Andress, di anni, ne aveva trenta in più, anche se all'epoca superava brillantemente la prova costume. Nessun riscontro sulle nozze; le biografie del cinema internazionale (come Celebrity Wallpapers ) certificano soltanto un rapporto fra Fagone e la Andress dal 1988 al 1991. Bei locali, bei vestiti, belle auto, belle donne. Bella vita. E cattive frequentazioni. Così Fausto "il Principino", elegante cittadino del mondo, deve però la sua fortuna politica a Palagonia, paesone agrumicolo della Piana di Catania. Il padre Salvatore Fausto Maria Fagone (Salvino, per gli amici e per i nemici) fu sindaco dal 1993 al 2003. Arrestato per associazione mafiosa, mentre era consigliere provinciale, nell'inchiesta "Dioniso": secondo l'accusa Fagone senior avrebbe avuto «rapporti organici con esponenti della criminalità organizzata di Catania e Caltagirone». Secondo la Procura, Fagone chiese voti proprio per il figlio Fausto, candidato alle Regionali del 2001. Fagone junior non fu eletto, ma tre anni dopo ereditò lo scettro di primo cittadino dal padre. E il "Principino"-sindaco restò in carica fino al 2008. «Un vero signore - lo ricordano quelli suo staff - che amministrava il Comune come un'azienda americana: poca piazza e tanto lavoro in ufficio». Tanto vasa-vasa il padre, quanto british il figlio. «Ma sono le due facce - sbotta Turi Motta, esponente del Pd palagonese - della stessa medaglia, quella della famiglia Fagone, che da quasi vent'anni ha messo il paese sotto una cappa. Il mio rapporto con Fausto Fagone? Avversari e stop. Anche se mi stimava, perché ero fra i pochi ad avere le palle per combatterlo a testa alta». Raccontano in paese. Di quella volta in cui il "Principino", durante una campagna elettorale del padre, si presentò con la Andress, madrina suo malgrado di una sagra socialista. Di un comizio in cui Fausto disse: «Macché scuola, i vostri figli restino negli agrumeti, la nostra ricchezza». Del pudore di non arrivare in municipio con la Porsche che guidava durante la sindacatura: «La lasciava all'ingresso del paese e si faceva venire a prendere». Da sindaco a deputato regionale: prima nel 2006 a suon di consensi, poi nel 2009, quando a Palagonia prese soltanto 1.900 dei 9.034 voti che lo fecero comunque eleggere. Diciotto disegni di legge, due interrogazioni e una mozione il riassunto dell’attuale mandato all'Ars, dove è presidente della commissione Cultura. Ma nel frattempo si accatastano le carte giudiziarie. Primo rinvio a giudizio per truffa aggravata il 27 maggio dei 2010 (secondo la Procura ili Caltagirone avrebbe percepito indebitamente la doppia indennità dell'Ars e di sindaco); secondo il 28 giugno, per abuso di ufficio, truffa aggravata, falso materiale e ideologico, e frode in pubblica fornitura su presunte irregolarità nella concessione dell'appal o dei rifiuti a Palagonia. E poi voci maligne e legittimi sospetti. Fino all'operazione di ieri. Che, al di là degli sviluppi, ha già inflitto la peggiore delle punizioni possibili per il deputato-viveur, cresciuto più a champagne che ad arance. La cella, tutt'altro che principesca, di un carcere. Mario Barresi EMEROTECA ASSOCIAZIONE MESSINESE ANTIUSURA ONLUS