In A .P - Fraternità di Romena

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In A .P - Fraternità di Romena
Tariffa Assoc. Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.P.A - In A.P -D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/ 2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/43/2004 - Arezzo - Anno XI n° 1/2007
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Primapagina
La trasparenza del mattino
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Legati ad una stella
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Fedeltà a cosa?
10 Preferisco stare sulla tua porta
Fedele è colui che dà fiducia a Dio
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14 Una carezza a Brigitte
Un abbraccio all’abbé Pierre
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SOMMARIO
18 La verità è avvolta nell’amore
Le lettere della pace
20
Pasqua 2007
24
Progetto Quorle
26
22 Incontri Romena 2007
25 Avvisi
27 Graffiti
trimestrale
Anno XI - Numero 1 - Marzo 2007
REDAZIONE
località Romena, 1 - 52015 Pratovecchio (AR)
tel./fax 0575/582060
www.romena.it
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DIRETTORE RESPONSABILE:
Massimo Orlandi
REDAZIONE e GRAFICA:
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Copertina: Massimo Schiavo
Hanno collaborato:
Luigi Verdi, Pierluigi Ricci, Maria Teresa Abignente.
www.romena.it A cura di Alessandro Bartolini
Filiale E.P.I. 52100 Arezzo
Aut. N. 14 del 8/10/1996
Massimo Orlandi
PRIMAPAGINA
Qualche tempo fa, nella sala del camino, a Romena, si entrava senza scarpe. Non siamo abituati a queste usanze, e lì per lì faceva fatica. Però era bello, dopo, sentire il suono ovattato
dei nostri passi sul parquet. Dava leggerezza.
Per entrare in questo giornalino occorre fare la stessa cosa. Lasciar fuori le nostre rigidità.
Questo tema rischia infatti di toccare corde molto esposte. E laddove ci sono sentimenti feriti
la fedeltà si arma, diventa un campo di battaglia di visioni contrapposte.
Tutto ciò che rende la fedeltà un metro di giudizio, indice o meno della nostra probità, lasciamolo perciò sulla soglia, accanto alle nostre scarpe.
Scrive Angelo Casati: “Andiamo adagio a cancellare i sogni: il pericolo è quello di cancellare le stelle che li abitano. Andiamo adagio a censurare i desideri: il pericolo è quello di
spegnere un grembo in cui dimorano le stelle”.
Che cosa vuol dire essere fedeli? Vuol dire muoverci verso ciò che desideriamo, anche quando non riusciamo a vederlo. La fedeltà copre le fasi in cui i nostri occhi non vedono, i nostri
sensi non sentono, le nostre emozioni non palpitano. È il filo invisibile che tiene insieme la
nostra vita e la difende dal rischio di indirizzarsi verso strade senza sbocco.
“Andiamo adagio” propone Casati. Adagio, ma andiamo: la fedeltà non è statica, e se si
muove lentamente è perchè lo fa anche al buio, in assenza di segnali evidenti.
“Non provavo più niente”, “la passione era finita”: quante volte sentiamo queste frasi per la
fine di una storia d’amore. Passano pochi mesi e magari si è già di fronte a un ripensamento.
La verità è che oggi crediamo che la nostra direzione di marcia la debbano imporre, sempre e
comunque, le emozioni. Ma spesso le emozioni si contraddicono, si contorcono, obbediscono al
nostro disorientamento: vanno da tutte le parti e ogni volta è quella buona, apparentemente.
La fedeltà non ingessa la nostra vita, accoglie anche i nostri cambi di direzione, ma ci invita
a camminare “adagio”, consapevolmente, per individuare e seguire i nostri desideri senza
correre sempre, smaniosamente, dietro a ogni richiamo.
In ogni rapporto d’amore esistono fasi di vuoto, di sofferenza, di incomprensione. Direi che
sono necessarie proprio per consentire al rapporto di non fermarsi e di sviluppare nuove, più
avanzate forme d’incontro. Ecco allora la fedeltà che sfiora questo vuoto, che accompagna
questa sofferenza, e ti fa guardare oltre. La fedeltà che ringrazi dopo, quando trovi un nuovo
sasso di Pollicino a dirti che la strada era giusta.
Accade lo stesso anche in realtà di gruppo, comunitarie o associative. Ho partecipato a varie attività di questo tipo e mi rendo conto che ciò che le fa crescere non sono i momenti più
esaltanti, ma quelle serate stanche, con pochi presenti, quelle serate in cui ti chiedi cosa sei
uscito a fare. Ed è invece lì, anche con la sola presenza, che salvi e custodisci quel progetto:
perché impedisci a una sensazione negativa di prendersi tutto, di distruggere tutto.
Cammina adagio la fedeltà, ma cammina sempre: per questo ci aiuta a andare oltre noi
stessi, per questo coltiva e protegge i nostri amori, per questo salva le nostre stelle, e i sogni
che le abitano.
Un’amica mi ha regalato questa frase: “I ponti indicano il posto dove l’uomo ha incontrato
l’ostacolo e non si è fermato”. Fedeltà sono le pietre che abbiamo aggiunto anche quando
l’altra sponda sembrava irraggiungibile. Quelle pietre, ora, reggono il ponte.
La trasparenza del mattino
di Luigi Verdi
Si sta accettando di essere una generazione di Ciò che vale e conta nella vita va custodito
stressati. Oggi quando uno dice che è stres- e coltivato ed oggi è necessario più che mai
sato è come se dicesse che va bene, che sta tornare a
discretamente.
Nutrire la vita.
La parola stress significa stringere, serrare,
comprimere, soffocare. Anche la parola fe- Noi leghiamo il nutrire a far crescere, a prodeltà è usata come ristrettezza, un restare, ri- gredire verso una meta o verso l’alto, in realtà
manere, chiudere, fermare. In realtà fedeltà è nutrire serve a rinnovare ciò che è oppresso
allargare, prendere il largo: “Dio mi portò al e affaticato in noi. Spesso la vita si blocca,
largo, mi liberò perché mi vuol bene” (salmo si incaglia e non si rinnova più, qualcosa si
18), voler bene è portare al largo.
inceppa in noi e non sappiamo più lasciar
Davanti alla mia finestra c’è una valle in cui venire e passare la vitalità. Nutrire semplisi raccolgono le ombre, due tigli davanti alla cemente, senza sforzi e senza il bisogno di
Pieve. La valle, la Pieve e i tigli sembrano voler aumentare o allungare questa vita. Nudirmi ogni giorno “io ci sarò”, sono resi- trire semplicemente togliendo l’assillo per la
stenti e pazienti come chi
nostra vita e cercando di
è fedele a se stesso e alla
non ostruire la fonte della
vita che si rinnova attorno
vitalità.
Devi essere coerente e
a loro.
Il diffuso malessere della
fermo, devi rimanere eguale
Non amo la luce intenciviltà si manifesta nel
a te stesso nell’amore e nel
sa, i grandi soli, io amo
fenomeno della trascudolore, nella fortuna e nella
i mandorli che fioriscono
ratezza, del disinteresse
sfortuna, e devi avere in te la
in questi giorni come sote dell’abbandono, nella
to un velo, dicendo: anmancanza di cura e pre“nobiltà di tutte le gemme”
che per quest’anno “noi
mura.
Meister Eckhart
ci siamo”.
Prendersi cura è un atCi fa bene riconoscere
teggiamento, la cura la si
che la vita resta fedele
trova nell’esserci prima
nonostante le nostre infedeltà.
ancora che nel fare.
“Il pane sostanziale ci viene da ciò che è L’essenza dell’essere umano sta nella cura.
semplice. Se ogni giorno faremo un passo in Vorrei tornare fedele a quel custodire e coltiquesta via, quando verrà sorella morte, non vare dell’inizio della creazione e di qualsiasi
avremo più che un passo da fare per entrare nostro inizio, tornare ad avere rispetto e venella pace”.
dere le cose non come semplici esseri inerti,
Chiedo in prestito queste parole a Sorella ma pieni di irradiazione e di significato.
Maria di Campello per ricordare con una ca- Ci dobbiamo preoccuppare non tanto di averezza Brigitte di Campello e con un’abbrac- re cura, ma essere cura.
cio L’Abbè Pierre. Entrambi hanno seguito Dobbiamo raggiungere “la trasparenza del
umilmente la vita semplificando e spogliando mattino” dove la vita è di nuovo colta nel suo
l’umano e il divino dal troppo e dall’inutile. nascere e nel suo rigoglio.
Entrambi sono rimasti fedeli ogni giorno ad In questa trasparenza, ognuno di noi può torun filo di gioia che li ha addolciti, ad un filo nare fedele ed “esserci” senza fuggire e poter
di speranza che li ha tolti dai gorghi della ridire “ io ci sarò”.
rassegnazione, ad un filo di fiducia che li ha Credo che tutti abbiamo da parte ancora un
liberati dalla paura.
po’ di creta nell’orcio.
Foto di Massimo Schiavo
Beati coloro
che hanno l'audacia
di sognare e
sono disposti
a pagare il prezzo
necessario
perché il loro sogno
prenda corpo
nella storia.
Cardinal Suenens
FEDELTÀ A COSA?
di Pierluigi Ricci
Non credo che la fedeltà sia una virtù. Non no fatto senza fatica, che è stato naturale, che
intendo mettere in dubbio il valore dell’es- in quei momenti gli è sembrato di non avere
sere fedeli, al contrario. Dico che essere scelta. E nello stesso tempo ti direbbero che
fedeli è la cosa più semplice del mondo, nelle loro giornate quell’ideale era come un
perché viene da sé, è naturale. Dentro ogni chiodo fisso, un pensiero coltivato nel temessere umano c’è una spinta prepotente, ir- po, più attraente di qualsiasi altra idea.
refrenabile che porta ciascuno a realizzare e Ma te, a che pensi durante le tue giornate ?
a mantenere ciò che ha in testa. Si tratta di Puoi scegliere un ideale, ma pensare ad aluna coerenza, a volte inconsapevole, che fa tro.
confluire le nostre energie lì, in quel punto, Spesso ci si lascia catturare dai risentimenti,
dove sta il nostro pensiero, provocando pia- gli altri diventano il nostro problema e pascere e soddisfazione se ci stiamo avvicinan- siamo un mare di tempo ad immaginare tutdo e se gli altri ci vedono e grande sconforto to quello che avremmo desiderio di far loro.
fintanto che questo non accade.
E la coerenza entra in gioco, inesorabile.
Ognuno di noi ha potuto sperimentare que- Altre giornate si trascorre tanto tempo a
sto, almeno qualche volta nella sua vita. Ti pensare, descrivere, piangere i nostri prosei concentrato su una cosa,
blemi. E la fedeltà entra in
l’hai pensata tanto, l’hai vigioco, anche se tu non vuoi.
Il problema non sta
sta quando non c’era e quella
Capisci dove ti può portare?
magicamente è accaduta. E
A quelle facce tirate, al mal
nel come imparare
se hai continuato a coltivardi stomaco, all’insoddisfala fedeltà,
la si è perfino mantenuta nel
zione perenne. Tristi, disgrama nel fare molta
tempo. Ma non è magia: si
ziati, ma fedeli e coerenti,
attenzione
tratta di un’energia naturale,
comunque.
a chi e a che cosa
di una coerenza che hanno
Le nostre paure ci fanno
dedichiamo
tutti gli esseri umani.
spesso dei brutti scherzi, perIl problema allora non sta
ché più dai loro credito più
le nostre attenzioni.
nel come imparare la fedelrischi di farle diventare realtà, sta nel fare molta attentà. Ed anche questo è coerenzione a chi e a che cosa noi dedichiamo le za. Magari all’inizio erano solo fantasmi.
nostre attenzioni.
Certo è brutto diventare fedeli alla paura.
Noi possiamo avere un ideale, magari un Accade e resti attaccato a ciò a cui dedichi
grande ideale, ma se capitasse che duran- più pensiero, più attenzione, più tempo.
te le giornate gran parte del nostro pensiero In quest’ottica chi sa perdonare, chi non fa
andasse ad altro, accadrebbe quell’altro e il monumento ai propri problemi, chi sa rivi resteremmo attaccati, fedeli nonostante schiare oltre le paure tutto sommato è un optutto. Il problema è che a volte è possibile portunista, in senso positivo, perché rimane
dedicare anche tanto tempo a pensare a cose con la mente ed il cuore liberi per altre cose
che non ci piacciono o che ci possono fare e per altri ideali.
del male.
Dedicati a ciò per cui valga la pena di viL’ideale non è un distintivo, non è qualcosa vere, anche se ti appare lontano, anche se
che sai e metti lì, non è qualcosa che puoi le circostanze non sono favorevoli, anche se
prendere dagli altri. Se tu potessi intervistare non potrà piacere a tutti. E sappi che è tuo,
degli uomini che hanno dato la loro vita per se solo avrai la costanza di pensarlo e di deun ideale, tutti quanti ti direbbero che lo han- dicargli le tue attenzioni.
Foto di Roberta Ceccarelli
L'amore generoso
si trova più facilmente,
ma l'amore delicato
e rispettoso
per ogni creatura
è raro.
Magdeleine di Gesù
LEGATI AD UNA STELLA
di Maria Teresa Marra Abignente
Non sempre sono dell’umore adatto per rimane- E, pensandoci bene, mi sembra di capire anche
re fedele, anzi, mi sembra proprio che la fedeltà che, come sempre, come tutto, è un problema
non sia una mia virtù, che questa costanza pigra di amore; perché quando si ama si è spontaneanon mi si addica. Ho un’anima selvaggia, ho un mente fedeli, non si pensa a tradire, non sfiora
cuore che dubita e che non riesce ad acquietarsi neanche l’idea… Perché chi amiamo ci sembra
in qualche certezza; fatico a sostare nelle con- l’unico, il solo termine del nostro amore. Nessun
venzioni e nelle regole e preferisco vagare in- altro gli assomiglia, a nessun altro può essere paquieta piuttosto che fermarmi… Ma forse non è ragonato, in lui c’è tutta la bellezza e l’armonia
tanto il problema del quanto essere fedele…for- che desideriamo. Solo in lui speriamo e solo lui
se il punto è capire come…
può comprenderci e abbracciarci. Ma noi a chi
Mi sembra che la fedeltà sia una maniera spe- vogliamo essere fedeli? Quale ideale, valore, sociale di attendere, come l’albero che d’inverno gno, aspirazione reclama tutto il nostro amore?
attende le gemme, come il fiore che aspetta la È questa forse la domanda bruciante della nostra
luce per aprirsi. È un’attesa
vita, quella che ci preme denche coincide con la speranza
tro nella nostra inquietudine,
perchè siamo esseri fatti di
quella che ci fa sentire insodFedeltà non vuol dire
desiderio, impastati di fame,
disfatti nel nostro benessere ed
avere delle sicurezze,
passione, bisogni, nostalgia,
anche quella che ci dà il senso,
ma solo andare
ansia. E il desiderio porta con
la forza, il coraggio e la paun po' più lontano,
sé l’attesa e la speranza.
zienza di non sentirci umiliati
riuscendo ad aprire
La fedeltà è uno stato d’animo,
nel nostro insistente cercare.
il cuore all'avvenire.
un desiderio confuso e nello
Così, stento ad essere fedele
stesso tempo nitido di tendere
quando non amo abbastanza
a qualcosa. E forse più che uno
e mi stanco di aspettare e mi
stato d’animo passeggero è uno stato della vita, distraggo con gli accecanti richiami dei falsi bisocioè un atteggiamento costante di fiducia, che gni. Fatico a rimanere fedele quando oriento male
non esclude la fatica o la pena, ma la riempie.
il mio amore, quando lo ripiego su di me o su
Così è possibile rimanere fedeli anche nel dub- qualche precaria illusione. Ecco, la non-fedeltà è
bio, addirittura quando la speranza può sembrare un amore spaesato, disorientato… E per orientarsi
un’offesa alla sofferenza; ed è possibile essere serve una bussola… o le stelle…
fedeli anche nelle esitazioni e nelle perplessità, Allora la fedeltà è un po’ come gettare l’àncora
quando ci sentiamo inadeguati e distanti. Forse su una stella per non naufragare e andare alla
perché fedeltà non vuol dire avere delle sicurez- deriva e per restare legati a ciò che amiamo; è
ze, ma solo andare un po’ più lontano, riuscendo come volare infinitamente alto per prendere un
ad aprire il cuore all’avvenire.
respiro di eternità e portarci in regalo delle picSì, credo proprio che non siamo soli nel nostro cole pepite di cielo.
sforzo verso la fedeltà, credo che tutto l’universo Solitamente l’àncora si getta nelle profondità,
attenda fedelmente la sua compiutezza, non con- ma chi è fedele le fa fare un viaggio all’inverso,
siderandosi mai finito o esaurito; come il fiore, lanciandola e proiettandola verso l’alto. Perchè
che una volta dischiuso dona il suo seme; come la terra non ci basta: abbiamo bisogno di aria,
una madre, che non pensa di aver concluso il suo di vento, di cielo e di stelle per rimanere uniti
compito una volta che il figlio è venuto alla luce. a quella luce e a quell’amore nel quale teniamo
E penso che anche Dio attende.
fisso lo sguardo.
Foto di Piero Checcaglini
Basta con maestri che
non ti guardano in faccia,
che pesano i gesti,
maestri che organizzano
la santità come
un itinerario,
che torni a far scandalo
la libertà di Gesù.
Giovanni Vannucci
"PREFERISCO STARE SULLA TUA PORTA"
di Antonietta Potente
È in una disponibilità a fermarsi sulla soglia dell’altro, pronti a dargli fiducia senza invaderlo, il senso
profondo della parola “fedeltà”. Così ce la presenta Antonietta Potente, teologa domenicana che da
molti anni vive in Bolivia.
Le sue intuizioni su questo tema sono state raccolte durante l’incontro svoltosi a Romena il 2-3 dicembre.
La fedeltà è attesa
La fedeltà è ricerca, non immobilità. La fedeltà
più bella è l’attesa, il continuare a cercare in che
modo essere fedeli.
Dobbiamo porci queste domande: “Come essere
fedeli a un giustizia che non c’è?” “Come essere
fedeli a un equilibrio ecologico che non conosciamo davvero?” “Come essere fedeli a una vita che
per tante persone è troppo incerta e precaria?” Il
nostro mondo ci fa credere di essere in ricerca e
invece non è così: l’economia è chiusa, come sono
chiuse le leggi economiche. Purtroppo noi siamo
convinti della validità assoluta di queste leggi e
non lasciamo spazio all’incertezza.
La fedeltà è vivere sempre sulla porta, perché gli
spazi verso i quali dobbiamo andare sono più vasti
di quelli che percorriamo. Incontrare le persone è
come stare sulla porta, come è scritto nel Salmo:
“Preferisco stare sulla porta della tua casa che
abitare nella casa degli arroganti, dei potenti, di
quelli che hanno tutto…”.
“Preferisco stare sulla porta”, cioè mi basta stare
sulla porta, perché la fedeltà è la possibilità di credere all’invisibile, ma per credere all’invisibile si
deve dare fiducia agli altri.
Le nostre leggi servono solo per difenderci, non
per dare fiducia: per questo siamo così lenti nell’attuare la giustizia anche a livello istituzionale
e legislativo. Non stiamo sulla porta dell’altro
perché ci sembra che dobbiamo subito entrare. Il
Mistero è invece stare sulla porta. Sempre.
Dobbiamo attuare una vera e propria conversione:
dare fiducia a quello che l’altro ha nella sua casa e
non entrare subito, ma attendere sulla porta. “Restare sulla porta” non è un atteggiamento passivo,
ma un atteggiamento profetico, di persone che
stanno sveglie, ma non vivono di possedimenti o
eredità. Vivono della fiducia che danno alla vita,
anche alla propria.
La fedeltà è presenza
Un altro aspetto della fedeltà è il tempo.
Nel nostro incontro precedente vi invitavo a non
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abbandonare le situazioni con le quali non siete
in armonia, perché le scelte sono vere se allargano gli spazi, non se sono dettate dal desiderio
di fuggire.
Questo è legato alla familiarità che abbiamo con il
tempo: ci riteniamo i suoi veri padroni, lo consideriamo come suddito anche se diciamo che siamo
“schiavi” del tempo; in realtà siamo schiavi del
tempo perché lo vorremmo gestire.
La fedeltà è una riconciliazione con il tempo; il
tempo è sempre lento, siamo noi che lo contaminiamo. Non seguiamo umilmente la vita (come
dice il profeta Michea), ma siamo convinti di esserne i padroni: padroni del tempo, degli spazi,
delle cose. Il tempo ci sembra veloce, probabilmente siamo frustrati e le nostre inquietudini ci
spingono a dire “Non ce la facciamo”.
Dobbiamo riconciliarci e chiedere perdono
al tempo, alle cose, alle persone perché non
sappiamo stare presenti.
Spesso chiediamo perdono per quello che non
abbiamo fatto, ponendo la domanda moralista del
giovane ricco: “Che cosa devo fare?”.
La prima cosa che dobbiamo fare è essere fedeli,
stare presenti. Se pensiamo alle persone che sono
state “fedeli” nella nostra vita, pensiamo a coloro
che sono presenti o sono stati presenti.
La fedeltà è silenzio
Dobbiamo essere fedeli e presenti anche nelle situazioni di conflitto, e aggiungo un ingrediente in
più: silenziosi e soli.
La fedeltà nelle situazioni di conflitto ci permette
di fare questa strana esperienza del silenzio e della
solitudine, che è bella soprattutto dopo tanto tempo, quando la ripensiamo.
I conflitti non si risolvono parlando; sarà perché
vengo da un mondo indigeno dove si parla poco,
ma ho sperimentato che, se c’è un conflitto, la fedeltà è molto silenziosa. Non si tratta di un silenzio
di paura, di intimidazione, ma di attesa; è un silenzio che coincide con lo scorrere lento del tempo,
che è sentito come breve, perché è intenso.
Foto di Roberta Ceccarelli
A volte per noi la normalità
è noiosa e insignificante.
Ma dobbiamo restare fedeli alla vita,
perché è l'unico spazio che abbiamo
per poter accogliere, per poter amare.
Antonietta Potente
FEDELE È COLUI CHE DÀ FIDUCIA A DIO
di Pére Monier
Gesuita, uomo di una spiritualità profonda quanto semplice vissuto in Francia nel secolo scorso: questo
è Pére Monier, una figura ancora poco nota in Italia, dove i suoi numerosi scritti non sono mai stati
pubblicati. La Fraternità di Romena ha intenzione di colmare questa lacuna cominciando a proporre
alcune sue riflessioni.
Siate fedeli. Come è bella questa parola, “fe- perdono”. Credo che Dio abbia amato quedele”… Attenzione però, non è un aggettivo: sta preghiera.
si dice “il fedele”. Se fosse un aggettivo vor- Prendete la Bibbia: Giobbe dice al buon Dio
rebbe dire “fedele a compiere il suo dovere”. tutto quel che pensa ed anche quello che non
Ma il sostantivo, il “fedele”, è colui che ha pensa, si esprime. E il libro di Giobbe finisce
fede, che dà fiducia a Dio.
in un modo splendido: “Mi offrirai un sacriGuardate il figliol prodigo, lui sì che è fedele: ficio e io perdonerò ai tuoi amici i discorsi
ha fatto delle sciocchezze, ma ha fiducia che che hanno fatto per difendermi”. Gli amici
suo padre non lo respingerà . E infatti, mentre avevano fatto della teologia, ma questo non
si avvicina alla casa, suo padre lo precede e interessa a Dio; Giobbe aveva ‘ringhiato’ finquando arriva lo prende nelle sue braccia, lo chè aveva potuto: e questo invece interessa
abbraccia e lo stringe forte a lui…”Ah, pic- molto a Dio.
colo mio”…
Ecco, la fiducia è uno stato
Nostro Signore dirà all’emord’animo nel quale si sa che è
roissa: ”È la tua fede che ti
Dio che fa tutto. I bambini ed
Non capisco
ha guarita, non dire che sono
i mistici si somigliano terrile tue vie,
stato io; se fosse per me io
bilmente. Nostro Signore non
ma tu conosci
guarirei tutto il mondo. Ma
ha fatto della “misticologia”.
il mio cammino.
non tutti hanno fiducia. Tu
Invece di dire “Siate mistici,
D. Bonhoeffer siate profeti” ha detto “Siate
hai avuto fiducia ed è per
questo che sei guarita.”
come bambini”. E perché i
Solo questo domanda. Lui
vecchi vanno d’accordo con
mi tiene tra le sue mani per plasmarmi. E se i bambini? perché i vecchi sono semplificati
mi agito un po’ mi guarda, non mi forza, mi ed i bambini sono semplici. Mentre gli adulti,
lascia fare, anche delle sciocchezze! “Quando peccato!, hanno troppo lavoro da fare, sono
sarai stanco, dì, piccolo, mi guarderai e cer- obbligati a vedere il lato morale, politico, socherai di fare le cose un po’ meglio, vero?”
ciale… è complicato! Alla fine della nostra
Siate fedeli a Dio, dategli una fiducia infinita, vita Dio ci riduce alla semplicità. Davanti
non c’è nessuna ragione di diffidare di Lui!
a Dio non bisogna mai essere adulti… siate
Io, che sono più vecchio, vorrei che voi come bambini, come bambini piccoli!
sentiste pregare i vecchi… non preghiamo E quando incontrate persone che danno questa
come voi, si è forse più veri di voialtri gio- fiducia sconfinata a Dio, siate certi che hanno
vani, si ha più esperienza. Quando prego, Dio a loro disposizione.
di tanto in tanto rimprovero il Signore; gli Dio è sempre a disposizione di chi gli dà
dico: ”Ma perché fai così? perché vuoi que- fiducia. Lui non domanda né l’impossibile, né
sto? Proprio non capisco che idee tu abbia! l’assurdo, né il tormento: anche e soprattutto
Non so perché fai così, ma in tutti i casi ti quando Dio sembra esigere il tormento Lui è
rendo responsabile…” Una volta un mori- là e non pensa che al bene. E ci accorgiamo
bondo presso cui mi trovavo, disse a Dio: che non abbiamo sacrificato niente, ma che
“Ascolta, non so se esisti, ma se esisti, io ti abbiamo la grande amicizia di Dio.
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Foto di Massimo Schiavo
La pace richiede lotta,
sofferenza, tenacia.
Esige alti costi di
incomprensione e
di sacrificio.
Sì, la pace
prima di traguardo
è cammino.
Tonino Bello
Una carezza a Brigitte
“Amo la vita, fortemente, e vorrei
continuare a vivere a lungo…ma
credo, fortemente, nella Vita eterna, dove so che un grande amore mi
aspetta”. Così diceva sorella Brigitte al
limitare del suo congedo.
Se n’è andata il 26 novembre, a 82
anni, metà di questi vissuti all’eremo
di Campello, in Umbria, non lontano
da Assisi.
Sorella Brigitte accoglieva gli ospiti a
Campello con la luminosità del suo
sorriso. Quella luminosità di chi conosce la notte e le sue penombre e non
ne ha più paura: ci si sentiva abbracciati da quel sorriso… e da quella luce.
L’approdo all’Eremo era giunto dopo
una ricerca ostinata e profonda della
“sua” fede, di una fede cioè “personale”,
che non fosse solo quella ereditata in
famiglia, ma scaturisse da un incontro
vivo, dall’incontro con una Persona,
con Gesù.
E per trovare il suo Dio era passata dalla Francia, dove era nata, attraverso il
deserto del Marocco e gli ashram dell’India sempre cercando, cercando…
Strano che dopo tanto cammino la
mèta fosse stata proprio un eremo, dal
quale Brigitte non si è quasi più mossa. Strano o forse meraviglioso dono
di sosta per chi non ha mai smesso di
essere viandante con il cuore. E forse
era questo che a noi tutti, cercatori e
pellegrini sulle strade di Dio, stupiva
conoscendola: il sentirla compagna, o
più semplicemente… sorella.
Mariateresa Marra Abignente
di Campello
Brigitte, la tua presenza riempiva l’aria di affetti
e di significati, la tua ironia e fermezza spossava
la tristezza.
Ci accoglievano i tuoi occhi misericordiosi, il tuo
viso aperto e chiaro, il tuo sguardo diritto tremulo
di luce.
I tuoi occhi, dilatati d’amore nell’incanto della
preghiera e nell’estasi dell’orante, occhi che arrivavano e scioglievano i nostri segreti e misteri.
Ci parlavi con lo sguardo profondo, misurando il
silenzio davanti a te.
Parlavi nel silenzio fra gli alberi e le rocce, tra le
foglie e i fiori dell’eremo, un silenzio che nasceva
dal semplice stare.
Brigitte, Sorella benedetta, amica casuale, tu
fremente di luce, ruvida di terra, mormorante
d’acqua e di vento, mi hai insegnato a stare quieto e mi hai ricordato che nella Sua volontà è la
nostra pace.
Te ne vai lasciando cadere dietro di te briciole di
lettere e parole.
Mi hai insegnato che ogni giorno qualcosa s’innalza e la salvezza ci sfiora le labbra.
Mi conforteranno gli echi delle campane e la tua
benedizione all’eremo, dove la terra sposa la luce,
dove tutte le creature con il requiem nel cuore,
l’alba troverà inginocchiati.
Luigi Verdi
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Un abbraccio all'Abbè Pierre
Il suo corpo riposa in un piccolo cimitero in
Normandia. Su quella semplice croce ha voluto
che fossero scolpite solo tre parole: “Ho cercato
d’amare”.
L’abbè Pierre se n’è andato in silenzio, a 94 anni,
in una notte di gennaio. Non aveva paura di quel
momento. “La morte - diceva - è per me l’incontro,
a lungo ritardato, con un amico".
Don Ciotti lo aveva definito un ‘polmone di Dio’.
E come un buon polmone la sua vita è stata un
pompare aria nuova nella vita di migliaia di diseredati, di ex carcerati, di alcolizzati, di persone
senza speranza. Questo era ciò che facevano e
fanno le comunità di Emmaus, da lui fondate.
I suoi occhi infuocati di passione sono sempre stati un faro per la nostra esperienza. Quando venne
a Romena la prima volta, nel 1993, quegli occhi si
riempirono di commozione alla vista della pieve:
“Mon dieu”, “Dio mio”, fu il suo unico commento.
Ricambiammo la visita nel febbraio di tre anni
fa. Avevamo ritrovato un suo vecchio quaderno
di poesie e lui le rivide insieme a noi per pubblicarle. Quel libro ‘Foglie sparse’ è il delicato ed
emozionante ricordo che ha lasciato alla nostra
fraternità.
Pochi mesi dopo, proprio in occasione della presentazione del libro, tornò ancora a Romena.
Non dimenticheremo mai il sorriso che muoveva
i suoi incerti passi mentre un abbraccio di folla lo
accompagnava sui gradini dell’altare. "Bisogna esser entusiasti e appassionati - ci disse - Gesù stesso
critica coloro che non sono nè caldi nè freddi perché
queste persone rischiano di essere inglobate da chi
vuol manipolare le coscienze".
Ciao Abbé. Ci hai lasciato una meravigliosa testimonianza raccolta in intuizioni semplici: “Per me
esistono solamente tre certezze: Dio è amore,
nonostante tutto; noi siamo amati, nonostante
tutto, noi siamo liberi, nonostante tutto”.
Bisogna amare le porte
perchè sono il posto
dove nessuno si ferma
il posto da dove si passa
da dove si parte
dove avvengono
tutti gli incontri.
Bisogna odiare le porte chiuse
chiuse agli incontri
e chiuse a chi parte.
Abbè Pierre
15
Foto di Gregorio Hensel OFM
Sono
la tua anima
nascosta
e sarò
la tua trasparenza.
A. Herzer
LA VERITÀ É AVVOLTA NELL'AMORE
di Massimo Orlandi
Non basta la ragione, occorre la tenerezza. Non è sufficiente l’intelletto,
serve l’amore.
Per il nostro cammino di uomini è necessario fondere le qualità più propriamente maschili con quelle tipiche dell’universo femminile.
Arturo Paoli, piccolo fratello di Charles de Foucauld, ha parlato di questo
profondo bisogno del femminile per ciascuno di noi nel corso di un lungo
dialogo con Massimo Orlandi dedicato ai grandi temi della vita che è parte
del libro “La forza della leggerezza” che presenteremo a Romena il 6 maggio. Ve ne anticipiamo un estratto.
Al contrario di tanta parte
del mondo ecclesiastico tu
parli moltissimo e volentieri dell'altra metà
del cielo, del 'femminile'. Qual è il motivo?
Sai perché la società è così violenta nell’economia, nella politica, ma anche nelle relazioni
di amicizia? Perché è una società maschilista,
dominata dal bisogno di prevaricare, di dominare. ‘Gli altri sono un inferno’ scrive Sartre e
questa razionalità che vede nell’altro solo un
nemico da guidare, da dominare ed è tipicamente maschile ha profondamente bisogno di
essere trasformata dalle qualità del femminile:
cioè dall’amore, in tutte le sue declinazioni di
tenerezza, sensibilità, affettività. Questa fusione è necessaria alla società, e a ciascuno di noi,
inclusi noi preti: se un prete ti dà dottrina, idee,
teologia, ma non ti dà amore, le sue parole restano parole di uomo, non sono più parole di
Dio. Perché le parole di Dio sono verità, ma
verità nell’amore.
C’è una bellissima frase di San Paolo che dice:
facentes veritatem in caritate, la verità è avvolta
nell’amore, è amore.
Perché allora da parte della chiesa c’è tutta
questa paura della donna…
Perché la chiesa difende la fede come razionalità, e ha paura di questa infiltrazione del sentimento e dell’affettività nella verità.
Quale dovrebbe essere il suo ruolo nella chiesa e nella società?
La donna è la metà dell’umano e la chiesa dovrebbe tenerne conto: nella chiesa se non le si
18
vuol dare il sacerdozio, bisogna almeno darle
uguali diritti.
Vorrei ricordare un episodio. Per l’anniversario
della conquista della scoperta dell’America il
vescovo ha organizzato una veglia notturna. Ha
chiamato a partecipare il sacerdote guaranì, che
ha pregato tenendo sempre per mano la moglie.
Dopo la cerimonia, a casa nostra, il sacerdote ha
parlato a lungo. Non conosco il guaranì e così
ho chiesto a un giovane cosa avesse detto. “Ha
ricordato tutto quello che ha visto dal momento
in cui ha lasciato il villaggio, mi ha risposto. Poi
è stata la volta della moglie. “Anche lei ha ricordato tutto quello che ha visto da quando hanno
lasciato il villaggio”. “Allora hanno ripetuto le
stesse cose” ho osservato. “Veramente – ha replicato il giovane – quello che ha visto lui non è
lo stesso che ha visto lei”.
È una lezione che non ho più dimenticato.
L’ideale è la coppia: l’uomo solo, la donna sola,
vedono e capiscono metà di quello che c’è da
vedere e da capire.
Se questa presenza del femminile è così importante che senso ha il celibato?
Il celibato, se lo vivi seriamente, ti aiuta a scoprire l’amore fra l’uomo e la donna.
Che cosa vuol dire restare celibe? Che non devi
vivere completamente il tuo erotismo, che è in
parte affettivo, in parte fisico. Rinunci a vivere
il tuo erotismo e quindi a percorrere quel cammino che attraverso l’attrazione verso una donna
ti porta a scegliere lei, lei sola, a sposarla, a costruire una famiglia.
Il sacerdote non fa questa scelta, ma fa lo stes- ma, che non avendo nessuna prospettiva di vita
so la scelta di una relazione d’amore. Anche se si era abbandonata a una passività totale. Ed era
succede che dopo tanti anni di seminario finisca diventata oggetto, nel lavoro, nella sessualità, in
per pensare che il suo compito è quello di dare tutto. E quel dialogo che abbiamo intessuto è stauna dottrina, in realtà un prete deve essere mes- to prezioso anche per lei perché da quel momensaggero e testimone di questo amore che Dio gli to ha cominciato ad accorgersi di vivere, di poter
ha dato per poterlo dare a
essere soggetto attivo
tutti, specie alle persone
Per un sacerdote quindi
ferite nell’amore.
l’amore si esprime come
La funzione del prete
una forma di amicizia.
celibe e della donna conSì, dovrebbe essere quesacrata è quindi quella di
sto. E io sostengo che
aiutare a scoprire questo
l’amicizia femminile è per
amore gratuito, disintenoi preti difficilissima, ma
ressato.
necessaria. E non solo per
Un amore che però ha il
noi: oggi vedo tante diffipeso della rinuncia
coltà specie fra i giovani a
L’amore è anche sofferenentrare in contatto, a coza; se uno non è disposto
municare scambiandosi le
ad accettare la sofferenza
proprie idee, comunicannon realizzerà mai l’amodosi i propri pensieri…
re. La nostra non è però
Questa mancanza di
una tortura inutile, di cui
amicizia, questa incaSai qual’è la cosa
Dio si compiace, come
pacità di comunicare
più grande che può
una specie di croce, è
secondo te è anche aldare un prete?
piuttosto una rinuncia per
l’origine delle difficoltà
È far sentire
scoprire l’amore.
delle coppie di oggi?
la persona amata.
Sai qual è la cosa più
Molte coppie sono in criDio non si scopre attraverso
grande che può dare un
si perché cominciano dal
un ragionamento teologico,
prete? È far sentire la
sesso e si fermano lì. Il
lo si scopre solo
persona amata. Perché se
piacere non è progressivo:
se ci sente amati.
Dio è amore, Dio non si
se per esempio ti piace la
scopre attraverso un rapastasciutta, a un certo
gionamento teologico, lo si scopre solo se ci si punto mangiarla diventa cosa normale, ordinaria.
sente amati.
E finisci per stancarti. L’amore è invece un camCome andrebbe vissuto il celibato?
mino di identificazione e ancor più di scoperta di
Come una scelta che deve essere elaborata. Se tu quello che è originale, particolare nell’altro. Ciò
la vivi come repressione, diventi come un albero che lo alimenta è la comprensione e l’accettazione
quando si secca. Se la elabori, devi però farlo della diversità. Perciò bisogna cercare di non docon una donna, una donna intelligente, capace minare, di non distruggere quegli aspetti che non
anche lei di rinuncia.
sono uguali ai nostri perché il vero amore è fatto
Tu hai incontrato donne così?
di rispetto e di accoglienza di ciò che, nell’altra
Certo, ne ho incontrate diverse. Per esempio persona, è diverso da te.
Gaudy, una ragazza venezuelana poverissima Hai mai sentito nostalgia per non aver potuto
che era stata abbrutita, ridotta a oggetto. Gaudy è vivere una vita a due?
quella che mi ha aiutato di più perché mi ha fatto Posso aver sentito attrazione verso una donna,
conoscere l’obbrobrio della maschilità, dell’uo- ma nostalgia di una famiglia, di avere una mia
mo che ti usa e non ti vede, neanche ti guarda.
casa, mai. Vuol dire che ci sono persone nate per
Gaudy era la classica ragazza povera, poverissi- altro, no?
19
LE LETTERE DELLA PACE
di Tonino Bello
Don Tonino Bello amava parlare con la gente. Ed era bravo nel farlo.
Comunicava con semplicità e freschezza. Faceva bene, ascoltarlo.
Le parole di don Tonino avevano anche un altro dono: erano parte di lui.
“La convivialità delle differenze”, l’immagine con cui aveva ritratto la pace, era
vita vissuta nel suo palazzo di vescovo, dove di continuo ospitava famiglie di immigrati.
“La chiesa del grembiule”, attenta al servizio, era quella che viveva ogni giorno, stando concretamente vicino ai poveri.
Vescovo di Molfetta, presidente di Pax Christi, Tonino Bello merita di essere ricordato soprattutto come un prete innamorato di Gesù e dei poveri, profeta di giustizia e di pace.
La Fraternità di Romena ha avuto da Medici per l’Africa - Cuamm la disponibilità a ripubblicare il testo di un incontro di 20 anni fa, nel quale si può trovare un compendio delle
sue riflessioni sulla pace, la non violenza, la giustizia, come anche i tratti essenziali della
sua spiritualità. Di questo libro, “Il fuoco della pace”, disponibile da Pasqua, vi anticipiamo
un frammento nel quale don Tonino ci sintetizza i punti cardine della pace. Che sono quattro,
come le lettere che la compongono: la «p» di preghiera, la «a» di audacia, la «c» di convivialità,
la «e» di esodo.
“Il fuoco della pace” sarà presentato a Romena la sera di Pasqua (8 aprile, ore 21) da Monsignor Luigi Bettazzi,
Vescovo emerito di Ivrea e da Tonio Dell’Olio, autore dell’introduzione del libro.
P
come preghiera
Penso che per la maggior parte siate credenti; ma
anche se non lo siete, la preghiera è un patrimonio
di tutti, perché è dove c’è la luce che noi possiamo
trovare certi valori.
Ricordo il racconto di un maestro indiano. Si trova
in un libro molto bello che è uscito l’anno scorso;
è una raccolta di parabole orientali: II canto degli
uccelli. L’ha scritto un gesuita missionario. Una
parabola parla di un celebre maestro indiano che
un giorno aveva perso una moneta d’oro e l’andava
cercando nel giardino. Gira di qua, gira di là… sollevava il fogliame delle siepi, guardava nell’erba,
andava sotto gli alberi per vedere se poteva trovare
la sua moneta: niente da fare. Ad un certo momento passa lungo la strada un suo discepolo che gli
chiede: «Maestro, che cosa fai?». «Ho perduto una
moneta d’oro - risponde il maestro - era un ricordo
per me molto bello e adesso la sto cercando». Anche il discepolo, perciò, si mette a cercare. Dopo
un po’, visto che tutti i tentativi erano vani, chiede:
«Maestro, ma dove l’hai persa questa moneta?».
«L’ho persa lì, in fondo, nella capanna». «Nella
20
capanna? E perché la cerchi qui?». «Perché qui c’è
più luce». Può sembrare una barzelletta, invece è
una parabola gravida di significati. Noi, certe volte,
le cose che perdiamo nella vita, le andiamo a cercare proprio nel posto dove le abbiamo smarrite,
ed è sbagliato. Se hai perso l’innocenza per strada,
è inutile che tu vada sulla strada a ricercarla: devi
andare dove c’è più luce.
A
come audacia
Audacia non significa spericolatezza, temerarietà, ma parresia, cioè libertà, franchezza di parola,
capacità propositiva di dire le cose, proprio nel
nome del Vangelo. Non significa ovattare il Vangelo, metterlo nel cellophane, edulcorarlo, annacquarlo al punto tale che non dice più nulla di
nuovo. Il Vangelo, ne sono convinto, sarebbe capace di fare esplodere l’animo dei giovani. Invece
oggi non dice niente, perché siamo degli adattati,
proprio noi, che dovremmo essere dei disadattati
continui.
C’è un’espressione molto bella negli Atti degli Apostoli, là dove si dice così: «Pietro andò, si alzò in
piedi, insieme con gli undici e parlò ad alta voce».
Questa è la parresia: alzarsi in piedi, avere il coraggio di parlare, insieme con gli altri, non come
battitori liberi, non come frombolieri d’assalto che
vanno avanti, ognuno per conto proprio. Il coraggio
consiste soprattutto nel coinvolgere gli altri a parlare, come gruppo, come associazione, come Chiesa,
come diocesi, come parrocchia. Sempre negli Atti
degli Apostoli una volta Paolo venne condotto con
un suo compagno davanti al Tribunale con il seguente capo d’accusa: «Costoro mettono sottosopra
il mondo». Noi quale mondo mettiamo sottosopra?
c’è questa convivialità delle differenze nelle nostre
parrocchie? Nei nostri gruppi missionari, nei nostri
gruppi ecclesiali?
E
come esodo
Dobbiamo lasciare le ricchezze, cosa a cui ci siamo disabituati nella Chiesa. Il libro del Nuovo
Testamento, il libro degli Atti degli Apostoli, parla
chiaro: «Vendevano e davano ai poveri». Anche
Gesù dice: «Vai, vendi quello che hai, dallo ai
poveri, poi vieni e seguimi». Partire dagli ultimi
verso tutti, perché non si
vuole escludere nessucome convivialità
no… Forse come credenti,
Se date uno sguardo a tutti
come Chiesa, dobbiamo
i grandi maestri della nonoperare dei salti di qualità.
violenza, vedrete come
Lo so che, come vescovi,
elaborano in modo straorvi dovremmo precedere
dinario il tema della conin questa mentalità del
vivialità. Ho parlato prima
distacco, della rinuncia. E
della tavola con i 100 pani
voi dovreste rinunciare al
e i 100 commensali. La
doppio, al triplo stipendio,
pace non viene quando uno
anche quando esercitate
si prende solo il suo pane e
la professione libera. Voi
va a mangiarselo per conto
siete sottoposti forse più
suo. Quella è giustizia, ma
degli altri alla tentazione
una volta che è avvenuta la
della ricchezza, perché
giustizia, non ci sarà ancosoffrite tanto prima di
ra la pace. La pace è qualChiesa di Dio,
trovare un po’ di sistemache cosa di più: è conviviadal giorno di Pasqua
zione; ma una volta che
lità, cioè mangiare il pane
questo è il tuo progetto politico,
l’avete raggiunta non sta
insieme con gli altri, senza
questa la tua linea diplomatica,
lì la felicità, non sta lì.
separarsi. Anche qui c’è
questo il tuo indirizzo
“Pauper” si oppone a “poquella che viene chiamata
amministrativo: la pace,
tens”. Quindi quando dico
“l’etica del volto”, di cui
non la tua sistemazione pacifica,
“lasciare le ricchezze” inla filosofìa contemporanea
non il plauso dei potenti
tendo soprattutto «lasciare
si sta occupando tanto. Chi
il potere, la volontà di dodi voi ha sentito parlare di
Emanuel Levinas sa come tutto il suo pensiero è minio che è anche il potere sulle coscienze, sui
centrato sull’etica del volto. L’altro è un volto da poveri, sui vostri assistiti». Questo vale anche per
scoprire, da contemplare, da togliere dalle nebbie noi, sacerdoti, che esercitiamo un potere morale.
dell’omologazione, dell’appiattimento; un volto Siccome siamo vescovi o siamo preti, allora la
da contemplare, da guardare e da accarezzare. C’è gente ci bacia la mano, si inginocchia, ci ritietutta una descrizione bellissima della carezza, che ne santoni, personaggi… Bisogna stare attenti.
viene concepita come dono. La carezza non è mai Noi dovremmo fare un’operazione di spogliazioun prendere per portare a sé, è sempre un dare. ne, perché soltanto Gesù Cristo sia benedetto e
Questo si trova in filosofi contemporanei che non glorificato. Come Chiesa non dovremmo cercare
sono di estrazione cattolica. La pace cos’è? La legami con il potere, non dovremmo prostituirci.
convivialità delle differenze, quando si mettono a Questa Chiesa, che abita i sotterranei della Storia
sedere alla stessa tavola persone diverse, che noi e non i palazzi dei potenti, deve togliersi la corazsiamo chiamati a servire. Diciamolo francamente: za di Saul per prendere la fionda di Davide.
C
21
Incontri Romena 2007
Per l’anno in corso vi proponiamo due percorsi di incontri, che però si fanno
uno perché rappresentano la stessa esigenza: confrontarsi con stili, personaggi, idee, che possono alimentare e stimolare il cammino di ciascuno di noi.
Semplicemente vivere
Le parole e il silenzio
È il tema dell’anno di Romena, quello che ha
animato le veglie. Ora il tema diventa il punto di partenza di tre incontri in programma a
Romena. Consapevolezza, fedeltà e essenzialità: questo è, per noi, ciò che aiuta, che guida il
“vivere semplicemente”, e questi saranno i titoli
dei tre appuntamenti. Ma ogni volta punteremo
anche oltre per camminare nella vita, nell’esperienza, nelle idee dei nostri ospiti. Gli incontri
ci permetteranno anche di presentare le nuove
pubblicazioni della Fraternità.
A questi incontri si aggiungeranno presto anche
la festa d’estate, a luglio, e quella di autunno
(ottobre), i cui programmi sono ancora in fase
di predisposizione.
Il FAI, Fondo per l’ambiente, ha individuato il
Casentino come uno dei dieci luoghi italiani del
silenzio. Su questo silenzio proveremo a calare le
giuste parole, attraverso un percorso di incontri in questo caso organizzato dalla Fondazione
Giuseppe e Adele Baracchi, che da tanti anni ci
è vicina, e con cui collaboreremo. Il ciclo ha per
sottotitolo “Sulle orme di Tiziano Terzani”: la
scelta dei temi è avvenuta guardando alle riflessioni di questo grandissimo giornalista scrittore.
In questo percorso itinerante di incontri che si
svilupperà tra Romena, Poppi e Rondine (vicino Arezzo) parleremo della salute, nel momento della malattia, di pace, del bisogno di ricerca
spirituale che è in ciascuno di noi.
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Semplicemente vivere
Domenica 6 maggio - ore 15
Arturo Paoli e Arrigo Chieregatti
La Consapevolezza
Protagonisti Fratel Arturo, 94 anni, piccolo fratello di Charles De Foucauld, e Arrigo Chieregatti, sacerdote, professore di
scienza dell’educazione. Nel corso dell’incontro sarà presentato il libro di Arturo Paoli “La forza della leggerezza”.
Domenica 3 giugno - ore 10.30 e ore 15
Lidia Maggi, Shahrzad Houshmand e Antonietta Potente
La Fedeltà
Tre donne per un dialogo che si svilupperà sia al mattino che al pomeriggio: Lidia Maggi è una pastora della Chiesa battista,
Shahrzad Houshmand una teologa musulmana, Antonietta Potente una teologa domenicana che da tempo vive in Bolivia.
L’incontro permetterà anche di presentare il libro di Antonietta Potente “Semplicemente vivere”.
Domenica 16 settembre - ore 10.30 e ore 15
Ermes Ronchi e Wolfgang Fasser
L’essenzialità
Ermes Ronchi, servo di Maria, direttore della Corsia dei servi a Milano, è autore di numerosi libri sulla Bibbia; Wolfgang
Fasser musicoterapeuta, fisioterapista, da tanti anni è uno dei collaboratori più preziosi della Fraternità. L’incontro servirà
anche a presentare il suo libro “Invisibile agli occhi”.
Le parole e il silenzio
Sabato 14 aprile - castello di Poppi, ore 16
Angela Staude Terzani, Lucio Luzzatto, Donatella Carmi Bartolozzi
La mia salute nella malattia
Le esperienze di vita di Angela, scrittrice, compagna di una vita di Tiziano, di Donatella, presidente della’associazione di
leniterapia FILE e quella del professor Luzzatto, uno degli oncologi italiani più famosi e apprezzati.
Lunedì 21 maggio - Cittadella della pace di Rondine, ore 18.30
Rita Borsellino, Lisa Clark
Donne di Pace
A Rondine, vicino Arezzo, saranno protagoniste donne portatrici di pace, come Rita Borsellino, sorella del magistrato
ucciso dalla mafia e Lisa Clark, dei Beati Costruttori di Pace, pacifista tra le più note e impegnate.
Domenica 17 giugno - pieve di Romena, ore 15
Erri De Luca
Il richiamo dell’infinito
Il bisogno di andare oltre, di capire il senso del tutto. Sarà questo il tema di fondo dell’incontro con Erri De Luca, scrittore
tra i più amati, assiduo frequentatore della Bibbia.
23
Pasqua
Festa della Fraternità
Per noi è l’appuntamento del cuore, quello che ogni anno permette di
incontrarci e di individuare insieme il cammino da seguire nel corso
dell’anno. Anche quest’anno i giorni di Pasqua portano con sé momenti
di preghiera e di incontro, di riflessione e di creatività.
Si comincia il giovedì santo ricordando la lavanda dei piedi, il venerdì
è il giorno della veglia della passione di Gesù, il sabato della Messa per
la resurrezione.
Anche quest’anno divideremo la domenica in tre momenti, quelli che
scandiscono la nostra preghiera comune. All’insegna del pane sarà la
cena collegiale, la luce arriverà dall’incontro serale, la gioia dal concerto che concluderà la giornata. Una nota sull’incontro serale: quest’anno
sarà dedicato al fuoco della pace che ha alimentato il percorso umano e
spirituale di Tonino Bello. Le idee, la vita di quel vescovo che si faceva
chiamare don Tonino, che ospitava in curia gli sfrattati, che era costantemente vicino ai poveri, che marciava per la giustizia e i diritti, saranno
al centro dell’incontro con il Vescovo emerito di Ivrea Luigi Bettazzi e
con Tonio Dell’Olio, di Libera, due persone che hanno condiviso il suo
percorso e che amiamo molto per il loro stile e il loro cammino.
E siamo al lunedì. Al mattino la messa del vescovo di Fiesole Luciano
Giovannetti, poi il pranzo comune, il pomeriggio non stop di esibizioni, spettacoli, concerti, con uno spazio ad hoc per i più piccoli e tante
sorprese curate dalla Compagnia delle arti di Romena.
Tutti voi potete partecipare a ogni momento, in libertà, ma attenzione:
se vorrete soggiornare a Romena o dintorni nei giorni della festa siete
pregati di avvertirci per telefono (0575-582060): la prenotazione è indispensabile per sistemarvi nel miglior modo possibile.
A presto!
Programma
Giovedì 5 ore 21.00
Lavanda dei piedi
Venerdì 6 ore 21.00
Veglia al “Crocifisso”
Sabato 7 ore 22.30
Messa di Pasqua
Domenica 8
ore 17.00
ore 19.00
ore 21.00
24
Ore 22.30
Messa
Festa del pane
Festa della luce
Incontro con Luigi Bettazzi e
Tonio Dell’Olio
Festa della gioia: musica e canti
Lunedì 9
ore 11.00
ore 13.00
ore 15.00
Messa col Vescovo
Pranzo
Spettacoli, musica, incontri
Corso con:
Antonietta Potente
28-29 Aprile 2007
Pane e coraggio
Partendo da un brano del Profeta Baruk,
affronteremo il tema del coraggio e della fame
di cambiamento e rinnovamento che è dentro
ognuno di noi. Sabato mattina affronteremo
il tema: “Getta il mantello del lutto”, sabato
pomeriggio “Rivestiti del mantello della
giustizia”, domenica mattina “Alzati e guarda
verso oriente”.
Per iscrizioni: Romena 0575.582060
Avvisi
5 per mille per la Fraternità di Romena
Hai cambiato indirizzo?
comunicacelo attraverso il sito
www.romena.it
Anche quest’anno troverai nella tua dichiarazione
dei redditi una sezione intitolata “Scelta della
destinazione del 5 per mille dell’IRPEF”. Qui potrai
scegliere direttamente l’organizzazione a cui devolvere
tale sostegno SENZA ALCUN COSTO AGGIUNTIVO sulla
tua dichiarazione.
Comunicaci se hai cambiato indirizzo o semplicemente
vuoi farlo arrivare anche ad un tuo amico collegandoti
al nostro sito www.romena.it e compilando il modulo
che ritrovi sulla home page.
Romena ha il codice 92040200518
È sufficiente apporre la firma e indicare il codice nel
primo dei 3 spazi che figurano nella pagina e titolato
“Sostegno delle organizzazioni non lucrative… etc”.
Se non presenti dichiarazioni ma ricevi il CUD, sarà
sufficiente che tu, dopo aver firmato e indicato il
codice come sopra, PRESENTI IL CUD ad uno sportello
bancario o postale SENZA ALCUN COSTO.
Ricordati che in caso di mancata indicazione
dell’associazione preferita, la quota del 5 per mille non
sarà devoluta a nessuno.
25
S
Progetto “QUORLE”
i trova a Quorle il nuovo cuore pulsante della Fraternità. A 6 Km da Poppi, una ventina da
Romena, ci attende un nuovo piccolo sogno da realizzare. Proprio a fianco della casa-canonica
che stiamo finendo di ristrutturare (a breve si renderà disponibile per ospitare corsi, gruppi, attività
della Fraternità), c’è infatti una vecchia casa colonica ormai in rovina cui vogliamo ridar vita.
La casa ospiterà quattro piccoli eremi che saranno a disposizione di tutti coloro che vorranno vivere un periodo di silenzio, di raccoglimento, di incontro con se stessi e con la natura circostante.
Questi piccoli nuclei risponderanno così a quel bisogno di eremo, di ritiro, di pace che tante volte
ci è stato espresso dai tanti amici che vivono l’esperienza di Romena.
La casa avrà un “custode speciale”: in una parte del rustico, infatti, andrà a vivere il nostro Wolfgang
Fasser, che aiuterà gli ospiti a “custodire e coltivare” il silenzio e la pace di Quorle.
Dopo Pasqua vorremo iniziare i primi lavori partendo dal tetto, per poi continuare con il vostro
aiuto a completare prima possibile la realizzazione del progetto.
Come aiutarci…
Tramite versamenti che possono essere effettuati:
- C/C Postale n. conto 38366340 intestato a: Fraternità di Romena Via Romena 1 52015 Pratovecchio - Arezzo
- Bonifico bancario su C/C n. 3260
c/o Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio (BPEL) Filiale di Pratovecchio codice ABI 5390 CAB
71590 intestato a Fraternità di Romena Via Romena 1 52015 Pratovecchio - Arezzo, specificando nella
causale: “Progetto Quorle”
26
GRAFFITI
ono stato insieme con una ragazza per
due anni. Credevo che la fedeltà fosse l’esclusività nel mio donarmi a lei,
e con questa idea ho vissuto la ricerca attiva di
un “noi” comune, stando in attesa nei momenti
bui e accettando anche la sofferenza di vederla diversa da me - per certi versi incompatibile.
Eravamo due vite, camminavamo ciascuno sul
proprio cammino, ma traevo nutrimento dal nostro stare insieme, e sono stato disposto a sacrificare una parte di me per difendere la realtà della
nostra coppia.
Ho commesso un errore perché la fedeltà è prima di tutto per se stessi: se non mi comprendo
nei miei bisogni e nelle mie esigenze, se non le
rispetto e le riconosco come “sacre”, e non le
sento degne di essere manifestate al mondo, così
da permettermi di ricercare attivamente la mia
strada, la fedeltà per l’altro diventa uno sforzo
di tenere insieme desideri a volte contrastanti; un
dovere che mi autoimpongo e che mi fa dimenticare di chi sono.
Impariamo invece a essere fedeli a noi stessi! Ad
accudirci e ricompensarci di tutte le attenzioni
che le nostre sensazioni, emozioni, desideri e sogni meritano… in questo coccolarci, la fedeltà
per l’altro diventa un piccolo tesoro, una parte
del nostro essere che si riconosce come mancante, e vede nella persona che ci sta accanto
un completamento essenziale di sé. L’altro è un
riempimento di significato alle nostre possibilità:
lo teniamo in conto in massimo grado, come una
parte di noi, ma non lo preferiamo a nessun altro aspetto della nostra personalità. Fedeltà a se
stessi e agli altri indissolubilmente legate!
S
Marco
a parola fedeltà oggi più che mai mi
sembra, molto forte, vivo quotidianamente un combattimento interiore che
mi fa faticare ad essere fedele a Cristo, ad avere
di nuovo fiducia in Lui.
Qualche anno fa, forse con un po’ di superficialità, mi sembrava tutto più facile, ero molto impegnata nella Chiesa, ero abituata a fare molto per
gli altri e le mie fatiche erano ripagate da tanta
gratificazione. Oggi mi rendo conto che la mia
fede a volte era incentrata nella mia autoaffermazione. Poi la malattia e la successiva morte del
mio sposo hanno come spezzato la mia vita.
La mia reazione è stata quella di non accettare
questo evento. Per lungo tempo sono rimasta disorientata di fronte a questo Progetto del Signore
per me.
Per molti mesi ho continuato a chiedergli… perché…
Io che a 20 anni avevo due figli e mi sono rimboccata le maniche per arrivare bene a tutto e
tutti, questa mia storia ha fatto sì che si insinuasse dentro di me l’idea di poter organizzare e risolvere sempre tutto.
Questa perdita, così lacerante nella carne, ha
messo sottosopra la mia vita e ha tirato fuori tutte le mie fragilità, le mie paure, ancora oggi a distanza di due anni a volte provo come una “crisi
di astinenza” che mi blocca lo stomaco.
Ma è proprio in questi momenti di grande smarrimento che la mia frenesia di voler capire e risolvere sempre tutto, lascia il posto alla fede in
Cristo. Allora sento forte il bisogno di lasciare le
mie resistenze e di abbandonarmi a Lui, di essergli di nuovo fedele, anche se ha messo davanti a
me una strada così dolorosa.
Vilma
L
27
n questi giorni in cui è acceso il dibattito tra pro e contro l’eutanasia sembra
assurdo parlare di fedeltà.
Fondamentalmente ritengo che chi sia a favore
dell’eutanasia sia anche privo di qualsiasi speranza che esista un amore fedele da parte di Dio.
Spesso in situazioni difficili ci si chiede per quale motivo Dio possa permettere queste cose. Ma
ci siamo mai chiesti, quando facciamo del male
a Dio con i nostri continui tradimenti, per quale
motivo permettiamo questo? È troppo facile scaricare la responsabilità sempre sugli altri.
Così come anche nella situazione di Welby in
cui nessuno ha saputo o voluto prendere una posizione. Dopo che le cose avvengono è troppo
semplice e comodo fare polemiche.
Mi sono spesso chiesta cosa proverei nella posizione dei tanti Welby che in questo momento
soffrono un disagio evidente. Alla mente mi viene tutto: paura, dolore… ma niente che anche
lontanamente possa avvicinarsi alla parola eutanasia.
Credo che la vita sia un dono speciale che ci venga fatto e se crediamo davvero al Cristo morto
in croce per noi, non dobbiamo dimenticare che
anche Lui ha sofferto.
Attraverso le parole sembra tutto facile, ma di
sicuro non è impossibile.
I
Dina
he compito grande esser fedeli a se
stessi, non tradirsi, tendere quel filo che
passa dritto, parte dall’anima, poi attraverso di noi, ciò che siamo, che sentiamo, fino
ad esprimersi, ad esternarsi…
Fedeli a se stessi, all’espressione di sé, alla propria anima danzante, un profondo respiro, che
gioia!
Come procedere, se la via non è chiara, come
fare se attorno non c’è comprensione? Ascoltare, penso-spero-credo, andare oltre e persistere.
Con quel filo teso, che collega mente, anima,
cuore, accettando l’incomprensione, è il prezzo
da pagare… ma, in cambio, se si ha pazienza
e resistenza, può donare tesori grandi ed inestimabili.
Monica
C
28
edeltà fa rima con rigidità.
Rimanere fedeli vuol dire rimanere ancorati, fissi, immobili su un punto…
Fedeltà fa rima con ottusità.
Rimanere fedeli vuol dire non essere disponibili
ad aprirsi ad altre posizioni, accogliere e far nostri
altri stimoli…
Ma che questo sia solo un modo superficiale di
vivere la fedeltà, un modo dettato dal diavoletto
della discordia, dai luoghi comuni?
Sì, se guardo con più attenzione vedo che…
Fedeltà fa rima con direzionalità.
Parafrasando Nietzsche, se nella vita riusciamo
a trovare un perché riusciremo a sopportare ogni
“come”, saremo in grado di vedere un senso anche
in quegli avvenimenti che ci fanno soffrire perché
capiremo che sono esperienze utili per mettere
alla prova, consolidare il nostro “perché”.
Eh sì, fedeltà fa rima con stabilità.
Mi guardo intorno, assimilo dall’esperienza mia e
degli altri e dentro di me rimane un punto, il mio
“perché” a cui far sempre ritorno: il raggio può
disegnare una circonferenza enorme, fatta di una
moltitudine di punti uniti tra loro, ma il centro da
cui parte è uno solo, il punto a cui si affida per
spaziare è uno solo ed è lì che si colloca la mia
fedeltà.
F
Carla
a fedeltà credo abbia a che fare con
la direzionalità però se sto andando
contromano devo essere sereno anche
nell’invertire la marcia e dire “ho sbagliato, pazienza torno indietro” senza domandarmi quante persone hanno sofferto per questo? avevo il
diritto di coinvolgerle? oppure potevo aspettare
un altro momento prima di mettermi in strada a
testa bassa? e mille altre domande….
La fedeltà per me è insita nel mio carattere e le
mazzate peggiori le ho prese quando ho tradito
me stesso…
L
Leonardo
er essere fedeli, ovviamente dobbiamo
fidarci: credere in quello per cui si lotta
o nella persona a cui ci affidiamo. Dobbiamo essere noi stessi, non cambiare in base
alle esigenze del momento o… ma essere fedeli
a quello che realmente siamo, in parole povere
“rispettarsi”. Se non siamo noi i primi a farlo nei
confronti di noi stessi, difficilmente lo faremo
con chi ci circonda.
Lavorare, e anche sodo! La fedeltà non si riceve
o dona così, sbattendo le ciglia!
Se c’è fedeltà per qualcosa o qualcuno, c’è anche
affetto, amore, amicizia; guardo un po’ tutti con
la “A” ma… non so, mi sarebbe piaciuto aggiungere una lettera che non compare nella parola
fedeltà: la “R” di rispetto… che dite?
P
edeltà…una parola che istintivamente,
mi suscita un po’ di timore, forse perché, fra le lettere ci leggo un “per sempre”… e il “per sempre” non è un concetto che
sta solo nelle mani dell’uomo, tanto meno nelle
mie! Da sola mi sento incapace di garantirlo.
Quindi Fedeltà mi rimanda a Dio, forse perché
proprio da Lui devo imparare cosa significa. Già,
fedeltà ad un popolo che faceva fatica a capirLo,
fedeltà alla Sua scelta d’amore per noi, nonostante tutto, fedeltà a quel “Vi amo…da morire”.
E io? Io faccio delle scelte nella vita, ne faccio
tante, quotidianamente, ma credo che quelle fondamentali siano poche, al massimo due o tre, il
resto è, appunto, fedeltà o infedeltà a queste. E
il tagliando di garanzia o lo metto nelle mani di
Dio, che dovrei coinvolgere in queste scelte, oppure non c’è nulla da fare, prima o poi mollo.
Mi piace pensare che Dio mi aiuta a scegliere,
se glielo permetto, se sono disposta a mettermi
sulla sua lunghezza d’onda, e mi aiuta anche a
rimanere fedele. Quella pace, quella serenità,
quella gioia vera che si sente quando fai una
scelta importante, come quella del matrimonio,
per esempio, oltre ad essere il segno che il Padre
Eterno è d’accordo, è anche stimolo a rimanere
fedele alla scelta fatta.
Chiara
F
Marco
a fedeltà è una caratteristica che molte
persone desiderano per se stessi, nella propria vita, nelle persone con cui
condividiamo un cammino; i sinonimi di questa
parola sono affetto, amore, costanza, assiduità,
tenacia, rispetto: e chi non li vorrebbe nella propria vita?!
Credo però che dobbiamo fare attenzione a cosa
rimaniamo fedeli perché non sempre può essere
positivo. Bisognerebbe coltivare sempre la fedeltà, ma lasciando spazio al rinnovarsi, alla conoscenza, all’ignoto e proprio nel nuovo coltivare
la fedeltà profonda di ciò che desideriamo.
L
Lucia
Gigi e Luigi Ciotti ad Assisi per ricordare l’abbè Pierre
29
pesso si crede che la fedeltà sia un dato
di fatto, un qualcosa di dovuto, ovvero
una certezza che consideriamo scontata quando viviamo un rapporto di amicizia o di
coppia Riflettendo su questa parola, ho dovuto
dare uno sguardo al mio passato, in particolare
ai molti legami di amicizia che ho vissuto e che
purtroppo sono appassiti, perché da parte mia ho
condiviso poco della mia personalità a causa di
stupide paure e pigrizia.
Circa sei anni fa ho attraversato un momento particolarmente difficile per la scomparsa improvvisa di mio padre, e mi sono ritrovato poco più che
ventenne, praticamente un ragazzetto viziato, a
dover contribuire con energia per fare in modo
che la famiglia trovasse un nuovo equilibrio, in
quanto mia madre e mio fratello erano troppo
fragili in quel momento. Questa esperienza mi
ha ulteriormente allontanato dalle persone che
frequentavo, e mi sono raggomitolato nelle mie
insicurezze, anche perché mettevo continuamente a disagio la gente che mi circondava esternando continuamente la mia difficile situazione
anche quando non ce n’era il motivo. Ho provato
molta rabbia perché ero convinto che le persone
che “dovevano” sostenere il mio cammino, mi
avevano abbandonato per interessi personali.
Tuttavia dedicando più tempo alla famiglia ho
riallacciato legami forti con mia madre che ho
scoperto essere una donna forte e piena di fiducia
nel futuro, e con un fratello capace di affrontare
la vita con la giusta dose di serenità e leggerezza riuscendo ad essere deciso e risoluto quando
serve. Per loro sì, vale la pena essere fedeli, fino
in fondo.
Allora ho capito che la fedeltà è un qualcosa che
si deve costruire e conquistare giorno per giorno,
perché i rapporti di amicizia o di coppia devono
essere coltivati, altrimenti si sciupano e sfioriscono troppo presto. Giustamente Irene Grandi
cantava in una canzone: “Prima di pretendere
qualcosa prova a guardare quello che dai tu”,
prima di pretendere la fedeltà degli altri è necessario donare senza riserve sé stessi, con la consapevolezza che ogni aspetto della nostra vita,
anche quelli meno piacevoli, sono doni troppo
grandi per non essere custoditi.
S
Aldo
30
ono una persona di 71 anni e non so se
riuscirò a esprimere il mio pensiero sulla fedeltà anche perché la mia cultura è
modesta (5ª elementare): però ci provo…
Per me ci sono due tipi di fedeltà; la prima è una
fedeltà spirituale: è essenziale rispettare sempre
Dio, anche nei momenti più bui e di crisi; il secondo tipo di fedeltà riguarda il nostro cammino
di uomini: bisogna rispettare le persone e essere
fedeli a chi ci è vicino e si ama.
Sin da bambino, quando frequentavo (a volte
anche controvoglia) il catechismo, la messa,
e le comunità di allora, si è radicato in me un
sentimento di grande rispetto e di fedeltà a Dio.
Durante questo lungo tragitto di vita ci sono stati
momenti di sbandamento e tentazioni di vario
tipo: ci sono stati momenti che non ho praticato
o poco la chiesa e le sante messe, sono anche
stato sul punto di provare a tradire i miei insegnamenti, ma non sono mai andato aldilà della
mia dottrina, ho avuto sempre rispetto e sono rimasto dentro il campo della pura fedeltà a Dio e
dalla cristianità.
Anche la vita con le persone è fatta di reciproco
rispetto e fiducia e anche qui ci possono essere
momenti critici di scontri e diversità di vedute,
S
incomprensioni e voglia di cambiare e anche tradire, poi però ci pensi su e dici: “ma io da questa
persona ho avuto tutto quello che ho chiesto, sincerità, attenzioni, amore, rispetto e disponibilità
a trovare la soluzione a tutti i problemi e allora
perché tradire”? E così sono rimasto fedele alle
persone care che mi hanno apprezzato.
Oggi non ho più dubbi, frequento la chiesa (molto Romena) vivo bene con la moglie e sono sereno, questo perché ho seguito fedelmente i principi che tanti anni fa mi si sono radicati dentro
attraverso i genitori e gli insegnamenti che ho
ricevuto.
Quindi dico a tutti che fede, fiducia e fedeltà
vanno a braccetto. Che rispetto per il prossimo e
essere sempre fedeli a Dio porta tanta serenità.
E ai giovani dico che la fedeltà ti gratifica e che
con il trascorrere del tempo ti dà gioia e pace.
he cosa è la fedeltà? Come parlare di essa
quando tutto intorno è incerto è l’angoscia opprime ogni respiro? Si! esiste una
fedeltà, che non abbraccia solo sensi comuni,
una fedeltà più invisibile più intima e certa. Fedeltà è vita, la vita è fedeltà… quella vita che non
chiede cosa vivi o come vivi, quella vita che non
pone domande quella vita che nonostante tutto…
VIVE! Questa per me è fedeltà, non sono io che
chiedo o domando quanto sia fedele ad essa, è lei
che mi guida, è lei che insegna, è lei che in fondo
non mi tradisce mai.
E mi racconta, quanto niente può essere dato per
scontato anche nella quotidianità più immediata.
C
Paola
Remo
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specificando nella causale
“Offerta Progetto Romena”
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sono coloro
che non si sono adagiati
nella comoda sicurezza,
ma hanno speso
la loro vita
per suscitare
passi nuovi.
Giovanni Vannucci
Foto di Massimo Schiavo
F
edeli